D. 208 - Swami! Si dice che non si possano evitare le conseguenze delle proprie azioni. Ciò significa che noi siamo responsabili sia del bene che del male che sperimentiamo, per cui i frutti delle nostre azioni sono inevitabili. Allora, in che modo la devozione per Dio ci aiuta? Perché mai dovremmo essere devoti a Dio?
Bhagavan: Dio ha creato il mondo intero e lo ha donato all'essere umano affinché fosse felice, e ne facesse libero uso, ma ad una condizione: "Oh, Uomo! Fai tutto ciò che vuoi, ma sii preparato ad affrontare i frutti delle tue azioni. Non puoi sfuggire alle conseguenze delle azioni. Pienamente cosciente di questo, già da ora puoi gustare e fare tutto ciò che desideri in questo mondo." Quindi, sono le vostre azioni ad essere responsabili sia del bene che del male che dovete affrontare. Ed allora, perché dovreste essere devoti a Dio? Come può esservi d'aiuto [la devozione]? Voi potete decidere a vostro piacimento di coltivare cipolle o gelsomini nel vostro campo, ma dovete in ogni caso pagare le tasse per l'utilizzo della terra. Allo stesso modo, non potete sfuggire alla tassa sul frutto delle vostre azioni. Comunque, qui noterete una cosa. Voi pagate la tassa sul reddito. La dovete pagare in proporzione al vostro guadagno, non c'è scampo, ma c'è una possibilità di avere un'esenzione. State pur certi che non si tratta di evasione fiscale. Se avete pagato una certa somma come premio alla società di assicurazioni sulla vita, se avete pagato una cifra al Fondo Previdenza, avete diritto ad una parziale esenzione sulla tassa che dovete pagare. Il vostro reddito imponibile viene ridotto. Allo stesso modo, le pratiche spirituali, quali la preghiera giornaliera, l'attività di servizio, la meditazione e l'adorazione, vi aiutano a ridurre l'intensità e la grandezza delle conseguenze delle vostre azioni passate ('karmaphala'), con le quali vi dovete confrontare. Esse vi danno il coraggio e la sopportazione che vi servono per affrontare la sofferenza.
D. 209 - Swami! Dio è onnipresente; non c'è luogo od oggetto o persona senza Divinità. Tutti i nomi, come Tu hai detto, sono Suoi. Hai anche detto che tutte le forme sono Sue. In questo caso, come possiamo comprendere, visualizzare e sperimentare Dio?
Bhagavan: Le nostre scritture dicono che Dio è l'Uno senza secondo ('atmavat sarvabutani, eko vals sarvabhutantaratma'). Egli si è manifestato nei 'molti', secondo la Sua Volontà. L'Uno è diventato i molti, perciò tutto è divino ('ecoham bahu syam'). La pluralità, o molteplicità, o diversità, è dovuta al nome ed alla forma. Noterete che il saggio, o 'colui che indaga' ('jnani'), il conoscibile ('jneya') e la conoscenza ('jnana') sono una e lo stessa cosa: questo è Ciò che viene chiamato trinità, o 'triputi'. Tutto deriva dal principio primordiale dell’Atma, o consapevolezza. Il corpo grossolano ('sthula'), il corpo sottile ('suksma') ed il corpo causale ('karana') di tutti provengono solo dall'Atma. Voi conoscete il frutto del tamarindo: la sua buccia verde (corpo fisico grossolano - 'sthula'), la morbida polpa che si trova in mezzo (corpo sottile, - 'suksma') ed il seme interiore, duro come un sasso (corpo astrale -'karana'), si formano tutti esclusivamente dall'unico seme iniziale. E' quel seme che forma un altro seme, nel tempo a venire. Quindi, tutti e tre sono solo Atma. Io dico spesso ai miei studenti: 'Voi non siete uno, ma tre: quello che pensate di essere (il corpo fisico), quello che gli altri pensano che voi siate (la mente individuale) e quello che veramente siete (l'Atma, o Coscienza). Voi nascete con la domanda: 'chi sono io' ('koham')? La risposta 'io sono il corpo' ('aham dehosmi') rappresenta il primo passo, quello che voi pensate di essere. Se la risposta alla stessa domanda è 'io sono un'anima individuale' ('aham'), essa rappresenta il secondo passo, quello che gli altri pensano che voi siate. Ma se la risposta alla domanda "chi sono io?" è "io sono Dio ('aham Brahmasmi')", essa comunica l' effettiva verità, [e questo costituisce] il terzo passo, Colui che voi realmente siete. Questa è la vostra vera natura. E' lo stesso Atma che esiste nei tre stadi di veglia ('agrata'), di sogno ('svapna') e di sonno profondo ('susupti'). L'Atmavaisvanara recita tutti e tre i ruoli: Esso, nello stato di veglia, opera in comunione con il corpo, la mente e