DISCORSO DIVINO

Il prezzo della gioia

14 gennaio 2000

Egli è permanente, senza nascita né morte;

Colui che non ha né inizio, né fine,

l’Antico ed Eterno,

non prende nascita, non può essere ucciso,

rimane l’eterno Testimone;

Egli è lo Spirito, l’Anima individuale,

il Brahman.



Questo Dio, che risiede a Puttaparthi,

il Signore compassionevole,

si prenderà cura di voi, vi proteggerà, vi salvaguarderà;

Egli vi terrà per mano eternamente, mai vi dimenticherà.

mai Si tirerà indietro e voi mai sarete abbandonati.



Bharata ha avuto i Veda.

Questa è la sacra terra

nella quale si praticano i rituali sacri, Yajña e Yaga.

È questa Madre terra che ha dato nascita ad anime nobili.

Questa è la terra del sacrificio

che ha donato all’umanità i Codici di condotta.





Incarnazioni dell’Amore!

L’India è il centro che ha dato la moralità e le norme di condotta al mondo; è la terra natia della verità e della rettitudine. È un’enorme fortuna esser nati qui, in questa terra. (applausi) Bhârat è la terra del sacrificio, della penitenza, dei meriti. Sfortunatamente voi state facendo ogni tentativo per convertire questa terra di penitenza e di sacrificio, in una terra di edonismo. Ma voi non avete bisogno di una terra di piaceri; è ben più importante vivere in una terra di sacrificio. Infatti, questa terra penitenziale dovrebbe rimanere il caposaldo di ogni disciplina spirituale e, per ottener questo, ogni cittadino dovrebbe lavorare sodo. Ciascuno dovrebbe piegare il corpo alla propria volontà, dovrebbe far sprizzare il sudore dalla fronte e lavorare duramente con tutta la forza dei propri muscoli.



Piega il corpo,

correggi i sensi,

estingui la mente.



E perciò, questa madre terra vi accarezzerà, vi coccolerà, perché siete nati in una terra di sacrificio. Essendo Muddu biddalu (cari) a questa terra di Bhârata, non dovreste trasformarvi in Moddu biddalu (somari)! Non siate nemmeno cattivi, bensì nobili, capaci di proporre degli ideali, e questa terra sarà quindi fiera di voi.

Poiché qui in India siete nati, Il miglior modo con cui potrete presentarvi sarà quando dichiarerete “Io sono indiano!”. Non importa se non avete alcun titolo di studio; la vostra più grande qualifica sta nel poter dichiarare di essere indiani, abitanti di questa nazione. In effetti, questo è il Paese della prosperità. Che tipo di prosperità? Quello della spiritualità, la ricchezza della beatitudine interiore, il patrimonio del sacrificio. Dal momento che siete nati qui, dovreste essere predisposti al sacrificio. Occorre assumersi come dovere primario il servizio al prossimo.



Che cos’è il servizio? Il servizio è Dio. Dio risiede nel servizio al prossimo. Se volete capire il principio divino, dovete interrogarvi, riflettere per capire che voi siete Dio. Infatti, Dio è in voi e voi siete in Dio. Non c’è differenza fra voi e Dio. Dovete rendervi conto di questa verità e comportarvi di conseguenza. Quando vi ponete la domanda “Chi sono io?”, dovreste rispondervi: “Io sono Dio, sono una scintilla del Divino”. Dovete affermare pienamente convinti che dentro di voi risiede latente la Potenza Divina.

Molti si domandano: “Dov’è Dio?”. È in ogni luogo. Mai dubitare che sia qui e non là! Dovete ripetervi con grande convinzione e coraggio che v’imbatterete in Dio, ovunque Lo cerchiate. Potete negarne l’esistenza; ma non per questo Egli non esiste per l’uomo di fede. In verità, Dio dice “sì” a chi dice “sì”, e riecheggia “no” a chi afferma “no”. I “sì” e i “no” son cosa che riguarda voi, mentre per Sai tutto è “Sì, Sì, Sì”! (applausi) Dovete dire (al non credente): “Tu puoi anche negare Dio, ma io ho il Mio Dio. Sì, il Mio Dio esiste. Che autorità hai tu di negarLo? Chi sei tu? Se vuoi, tu puoi anche dichiarare di non avere alcun Dio, ma non hai nessun diritto, nessuna autorità di contraddire la mia fede.” Diamo sostegno all’antica cultura di questa terra con questa dichiarazione mentre rendiamo servizio al prossimo.

Perché vi considerate tento deboli e timidi, se siete figli di questa terra di valore e di coraggio? Voi non siete assolutamente dei pusillanimi, ma dei prodi. Dovreste dunque non temere di affrontare con gran coraggio ogni compito vi venga affidato.



