Dall' "IO" al "NOI"

O Signore, fa di me uno strumento della tua Pace,
Dov'è odio, che io porti Amore
Dov'è offesa, ch'io porti Perdono
Dov'è discordia, ch'io porti Unione
Dov'è dubbio, ch'io porti Fede
Dov'è errore, ch'io porti Verità
Dov'è disperazione, ch'io porti Speranza
Dov'è tristezza, ch'io porti Gioia
Dov'è tenebra, ch'io porti Luce.

O Divino Maestro,
fa che io non cerchi tanto di essere consolato ma di consolare,
di essere compreso,
ma di comprendere,
di essere amato ma di amare.
Perché è dando che si riceve
È perdonando che si è perdonati
È morendo che si risorge alla Vita Eterna.

(San Francesco D'Assisi)


Prima che frequentassi la scuola media superiore Sri Sathya Sai, studiavo in un'altra scuola che si chiamava 'S. Francesco d'Assisi' la quale, come implicito nel nome, era dedicata a questo santo.

Ogni mattina recitavamo la preghiera sopra scritta. Allora non potevo comprenderne il significato, ma ora, che sono alle scuole superiori, mi rendo maggiormente conto dei miei doveri e delle mie responsabilità e posso capire cosa essa significhi e metterla in pratica nella mia vita.

La preghiera può essere divisa in tre parti:
nella prima parte, la persona prega così: "Signore, fa di me uno strumento della tua pace." Questa asserzione è molto importante nella vita di uno studente Sai, lasciate che vi spieghi perché. Il Bhagavan ha scelto espressamente ognuno dei Suoi studenti perché siano Suoi strumenti.

In uno dei Suoi discorsi divini ha detto:
"Conto su di voi studenti in vista di una grande trasformazione, una grande rivoluzione. Gli studenti del Sri Sathya Sai College devono condurre questa rivoluzione." Quindi, essendo noi tutti strumenti della Sua divina missione, consapevoli o no, stiamo lavorando verso quell'obiettivo.

Vi racconto ciò che è accaduto per chiarire questo punto.
Uno studente si è ammalato di varicella e doveva restare nel dormitorio, questo lo rendeva molto triste perché non poteva essere presente al Darshan (*visione del Signore) del Bhagawan e lo pregava continuamente. Una sera venne a trovarlo un ragazzo ed egli gli chiese se aveva con se' una bustina di vibuthi (*cenere sacra); questo ragazzo estrasse subito dalla sua tasca alcuni pacchetti di vibuthi e glieli diede.

Il ragazzo malato allora scoppiò a piangere e quando gli fu chiesta la ragione spiegò che il Bhagawan gli era apparso in sogno dicendogli che gli avrebbe dato del prasadam (*cibo consacrato). Egli non sapeva proprio come poteva accadere dal momento che non sarebbe andato al darshan, ma il Bhagawan mantenne la sua parola! Così, l'amico era divenuto l'inconsapevole strumento del Bhagawan, e tutti noi, nello stesso identico modo siamo 'destinati' a divenire i suoi messaggeri.

Nella seconda parte della preghiera il devoto prega Dio di rimuovere tutto ciò che vi è di negativo nel mondo, come l'odio, il dubbio, la sofferenza ecc. e di sostituirlo con buone qualità quali l'amore, la fede, la gioia ..
Questo è ciò che ci si aspetta che faccia un vero messaggero dell'amore del Signore, ma prima di far questo è necessario che avvenga una trasformazione di se stessi.

Il Bhagawan disse: "Voi siete i Miei strumenti attraverso i quali verrà riversato il Mio amore. Siate sempre consapevoli che, nel momento in cui lasciate che il vostro ego prenda il sopravvento, il Mio lavoro si ferma. Ma quando avrete smesso di occuparvi di cose negative, diventerete nuovamente la Mia sorgente."

Lasciate che chiarisca questo punto parlandovi di un fatto che accadde nella vita di S. Francesco D'Assisi. Una volta Francesco stava ritornando dal mercato quando vide lungo la via un lebbroso. Quest'uomo era in condizioni spaventose, un fetore tremendo emanava dal pus che usciva a fiotti dalle sue ferite. Francesco fu disgustato e si allontanò di là più in fretta possibile. Ad un tratto però ricordò un passo della Bibbia che dice: "Desidera ciò che prima disprezzavi, disprezza ciò che prima desideravi."

Immediatamente ritornò sui suoi passi ed andò dal lebbroso, lo avvolse in una coperta, lo caricò sulle sue spalle e si incamminò verso l'ostello dei poveri.
Lungo la via si accorse che non sentiva più alcun peso su di sé, appoggiò allora il fagotto per terra ed aprì la coperta, e scoprì , con sua meraviglia, che non vi era alcun lebbroso!
Questo fu uno degli avvenimenti che cambiarono il corso della sua vita.
Quando si liberò dal suo senso di orgoglio, divenne il messaggero di Dio, ed è per questo che il mondo intero lo rispetta come un grande santo.

Nella terza parte della preghiera il devoto mette gli altri al primo posto davanti a lui, non gli interessa tanto di essere amato o capito da nessuno, ma vuole amare e capire tutti.
Non gli importa di ricevere niente perché sa che è nel donare che avrà gioia ed ogni altra cosa. Egli sa che soltanto perdonando gli errori degli altri potrà ricevere il perdono per i suoi. Crede fermamente che quando mette da parte i suoi stessi interessi, diviene uno con Dio.

Questi sono i veri insegnamenti che il Bhagawan ci dà: "Ama tutti, servi tutti", questo piccolissimo insegnamento ci porterà infine a Dio.
Come dice il Bhagawan: " In questa scuola voi camminate da una piccola verità ad una Verità molto più grande."
Rendiamoci quindi degni di essere strumenti di Sai e viaggiamo dall''io' al 'noi'.


* ndt