Senza la Verità, la Rettitudine, l'Amore e la Pace, il valore della vostra istruzione ammonta a zero,
Senza la Verità, la Rettitudine, l'Amore e la Pace,il risultato di tutte le vostre azioni è uguale a zero,
Senza la Verità, la Rettitudine, l'Amore e la Pace,l'utilità di occupare posizioni autorevoli è zero,
Senza la Verità, la Rettitudine, l'Amore e la Pace,la santità di tutte le vostre azioni caritatevoli è zero.
Queste quattro qualità sono le quattro colonne che sostengono l'edificio del Dharma eterno e primordiale ('Sanathana Dharma')
(Poesia Telugu)
Incarnazioni dell'Amore!
L'edificio della vita umana riposa sulle quattro colonne dei valori della Verità, della Rettitudine, dell'Amore e della Pace. La sicurezza della vita dipende da essi. Dai tempi più antichi la cultura di Bharat è riuscita a mantenersi intatta solo perché è stata costruita sulla roccia che questi valori rappresentano. I nostri antenati condussero le loro vite aderendo strettamente a questi valori eterni. Senza di essi l'edificio crollerebbe in un istante. L'umanità è esistita fino ad oggi perché questi valori sono stati praticati, almeno entro certi limiti.
La vita individuale di un bambino è estremamente influenzata dalle qualità dei genitori. Le amorevoli cure di Jijabai fecero di Shiva un grande guerriero. La Divinità di Rama potè fiorire per merito delle nobili qualità di Sua madre Kausalya. I gemelli Lava e Kusha poterono diventare potenti e famosi grazie a Sita, la loro madre nobile e virtuosa. Possiamo dire la stessa cosa anche dei nostri antichi Saggi e veggenti. Anch'essi poterono santificare le loro vite a causa della nobile influenza esercitata su di essi dai loro genitori. Oggi si rinnegano i propri genitori perché non si riesce a riconoscere l'impatto e l'influenza che essi hanno sulla vita dei figli. Ci si dimentica che è solo per merito dei genitori che si riesce ad ottenere elevate posizioni sociali. Gandhi divenne un Mahatma per merito di sua madre Putlibai, che era una donna molto pia. Putlibai osservava un voto molto stretto, per seguire il quale non cominciava a mangiare se non quando sentiva il verso del cuculo. Un giorno capitò che essa dovesse attendere molto a lungo, perché il cuculo non cantava, e lei si rifiutava di mangiare. Il giovane Gandhi non sopportava di vedere sua madre non mangiare per così tanto tempo, perciò uscì ed imitò il verso dell'uccello. Poi rientrò in casa e le disse: "Madre, ora che il cuculo ha cantato, mangia, per favore". Ma lei si rese conto che suo figlio stava mentendo. Non riuscendo a contenere il proprio dolore, dette uno schiaffo a Gandhi e gli disse: "Quale peccato ho mai commesso, per partorire un bugiardo!" Al sentire queste parole, Gandhi scoppiò a piangere e la pregò di perdonarlo. Fece voto di non mentire mai più. È a questo modo che i nostri antenati svilupparono le virtù ed ottennero posizioni elevate: solo grazie alle loro madri. Oggi il Paese deve affrontare molte difficoltà, perché la gente non ha alcun rispetto della verità ed indulge nella falsità di pensiero, parola ed azione. Il benessere di una nazione dipende dagli insegnamenti che le madri impartiscono ai propri figli. Quando i genitori seguono il sentiero della verità, i bambini li emulano automaticamente.
