La via regale verso Dio
Incarnazioni del Divino Amore,
se si macera il legno di sandalo, la sua fragranza si espande, come pure se si mastica una canna da zucchero, il dolce succo che contiene allieta il palato. L'oro si affina e diventa brillante quando è messo al fuoco.
Allo stesso modo, quando ogni uomo ha amore per tutti gli esseri viventi, la gioia che ha dentro si manifesta all'esterno.
Così, quanto più amerete gli esseri viventi, tanto maggiore sarà la vostra felicità. Perciò, chi vuol essere sempre più felice deve amare. Questa è la Via Regale che porta alla presenza di Dio. Il miglior modo per amare Dio è amare tutti, servire tutti. Questo fu il segreto insegnato dal Buddha.
"Mio rifugio è il Buddha", "Mio rifugio è la Società", "Mio rifugio è il Dharma", sono tre versetti vedici. La prima cosa che si deve espandere è l'intelligenza (buddhi); l'intelligenza deve poi crescere nella società (sangham), nella quale dev'essere rispettato il dharma. Questo è il modo per sperimentare gioia. Non bisogna provocare dolore o sofferenze a nessun essere vivente. Mai far del male, sempre aiutare.
Questa fu l'unico principio fondamentale insegnato dal Buddha: Ahimsa paro dharmah: "La non violenza è il massimo della rettitudine". Non indebolite nessuno infliggendo dispiaceri o sofferenze psicologiche, fisiche o verbali.
Vi domanderete se ciò sia possibile. Quando sentirete di doverlo fare con un proposito irremovibile, riuscirete ad ottenere facilmente dei risultati davvero grandi.
Sat-Cit-Ânanda
La divinità presente in ciascuno è unica e, una volta che la si è riconosciuta, non v'è più motivo di temere alcunché. Prahlâda si rifugiò completamente nel Signore (Nârâyana), mentre suo padre Hiranyakashipu confidava nel nome e nella forma, che non durano in eterno. Nârâyana da sempre è la personificazione della Verità. Tra i vari nomi di Dio, il migliore è Sat-Cit-Ânanda.
Sat è la realtà che occupa tutte e tre le dimensioni del tempo ed è sempre identico a se stesso nel passato, nel presente e nel futuro. Sul cammino verso la Verità, è l'immutabile Sat che si deve sperimentare.
Cit è la Sapienza piena (Jñâna). È nella saggezza piena che dobbiamo avere il darshan della forma universale, la Divinità in toto. Una volta che avremo sperimentato Sat e Cit, sgorgherà dall'interno la beatitudine (Ânanda):
sperimentando Sat nella verità, Cit nella saggezza e Ânanda nella felicità piena, ci diverrà manifesta la forma del Sat-Cit-Ânanda.
Ogni uomo non fa che anelare alla felicità. Da dove essa proviene? Noi nasciamo dalla beatitudine, viviamo nella beatitudine e terminiamo anche la nostra vita in beatitudine. Perciò, la nostra esistenza è piena di beatitudine. Non è difficile scoprire il fine della vita; nessuno se ne può dimenticare. Perciò, occorre desiderare la gioia, sperimentarla, immergervisi.
Il corpo umano è effimero; non è possibile ottenere una gioia eterna con il corpo che è temporaneo. Fu per comprendere questa verità che Buddha lasciò la famiglia. Ebbe modo di vedere un cadavere, un malato e un vecchio.
La vecchiaia è una condizione comune a tutti i corpi: infanzia, giovinezza e vecchiaia sono stadi normali, sono cambiamenti naturali, fisici. Non ce ne dovremmo preoccupare assolutamente. E invece si vorrebbe che il corpo fosse eterno.
Perché c'è la morte? Perché s'invecchia? Perché si nasce? Perché ci si ammala? Queste furono le domande che si pose il Buddha in prima persona; e, alla fine, egli comprese che il corpo non è che una bolla di sapone e che la mente è la causa di tutte le malattie. Sono i pensieri costanti della mente che fanno ammalare il corpo; per questo le chiamano malattie psicosomatiche.
Il corpo soggiace ai cambiamenti che derivano dall'influsso psichico della mente. Quindi, la mente non è altro che un abito.
L'altro giorno, comunque, vi ho detto che la mente è Vishnu e che, come tale, pervade ogni cosa. Non dobbiamo dunque darci pensiero per la natura del corpo. Finché abbiamo un corpo, dobbiamo cercare di intravedere la Divinità. È normale che nell'uomo ci siano errori e correzioni; per questo, incapace di riconoscere la Divinità in tutte le creature viventi, l'uomo compie molti sacrifici rituali.