l'intelletto. L'Atma che funziona nello stato di veglia può essere chiamato ‘visva’. L'Atmavaisvanara, che funziona nello stato di sogno, controlla solo la mente; in questo stato il corpo non c'è, perché esso giace nel letto e il tutto è solo una creazione della vostra mente. È la mente che crea, quando passate attraverso le esperienze di sogno. Questo Atma dello stato di sogno è conosciuto come 'taijasa'. Il terzo stadio, di sonno profondo ('susupti'), ha anch'esso esattamente lo stesso Atma dei primi due. In questo stadio il corpo, la mente e l'intelletto non esistono. L'Atma rimane come sperimentatore ('prajna'). Lasciato a se stesso, l'Atmavaisvanara è una Verità pura, incontaminata, senza macchia, eterna ed immortale, che si trova nello stato dell'Assoluto o 'Turiya', espresso nei tre livelli di coscienza: nello stato di veglia è 'vishva', nello stato di sogno è 'taijasa' e nello stato di sonno profondo è 'prajna'. Questi sono solo nomi dati allo stesso Atma nei tre stati, proprio come quando sapete che un attore recita tre ruoli diversi. Un attore di nome Mallaya (che rappresenta l’ Atmavaisvanara, o 'Turiya') recita il ruolo di Darmaja in una scena. In un'altra scena, 'visva', o stato di veglia, impersona Arjuna, 'taijasa', o stato di sogno. E in un'altra scena ancora fa la parte di Bhima, ('prajna', o stato di sonno profondo), mentre l'Atma rimane sostanzialmente lo stesso. Quindi, in questo universo, ogni cosa è essenzialmente Atma. I cinque elementi, i cinque sensi di percezione, i cinque sensi di azione, i cinque soffi vitali, i cinque involucri vitali ed il corpo, costituiscono una vasta area, o regno, chiamato 'bhutakasha'. L'impatto, l'influenza e gli effetti di tutti questi componenti della sfera del 'bhutakasha' (derivati dal mondo esterno) sono contenuti o impressi in un piccolo ambito o campo chiamato 'chittakasha', ossia la mente ('chitta'). Ma poi l'Atma controlla ed agisce attraverso il corpo, la mente, l'intelletto ed il senso dell'ego (il senso dell'io), ed in questo caso è conosciuto come 'cidakasha'. Questi tre equivalgono alla forma grossolana ( 'sthula' - 'bhutakasha'), sottile ('chittakasha' - 'suksma') e causale ('cidakasha' - 'karana'). Questo è anche ciò che Cristo disse nella sua prima dichiarazione: "Io sono il messaggero di Dio". Questo è dualismo, 'dvaita'. La seconda dichiarazione di Gesù fu: "Io sono il figlio di Dio." Questo è il non dualismo qualificato ('visistadvaita'). Infine, sulla croce, Gesù disse: "Io ed il Padre mio che è nei cieli siamo uno". Questo è non dualismo ('advaita').
Anche in lingua persiana dapprima fu detto "Io sono nella luce", che è lo stato di dualismo o 'dvaita'. Poi venne detto: "La luce è in me", che è non dualismo qualificato o 'visistadvaita', ed infine fu detto: "Io sono la luce", che è non dualismo, 'advaita'. In tutti questi stati possiamo trovare l'Unità nella diversità. Se vi identificate con il corpo ('aham dehosmi'), questo è ciò che voi pensate di essere , ciò che venne espresso dalle parole di Gesù: "Io sono il messaggero di Dio", che è 'bhutakasa', o dualismo, 'dvaita'. Se pensate di essere un individuo, ‘jiva’, quello che gli altri pensano che voi siate, o 'aham jivosmi', questo è ciò che Gesù espresse con le parole: "Io sono il figlio di Dio", e che corrisponde alla dichiarazione persiana: "La luce è in me", cioè a ‘chittakasha’, o dualismo qualificato. L'esperienza finale consiste nel diventare consapevoli di chi voi veramente siete, che corrisponde a quello che Cristo espresse dicendo: "Io ed il Padre mio che è nei Cieli siamo Uno", o alla dichiarazione dei Persiani "Io sono la Luce", o non dualismo ('cidakasha'). Questo è l'Uno che deve essere conosciuto e sperimentato.
Hanuman disse la stessa cosa a Rama : "Oh Rama! Se io penso di essere il corpo, sono il tuo servitore; se penso di essere un'anima individuale, ‘jiva’, Tu sei il mio Dio, e se penso 'Io sono l'Atma' Tu ed io siamo Uno."
Questa è la via dell'indagine, che porta alla scoperta della propria vera natura, o 'svarupa'.
D.210 - Swami! La creazione di Dio è assolutamente buona; da dove viene allora il male nella vita? Visto che non c'è niente di male nella Tua creazione, come possono mai esistere le cattive azioni? Oppure ci dici che nella Tua creazione ci sono sia il bene che il male? Chiarisci gentilmente questo dubbio.
