Il Signore soltanto è la Verità dell'universo.
La Verità è colei che risiede per sempre nel loto (Sarasvatî).
L'impegno costante per il benessere altrui, è il vero sforzo.
Non c'è obiettivo superiore alla Verità.
(Versi Sanscriti)
Incarnazioni del Divino Amore!
La Verità è la ricchezza del Signore Îshvara (1). Egli è la base di ogni ricchezza e prosperità; in questo mondo nulla è superiore alla Verità. Persino il Signore della Morte è timoroso di entrare nel luogo in cui moralità ed integrità regnano supreme. Non esiste potere più grande della Verità; essa è onnipotente ed è latente in ogni essere umano.
La Verità è la Realtà interiore di tutti gli esseri.
(Versi Sanscriti)
La Verità è Dio. Dove si trova la verità? E' qui, là ed ovunque. Non esiste luogo al mondo dove non ci sia la verità. Essa è fonte di ogni prosperità.
L'uomo è afflitto da sofferenze e tribolazioni, poiché ha dimenticato il Divino Principio della Verità. Qual è la causa delle agitazioni e dei disordini dominanti oggi nel mondo? Il motivo è che l'uomo ha dimenticato la Verità.
Verità e moralità sono come gemelli. Ieri vi ho insegnato l'importanza della moralità; è la moralità che vi conferisce buona fama; infatti, moralità ed integrità sono i soffi vitali dell'umanità. La santità della vita umana sta nel seguire strettamente questi due Principi. E' vera razza umana quella che segue la moralità. Ascoltate questa Verità, o valorosi figli di Bhârat!
Il dovere principale dell'uomo è di esperire la manifestazione di Dio nella forma della Verità, solo così egli è un vero essere umano.
Non c'è Dharma più grande del seguire la Verità.
(Versi Sanscriti)
L'imperatore Manu insegnò al mondo il Principio della Verità in vari modi; egli dichiarò: "Non c'è sentiero più grande dell'aderire alla Verità."
La creazione emerge dalla Verità e
nella Verità si riassorbe.
C'è luogo dove non esista la Verità?
Realizzate questa pura ed immacolata Verità.
(Versi Telugu)
L'uomo moderno ha completamente dimenticato la Verità, che è la vera forma di Dio. Chi dimentica Sathya, la Verità, non può raggiungere l'immortalità, né la Divinità; pertanto non trascurate la Verità. Per impartire quest'eterno insegnamento, Dio s'incarna in forma umana.
Nei tempi antichi i re governavano i loro regni, seguendo rigorosamente il sentiero della Verità. Il Re Harishchandra (2) considerava la Verità come il suo stesso respiro vitale; egli perorò a tal punto la causa della Verità sino a rinunciare al suo regno ed a vendere moglie e figlio. Egli considerò la Verità come il suo stesso reame e pensava che, privo di Verità, non sarebbe stato degno di essere chiamato re.
La Verità non può essere raggiunta con mezzi materiali; oggi l'uomo brama le cose terrene e fisiche e si dimentica della Verità. Hiranyaksha, Hiranyakasipu, Râvana, Kumbhakarna, Duryodhana, Dussasana erano uomini molto forti e potenti, ma rovinarono loro stessi, poiché trascurarono la Verità. Essi erano estremamente intelligenti ed istruiti, tuttavia, persero tutto, poiché non seguirono la moralità e l'integrità.
Non dovete bramare possedimenti terreni, poiché sono transitori, mentre la Verità è sempre con voi e vi protegge; essa è immutabile e costante. La Verità soltanto vi può conferire abbondanza e prosperità, comodità ed agi. Non dovete inseguire in modo folle gli effimeri piaceri materiali. Il dovere più importante è di proteggere e di propagare i principi gemelli della moralità e dell'integrità.
Oggi l'uomo abbandona la Verità e la rettitudine a favore dei piaceri transitori. Dove c'è la Verità, c'è la rettitudine; esse sono come due inseparabili amici. Avendo ottenuto nascita umana che è sacra, l'uomo deve decidersi a aderire alla Verità; ma egli vuole invece godere vari tipi di piaceri, ignorando la Verità, la rettitudine, la moralità e l'integrità. Chi è privo di Verità non può promuovere moralità ed integrità.
Incarnazione del Divino Amore!
I giovani d'oggi devono essere disposti a sacrificare persino le loro vite a favore della moralità e dell'integrità. Se si dimentica la Verità, nella vita si perde tutto. La Verità deve essere salvaguardata.