L'insegnamento di Buddha sulla non violenza
Buddha si recò di villaggio in villaggio al fine di diffondere i principi della morale. Un giorno vide che in un villaggio si stava preparando uno yajña, in cui era previsto il sacrificio di un animale. Buddha vi si oppose e disse: "Non dovete farlo". E, citando le Scritture, aggiunse: "Dio è in tutte le creature, in tutti gli esseri. Questa è la lezione che ho appreso:
Dio è in ogni singolo essere vivente. L'anima di ogni individuo è Dio e Dio è ciascun'anima. Non avrà dunque senso che voi offriate in sacrificio questo animale".
Il celebrante gli rispose: "Mediante il suo sacrificio io lo libererò".
All'udir ciò, Buddha fece dell'ironia: "Tu vorresti dare la liberazione a un animale che non l'ha chiesta. Perché non dare la liberazione invece a un uomo che la desidera? Non credo proprio che questi animali vogliano la liberazione che vuoi dar loro. Dove sta scritto? Quale Upanishad l'ha mai insegnato? In quale Veda è detta questa cosa? Dunque, non c'è alcuna verità in questa decisione. Si potrà forse liberare una creatura uccidendola?
No, mai, mai! È falso. Ma, se tu credi che sia giusto, se sei tanto convinto che sia giusto questo culto, ti farò un esempio.
Questo animale non vuole essere liberato. Tuo padre, sì, vuole la liberazione, tua moglie e tuo figlio vogliono la liberazione. Perché non li sacrifichi uccidendoli per liberarli? Se il principio della liberazione trova compimento in un sacrificio, perché non cominci dal tuo livello personale, dalla tua vita? Vuoi dare la liberazione a degli animali che non la desiderano; perché non la offri agli esseri umani che la chiedono?
Nemmeno tu potrai liberarti attraverso il sacrificio di animali, poiché questo è il peggiore dei peccati".
Allora, il Buddha bloccò la celebrazione, ordinando: "Non ferire. Non uccidere". In questo modo, l'Illuminato, diede un fermo ad alcune azioni dannose e incominciò a diffondere la non violenza come il dharma più elevato. Anche negli animali esiste lo stesso amore che c'è nell'uomo; quindi, condividete imparzialmente il vostro amore con uccelli e bestie.
Condividete questo amore con ogni singolo uomo, con ogni singola creatura.
Questa è la vera caratteristica dell'amore; questa è la vera liberazione.
Liberazione
Che significa liberazione? Alcuni credono che si tratti di raggiungere un certo posto per viverci. No, no! La liberazione è uno stato di perfetto, totale amore; un amore che dobbiamo cercare di acquistare. Solo allora avremo completa liberazione. Oggi, c'è gente che, riempiendosi la bocca con la parola "Moksha", si sottopone a molti tipi di discipline; ma le discipline possono dare solo una pace temporanea.
Tuttavia, i saggi d'un tempo, hanno insegnato nove vie per realizzarsi.
Esse
sono: l'ascolto, il canto, il ricordo del Nome, l'abbandono ai piedi
del
Signore, la riverenza verso tutti, l'adorazione cultuale, il servizio,
l'amicizia, la resa al Volere Divino. Anche in questi nove tipi di
devozione, la felicità che si raggiunge è temporanea. Sono vie
destinate a
far scorrere il torrente dell'amore. In tutte le discipline la corrente
principale dev'essere sempre l'amore. Questa è vera devozione.
Esser devoti non significa semplicemente cantare bhajan, fare delle
pûjâ,
recitare dei mantra, salmodiare i Veda. Non è tutta qui la devozione;
sono
solo dei sentieri che conducono alla devozione. La devozione consiste
nell'orientare direttamente a Dio l'amore che sgorga in voi. Amare Dio
con
un amore puro, costante e disinteressato è devozione vera. L'adorazione
di
Dio dev'essere priva d'ogni desiderio. In realtà, qualsiasi pratica
spirituale si compia è sempre frammista a qualche piccolo interesse
egoistico.
