Il padre di Draupadî, Drupada, organizzò un svayamvara (scelta dello sposo da parte della sposa) per celebrare il di lei matrimonio. Per tale occasione, migliaia di giovani, di principi e re arrivarono a corte per conquistare la mano di Draupadî. Proprio come il re Janaka aveva dichiarato che avrebbe concesso la mano di sua figlia Sîtâ al principe che fosse riuscito a mettere la corda all’arco del Signore Shiva, il re Drupada organizzò un matsyayantra (un torneo con il pesce finto). La regola della contesa era che, chiunque fosse stato capace di colpire con una freccia l’occhio del pesce girevole posto in cima a un palo, mirando tramite il suo riflesso nell’acqua sottostante, avrebbe ottenuto la mano di sua figlia.
Le straordinarie qualità di Draupadî
Molti giovani e principi valorosi, che credevano di vincere, tentarono la sorte senza alcun successo. Questa non era una normale prova in cui chiunque poteva riuscire; molti pensavano che fosse facile, ma in realtà non lo era. Dato che nessuno riuscì a superare la prova, l’intera assemblea cadde in un silenzio attonito. Anche i Pândava erano presenti in incognito a questo raduno. Krishna, anch’Egli presente, guardò i Pândava e sorrise; a quel punto, essi si parlarono l’un l’altro sottovoce, dopo di che Arjuna si fece maestosamente avanti sorridendo. Egli era perfettamente calmo e composto e, guardando il riflesso del pesce nell’acqua, lanciò una freccia. Quando questa colpì vittoriosamente il bersaglio, l’intera assemblea andò in visibilio; tutti, con gran gioia, guardavano ammirati Arjuna. Il re Drupada, allora, porse una ghirlanda a sua figlia e le chiese di metterla al collo di Arjuna. In quel periodo i Pândava abitavano nella casa di un vasaio e, quando tornarono a casa con la sposa, madre Kuntî era lì. Ancor prima di entrare, essi dissero alla madre che avevano guadagnato un frutto molto prezioso ed ella replicò dall’interno che avrebbero dovuto spartirselo equamente. I Pândava obbedivano sempre agli ordini della madre e onoravano qualunque parola ella pronunciasse. Essi entrarono in casa, la salutarono con deferenza e promisero solennemente che avrebbero seguito religiosamente il suo comando; in tal modo, Draupadî divenne la moglie di tutti e cinque i Pândava: essi accettarono rispettosamente l’ordine della propria madre. Ma come poteva il mondo accettarlo? Obbedire alle direttive dei propri genitori è dovere dei figli, al di là del fatto che il mondo lo accetti o meno. La gente, tuttavia, accettò questa situazione in forza dell’intima relazione che esisteva tra i cinque fratelli.
In che modo si può considerare qualcuno come la propria moglie? Non semplicemente perché si è sposati con lei; uno può chiamarla moglie solo quando la considera metà del proprio corpo. Molti chiesero a Krishna come potesse Draupadî esser definita una pativratâ (una moglie casta) essendo moglie di cinque mariti ed Egli descrisse le qualità che le facevano meritare questa nobile definizione. Ella obbediva rispettosamente alle ingiunzioni dei suoi mariti, non avrebbe mai detto a uno di loro di non aver tempo di servirlo, era contenta di qualunque cosa le accadesse nella vita, era un esempio supremo di castità e, a tal riguardo, nessuna poteva eguagliarla. Non chiese mai niente che fosse oltre le possibilità dei suoi mariti. Una donna veramente casta è quella che si comporta in armonia con la condizione del marito e questi deve, a sua volta, riconoscere le qualità della moglie e avere pari considerazione per lei: solamente allora i due possono vivere in modo nobile e virtuoso. Osservando la sua condotta virtuosa ed il suo potere di controllo sui cinque sensi, Dharmarâja le disse: “Tu non sei semplicemente qualcosa di nostro; tu sei l’incarnazione dell’energia primordiale.” Anche suo padre Drupada era di quest’avviso e la considerava una