SATYOPANISHAD

8 novembre 2003

D. 154 - Swami! A che cosa si deve rinunciare? Che cosa si deve sacrificare?

Bhagavan - Non avete bisogno di rinunciare al mondo. Molta gente qui commette un errore. Non dovete sacrificare il mondo. Dovete rinunciare ai pensieri ed ai sentimenti mondani. Dovete rinunciare ad avere pensieri e sentimenti mondani. Avrete sentito parlare di Ramananda Tirtha, il rinunciante. Era sposato ed aveva un figlio. Rinunciò alla propria famiglia. Un giorno, quando la moglie gli fece visita, si rifiutò di vederla e girò la testa dall’altra parte. La moglie allora gli disse: “Swami! Hai girato la faccia dall’altra parte perché mi percepisci ancora come moglie. Io non ti sento ‘marito’, neppure minimamente”. Fu allora che lei gli dette la veste arancione. Non dovete rinunciare al mondo, ma ai pensieri mondani. Non dovete sacrificare le vostre proprietà, ma dovete costituire delle proprietà con Dio.


D. 155 - Swami! Che cosa è la vera felicità? Come si fa ad acquisirla?

Bhagavan - Dovete innanzitutto sapere che cos’è realmente la felicità. Io voglio che siate beati e non soltanto felici. La felicità, come voi la concepite, non è vera felicità. La vera felicità risiede nell’unione con Dio. Potete raggiungerla stabilendo un contatto con la Divinità dentro di voi. In altre parole, se siete consapevoli della Divinità dentro di voi, potete anche rendere voi stessi felici nel mondo. La felicità consiste nel farvi piacere ciò che dovete fare e non nel fare ciò che vi piace.


D. 156 - Swami! Incontriamo alcune persone che non sono felici, come se avessero rinnegato la felicità una volta per tutte. Perché succede?

Bhagavan - La mente è la causa di tutto questo. Se volgete la vostra mente verso Dio, sarete felici. Se la volgete verso il mondo, non sarete felici a lungo. Vedete, qui girate i ventilatori verso di voi, per avere un po’ di fresco. Se li girate dalla parte opposta, non avranno alcuna efficacia. Il fatto che vi rinfreschino o meno dipende dalla direzione in cui li mettete.


D. 157 - Swami! Tu vuoi che noi cerchiamo l’Unità nella diversità. Ti aspetti che noi diventiamo consapevoli dell’Unità nella diversità. Com’è possibile?

Bhagavan - È certamente possibile. Tutto a questo mondo ha cinque aspetti. Fra questi, tre sono immutabili, mentre gli altri due cambiano. I tre immutabili sono ‘asti’, (essenza), ‘bhati’, (consapevolezza) e ‘priyam’ (beatitudine), e sono immortali. Essi vengono anche definiti ‘sat’, ‘cit’ e ‘ananda’.
Poi ci sono altri due aspetti, che però sono mutevoli: ‘rupa’ (forma), e ‘nama’ (nome). Nome e forma dipendono dai tre elementi immutabili e permanenti menzionati più sopra, cioè essenza, consapevolezza e beatitudine. Per esempio: osservate il mare, le sue onde e la sua schiuma. Essi sono interdipendenti: uno non può esistere senza l’altro. Le onde vengono prodotte dal mare, non sono indipendenti. Troviamo la schiuma sulla superficie delle onde. Quando non ci sono onde, la schiuma non può formarsi sulla superficie. Comunque, apparentemente, abbiamo tre forme con nomi diversi: mare, onda e schiuma. Ma, essenzialmente, tutt’e tre sono la stessa acqua con nomi diversi. Non è vero?
Il mare rappresenta la Verità Spirituale (‘paramarthika satya’); le onde stanno per l’identità sovraimposta o erronea (‘pratibhasika satya’), mentre la schiuma è la verità fisica o mondana (‘vyavaharika satya’).