Dobbiamo offrire a Dio un amore spassionato, libero dal senso di io;
quella
sola è vera liberazione, vera moksha. Moksha rappresenta la distruzione
di
moha, dell'illusione. Non sono i libri a dare la liberazione; essa non
si
ottiene dall'insegnamento di un altro, non nasce da discorsi, bensì da
un
sentimento interiore. La liberazione è dentro ciascuno di noi, come
pure la
beatitudine. Voi siete la dimora della gioia, il vostro cuore è la sua
casa.
Perciò, a Dio dobbiamo offrire quel tipo d'amore che parte dal cuore.
Molte religioni, un solo Dio
Prima vi ho citato un versetto delle Scritture: "Il corpo è il tempio
di Dio
e ad abitarvi è l'Onnipotente eterno". Il vostro corpo è un tempio,
dove ha
preso dimora l'anima, che è Dio. Amate dello stesso amore che portate
alla
vostra anima anche le anime che risiedono in altri corpi, poiché questi
sono
templi di Dio quanto il vostro stesso corpo. Sono anime divine quelle
quanto
la vostra.
Esiste una sola Anima, perché c'è un solo Dio, mentre i templi sono
molti.
In conseguenza di questa diversità, un figlio che nasce chiama colui
che
l'ha generato "papà"; una nipote lo chiamerà "zio"; per un fratello
minore
sarà "fratello maggiore"; il figlio del proprio figlio lo chiamerà
"nonno".
In realtà, dietro tutti quei nomi, c'è un solo individuo, pur essendoci
persone diverse che lo chiamano in modi diversi. Tutti hanno con lui un
rapporto che cambia nome: esperienze diverse con un solo individuo. È
sempre
e solo lui ad essere nonno, fratello maggiore, figlio, zio.
Allo stesso modo, anche le religioni venerano nomi diversi: Allah,
Gesù,
Zoroastro, Râma, Krishna, Buddha. E così, ognuno sperimenta il Divino
in
modi differenti, e tutti quei modi si basano solo su un tipo di
rapporto che
riguarda il fisico. In realtà, Dio è uno solo, e non si dovrebbero
vedere
assolutamente delle differenze in Lui.
Dunque, lasciamo pure che chi pensa a Dio col nome di Buddha, adori
Buddha;
lasciamo che chi lo vede come Îshvara, Lo adori come Îshvara; chi lo
chiama
Allah, lo adori pure come Allah e chi Lo ama come Gesù, adori Gesù.
Qualunque sia il nome con cui Lo invocano, tutti costoro giungeranno
all'unico Dio. Quindi, la Meta è unica, Dio è unico. Nessuna differenza
va
veduta nella realtà di Dio. "A chiunque facciamo il saluto sacro del
namaskar, è a Dio che lo rivolgiamo".
A qualunque religione o casta gli uomini appartengano, non vedete in
loro
differenza alcuna. Il ministro ha parlato di casta dell'umanità, di
linguaggio del cuore, di Dio che è onnipresente ed unico. Dunque,
potete
darGli qualsiasi nome: tutti i nomi che Gli sono attribuiti non Lo
definiscono, perché Dio non ha assolutamente nome. Egli è
l'incarnazione
dell'energia e noi dobbiamo compiere il giusto sforzo per far buon uso
di
quest'energia.
Mangiate sattvico
L'amore assume molte e svariate caratteristiche, ed è inquinato dal
cibo che
s'ingerisce e dalle azioni passate: desiderio, rabbia, bramosia,
infatuazioni, orgoglio e invidia. Tutto ciò è determinato dal cibo e
dal
passato. Cercate di assumere cibo sattvico e le vostre qualità saranno
sattviche, pure.
La festa del Buddha Pûrnimâ incomincia dal prendere cibo sattvico.
Così, si
avrà buddhi, ossia un intelletto puro. Buddham sharanam gacchâmi
significa
"In Buddha eleggo il mio rifugio"; anche i Veda hanno dato importanza
alle
qualità della mente. Secondo gli scritti vedici, la Luna è la deità che
presiede la mente, poiché la mente non ha una luce propria, ma brilla
di
luce solare.
Tuttavia, la luce della Luna è della stessa natura di quella del Sole.
La
luce lunare è rinfrescante e piacevole, mentre quella del Sole è
l'effulgenza della Saggezza. Una cosa è insegnare la saggezza, altro è
insegnare ad amare. Senza amore, la saggezza non può migliorare. Sul
principio ci sono piccoli germogli in fiore, da cui si formano frutti
acerbi, che diverranno a tempo debito frutti maturi.