incarnazione dell’Energia Divina. Solamente coloro che ottengono il controllo dei cinque sensi e dei cinque elementi possono governare il mondo; solo queste persone possono conoscere la realtà del mondo e comportarsi in modo retto. Chi ha completo controllo sui suoi sensi può raggiungere le altezze più elevate nella vita. Draupadî era dotata di grande potere di discriminazione e poteva distinguere tra il bene e il male che sono ambedue presenti nel mondo come il buio e la luce. Ella incoraggiava tutti i virtuosi, dava insegnamenti sacri alle persone di mente malvagia per trasformarle e non aveva solamente il controllo dei cinque sensi e dei cinque elementi ma possedeva anche perfetta conoscenza dei pañchakoshâ (le cinque guaine che racchiudono l’Âtma) e dei pañchaprânâ (i cinque soffi vitali). Riusciva inoltre a distinguere tra Âtma e anâtma (Sé e non Sé); per tale ragione, fu d’esempio per il mondo e si guadagnò un buon nome. Draupadî insegnò che ognuno deve fare il proprio dovere con dedizione, esortò tutti a controllare i desideri ed a discriminare tra il bene e il male assorbendo completamente il primo e rifiutando totalmente l’altro. Ella consigliava di non dimenticare mai di fare buone azioni e di assolvere i propri doveri. “Ognuno deve portare a termine il proprio compito con dedizione senza mai interferire con il dovere degli altri”, diceva alla gente. “Potete avere moglie e figli ed è vostro dovere assumervi le vostre responsabilità nei loro confronti ma, nello stesso tempo, tutti i vostri desideri devono essere diretti verso il sentiero della bontà e della rettitudine”, consigliava. Così divenne un ideale per il mondo e mostrò a tutti il cammino della Verità. Si può seguire il Dharma (la Rettitudine) solo seguendo la via di Satya (la Verità).
Satyannâsti paro dharmah
Non c’è Dharma più grande dell’aderenza alla Verità.
Senza verità non può esserci Dharma; è il cammino della Verità che conduce a Dio.
Seguire la via di Satya e Dharma
Ognuno deve eseguire il proprio dovere meticolosamente e aderire al Dharma. Persino una formica segue il suo Dharma: dovunque trovi del cibo, lo porta nel suo nido e lo consuma, non fa del male a nessuno, non ruba niente a nessuno. Tutti gli uccelli e gli animali aderiscono al loro Dharma naturale e si comportano conseguentemente. Il cammino del Dharma è lo stesso per chîma (la formica) e per Brahma; lo stesso principio di Verità è presente in ambedue. Draupadî diffondeva questa verità e insegnava anche che non bisogna diventare vittime dei sei nemici interiori, cioè kâma (il desiderio), krodha (la collera), lobha (l’avidità), moha (l’attaccamento), mada (l’orgoglio) e mâtsarya (la gelosia). L’ira è il nemico più grande dell’uomo; chi soccombe all’ira non può seguire la via del Dharma. Ciò è contrario alla natura umana; non bisogna mostrare inutilmente rabbia verso gli altri.
Chi è vittima dell’ira non avrà successo in alcun tentativo,
commetterà dei peccati e sarà ridicolizzato da tutti;
la sua stessa gente lo abbandonerà,
ed egli perderà tutti gli averi e il rispetto.
La sua collera lo rovinerà completamente.
L’odio è un altro grande nemico dell’uomo. Chi dovreste odiare? Dovreste odiare coloro che vi avversano, coloro che vi hanno danneggiato o coloro che non vi gradiscono? No, nessuno di questi; voi dovete odiare soltanto le qualità malvagie. Dovete espandere il vostro amore e dare sostegno a coloro che seguono Satya e Dharma. Se odiate Satya e Dharma non siete affatto esseri umani. La Verità è la base di tutte le virtù; seguendo il cammino della Verità, Draupadî poté sperimentare pace ed amore. Ella insegnò che bisogna rifuggire dalla violenza. Non si deve indulgere nella violenza tramite le proprie azioni, le proprie parole e persino i pensieri. Seguendo la via della Verità, Draupadî mostrò al mondo l’ideale più grande.