Nei tempi antichi fra le donne di Bharat , in tutti i giorni di luna piena, era cosa comune officiare il rito sacro del Sathyanarayana Vratam (particolare rito religioso che si teneva nei giorni di luna piena e consisteva nell'offerta a Narayana di latte e ghi; N.d.T). Anche Madre Ishwaramma lo celebrava ad ogni plenilunio insieme a Karanam Subbamma, la sua vicina di casa. Karanam Subbamma diceva spesso ad Ishwaramma: "Tu celebri il Sathyanarayana Vratam. Con le benedizioni del Signore, partorirai un figlio. Voglio che tu lo chiami 'Sathyanarayana' ". Un certo giorno di luna piena Iswaramma, durante la celebrazione del Sathyanarayana Vratam a casa di Subbamma, rimase a digiuno per tutta la giornata. I membri della famiglia, incluso suo marito (Pedda Venkama Raju) si inquietarono molto nel vederla restare senza cibo così a lungo. Pedda Venkama Raju osservò che non c'era alcuna necessità di fare una penitenza così austera. Ma Ishwaramma era determinata a continuare, e disse loro di non aspettarla, dicendo: "Per me il rito di Sathyanarayana è molto più importante del cibo." Dopo che il rito fu completato, Subbamma portò il cibo benedetto ('prasadam') ad Ishwaramma. E fu solo dopo il 'prasadam' che Ishwaramma mangiò il primo pasto di quella giornata. Le donne a quei tempi celebravano i riti con sincerità e devozione. Solo dopo aver consumato il cibo benedetto Ishwaramma fu in grado di concepire. 'Come sono i sentimenti, tali saranno i risultati' ('Yad Bhavam Tad Bhavati'). Alcune persone hanno fede nelle ingiunzioni delle Sacre Scritture ed aderiscono ad esse con serietà, mentre altre le ignorano. Ishwaramma le seguiva strettamente. Cominciava a fare i lavori domestici solo dopo aver celebrato il rito ed aver mangiato il 'prasadam'. Era analfabeta, ma aveva un' irremovibile fede in Dio. Una volta, durante i suoi sette mesi di gravidanza, Subbamma le disse: "Ishwaramma, il bambino nel tuo grembo è salvo solo per Grazia del Signore Sathya Narayana", strappandole la promessa che al bambino sarebbe stato assegnato il nome 'Sathyanarayana'. Prima della nascita del bambino accadde un evento significativo. Puttaparthi allora era un piccolo borgo. In centro al paesino c'era un pozzo, da cui la gente prendeva l'acqua. Un giorno, mentre Ishwaramma stava tirando su l'acqua dal pozzo, vide improvvisamente una luce bianca e luminosa formarsi in cielo, come fanno i fulmini. Questa luce entrò nel suo grembo. Fino ad oggi non ho mai rivelato questa cosa a nessuno. Ve la rivelo affinché possiate comprendere il significato associato all'avvento di un Avatar. Il giorno precedente al verificarsi di questo episodio, mentre Pedda Venkama Raju stava passando davanti alla casa di Subbamma, questa lo invitò ad entrare e gli disse: "Il bambino dev'essere chiamato 'Sathya Narayana'." Ma egli respinse il suo consiglio, dicendo che si trattava della sua stupida immaginazione. Il bambino nacque alle tre del mattino, in un momento carico di buon auspicio. Per un bambino è naturale piangere alla nascita. Ma questo bambino non pianse per nulla. La levatrice e la gente che si trovava in casa temevano che il bambino fosse nato morto. Anche Ishwaramma era molto preoccupata e, senza che gli altri se ne rendessero conto, pizzicò il figlioletto, per farlo piangere. Ma, con sua grande sorpresa, il bambino sorrise. Tutti rimasero stupefatti, alla vista di un neonato che sorrideva. Proprio in quel momento però Subbamma entrò in casa e disse: "Ishwaramma, ho sentito che hai dato alla luce un bambino in un momento di estremo buon auspicio. Posso dargli uno sguardo?" Ishwaramma avvolse il bambino in un panno e lo mise davanti a Subbamma. Subbamma era una bramina ortodossa. A quei tempi i bramini ortodossi mantenevano le distanze dagli altri. Se accadeva loro di toccare inavvertitamente qualcuno, facevano subito un bagno. Questo era il motivo per cui Ishwaramma teneva il bambino a debita distanza da Subbamma. La suocera di Ishwaramma, nel vedere il comportamento della nuora, le disse: "Ishwaramma, Subbamma è venuta qui con amore e interesse a vedere il bambino. Perché non glielo lasci tenere un po' in braccio?" Ishwaramma rispose: "Oh, madre! Subbamma è una donna molto pia, ma è una bramina ortodossa. Non le è consentito toccare il neonato! Ecco perché glielo tengo lontano!" Invece, Subbamma stessa non aveva alcun sentimento discriminatorio.
