“Tutta la vostra istruzione,
tutte le vostre posizioni di autorità,
tutti i vostri atti di carità e servizio
hanno poco valore senza le quattro virtù di
Satya (Verità), Dharma (Rettitudine), Prema (Amore) e Shânti (Pace).”
Incarnazioni dell’Amore!
Voi state dimenticando lo scopo per cui siete venuti in questo mondo. Dovunque siate, dovete ricordare tre cose e cioè: “Da dove veniamo?”, “Dove siamo ora?” e “Qual è lo scopo della nostra venuta qui?” Supponete di imbucare un plico o una lettera nella cassetta postale: essi devono avere, scritti sopra, l’indirizzo del mittente e quello del destinatario. Se questi due indirizzi non ci sono, dove andranno il plico o la lettera? Andranno all’ufficio della posta smarrita. Similmente, ora voi siete nel mondo senza questi due indirizzi e potete ben immaginare che cosa accada a un individuo simile. Vi è quindi necessario trovare una risposta ad almeno una delle tre domande, altrimenti la vostra stessa vita diverrà uno spreco.
Una storia significativa
Ecco una storiella. Gli uomini d’affari dei distretti dell’est e dell’ovest, nelle aree del delta del Godâvarî, nell’Andhra Pradesh, attraversano il fiume su dei battelli. Un giorno uno di loro stava viaggiando su un battello in cui non c’era nessun altro oltre lui e il barcaiolo. Di solito la gente ama far conversazione con qualcuno, durante il viaggio, per dimenticare la noia del tragitto. Proprio per tale ragione, egli cominciò a parlare con il traghettatore per ingannare il tempo e gli domandò: “Avete un giornale?” Il battelliere rispose “Signore! Io non ho un giornale: non so né leggere né scrivere”, al che l’uomo d’affari commentò: “Ahimè! Se non sapete né leggere né scrivere un quarto della vostra vita è affidato alle acque del Gange.” Il traghettatore si dispiacque per la sua pietosa condizione e rimase in silenzio. Dopo alcuni minuti, il passeggero chiese ancora: “Mio caro! Conoscete gli attuali prezzi dell’oro e dell’argento sul mercato di Bombay?” Il battelliere replicò: “Signore! Io non ho alcuna esperienza nel commercio dell’oro, per cui non conosco i prezzi dell’oro e dell’argento sul mercato di Bombay.” Allora l’uomo d’affari commentò: “Se non sapete niente del commercio dell’oro, metà della vostra vita è affidata alle acque del Gange.” La conversazione continuò. Osservando l’orologio da polso del traghettatore, il viaggiatore chiese ancora: “Mio caro! Che ore sono?” Nonostante il povero barcaiolo portasse un orologio al polso, non sapeva come leggerlo, per cui il passeggero chiese ancora: “Perché allora vi siete messo un orologio?” L’altro rispose: “Anche se uno non sa come leggere un orologio, oggi è di moda portarlo: ecco perché l’ho messo.” L’uomo d’affari, allora, commentò: “Se non sapete neanche leggere l’ora su di un orologio da polso, tre quarti della vostra vita sono affidati al Gange.” Nel frattempo una burrasca si levò con gran forza nel fiume sollevando alte onde; la barca cominciò a esser sballottata qua e là e divenne instabile. Il barcaiolo chiese allora all’uomo d’affari: “Signore! A proposito, sapete nuotare?” L’altro rispose: “Ahimè! Non so nuotare.” In quel momento toccò al traghettatore commentare: “Allora la vostra intera vita sta per essere affidata alle acque del Gange.”
Oggi siamo tutti nella stessa condizione e veniamo sballottati nel fiume di questo mondo, ma, disgraziatamente, non facciamo alcuno sforzo per sapere perché siamo qui, che cosa dobbiamo imparare in questo mondo, dove dobbiamo andare, tramite quale conoscenza potremmo arrivarci ecc. Così, essendo ignoranti circa questi aspetti, la nostra vita intera è in balia del Gange. Per questo noi dobbiamo, per prima cosa, cercar di trovare le risposte agli interrogativi: “Perché siamo venuti qui?”, “Che cosa dovremmo sapere?” e “Da qui, dove andremo?” Se non siamo capaci di trovare la risposta ad almeno una di queste domande, il viaggio della nostra vita non avrà scopo. È solo quando saremo consapevoli dell’indirizzo di provenienza, dell’indirizzo di destinazione e di quello dell’attuale residenza che la nostra vita avrà un senso e sarà santificata.