Bhagavan: La creazione è assolutamente pura e buona; non c'è traccia di male nella creazione di Dio. In essa il male non ha alcuna opportunità di esistere. E' solo il fattore tempo che vi porta a vedere le cose come bene e male. Oggi voi mangiate un buon frutto o 'phalam'. Il buon frutto, che avete mangiato oggi, si trasforma domani in feci, o 'malam'. Non è forse lo stesso frutto? Non è il tempo che ha apportato il cambiamento? Quindi, male e bene esistono dal vostro punto di vista ma, per il Divino, sono la stessa cosa, essendo Egli 'non- duale'.
Dio ha creato ogni cosa perché ne possiate godere. È normale che il bene ed il male si manifestino. Per esempio: avete fatto la spesa al mercato ed avete messo tutto in cucina; ora tocca a voi cucinare quelle provviste come si deve. Il gusto dipende da come voi cucinerete, come ed in quali proporzioni le mescolerete. Voi avete gli utensili necessari ed il materiale, ora sta a voi cucinare gli ingredienti a dovere e farne una prelibatezza. Nello stesso modo, Dio vi ha dato tutto; il bene ed il male dipendono dall'uso che fate del materiale che vi è stato dato.
D. 211 - Swami! Perdona questa domanda: ad un' età avanzata, quando in qualche modo la nostra memoria si indebolisce, non potremo più ricordare ciò che dovremmo. Che cosa si può fare?
Bhagavan: Vi sbagliate; non dite mai che la vostra memoria si indebolisce. Voi dite di essere vecchi ma è solo una scusa, non è veramente così: ricordate la vostra data di nascita, quando esattamente vi siete sposati, quando sono nati i vostri figli, quando avete celebrato il loro matrimonio, quando sono nati i vostri nipoti, quando avete cominciato a lavorare e quando siete andati in pensione. Se fosse vero quello che dite, che state perdendo la memoria man mano che avanzate con l'età, com'è che ricordate tutti questi dettagli? E' solo l'amore per la vostra famiglia che vi fa ricordare queste date; questi argomenti vi interessano. Dato non avete lo stesso intenso amore ed interesse per la spiritualità, approfittate di questa debole scusa per recriminare che la vostra memoria va indebolendosi. Un frutto può essere pienamente maturo, ma il seme in esso contenuto è comunque duro.
D. 212 - Swami! Quali sono le fonti della pace, della felicità, della ricchezza, delle comodità e degli agi? Come li otteniamo? Perché queste cose, tanto agognate, ad alcuni vengono negate?
Bhagavan: Nella vita non si ottiene niente per niente. Queste cose si ottengono nella vita per una delle tre ragioni che seguono. Facciamo un semplice esempio: voi conoscete il sistema bancario, avete un conto corrente. Poniamo che vogliate del denaro: che cosa dovete fare? Andate alla vostra banca e fate un prelievo, ma dovete avere una somma sufficiente a vostro credito per poter staccare un assegno, firmarlo ed incassare il denaro che volete. Se non avete soldi a vostro credito sul conto, non vi daranno niente. Eppure avete bisogno di soldi. Come li ottenete? Se impegnate i vostri beni, per esempio il vostro oro o i vostri terreni, la banca vi darà denaro in proporzione. Potete non avere beni immobili ed avere comunque bisogno di denaro. Se una persona facoltosa garantisce per voi, la banca vi darà il denaro che vi serve. Questi sono quindi i tre modi per ottenere il denaro dalla banca. Qui il denaro è la Grazia di Dio. Se state compiendo delle buone azione al momento presente, che è come depositare somme di denaro sul vostro conto, potrete ritirare il capitale della Grazia di Dio in futuro. Se al momento non avete tale credito, almeno le buone azioni compiute nel passato, che è come dire i vostri beni immobili, ipotecati dalla banca, vi permetteranno di ritirare del denaro. Senza queste due condizioni favorevoli, potete ancora diventare idoneo a ritirare dei soldi dalla banca se una persona facoltosa, cioè Dio, o un Avatar, o un Sadguru, vi fa da garante. Quindi voi ricevete la Grazia di Dio per i vostri meriti passati o per quelli presenti, o se una persona ricca risponde o garantisce per voi. Non c'è altro modo. Queste sono le ragioni della ricchezza, del lusso, della vita felice, comoda ed agiata di una persona.
D. 213 - Swami! Tu ci dici che noi non siamo polvere (‘mrnmaya’) ma consapevolezza ('cinmaya'). Quindi noi devoti dovremmo sapere che non siamo semplicemente il corpo, ma consapevolezza. Tu ci ripeti anche spesso: "Voi siete Dio". Perché allora, se sono Dio (‘aham brahmasmi’), devo pregare? Perché tutta questa pratica spirituale è necessaria, allora?
Bhagavan: Voi potete saperlo o no, potete essere d'accordo o no e potete crederci o no, ma certamente voi siete Dio. "Mamaivamso jivaloke" disse Krishna nella Gita, che significa: "Voi siete Miei, voi siete le scintille della Mia Divinità."