Madre Ishwaramma si prese cura del bambino con molto amore. Il tempo passò ed il bambino crebbe, fino a diventare un ragazzo, che parlava poco e mangiava ancora meno. Ishwaramma era sconcertata dallo strano comportamento del figlio. Generalmente ai bambini piace mangiare. Molti desiderano persino mangiare carne, o pesce, ma suo figlio aveva una forte avversione per qualsiasi cibo che non fosse vegetariano. Non entrava nemmeno nelle case in cui veniva cucinato del cibo non vegetariano. Rendendosi conto delle nobili qualità del figlio, Ishwaramma capì che non si trattava di un ragazzo ordinario, ma di un essere Divino. Anche la sua figlia maggiore, Venkamma, si rese conto della natura Divina del fratello. Insieme, Venkamma e sua madre allevarono il bambino amorevolmente e con cura. Gli cantavano canti devozionali al posto delle ninne-nanne. Il bambino venne allevato in un ambiente spiritualmente nobile ed elevato.
Dato che a Puttaparthi a quei tempi non c'erano scuole, Seshama Raju, il fratello maggiore di questo corpo, Mi portò ad Uravakonda e là mi iscrisse in una scuola. Il sindaco di Bellary in quel periodo era Rama Raju, un amico di Seshama Raju. Durante le vacanze ci portò tutti al Tempio di Virupaksha, ad Hampi. Io ero riluttante ad entrare nel Tempio. Perciò Seshama Raju mi dette alcune istruzioni: avrei dovuto far la guardia alle loro cose mentre loro sarebbero entrati nel Tempio ad avere il Darshan della Deità del luogo. Io acconsentii prontamente e rimasi fuori. Con loro grandissima sorpresa, Mi trovarono in piedi sull'altare, al posto del Signore Virupaksha. Seshama Raju non poteva credere ai propri occhi. Infatti, era molto arrabbiato, e pensava che io avessi superato ogni limite, mettendoMi in piedi sull'altare! Ma quando uscì dal tempio, mi trovò dove Mi aveva lasciato! Allora corse nuovamente dentro e Mi trovò anche là! Ma ancora aveva dei dubbi. Disse a sua moglie: "Esci e tieni d'occhio Sathya. Non permettergli di muoversi. Io intanto entrerò nel Tempio e vedrò se sarà ancora dentro!" Lei obbedì. Egli vide di nuovo un Sathya sorridente sull'altare! Si chiese se la sua fosse un'allucinazione, se stesse sognando... o se si trattasse della realtà. Fu allora che il suo amico Rama Raju vide un' aura brillante attorno al Mio viso. Egli rivelò questa sua visione soltanto a sua moglie e a nessun altro; non lo disse neppure a Seshama Raju. Infatti, Seshama Raju era molto dubbioso. Le vacanze finirono e dovevamo tornare ad Uravakonda. Rama Raju comprò un paio di pantaloncini ed una camicia per Me, da regalarMi per ricordo. Ma Io Mi rifiutai di accettare quel dono. A quei tempi andava di moda usare uno spillo da colletto. Allora Rama Raju me ne regalò uno d'oro con la preghiera di ricordarMi sempre di lui.