Se manca il frutto acerbo, non ci sarà mai un frutto maturo, e non può
esserci frutto acerbo se prima non c'è stato il fiore. Fiore, frutto
acerbo
e frutto maturo: sono tre elementi indivisibili. Così pure, nelle cose
di
Dio, ci sono tre sentieri che sono un tutt'uno: l'azione, la
conoscenza, la
devozione. Nella natura dell'amore c'è tutto; quindi, dobbiamo crescere
in
amore.
Buddha ai suoi discepoli
Sviluppate sentimenti buoni, divini. Non criticatevi gli uni gli altri.
Non
disprezzatevi. Buddha girò molto per propagare i valori del dharma.
Quando
capitava in qualche villaggio, si fermava per riposarsi un poco. Una
volta,
sentendosi molto stanco, chiese a un giovane di assisterlo: "Discepolo,
oggi
farai felice la gente tenendo un discorso. Io desidero starmene un po'
a
riposare". Quel discepolo si riempì di gioia. "Qual grande fortuna mi
si sta
presentando!", pensò. Iniziò a parlare al pubblico: "Buddha è pieno di
compassione, pieno d'amore, pieno di sapienza. Egli è uno yoghi
nell'azione,
nella conoscenza: è perfetto. Un illuminato come lui non è mai nato
prima,
né mai nascerà di nuovo".
I devoti là riuniti, all'udire queste parole, applaudirono. Buddha, che
stava riposando, al sentire quegli applausi, si alzò immediatamente e
si
presentò all'assemblea. Invitò il discepolo a smettere di parlare, e
gli
disse: "Mio caro, quanti anni hai?" "Venticinque, Swami". E Buddha
chiese di
nuovo: "In quante nazioni sei stato?" "Ho visto Kurudesham e
Panchaladesham", rispose il discepolo.
Allora Buddha lo redarguì: "Sei stato solo in due o tre villaggi, hai
solo
25 anni. Che esperienza puoi aver avuto in così pochi anni per poter
affermare che un illuminato come questo non è mai nato, né mai ci sarà
in
futuro? Che ne sai tu? Come fai ad affermare con sicurezza di conoscere
il
passato di uno che non è mai nato prima? E come puoi sapere del futuro
di
uno che non è ancora nato? Tu stai vivendo solo nel presente e nemmeno
sai
riconoscere correttamente il presente! Se così è, come fai a parlare
del
passato e del futuro? Questa è ignoranza bell'e buona. Da questo
momento in
poi non terrai più discorsi del genere".
Così Buddha lo riprese e, alla fine, alzatosi, disse: "Grandi uomini e
nobili anime sono nati in passato a beneficio di tutti; e così pure
avverrà
in futuro. Il futuro vedrà nascere anime di grande elevazione
spirituale,
che avranno nelle loro mani il mondo intero e lo terranno sotto
controllo.
Non avete dunque alcuna autorità di affermare che mai nasceranno anime
simili o che non siano mai nate".
Buddha diffidò ogni tentativo di vana esibizione. Lui stesso era schivo
della pomposità; non amava mettersi in mostra. Era sempre di animo puro
e
fermo, ma nel medesimo tempo dimostrava grandi umiltà ed obbedienza. Le
sue
azioni erano sempre caratterizzate da un intensa forza d'amore. Non è
per
nulla facile conoscere la natura del Buddha.
Insegnamenti pratici
Incarnazioni del Divino Amore, è inutile rallegrarsi per il semplice
fatto
che oggi si celebra la nascita del Buddha, il Buddha Pûrnimâ. Occorre
mettere in pratica e sperimentare nella propria vita gli esempi offerti
dal
Buddha con la sua predicazione. Ma la gente d'oggi è fatta di persone
che si
comportano da eroi solo quando parlano da un palco. Su una piattaforma
sono
degli eroi, nella pratica degli zero. Dobbiamo essere pratici e mettere
in
pratica, sperimentando tutti gli insegnamenti del Buddha. Questo è il
primo
segno di rispetto che dobbiamo al Buddha.
Non praticando gli insegnamenti del Buddha, coloro che si proclamano
Suoi
devoti lo sono soltanto a parole. Bisogna attuare in concreto ciò che
Egli
ha insegnato. Sono insegnamenti nobili e sacri: il massimo insegnamento
da
Lui proposto fu ahimsa, la non violenza, la più alta forma di
rettitudine.