Dio ha fatto tre voti:

1) Dharma samsthapanarthaya sambhavami yuge yuge: “Per la protezione dei giusti e la distruzione dei malvagi, ogni volta che il Dharma declina, Io Mi incarno di era in era”.

2) Ananyah chintayanthomam ye janah paryupasathe tesham nityabhiyuktanam yogakshemama vahamyaham: “Salverò tutti coloro che Mi pensano incessantemente ed insistentemente.”

Come figli di Dio, anche voi dovreste avere questa determinazione.

3) Moksha ishami masuchaha: “Darò la Liberazione a tutti coloro che si abbandonano a Me completamente”.



Anche voi dovreste fare tre voti:

1) Che crederete fermamente nell’esistenza di Dio;

2) Che Lo vedrete;

3) Che diventerete uno col Divino, vi immergerete in Lui.

Siate pronti a seguire questi voti con determinazione.



Noi diciamo che questo è l’inizio dell’anno 2000. Molti hanno predetto l’avverarsi di molte cose tristi; hanno dato un’immagine negativa di ciò che ci aspetta quest’anno. Ma in questo mondo non esiste niente che possa essere definito “male”, poiché anche nel “male” c’è del bene! Anche ciò che può essere considerato “male”, anche ciò che può sembrare brutto, in realtà è un bene (applausi). Non pensate mai alle cose cattive, non pensate al male, in nessun momento. Come potete pensare che accada qualcosa di “malvagio” nella Creazione di Dio? È tutto una manifestazione del Volere Divino e ogni cosa succede in accordo con esso. Accadrebbero cose brutte solo nel caso la Volontà Divina fosse cattiva. Ma la Volontà Divina è sempre rivolta al bene. Non esiste l’eventualità di avvenimenti negativi se la il Volere di Dio è sempre positivo e puro. E se Dio è onnipervadente, onnipresente, come potete affermare che esista del “male”? L’onnipresenza di Dio non può essere considerata cattiva! Bene e male risiedono solamente nella vostra visione (drishti), non nella Creazione (srishti). Nell’immensità del Creato non ci può essere niente che posa dirsi “male”. Abbiate fede in questa verità. Persuadetevi che l’errore risiede nella vostra visione e non nella Creazione.

Oggigiorno c’è bisogno di uomini coraggiosi ed eroici. In tutto il mondo attuale vediamo che sono molte le persone che soffrono e troviamo che il mondo sta passando attraverso innumerevoli avversità. Non concentrate la vostra attenzione sulla sofferenza; non datele importanza. Dovreste saperla affrontare audacemente ed essere in grado di resisterle per andare avanti. Abbiate la ferma fede che qualunque cosa capiti, è per il vostro stesso bene, e fate fronte con coraggio a qualunque cosa vi capiti. Non tiratevi mai indietro! La vostra vita potrebbe essere in pericolo, ma voi siate pronti! In fin dei conti, la morte è un evento che capita una sola volta nella vita e, un giorno o l’altro, siamo tutti destinati a morire. Siate pronti a sacrificare la vostra vita per sostenere il Dharma, la rettitudine. Infatti voi non siete stati creati per il vostro stesso vantaggio: se siete qui, è per Dio! Tutto dipende dalla Volontà Divina. Perciò, l’uomo, che si trova qui per Volere Divino, in armonia con quel Volere, seguendo i Comandamenti di Dio, dovrebbe lavorare in vista della sua propria redenzione. Per questo motivo, ogni studente con l’istruzione scolastica dovrebbe assimilare anche la cultura indiana. Senza una raffinata sensibilità l’istruzione è inutile. L’istruzione e la tradizione culturale sono come i poli negativo e positivo attraverso i quali passa la corrente.



Abbiate piena Fede in Dio. Non fate caso a chiunque, incrociandovi per strada, vi contraddica. Il bene trova spesso molti ostacoli, mentre le cose cattive van sempre lisce. Quando trovate degli ostacoli sul vostro sentiero, considerateli come mezzi per il vostro bene maggiore. A volte, qualche studente fallisce agli esami; ma smetterete per questo di studiare? No di certo. La prossima volta vi applicherete di più, studierete più intensamente per prepararvi, e poi vi ripresenterete all’esame.



Il piacere è un intervallo fra due dolori.



Il piacere infatti si trova sempre fra due dolori. Vyâsa disse: Na sukhat labhyathe sukham: “Dal piacere non è possibile trarre piacere.” Non trarrete felicità dalla felicità. In realtà, solo dal dolore potete trarre felicità. Nessun valore hanno le gioie che non nascono dalle prove, come non sarebbe apprezzabile la luce se mancassero le tenebre. Di conseguenza, considerate naturale l’insorgere di ogni problema.