Rimasi là per qualche tempo. Molta gente veniva da me a pormi ogni sorta di domande, del tipo:"Sei un fantasma od un demone? Chi sei?". Io rispondevo: "Né un fantasma, né un demone. In verità, Io sono Sai Baba." Mi chiedevano: "Come possiamo credere che tu sia Sai Baba? Puoi provare le Tue affermazioni?" A quei tempi nel distretto di Anantapur nessuno aveva mai sentito parlare di Sai Baba. Presi dei fiori e li gettai sul pavimento. La gente osservava, pietrificata dalla meraviglia, come i fiori si disponevano a formare le lettere 'Sai Baba' in telugu. Qualcuno portò una macchina fotografica e scattò una foto di me seduto su una grande pietra. Davanti a Me c'era un piccolo sasso, che nella foto apparve come Shirdi Sai Baba. Di quella foto vennero fatte molte copie, che vennero distribuite dappertutto.
La stessa grossa pietra su cui mi ero seduto quel giorno si trova ancora là dove si trovava quel giorno. In quello stesso posto il Presidente dell'Organizzazione Sri Sathya Sai dell'Andhra Pradesh, Anjanaiah, ha fatto costruire un bellissimo, spazioso Mandir.
Gradualmente la Mia fama si diffuse in lungo ed in largo. La gente dei vari villaggi e città cominciò ad affluire verso di Me. La gente posseduta dagli spiriti maligni Mi venne portata su carri trainati dai buoi. Credevano che io potessi liberarli dagli spiriti. Mi venne portata anche della gente che era mentalmente ritardata. In conformità alla loro fede, gli spiriti maligni venivano fatti allontanare ed i pazienti venivano guariti dalle loro malattie mentali. Così cominciarono a credere nella Mia Divinità.
Quando la gente iniziò ad arrivare in gran numero, per Seshama Raju non fu più possibile tenerMi con sé. Così scrisse a Pedda Venkama Raju, chiedendogli di venirMi a prendere per riportarMi a Puttaparthi. A quei tempi Puttaparthi era un villaggio molto remoto, per cui una lettera impiegava molti giorni ad arrivare a destinazione. Comunque Pedda Venkama Raju ricevette la lettera mentre si trovava a Bukkapatnam, dove era andato a fare acquisti al mercato. La lettera diceva: "Padre, non ci è più possibile tenere Sathya con noi. Ti prego di venire e di riportarlo a casa". Pedda Venkama Raju si precipitò a Uravakonda direttamente da Bukkapatnam. Non aveva soldi sufficienti in tasca. Prese l'autobus per venire da Me e sempre in autobus mi riportò a Bukkapatnam. Di là dovemmo camminare fino a Puttaparthi, perché a quei tempi non c'erano mezzi di trasporto. Infatti, il nome di Puttaparthi era quasi sconosciuto, fuorché nella zona circostante.
Quando arrivammo a Puttaprthi, Kondama Raju (il nonno di questo corpo) era a casa. Era molto severo e aveva la mente rivolta a Dio. Disse a Venkama raju: "Venkappa, faGli fare tutto ciò che vuole, non ti opporre. Egli è immerso nella Coscienza Divina, lasciaLo qui ad abitare con me per un po'." Mi tenne con sé e si prese cura di Me con grande amore.
I quattro fratelli - Pedda Venkama Raju, Chinna Venkama Raju, Venkatarama Raju e Venkata Subba Raju un giorno decisero di andare a vivere separatamente. Kondama Raju divise le sue proprietà equamente fra i figli. Pedda Venkama Raju gli chiese: "Padre, ma tu con chi andrai ad abitare?" Kondama Raju replicò: "Non andrò a stare con nessuno. Non voglio per Me alcuna proprietà. Dammi Sathya: mi basta. Lui si prenderà cura di me." A quei tempi nessuno Mi chiamava con il Mio nome per intero , Sathyanarayana. Mi chiamavano tutti 'Sathya'. Da allora in poi, rimasi con Kondama Raju e lo servii. Ogni mattina ed ogni sera Venkamma veniva da Me. A volte chiedeva: "Sathya, hai dei sogni? Qualcuno ti appare. e ti parla?" Ma Io non le rispondevo. Lei aveva una fede immensa in Sai Baba. Un giorno pregò: "Sathya, ti prego, dammi una foto di Sai Baba". Gliela materializzai e gliela detti. Lei la tenne con sé fino al momento in cui esalò l'ultimo respiro.