Fu la prima cosa che insegnò. Purificate il vostro occhio; solo allora
avrete una sacra visione. Sviluppate una visione libera da qualsiasi
difetto, una vista pura. Sia buona la vostra vista, buono l'orecchio,
buono
il cuore, buono il pensiero, buona la vita. Ecco ciò che Buddha
insegnò: il
bene, il bene, il bene.
Onde di bontà
Sviluppate un buon modo di vedere; con una buona visione i sentimenti
puri
prenderanno consistenza dentro di voi. Col sorgere di buoni sentimenti,
compirete azioni buone. Quando si getta un sassolino in un serbatoio,
si
formano delle onde ben visibili e concentriche. Per quanto si
espanderanno
quelle increspature? Per tutta la larghezza del pozzo. Così pure, se si
getta una buona pietra, onde buone si formeranno.
Se si getta un chicco di riso soffiato, rimarrà là dove è stato
gettato.
Dobbiamo quindi lanciare la pietra dei buoni pensieri nel serbatoio
della
nostra mente. Se buttiamo pietre di buoni pensieri nel serbatoio delle
nostre menti, le onde incominceranno ad espandersi verso l'esterno e
inonderanno tutta la nazione. Le onde giungeranno agli occhi, che
vedranno
solo cose buone; arriveranno alle orecchie, che udranno solo cose
buone;
giungeranno alla bocca, che emetterà parole buone; arriveranno alle
mani,
che faranno attività buone; alle gambe, che vi porteranno in luoghi
buoni.
Il serbatoio del corpo sarà dunque pieno di onde, che si muoveranno
dalla
testa alla punta dei piedi. Ogni zona raggiunta da queste onde verrà
santificata. Quindi, vista buona: sviluppate una vista buona, dei buoni
pensieri. Così disse il Buddha, insegnando tutto ciò che si doveva
imparare.
Fra tutti gli insegnamenti impartiti, quali mettete in pratica? Voi
leggete
dei libri. Ma ciò che si legge ha la durata della lettura e si
dimentica
subito dopo.
Dovremmo invece fare ogni cosa come si fa col legno di sandalo, la cui
fragranza emana quando si continua a frantumare. Più insistete nel
mettere
in pratica gli insegnamenti, più la vostra vita concreta andrà verso la
perfezione. Come si gusta la dolcezza dello zucchero masticandone
continuamente la canna, così discorrendo sempre di quegli insegnamenti
la
loro dolcezza ci darà una copiosa beatitudine.
Una persona d'animo nobile deve incominciare dalla pratica; sono le
nobili
azioni dei grandi esseri che dobbiamo imitare nella vita concreta.
Quante
cose ci han dimostrato di attuare! Quanti esempi ideali ci hanno
lasciato!
Quanti insegnamenti elevati ci hanno proposto! Basterebbe che facessimo
concretamente una o due cose di ciò che essi han fatto o detto.
Non sprecar tempo
Dio ci ha destinato molto tempo, e quanto ne sprechiamo! Lo spreco di
tempo
equivale a uno spreco di vita. Si spreca il 75% del tempo. Quando ci
avanza
un po' di tempo, lo sprechiamo davanti alla TV o facendo altre cose
inutili.
A che serve? Perché non usate il tempo per azioni sante. Fate delle
buone
azioni, dedicandovi alla carità e ai vostri doveri. Questo fece il
Buddha.
Qualità, non quantità
Negli ultimi momenti della sua vita, quando ormai stava per lasciare
questo
mondo, aveva con sé uno spicciolo, che teneva avvolto in pezzo di
stoffa. A
lui non interessava il denaro, ma la santità. Ci furono re molto
potenti che
edificarono grandi ashram e fecero sorgere dei monasteri buddhisti; ma
tutto
ciò non lo rendeva felice. Una vecchia mendicante gli aveva portato uno
spicciolo dicendogli: "Figliolo, Buddha, Ecco, questo è tutto quanto
possiedo. Prendilo". Il Buddha lo prese con tutte le due mani,
l'avvolse in
una stoffa e lo portò sempre con sé, sul petto. Poiché, non è prezioso
ciò
che si dà per far bella mostra: quello spicciolo, offerto con amore e
umiltà, aveva un gran valore. A che serve un barile di latte d'asina? È
ben
più utile un cucchiaio di latte di vacca; è sufficiente. Così, anche un
centesimo donato con cuore puro vale quanto un milione di rupie.
Buddha coi demoni
Una volta il Buddha stava seduto tutto solo nella foresta. Gli si
presentò
una perversa diavolessa, la quale gli disse che l'avrebbe divorato.