I tre attributi divini, Esistenza ('sat'), Consapevolezza ('cit') e Beatitudine ('ananda'), sono in voi. Prajna, la Coscienza in voi, è divina. Per questo viene detto 'Prajnanam Brahma'. Anche la grande affermazione suprema, o 'mahavakya', dice: 'Tu sei Quello' o 'Tat tvam asi'. Ci sono oggi persone intelligenti che vedono la pluralità o molteplicità nell'unità, ma le persone buone, nobili e pie che trovano l'unità nella diversità, sono rare. Accadde una volta che un cucciolo di tigre finisse in un gregge di pecore. Rimanendo aggregato al gregge per un po' di tempo, finì per pensare di essere anche lui una pecora. Un giorno da quelle parti arrivò una tigre ed attaccò le pecore. Il cucciolo, nel vederla, cominciò a tremare e disse: "Oh! Non mi uccidere. Io sono una pecora, dopo tutto; sono così debole". Allora la tigre si rivolse al cucciolo a questo modo: "Perché hai paura? Tu non sei una di queste pecore, tu sei una tigre. Dai, seguimi. Guarda nel fiume, osserva il tuo riflesso nell'acqua e paragona la tua immagine alla mia: troverai sul tuo mantello le stesse righe, i baffi sulla bocca, e ti renderai conto che la tua voce ha un suono ruggente. Perché pensi di appartenere a questo gregge di pecore? Oh, mio caro! Tu hai dimenticato la tua vera identità, la tua vera natura." Il cucciolo riconobbe allora la sua vera natura e scacciò la paura dalla sua mente. Allo stesso modo, nel campo della spiritualità, un guru, attraverso il suo divino insegnamento ('upadesha'), vi rivela la vostra vera identità. Una volta che vi sarete separati da tutto ciò che non è il vostro vero Sé, spirito o Atma, sperimenterete la vostra Realtà, cioè l'Atma. Ecco perché l'autoindagine è assolutamente essenziale. Io dico "Voi siete Dio", ma finché questa Verità non è entrata nella vostra esperienza, dovete continuare la pratica spirituale fino a quando non l'avrete sperimentata. Dovete continuare con i vostri Bhajan,con la meditazione, etc., finché farete l'esperienza della Realtà.
D. 214 - Swami! Fino a qui abbiamo imparato molte cose sulla Divinità. Che cos’ altro ci serve a questo mondo?
Bhagavan: State sbagliando. Non basta solo 'sapere'. Se passate la vostra vita a leggere libri, quando sperimenterete la Beatitudine? E' l'esperienza che conta, e non la conoscenza dei libri o delle scritture. La Gita riferisce tre passaggi precisi nella spiritualità: la conoscenza ('jnatum'), la visione ('drastum') e l'esperienza (pravestum'). Supponete di voler mangiare una pietanza deliziosa. Che cosa fate innanzitutto? Per prima cosa dovete sapere quali sono i cibi che hanno un sapore squisito, (pulao, kurma, etc.). Come secondo passo questi due ingredienti, pulao e kurma, vi devono essere serviti su un piatto. Non è sufficiente che voi conosciate ('jnatum') gli ingredienti o che li vediate, non è vero? Dovete mangiare e godervi le pietanze, farne l'esperienza ('pravestum'). Quindi, la mera conoscenza e l'informazione sono inutili: dovete mettere in pratica e 'realizzare'. Questa è Saggezza. Quando la ottenete, vi trovate immersi nella beatitudine, e rimanete muti. La stessa cosa è stata illustrata anche nei Brahmasutra. Il primo principio è 'athato brahma jijnasa'. 'Athato' significa: in futuro; 'Brahma': riguardante Dio e 'jijnasa': sviluppare interesse. Ma perché 'in futuro'? Esattamente 'quando' dovremmo sviluppare l'interesse per Brahma? Questa parola, 'athato', viene interpretata in moltissimi modi diversi da studiosi e veggenti. Ci si compilano volumi interi. Ma quello che serve innanzitutto è l'interesse per l'azione ('karma jijnasa'), seguito dall'interesse per la discriminazione ('dharma jijnasa'), e finalmente l'interesse per la Divinità ('Brahma jijnasa'). Vi farò dei semplici esempi affinché comprendiate [questi concetti]. Supponete di voler mangiare del chutney di cocco; che cosa fate per prima cosa? Vi procurate tutti gli ingredienti necessari per la preparazione: questo è il ‘karma jijnasa’. Dovete macinare accuratamente tutto il materiale che vi siete procurato: questo è il ‘Dharma jijnasa’. Dovete mettervelo sulla lingua per sentirne il gusto e decidere se vi vada aggiunto qualcos'altro: questo è il ‘Brahma jijnasa’. Ciò significa che il mero interesse nell'azione ('karma jijnasa') non è sufficiente. Avete bisogno anche della fase seguente, dovete avere cioè 'interesse per la discriminazione' ('dharma jijnasa'), e finalmente dovete sviluppare l'interesse per Brahman ('Brahma jijnasa'). La saggezza così acquisita va praticata e sperimentata. Poi dovete condividere la beatitudine con gli altri.
D. 215 - Swami! Noi compiamo sia azioni buone che cattive. Non è che le buone azioni annullino gli effetti di quelle cattive? Non si compensano le une con le altre? In altre parole, le nostre buone azioni cancellano gli effetti delle nostre malefatte?