Una volta, quando i Pandava si stavano preparando alla guerra, la loro madre, Kunti, andò a prostrarsi ai Piedi di Krishna e Gli disse: “Krishna, ho un desiderio”. “Che cosa vuoi?” le chiese Krishna. “Vorrei avere una devozione forte, incrollabile; una devozione ferma che mi dia la forza di affrontare i momenti di difficoltà. Infatti, si riesce a ricordarTi nei momenti di difficoltà, mentre nei periodi felici mi dimentico di Te. Nel regno dei Pandava, ogni cosa mi dava gioia e, in quei giorni felici, non pensavo mai a Te. Quando mio marito, il re Pandu, morì, mi trovai a dover allevare i bambini da sola e a dover affrontare tutte le difficoltà possibili. Fu proprio in quei momenti che ricominciai a pensarTi, e a pensarTi intensamente. Sono pronta ad affrontare tutti i problemi e le difficoltà della vita, ma desidero che il mio Amore per Te sia saldo.” Kunti, invero, aveva fatto di Krishna il centro della sua vita.



Quarantadue anni dopo la guerra del Kurukshetra, Arjuna ritornò da Dvaraka. In che circostanze tornò? Tutto il clan degli Yadava era coinvolto in una grossa contesa, a causa della quale morirono tutti. Anche Krishna aveva lasciato le Sue Spoglie mortali. Sentendo che Arjuna era arrivato, Kunti si alzò. Nessuno aveva mai passato tante difficoltà quante ne avevano passate i Pandava. Fu però proprio grazie a tutti questi travagli che essi poterono godere della vicinanza di Dio. Kunti lo stava aspettando. Lo ricevette Dharmaraja: “Arjuna: come sta il nostro Krishna, il nostro Fratello, il nostro Amico, il nostro Parente, il nostro Cognato? Come sta?”. Arjuna non poté rispondere. “Fratello mio, perché non parli? Dov’è Krishna?”, disse Dharmaraja cadendo in profonda depressione. Appresa la ferale notizia, Dharmaraja si rivolse a sua madre Kunti: “Madre, Krishna è morto”. Kunti urlò per tre volte: “Krishna ci ha lasciato! Krishna ci ha lasciato! Krishna ci ha lasciato!” ed esalò l’ultimo respiro e cadde esanime in grembo a Dharmaraja, il quale pianse sul cadavere della madre: “Madre! Sei andata in cerca di Krishna che non è più con noi? Sembra che tu sia andato a cercarLo. A cosa serve, infatti, questa vita senza Krishna? Abbiamo vissuto sempre in Sua Compagnia e abbiamo fatto ogni esperienza con Lui; abbiamo combattuto con Lui e grazie a Lui abbiamo vinto. Abbiamo sempre avuto successo solamente grazie a Lui, alla Sua Vicinanza”.

Dharmaraja mandò a chiamare i suoi fratelli, Bhima, Arjuna, Nakula e Sahadeva e disse loro: “Preparatevi per il nostro ultimo viaggio”. Poi ordinò a Bhima di compiere gli ultimi riti mentre disse ad Arjuna di far salire suo figlio (Parikshit) al trono.



Che mistero è mai questo? Da una parte la morte di Kunti e la sua cremazione, dall’altra parte venivano fatti preparativi per un esilio e, contemporaneamente, per un’incoronazione. Quante cose sarebbero successe in uno stesso giorno? Chi può fare tutto ciò? Nessuno! Sarebbe impossibile. Solamente dei veri devoti, coloro che sanno accogliere della Grazia di Dio, possono compiere tutto ciò e nessun altro.



Essi abbandonarono Hastinapura e si prepararono ad andare in esilio. Dharmaraja camminava davanti, seguito da Bhima. Si portarono a termine tutti gli ultimi riti. Arjuna incoronò suo figlio e, immediatamente dopo, seguì Bhima in compagnia di Nakula e Sahadeva. Anche Draupadi disse: “A che mi serve ormai questo corpo senza i cinque Principi vitali?”.[1] E seguì i suoi mariti in esilio.

Essi avevano un forte sentimento di unità nei momenti di difficoltà. Purtroppo questo senso di unità si è perso, ai giorni nostri. Il principio dell’Amore oggi si è perso, per questo siamo pieni di ansietà e di problemi da affrontare.



Perciò non spaventatevi all’idea di dover affrontare problemi e difficoltà: i problemi, così come arrivano, se ne vanno; sono nuvole passeggere. Non versate lacrime in tempi di avversità e non sorridete in tempi di gioia. Sviluppate l’imperturbabilità, che non vi fa esaltare in tempi di piacere né vi permette di deprimervi di fronte al dolore. Ecco la fermezza del vero devoto!