D. 158 - Swami! La sadhana è un dovere da compiere ogni giorno? È obbligatoria?

Bhagavan - Sì, è estremamente necessario che la vostra sadhana sia un dovere da compiere tutti i giorni. Non lavate e strofinate le pentole tutti i giorni, per tenerle pulite? Fino a quanto diventerete stabili, fino a quando non avrete sviluppato una fede irremovibile ed una resa totale, sarà assolutamente necessario che pratichiate la vostra sadhana tutti i giorni. Vedete che i campi di riso vengono annaffiati tutti i giorni, altrimenti il raccolto si secca e muore. Ma degli alberi alti e grossi, come l’eucalipto, il baniano e l’albero del neem non hanno bisogno di annaffiature quotidiane. Perché? La ragione è semplice. Le loro radici sono molto profonde, si spingono fino alla falda acquifera, e ne traggono il nutrimento necessario all’albero intero. Sembra sorprendente che delle piantine tenere e piccole abbiamo bisogno di essere innaffiate giornalmente, e degli alberi così grossi no. Ma le radici delle piante piccole si spingono nel terreno solo per poche decine di centimetri ed è quindi impossibile per loro attingere l’acqua necessaria dalle profondità del terreno. Gli alberi invece hanno radici che si diramano nel terreno e arrivano fino alla falda acquifera, dalla quale attingono l’acqua necessaria.
Allo stesso modo, fino a quando le radici della vostra fede non vanno in profondità e raggiungono la falda del vostro cuore, dovete perseguire la vostra sadhana tutti i giorni. La vostra fede oggi è paragonabile alle radici di una piantina che non hanno ancora raggiunto il vostro cuore. Ecco perché la vostra sadhana dev’essere quotidiana.


D. 159 - Swami! Viene data molta enfasi alla sadhana, o pratica spirituale. Ma noi troviamo che sia difficile seguire qualsiasi sadhana. Qual è la soluzione?

Bhagavan - Si deve seguire una disciplina per perseguire qualsiasi cosa si voglia ottenere nella vita. Camminare, parlare, leggere, mangiare, scrivere... nella vita imparate tutto mediante la pratica. Come impara un bambino a camminare? Solo con la pratica. I cantanti fanno molta pratica! A guidare un’automobile si impara con la pratica. Avete il volante da una parte, il freno da un’altra, il cambio in un altro posto ancora e così via. In campo spirituale è lo stesso con la sadhana.

Swami! Qual è il ruolo di un Guru nel sentiero spirituale?

Bhagavan: Si deve avere una fede totale nel Guru. Supponete di voler andare a fare un picnic in una città in cui non siete mai stati, e che non conoscete per niente. Vi cercherete una guida che vi aiuti a girare per la città. Non mettete mai in discussione l’operato della guida, perché non sapete niente del posto. Allo stesso modo, un Guru che abbia una vasta conoscenza ed esperienza dev’essere seguito scrupolosamente. Non si deve mettere in discussione ciò che dice, non si deve dubitare di Lui, nè disobbedirGli, per nessun motivo.
Trovate anche dei cartelli indicatori agli incroci che indicano le varie direzioni per raggiungere diversi luoghi. Questa è una cosa che sperimentate normalmente. Per raggiungere un posto di vostra scelta dovete seguire la direzione segnalata dal cartello. Non vi aspettate che il cartello vi sollevi e che sia esso a portarvi a destinazione. Dovete seguire la strada che vi indica. Un Guru vi indica il sentiero spirituale e vi insegna le tecniche da seguire, spiegandovi in dettaglio tutto ciò di cui avete bisogno sul sentiero spirituale. Dovete lavorare per raggiungere il risultato e dovete acquisirlo tutto da soli. Nessuno può farlo per voi.
‘Guru’, è una parola telugu di due parole – ‘Gu’ e ‘ru’, che ha due significati. ‘Gu’ è l’oscurità (ignoranza), e ‘ru’ è la luce (saggezza) che disperde l’ignoranza. Il secondo significato di ‘gu’ è ‘gunatita’, che significa ‘Colui che è al di là degli attributi’, e ‘ru’, il cui significato è ‘rupavarjita’, cioè ‘senza forma’. Il Guru è quindi Colui che vi insegna quel che c’è da sapere sulla Divinità, che è sia senza attributi che senza forma. Un vero Guru desidera il meglio per i Suoi discepoli. Dice loro che cosa è veramente buono (hita), e non cosa desiderano (ista). È implicito che un vero discepolo segua il Maestro.