Bhagavan: Tu hai posto questa domanda perché fai studi commerciali; tutto il tuo pensiero si muove sulle linee del credito e del debito. Ma vedi, Dio è il Super Contabile Divino, ed il Suo bilancio patrimoniale non è simile al tuo. Egli ti farà affrontare le conseguenze delle tue azioni, il bene per le buone azioni ed il male per quelle cattive. Egli non aggiungerà o sottrarrà nessuna delle conseguenze delle tue azioni. Ti dò un piccolo esempio in questo contesto: supponi di avere alcuni semi di rovi ed altri di piante da frutto. Che cosa succederà quando li seminerai? I semi dei rovi germoglieranno e daranno cespugli spinosi, mentre gli altri diventeranno delle piante da frutto. Non avverrà mai il contrario, non è vero? Lo stesso accade con le tue azioni, sia con quelle cattive che con quelle meritorie. Vi sarà capitato di vedere persone che promettono di offrire diecimila rupie al Signore Venkatesvara se vinceranno una lotteria da dieci milioni! Non capiscono che il Signore che può darti dieci milioni non ha bisogno delle tue diecimila rupie? Essi non ragionano logicamente e razionalmente, pensano secondo i loro standard mondani, ma Swami vuole che voi spiritualizziate anche le vostre azioni mondane.
D. 216 - Swami! Non basta essere buoni? Come possiamo conoscere Dio?
Bhagavan: Togliete una 'o' dalla parola 'good' (in inglese' good' significa 'buono'; N.d.T.). Se si rinuncia a quella lettera 'o' in più, la natura, o coscienza corporea, ('prakriti'), viene abbandonata, e 'good' diventa 'God'(in inglese: Dio; N.d.T.). Voi conoscete la lettera 'W': è una doppia 'you' (in inglese 'you' significa 'tu' o 'voi'; N.d.T.) cioè l'anima individuale, o jivatma, e l'anima cosmica, o paramatma. [Qui Baba gioca con i doppi sensi: la W in Inglese viene chiamata "double u" (doppia u) . La lettera 'u' si pronuncia come 'you' (che significa 'tu', o 'voi'). Perciò il significato a cui Baba si riferisce è: 'due volte tu/voi', cioè sia l'anima individuale che il paramatma; N.d.T.] E' l'illusione (Maya) ad impedirvi di vedere l'unità delle due. Se ripetete 'my' (in inglese 'my' significa 'mio' e si pronuncia all'incirca 'mai'; N.d.T.) un paio di volte, suonerà come 'Maya'. E' il sentimento del 'mio' e del 'tuo' ad essere responsabile della sofferenza nel mondo. Non vi turba granchè, se l'auto del vostro vicino ha subito un danno, ma se c'è un piccolo graffio sulla vostra, siete molto preoccupati ed agitati. Se il vostro vicino vende o demolisce la sua casa, non vi tocca minimamente ma, se le circostanze vi costringono a demolire la vostra, ne siete molto, molto dispiaciutii. Perché? Il sentimento 'questa è la mia casa' vi fa sentire tristi. Il sentimento del 'mio' è illusione, o Maya. Quando esso sparisce, sperimentate l'unità nella diversità.
D. 217 - Swami! Viene detto che noi non possiamo evitare le conseguenze delle nostre azioni. Perché vediamo della gente malvagia vivere felice a dispetto delle proprie azioni disoneste?
Bhagavan: Qui dobbiamo sottolineare un punto importante. Tu dici che certe persone malvagie sono felici. Esse possono commettere tutti i misfatti sorridendo, ma dovranno piangere e soffrire più tardi. Alcune azioni provocano un risultato immediato, altre necessitano di un po' più di tempo ed altre ancora di molto tempo. Ti faccio un piccolo esempio: se ti tagli un dito con una lama, il sangue sgorga fuori immediatamente. Questa è un'azione che provoca immediatamente un risultato, cioè il taglio. Per mungere il latte dalla mammella di una mucca ci vuole del tempo, e questo è il secondo tipo di azione. Per digerire il cibo ci vogliono alcune ore. Quest' azione appartiene alla terza categoria. Se piantate un seme, questo richiede un tempo lungo per germogliare e poi diventare una pianta. Anche i risultati delle diverse azioni sono scaglionati nel tempo,. È tutta una questione di tempo. Ma, necessariamente e comunque, si devono sempre affrontare le conseguenze delle proprie azioni.
D. 218 - Swami! Dato che tutte le forme ed i nomi sono divini, che bisogno c'è che Dio si incarni in forma umana?
Bhagavan: Fino a quando Io non te lo dico, Tu non sai che tutte le forme ed i nomi sono Suoi. Hai bisogno che la natura divina ti venga rivelata, che ti venga trasmesso che cosa significano 'esistenza' ('sat'), 'consapevolezza' ('cit') e 'beatitudine' ('ananda'). Questo è lo scopo dell'incarnazione. Dio in forma umana è l'incarnazione dell'Amore. Egli lo insegna e lo fa sperimentare a tutti.
