(Swami canta:)
Fino a quando sarete egoisti, nessuno vi amerà, nemmeno vostra moglie e i vostri figli, anche se vi esprimeranno un amore di facciata per salvare le apparenze.
Fino a quando in voi ci sarà l’ego, non potrete accedere alla beatitudine.
Di conseguenza, la prima cosa da fare è uccidere questo ego.
Fino a quando in voi alimenterete la collera, non riuscirete a essere felici.
La collera vi condanna ineluttabilmente alla sofferenza.
Quando ve ne sarete liberati, potrete sperimentare la felicità.
Fino a quando i desideri si ammasseranno in voi, non avrete accesso all’abbondanza e alla prosperità; ma, nel momento in cui li caccerete, tutte le forme di prosperità verranno a voi.
Fino a quando l’avidità vi condizionerà l’esistenza, non potrete ottenere alcuna felicità.
Incarnazioni dell’Amore Divino,
il mondo intero si basa sulla potenza dell’atomo. Dalla cosa più gigantesca alla più minuscola, tutto poggia su questa forza atomica. L’atomo è Âtma, Spirito, e l’Âtma è l’atomo. In verità, nessuno può valutare la potenza che è imprigionata in un atomo.
L’atomo è un insieme di diversi tipi di energia. È la forza atomica che agisce dietro le parole che noi pronunciamo, gli sguardi che lanciamo, i suoni che captiamo e qualunque specie di attività che intraprendiamo. Ogni momento di ciascuna creatura vivente è fondato su questa forza atomica. È grazie alla forza atomica che noi sperimentiamo l’esistenza.
Ci sono voluti mille anni perché gli scienziati capissero questa verità. Eppure, molto tempo prima di loro il bambino Prahlâda proclamava già lo stesso concetto. Infatti egli dichiarava: “Non chiedetevi mai se Dio sia in un luogo o in un altro. Ovunque voi cerchiate potrete trovare la Divinità”.
Prahlâda non aveva fatto nessuna esperienza né alcuna prova di laboratorio per capire questa verità. Infatti, se un cuore è puro, determinato, non contaminato, sperimenterà la Verità
Più piccolo dell’atomo, l’Âtma risplende di un fulgore più intenso della cosa più brillante.
L’Atomo è Âtma, l’Âtma è l’Atomo
Prahlâda fu in grado di comprendere questa Verità, e, basandosi su di essa, dichiarò che il cosmo intero è per sua essenza divino. In tutte le forme del mondo oggettivo, si trova la forza atmica. Non vi sono oggetti né forme prive di atomi. Ogni forma di materia è un’espressione di atomi. Tutte le energie sono riflessi della potenza atomica. La terra intera è piena di atomi.
In questo mondo, ogni individuo può essere paragonato a un generatore di corrente. Il magnetismo che è in lui viene trasformato in elettricità. Grazie a questa elettricità virtuale, l’uomo può parlare, muoversi, ragionare, vedere, ecc.
In effetti, il Cuore spirituale, Hridaya, è simile a una radio. In ogni uomo l’energia deriva dalla forza atomica. Vi sono delle onde luminose che vanno a incrementare in lui il principio del magnetismo. Basandosi su questo fenomeno, il grande scienziato Einstein affermò che la materia è energia e l’energia materia.
Gli esperimenti fatti dal mondo scientifico hanno portato alla conclusione che l’Universo intero sarebbe costituito da atomi; i Vedantini, dal canto loro, dichiarano che l’Universo è la forma del Brahman. Gli uni e gli altri ricorrono a parole diverse per esprimere lo stesso concetto.
Ora vediamo che cosa significa il nome “Ganapati”(1). Ga significa Buddhi (intelletto), Na significa Jnâna (saggezza). Di conseguenza “Ganapati” è il Signore (pati) dell’intelletto e della saggezza. La vera adorazione di Ganapati consiste nell’acquisire la conoscenza e la saggezza. Il nome “Ganapati” indica anche che Ganesha rappresenta un insieme di energie diverse provenienti dall’Anushakti, la forza atomica.