Bhakti, Bhakti. Che cosa intendiamo per devozione? È adorazione? È recitare il rosario? No, no! Non è nessuna di queste cose. Devozione è amore per il Signore. Non ritiratelo mai più indietro, una volta che questo amore ha preso il suo corso verso Dio. Questa è vera devozione. Una volta dato, non dovreste mai più riprendervelo.



Lakshmana aveva questa ferma determinazione per fare dei voti.

A lui non era stato ordinato di andare in esilio, poiché l’ordine era valido solamente per Rama. Rama, infatti, fu obbligato ad andare in esilio a causa di un giuramento fatto da suo padre Dasharatha. Ma Lakshmana considerava Rama essere la sua stessa vita: “È mio padre e mio fratello. Io non posso vivere nemmeno un solo momento lontano da Lui” diceva. Di conseguenza, seguì Rama, senza curarsi delle opinioni di altri, senza alcun riguardo per nessuno. Semplicemente seguì Rama. Si abbandonò totalmente a Lui e lasciò il regno, la famiglia, rinunciò a tutte le sue volontà e prese rifugio ai Piedi di Dio. Il primo giorno di esilio, essi raggiunsero la montagna Chitrakuta. Rama disse: “Lakshmana, dobbiamo accamparci in questo posto di pace. Noi che siamo degli uomini possiamo affrontare la difficoltà dell’esilio, ma Sita non può. Costruiscile una capanna, in cui possa vivere.” “Dove la devo costruire?” chiese Lakshmana. “Ovunque ti fa comodo: scegli tu il posto.” rispose Rama. Lakshmana, sentendosi molto frustrato, rispose: “Che ho fatto di male, Rama? Pensi forse che abbia delle preferenze tutte mie? I Tuoi gusti sono i miei gusti; le Tue scelte sono le mie scelte. Che peccato ho mai commesso da voler lasciare la decisione a me? Io non ho preferenze personali.” E, mentre diceva così, continuava a piangere. Intervenne allora Sita: “Lakshmana, non ti ha mica morso tuo fratello. Perché piangi?”. “Sarei più felice se mi avesse accusato e morso! Rama mi lascia intendere che io abbia delle preferenze mie, e questo mi fa sentire molto triste. Mi sento amaramente ferito. Io non voglio niente del genere”. Rama, che aveva capito i sentimenti di Lakshmana, gli ordinò di costruire la capanna in un posto ben preciso.

Questo è l’atteggiamento dell’abbandono totale. Non dovreste avere preferenze vostre. Qualunque cosa succeda, è la Volontà di Dio. Non lasciatevi confondere dal sentimento che vi fa credere che una cosa sia bene e l’altra sia male. Tutto è il Comando di Dio; tutto è bene; tutto conferisce felicità e Beatitudine.



Con questo sentimento di gioia dovreste partecipare ad ogni attività. Non dovremmo mai mettere in discussione il fatto che una cosa sia facile mentre un’altra non lo sia. Se vi tocca, fatela! Non discutete mai sul perché, sul dove, sul come, e così via. Ecco come si distingue la vera devozione. Giacché, qualsiasi cosa Dio faccia, è sempre per il nostro stesso bene.



Che cosa meritarono alla fine i Pandava, che furono così duramente provati dalla sofferenza? Vinsero la battaglia. Ed è per le difficoltà affrontate che essi guadagnarono una grande reputazione e furono stimati da tutti. Tali sentimenti sacri dovrebbero essere impressi nel vostro cuore. Questa devozione e questa sincerità vi farà ottenere qualsiasi cosa.



Siate decisi e fermi: “Questo è il mio lavoro; perciò, devo fare il mio dovere lealmente. Se non eseguissi con franchezza ciò che mi compete, sarei un traditore.” Compite il vostro dovere alla perfezione. Infatti, il principio spirituale va messo in pratica nel proprio lavoro.



Per gli uomini d’oggi non esiste il principio del sacrificio, mentre la via del piacere è disseminata di molti desideri.

Sacrificate il bhoga, le voluttà

ed amate lo yoga, la spiritualità.



Che cos’è lo Yoga? Yoga significa “Unione con Dio”.

