“È possibile costruire un tempio per quell’Uno che pervade il brahmânda1 (Cosmo) intero?
Può qualcuno dare un nome a quell’Uno che è presente in tutti gli esseri?
È possibile offrire un bagno a quell’Uno che è presente in tutti i fiumi?
Può qualcuno offrire del cibo a quell’Uno che ha l’intero brahmânda nel Suo stomaco?
L’uomo, nella sua ignoranza, è incapace di riconoscere questa verità.
Egli è preda dell’illusione di essere nashvara (temporaneo).
In effetti egli non è nashvara, ma Îshvara Stesso per il mondo intero.”
Prapañcha è il nome che noi abbiamo dato al mondo visibile; esso è così chiamato perché è costituito dai pañchabhûta (i cinque elementi) e cioè la terra, l’acqua, il fuoco, l’aria e l’etere. “Pra” significa “manifestarsi”, “fiorire”, e quindi prapañcha significa manifestazione non solo dei cinque elementi ma anche dei cinque princìpi vitali che sono prâna (il soffio vitale, l’energia vitale, il flusso energetico), apâna (il soffio vitale discendente che opera dal plesso solare ai piedi), vyâna (il soffio vitale che pervade tutto il corpo), udâna (il soffio vitale che va verso l’alto dalla gola alla testa) e samâna (il flusso energetico collegato con la funzione digestiva che opera dal cuore al plesso solare). Essi costituiscono la base del mondo intero.
L’unica Entità permanente
Brahmatattva (il Principio di Brahma) è presente in tutti i cinque elementi come energia nascosta. Esso è eterno, immortale. Il termine Brahma si riferisce al Principio Divino che pervade i pañchabhûta, i pañchakosha (i cinque involucri) e i pañchaprânâ (i cinque soffi vitali) ma l’uomo, per ignoranza, attribuisce a Brahma una forma specifica e Gli offre le sue preghiere. Nomi e forme sono passeggeri; il Brahmatattva, che è la base di tutti i nomi e di tutte le forme, è l’unica Entità permanente.
A causa della nostra ignoranza e limitata comprensione, noi confiniamo tale Principio Cosmico del Brahman a una minuscola forma e la adoriamo. Dovremmo adorare la forma cosmica del Divino. Brahmânda (il cosmo) è la forma vera e propria di Dio. Brahman pervade anda, pinda e brahmânda.
Anda è la combinazione di padârtha (la materia) con prâna (il principio vitale) e pinda è ciò che nasce dal grembo materno. Alla fine essi diventano uno con brahmânda.
Il Principio che tutto sostiene
Incarnazioni dell’Amore!
L’Amore è la base di brahmânda; senza Prema (l’Amore) non c’è né prakriti (la natura) né prapañcha (il mondo). Il mondo è sostenuto dal Principio dell’Amore che è uniformemente presente nei cinque elementi. Voi potete adorare la Divinità in molti modi ma la vostra adorazione risulterà futile se dimenticate il Principio dell’Amore. Il sostentamento della vita umana e del mondo è completamente affidato ai cinque elementi; ogni cosa finirebbe se anche uno solo di questi venisse a mancare. Noi udiamo il suono con le orecchie e vediamo il mondo con gli occhi; in questo modo possiamo sperimentare il mondo con i cinque sensi. Essi ne comprovano l’esistenza. L’uomo ha dimenticato il Principio Divino dell’Amore e si sforza di ottenere Ânanda (la Beatitudine) andando in cerca di cose mondane e meschine. È detto:
Jantunâm nara janma durlabham
“La nascita umana è la più rara di tutte.”
Anche i nemici sono incarnazioni di Dio
In effetti, l’essere umano è essenzialmente divino.