'Anche se si hanno i fiori, il filo e l'ago, non c'è forse bisogno di qualcuno per fare una ghirlanda? Anche se si hanno l'oro e le perle, non é forse necessario un orafo per fare una collana? E non è vero, forse che lo stoppino, il lume e l'olio non fanno luce se qualcuno non accende la lanterna?' L'Avatar, Dio incarnato, stabilisce un ideale per l'umanità intera. Non c'è niente a questo mondo di cui Egli abbia bisogno, dato che ogni cosa è soltanto Sua.
D. 219 Swami! Noi abbiamo la sensazione che la vita vada avanti senza scopo né significato. Spiegaci qual è lo scopo della vita, per favore.
Bhagavan: 'E' necessario che voi torniate al luogo da cui provenite' ('yecat inundi vaccitivo acati keguta naijamu pranikotikin') (Verso Telugu). In Verità, dovete sapere che provenite da Dio e che è a Lui che dovete tornare. Con la creta si possono fare una pentola, una tegola, etc. Supponete di avere una pentola e che, dopo averla usata per qualche tempo, essa vi scivoli di mano, cada a terra e si rompa, e che sui cocci passino molte automobili, sbriciolando ulteriormente i cocci. Che cosa è successo? È successo che voi avete riavuto indietro la creta. All'inizio era creta, ed alla fine è tornata ad essere creta. Anche la pentola era fatta di creta. Allo stesso modo, voi provenite da Dio, siete legati a Dio e siete anche Dio. La realizzazione di questa Verità è lo scopo della vita. Un esempio: ogni lettera che impostate dovrebbe avere due indirizzi, quello del destinatario e quello del mittente, in modo che, se per caso la lettera non dovesse giungere a destinazione, almeno tornerebbe a voi. Se essa non reca i due indirizzi, la lettera finirà nell'ufficio della posta smarrita. In egual modo, voi dovreste sapere da dove venite e dove state andando. Unirsi a Dio o essere uno con la Realtà, cioè raggiungere la totale identità con Dio, è lo scopo ultimo della vita. 'Punarapi jananam punarapi maranam punarapi janani jathare s'ayanam' (Adi Shankara: Bhaja Govindam). Dopo tutto, l'intero processo è un ciclo di nascite e di morti che si ripete: dopo la morte si deve tornare nel grembo materno e nascere di nuovo. E' solo una vita dopo l'altra. Ma, da un punto di vista spirituale, vi aiuta , per così dire, a non nascere. Dopo che siete morti, non dovete morire un'altra volta a causa del fatto di essere rinati. Si prende la medicina per non riammalarsi. La morte dovrebbe condurvi all'immortalità. Un altro esempio: una volta un prigioniero fu rilasciato allo scadere del periodo di detenzione. Il carceriere gli disse: 'Prepara il tuo bagaglio e vattene!' Il prigioniero replicò: 'Signore! Perché prendersi la briga di prendere i bagagli? Tornerò presto comunque.' Ciò implica che egli commetterà di nuovo qualche crimine e che è preparato a tornare dietro le sbarre. La nostra vita non dovrebbe essere così, dovrebbe essere come il giornale: quello di oggi non viene letto domani. Perché? Il giornale di oggi domani è carta da macero. Non dimenticate mai che voi provenite da Dio, siete in Dio e tornerete a Dio.
D. 220 - Swami! Vedo che molta gente è triste. Sono tristi anche le persone ricche, con una posizione elevata. Perché? Per favore, dicci che cosa dobbiamo fare.
Bhagavan: Ci sono due ragioni per questo. La gente è triste perché pensa al passato. Non sapete che il passato è irrecuperabile? Essendo passati attraverso molte vicende ed avendole superate, che bisogno avete di guardare indietro? Il passato è passato. Non rimuginate sul passato. La seconda causa di tristezza è la preoccupazione per il futuro. Dov'è la garanzia che vivrete abbastanza da veder realizzati i vostri progetti? Siete a conoscenza di ciò che vi accadrà tra un momento? Ciò che deve accadere accadrà seguendo il suo corso. Tutto procede secondo il volere di Dio. Perché vi preoccupate? Il futuro è incerto.
Supponete di mettere da parte del denaro per educare vostro figlio e mandarlo all'estero: chi vi garantisce che egli sarà in grado di studiare? Quindi non pensate né al passato, né al futuro. Vivete nel presente e siate felici. Questo non è il presente ordinario: è il presente 'onnipresente'. Ecco un semplice esempio: prima c'era un albero ed ora avete un suo seme. Da questo in futuro si svilupperà un albero. Così il presente è il risultato del passato e la base del futuro. Tenetelo bene in mente e non sarete mai preoccupati né vi sentirete tristi. C'è ancora un'altra ragione per la tristezza: ne sono responsabili i desideri illimitati. Per esempio: se voi lasciate cadere un pezzo di stoffa, esso precipita a terra. Perché? Cade a terra per via del suo peso, non è vero? Ma se in mano avete un batuffolo di cotone, esso non andrà in basso, ma in alto. Perché? Va in alto perché è leggero. L'uomo sulla luna perde il suo peso.