Buddha
rispose: "Prima o poi, anche tu dovrai morire. Quindi, se oggi hai
fame, io
sono pronto a sfamarti". Disse queste cose col sorriso sulle labbra.
Che
bisogno c'è di aver paura di tutto ciò che può accadere al corpo, morte
compresa? La morte è certa, e la fame è una necessità dell'esistenza.
Allora
disse: "Vieni e mangiami".
A queste parole, pronunciate da un Buddha sorridente, la demonessa si
trasformò in una colomba, e disse: "Buddha, diffonderò per tutto il
mondo la
tua beatitudine, il tuo sacrificio. La gente, quando sta per morire, è
presa
da timore. Morire è una realtà imprescindibile; perciò, dar da mangiare
a
qualcuno che ha fame con qualcosa che dovrà comunque morire è la cosa
più
giusta da fare in quel momento. Ebbene, Buddha, io non sono una
diavolessa,
ma mi sono presentato sotto queste sembianze per metterti alla prova.
Io
sono una colomba, una pura e immacolata colomba, ed ora andrò per il
mondo a
propagare la tua nobiltà a tutti". Così, perfino gli uccelli
condivisero e
diffusero le nobili parole del Buddha.
La natura d'amore del Buddha
Tra gli insegnamenti del Buddha, il più importante fu l'amore, poiché
tale
era la Sua natura. E la natura di Sai pure è l'amore. Tutti gli avatâr
sono
fondati sull'amore; l'amore è il fondamento, la base di tutte le
incarnazioni divine. Nessuno però cerca di capire questo fondamento...
(Swami corregge il traduttore) Non "fondamento", ma "verità
fondamentale"!
La verità fondamentale dell'amore, che ciascuno dovrebbe accrescere in
sé.
Con l'amore avrete il mondo in mano. Nessuno può descrivere l'energia
dell'amore, che è dolce e immortale come il nettare, beatifico.
L'amrita,
l'ambrosia ha dei limiti, ma l'amore li trascende tutti. L'ambrosia ha
un
certo qual sapore, ma l'amore è indefinibile. Cresciamo nell'amore, che
è
dolcezza e immortalità.
Buddha non fece altro che diffondere quest'unica verità, l'amore. E
l'amore
fu la sua unica esperienza, la sua beatitudine, il suo fine ultimo.
Ecco
dunque le qualità del Buddha: nascere nell'amore, crescere nell'amore,
morire nell'amore. Amore e Dio non sono due realtà differenti. La
bollicina
si forma nell'acqua, si sviluppa nell'acqua e si scioglie nell'acqua.
L'uomo
è la bollicina; il Signore è l'acqua. L'uomo dunque è la realtà che
sorge
dall'acqua del Divino. L'anima è Dio e Dio è l'anima; quindi, l'anima
non è
distinta da Dio.
Incarnazioni del Divino Amore, voi tutti sapete di essere delle
incarnazioni
divine. I genitori vi hanno dato dei nomi, che vi servono per vivere
nel
mondo; ma l'unico vero biglietto da visita datovi dall'Onnipotente è
l'amore, l'amore, l'amore. I vostri biglietti da visita servono per
presentarvi a chi non può capire in altro modo, ma Dio ha un solo nome:
Amore, Amore, Amore. L'amore è Dio; vivete nell'amore. Incominciate il
giorno con amore, trascorrete il giorno con amore, riempite il giorno
d'amore, terminate il giorno con amore. Ecco la via verso Dio.
(Applausi)
Ciascuno dovrebbe accrescere questa qualità dell'amore, iniziando da
questo
Buddha Pûrnimâ. Fate che l'amore sia un valore da promuovere; nessuna
divulgazione è migliore di questa. Non conta quanti Veda o Scritture o
Upanishad si siano lette, non importa se siete un pandit. Potete essere
degli esperti esegeti, ma il vero dotto è colui che si distingue per la
calma mentale. Non è virtù comune oggi; i teologi d'oggi non fanno che
sfogliare libri. Più libri leggono, più si considerano esperti e grandi
studiosi. In realtà, hanno solo un grosso ego. È l'ego che rovina
l'uomo.
Mettessero in pratica almeno una cosa di ciò che leggono...! Invece,
ciò non
accade proprio.