Un giorno, Kondama Raju la chiamò e le disse: "La nostra gente vive nell'ignoranza, non riesce a realizzare la natura Divina di Sathya. Lui è veramente Dio stesso. Non ha mai fame, né sete. Ha trasceso la fame ed il sonno."
Il vero nome di Ishwaramma, quello impostole dai genitori, era Namagiriamma. Quando Kondama Raju riconobbe la Mia Divinità disse a suo figlio Pedda Venkama Raju di cambiale il nome di sua madre in 'Ishwaramma', perché era diventata la madre di Ishwara.
Nel bel mezzo della notte, Kondama Raju avvicinava dolcemente la mano alle mie narici per vedere se stavo respirando o no. A volte vedeva che non respiravo. Sentiva soltanto il suono 'So-ham' provenire da Me. La gente cominciò a fare la fila davanti alla casa di Kondama Raju per vederMi. Se qualcuno chiedeva loro perché, rispondevano: "Il nipote di Kondama Raju ha poteri Divini. Appare nei nostri sogni e risolve i nostri problemi."
Una volta Seshama Raju venne a Puttaparthi durante le vacanze. Non gli piacque vedere tutta quella gente a casa di Kondama Raju. Allora era oltremodo scettico. Ebbe una discussione con Kondama Raju e gli disse di non far entrare in casa nessuno. A quei tempi le persone istruite erano tenute in gran rispetto nei villaggi. Seshama Raju aveva appena finito il tirocinio per gli insegnanti. La gente del villaggio lo considerava pertanto un uomo di grande cultura. Egli disse: "Nonno, non permettere a nessuno del villaggio di avvicinarsi al ragazzo. Non ha poteri divini, è solo isterico." Sì, mi derise a questo modo.
A Kadiri c'era un esorcista che era considerato un esperto nel liberare la gente posseduta dagli spiriti maligni. Fui messo su un carro e venni portato a Kadiri. Venkamma venne con me. Non mi lasciò mai, neppure per un istante. Questo così detto 'esorcista' di Kadiri era un alcolizzato cronico. Asserì che Io ero posseduto da uno spirito molto potente e, urlando con voce tuonante che Mi avrebbe liberato dal male, mi picchiò con canne, bastoni, fruste e cose del genere. Arrivò al punto di metterMi dei liquidi corrosivi negli occhi, credendo in tal modo di riuscire a mandar via lo spirito maligno. Mi sottomisi a tutta questa tortura senza reagire. Alla sera, quando finalmente mi lasciò andare, mi avvicinai a Venkamma e le dissi di prendere un pò di liquame di sterco di mucca e dissolverlo nell'acqua. Con questo trattamento durante la notte la sua casa cominciò ad essere invasa da una folla di visitatori. Allora Venkappa andò da Subbamma e le disse: "Perché devi avere tutto questo disturbo a causa di mio figlio? Mettiamolo in un'altra casa." Subbamma mise allora a disposizione della terra di sua proprietà situata fra i templi di Sathyabhama e Swami Venugopala, sulla venne costruita una piccola stanza per Me. Mi rinchiudevano a chiave in quella stanza, ma, nonostante ciò, Io uscivo e Mi sedevo in cima alla collina. Questo genere di miracoli erano eventi che accadevano con cadenza quotidiana.