Salvati dalla fede
Il dottor Michael Goldstein (devoto di Swami e Presidente del Prashânti Council N.d.T.) e sua moglie visitano spesso Puttaparthi. Un giorno, mentre stavo andando al college, egli Mi avvicinò e chiese: “Swami, se gentilmente me lo permetti, Ti accompagno al college.” Io gli dissi di venire e, mentre viaggiavamo in auto, gli chiesi: “Qual è il tuo programma?” Egli rispose: “Swami, devo partire oggi per tornare a casa.” Allora gli consigliai di non partire quel giorno ed egli replicò: “Swami, me ne andrò oggi ma partirò con il volo di domani da Bombay.” A quel punto, gli dissi con fermezza: “Non raccontarMi tutte queste cose. Se ti dico di non andare, è definitivo.” Goldstein non poteva comprendere che la sua stessa vita sarebbe stata in grave pericolo se avesse deciso di partire quel giorno. Alla fine gli dissi: “Va bene, puoi andare se così desideri.” Allora egli tornò nella sua stanza e fece i bagagli per il volo per Bombay, dopodiché si imbarcò sull’aereo per gli Stati Uniti. Subito dopo il decollo si scoprì che c’erano dei dirottatori a bordo; l’atmosfera di tutto l’aereo era estremamente tesa. Due dirottatori stavano a guardia dell’ingresso e altri due andavano in giro per l’aeromobile con le pistole cariche puntate contro i passeggeri. Fu allora che Goldstein comprese perché Swami non voleva che egli prendesse l’aeroplano in quel particolare giorno. In quel frangente egli non poteva far niente e pregava Swami come suo unico rifugio. Sua moglie è una grande devota di Swami e cominciò a recitare il Suo Nome: “Sai Ram, Sai Ram, Sai Ram.” Quando l’aeromobile guadagnò quota, i dirottatori cominciarono a sparare ai passeggeri che, impietriti dal terrore, non sapevano che fare. Non appena i dirottatori aprirono il fuoco, l’aereo fu cosparso di cadaveri. Lui e sua moglie erano seduti nella parte anteriore dell’aeroplano e i dirottatori cominciarono a sparare ai passeggeri intorno a loro. I due pensarono che fosse arrivato il loro turno. Allora Goldstein disse a sua moglie: “Swami mi aveva consigliato di non partire oggi, ma io non ho seguito le Sue istruzioni fino in fondo ed è per questo che ci troviamo in questa situazione.” Intanto uno dei dirottatori pose gli occhi sulla coppia. La moglie di Goldstein aveva comunque recitato incessantemente il Nome di Swami trascurando tutto il resto; il canto del Nome di Swami fece miracoli e la signora fu risparmiata. A quel punto Goldstein si alzò e rimase fermo all’entrata dell’aereo. I dirottatori, tuttavia, non poterono notarlo nonostante fosse una persona così robusta. In tal modo la vita di Goldstein, per grazia di Swami, fu salva. Essi rimasero a lungo sull’aereo, come ostaggi, senza cibo, acqua e riposo; erano molto abbattuti. La moglie di Goldstein ha una grande devozione per Swami. Normalmente le donne sono più devote degli uomini; non che gli uomini non abbiano devozione, ma non la esternano. Ella lo consigliò: “Non preoccuparti: concentra la mente su Swami.” A quel punto i dirottatori cominciarono a sparare senza pietà a uomini, donne e bambini. Goldstein e la moglie continuarono comunque a pregare Swami: “Sai Ram, Sai Ram, Sai Ram.” Essi pregavano Swami silenziosamente, ad occhi chiusi. Intanto le munizioni nelle pistole dei dirottatori finirono e la polizia li catturò. Goldstein e la moglie furono liberati e imbarcati su di un altro volo per l’America. Tuttavia, la dura prova che avevano subìto continuò a perseguitarli: dopo qualche giorno, la polizia andò a indagare sull’incidente e a Goldstein fu offerto un risarcimento che egli non accettò. Dopo due o tre mesi Goldstein tornò a Puttaparthi ed ebbe il darshan di Swami. Attraverso la sua stessa esperienza, ora egli comprendeva che, se si fa il Nâmasmarana (la ripetizione del Nome di Dio), non si deve aver paura di niente, in nessuna circostanza. Dopo aver avuto il darshan di Swami, egli recuperò la serenità. Da quel momento, quando Swami gli domanda del suo viaggio di ritorno, egli si affida alla Volontà di Dio: ha capito che è meglio lasciare la questione nelle Sue mani. Da allora Goldstein ha sviluppato una fede incrollabile nelle parole di Swami e si attiene strettamente ad esse.