Essendo stati capofamiglia per cinquant'anni, dovreste essere totalmente distaccati. Il capofamiglia ('grhasta') dovrebbe diventare un eremita ('vanaprashta') ed infine un rinunciante ('anyasi'). Meno desideri avete, più sarete felici. 'Meno bagagli, più comodità, ed il viaggio è più piacevole', è il motto delle ferrovie. Più amerete Dio, più sarete felici. Per questo, la fede è necessaria. 'Dove c'è Fede, c'è Amore. Dove c'è Amore, c'è Pace. Dove c'è Pace, c'è Verità. Dove c'è Verità, c'è Dio. Dove c'è Dio, c'è Beatitudine'.
Si comincia con la Fede e si finisce nella Beatitudine.
D. 221 - Swami! Come faccio a sapere che sono eterno ('nitya')? Ho molte difficoltà. Noto molti cambiamenti dappertutto. Come posso sentire di essere eterno?
Bhagavan: Una semplice dimostrazione. C'era un povero abitante di un villaggio che aveva una moglie ed un figlio. Egli trovava difficile sbarcare il lunario e, per migliorare il suo stato, lasciò la moglie ed il figlio a casa ed andò in un'altra città a cercare di guadagnare qualcosa. Un giorno, sognò di essere ricco e di avere cinque figli. Dopo un po', si svegliò. Quando tornò al suo villaggio natio, fu informato dalla moglie che il suo unico figlio era morto, perché non aveva sopportato la separazione da suo padre. Egli rimase imperturbabile e la moglie gli chiese: "Non sei addolorato per la morte del tuo unico figlio? Che cosa ti è successo?" Il povero abitante del villaggio rispose: "Mi rendo conto della tragedia, ma non so per quale perdita piangere. Per quella dei cinque figli nel sogno o per quella del figlio qui?" Allo stesso modo, voi dovreste sapere che uno è un sogno diurno e l'altro è un sogno notturno. Uno non esiste quando l'altro è presente ma voi siete presenti in entrambe le situazioni. Voi siete colui che fa l'esperienza, sia nello stato di veglia che in quello di sogno. Qual è dunque la differenza tra il sogno diurno e quello notturno? Il sogno diurno è legato a fattori come il corpo, il tempo, l'azione, la ragione ed il dovere. Supponete di essere andati a Guntur. Voi sapete quando, perché e come. Avete viaggiato in un autobus che ha impiegato dieci ore per arrivare a casa vostra, per condividere con vostra moglie tutte le vostre esperienze, cosa che fa parte del vostro dovere. Nel sogno questi fattori non esistono: come viaggiate, e quanto impiegate a raggiungere un luogo, mentre il vostro corpo giace nel letto? Ci sono delle differenze tra i due stati, ma voi siete presenti in entrambi. Quindi, voi siete eterni ('nitya').
D. 222 - Swami! Dio è il creatore. Egli dovrebbe aver creato solo la felicità. Perché ha creato i problemi e le difficoltà? Perdonami, Swami, per averti posto questa domanda.
Bhagavan: Senza difficoltà non potete mai raggiungere la felicità: 'Dalla felicità non potete trarre felicità' ('Na sukhat labhyate sukham'). Nessuna sofferenza finisce in una sofferenza. Senza difficoltà, non conoscerete mai il valore del piacere. Per esempio: voi state trascorrendo il vostro tempo in questa stanza climatizzata. Per conoscere il valore della climatizzazione, quello che dovete fare è andare fuori e fare un giro all'aperto, in pieno sole.