D. 160 - Swami! Ci rendiamo conto che i risultati della Sadhana ritardano a farsi sentire: non abbiamo dei risultati veloci, almeno in rapporto a quelle che sono le nostre aspettative. Che cosa dici, Swami?

Bhagavan - Voi non avete capito appropriatamente che cosa sia la Sadhana. Vedete, a questo mondo, cominciate i vostri studi dall’infanzia. Dopo le scuole elementari andate alle medie, poi ai licei ed infine all’Università. Dopo circa quindici anni di intensi studi e di duro lavoro prendete la laurea. Questa è la vostra esperienza. Quanto avete lavorato per guadagnarvi quella laurea? Vi ci è voluto molto per arrivare alle lauree. Per questa istruzione, per una laurea, per poi guadagnarvi da vivere, vi date tanto da fare. Quanto tempo, e quali sforzi, dovrebbero essere necessari, allora, per guadagnarsi la Grazia di Dio, che è la Verità Spirituale Eterna? Pensateci. È un grande errore aspettarsi dei risultati veloci nella Sadhana.


D. 161 - Swami! Sei contento della nostra meditazione (Dhyana)?

Bhagavan: E la chiamate ‘meditazione’, quella che fate ogni giorno? No, non la fate nel modo giusto. Può essere qualcosa, ma certamente non è meditazione. È giusto che vi sediate a meditare. Ma la vostra mente è al mercato, oppure il vostro pensiero corre a cosa mangerete a pranzo. O forse pensate al vostro dhobi, che vi deve riportare i vestiti stirati. È meditazione, quella? Certamente no. Un piccolo esempio. Siete seduti qui, eccitati, aspettando ansiosamente l’arrivo di Swami. La vostra mente è completamente concentrata su Swami e cominciate a vedere ogni cosa in relazione all’arrivo di Swami. Non è vero? Ma quando siete mentalmente assenti, non vigili, persino se Swami arriva e vi sta davanti, non ve ne accorgete. Nella meditazione la cosa importante è avere una piena concentrazione al cento per cento su Dio. Dovete essere completamente vigili, senza alcun dirottamento dell’attenzione. Cioè, dovete avere una fermezza mentale irremovibile. Io enfatizzo l’importanza della meditazione.

D. 162 - Swami, quante cose dobbiamo studiare ed imparare per intraprendere la sadhana? Quanti dettagli dobbiamo imparare dai testi sacri per cominciare la Sadhana?

Bhagavan - Non sono necessarie molte cose. Vediamo che la maggior parte della gente legge libri. Ascoltano discorsi per anni ed anni. Ma a che cosa serve? In campo spirituale rimangono dov’erano. Per quale motivo? Ciò che ritarda il loro progresso è la mancanza di pratica. Infatti non è necessario leggere molti libri. Non dovete imparare molte cose. Se capite una cosa chiaramente e profondamente, è sufficiente. Se praticate una cosa, basta. Perché impararne tante senza praticarne neppure una? Per commettere suicidio basta un piccolo spillo, o un ago. Ma per uccidere gli altri si deve avere una pistola, o un coltello. Allo stesso modo, per insegnare agli altri, c’è bisogno di imparare e conoscere molte cose, e si deve leggere molto. Ma per lavorare per la propria liberazione, redenzione ed emancipazione è sufficiente praticare con sincerità. Nella vita, quindi, la pratica è più importante della sapienza e dell’apprendimento.


D. 163 - Swami! Siamo davvero molto fortunati a poterTi ascoltare. Tu sei in uno stato di beatitudine. Solo Tu puoi rispondere alle nostre domande a questo modo, perché hai infinita compassione per noi. Nessun altro può farlo. Swami, perdonami per questa domanda. Mi è molto chiaro che cosa si intende per ‘indagine’. Ma perché allora non sono capace di perseguirla? Perché la mia mente è instabile? Fa parte della natura della mente, essere così instabile? È la qualità naturale della mente, così instabile, ad impedirmi di concentrarmi sull’autoindagine?