Avendo rinunciato al suo regno, il re Harishchandra camminava lungo la riva del Gange con sua moglie Chandramati. Si chiedeva come fare per portare sua moglie sull'altra sponda del fiume. Chandramati allora gli infuse coraggio, dicendogli: "Abbiamo dedicato noi stessi alla Verità e seguiamo il sentiero della Verità. Se abbandoniamo la Verità, noi certamente annegheremo. La Verità ci farà attraversare il fiume".
Poiché entrambi erano sempre dediti alla Verità ed alla rettitudine, ancor oggi tutti ricordano il Re Harishchandra come Sathya (Verità) Harishchandra. Non si deve mai venir meno ad una promessa fatta. Questo è il significato di Verità in senso terreno.
Quando l'imperatore Bali (3) promise a Vâmana di donargli tre passi di terra, il suo precettore Sukrâchârya lo dissuase dal mantenere la parola data e lo avvertì che Vâmana non era una persona comune, bensì il Signore Nârâyana (4) stesso. Egli consigliò Bali di non soddisfare la richiesta di Vâmana, ma l'imperatore gli sorrise e chiese: "E' forse degno di un re non mantenere la propria promessa?" E poi aggiunse: "Si deve seguire la Verità in ogni circostanza per redimere se stessi; così io non rinuncerò mai alla Verità".
Egli non era disposto a scostarsi dal sentiero della Verità, anche se ciò significava disubbidire agli ordini del suo Guru, ed era convinto che non c'era peccato più grande del non mantenere la promessa fatta.
Dei fratelli Pândava (5), Dharmarâja era la Verità personificata, tanto che egli in nessuna occasione deviò dal sentiero della Verità. Quando sua moglie Draupadî venne umiliata a corte dal malvagio Duryodhana (6), egli calmò i suoi fratelli affermando che dovevano sottomettersi ai Kaurava, poiché avevano perso la partita a dadi e che non era un comportamento adeguato ad un re dare adito all'ira, all'avidità, alla malizia o all'odio.
Allora Draupadî osservò: "Dharmarâja, è la sacra qualità della Verità in te che mi ha aiutato a mantenere la mia calma e compostezza anche in simili circostanze. Altrimenti, non potrei immaginare quale sarebbe stato il mio destino. Il tuo principio di Verità proteggerà tutti noi. E' stato certamente un errore da parte nostra aver giocato una partita a dadi con i malvagi Kaurava, ben sapendo delle loro cattive intenzioni. Abbiamo fatto qualcosa che i re non devono fare ed ora ne stiamo pagando il prezzo".
A quei tempi le donne erano pie e nobili ed erano strumenti per far percorrere ai loro mariti la retta via. E' grazie a tali uomini e donne virtuose che Bhârat sin dai tempi antichi ha propagato la luce della verità al resto del mondo.
Quando Asvatthâma, dopo aver sterminato nel sonno i figlioletti dei Pândava, venne catturato ed Arjuna lo portò dinanzi a Draupadî, quale fu la sua reazione? Una donna comune avrebbe lanciato ingiurie contro di lui, ma Draupadî, che era colma di compassione e di tolleranza, cadde ai piedi di Asvatthâma e disse:
E' ai piedi di tuo padre, Dronachârya, che i miei mariti hanno imparato tutto quello che sanno. Essendo tu suo figlio, ti sembra corretto aver ucciso i miei figli?
Come hai avuto il coraggio di ucciderli, così indifesi, piccoli, tranquillamente addormentati,
non ti portavano alcun rancore, né pensavano di farti del male?
(Versi Telugu)
Notando che Draupadî stava cercando di ragionare con Asvatthâma, il possente Bhîma esplose di collera, perché riteneva che Draupadî fosse troppo gentile con Asvatthâma, tanto più che una persona così malvagia non doveva essere perdonata. Voleva, quindi, frantumargli il cranio con il suo poderoso pugno. Draupadî lo pacificò con le sue sagge parole, ed osservò che era peccato uccidere Asvatthâma che era l'unico figlio del loro precettore. Inoltre, poiché era già molto addolorata per la perdita di tutti i suoi figlioletti, non voleva causare dolore ad un'altra madre, uccidendole il figlio. Arjuna, tuttavia, aveva fatto il voto di uccidere Asvatthâma; allora Draupadî gli disse:
Oh Partha! Non è corretto uccidere una persona impaurita o che abbia perso il coraggio,
che sia addormentata o sotto l'effetto di intossicanti, che cerchi rifugio o che sia una donna.