Comprendere lo scopo della vita
Oggi le persone non sono capaci di comprendere da dove vengono e dove andranno. Solo dopo che hanno fatto certe esperienze comprendono la potenza della fede. Sono venute in questo mondo e, in qualche modo, trascorrono il loro tempo. Quando qualcuno domanda loro come passino il tempo, rispondono che sono venute in questo mondo per godersi il cibo e un confortevole riposo, ma dovrebbe esser chiaro che l’uomo non si è incarnato in questo mondo semplicemente per godersi cibo e bevande. La stessa verità è stata spiegata così da Âdi Shankara nel suo famoso canto Bhaja Govindam:
Bhaja govindam bhaja govindam
govindam bhaja mûdha mate
samprâpte sannihite kâle
nahi nahi rakshati dukruñ karane
“O uomo sciocco, canta il Nome di Govinda;
le regole di grammatica non ti salveranno all’avvicinarsi della fine.”
Quando alle persone si chiede perché sia stata loro concessa la nascita umana, la maggior parte di esse risponde che è per khana (il cibo), pîna (le bevande), sona (il sonno) e marna (la morte). Questo assunto è totalmente errato: ci sono numerose cose che uno deve realizzare nella vita. Lo scopo della nascita umana non è quello di godere del cibo e delle comodità, né quello di cercare l’istruzione; lo scopo della nascita umana è completamente diverso e la gente lo ha dimenticato. Dovete portare a buon fine la vostra vita e santificare la nascita. Il corpo nasce, cresce, muore e infine si decompone; prima che il corpo muoia si deve realizzare lo scopo per cui si è venuti in questo mondo.
La forza della spiritualità
Incarnazioni dell’Amore!
Ci saranno numerose prove e tribolazioni nel viaggio della vita e si deve acquisire la forza con cui poterle coraggiosamente affrontare; questa è la forza della spiritualità. Non si dovrebbe perdere la fiducia in se stessi e ritirarsi a metà dello sforzo. In questo bhâvasâgara (oceano della vita) ci saranno ovviamente delle onde turbolente che sballotteranno la vostra barca su e giù.
Punarapi jananam punarapi maranam
punarapi jananî jathare shayanam
iha samsâre bahu dustâre
kripayâpâre pâhi murâre
O Signore! Sono preso in questo ciclo di nascita e morte;
sperimento ripetutamente l’angoscia di essere nel ventre di una madre.
Attraversare l’oceano della vita terrena è molto difficile.
Ti prego, portami attraverso questo oceano e concedimi la liberazione.
L’istruzione che ha senso
Lo scopo della nascita umana non è quello di nascere ripetutamente dal ventre di una madre, trascorrere la vita senza scopo e infine lasciare questo mondo. C’è un intento preciso per il quale uno nasce in questo mondo: deve quindi realizzare tale intento e santificare la sua vita. La nostra istruzione, il nostro lavoro e il denaro che guadagniamo vanno usati sensatamente. Gli studenti moderni puntano all’istruzione per guadagnarsi da vivere e ottengono diplomi al solo scopo di guadagnar denaro. Che cosa c’è di grande nell’affannarsi per riempire il proprio stomaco? Anche i cani e le volpi riempiono il loro stomaco. Avrete forse osservato al circo che anche le scimmie imparano vari tipi di prodezze e le mettono in mostra. Voi, che siete nati come esseri umani, non dovreste comportarvi come cani, volpi o scimmie: se fate così, a che serve la vostra istruzione? L’istruzione che acquisite deve essere usata a buon fine: solo allora avrà senso e darà forza alla vostra personalità. Lo scopo della vostra vita non è semplicemente quello di ottenere un’istruzione e avere dei diplomi. Naturalmente, potete studiare, ma non è sufficiente che lo facciate solo per ottenere diplomi.
Potete definire istruiti tutti coloro che sanno leggere e scrivere?