Intanto, coloro che ostacolavano Subbamma per motivi di casta, avevano deciso di liberarsi di Swami usando del veleno. A quel tempo mi piacevano molto i 'vada' (specialità indiane). Queste persone fecero quindi dei 'vada' e misero un potente veleno in alcuni di essi. Subbamma mi metteva in guardia continuamente verso queste persone, e mi diceva di non andare a casa loro. Ma Io andavo sempre ovunque, nonostante le sue obiezioni. In quella occasione andai in casa di una di queste persone e presi proprio il vada avvelenato, e lo mangiai. Il seguito di questo attentato la conoscete già. Un altro 'attentato' di questo genere fu quello in cui alcuni di loro dettero fuoco alla Mia casetta improvvisata. Mentre il fuoco divampava furioso, la gente era preoccupata per cosa stesse stuccedendo a Me, che ero dentro. Improvvisamente, un nubifragio si abbatté sulla casa ed estinse il fuoco. Non cadde neppure una goccia d'acqua da nessun'altra parte. Venkamma, Subbamma ed Ishwaramma vennero là piangendo: il tetto era completamente bruciato e solo le mura perimetrali erano rimaste in piedi. Sbirciarono da sopra il muro e videro che dormivo pacificamente. Ero completamente illeso. Subbamma ruppe il lucchetto e Mi riportò a casa sua. Dopo molti di questi tentativi e prove di vario genere, a cui mi sottomisero, la gente sviluppò una grande fede in Sai Baba.
A Penukonda un'altra persona dichiarò di avere poteri miracolosi, affermando di essere un devoto di Sai Baba. Moltri altri, in vari luoghi, imitarono il Mio modo di vestire e di muoverMi, nel tentativo di procurarsi un seguito. Ma solo per il fatto di assumere il Mio nome e di imitare le mie maniere non è possibile crearsi un seguito per un tempo indefinito: la gente si rese conto molto presto della verità.
Dopo questi avvenimenti, cominciò il mio soggiorno a Bangalore. Ishwaramma e Venkamma mi chiesero di non lasciare Puttaparthi, ed Io promisi loro di non abbandonarla mai. Molti nobili, inclusa la Maharani di Mysore, venivano in visita a Puttaparthi. A quei tempi nel fiume Chitravathi c'era acqua per la maggior parte del tempo. Per attraversarlo mettevano delle tavole e facevano dei ponti improvvisati che usavano per passarci sopra con le macchine. Man mano che i devoti crescevano, arrivando da ogni dove, tutti i tentativi di creare ostacoli da parte degli oppositori locali diminuivano, fino a che cessarono.
Tutti i grandi uomini sono stati forgiati dalle loro madri. L'alto carattere morale ed il comportamento delle madri causano la grandezza della progenie. Le virtù di Kausalya ebbero come risultato la grandezza di Rama, e quelle di Sita furono causa della grandezza di Lava e Kusa.
Avevo promesso a Ishwaramma che non avrei mai lasciato Puttaparthi. Il mondo intero poteva riversarsi qui, ma io non me ne sarei mai andato. In genere, tutti gli Avatar restano nei luoghi in cui sono nati. Se sradicate una pianta e la trapiantate da un'altra parte, per quanto tempo sopravviverà? Un albero deve crescere dove il suo seme germoglia. È secondo questo principio che Sathya Sai Baba ha affondato le Sue radici a Puttaparthi e ne ha fatto un luogo di pellegrinaggio.
In occasione dell'inaugurazione della scuola secondaria a Bukkapatnam Mi venne chiesto di comporre un preghiera cantata, ed Io composi una canzone e dei versi appropriati, in cui enfatizzavo l'unità nella diversità della gente di Bharat.
Il potere della maternità è indescrivibile. La vita retta e la stretta aderenza ai valori umani della madri si manifestano nei figli. Le madri possono essere analfabete; la loro grandezza infatti non dipende dalla cultura e dall'istruzione libresca. Le virtù di Ishwaramma, che era analfabeta, hanno portato alla grandezza del nome e della fama di Puttaparthi. Ci si deve angustiare del fatto che Ishwaramma venga dimenticata, e suo figlio esaltato. Senza Ishwaramma, come potrebbe esistere questa fenomenale Energia? Non dovete mai rinnegare i vostri genitori.