Non devi uccidere Asvatthâma, perché è il figlio del tuo precettore.
(Versi Telugu)
E' grazie a simili donne virtuose e caste, che il nostro Paese fu in grado di sostenere la verità e la rettitudine sino ad oggi. Persino oggi non c'è scarsità di donne nobili nel mondo.
Tutti i conseguimenti terreni sono solo temporanei; la Verità soltanto è eterna. Collocatela, quindi, nei vostri cuori e dedicate le vostre vite al sostenimento della verità.
Anche il re Harishchandra, che seguiva rigorosamente il sentiero della verità, alla fine dovette abbandonare questo mondo, lasciando dietro di sé il suo vasto reame e le sue ricchezze. L'imperatore Nala, che regnò su un vasto impero, non poté portare con sé nulla quando trapassò. Il Re Mândhâta (7), che adornò il Krita Yuga (8), portò con sé delle ricchezze quando lasciò la terra? Anche il Signore Râma, che costruì il ponte attraverso l'oceano, non si vede sulla terra, oggi. Molti sovrani regnarono sulla terra, ma nessuno di loro poté portare con sé neppure una manciata di polvere. Oh nobili! Pensate forse di poter portare con voi il regno e le sue ricchezze, ponendole sulla vostra testa quando lascerete il mondo?
(Versi Telugu)
Nel passato molti re regnarono, ma riuscì forse qualcuno a portarsi via anche un solo centesimo al momento della sua dipartita da questo mondo? No! La Verità soltanto vi seguirà quando abbandonerete questo mondo.
La Verità non può essere celata, né modificata; essa risplende eternamente, ma l'uomo trascura tal eterno Principio per inseguire meschini piaceri. Essendo stato benedetto con nascita umana, e dotato del Divino Principio dell'Âtma, il Sé, l'uomo agisce in contrasto con la sua natura Divina; ciò non è degno di un uomo e non è quello che ci si aspetta da lui. Il suo obiettivo principale è praticare e diffondere il principio di Verità.
Questo è l'ideale stabilito dai nostri avi. Gli uomini e le donne d'oggi devono decidersi a promuovere la nostra antica cultura, seguendo la Verità e sostenendo la moralità e l'integrità.
L'individuo deve praticare la Verità, prima di poterla predicare. Qualsiasi cosa accada, si deve avere il coraggio e la convinzione di percorrere il sentiero della Verità. Anche a costo di rimetterci vitto, indumenti ed alloggio ed a costo della propria vita, si deve essere sempre pronti a praticare la Verità e la rettitudine, ed a far rivivere l'antica cultura di Bhârat, India. Il Signore Krishna dichiarò nella Gîtâ:
Ogni volta che il Dharma è in declino, Oh Bhârata, e l'ingiustizia
si leva, Io torno a reincarnarMi.
(Versi Sanscriti)
La Bhagavad Gîtâ inizia con il verso:
Nel campo dell'adempimento del Dharma, nel campo dei Kuru, quando si schierarono di fronte, pronti per la battaglia,
la mia gente da un lato ed i Pândava dall'altro, che cosa fecero, Oh Sañjaya?
Dhritarâshtra, il re cieco, che pronunciò queste parole, chiese a Sañjaya che cosa stessero facendo i Kaurava ed il Pândava sul campo di battaglia del Kurukshetra. Non fu follia da parte sua porre una domanda del genere? Una volta scesi sul campo di battaglia, che cosa si può fare se non dichiarare guerra? Si può forse fare una festa?
Dhritarâshtra era cieco sotto ogni punto di vista. Egli considerava suo il regno che apparteneva a qualcun altro. Sañjaya replicò:
Laddove è Krishna, il Supremo Signore dello Yoga, laddove è Arjuna, il valoroso arciere, là regnano l'opulenza, la vittoria,
immenso potere e moralità - tale è il mio pensiero.
(Versi Sanscriti)
La prima parola del primo verso della Gîtâ è Dharma, e l'ultima parola dell'ultimo verso è Mama. Unendole si ha Mamadharma (il proprio Dharma). Il dovere più importante di ogni uomo è proteggere il Dharma, questa è l'essenza della Gîtâ. Solo se salvaguardate il Dharma, la vostra mente diverrà stabile.