Il primo capitolo della Bhagavad Gita s’intitola Vishada Yoga; proprio alle prime pagine di questo testo, trovate lo “Yoga dello sconforto, della delusione”. Fu a causa della tristezza, della sofferenza, che Arjuna non seguì l’Ordine di Dio. Ma questo momento iniziale di abbattimento gli conferì tutte le benedizioni, soprattutto verso la fine. La vishada di Arjuna, si trasformò in vijaya, in successo, grazie alla sua vicinanza con Krishna. Molti ostacoli si frapposero sul suo camino, ma egli li affrontò tutti con naturalezza. È normale, infatti, che le tribolazioni vi facciano soffrire. Noterete che un’arancia è coperta da una buccia amara, senza la quale, il frutto non sarebbe protetto. Per gustare il frutto, è necessario togliere la buccia; allora potrete goderne il dolce succo. Lo stesso avviene per ogni altra cosa. La canna da zucchero è così coriacea che risulta difficile masticarla; perciò, per estrarne il dolce succo, è necessario spremerla. Se avete dell’oro e volete farne un gioiello, dovete metterlo nella fornace, fonderlo; poi, dovete forgiarlo col martello, tagliarlo e infine saldarlo. Solo attraverso questi processi l’oro potrà trasformarsi in un magnifico gioiello. L’essere umano è come l’oro: per avere pace e felicità, è necessario che passi attraverso tutti i tipi di prove.



Una delle invocazioni di Dio è Hiranyagarbhaya namah. Hiranya significa “oro”. Ed è anche il nome con cui amo chiamarvi: “Bangaru, bangaru” (“Miei ori, tesori!”). Siete tutti preziosi. Con tutto quell’oro divino che avete dentro di voi forgiate il gioiello della pace, il gioiello del dharma, il gioiello della verità, del sacrificio, qualunque ornamento vogliate. In che modo? Se avete Dio, ossia l’oro a disposizione, vi è possibile modellare qualsiasi gioia, qualunque gioiello a vostro piacimento: Dio stesso è il prezioso metallo di cui avete bisogno per quella lavorazione.

Sottomettetevi a Dio e vi sarà possibile creare qualunque gioiello. Se scegliamo il gioiello della pace, servirà quello stesso oro, senza il quale nessun gioiello si può forgiare. Dio è quell’oro e noi dovremmo fare ogni sforzo possibile per impossessarcene. Con un oro tanto prezioso, tanto pregiato, qualunque gioiello scegliate sarà vostro.



Si ripete per tre volte “Pace, Pace, Pace” e si prega dicendo Lokassamasta sukhino bhavantu, “Che tutto il mondo sia felice.” Infatti, tutti dovrebbero essere felici! Ma questo può accadere solamente attraverso la Volontà Divina. Dovremmo avere in noi l’amore che attira la Grazia e le Benedizioni di Dio. Senza amore, nulla si ottiene.

Se volete comprare un fazzoletto, andate al negozio e pagate dieci rupie; il pagamento è la condizione per poter avere il fazzoletto. Allo stesso modo, voi che andate da Dio perché volete chiedere la liberazione, volete la pace, volete la felicità, quale prezzo pagate? Che cosa offrite in cambio? Quali diritti accampate per chiedere ciò? Prima di tutto, offrite, e solo dopo avrete il diritto di ricevere. Solo il dare vi dà il diritto di avere. Se non date niente, se non offrite nulla, non potete domandare: “O Dio, dammi questo, dammi quest’altro, dammi quell’altro ancora!”. Dovete prima offrire a Dio il vostro Amore, solo così potrete ottenere qualsiasi cosa da Dio! Questo è un diritto che ognuno possiede. Guadagnatevi dunque questo diritto! Esso può essere ottenuto solo attraverso l’amore. Non esiste altra via.



Questa mattina vi ho detto che il cibo è Dio. Il corpo è l’involucro composto dal cibo (Annamayakosha). In questo corpo di densità fisica, risiede un principio sottile, cioè l’involucro vitale (Pranamayakosha). Di materia ancora più sottile, troviamo l’involucro della mente (Manomayakosha). Una volta che passate attraverso l’involucro del corpo, del prana e della mente, arrivate all’involucro della Saggezza (Vijñanamayakosha); una volta ottenuto il controllo di questi involucri, raggiungerete l’ultimo involucro, quello della Beatitudine (Anandamayakosha). Per giungere a sperimentare la Beatitudine, è necessario conoscere questi princìpi sottili. Questo è il motivo per cui nel Vedanta si dichiara che in Sushma, nel principio più sottile, risiede Moksha, la Liberazione.

Il corpo è un involucro fatto dal cibo, ed è anche cibo per qualche altro corpo;[2] in effetti, ogni corpo che costituisce l’involucro prodotto dall’alimentazione sarà offerto in cibo a qualche altro corpo. Per questo si dice che “il cibo è Dio”, perché in tutto potete trovare la manifestazione del principio divino.



Incarnazioni dell’Amore!