Raccoglierete ciò che avrete seminato
Esercitando il controllo dei sensi si possono raggiungere grandi altezze nella vita. Damayantî fu una donna di grandi virtù come Draupadî e si guadagnò questo nome perché era dotata di dama (il controllo dei sensi). I sensi sono ribelli per natura e controllarli è difficile ma bisogna fare del proprio meglio per dominarli e farne un uso corretto. Perché Dio vi ha dato le orecchie? Forse per ascoltare vani pettegolezzi? Non ascoltate niente che sia cattivo; ascoltate tutto ciò che è buono. Perché Dio vi ha dato la lingua? Non semplicemente per soddisfare il senso del gusto ma per cantare la Sua gloria. Proprio come la lingua accetta tutto ciò che è gustoso e gradevole e rifiuta tutto ciò che è cattivo e sgradevole, ognuno deve accettare tutto ciò che è bene e rifiutare ogni male. Le persone pensano che sia Dio la causa della loro felicità e del loro dolore ma non è affatto così: ognuno è responsabile delle sue azioni e ne raccoglie le conseguenze, buone o cattive che siano. Dio è l’Eterno Testimone e non interferisce in questo; Egli non dà felicità o dolore. Se parlate affettuosamente con qualcuno, quella persona vi risponderà in modo ugualmente amorevole ma, se parlate con tono arrogante, riceverete una risposta dello stesso tipo. Com’è l’azione così è la reazione. Reazione, riflesso e risonanza sono basati sui vostri stessi pensieri, parole e azioni; Dio non ne è responsabile. Se vi ponete di fronte a uno specchio, vedrete il vostro stesso riflesso; in qualunque modo parliate agli altri, otterrete uguale ritorno. I pensieri che avete in mente, quali che siano, saranno riflessi verso di voi. È quindi essenziale sapere se i vostri pensieri e le vostre azioni sono buoni o cattivi. Qualunque bene o male sperimentiate è il risultato dei vostri pensieri, delle vostre parole e delle vostre azioni. Quando un qualunque cattivo pensiero sorge nella vostra mente, cacciatelo subito; se vi comportate così diverrete un vero devoto di Dio e otterrete la liberazione.
Tutti, di chiunque si tratti,
devono affrontare le conseguenze delle loro azioni.
Nessuno sa che cosa gli riservi il futuro ma una cosa è certa:
tutti devono raccogliere le conseguenze delle proprie azioni.
Anche il potente Râma soffrì il dolore della separazione
da Sua moglie e pianse come una persona comune.
Ragazzi!
Il bene e il male coesistono e nessuno può separarli. Se coltivate maggiormente la bontà, il male in voi diverrà del tutto insignificante; per eliminare tutto ciò che è male non occorre usare alcuna forza. Quando dimenticherete il male, la bontà si svilupperà in voi pienamente. Questo è il messaggio che voglio darvi oggi. Non pensate che l’Anno Nuovo vi porti nuovi frutti perché i frutti che ottenete sono conseguenza delle vostre qualità ed azioni. Tutto ciò che pensate sarà riflesso verso di voi: tutto è il risultato dei vostri pensieri.
Il mondo è reazione, riflesso e risonanza.
C’era una volta un mandriano che soleva portare le mucche a pascolare in un luogo circondato da tre montagne. Un giorno, mentre gli animali pascolavano, egli sedette sotto un albero e prese a cantare una canzone di lode a Dio. Il canto produsse un’eco ed egli, pensando che qualcuno lo stesse imitando per prenderlo in giro, gridò con rabbia all’invisibile intruso e udì l’eco con lo stesso tono adirato. In questo stato di irritazione, egli andò a casa e non mangiò neppure. Sua madre gli chiese perché fosse così agitato e l’uomo narrò ciò che era accaduto. Il giorno dopo la donna lo accompagnò ed egli venne a sapere che la causa del problema era la propria eco. In egual modo, se voi criticate od offendete qualcuno, tutto questo vi tornerà indietro. Il mondo non è altro che reazione, riflesso e risonanza; a voi torna semplicemente indietro tutto ciò che fate. Questa è la Legge Divina. Coloro che sono pieni d’amore vedranno amore ovunque e coloro che sono pieni di odio vedranno nemici tutt’intorno; quindi, amore e odio non vengono dall’esterno ma hanno origine dentro di voi. Il bene e il male che sperimentate nascono dai vostri sentimenti, Dio non ne è responsabile. Dio è Nirguna, Niranjana, Sanâtana (Privo di Attributi, Puro, Eterno); sono soltanto i vostri sentimenti a cambiare. Dio è immutabile.
Studenti!