Dharma (la rettitudine), artha (la ricchezza), kâma (il desiderio) e moksha (la liberazione) sono prescritti quali quattro mete della vita umana ma l’uomo oggi ha abbandonato dharma e moksha. Egli corre dietro ad artha e kâma (la ricchezza e il desiderio). Dio ha creato questo mondo: vostra moglie, i figli, gli amici e i nemici sono tutti creati da Dio. Non basta che manteniate un buon rapporto con loro: dovete esser capaci di vedere Dio in tutti; questo è il vostro dovere primario. Vostra moglie, i figli, gli amici e anche i nemici sono tutti vere e proprie incarnazioni di Brahman. A volte, anche Dio ha dovuto combattere i nemici ma, nonostante la loro ostilità, alla fine essi si sono fusi in Lui per Sua grazia. In questo mondo non c’è luogo ove Dio non esista; Egli è presente ovunque.
Sarvatah pânipâdam tat sarvatokshi shiromukham
sarvatah shrutimalloke sarvamâvritya tishthati.
Con mani, piedi, occhi, testa, bocca e orecchie ovunque presenti,
Egli permea l’universo intero.
L’Eterno Testimone a cui nulla sfugge
La gente intorno a voi può non esser capace di vedere ciò che voi fate ma Egli vi osserva; gli altri possono non udire ciò che dite ma Egli vi ascolta, è l’Eterno Testimone. Sfortunatamente, voi non siete capaci di comprendere questa verità. Alcuni argomentano: “Come potete dire che Dio sia presente ovunque quando noi, in realtà, non Lo vediamo? Com’è possibile che Egli oda le nostre preghiere?” In effetti il suono è la forma vera e propria di Dio e non esiste luogo ove non vi sia suono; Egli può udire tutto dato che il suono è la Sua forma. La luce pervade il mondo intero; Dio può vedere ogni cosa in questo mondo perché la luce è la Sua vista. Quindi, non siate mai dell’idea che Dio non sappia ciò che sta accadendo, non dubitate o negate la Sua esistenza solo perché Egli non è visibile a occhio nudo. Come nasce la volontà nel vostro cuore? Nasce per Volontà di Dio. Dal punto di vista del mondo, ci possono essere alti e bassi ma il Principio Divino rimane immutabile.
L’errore più grossolano
Loka (il mondo) e Lokesha (Dio; letteralmente “il Signore del mondo”) sono inseparabili. La Creazione e il Creatore sono uno; tra i due c’è una relazione intima e indivisibile. Il nome dato al Principio della Divinità è Âtma. Esso non ha forma specifica e pervade il mondo intero nella forma di sankalpa (la volontà). Attribuire un nome e una forma particolari all’Âtma è un grosso errore. È essenziale, da parte nostra, comprendere l’unicità dell’Âtma e sperimentarla. Tutto è divino.
Sarvam khalvidam brahma
In verità, tutto questo è Brahman.
Per il fatto di essere incapaci di comprendere la totalità del Principio Divino, voi confinate Dio in una forma e in un nome specifici come Râma, Krishna, Vishnu ecc. e Lo adorate. Un vasaio crea delle statue di Râma, di Krishna ecc., quali oggetti di culto ma è soltanto la creta ad assumere la forma delle varie divinità; è la stessa creta ad esser modellata in varie forme.
I gioielli sono molti ma l’oro è uno.
Le mucche sono molte ma il latte è uno.
Gli esseri sono molti ma il respiro è uno.
Essendo incapaci di comprendere il principio dell’unità, voi siete ingannati dall’apparente diversità.
Incarnazioni dell’Amore!
Nessuno può dire che Dio abbia questa o quella forma: Egli permea l’universo intero. Senza un nome non può esserci forma e viceversa. Il Principio della Divinità è rappresentato da un nome e da una forma. Ogni oggetto e ogni essere, in questo prapañcha (mondo), è manifestazione dell’Amore Divino; quindi non considerate il mondo semplicemente dal punto di vista fisico, consideratelo come la forma vera e propria di Dio e la manifestazione dell’Amore Divino. A causa della vostra comprensione limitata, voi confinate tale onnipervadente Principio Divino a un nome e una forma.