Ma non solo questo; il suo nome ci rivela che egli è il capo di tutti i “Gana”(2), o potenze-facoltà della Natura. Ganesha è spesso chiamato anche “Vinâyaka”; ciò significa che nessuna autorità è superiore a lui.
Lo si chiama anche “Vighneshvara”, perché Egli allontana tutti gli ostacoli dal sentiero ed è il Signore di tutte le specie di benessere e prosperità.
Quando noi comprendiamo il senso esoterico dei diversi nomi di Ganesha, allora possiamo afferrare il carattere divino della forza atomica.
Infatti, quali sono, per esempio, le fonti del benessere?
Shabda Brahman: l’onnipresenza delle onde sonore.
Charâchara mayam: la legge del movimento.
Jyotir mayam: la legge relativa alla luce.
Vidyâ mayam: la conoscenza.
Anu mayam: la legge atomica.
La luce (jyotir mayam) è anch’essa la forma d’un atomo. Dove troviamo questa luce? Essa è presente in tutte le creature viventi sotto forma d’elettricità. In questo mondo non esiste creatura che, per sua natura, non sia provvista d’elettricità. Così il corpo di ogni essere è simile a un generatore di corrente. Non abbiamo bisogno di fare alcuno sforzo per ottenere dell’elettricità in modo separato da esso.
Il corpo ha la forma di una calamita; tutta la Natura è una grande calamita. La forza della calamita non può provenire che dalla calamita stessa. Le forme della natura sono molteplici, ma tutte sono pervase da un’unica forza.
Ad esempio, le lampadine danno la luce, i ventilatori girano, ogni apparecchio ha la propria funzione; ma la corrente elettrica che li alimenta tutti è una sola. Possiamo chiamarla elettricità, o energia luminosa, oppure energia calorifica, o usare qualsiasi altro nome. Questo principio divino è essenzialmente la “forza magnetica”.
In ogni uomo, l’elettricità costituisce l’essere interiore. Le parole che egli articola, i suoni che percepisce, i suoi movimenti e tutte le altre espressioni sensoriali, di fatto, non sono che le manifestazioni di questa elettricità interiore.
Nell’acqua vi è del fuoco che è chiamato bâdabâgni. È l’elettricità dell’acqua. Curiosamente, l’acqua ha il potere di spegnere il fuoco, eppure il fuoco è presente in essa!
Dunque, l’Universo intero è divino. Il Vedânta dichiara: Sarvam Khalvidam Brahma, che significa “Il Brahman è onnipervasivo”; e ancora: Sarvam Vishnu Mayam Jagat, cioè “L’Universo intero è pervaso da Vishnu”.
Dovremmo scartare ogni idea di differenza fra Ganapati, Vishnu, Shiva, Shakti e l’essere umano. La vera umanità è presente in modo uniforme in ogni essere umano. Possiamo ampiamente dimostrare che esistono delle differenze fra gli esseri nella corrente vita mondana, ma ciò ha a che fare con l’ottica di pravritti, la manifestazione esteriore, non di nivritti, la realtà interiore.
La potenza atomica, l’anushakti, è informale in tutti. Per mantenere in esistenza il mondo manifesto, questa forza atomica si trasmuta, dallo stadio informale, in una moltitudine di forme.
In questo giorno di buoni auspici, che cosa offriamo a Vinâyaka? Gli offriamo Kudumulu e undrâllu(3). Le nostre offerte non possono contenere olio. I semi di sesamo vengono bolliti, poi mischiati con jaggery (melassa di zucchero di canna) e farina di riso; poi se ne fanno delle palline che vengono offerte al Signore Vinâyaka.
Perché si ricorre a questo tipo di offerta? Se osserverete con attenzione, noterete che tutti questi preparati senza olio e cotti a vapore possono essere digeriti molto facilmente.