Acquisendo dei diplomi, si può esser definiti istruiti?
Potete chiamare istruzione ciò che non sviluppa le virtù?
È solo quando usate l’istruzione sia per lo scopo della vita sia per mantenervi che essa avrà un significato; per questo ogni essere umano deve tenere in vista lo scopo della vita. A che serve che esultiate del vostro successo pensando: “Ho ottenuto l’MBA; ho acquisito numerosi diplomi”? Di quei diplomi va fatto un uso opportuno. Solo un essere umano ha il potere di realizzare lo scopo della sua vita. Se uno si accontenta di pensare: “Sono nato, sono istruito, ho guadagnato del denaro e in banca ho fondi sufficienti, ho fatto studiare i miei figli e li ho mandati all’estero per una maggior istruzione”, (deve sapere che) questo non è il solo obiettivo della vita. Non dovete mai dimenticare lo scopo per cui siete venuti a questo mondo. Disgraziatamente, oggi voi avete dimenticato il fine della vostra vita e vi perdete in attività inutili. Finché vivete, fino al vostro ultimo respiro, dovete provare pace; dovreste ottenere la vera ed eterna gioia.
I grandi condottieri che hanno fatto la nazione
Il mahâtma Gandhi andò a Londra e fu insignito del diploma Bar-at-Law. Egli desiderava portare a compimento la vita utilizzando la sua istruzione al servizio della società, ragion per cui, al ritorno nella sua terra natale, entrò a far parte dell’Indian National Congress e sacrificò l’intera vita per ottenere l’indipendenza della nazione. Cominciò a vestirsi con un semplice dhothî e con un pezzo di stoffa per coprire la parte superiore del corpo. Ebbe numerose difficoltà negli Stati indiani del nord durante la lotta per la libertà, fu percosso con lo sfollagente dalla polizia a Lucknow ma, a dispetto dei molti contrasti e delle torture fisiche per mano della polizia, egli non abbandonò la risoluzione di ottenere l’indipendenza della nazione. Cominciò a esercitare la professione di avvocato e anche allora la sua vita non fu tranquilla; si unì all’Independence Movement a nome dell’Indian National Congress e subì gravi torture per mano dei Britannici. Nonostante ciò, non si perse d’animo. Sua moglie Kasturba fu una donna nobile; servì sempre suo marito con grande devozione anche quando Gandhi era in prigione. Nello stesso tempo era anche impegnata nel servizio alla nazione e fu solo il suo spirito di servizio a proteggerla ovunque. Durante i giorni del loro coinvolgimento nell’Independence Movement, ci furono occasioni in cui marito e moglie furono separati, ma Kasturba era in armonia con il concetto che tutto ciò che accadeva fosse solo per il suo bene. Quindi, coloro che servono gli altri con cuore nobile vedranno sempre solo il bene. Alla fine il paese ottenne l’indipendenza e Jawaharlal Nehru divenne il “primo” Primo Ministro. Subhash Chandra Bose fu un altro grande leader del Movimento di Indipendenza; era buono di cuore e grande patriota. Fu solo grazie agli sforzi di tali uomini capaci di sacrificio che il paese ottenne l’indipendenza. Non è comunque semplicemente svatantrya (l’indipendenza) che dobbiamo desiderare; dobbiamo ottenere svârâjya (la libertà dalla degradante dipendenza dalle passioni e dalle emozioni): questo è importante. Svatantrya è un fenomeno, legato al tempo, di libertà dal dominio straniero, mentre svârâjya si ottiene con il cuore ed è inerente ad esso.
Un vestito chiamato corpo
Cari studenti!
Dovete essere pronti a sacrificare anche la vostra vita per il paese. Voi non siete il corpo; esso è solo uno strumento e un mezzo per ottenere qualcosa di più alto e nobile. Il corpo deve esser usato per raggiungere questi più alti e nobili scopi; esso è come il vestito che indossiamo: un giorno o l’altro arriverà a consumarsi. Fino allora, il corpo deve esser adeguatamente mantenuto. Solo con il sacrificio è possibile ottenere yoga (l’unione con Dio). Questo è ciò che i Veda hanno proclamato:
Na karmana na prajayâ dhanena tyâgena ekena amrutatvamânasuh
“L’immortalità non si raggiunge con l’azione, la progenie o la ricchezza;
la si ottiene solo con il sacrificio.”
