16/10/2005

Quando un lavoro è intrapreso con attitudine egoistica ed è spinto da
ragioni ugualmente egoistiche, favorisce l'avidità e l'orgoglio,
l'invidia e l'odio; esso promuove inoltre il senso di attaccamento a sempre
nuove speculazioni redditizie e genera ingratitudine verso coloro che
hanno prestato le loro mani ed il loro ingegno, verso Dio Stesso che ha
dotato la persona dell'impulso e della capacità. Uno dice"L'ho fatto io"
quando il lavoro riesce e "Me lo hanno rovinato" quando fallisce; in
quest'ultimo caso seguono risentimento, depressione e disperazione. Più
profondo è l'attaccamento ai frutti, più intenso e penoso è il dolore
quando si è delusi. Il solo mezzo per evitare sia l'orgoglio che la
sofferenza è quindi lasciare il risultato al Volere di Dio mentre siamo
soddisfatti al pensiero di aver fatto il proprio dovere con tutta la
dedizione e l'attenzione di cui si è capaci.

Sai Baba