Persino una madre non saprebbe amare il suo bambino, se non ci fosse la morte nella sua famiglia. Qui c'è un'arancia; ha una buccia amara all'esterno, ma all'interno trovate il succo dolce. Quindi, il bene ed il male coesistono, e la buccia amara protegge il succo dolce, non è vero? Un'altra cosa che notate è che ciò che vi fa felici ora può rendervi infelici più tardi e una cosa che vi rende infelici ora può farvi felici più tardi. Quindi niente vi da una felicità o un' infelicità assoluta. Vedete, un cappotto di lana vi fa felici d'inverno ma in piena estate vi rende infelici, non è vero? Anche una stufa vi rende caldi e felici d'inverno, ma d'estate la stessa stufa vi renderebbe molto infelici e scomodi, giusto? Quindi, la felicità e l'infelicità dipendono dal momento, dalle circostanze e dalla posizione [in cui ci si trova]. Il piacere è un intervallo tra due dolori ed il dolore è un intervallo tra due piaceri. Se, nei momenti tristi, voi pensate alle difficoltà ed all'intensità della sofferenza dei momenti di tristezza, il dolore raddoppia. Nei periodi brutti dovete pensare ai giorni ed ai momenti in cui eravate felici, e la sofferenza diminuirà. Dovreste affrontare tutte le difficoltà come prove di Dio. Un devoto dovrebbe dare il benvenuto alle difficoltà, che sono le prove della sua devozione e fede. Come pensate che uno studente possa essere promosso alla classe superiore? Dovrà pur affrontare un esame, altrimenti rimarrà nella stessa classe. Può un medico diagnosticare la malattia del suo paziente, prescrivere una medicina e curarlo, senza fargli degli esami? Come potete aspettarvi che l'oro grezzo luccichi, se non viene fuso, battuto e lucidato così da venir forgiato a diventare un gioiello? Se voi mettete come condizione che l'oro non venga nè battuto con il martello, né fuso, e comunque volete un gioiello lucente, pensate che l'orafo riuscirà comunque a farvelo? Voi sapete anche come viene fatto lo zucchero: la canna da zucchero va schiacciata ed il succo va scaldato e lavorato in modo da ottenere lo zucchero, altrimenti estrarlo è impossibile. Voi sapete come sono fatte una pentola di terracotta ed una tegola; la creta va cotta ripetutamente per trasformarla nella pentola che voi sollevate e trasportate sulla testa. Prima che la creta diventi una pentola viene battuta e pestata da tante persone. La pentola merita un posto sulla vostra testa perché la creta si è lasciata cuocere e lavorare. Quindi voi non dovreste temere le difficoltà della vita. Nel poema epico del Mahabharata, Kunti pregò Krishna di dare a suo figlio ed a lei stessa sempre più difficoltà, affinché essi potessero pensare a Lui incessantemente e con fervore. Il bene ed il male sono stati entrambi creati da Dio per la vostra redenzione e liberazione.
D. 223 - Swami! Da dove è venuto il male? Tu dici che la mente ne è la sorgente? Che cosa è allora che trascende entrambi, il bene ed il male? Come si deve eliminare il male? Solo Swami può spiegarlo con chiarezza, nessun altro. Gentilmente, illuminaci.
Bhagavan: Il male non è relativo alla mente; piuttosto, deriva da eventi già esistenti in precedenza ('samskara'). La mente è piena di pensieri. Perciò si dice: 'La mente è essenzialmente decisione e negazione' ('sankalpavi kalpatmakam manah'). Avendo la consistenza della cera, con un po' di calore la mente si ammorbidisce, ed in quello stato qualunque cosa si può attaccare ad essa. Quando la cera viene gettata nel fuoco, si scioglie completamente. L'attaccamento e l'odio si attaccano alla mente solo quando essa è morbida. Quando è già sciolta, non ci si può più attaccare niente. Ma allora, come si fa a sciogliere completamente la mente? Come il fuoco scioglie completamente la cera, la suprema saggezza ('jnana'), scioglie la mente. L'Atma è al di là del bene e del male e niente può toccarlo od offenderlo. Essendo un testimone, l'Atma trascende la dualità. Fate attenzione a questo piccolo esempio: il fiore di loto fiorisce nell'acqua e nel fango. Senza di essi non ha modo di esistere, ma né l'acqua né il fango vi si attaccano. Il fango rappresenta i semi causali delle vite passate ('samskara'), e l'acqua i frutti delle azioni presenti. Il fiore dello spirito è al di là del passato e del presente. I desideri legati al tempo costituiscono la perizia e le capacità precedentemente acquisite ('nerpu', in Telugu), mentre la Divinità estratta dai recessi del cuore costituisce l’adattamento, le sintesi, ('kurpu', in Telugu). In altre parole, 'nerpu' è ciò che è orientato verso ciò che è esteriore ('pravritti'), e 'kurpu' è ciò che è orientato verso ciò che è interiore ('nivritti') . 'Nerpu' è la materia della mente, mentre 'kurpu' è la materia del cuore. Un piccolo esempio: per irrigare i campi, viene usato un sistema per tirare su l'acqua dal pozzo. Una lunga trave di legno viene posta attraverso un pozzo con una pietra pesante legata ad un estremo della trave con una corda, ed un secchio che pende appeso all'altro estremo della trave. Quando il secchio viene calato nel pozzo, o in un canale, esso si riempie d'acqua, mentre la grossa pietra sale verso l'alto, come succede in un' altalena (un'asse in bilico su un fulcro; N.d.T.), o in una bilancia a due piatti. La pietra rappresenta i desideri, e quindi la pesantezza. Queste sono le capacità acquisite in precedenza ('nerpu'). Il secchio non si comporta allo stesso modo: esso si immerge profondamente nel pozzo del cuore e si riempie dell'acqua della Divinità. Questo è l’orientamento verso l’interiorità ('kurpu'). Si possono forse fare delle partite senza uno spazio in cui giocarle, o si può cantare una canzone senza ritmo? L'uccello nasce dall'uovo e l'albero dal seme. Allo stesso modo, la natura dell'Atma e l'umanità sono reciproche e si completano l'una con l'altra. Quindi, il modo di eliminare il male è quello di 'non far caso alle difficoltà che si trovano sulla via'. Considerate le difficoltà alla stregua di illusioni, e tutto andrà bene.