Essendo nati come esseri umani occorre dedicare la propria vita al servizio di Dio e alla Sua costante contemplazione. Se farete così, nessuna indisposizione fisica vi disturberà mai.
Per insegnare saldezza e coraggio
Ecco un piccolo esempio che voglio raccontarvi. Quando ero a Bangalore, tempo fa, questo Corpo cadde nel bagno. C’erano due studenti, di nome Satyajit e Achintya, che Mi accudivano; essi Mi resero un grande servizio. Dissi loro: “Io non ho attaccamento al Corpo; potete operarLo, ma Io non ho niente a che fare con Esso. Io non sono questo Corpo e, fintantoché c’è, devo fare il Mio lavoro.” I medici volevano fasciarMi, ma Io non acconsentii; essi Mi consigliarono di sottoporMi a un’operazione in modo che la frattura si ricomponesse velocemente e Io misi questo Corpo nelle loro mani lasciando che Ne facessero quello che desideravano. Continuai a camminare, cosa che faccio ancora; non ho dolori né sofferenza. Numerosi devoti sono in ansia perché Swami cammina con grande difficoltà e forse sopporta una gran pena: vorrei ripetere che non subisco alcuna pena o sofferenza. Fino ad oggi, non ho avuto dolori fisici di alcun tipo. Se voi sacrificate così il vostro dehâbhimâna (attaccamento al corpo) potete ottenere qualunque cosa nella vita. Ciò che Io dico faccio: uno deve fare ciò che dice e dire ciò che fa. Questo è il significato di:
Mânasyekam vâchasyekam karmanyekam mahâtmanâm
mânasyanyat vâchasyanyat karmanyanyat durâtmanâm
Coloro i cui pensieri, parole e azioni sono in perfetta armonia sono anime nobili;
coloro che mancano di tale armonia sono malvagi.
Questa è la vera Mânavatva (Natura umana). Io posso stare in piedi per qualunque periodo di tempo anche se i dottori Me lo hanno sconsigliato. Anche ora sono stato in piedi a lungo. Non ho alcuna sofferenza, non prendo neanche una sola pillola, non ho alcuna fasciatura. Il Mio è Âtmabhava (il vero stato del Sé) e Âtmabhava soltanto. Io do un esempio con il Mio stesso agire.
Cari Studenti!
Il corpo può sopportare qualunque quantitativo di sofferenze: esso è come una bolla nell’acqua e la mente è come una scimmia pazza. Per tale ragione non dobbiamo seguire né il corpo né la mente: dobbiamo seguire la nostra Antarâtma (la Coscienza). Dobbiamo sviluppare l’Âtmâbhimâna (l’attaccamento all’Âtma); se così avverrà nessuna pena potrà affliggerci. È solo per istruirvi circa questo Âtmâbhimâna che affronto tutto questo fastidio. Non sento affatto alcun dolore; vi sto dicendo la verità, non sto nascondendo i fatti. In realtà, Io non so né sento che cosa sia il dolore. Dobbiamo affrontare le difficoltà con coraggio. È solo per insegnarvi questa saldezza e questo coraggio che ho preso su di Me questa pena. Dovete seguire il Mio ideale: non date mai importanza alla sofferenza del corpo; abbandonate dehâbhimâna. Comunque, impegnate il corpo in attività giuste, impegnate il corpo nel servizio a Dio. Il nostro corpo è un dono di Dio; per quale scopo Dio ce l’ha dato? È solo per dedicarlo al servizio al Signore.
Incarnazioni dell’Amore!
Il corpo vi è stato dato per compiere sacro karma (azione). Numerose persone si chiedono perché Swami non sia stanco nonostante sopporti una tale sofferenza fisica; le signore, in modo particolare, riescono a notare subito i segni della debolezza. Voglio assicurarvi che mantengo un peso corporeo costante e sempre una buona salute; non sono aumentato di peso né Mi sono indebolito. Posso camminare velocemente, ma desisto dal farlo solo per accontentare i medici. Essi Mi pressano in modo particolare affinché non cammini veloce. Mi hanno raccomandato: “Swami, per favore, non camminare svelto; tieni sempre due studenti con Te per aiutarTi.” È solo per far loro piacere e soddisfarli che tengo questi due studenti con Me; non causo alcun disturbo a questi ragazzi. Entrambi, Arun e Prusty, vanno nei loro uffici e lavorano lì dopo aver soddisfatto i Miei bisogni. Appena chiamo Prusty, egli corre subito dentro: gli chiedo di portarMi un bicchier d’acqua e bevo l’acqua che Mi ha dato. Ambedue questi ragazzi soddisfano costantemente le Mie necessità nello stesso modo; essi Mi servono con grande devozione e amore. Io non procuro alcun disturbo a nessuno.