Offrite a Dio il cibo che mangiate. Fate questa riflessione: “Io mangio questo cibo, ma il mio corpo sarà offerto in cibo a qualcun altro. Di fatto è così. Non rallegratevi semplicemente di mangiare del cibo, poiché qualcun altro presto vi mangerà, e qualcun altro ancora mangerà chi ha mangiato voi… Brahmananda è la Beatitudine eterna. Quando godete di ciò che mangiate, pensate di sperimentare la Somma Beatitudine, la Brahmananda, anziché limitarvi al solo piacere fisico, al Manavananda! Quando pensate al corpo umano e sperimentate una gioia di livello umano, il massimo che potete raggiungere è Devananda, la gioia degli esseri celesti. Ma esiste una beatitudine cento volte più intensa di questa, ed è la Gandharvananda, la gioia degli angeli. Cento volte più intensa di questa, c’è Pashupatananda, la beatitudine del Signore degli Armenti; ed infine, cento volte più intensa, c’è Prashantiananda, la Gioia della Pace Infinita, che è Brahmananda stessa, la Beatitudine Suprema. Per poter sperimentare quello stato supremo di Beatitudine, dovreste essere aperti alla Grazia di Dio. Con l’Amore potete realizzare qualsiasi cosa senza limitazioni.



Il karma ci accompagna sempre ma, cantare il nome divino del Signore Sai Rama, distruggerà montagne di peccati. Dolce come sciroppo è il cantare il glorioso Nome di Dio. Spesso vi dico: Pibare rama rasam: “Bevete il dolce nettare del nome di Rama”. Dovreste bere questo nettare, che è l’ambrosia della Beatitudine.



Una volta Tulsidas disse: “O Dio! Vorrei sperimentare il nettare del Tuo amore. Non voglio il dolce dello zucchero, ho bisogno della dolcezza del Tuo amore!”. Che sapore ha questo nettare? Mescolando acqua e zucchero, ottenete dello sciroppo; mescolando l’amore con l’amore, ottenete amrita, ambrosia. L’ambrosia è eterna, immortale, permanente. Perciò dovremmo cercare di sperimentare il nettare della Beatitudine e il nettare dell’Amore.



Non odiate nessuno. Date a tutti amore. E quando la gente compie azioni meschine, com’è possibile continuare ad amarle? Molti pensano: “Perché Swami non mi parla?”. Questo è ciò che pensate, ma non pensate se vi state comportando o no in accordo con gli ordini di Swami! Io ho stabilito certe regole. Quali? Quando vi dono qualcosa, dovete farne buon uso. Altrimenti a cosa serve che Io faccia dei doni? Quando Mi disobbedite, come potete aspettarvi che i vostri desideri vengano esauditi? Yad bhavan tad bhavati, “Si ottiene quel che si prova”.

Un principio vale dappertutto, sia qui che altrove. Se vi do ciò che desiderate, non è vostro dovere agire in accordo con ciò che dico? Ma voi state agendo così? No! Voglio che la Mia Parola abbia valore, non voglio che sia sottovalutata; in verità, la Mia Parola e i Miei Ordini hanno un’inestimabile valore. Di conseguenza, penso sia meglio tacere del tutto piuttosto che parlare per vedere deprezzata la Mia Parola. Come potete pretendere che Io vi prenda in considerazione e vi ascolti, se svilite la Mia Parola non ascoltandola? È inconcepibile! Solo quando obbedirete ai Miei ordini i vostri desideri saranno spontaneamente esauditi.

Dio non si arrabbia mai, non è mai in collera, né prova sentimenti di odio; Dio non è così. Dopo tutto, la vostra vita sarà la conseguenza delle azioni che avete compiuto.



Come l’azione, così la reazione.



Se siete buoni, avrete naturalmente dei buoni risultati. Io sono qui per indirizzarvi sulla buona via. Voi dite: “Swami non mi guarda; Swami non parla con me”. Questo è quanto sentite voi. Ma fino a che punto avete Swami in voi? In che misura ve ne servite? Di conseguenza, anch’Io uso lo stesso vostro sistema. Quando un mendicante si presenta davanti a una porta e grida: “Madre, sono affamato”, la padrona di casa gli darà del cibo, perché è nella sua natura elargire. Supponete, invece, che il cibo venga respinto e gettato addosso alla madre; vi aspettate forse che il giorno dopo vi offra ancora del cibo? No, perché avete utilizzato male il cibo servitovi oggi. “Domani non te ne darò più!”, dirà, e ve lo rifiuterà. Se invece farete buon uso di ciò che oggi vi viene donato, la madre sarà molto felice. Similmente anche Swami smette di parlarvi se voi non seguite i Suoi Insegnamenti. Se utilizzate propriamente ciò che vi è già stato donato, vi verrà dato molto di più.



