Un giorno Sankaracharya* si fermò davanti ad una piccola capanna che
apparteneva ad una donna molto povera.
Se ne stava lì con la sua ciotola chiedendo un po' di cibo ed ella udì il suo canto di supplica e si affacciò alla porta. Quando vide il saggio si sentì veramente
miserabile per non avere la possibilità di offrirgli nulla; si torse le mani e cercò ansiosamente intorno qualcosa da potergli dare.
Improvvisamente vide un frutto di mirabolano**, l'ultimo rimasto della manciata che aveva raccolto dall'albero davanti alla sua casupola.
Prese il frutto e lo mise nella ciotola di Acharya, senza sapere chi fosse l'illustre mendicante.
Sankaracharya fu commosso dal gesto della donna e cominciò un melodioso
canto rivolto alla Dea della Ricchezza. All'improvviso cadde dall'albero una pioggia di frutti di mirobolano d'oro purissimo. Fu così che la vecchia signora fu benedetta da una grande fortuna che le permise di vivere in modo agiato per il resto della sua vita. Tutto questo perché lei si privò con amore dell'unico frutto che possedeva.
Il Signore nella Sua Gita ci ha assicurato che anche una foglia, un fiore o un frutto offerto come dono devozionale con una mente pura, è sufficiente ad assicurarci la compassione e la Grazia di Dio.
Note:
* Sankaracharya = Grande santo e studioso dell'XI sec. che promosse la Scuola di Filosofia Adwaita e scrisse il Brahmasuthra. Religioso riformatore dell'India ed
insegnante della filosofia Vedanta.
* *mirabolano = albero delle rosacee detto anche ciliegio-susino, originario dell'Asia. Produce prugne piccole di colore rosso o giallo, succose ed acidue.