Corpo e mente sani per servire gli altri
Incarnazioni dell’Amore!
Oggi voi celebrate il Compleanno di Swami; in effetti è il corpo ad avere una data di nascita. Questo Corpo ha già passato settantotto anni ed è entrato nel settantanovesimo: sembro tuttavia un vecchio di settantanove anni? No, no. Non solo ora, ma anche dopo gli ottanta o i novant’anni Io sarò sempre così. Non avrò mai bisogno di nessuno. I Miei occhi e i Miei denti sono in condizioni perfette; normalmente, quando una persona arriva a settantanove anni, tutti i suoi denti sono perduti, la vista è affetta da cataratta, la pelle ha le rughe. Io, invece, non ho alcuna ruga. Non sarò vecchio; in effetti, Io non ho vecchiaia. Sviluppate anche voi, nello stesso modo, tali coraggio e fiducia: vi sentirete certamente bene. Non solo Io, ma tutti voi dovreste essere in ottima salute; voi, però, rovinate la vostra salute e sprecate la vostra vigoria fisica in svariati modi. Se userete il vostro corpo nella maniera giusta, con la grazia di Swami potrete star bene. Con un corpo sano e una mente lucida potete servire un gran numero di persone; dovete pertanto mantenere il corpo in buona salute, per servire gli altri e non per fare sfoggio della vostra bellezza. Anche per Me, questo Corpo è necessario per servire gli altri. Sono pronto a tutto pur di servire l’umanità, anche a sacrificare la Mia vita. Anche voi dovete esser sempre pronti, nello stesso modo, a servire gli altri.
Non pensate mai che il corpo sia molto importante né sprecate le forze fisiche: dovete fare un uso appropriato del corpo fisico e ottenere anche sufficiente energia mentale. Dovete procedere bene nella carriera di studenti e santificare la vostra esistenza nel servizio all’umanità. Dovete essere sempre pronti ad affrontare con forza qualunque situazione della vita: questa è la vera natura dell’umanità. In qualsiasi momento i vostri servizi siano richiesti, dovete rispondere immediatamente dicendo: “Sono pronto, sono pronto, sono pronto.” Sviluppate tali coraggio e fiducia e date un esempio al mondo.
Questo corpo è un ricettacolo di sporcizia
soggetto alle malattie e incline a cambiare col tempo:
esso non può attraversare l’oceano del samsâra:
non è altro che una struttura di ossa.
O mente! Non illuderti che il corpo sia permanente;
prendi invece rifugio ai divini Piedi di loto.
Cercate rifugio ai Piedi di loto del Signore. Non pensate alla quantità di sofferenza del corpo fisico. Servite il paese per quanto potete: utilizzate ogni piccola opportunità per servire il paese e la società. Anche un piccolo aiuto dato a una donna anziana che incontrate per strada è servizio. Non pensate mai: “Che cosa ci guadagno ad aiutare questa donna?” C’è grande merito anche in un servizio piccolo come quello. Continuate perciò a servire. Non c’è più grande sâdhanâ (disciplina spirituale) del servizio ai propri simili.
Sevâ binâ nirvân nahi
Non c’è redenzione senza servizio.
Non dovreste tener conto di alcun inconveniente che potreste subire nel servire gli altri.
Io non ho alcuna intenzione di celebrare il Mio compleanno con gran pompa; la Mia sola intenzione è che il corpo sia mantenuto in condizioni ottimali e che, attraverso di esso, sia reso servizio agli altri. Dovete sempre esser pronti a dedicare la vostra vita al servizio alla società: questo è il vero servizio.
(Baba ha concluso il Discorso con il bhajan: “Hari Bhajana Binâ Sukha Shânti Nahi…”)
Prashânti Nilayam, 23 novembre 2004,
Sai Kulwant Hall,
79° Genetliaco del Signore Sathya Sai Baba
(Tratto da: «http://www.sssbpt.org/>)