Yad bhavam tad bhavati
Com’è il sentimento, così è il risultato.
Dio risponde a seconda dei vostri sentimenti verso di Lui. Se voi avete Pûrnabhakti (Salda Devozione) e amate Dio con tutto il vostro cuore, Egli vi concederà Pûrnânanda (la Beatitudine Suprema). Dio trascende le dualità di nascita e morte, di felicità e dolore. Voi potete pensare che anche Dio provi dolore e sofferenza ma, dal Suo punto di vista, il dolore non esiste affatto! Questo è un aspetto della Divinità. Anche la Beatitudine è un aspetto della Divinità. Dio è al di là del piacere e del dolore, del merito e del demerito; felicità e dolore sono opera vostra. Il piacere è un intervallo tra due dolori.
Non considerate Dio come una entità separata. Sfortunatamente le persone sono incapaci di comprendere il Principio della Divinità e quindi indulgono in ogni tipo di immaginazione. Dio è Uno. I Veda dichiarano:
Ekam sat viprâ bahudhâ vadanti
La Verità è una ma i saggi la descrivono con vari nomi.
Tutto è per il nostro bene
Comunque, quando la situazione lo richiede, le Incarnazioni Divine appaiono sulla terra e recitano un ruolo nella commedia cosmica. Quando Draupadî fu umiliata da Duryodhana e Duhshâsana alla corte reale, Bhîma ribolliva di rabbia e avrebbe voluto ridurli in poltiglia ma, persino in tale circostanza, Dio non li uccise. È del tutto essenziale che comprendiate che ogni cosa si verifica per Sua Volontà e che qualunque cosa accada è per il vostro bene. Con questa ferma convinzione, voi dovete accettare il piacere e il dolore, il bene e il male con equanimità. Può esservi difficile sopportare le sventure; dovete pregare Dio di darvi la forza necessaria ad affrontarle. Voi potete avere delle difficoltà oggi ma domani sarà diverso; le difficoltà sono come nuvole passeggere e certamente lasceranno il posto alla felicità. L’uomo combatte sempre per la felicità. Come può ottenerla? La vera felicità si trova nell’unione con Dio; in effetti, Egli è al di là della felicità e del dolore. Qualunque cosa voi facciate, Egli dice: “Tathastu” (Così sia). Egli sparge le Sue benedizioni su di voi dicendo: “Che sia per il tuo bene.” Sarete liberi dal dolore quando comprenderete Bhagavadtattva (la Natura della Divinità). Se state sopportando delle difficoltà, non vi scoraggiate; abbiate fede nel fatto che Dio vi stia facendo affrontare quella prova per il vostro bene. Felicità e afflizione coesistono; non potete ottenere la felicità senza affrontare le difficoltà.
Mânava: colui che agisce libero da mâyâ
Incarnazioni dell’Amore!
Non attribuite la molteplicità alla Divinità, considerate tutti come incarnazioni della Divinità. Installate saldamente nel vostro cuore tale sacro sentimento e trattate come vostro anche colui che vi odia. Avendo ottenuto la nascita umana, dovreste esser capaci di sopportare il dolore e la sofferenza con coraggio e forza morale. Convincetevi che essi sono il vostro bene; tutto ciò che Dio ha creato è bene. Nella creazione di Dio ogni cosa è buona e sacra e non c’è niente che possa procurarvi dolore e sofferenza; in effetti, la sofferenza nasce dall’illusione dell’uomo che è conseguenza dell’identificazione con la forma. Qual è il significato del termine “mânava”? “Ma” sta per mâyâ o illusione, “na” significa “senza” e “va” sta per vartinchuta (comportamento). Quindi mânava è colui che agisce libero da mâyâ. Se cadete vittime di mâyâ, non potete esser capaci di comprendere Marmamu (la Realtà). In effetti, mâyâ è opera dell’uomo, scaturisce dalla sua immaginazione. Comunque, per quanto uno possa tentare, non è possibile conoscere Dio nella Sua totalità.