Bhagavan - Ti lamenti che la tua mente non è stabile e che non riesci a concentrarti.Questo non è vero. Non esiste una mente siffatta. La mente non è altro che un mucchio di desideri. È come un pezzo di stoffa, formato da tantissimi fili tessuti strettamente tra di loro. Se separi i fili uno dopo l’altro, il tessuto non esiste più. Allo stesso modo, quando i desideri svaniscono ed i pensieri si ritirano, la mente non esiste più. Questo è il ‘ritiro della mente’ (amanaska), o l’annichilimento della mente (manolaya). Dici che la tua mente vacilla. Anche questo non è esatto. Qui puoi vedere un albero. Le foglie dell’albero si muovono, ma questo non può succedere se non c’è vento. Il movimento è dovuto al vento e non alla qualità delle foglie o all’albero. Nell’albero della vita le foglie della mente umana si muovono quando soffia il vento dei desideri. Puoi anche dire che non riesci a concentrarti. Anche questo non è vero. Come potresti andare in bicicletta, o guidare la macchina, senza concentrazione? Non sarebbe pericoloso? Non provocheresti incidenti? Come puoi concentrarti quando guidi la macchina o vai in bicicletta? O quando leggi un libro, un giornale, degli appunti, come fai a concentrarti? Senza concentrazione, come puoi afferrare tutto ciò che è scritto in un libro? Nella tua professione, non lavori con piena attenzione e concentrazione? Fai le cose con la mente da qualche altra parte, o con la mente assente? Se lo fai, non fai male il lavoro che ti viene assegnato? Se tu avessi svolto il tuo lavoro senza concentrazione saresti già stato licenziato da tempo. Non sei concentrato su ogni attività che compi nella vita di tutti i giorni? Sì, senza dubbio. La concentrazione della mente diventa un compito molto difficile solo quando si tratta di Dio. Non è una disgrazia? La mente è stabile e si concentra facilmente e naturalmente. La perdita di concentrazione nei riguardi di Dio implica che non avete così tanto amore ed interesse per Lui, quanto ne avete per le cose del mondo. La concentrazione, quindi, dipende dal vostro grado di interesse. Non potete biasimare la mente. Essa è come uno specchio e riflette ciò che le viene tenuto davanti. Ecco perché spesso Io insisto sui pensieri buoni e puri. Come sono i pensieri, così è la mente. Chi ha la mente (manas) è un essere umano (manisi). La cosa più preziosa la mondo, secondo le vostre valutazioni, è il diamante. Ma diamante (in inglese: diamond; N.d.T.) significa ‘muori-mente’ (in inglese: die-mind - gioco di parole intraducibile, basato sulla somiglianza fonetica tra la parola ‘diamond’ e l¹espressione ‘die-mind’- N.d.T.) o ‘ritirati, mente’.


D. 164 - Swami! Ora, per Tua Grazia, capiamo dal Tuo Discorso Divino quanto sia importante la devozione. Ma la fede è alla base della devozione. Come si fa a coltivare la fede, Swami?