Tutti i vostri sentimenti si riflettono verso di voi. Tutto è dentro di voi; qualunque cosa sperimentiate è la reazione, il riflesso e la risonanza dei vostri pensieri e sentimenti. Voi vedete ridere qualcuno e pensate che stia ridendo di voi ma come potete giungere a simili conclusioni? Una volta, un famoso lottatore stava facendo esercizio per strada al mattino presto; in quel momento una signora veniva da un villaggio a vendere latte e yogurt. Quando egli la vide pensò che stesse ridendo di lui per cui si arrabbiò e le disse: “Come ti permetti di ridere di me? Sai chi sono io? Ti rendi conto della mia forza?” La donna rispose: “Io non sto ridendo di te; tu sei così forte da poter fermare un’automobile in corsa con una mano ma a che serve la tua forza se manchi di tolleranza?” Tutte le nostre nozioni si basano sul nostro sentire distorto.
Sii buono, fa’ il bene, vedi il bene.
Studenti!
Senza alcun dubbio i vostri sentimenti innati sono buoni ma subiscono dei cambiamenti in base a ciò che vedete ed udite. Gli impulsi esterni sono responsabili dei cambiamenti nei vostri pensieri e sentimenti. In verità, non c’è alcuna forma umana; in effetti, non c’è nessuna forma. È a causa della vostra illusione che vedete una forma e le date un nome. Pensare così è segno di stoltezza. Voi potete pensare di essere altamente educati e molto intelligenti ma come potete definirvi tali se siete ignoranti del vostro vero Sé? Si può esser definiti veramente educati solo quando si conosce la propria effettiva natura. Se non conoscete la vostra stessa verità, come potete conoscere la verità degli altri? Prima di tutto dovete controllare la vostra mente: solo allora la vostra preghiera e la vostra adorazione possono essere fruttuose. La mente è la causa prima del mondo.
Mana eva manushyânâm kâranam bandhamokshayoh
La mente è causa del legame e della liberazione dell’uomo.
È relativamente facile controllare il corpo ma non la mente.
Quando Pramila, sovrana del regno delle donne, catturò il cavallo dell’Ashvamedha e sconfisse Arjuna in battaglia, egli le disse che poteva imprigionare il suo corpo ma non la sua mente. Si può imprigionare il mondo intero con l’esercito, le armi e le bombe ma a nessuno è possibile catturare la mente. Se ottenete il controllo della vostra mente, tutto il resto sarà sotto il vostro controllo; per tale ragione dovreste fare ogni sforzo per controllare la mente. E’ certo che allora diventerete una persona grande e ideale. Prima di tutto dovreste riconoscere i vostri errori e cercare di correggerli; solo così potrete cercare di diventare un mumukshu (un aspirante spirituale). Consapevolmente o meno potete aver commesso degli errori; una volta riconosciutili, dovreste pentirvene. Il pentimento è la vera espiazione. Questa è la via regale che porta alla Divinità. Fare pûjâ (adorazione), vrata (riti) e yajña (sacrifici) senza pentimento ed espiazione serve a poco.
Jantunâm nara janma durlabham
La nascita umana è la più rara tra tutti gli esseri viventi.
Conseguire la forma umana non è facile. L’uomo non è un mero mortale: è veramente divino.
Daivam mânusha rûpena
Dio appare in forma di essere umano.
Se voi fate o pensate qualcosa di male non siete divini. Prima di tutto dovete divenire brave persone; sii buono, fa’ il bene, vedi il bene: questa è la via che porta a Dio.
Sviluppare le qualità esemplificate da Râma e Sîtâ
Studenti!
Prima di tutto dovete controllare la vostra mente. Offritela a Dio: Egli può fare tutto per voi. Abbiate ferma devozione per Dio con fede certa che Egli è dovunque.
Non dubitare che Dio sia qui e non là: Egli è ovunque Lo si cerchi.
Dov’è Dio?
Sarvatah pânipâdam tat sarvatokshi shiromukham
sarvatah shrutimalloke sarvamâvritya tishthati
Con mani, piedi, occhi, testa, bocca e orecchie
che pervadono ogni cosa, Egli permea l’universo intero.
La gente comune non è capace di riconoscere questa verità. Dio è presente in tutti gli esseri, si tratti di un piccolo insetto come una formica, di un grande animale come un elefante o di un leone. Egli è presente in un granello di sabbia come in uno di zucchero. Compite scrupolosamente il vostro dovere con devozione a Dio, mettete in pratica la vostra conoscenza e guadagnatevi un buon nome. Io non impedisco a nessuno di seguire i propri studi ma, parallelamente all’acquisizione della conoscenza profana, dovete acquisire anche la conoscenza spirituale. La corretta indagine della mente e la purezza del cuore sono davvero essenziali.