Una volta madre Kuntî disse a Krishna: “O Krishna! Nonostante Tu sia veramente Dio, a volte noi ci illudiamo pensando che anche Tu sia un essere umano come noi.” Il santo Tyâgarâja fece eco allo stesso sentimento nei versi che seguono:
“O Signore! Tu hai ascoltato le preghiere di Draupadî
e l’hai salvata dall’umiliazione.
Tu hai reso bellissima la brutta Kubjâ.
Tu hai protetto i Pândava.
È possibile valutare la Tua gloria e il Tuo splendore?
Tu sei al di là di tutte le descrizioni e dell’umana comprensione.
Krishna, neanche per Brahma è possibile descrivere la Tua Gloria.”
Riflessi dall’esterno
Il bene e il male si trovano nella vostra mente, non esistono all’esterno e quindi, prima di tutto, correggete i vostri sentimenti, liberatevi di tutte le qualità animali in modo che in voi sbocci l’umanità. Se in voi notate anche solo una traccia di odio, cacciatela via immediatamente; avendo ottenuto la nascita umana, è vergognoso da parte vostra avere qualità malvagie come l’odio. Non cadete preda dell’infatuazione, siate attratti solamente da Dio e da nessun altro. Voi amate vostro figlio perché lo considerate un vostro riflesso. Di fatto, tutti sono vostri riflessi: chi vi ama, chi vi odia e chi vi critica. Uno può essere adirato in un momento e più tardi la rabbia può cedere il passo all’amore; gli individui si lasciano trasportare dalle bizzarrie della mente e, ingannati da nomi e forme, sono incapaci di riconoscere la natura transeunte del mondo. A dire il vero, voi non avete amici né nemici: sono soltanto il vostro amore o il vostro odio a tornarvi riflessi dall’esterno. Dio non vi dà felicità né dolore; essi sono opera vostra, originano da voi.
Tutto è manifestazione di Brahma
Incarnazioni dell’Amore!
Dio è presente dovunque nella forma dei cinque elementi; ognuno è dotato dei cinque elementi, ognuno è un’incarnazione dell’Amore. Tutti sono Uno, non c’è una seconda entità. Dovunque guardiate, ci sono i cinque elementi e non ne trovate un sesto in alcun luogo. Il principio dell’Amore, presente in voi, rappresenta Îshvaratva e Brahmatattva (il Principio di Îshvara, di Brahma); pensare che Brahma sia separato da voi è semplicemente bhrama (illusione). Tutto è Brahman, tutto è manifestazione dell’Âtma e di Ânanda (la Beatitudine) ed è per questo che Dio è celebrato come Nityânandam, Paramasukhadam Kevalam Jñânamûrtim (Dio è l’Incarnazione della Beatitudine Eterna, della Gioia Suprema, della Saggezza Assoluta). Anche il karma (l’azione) che voi fate è manifestazione di Brahma; le vostre azioni, se fatte con un simile sentimento divino, sortiranno buoni risultati. Non criticate mai Dio, non negateLo mai; tutto è manifestazione di Brahma, Vishnu e Maheshvara. Tutti sono divini e questo è ciò che dovete imparare in questo giorno propizio di Shivarâtrî. In questo mondo non c’è altro che la Divinità; il Principio della Divinità, presente in un granello di sabbia ed in un grosso laddu (dolce), è lo stesso. Una volta compresa questa verità, diverrete veramente Brahma. Non avete bisogno di cercarLo da nessuna parte perché voi siete Brahma, voi siete Vishnu, voi siete Shiva, voi siete l’incarnazione vera e propria della Trinità Divina. È solo il vostro sentimento ad assumere la forma di Brahma, di Vishnu e di Maheshvara. Voi andate soggetti alle preoccupazioni e alle sofferenze a causa dei vostri sentimenti dualistici, voi percepite l’unità come diversità invece di cogliere l’unità nella diversità. Il numero uno è la base di tutti gli altri numeri; similmente i nomi e le forme variano ma tutti sono essenzialmente una cosa sola. Non c’è una seconda persona, in questo mondo non esiste una seconda identità oltre la Divinità. Molti aspiranti spirituali e yogî hanno fatto sforzi concertati per comprendere il Principio della Divinità e alla fine si sono resi conto che:
Ekam sat viprâ bahudhâ vadanti
La Verità è una ma i saggi la descrivono con vari nomi.