Bhagavan: Che domanda stupida mi fate! Che cosa intendete dicendo ‘coltivare la fede’? Potete coltivarla? È una merce che si compra nei negozi? La fede non può né essere data, né ricevuta. La fede è una vostra qualità naturale. Infatti la fede, è il vostro respiro. Senza di essa il vostro respiro si ferma totalmente. Pensate per un momento se compite i vostri compiti quotidiani con o senza fede. Noterete molto presto che ogni vostra azione, sia mondana che spirituale, è basata solo sulla fede. Date i vostri vestiti, camicie costose e abiti ad un lavandaio, fiduciosi che vi porterà indietro gli indumenti dopo averli lavati e stirati. Se sospettaste che potrebbe scappare con i vestiti, glieli dareste? Ai gioiellieri viene dato l’oro, che è prezioso, nella certezza che ne farà dei gioielli. Se una traccia di dubbio rimanesse nella mente, glielo dareste? Andate dal barbiere a farvi tagliare i capelli. Vi viene l’idea, anche per un solo istante, che vi possa mettere il coltello in gola, invece che sulla testa? Piegate la testa davanti a lui, in perfetta buona fede, per farvi tagliare i capelli. Quella stessa buona fede che ha un paziente che si sdraierà in sala operatoria per farsi operare dal chirurgo. Dubitate che la vostra vita non sia al sicuro nelle sue mani? No. Tutte le transazioni sono fatte in buona fede, sia che la controparte sia un dhobi, un gioielliere, un barbiere od un chirurgo. La fede è quindi un dono naturale di Dio all’umanità. Essere senza fede è innaturale ed artificiale. Peccato che voi abbiate fede in tutti ma non in Dio. Non è una sfortuna? La devozione e la fede sono come i due occhi di un essere umano, come le due ruote di una bicicletta o come le due ali di un uccello. Senza fede, come diciamo, neppure una formica può fare un passo e un uccello non può volare. Un uccello si posa su un ramo, che può agitarsi e dondolare, senza che l’uccello si preoccupi. Perché? Perché l’uccello ha piena fede nelle sue ali, su cui sa di poter contare, ma non nel ramo. Tutto dipende dalla vostra fede. Come potete sapere che un uomo è vostro padre? Vostra madre ve lo dice, perché è l’unica che ha l’autorità di farlo, e voi avete fede in lei. Se non le credeste, non ci sarebbe modo di sapere chi è vostro padre. Conoscete le date ed i giorni perché consultate un calendario e vi fidate di ciò che esso indica. Altrimenti, come potreste sapere che oggi è Lunedì 14 maggio? Il giorno non è apparso davanti a voi con un cartello in fronte con su scritte la settimana e la data. Avete piena fede in tutto ciò che udite al giornale radio della radio e nelle varie colonne di notizie che trovate su un giornale. Voi credete a ciò che ascoltate alla radio, a ciò che vedete alla TV, a ciò che leggete sul giornale, ma non credete alle parole dei nostri Saggi, ai loro detti, ai loro insegnamenti, nè ai detti ed agli insegnamenti dei Santi incarnati nei Veda ed in altre Sacre Scrutture. I Veda sono chiamati ‘composizioni di Dio’. Non avete fede in loro. Che cosa strana... che sfortuna! Pensateci sopra.


D. 165 - Swami! Perché alcune persone non sono devote di Dio? La devozione sembra non aver posto nelle loro vite. Potresti dircene gentilmente la ragione?

Bhagavan: Molto semplice. Sono solo i piaceri sensuali a distogliere la gente da Dio. Preoccuparsi senza motivo del futuro, avere desideri eccessivi, costruire castelli in aria, sono un modo di vivere in funzione di essi. L’ambizione di raggiungere mete che non meritano attenzione e troppo attaccamento alla famiglia: tutti questi sono fattori che rendono l’uomo ‘non devoto’ a Dio. Non c’è alcun altra ragione. Conoscete l’altalena (un’asse in bilico su un fulcro: N.d.T.) su cui giocano i bambini. Quando una parte va su, l’altra va giù, e viceversa. Se l’accento è posto sul mondo, il vostro amore per Dio è minore; se il vostro amore per Dio è maggiore (pesante da una parte, come sull’altalena) il vostro attaccamento al mondo diminuisce (leggero dall’altra parte, come nel gioco). Così lavora il bilanciamento. Non è vero? Vi farò un altro esempio, quello della calamita. Essa attrae a sé filamenti di ferro. Ma non sempre. Perché? Se i pezzi di ferro sono arrugginiti e polverosi, la calamita non li attira. Allo stesso modo, le persone sono come pezzi di ferro, polverosi ed arrugginiti dai desideri mondani, e non possono essere attratti da Dio, il ‘Divino Magnete’. È chiaro ora perché alcuni non sono devoti di Dio?


D166 - Swami! Puoi dare gentilmente una direzione alla nostra ricerca spirituale? Come deve continuare? Come il flusso di un fiume? Quali sono le restrizioni da osservare?