I nostri testi antichi sono colmi di nobili ideali; sfortunatamente gli studenti d'oggi non prestano loro alcuna attenzione; conseguono diverse lauree, ma non riescono a comprenderne l'uso. Ecco perché spesso dico agli insegnanti di impartire agli studenti lezioni sulla morale, di insegnar loro i principi della moralità e l'importanza della nostra antica cultura. Nei tempi antichi i bambini erano iniziati all'apprendimento con il Pañchâkshari Mantra, la sacra formula dalle cinque sillabe:
"Om Namah Shivâya" (A Te m'inchino o Signore Shiva)
e con Ashtâkshari Mantra, la sacra formula dalle otto sillabe:
"Om Namo Nârâyanâya" (A Te m'inchino Signore Nârâyana, Incarnazione dell'OM).
E' grazie a tale tipo d'istruzione che gli studenti d'allora divennero cittadini ideali.
Oggi invece l'educazione dei bambini ha inizio con filastrocche come: "Din Don, suona la campana, il gatto è nel pozzo........" oppure: "Beh, beh, bela la pecora nera......."
Ed è a causa di una simile istruzione, priva di ogni significato, che gli studenti diventano poi pecore nere. L'apprendimento deve iniziare con il Nome di Dio sulle vostre labbra.
Studenti!
Io ho grandi aspettative e desidero che v'impegniate tenacemente nel far rivivere e nel vivificare la nostra sacra, antica cultura. Non mi aspetto neppure un centesimo da voi. Il mio unico desiderio è il ripristino dell'antica cultura per mezzo vostro. Voi ne avete la capacità e siete le persone adatte per adempiere questo compito. La cultura non è qualcosa che si può acquistare, deve manifestarsi dall'interno. Per cultura indiana non s'intende semplicemente emulare gli ideali, presentati nei grandi poemi epici, come il Râmâyana e Mahâbhârata. La vera cultura implica la cessazione delle cattive qualità e delle cattive abitudini, e lo sviluppo di attitudini buone e di un carattere virtuoso.
Ecco qui un piccolo esempio. I contadini separano il riso dalla paglia ed eliminano la pula. Il riso così ottenuto viene bollito e cucinato prima di essere consumato. Questo raffinamento è definito cultura.
Facciamo un altro esempio. Voi avete acquistato due metri di stoffa, ma non l'indossate così com'è; la date ad un sarto, che vi fa una bella camicia. L'intero procedimento del tagliare, cucire e trasformare il tessuto in camicia è un processo culturale. Quest'ultimo è essenziale in ogni aspetto della vita.
La gente ha solo nozioni circa il termine cultura, pensa che sia qualcosa di arcaico e di obsoleto, ma è follia pensare in questi termini. Quel processo che distrugge le tendenze animali, promuove l'umanità e vi rende divini, è vera cultura. Voi siete nati essere umani. Che cosa avrete raggiunto se morite come uomini? Qual è lo scopo di tutta la vostra istruzione? Voi dovete innalzarvi al livello Divino, prima di lasciare il corpo; dovete fare buon uso della vostra istruzione e raggiungere una buona reputazione. La vostra istruzione troverà adempimento solo se la userete a vantaggio della società.
Nonostante la sua istruzione ed intelligenza,
un folle non conoscerà il suo vero Sé
ed un uomo meschino non abbandonerà le sue malvagie qualità.
L'istruzione moderna porta solo a dispute, non alla saggezza totale.
Qual è lo scopo di acquisire tale istruzione materiale,
se non vi condurrà all'immortalità?
Acquisite la conoscenza che vi renderà immortali!
(Versi Telugu)
Quella è vera istruzione. L'educazione moderna favorisce semplicemente la conoscenza libresca. Gli studenti si riempiono la testa di conoscenza libresca e la svuotano nell'aula degli esami. E' meglio non avere una simile educazione. Io tengo sempre gli studenti sott'occhio. Nel periodo degli esami stanno svegli di notte ed imparano le cose a memoria. Essi riversano poi quello che si ricordano sui fogli d'esame, ed escono dall'aula con la testa vuota, sentendosi però ampiamente risollevati. Il giorno dopo non sarebbero più in grado di rispondere alle stesse domande: ecco la condizione dell'istruzione moderna. A che cosa serve acquisire conoscenza libresca, che è soltanto superficiale? Si deve essere esperti nel mettere in pratica, solo questo potrà aiutarvi nella vostra vita quotidiana.