Dato che voi non avete compreso questa verità, siete ingannati dalla dualità apparente. Dovreste comprendere la matematica spirituale al fine di capire che la Divinità è una; è del tutto essenziale che comprendiate questo Principio di Unità e vi comportiate conseguentemente. Se capite questa unicità, sperimenterete la Divinità, comprenderete che l’individuo non è differente da Dio.
“Hero” e “zero”
Se ponete uno zero dopo il numero 1, ottenete 10; con un altro zero ottenete 100 e, continuando ad aggiungere zeri, il valore sale a 1000, 10.000 e così via. Lo zero acquista valore solo quando è posto dopo il numero uno. “Io”, “mia moglie”, “i miei figli”, “la mia proprietà” ecc. sono tutti zeri; essi hanno un valore solo se associati a Dio che è come il numero uno. Il mondo intero è come uno zero, è emerso da Hero (l’Eroe, il Protagonista) cioè da Dio. È a causa della vostra illusione che voi confondete zero con Hero e, finché sarete immersi in questa illusione, non potrete realizzare la Divinità. L’illusione fa nascere i dubbi ed essi vi derubano della vostra beatitudine, avvelenano la vostra mente e vi mettono in pericolo; quindi non alimentate mai dubbi circa la Divinità. Rafforzate la vostra fede in Dio.
Un’auto di cui avere grande cura
Un’auto può viaggiare confortevolmente solo quando c’è aria in tutti e quattro i pneumatici; uno solo di essi forato può portare all’incidente. Il corpo umano è come un’auto: la mente è il volante, dharma (la rettitudine), artha (la ricchezza), kâma (l’impulso volitivo) e moksha (la liberazione) sono i suoi quattro pneumatici. Essi devono essere riempiti con l’aria della fede. La vostra vita sarà in pericolo anche con uno solo di essi forato. La mente deve essere stabile e sotto controllo: solo allora potrete raggiungere la meta della vita e cioè moksha o liberazione.
Incarnazioni dell’Amore!
Il mondo intero è pervaso dai cinque elementi e voi dovete mantenere armonia ed equilibrio perfetti fra di loro. Se, andando in bicicletta, non mantenete l’equilibrio necessario, cadete; similmente, voi potete condurre la vita di un vero essere umano solamente avendo adeguato equilibrio mentale. Se mancate di questo, la vostra umanità sarà rovinata. Si dice:
Jantunâm nara janma durlabham
“La nascita umana e la più rara di tutte.”