Bhagavan - Tutto deve avere dei limiti, senza i quali dovete affrontare rischi e pericoli. Un fiume che scorre con degli argini da entrambi i lati serve meglio il proposito dell’irrigazione. Allo stesso modo, il fiume della vita ha due rive, una da ciascun lato: una riva si chiama ‘non dubitate mai’, e l’altra ‘dalla sincerità sviluppate la Saggezza’. Il vostro fiume della vita deve scorrere fra questi due argini. La vostra fede dev’essere irremovibile. Non deve mai tremolare. La vostra fede dev’essere forte e profonda. Nessuna situazione avversa e nessun momento negativo devono potervi far perdere la fede. Una vita senza fede è come un recipiente pieno di buchi. Sapete che diamo acqua solo alle radici di una pianta. Eppure l’acqua viene distribuita a tutte le parti della pianta. Voi non annaffiate lo stelo, i rami e le foglie separatamente. Allo stesso modo, l’acqua della fede, se data alle radici della vostra vita, si prenderà cura di tutto il resto che è relativo alla vita. L’albero della vita può sostenere se stesso se l’acqua della fede viene data alle sue radici. Senza di essa la pianta si secca e non è più viva. Diventa legna da ardere. Una volta che dubitate, tutto ciò che farete lo farete invano e niente darà frutto. Nessun genere di erudizione e nessuna sadhana possono essere di aiuto se permettete al dubbio di entrare nelle vostre menti.
Una piccola illustrazione: in un certo villaggio c’era un pandit. Giornalmente una lattaia del villaggio vicino doveva portargli il latte attraversando il fiume in barca, ma arrivava sempre in ritardo. Un giorno il pandit gliene chiese il motivo. Lei rispose: ‘Oh, pandit! Per portarti il latte devo attraversare il fiume in barca tutti i giorni. Posso salire sulla barca solo al secondo viaggio, perché al primo il barcaiolo carica tutti gli anziani del villaggio. Non posso fare altrimenti. Ecco perché sono in ritardo.’
‘Ma non hai bisogno di prendere la barca! Mettiti i recipienti del latte sulla testa ed attraversa il fiume cantando il Nome di Dio. Il fiume si aprirà per lasciarti passare e tu non dovrai aspettare la barca!’
La lattaia credette in ciò che il Pandit le diceva. Il giorno successivo arrivò puntuale e gli dette un recipiente pieno di latte. Alle domande di lui, ella rispose che era arrivata puntuale perché aveva seguito le sue istruzioni. Il pandit rimase esterrefatto da questa risposta. Non poteva credere alle parole della ragazza, e decise di verificare i fatti egli stesso. Le disse: ‘Bene! Ora mentre torni ti seguirò e ti guarderò mentre attraversi il fiume cantando il Nome di Dio e vedrò come il fiume si fa da parte per lasciarti passare.’
Arrivarono entrambi alla riva del fiume. La lattaia seguì esattamente le istruzioni del pandit, cantando il Nome del Signore. Il pandit volle fare lo stesso. Andò avanti alzandosi il dhoti fino alle ginocchia per non bagnarselo. Passo dopo passo entrò nel fiume; temeva di affogare nel fiume. Il suo dubbio si avverò ed annegò. La fede aveva permesso alla lattaia di attraversare il fiume, mentre il pandit non aveva avuto fede nelle sue stesse parole. E per questo era affogato.
La riva dall’altra parte del fiume è la sincerità ‘raddha’, la fermezza che conferisce la saggezza. Sarete sinceri solo se amerete il lavoro che state facendo. Dovete avere piena fede ed amore per diventare sinceri. Uno studente non può passare agli esami se non ha fede di poter leggere, amare la materia e studiarla sinceramente. Perciò, ‘vis'vasa’, ‘prema’ e ‘s'raddha’ sono i tre passi da compiere per ottenere il successo nelle vostre imprese. Un uomo d’affari, un avvocato o un dottore devono essere sinceri, se vogliono avere successo nella loro professione.
Per la conoscenza (jnana) dovete essere sinceri e fermi. Che tipo di jnana dev’essere? Non è una conoscenza fisica, materiale, secolare o mondana, ma è la conoscenza pratica che otterrete se sarete sinceri e fermi. Queste sono le due rive che si trovano ai due lati del fiume della vita: la mancanza di dubbi e la sincerità o fermezza. I dubbiosi periscono, i sinceri e pieni di fede ottengono la Saggezza.