Studenti!
Avete terminato un anno accademico e ora andrete a casa in vacanza. Vorrete conoscere i vostri risultati cercando il vostro numero di matricola nella lista dei candidati promossi. Più che cercare il vostro numero di matricola interrogate il vostro cuore: se avete davvero risposto in modo corretto troverete sicuramente il vostro numero ma, se non avete ben svolto l’esame, non dovreste essere contenti neppure se lo trovate nella lista dei promossi. Non sono le cifre dei voti che contano: ciò che è importante è che diveniate uomini numero uno. (Scroscianti applausi). Stamani i nostri studenti hanno cantato la canzone che dice che si dovrebbero avere figli come Râma e figlie come Sîtâ ma com’è possibile che aspiriate a questo se avete le qualità demoniache di Râvana e Shûrpanakhâ? Se volete un figlio come Râma dovete perseguire il Dharma come Lui e se desiderate una figlia come Sîtâ dovete avere le virtù di cui ella è stata esempio. A qualunque forma aspiriate, dovete coltivare le qualità che le corrispondono. Soltanto allora potrete ottenere armonia, tolleranza e pace. Dov’è la pace? La pace si trova nel controllo dei sensi. Se non siete capaci di controllare i vostri sensi non potete trovare la pace; troverete solo dei pezzi (gioco di parole tra i termini inglesi “peace” e “pieces”, che rispettivamente significano “pace” e “pezzi” – n.d.t.). Se volete essere pacifici dovete maturare le qualità della compostezza e della calma. Lasciate pure che vi critichino, vi insultino o vi colpiscano: voi dovete mantenere la vostra compostezza. Quando qualcuno vi critica non prendetevela; pensate che quella lingua ha prodotto del suono con cui non avete niente a che fare. Se date spazio agli insulti che vi vengono lanciati ne sarete influenzati; in caso contrario non vi disturberanno. Persino se qualcuno vi colpisce, pensate che ha colpito il vostro corpo e non voi; in effetti nessuno potrà mai danneggiarvi o ferirvi perché voi non siete il corpo. Se avete una tale ferma convinzione, non proverete rabbia od odio neanche verso coloro che vi insultano o vi assalgono. Quindi la ferma convinzione è certamente essenziale per la pace.
Offrite il vostro cuore a Dio nella preghiera
Draupadî aveva una profonda devozione per Krishna. Ella Lo pregava: “O Krishna! Io ti adoro giorno e notte. O Signore! Abbi compassione e proteggimi. Se Tu sei pietoso con me, io non mi darò pena per nessuna cosa nella vita.” Draupadî affrontò molte minacce e traversie nella vita ma la sua devozione verso Krishna rimase inalterata. Tyâgarâja disse:
“O Signore! Io Ti ho pregato incessantemente;
perché mi privi del Tuo Amore e della Tua Compassione?
Che cosa non Ti ho offerto?
Io ho affidato a Te i miei beni,
la mia famiglia e anche la mia anima.
Ora, Ti prego, vieni a salvarmi;
io cerco rifugio solamente in Te.”
Quando pregate, le mere parole non sono sufficienti; nella preghiera, dovete offrire il vostro cuore a Dio. L’uomo ha nome e forma ma l’Âtma li trascende entrambi non avendo né nome né forma. Le persone amano nomi e forme particolari. Non si può avere fede in molti nomi e forme ma si può certamente aver fede nel principio dell’Âtma senza forma che è presente in tutti.
Na Âtma Sâkshin (la mia Âtma è il Testimone) è un detto comune che mostra come la gente abbia fede nell’Âtma. È per questo che “Âtma” è il nome comune a tutti. Alcuni possono pregare Râma e altri Krishna; nomi e forme sono molti ma la Divinità è Una. L’Âtma è la Divinità senza nome né forma; se voi adorate un tale Principio Divino privo di nome e forma raggiungerete sicuramente la Divinità.
(Baba ha concluso il Discorso con il bhajan: "Prema Mudita Manase Kaho ...")
Prashânti Nilayam, 30 marzo 2006,
Sai Kulwant Hall,
Festività di Ugâdi
(Tratto dal testo inglese pubblicato nel sito internet
dello Shrî Sathya Sai Central Trust di Prashânti Nilayam)