Sin dai tempi più antichi la cultura di Bhârat ha propagato sacri ideali. Gente di altri paesi può prendersi gioco degli Indiani, pensando che sia una follia adorare pietre, alberi, la terra, serpenti, cani, mucche, ecc. Voi dovreste dare a queste persone una risposta adatta. "Mio caro, quello che facciamo non è pura follia, c'è un'intenzione nobile dietro le nostre azioni. Non vogliamo limitare il principio d'Amore, che Dio ha donato, ai soli esseri umani. La nostra intenzione è di condividerlo anche con gli uccelli e gli animali. Le nostre vite trovano compimento solo se condividiamo il nostro amore con tutti". Proverete una gioia inesplicabile quando amerete tutti gli esseri.
Potete pensare che sia pericoloso nutrire un serpente con il latte, perché potrebbe farvi del male, dimenticando il bene ricevuto; ma se nutrite un serpente con tutto il cuore, non vi causerà alcun male. Dovete avere questa ferma convinzione. Gli antichi Saggi trascorrevano le loro vite in fitte foreste, in mezzo agli animali selvatici, senza alcun senso di paura. Per quale motivo? Perché in loro non c'era la benché minima traccia di odio. Di conseguenza, persino gli animali selvatici erano amichevoli con loro.
Come sono i sentimenti, così saranno i risultati.
(Versi Sanscriti)
Gli animali rispondono ai vostri sentimenti interiori. I Saggi non portavano armi con sé, avevano solo un rosario. Tuttavia, l'arma del Nome Divino li accompagnava sempre; ma oggi non ci si può sentire al sicuro neppure se si ha con sé una pistola. Non c'è bisogno di portare armi, se non quella del Nome di Dio. Se portate con voi l'arma del sacro Nome, nessun malvagio potrà avvicinarsi, nessun serpente velenoso vi potrà attaccare. Quei saggi erano soliti offrire semi agli uccelli e farina di riso alle formiche.
Farina di riso veniva usata per fare disegni ornamentali davanti alla soglia delle case; ma lo scopo principale era di nutrire le formiche. Senza comprenderne il vero significato, oggi la gente usa la calcina per fare questi disegni. Gli antichi Indiani avevano ferma fede che la Divinità è presente in tutti gli esseri, dalla formica a Brahmâ. Ecco perché Thyâgarâja cantava: "Oh Râma, tu sei presente sia nella formica sia in Brahmâ. Sei presente in Shiva ed anche in Keshava".
La Divinità pervade tutti gli esseri dalla formica al leone, dall'uccello all'illuminato. Dovete, quindi, condividere il vostro amore con tutti. Questo è l'insegnamento della cultura Indiana. Dovete comprendere tale verità e condividere la vostra conoscenza con i vostri amici. E' l'aiuto più grande che potete dar loro.
Non vi chiedo di donare soldi ed oro in carità, è sufficiente che condividiate con gli altri le vostre nobili qualità. Ecco una dimostrazione di vera saggezza.
La percezione dell'Uno senza un secondo, è Suprema Conoscenza.
(Versi Sanscriti)
Dio vi ha donato amore, non usatelo per scopi egoistici, condividetelo con tutti; ciò è chiamato "amore d'espansione". Oggi, tuttavia, troviamo soltanto "amore di contrazione", che è pari alla morte. Coltivate e sviluppate ampiezza di vedute, aiutate sempre e non fate mai del male.
Il Re Harishchandra santificò la sua vita, praticando e divulgando la Verità. Poté riottenere il suo regno e persino la moglie ed il figlio, seguendo la Verità. Il Saggio Vishvâmitra, che era responsabile di tutte le tribolazioni che Harishchandra dovette sopportare, gli chiese di perdonarlo, e spiegò a Harishchandra che lo aveva semplicemente sottoposto ad una prova, che egli aveva in ogni caso superato. Il Saggio era quindi disposto a concedergli qualsiasi cosa avesse chiesto. Il re replicò che non aveva bisogno di nulla, poiché il suo unico obiettivo nella vita era di sostenere la Verità. Io desidero che gli studenti emulino gli ideali di Harishchandra ed ottengano un buon nome.
Studenti!
Potrete ottenere vari diplomi, svolgere una professione o andare all'estero, ma non diventate mai duri di cuore. Oggi tanta gente è diventata così dura di cuore, da disobbedire perfino il comando di Dio. A cosa serve condurre una simile vita? Si deve rendere invece il cuore tenero come il burro; solo allora la vita diventerà gradevole e tranquilla come il chiaro di luna.