A darci protezione c'è solo l'amore di Dio, come pure a punirci è
ancora
l'amore di Dio. Solamente l'amore vi porta ai livelli più alti. Non
esiste
altra via per noi che quella dell'amore: questa è l'arteria principale,
dove
l'amore scorre nei due sensi. Se questa è la via principale per
muoversi,
quanta cura ne dovremo avere! Su questa via non ci sono limiti di
velocità,
né altri tipi di infrazioni. Potete andare alla velocità che volete,
potete
correre verso Dio col piede a tavoletta.
I fiumi c'insegnano questo amore. Guardate il Gange, il Godavari, il
Krishna
e il Kaveri: corrono spediti, partendo da una sorgente, per andar dove?
Per
immergersi nell'oceano, che è il loro Padrone. Se incontrano sulla loro
strada una montagna, la dividono in due e vi scorrono in mezzo. Non c'è
niente che li possa fermare, niente che possa frapporsi al loro corso.
Così sia della nostra vita: scorra solo per cercare di immergersi
nell'oceano di Dio. Nessun ostacolo ne rallenti o fermi la corsa e, se
ve ne
fossero, distruggeteli e proseguite. In questo consiste il vostro
impegno.
Applicatevi con sincero sforzo ad eliminare ogni pigrizia; non date
adito
assolutamente ad alcun segno di debolezza. Aprite gli occhi sul bene:
buona
visione, buoni sentimenti, buoni ascolti, buone azioni. Se si cerca in
ogni
modo il bene, tutto il bene ci verrà incontro.
Un tempio semovente
Incarnazioni del Divino Amore,
per raggiungere Dio non avete bisogno di andare da qualche parte. Egli
sarà
sempre dove voi siete. Esistono dei templi, delle chiese, delle
moschee, ma
non sono veri templi. Quelli sono templi fatti da mano d'uomo e,
quindi,
sono di breve durata. Il corpo è il tempio costruito da Dio, un tempio
che
cammina, che parla. L'energia di questo tempio non si riscontra in
nessun'altra parte. Esso non è tenuto insieme dal cemento, non è fatto
di
pietre, non ci hanno messo della ghiaia: Dio l'ha fatto con niente,
l'ha
creato mediante la Sua decisione. Perciò, è un prasad, un dono voluto
da
Dio, che dobbiamo tenere ben protetto.
Bisogna seguire appropriatamente il comando dato da Dio, usando al
meglio il
corpo. Occorre imparare il sacro sentiero, la Verità dello Spirito. Il
corpo
è stato dato per adempiere ai propri doveri con rettitudine; dev'essere
usato nella disciplina del dharma. Questo è lo scopo per cui è stato
dato,
non per mangiare e bere, benché anche quelle siano funzioni necessarie.
Il cibo è necessario; serve a proteggere il corpo. Gli abiti pure
servono a
proteggere il corpo dal freddo invernale. Ci devono essere sia il cibo
sia i
vestiti, però, se voi pensate solo al cibo ed alla testa, che posto
riserverete a Dio? Cibo, testa e Dio devono andare di pari passo e
dovreste
capire che il cibo e la testa servono a Dio.
Ashoka e il monaco buddhista
Una volta, l'imperatore Ashoka andò a fare un giro nella foresta. Là
incontrò un sannyâsin. Sceso da cavallo, l'imperatore chinò la testa ai
piedi del monaco per fargli namaskar. Il ministro del re vedendo ciò,
pensò:
"Mio Dio, che fa il maharajah? Dov'è andata a finire la maestà del re;
un
imperatore che si piega davanti al Buddha!" Era molto confuso, ma non
trovava il tempo per farglielo presente.
Giunti che furono alla reggia, in un momento in cui Ashoka era di
ottimo
umore, il ministro lo redarguì dolcemente: "Swami, sei così grande di
mente,
d'intelletto, di cultura; hai un fisico così prestante, ispiri tanta
soggezione... un corpo che richiede tanto rispetto ha chinato la testa
ai
piedi di un piccolo discepolo di Buddha?" Ashoka rispose con un
sorriso.
Dopo alcuni giorni, chiamò il ministro e gli disse: "Voglio che mi
porti una
testa di pecora, una testa di capra e una d'uomo". Il ministro gliele
portò;
qualsiasi cosa ordinasse il re, il ministro la eseguiva. Dopo che il
ministro gliele ebbe portate, il re disse: "Vai al mercato a venderle,
poi
torna qui". Ma, appena portate al mercato, nessuno le volle; quando le
offriva, gli veniva risposto: "Non le voglio! Riprenditele e portatele
via!"