Qual è l'origine del nome del villaggio di Puttaparthi? C'è una strana storia associata ad esso. Vicino al tempio di Swami Venugopala c'era un formicaio, in cui viveva un serpente. Ogni giorno i mandriani portavano le mandrie al pascolo nei campi subito fuori dal villaggio. Una mucca andava sempre al formicaio ad allattare il serpente. La mucca, pertanto, tutti i giorni tornava a casa senza latte. Quando i padroni della mucca ne scoprirono il motivo, fecero un piano per uccidere il serpente. Un giorno, mentre il serpente beveva il latte dalla mammelle della mucca, lo colpirono con un sasso. Il serpente si arrabbiò e lanciò su di loro una maledizione, dicendo che né i mandriani né le loro mucche avrebbero più potuto vivere nel villaggio. Questo è il motivo per cui i mandriani abbandonarono Puttaparthi e costruirono le loro case vicino al Gokulam. Ancor oggi potete vederli laggiù. Il masso con cui i mandriani avevano cercato di uccidere il serpente oggi viene adorato come idolo nel tempio di Swami Venugopala.
Il motivo per cui oggi mi sono dilungato su tutte queste cose è che intendevo farvi capire il significato dei nomi 'Sai Baba' e 'Puttaparthi'. Puttaparthi ha una grande storia dietro di sé. Molta gente eminente ha visitato questo posto, o ha vissuto qui, o ha apportato buon nome e grande fama a questo villaggio. A quei tempi il Maharaja di Mysore e sua madre venivano qui molto frequentemente. Molte eminenti personalità hanno riconosciuto la grandezza di questo luogo e lo hanno riverito.
'Il Signore di Puttaparthi vi proteggerà sempre,
Egli è l'incarnazione della Compassione,
Vi terrà la mano e vi farà attraversare l'oceano della vita,
Non vi abbandonerà mai, in nessuna circostanza'
(Poesia Telugu)
Incarnazioni dell'Amore!
Voi siete realmente fortunati ad avere accumulato grandi meriti, che vi hanno permesso di trovarvi a godere della vicinanza Divina di Sai. È una vostra grande fortuna, poter cantare con Swami e poter giocare con Lui. Voi siete con Sai e Sai è con voi. Ecco perché dico spesso: "E voi siete Uno." Il potere e la gloria di Dio sono al di là della comprensione umana. Sviluppate in Lui una fede irremovibile.
Studenti!
Siete venuti a Puttaparthi ed avete studiato qui. Perciò dovete fare ogni possibile sforzo per tenere alto il prestigio di questo luogo. Voglio portare alla vostra conoscenza una cosa molto importante: in genere gli studenti desiderano trascorrere le proprie vacanze a casa con i genitori. Ma qui gli studenti non vogliono andare a casa per le vacanze. Sono davvero in pochi ad andare a casa. La maggior parte resta qui anche dopo aver finito il dottorato di ricerca! Per quale motivo? Il motivo è che qui c'è il più grande Magnete Divino esistente. Dio attrae tutto e tutti. Il Suo potere è al di là di ogni valutazione. Negli anni a venire avrete modo di sperimentare sempre di più il potere di questo Magnete.
Bhagavan canta il bhajan 'Hari Bhajan Bina...'; poi continua il discorso.
(Indicando il Dr. Anjanaiah, Swami dice:)
Lui ha costruito un Mandir a Uravakonda. Conserva gelosamente, come una reliquia, il masso su cui mi sedetti il giorno in cui impartii il Mio primo insegnamento all'umanità. Dopo aver preso la sua laurea di terzo grado in scienze si mise a lavorare. Poi si dimise per dedicarsi completamente al servizio di Swami. Al momento è il Presidente delle Organizzazioni Sri Sathya Sai dell'Andhra Pradesh.