I semi di sesamo hanno la proprietà di ridurre gli eccessi di bile e di flemma. Il jaggery migliora la capacità visiva.
Tutte queste offerte riguardano dunque la salute del corpo, e non sono semplici pratiche rituali. Così, questo prasâd allunga il tempo dell’esistenza fisica.
Vinâyaka è supremamente intelligente. Molte persone si sentono felici al solo vederlo. La sua stessa forma è al tempo stesso stupefacente e misteriosa. Egli ha un bel pancione, una grande proboscide, occhi magnetici e delle belle orecchie. Tutto in lui è ben proporzionato e armonico. Perché Vinâyaka ha la faccia d’elefante?
L’elefante è particolarmente intelligente. Nel regno animale, egli è il più maestoso: infatti nessun altro animale ha la sua mole. Quando un elefante si muove in una certa direzione, schiaccia tutto ciò che si trova sul suo cammino e cancella persino le orme d’un grosso leone. Nessun animale possiede il grado d’intelligenza dell’elefante. L’elefante serve da guida agli uomini. Quando nella fitta foresta non è possibile aprirsi un varco, è sufficiente far passare in testa un elefante perché si tracci un cammino che tutti potranno seguire.
Nello stesso modo, in questa foresta dell’esistenza, irta di cespugli spinosi, di difficoltà, di sconfitte, di dispiaceri e di dolori, non ci si può muovere senza l’aiuto dell’intelligenza.
Ganapati possiede una testa d’elefante come simbolo della sua grande intelligenza.
Un giorno, i genitori divini Pârvatî e Parameshvara (Shiva) vollero misurare l’intelligenza dei loro due figli, Vinâyaka e Subrahmanya. Li invitarono a fare il giro dell’Universo intero per vedere quale dei due sarebbe risultato il più veloce. Ganapati si guardò bene dal muoversi: rimase semplicemente sul posto. Al contrario, suo fratello Subrahmanya saltò immediatamente sul suo carro celeste, il pavone, e si lanciò in un giro dell’Universo difficile e pieno di insidie. Poi ritornò dai suoi genitori. Quando Ganapati vide che il fratello stava ritornando, si precipitò vicino ai suoi genitori, girò attorno a loro, e dichiarò di aver vinto la corsa.
Pârvatî rimase stupefatta e gli disse: “Ganapati, solo Subrahmanya ha fatto il giro dell’Universo affrontando grandi difficoltà, mentre tu non ti sei mosso neanche di un pelo, non hai spostato il pancione di un solo centimetro. Come puoi proclamarti vincitore?”
Vinâyaka rispose: “Madre, questo Universo non è altro che interazione fra materia ed energia, cioè fra Shiva e Shakti, i miei genitori divini. Quindi, se io giro semplicemente intorno a voi, è esattamente la stessa cosa che fare il giro dell’Universo, non vi pare? In ogni luogo non vedo che voi e nient’altro”.
Îshvara (Shiva) fu sorpreso della risposta di Ganapati e nello stesso tempo ne provò grande soddisfazione. Egli si complimentò con Ganapati con queste parole: “Figlio mio, tu sei molto intelligente e hai capito la Verità. Rappresenterai un esempio per tutti gli esseri umani”. Poi aggiunse: “Vinâyaka, tu sei un figlio ideale. Possa il mondo offrirti la sua adorazione prima ancora di offrirla a Me. Io non sono intelligente quanto te!”
Poi dichiarò ancora:
(Swami canta)
“Malgrado la Mia testa irsuta abbia la luna crescente come ornamento e il terzo occhio sulla fronte, malgrado dei serpenti esaltino il Mio collo scuro e le Mie braccia, e una pelle di tigre Mi serva come vestito, malgrado il Mio corpo traspiri vibhuti da ogni parte, Io non possiedo la tua intelligenza e la tua finezza d’ingegno. Che il mondo, dunque, ti adori prima di Me. Questa è la promessa che formulo per te”.