Incarnazioni dell'Amore!
Ieri come oggi vi ho parlato dell'importanza della moralità e dell'integrità. Domani vi parlerò in dettaglio dell'umanità. Forse non ne siete consapevoli, ma la vita umana è estremamente sacra. Solo perché Dio vi ha donato occhi, orecchie, lingua, eccetera, non dovete usarli come più vi piace. Dovete sempre dire la verità, ascoltare cose sacre, e cercare di visualizzare la Divinità. Domani vi spiegherò come utilizzare nel giusto modo i cinque sensi.
Bhagavân conclude il Discorso con il Bhajan, "Prema Mudita Manase Kaho ..."
Prasanthi Nilayam, Sai Kulwant Hall, 21 ottobre 2001
Secondo Messaggio del Veda Purusha Saptaha Jnana Yagana, (rito sacrificale di sette giorni d'adorazione della Divinità, glorificata nei Veda) tenuto come parte delle celebrazioni di "Dasara" (9)
Note:
1) Îshvara - altro Nome di Shiva. Il Signore Supremo, l'Universale che quietamente osserva ed è Testimone del divenire.
2) Harishchandra, della dinastia del Sole, fu un imperatore che ottenne fama imperitura, poiché fu sempre pronto a
sacrificare qualsiasi cosa per il sostegno della Verità.
3) Bali era un re giusto, depositario d'ogni virtù e di grandi qualità. Dopo esser diventato l'imperatore del mondo, volle anche conquistare il mondo di Indra, il re degli déi; ma quest'ultimo, preso da paura, chiese aiuto a Vishnu, affinché lo salvasse. Su consiglio del suo Guru, Sukrâchârya, Bali eseguì un particolare rito sacrificale, detto Vishvajit Yajña. Durante tale cerimonia Vishnu si presentò a Bali nelle vesti di un giovane Bramino, il nano Vâmana, e gli chiese in dono tre passi di terra. Bali acconsentì a concedergli il dono, nonostante il suo Guru lo avesse messo in guardia, avvertendolo che la persona alla quale stava facendo l'offerta era il Dio Vishnu stesso. Bali, tuttavia, pensò che se il Signore dell'Universo era venuto per chiedergli un dono, non c'era per lui onore più grande del concederglielo. Immediatamente il nano Vâmana crebbe a proporzioni cosmiche. Col primo passo, percorse la terra e, con il secondo, percorse tutti i Cieli. Chiese allora a Bali come avrebbe potuto ottenere il terzo "passo" di terra. Bali, non avendo più terra, offrì se stesso ed il proprio capo per il terzo passo. Così il Signore, ponendo il proprio piede sul capo di Bali, e spingendolo nella più sacra delle regioni inferiori, distrusse il suo ego e l'orgoglio della sua grandezza e lo santificò.
4) Nârâyana è il Purusha (la Prima Persona), il Creatore, Dio che risiede in tutti gli esseri, il Signore dei cinque elementi; è un altro nome di Vishnu. Quando il Signore decise di creare, assunse una forma e divenne il Purusha o Nârâyana. Mentre il Purusha stava adagiato sulle acque causali immerso in Samâdhi, in estasi, dal suo ombelico uscì un fior di loto che diede origine a Brahmâ, da cui ebbero nascita tutti gli esseri.
5) Pândava erano cinque fratelli: Yudhisthira detto anche Dharmarâja "sovrano della Rettitudine" era il maggiore; seguivano Bhîma ed Arjuna, nati da Pându e da Kuntî; nonché Nakula e Sahadeva, nati da Pându e Mâdrî. I fratelli Pândava erano avversari dei loro malvagi cugini Kaurava, come si narra negli episodi del Mahâbhârata.
6) Duryodhana, figlio del re Dhritarâstra, era il maggiore dei cento fratelli Kaurava.
7) Mândhâta - Nome di un sovrano della dinastia solare, figlio di Yuvanâsva. Mândhâta regnò con saggezza e giustizia sui suoi vasti domini. Ebbe in sposa Vindumatî, con la quale generò 50 figlie e tre figli.
8) Krita Yuga, o l'età dell'oro, è il primo dei quattro Yuga o ere, e comprende un periodo di 1.728.000 anni.
9) Dasara è la festività religiosa che celebra la vittoria delle forze del bene su quelle che si oppongono al progresso dell'uomo verso la luce.