Io non ho assolutamente desideri, di nessun tipo! Infatti, non ho bisogno di niente; non ho bisogno di chiedere; non è necessario. E nemmeno provo odio; infatti, Io non odio nessuno e non sono odiato da nessuno. Ma queste cose, dal punto di vista materiale, capitano.



Innanzitutto, abbiate una forte fede. Esaminatevi: “Mi sto comportando in maniera adeguata, o no?”; se sapete essere critici con voi stessi, avrete la risposta vera. Invece, voi non vi analizzate; però, pretendete risposte. Dio non è così elementare, non è facilone. Certamente Egli ama i devoti, ma ottenerLo non è cosa sbrigativa. Non è tanto semplice! No! Non potete afferrarLo e intrappolarLo. Ma con l’amore potrete averLo in qualsiasi circostanza, in qualunque momento.



Se volete capire chiaramente l’essenza di Dio, innanzitutto correggetevi ed eliminate tutti gli errori. Se infatti volete che il contenitore, che è pieno di ogni tipo di imperfezione e difetto, sia riempito da Dio con la Sua Grazia e il Suo Amore, dovete prima pulirlo. Il vostro recipiente - il cuore - è invero colmo di pensieri meschini. Come farete a riempirlo di pensieri sacri? Prima di tutto, svuotate e ardete (dal desiderio di Dio); così facendo, esso verrà colmato di sacri pensieri.



Incarnazioni dell’Amore!

Son tutti devoti, ma soffrono a causa del loro fato, del loro destino. Son tutti dei bravi figlioli, ma non seguono gli insegnamenti; pur sapendo, non seguono. I loro desideri materiali si accumulano giorno dopo giorno. E, con l’aumento dei desideri materiali, la Grazia di Dio diminuisce. Se la testa è vuota, si può riempire con qualsiasi cosa; ma se la testa è già piena, si potrà mai svuotare? Sarà possibile riempirla di spiritualità, finché non si libera dai desideri materiali? Di conseguenza, per prima cosa, sgomberate le vostre teste, ed Io le riempirò. Vi concedo del tempo, affinché completiate questo processo e, nel frattempo, aspetto che arrivi il momento di poter riversare la Mia Grazia su di voi. Aspetto quel momento. Io sono pronto, pronto, pronto! Sono sempre pronto! E voi Mi potete avere. In qual modo? Abbiate un cuore puro, purificatevi, pulite il recipiente e rendetelo puro. In questo modo sarà possibile riempirlo.



Incarnazioni dell’Amore!

La vita umana è altamente sacra, divina; è stata una grande fortuna ottenerla. La vita è un dono di Dio. Per questa ragione va utilizzata in maniera adeguata e sperimentata attraverso i giusti procedimenti.

Rendete felici i vostri genitori. Se non sapete dare soddisfazione ai vostri genitori, come pensate di riuscire a soddisfare Dio? Se avete dimenticato la vostra stessa natura, come pensate di sperimentare la Divinità in voi? Se non sapete amare i vostri genitori, i quali si sono presi cura di voi fino ad oggi, come pensate di amare Dio? Perciò, siate prima di tutto aperti e disponibili all’amore dei vostri genitori; di conseguenza, sarete automaticamente aperti e pronti a ricevere la Grazia di Dio.



La manifestazione della Giornata dello Sport,[3] è stata davvero meravigliosa. I giovani degli Istituti hanno servito su piatti ogni sorta di cibo prelibato. Fate in modo che questo cibo non si guasti, che non prenda un cattivo odore. I bambini della scuola elementare, poi, hanno concluso coprendo questo cibo squisito con il coperchio dell’amore! (applausi)

Per questo la Beatitudine che questa Giornata dello Sport ha impresso nei nostri cuori, resterà in noi per sempre! Dovreste aver capito l’impostazione dei Miei Discorsi: Io inizio il Discorso con un poema cantato e, a conclusione, Lo copro con un bhajan, il quale ha la funzione di coperchio. Questo è il Mio procedimento, e lo stesso è stato per questa manifestazione dello Sport.

Avete giocato bene, rendendo felici molte persone. Fate felici gli altri. Quando tutti sono felici, lo sono anch’Io. I bambini delle elementari sono egregiamente virtuosi. La loro tenera età li mantiene lontani dai sentimenti materiali.

Questa mattina vi ho raccontato la storia di Madalasa, la quale metteva a letto i suoi bambini dicendo loro: “Figlioli cari, voi fate dei sogni. Qual è la causa del sogno? Non è il cibo, non sono le cose che avete udito durante il giorno, non è nemmeno la paura. La causa del sogno è il sonno; sognate in quanto dormite. Sacrificate la famiglia, sacrificate l’attaccamento. Infatti, voi siete per natura saggi, siete per natura pieni di beatitudine. I lacci della famiglia non vi hanno ancora legato. Svegliatevi dal sogno dell’attaccamento e realizzerete che questo mondo non è che un sogno.”