Îshvara conferì quindi a Suo figlio Vinâyaka una posizione superiore alla Sua.
La realtà di Ganapati non è veramente capita da nessuno. Egli è infatti la manifestazione dell’intelligenza e di tutte le specie di energia. Tutta la saggezza del mondo è contenuta nella sua pancia. Egli simbolizza tutte le forme di ricchezza.
Quando preghiamo Ganapati prima di cominciare un lavoro o un compito qualsiasi, possiamo essere certi che non avremo nessuna difficoltà da affrontare. Anche le persone ricche, educate e quelle che hanno carattere, oggi, rendono omaggio a Vinâyaka. Ad esempio, gli studenti vanno a porre i loro libri di scuola ai piedi di Vinâyaka al fine di scongiurare qualunque difficoltà nel proseguimento dei loro studi.
La gente è erroneamente convinta che questo paese sia chiamato Bhârat a causa del fratello di Râma, Bharata. Ma questo nome non proviene da un individuo. È uno degli appellativi del Divino (Bharati)(4), che esprime la totalità. Riflettendoci un po’ su, possiamo scoprire tutto ciò che il nome Bharati sottintende.
BHARATI è composto dalle sillabe BHA - RA – TI.
BHA significa “colui che percepisce “ (bhâva = sensazione, percezione).
RA significa “tonalità” (râga = musica, tono).
TA (ti) significa “ritmo” (tâla = ritmo).
Questo paese è chiamato Bhârat perché possiede la giusta percezione, la giusta tonalità e il giusto ritmo.
Così, ogni concerto o sessione di bhajan inizia con un canto di adorazione a Ganapati. Adorando Ganapati in primo luogo, tutto ciò che verrà sarà proficuo e potente. Ganapati non soltanto è il padrone delle buone azioni e delle circostanze favorevoli, ma tiene sotto controllo anche le condizioni sfavorevoli, perché alcune circostanze, a prima vista, possono apparire sfavorevoli. Ganapati ci conferisce tutto ciò che vi è di positivo per la nostra esistenza. Egli porta a ognuno ogni specie di ricchezza e conferisce le facoltà dell’intelletto e della saggezza, in modo che si possa crescere in intelligenza.
Che cosa dobbiamo acquisire? Le virtù, l’intelligenza, la verità, la devozione, la disciplina e il senso del dovere. Ganapati ci insegna questi sei princìpi. Egli non insegna nulla di negativo. Perciò, ciascuno può considerare Ganapati come il proprio guru.
Come dovremmo pregare Ganapati? Certamente non chiedendogli un mucchio di cose insignificanti e contingenti come, ad esempio, un buon impiego, un buon matrimonio o altre cose del genere. Noi dovremmo pregare per ottenere Ganapati stesso. Dal momento in cui egli entrerà nella vostra vita, voi diverrete padroni di tutte le cose della creazione. Quando voi diventate possessori d’una miniera d’oro, non vi è più limite al numero di gioielli che potete ricavarne. Quindi non chiediamo di passare agli esami, un buon lavoro o altri obiettivi del mondo.
Pregate in questo modo: “O Vighneshvara, possa tu allontanare dal mio sentiero tutti gli ostacoli che si oppongono alla realizzazione del Sé. È per ciò che ti imploro”.
Ai nostri giorni, la maggior parte della gente non capisce la vera natura di Ganapati e si interessa solo della forma esteriore. È una pura perdita di tempo! Sono davvero rari coloro che afferrano il senso esoterico di Ganapati.
La stessa cosa avviene per tutte le celebrazioni. Ad esempio, l’anniversario di Râma viene festeggiato in pompa magna, ma non si comprendono gli ideali che Râma è venuto a trasmettere al mondo. Se voi pretendete di essere devoti di Râma, abbiate voi stessi delle qualità divine. Se dichiarate di essere devoti di Krishna, dovreste essere continuamente in uno stato di beatitudine e avere il sorriso sulle labbra. Se dite di essere devoti di Sai, siate traboccanti d’Amore! Amate sinceramente ogni essere vivente!
