C'era una volta un re che aveva alla sua corte poeti, artisti ed eruditi di ogni genere; tra loro vi era Kalidasa, che non era solo il più grande poeta di corte, ma anche il suo migliore amico.
Il sovrano era veramente un buon re, purtroppo però aveva il vizio del gioco.
Kalidasa allora tentò di attuare un piano per far capire all'amico che il gioco è uno dei sette vizi, e che doveva assolutamente liberarsene.
Un giorno, come era solito fare, il re si recò con la sua portantina nella casa da gioco reale. Durante il tragitto scorse la figura di un uomo dal vestito color ocra, con un rosario sacro al collo, che se ne stava intenzionalmente davanti alla macelleria, proprio lungo la strada che stava percorrendo il re.
Quando la portantina fu quasi vicino a quest'uomo, egli si mise a parlare a gran voce con il macellaio mostrando interesse all'acquisto della carne.
Il re preso dalla curiosità si avvicinò e mandò un servitore a vedere cosa avesse a che fare un rinunciante con il macellaio.
L'uomo, con uno strano sorriso, disse al servitore: "Oh, dite pure al re di non preoccuparsi, perché non solo mangio carne , ma bevo anche alcolici!"
Il re al sentire queste parole divenne furioso, come poteva tollerare che un monaco rinunciante avesse la sfrontatezza di mangiare carne e bere liquori ed inoltre, come poteva procurarsi il denaro per queste costose cattive abitudini?
Il servo tornò con la risposta: "Giocando e vincendo al gioco, Sire, dice che è il modo più facile per sfilare denaro dalle tasche degli altri!"
A questo punto il re realizzò che il monaco vestito color ocra non doveva essere un uomo qualsiasi, e decise di abbandonare l'idea del gioco e di ritornare a palazzo.
Al suo arrivo, fece chiamare Kalidasa per raccontargli la vicenda.
Kalidasa si presentò ancora vestito color ocra, ed il re con una nota di biasimo nella voce gli domandò: "Cos'è questa farsa?"
Kalidasa rispose calmo: "Caro amico, ho fatto tutto questo a tuo beneficio.
Se un rinunciante mangia carne, beve liquori e gioca d'azzardo, danneggia solo se stesso; ma se il re prende anche uno solo di questi vizi, sarà un cattivo esempio per tutti i sudditi del regno. Perdonami la libertà ,ma non hai mai sentito il detto che dice 'tale il re, tali i sudditi'?
Il re allora, abbracciò Kalidasa e gli disse: "Sono davvero fortunato ad avere un amico come te, un filosofo ed una guida!"
da: "Chinna Katha II" - Sri Sathya Sai Books and Publication Trust (A.P.) India