Molti commentatori della Gita hanno inteso che l’abbandonare i frutti delle proprie azioni venga prescritto perché la persona non ha il diritto o l’autorità di desiderarli ma questo è un errore enorme: se uno ha il diritto di impegnarsi in un’azione, ha anche diritto sui frutti relativi, nessuno può negare o rifiutare questo. Colui che agisce può comunque, per volere e determinazione propri, rifiutare di essere coinvolto dal risultato, sia esso vantaggioso o svantaggioso. Nella Gita, il Signore dice “rifiuta il frutto (maa phaleshu)” che significa che l’atto produce dei frutti ma chi agisce non deve farlo mirando ad essi. Se l’intenzione di Krishna fosse stata quella di dire che chi fa l'azione non ha diritto sui frutti della stessa, avrebbe detto “senza frutto (na phaleshu)”. Impegnarsi nel karma sapendo bene che vi sarà un risultato eppure restarne distaccati o non interessati è il segno della purezza.
Sai Baba