I vasi non sono altro che terra, i gioielli non sono altro che oro. Allo stesso modo, tutte le azioni di Dio, che è l’Incarnazione stessa dell’Amore, altro non sono che espressioni d’Amore e non possiamo valutarle con uno sguardo superficiale.Abbiate piena fiducia in Dio.
La natura di Ganapati è ricca di tantissimi significati esoterici. La sua forma stessa è straordinaria. Nello Shrîmad Bhâgavatam, Vyâsa spiega che le storie divine sono misteriose, sacre e comprensibili solo ai santi ed ai saggi. Esse parlano dei misteri di Dio.
Tutto ciò che si riferisce a Dio è pieno di significati velati: ciò costituisce la particolare caratteristica del Divino.
Durante il suo discorso, Sainath ha raccontato un fatto recente a proposito di una persona alla quale Swami aveva detto: “Wait, wait!” (“Aspetta, aspetta!”).
Questo individuo non ebbe la pazienza d’aspettare, si precipitò a comprare un biglietto aereo e se ne andò. Poiché non era stato capace di aspettare qui, dovette attendere molto a lungo nel proprio paese prima di avere l’opportunità di ritornare all’ashram. Quando infine le circostanze glielo permisero, Swami gli domandò: “Perché non hai aspettato qui nel momento in cui te l’ho ordinato? In tutto ciò che IO dico o faccio c’è un senso nascosto”.
Per contro, altri interpretano questo ordine in modo irragionevole. Ad esempio, quando passo in mezzo ai devoti e numerosi fra loro si alzano dicendo: “Swami, Swami!”, a volte dico loro: “Wait, wait!”, nel senso di “Stai calmo, rimani al tuo posto, preparati interiormente!” Ma essi non capiscono la sfumatura e interpretano alla lettera; restano seduti anche dopo il darshan quando tutti sono già usciti, e, allorché i membri del servizio d’ordine dicono loro di lasciare il posto, rispondono che Swami ha dato loro l’ordine di rimanere lì in attesa!!
Ecco un’interpretazione completamente fuori luogo. Ciascuno deve agire a seconda del momento, del luogo e delle circostanze.
La maggior parte di coloro che adorano Vinâyaka cantano il seguente mantra:
Shuklâm Baram Dhâram Vishnu
Sharshi Vadanam
Catur Bhujam
Prasanna Vadanam
Dhiyayê Sarva Vighnoba Shântiyê(5)
Questo mantra, che descrive le caratteristiche di Vinâyaka, potrebbe adattarsi benissimo anche a un asino qualora venisse compreso superficialmente.
Shuklâm Baram Dhâram Vishnu: l’asino viene rivestito di un manto bianco e lo si vede in tutti i luoghi.
Sharshi Vadanam: “Che ha il colore della cenere”; è la caratteristica propria dell’asino! (Vinâyaka ha un colore scuro, cenere)
Catur Bhujam: “Che ha quattro braccia”. Ciò si adatta anche agli asini, poiché essi hanno quattro zampe.
Prasanna Vadanam: l’asino ha sempre la stessa espressione, che sia felice o furioso.
Certi bigotti, dunque, interpretano questo mantra in termini asineschi. Dato che seguono la corrente degli asini, essi attribuiscono a questo mantra un senso degno degli asini!
Essi si trastullano beatamente nelle distorsioni, nei significati secondari, e dimenticano completamente il senso interiore della Realtà. Cerchiamo di essere prudenti per non smarrirci in interpretazioni ingannevoli. Certe persone colgono il senso esoterico delle cose. La potenza divina si manifesta in realtà come forza atomica. Ciascuno comprende e sperimenta la Divinità in proporzione alle proprie capacità; ma sia i credenti che i non credenti riconoscono che la forza atomica è presente ovunque.