Un prezioso Messaggio per la notte di Shivarâtrî
Essendo stati benedetti con una nascita tanto preziosa, è un peccato comportarsi come un animale! Dovreste vivere come un essere umano. Tenete la mente sotto controllo: questo è il Mio Messaggio per voi in questa sacra notte di Shivarâtrî. Comprendete di essere nati come esseri umani e non come insetti o vermi; voi non siete un animale, un uccello o una bestia. Dovete comprendere il significato del termine “mânava”: “ma” significa “non”, e “nava” “nuovo”. Voi non siete qui per la prima volta, non siete nuovi a questa terra; siete già passati attraverso un gran numero di nascite prima di ottenere questa nascita umana. Abbandonate tutte le vostre vecchie e meschine qualità e ricominciate la vita da capo. La vita umana è molto sacra e misteriosa; solo Dio può svelarne il mistero. Vishveshvara (il Signore dell’universo) permea vishva (l’universo) intero, trascende tutte le descrizioni ed è presente in voi nella forma dell’Âtma. Per la realizzazione dell’Âtma c’è una sola via: abbandonare il risentimento di “mio”. Voi dite: “Questo è mio e quello è mio.” Una volta liberati da questo attaccamento alle cose del mondo, svilupperete purezza, fermezza e altruismo, sarete liberi dalla sofferenza, dalle preoccupazioni e dall’ansietà. Alla fine raggiungerete moksha (la liberazione). Avendo ottenuto mânavatva (l’umanità, la natura umana), dovreste sforzarvi di salire al livello di Mâdhavatva (la Divinità, la Natura divina): questa è la vostra meta. A che serve rimanere in mânavatva per sempre? Dovete sviluppare sanmati (mente pura) per salire al livello del Divino. L’Unità conferisce Purezza che, a sua volta, porta alla Divinità; quindi, dovete stare tutti uniti; voi appartenente alla razza umana, appartenente a una sola famiglia e, per tale ragione, dovete comportarvi come fratelli e sorelle. L’assenza di questo spirito di unità farà diminuire la purezza e vi allontanerà dalla Divinità.
Incarnazioni dell’Amore!
Essendo studenti del Sathya Sai College dovete costituire un esempio per gli altri con il vostro spirito di unità. Voi meritate di esser definiti devoti di Sai solo se sviluppate l’unità. Amate Dio con tutto il cuore; l’amore per Dio trasformerà il vostro cuore e allontanerà l’odio e le altre qualità malvagie. Attraverso l’amore potete ottenere qualunque cosa.
(Baba canta il bhajan “Prema Mudita Manase Kaho” e riprende il Discorso - N.d.T.).
Incarnazioni dell’Amore!
Da tempo immemorabile il Nome Divino di Râma ha protetto i devoti e li ha condotti sul giusto sentiero. Si può chiaramente immaginare la potenza divina del Nome di Râma dal fatto che esso è rimasto inciso, nel corso di tutte le ere, nel cuore della gente. Questo è un mistero in se stesso: migliaia di anni sono passati dall’avvento di Râma, eppure il Suo Nome rimane sempre fresco e nuovo. In cima a una montagna, in un villaggio o in città tutti traggono grande gioia dal canto del Nome di Râma.
Râmayati iti Râma
Ciò che delizia è il principio di Râma.
Un abile enigmista del passato
Una volta, alla corte di Krishnadevaraya, si tenne un dibattito a cui parteciparono gli otto eruditi della corte reale, comunemente noti come gli “ashta diggaja”. Krishnadevaraya volle sapere chi fosse il migliore e chiese loro di comporre una frase di senso compiuto consistente di cinque parole, aventi ognuna lo stesso significato in cinque lingue diverse. Quindi aggiunse: “Chi si presenterà con una risposta a questa domanda entro le sette di domani mattina sarà adeguatamente ricompensato.”
Dato che la sua casa era molto lontana, Tenali Ramakrishna decise di passare la notte in casa di suo cognato e, pur avendo ricevuto un letto confortevole, rifiutò di dormirvi dicendo: “Entro domani mattina devo trovare una risposta alla domanda posta dal re. Un letto come questo mi farebbe dormire immediatamente; datemi dunque una branda nella stalla.” All’una di notte, mentre era sdraiato sulla branda, una delle mucche partorì. Egli chiamò allora suo cognato per informarlo di ciò e questi, volendo sapere quale mucca avesse partorito e avendo dato a ognuna di esse un nome, come Pârvatî, Lakshmî e Sarasvatî, gli chiese: “Ye Âv Ra Bava?” (Quale mucca è, cognato?) Nell’udire questo, Râmakrishna provò una gioia senza limiti, in quanto aveva trovato la risposta alla domanda del re. Continuò allora a ripeterla e ripeterla tanto che il cognato pensò che si comportasse in quello strano modo per la mancanza di riposo. Il mattino dopo Râmakrishna andò a corte e seppe che nessuno aveva una soluzione. Gli altri erano tutti convinti che formulare una simile frase non fosse possibile, ma egli disse: “Ye Âv Ra Ba Va è la risposta.” Tutti rimasero disorientati ed egli spiegò: “ ‘Ye’ in marâthî, ‘Âv’ in hindî, ‘Ra’ in telugu, ‘Ba’ in kannada, e ‘Va’ in tamil hanno lo stesso significato e cioè ‘vieni’; in questa frase sono rappresentate cinque lingue.”