(Swami indica un devoto anziano) Lui è il suocero del Dr. Anjanaiah, ed anche lui vive ad Uravakonda. Ha tenuto da parte 100 acri (l'acro è una misura di superficie pari a 4046 mq; N.d.T.) di terra per Swami. Ci coltiva molti tipi di frutta e li spedisce a Puttaparthi. Ha appena compiuto 100 anni! Vi voglio dire un'altra cosa importante. Qui a Prasanthi Nilayam tutti i devoti che dedicano la loro vita a Swami vivono cento anni. Kasturi è venuto qui ed è vissuto cento anni. Lo stesso è stato per Pujari Kistappa. Tutti avrete sentito parlare di Kamavadhani, era un grande studioso dei Veda. Venne qui e ci stette trent'anni. Non lasciò mai Puttaparthi. Un giorno, dopo aver celebrato la Gioia di Rama ('Rama Kalyanam') qui nel Mandir mi disse: "Swami, vado nella mia stanza. Faccio un bagno sacro e ritorno." Gli dissi: "Non importa che tu torni qui. Dopo il bagno mangia e dormi in pace." Andò nella sua stanza e fece un bagno, poi mangiò qualcosa ed andò a riposare, secondo le Mie istruzioni. Morì pacificamente nel sonno. Il Nome di Sai era sempre presente nella sua mente. Non si ammalò mai. E poi ci fu un altro devoto: Soorayya. Era uno scapolo. Non aveva alcun desiderio. Prima di venire qui lavorava per il Raja di Venkatagiri. Un giorno espresse al Raja il proprio desiderio di andare a Puttaparthi. Il Raja ne fu molto felice e organizzò tutto per la sua partenza. Soorayya è rimasto qui a servire Swami per più di trent' anni. Anche lui è vissuto 100 anni ed è morto in pace durante il sonno.
(Swami chiama Sri Gopal Rao sul palco). Molti di voi hanno sentito parlare di Gopal Rao. Anche lui sta per arrivare a cento anni. Anche ad un'età molto avanzata è sempre andato alla canteen (la mensa; N.d.T.) regolarmente, a servire l'acqua ai devoti. Una volta, mentre era presidente della Banca Andhra, venne fatto un grande sciopero. Molte persone influenti vennero arrestate. Indira Gandhi gli spedì un telegramma. Proprio quel giorno ero invitato a pranzo a casa sua. Gli dissi: "Gopal Rao, non cedere alle pressioni politiche. Quello che tu hai scelto è il sentiero della verità. Non lasciarlo mai." Egli obbedì al Mio comando e nessuno lo toccò. Al presente vive a Prasanthi Nilayam, facendo felicemente il Namasmarana.
Il padre del dr. Padmanabhan, Seshagiri Rao, venne qui quando aveva 63 anni, quando andò in pensione. Anche lui è vissuto 100 anni ed è morto in pace. Tutti questi devoti hanno vissuto felicemente ed in piena salute. Nessuno di loro ha mai avuto bisogno dell'aiuto di nessuno. Dissi a Gopal Rao che sarebbe morto in pace, senza aver mai da dipendere dagli altri. Gli dissi di essere coraggioso. Questo è stato il genere di vita, lunga e pacifica, che molti devoti hanno condotto in prossimità del Divino. Il corpo fisico è destinato a perire un giorno o l'altro. Ma si dovrebbe poterlo lasciare pacificamente e senza dover dipendere da nessuno. (Alla fine Swami ha concesso a Sri Gopal Rao di dire qualche parola).
Prasanthi Nilayam, Sai Kulwanth Hall, 23 novembre 2003
(Testo del Discorso Divino di Baghavan Sri Sathya Baba tratto dal testo reso disponibile dallo 'Sri Sathya Sai Central Trust di P.N.')