Questa potenza atomica non può essere limitata, e il fondamento di tutto ciò è la Divinità.
Un grande devoto di Râma, Ramadas di Bhadrachalam, cantava così:
Antâ Râma Mayam Jagamantâ Râmamayam,
che vuol dire: “Râma è onnipresente”.
Non esiste luogo senza atomi, il che significa che non esiste luogo senza Râma.
Come riconoscere questa potenza di Râma? Essa si manifesta sotto forma di luce; è splendore e fulgore.
Ramadas cantava così:
(Swami canta:)
La forza vitale è simile all’olio della lampada
e il corpo è il suo stoppino.
Quando l’olio è consumato e la fiamma abbandona il corpo,
nessuno verrà al seguito di quest’ultimo.
Fino a quando siete in vita alimentate la vostra
devozione verso Râmachandra e cantate le Sue lodi.
Ogni devoto descrive la Divinità in rapporto alle proprie disposizioni. Ramadas cantava che vi sono sette fortezze, e che il giardino di Dio si trova al loro centro, ma che non conosceva il cammino per arrivarci.
“Io vedo le fortezze, ma non vedo il sentiero!”, egli diceva. Che cosa sono queste sette fortezze? Sono le Saptâsvara, le sette note della scala musicale. Noi sappiamo come accedere alle fortezze, ma non conosciamo il cammino che porta al centro, a Dio. L’unico cammino è quello di Prema, l’Amore.
L’Amore vive soltanto d’Amore. Grazie all’Amore, voi potete viaggiare in tutte le dimensioni; potete penetrare nel giardino di Dio solo grazie all’Amore.
Dio è Amore, vivete nell’Amore!
Cominciate la giornata con Amore,
trascorrete la giornata con Amore,
riempitela d’Amore, finitela nell’Amore.
Questo è il sentiero che porta a Dio!
Solo l’Amore fa crescere l’Amore. Perché un arbusto diventi grande e dia dei frutti, occorre innaffiarlo e mettergli del concime attorno alle radici. Perché l’albero dell’Amore diventi grande, innaffiatelo con l’acqua dell’Amore e dategli il concime della fede.
Pensiamo a questo mondo illusorio. Noi crediamo che i nostri genitori siano tutto per noi, che siano la manifestazione della Divinità.
Mâtru Devo Bhava, Pitru Devo Dhava, noi diciamo. Ma, secondo le circostanze, potremmo vedere le cose sotto un’ottica diametralmente opposta.
Infatti, un giovane una volta si recò dal suo villaggio fino alla vicina foresta per ascoltare i discorsi di un sant’uomo. Lo swami si mise a predicare, ma cominciò a piovere proprio mentre si faceva notte e il giovane si trovò così impossibilitato a tornare a casa. Lo swami gli consigliò di passare la notte nell’ashram, ma il giovane era preoccupato e disse: “Swami, mia madre e mio padre non chiuderanno occhio durante la notte se non ritornerò a casa. Essi non toccheranno cibo fino a quando non sarò tornato; mi amano troppo. Quindi, occorre assolutamente che io vada”.
Lo swami rispose: “Uomo insensato! Questo attaccamento non è altro che amore mondano. Il vero Amore, nel senso stretto della parola, non è facile da capire. I tuoi genitori si prendono cura di te e di conseguenza è normale che tu li rispetti e li ami, perché è grazie a loro che tu sei arrivato a questo livello di coscienza. Questa notte stessa, tu sarai in grado di conoscere la vera natura dell’amore che la tua famiglia prova per te. Potrai così misurarne il valore. Adesso vai e fai esattamente ciò che ti dico di fare”.