Madalasa cantava loro questa ninnananna, e intanto insegnava loro il principio dell’Eterna Felicità. Fu una madre che permise persino a tutti i suoi figli di andare a ritirarsi nella foresta. Suo marito si arrabbiò molto con lei: “Se continui a insegnare la spiritualità ai figli e a lasciarli andare nella foresta, chi si prenderà cura del regno?”. “Per quanto tempo potranno regnare? - fu la sua risposta - I miei figli saranno incoronati sovrani dell’impero del cuore: loro non regneranno in questo effimero mondo transitorio e fugace. I miei figli saranno re dell’impero del cuore umano”. Molte sono le madri che le somigliano.

L’insegnamento di una madre è tanto sacro! Tale fu l’insegnamento di Madalasa ai suoi figli. Infatti, ogni cuore umano è puro e sacro in sé, senza alcun attaccamento; però, purtroppo, ai giorni nostri si possono vedere molti giovani rapiti dalla vita familiare. Se venite catturati dalla ragnatela della famiglia, niente potrà venire a liberarvi; nessuno verrà in vostro soccorso. Una volta che verrete trascinati via dal sonno della famiglia, farete naturalmente sogni cattivi. Sognare cattivi pensieri sarà una conseguenza naturale, automatica. Poi, trascinati via dai piaceri materiali, vi lamentate che Dio non parla con voi! Ma come potrebbe? Che errore grossolano!

Rimanete pure come siete, e siate felici; godete di questi piaceri materiali. Più avanti, capirete. Più avanti negli anni, proverete il distacco, e allora, in quel momento, vi attaccherete a Dio. Ma, fino ad allora, fate il vostro dovere.

Prima vi fate intrappolare dalla vita familiare, poi non riuscite a sopportarne la sofferenza. Avete commesso dei peccati e siete disgustati di voi stessi; ma, per tutto ciò, date la colpa a Dio. È questo il modo di comportarsi nei confronti di Dio? È un enorme segno di ignoranza! Non esiste ignoranza più grande di questa! Non commettete mai peccati. Una volta coinvolti nella vita familiare, portate avanti il vostro dovere con lealtà.

Dovreste fare esperienza di Dio. Dio è anche là, nella vita di famiglia. Egli, che è dappertutto, è vicino anche ai capifamiglia. Il Divino si trova in ogni aspetto della vita: nella via di celibato, nella via del capofamiglia, nella via dell’eremita, nella via del monaco o del rinunciante. Dunque, non incolpate mai Dio, per nessun motivo; altrimenti dovrete affrontarne le conseguenze. È un grave errore criticare Dio, poiché Egli è assolutamente innocente. Dio è solo l’Eterno Testimone. Abbandonate tutto alla Sua Volontà, fate che ogni vostra azione Lo compiaccia e Lo soddisfi. In questo modo avrete pieno successo ed otterrete tutto dalla vita.



(Swami conclude cantando: Hari bhajana bina sukha shanti nahi)





Prashânti Nilayam, 14 Gennaio 2000.

Giornata dello Sport.

Versione integrale.



[1] Draupadi era la moglie dei cinque fratelli Pandava i quali vengono da lei paragonati ai Cinque Princìpi vitali.

[2] Riferito alla catena alimentare. Espressa in una formula di grande efficacia, viene qui esposta la legge secondo la quale “nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si conserva”. In realtà, tutti gli esseri dell’Universo vivono e sopravvivono nel triplice ritmo della nascita, vita e morte, ma nessun elemento va perduto completamente; tutto si ricicla nel mutamento e nella molteplicità delle forme.

[3] La “Giornata dello Sport” è una manifestazione a gare che si tiene l’11 gennaio di ogni anno, allo Stadio di Prashânti Nilayam. Le squadre sono formate dalle varie classi di tutte le scuole, maschili e femminili, degli Istituti Sathya Sai. Tutti partecipano: dalla prima elementare, ai ragazzi dell’università. Ognuno presenta il suo spettacolo, che consiste in gare sportive, danze folcloristiche, recite e, a volte, pericolose acrobazie. Il giorno 14 Sai Baba premia la squadra vincente. Durante la manifestazione ci sono anche gare individuali (alle quali il pubblico non può assistere) che comprendono sia gare sportive, come il salto in alto, con l’asta, la corsa agli ostacoli, ecc., sia gare culturali, come la capacità di recitare mantra e sacre scritture o prove di sanscrito. Il giorno 14, durante la premiazione, vengono premiati anche i vincitori delle gare individuali.