Poi tornò dal re e riferì la cosa: "Sire, nessuno le vuole". E il re:
"Se
nessuno ritiene che abbiano valore, regalale, e poi ritorna". Il
ministro
eseguì l'ordine, ma ritornò senza essere riuscito nemmeno a regalarle.
"Non
le hanno volute neanche gratis!", lamentò il ministro.
Allora Ashoka disse: "Ricordi, ministro, quando ti sentisti così a
disagio
per aver io chinato la testa ai piedi del monaco buddhista? Domani o
dopo
domani anche la mia testa non avrà più alcun valore. La testa non dura
in
eterno e tu ti dai tanta pena per questa testa che non ha valore.
Invero, io
ho ottenuto una ricompensa, come conseguenza del mio gesto nel porre il
mio
capo ai piedi del monaco. Che c'è di più grande del tocco dei piedi di
un
essere elevato?
"Il tocco degli illuminati distrugge i peccati. La conversazione con
gli
illuminati dona tutta la sapienza. Il darshan, la visione degli
illuminati
libera dalla schiavitù del karma". Così dicono i Veda.
Se il tocco dei piedi di un grande essere distrugge i peccati, allora i
miei
peccati sono stati distrutti. Dopo la morte, chi darà valore a ciò?
Nessuno". A queste parole, s'illuminò la mente del ministro.
È durante la vita che bisogna rendersi conto di quanto sia importante
il
tocco dei piedi di Dio, la conversazione col Signore e la visione del
Signore. Ma, basta forse volerle per ottenere queste cose? No, no, no!
Soltanto Dio sceglie tempi e modi opportuni perché possiate averle. Se
volete cose materiali, non sempre le potete ottenere; ma con Dio potete
avere assolutamente qualunque cosa.
Ricordare ciò che si è appreso
Incarnazioni del Divino Amore, siete venuti tutti qui con tanta
devozione.
La vostra devozione e la vostra obbedienza sono davvero molto elevate.
In
questo Buddha Pûrnimâ dovete mettere tutto in pratica e tenerlo bene a
mente. Buddha fu un essere elevatissimo. Tuttavia, nella sua
fanciullezza ed
esistenza terrena, commise alcuni errori, in conseguenza dei quali, in
tarda
età ebbe molto a rattristarsi. Allorché si pentì e per estinguere,
espiare
tutti i suoi sbagli, si offrì a Dio. Tutte le sue pratiche spirituali e
i
suoi insegnamenti dovrebbero essere tradotti nella nostra vita di ogni
giorno. In questo consiste il vero Buddha Pûrnimâ. Non serve provar
gioia
solo in questo giorno di festa.
La vacca mangia l'erba che poi rigurgita in bocca per rimasticarla.
Anche
l'uomo dovrebbe saper rimasticare il cibo spirituale ingerito: anche
voi,
tornati ai vostri Paesi, portate con voi le vostre esperienze per
riviverle.
Questa è la ragione per cui siete venuti qui. Non dimenticate ciò che
avete
udito, una volta che ve ne siete andati. Assimilatelo, fatelo circolare
nelle vostre vene, come dolcezza della vostra linfa vitale. Tutti i
sentimenti e le parole che avete sperimentato rimangano dentro di voi
quale
dolcezza. Dio è quella dolcezza e, quando avrà raggiunto ogni membro,
prenderà il nome di Angirasa, l'Onnipotente che sorveglia ogni parte
del
corpo. Coltiviamo la fede che Dio è dentro di noi come Dolcezza.
Dio dà sempre protezione
È Dio che protegge il nostro corpo negli stati di sonno o in quegli
stati in
cui siamo incoscienti. Voi credete di essere responsabili dello stato
di
veglia, ma nello stato di sonno e di sonno profondo, chi vi protegge?
In
tutti i momenti, in tutti i modi, dappertutto, in ogni circostanza è
Lui che
vi protegge. Quindi, è soltanto Dio che provvede a proteggervi. Non
temete
le difficoltà, le sofferenze, le ansie: i problemi vanno e vengono,
come
nuvole passeggere. Ma Dio rimane in eterno. PrendeteLo come il Sostegno
per
eccellenza, ricordatevi di Lui, pensate a Lui in ogni momento. Questo è
ciò
che di nuovo dovete apprendere oggi che siete venuti qui.
(Swami intona il canto "Vahe guru")
Brindâvan, Sai Ramesh Hall, 21 maggio 2000.
Buddha Pûrnimâ.
Versione integrale.