Il santo diede al giovane una pastiglia e gli disse di inghiottirla nel momento del rientro a casa. Questa pastiglia avrebbe fatto sì ch’egli apparisse morto, ma in realtà egli sarebbe rimasto cosciente di tutto ciò che sarebbe accaduto attorno a lui.
Il giovane seguì le istruzioni del saggio e cadde rigido sul suolo della propria casa. Tutti i suoi amici, i parenti, i genitori e sua moglie si precipitarono attorno al suo corpo e si misero a piangere e a lamentarsi. In quel preciso momento sulla soglia della casa apparve il santo. Tutti lo incolparono immediatamente della morte del giovane poiché questi proveniva dal suo ashram.
Allora il santo chiese un bicchiere d’acqua e lo caricò di poteri con dei mantra. Poi disse: “Chiunque berrà di quest’acqua morirà, e in cambio il giovane tornerà in vita immediatamente”. Per primo si rivolse al padre e gli chiese se fosse pronto a bere quell’acqua e a morire per restituire la vita al figlio. Il padre dichiarò: “No, no! Ho la responsabilità di tutta la famiglia e dei suoi beni. Io sono re: chi si prenderà cura di questo regno dopo la mia morte?”
Allora il santo si girò verso la madre e le disse: “Vostro figlio tornerà a vivere se voi morirete bevendo quest’acqua”. La madre rispose all’istante: “Swami, ho numerose figlie da sposare; inoltre, una casa che sia privata della madre, è come una giungla. Io non posso”. Il saggio passò alla sposa, ed essa rispose precipitosamente che era figlia unica, che non poteva affliggere i suoi genitori con la propria morte e che nessuno avrebbe amministrato i loro beni se anch’essi fossero morti di dolore. Così anch’ella rifiutò.
A questo punto, tre membri della famiglia si misero a complottare fra di loro, poi si avvicinarono al saggio e gli dissero: “Swami, come vedete, noi abbiamo molti legami e attaccamenti; ma voi, Swami, non avete nessun attaccamento né alcuna responsabilità in questo mondo. Se bevete voi stesso quest’acqua, nostro figlio tornerà a vivere! Se voi sacrificate così la vostra vita, vi costruiremo un monumento funerario in segno di gratitudine, un monumento tutto in marmo”.
Sentendo queste parole, il santo ordinò al giovane di rialzarsi.
Siccome il giovane aveva ascoltato tutto e aveva visto il comportamento di ogni membro della sua famiglia, si rivolse al guru dicendo: “Swamiji, tutto ciò che avevi detto è la Verità Suprema. Mâtâ Nâsti, Pitâ Nâsti, Nâsti Bandhu Sahodarah, Artham Nâsti, Griham Nâsti, Tasmât Jâgrata. Jâgrata. Ciò significa che, in verità, non vi è né madre, né padre, né sposa, né figli, né casa, né proprietà. Tutto ciò non è altro che attaccamento mondano. Solo l’Amore divino è vero amore. Io voglio l’Amore divino, non l’amore di questo mondo!”
In questo mondo ognuno manifesta amore, ma non è amore vero. Tuttavia, i genitori possono provare amore sincero per i loro figli; è dunque giusto che voi diate loro soddisfazione e che li rendiate felici nella misura del possibile. Ma noi non dovremmo mai dimenticare l’Amore di Dio che è permanente ed eterno.
Che il vostro Amore per Dio sia costante e saldo. Questo Amore è Dio. Questo Amore è Ganapati. Questo Amore è tutto.
E anche voi siete essenzialmente divini. Consideratevi divini. Dal punto di vista della forma, voi non siete che esseri umani, ma, dal punto di vista dell’Âtma, voi siete Dio. Vivete dunque la vostra esistenza in questa ottica: “Io sono Brahman” (“Io sono Dio”).
Un giorno Râma disse ad Hanuman di avvicinarsi a Lui e gli chiese: “Hanuman, quale specie di adorazione hai tu nei Miei confronti?”