L’uso appropriato delle parole
Studenti!
A volte, le parole che pronunciate hanno più di un significato; state quindi molto attenti nel parlare. Sviluppate le virtù e conducete una vita ideale; solo allora Swami sarà contento di voi. Se Mi fate contento con la vostra condotta ideale, Io vi concederò molta più felicità. La vostra felicità è la Mia felicità. Dovunque andiate, guadagnatevi un buon nome. Per Me il vostro carattere è molto importante e quindi fate ogni sforzo per modellarlo e costituire un ideale per gli altri. Questo è il messaggio che voglio darvi in questo fausto giorno di Shivarâtrî. Il giorno in cui voi sperimentate la Beatitudine eterna è Shivarâtrî per Me.
Un giorno, a Thanjavur, Tyâgarâja eseguì un concerto musicale alla presenza di molti eminenti musicisti e studiosi. All’inizio del programma, egli offrì i suoi omaggi a tutti con la sua famosa composizione “Endaro mahânubhavulu andariki vandanamulu” (“Ci sono molte grandi anime che hanno avuto l’esperienza divina; io mi inchino davanti a tutte loro”). Tutti furono rapiti dal suo canto melodioso. In questo modo egli dimostrò come, prima di cominciare a parlare, si debba porgere omaggio a tutti i partecipanti alla riunione in quanto in tutti c’è la Divinità.
Molti anni fa, a Prashânti Nilayam, uno studioso fu invitato a parlare a una assemblea. Nel momento in cui prese la parola, egli si rivolse ai convenuti dicendo: “Fratelli e sorelle eccetto una!” facendo quindi intendere che anche sua moglie era lì presente. Anche mentre si rivolgeva a un’assemblea, egli ricordava sua moglie. Nel rivolgersi a una pubblica assemblea non si dovrebbero rilevare tali differenze; bisogna offrire i propri omaggi a tutti.
Incarnazioni dell’Amore!
Io spargo le Mie benedizioni su tutti voi in questa santa notte di Shivarâtrî. Cantate il Nome Divino per tutta la notte e, per quanto possibile, passatela in contemplazione di Dio. Solo allora potrete sperimentare la Beatitudine Divina. Potete persino assistere alla manifestazione dello Splendore Divino. Cantate il Nome di Dio con tutto il cuore; potete cantare qualunque nome ma dovete comprenderne il significato profondo. Per esempio: “Digambara” è uno dei nomi del Signore Shiva. Nel linguaggio comune, tale termine indica una persona priva di abiti ma, se ne cercate il significato profondo, scoprirete che Digambara è Colui che ha in Sé dikkulu (quattro lati, ovvero i quattro punti cardinali: est, ovest, nord e sud) come la Sua ambara (veste). C’è il rischio che la gente fraintenda questo termine e pensi che Shiva non indossi niente. È meglio, quindi, che non usiate questa parola nei bhajan.
Prashânti Nilayam, 26 febbraio 2006,
Sai Kulwant Hall
Festività di Mahâshivarâtrî
(Tradotto dal testo inglese pubblicato sul sito internet dello
Shrî Sathya Sai Central Trust di Prashânti Nilayam)
Brahmânda: letteralmente, “l’Uovo di Brahman”, l’Uovo primordiale da cui ebbe origine l’universo.