Hanuman rispose: “Mio Signore, sul piano fisico Tu sei il mio maestro e io il Tuo servitore; sul piano mentale, io sono una scintilla della Tua Divinità; e, sul piano atmico, Tu e io siamo una cosa sola!”
In ultima analisi, Dio e l’individuo sono uno, sono identici. L’Âtma è uno ed unico, malgrado i corpi siano differenti. La Verità è una, non due, benché venga descritta in maniere differenti dai saggi. Occorrerebbe che tutti capissero bene ciò.
La festa di Vighneshvara non è una festa comune. In Vighneshvara tutte le facoltà e i poteri sono latenti. Non è sufficiente pregare Ganapati solo oggi; occorre pregarlo ogni giorno della propria esistenza e pensare continuamente a lui.
Dovremmo offrire tutte le nostre azioni al Signore. Potete fare qualunque cosa o andare in qualunque luogo. Fate in modo che le cose siano soddisfacenti. Se credete d’agire per le soddisfazioni materiali, siete in errore; è per la vostra soddisfazione che dovete agire, non per quella degli oggetti materiali. Ad esempio, voi mangiate una mela: la mangiate per la soddisfazione della mela? Certamente no! È per soddisfare voi stessi che la mangiate.
Oppure, voi venite nel mandir vestiti di bianco: è forse per piacere al vostro abito che vi vestite così? È certamente per la vostra soddisfazione! Ogni cosa viene compiuta per soddisfare il proprio Sé.
Qualunque cosa facciate, fatela per amore di Dio. Allora tutto vi riuscirà e sarete continuamente in uno stato di gioia e di serenità. Considerate tutte le cose come divine.
Swami conclude cantando: ‘Prema mudita manase kao...’
Prashanti Nilayam
Sai Kulwant Hall, 25 agosto1998
Versione integrale
Note:
(1) Ganapati o Ganesha: figlio di Shiva e di Pârvatî. Dio della saggezza, è anche chiamato “Colui che rimuove gli ostacoli”. Egli garantisce il successo sia nell’esistenza terrena che nella vita spirituale. In India tutte le attività e tutti i rituali iniziano con una invocazione a Ganapati. Esiste una leggenda a proposito della sua testa d’elefante: “Fiera del proprio figlio, la madre Pârvati chiese al Dio dei pianeti Shani (Saturno) di posare il suo sguardo sul bambino, ma dimenticò quale fosse l’effetto dello sguardo di Shani! Quando questi guardò il bambino, la testa di quest’ultimo prese fuoco e fu ridotta in cenere. Brahmâ consigliò a Pârvatî, che era desolata, di ridare la vita a suo figlio donandogli la testa del primo essere che avrebbe incontrato: quell’essere fu un elefante!” Questa leggenda compare nel Brahmâ Vaivarta Purâna.
(2) Gana o Gana Davatâ sono schiere di esseri celesti che esprimono la potenza della Natura. Esistono nove classi di Gana: gli Âditya, i Vishva, i Vasu, i Tushita, gli Abhâsvara, gli Anila, i Mahârajika, i Sadhya e i Rudra. Questi ultimi in particolare sono i servitori di Shiva e sono agli ordini di Ganesha.
(3) Kudumulu e undrâllu: espressioni telegu per indicare le preparazioni culinarie particolari che vengono poste ai piedi di Ganesha in occasione della festa celebrata in suo onore.
(4) Bharati: nome di Sarasvatî, Dea dell’ispirazione divina. Nel Rig Veda, Bharati è considerata come un aspetto divino diverso da Sarasvatî, ma sempre fonte della saggezza e profondità della coscienza della Verità.
(5) Mantra a Ganapati:
“O tu onnipresente, che sostieni le moltitudini bianche (dei Gana),
Tu che hai la carnagione scura,
Tu che hai quattro braccia,
Tu la cui espressione è di serafica equanimità.
Io medito su di Te, affinché la Tua pace vinca tutti gli ostacoli”.