DISCORSO DIVINO

I passi lievi di Dio

27 giugno 1996

Incarnazioni dell'Amore,

è aumentata la tendenza al troppo parlare; non si lavora più per raggiungere alti ideali e la vita è diventata una continua ostentazione.

Ahimé! Che razza di esistenza conducono gli studenti odierni?

Chi parla troppo non riesce a studiare e chi studia non parla. Questo è il motivo per cui io ripeto sempre: "Meno parole e più studio!" I valori umani, oggi, non esistono più e non c'è coerenza fra pensiero, parola ed azione. Parlando troppo, l'uomo perde la concentrazione, la memoria ed infine l'energia divina. Come risultato, egli sente più fame e mangia più del necessario. La pigrizia e la lentezza che ne derivano si evidenziano nella mancanza di sincerità nel lavoro. Non esiste quindi spirito di servizio nella gioventù odierna. Il troppo parlare causa nervosismo e perdita di discriminazione. Vallabhabhai Patel, che tutti consideravano un uomo pratico, un giorno disse: "Meno parole, più lavoro". Vidura, fonte di grande saggezza, affermò: "Non esiste potere più grande del silenzio". Il silenzio aumenta l'energia spirituale.

Nel rapporto di amicizia dovrebbero esserci buoni sentimenti nel cuore. Ciò è possibile solo per Dio. C'è sempre un po' di egoismo e di interesse personale nell'amore fra genitori e figli, fra fratello e sorella e fra amici. Solo Dio può essere un vero Amico. Egli non chiede mai nulla, continua sempre solo a dare. Come si fa a raggiungerLo? Solo comportandosi bene e in modo assiduo.

Si può capire il carattere di una persona attraverso le sue parole e le sue azioni. Dasganu era un poliziotto inviato a Shirdi con l'incarico di controllare che fosse mantenuto l'ordine e rispettata la legge durante i festeggiamenti del Shri Râma Navami e del Muharram, che Baba stava celebrando contemporaneamente. Baba chiese a Dasganu di cantare una canzone e l'uomo che aveva una bella voce, la cantò soavemente. Poi chiese a Baba il permesso di stabilirsi a Shirdi per poter godere della Sua presenza fisica ed Egli acconsentì dicendo che chiunque era là benvenuto, non essendo Lui il proprietario di quel luogo.

Prima di ritirarsi dal lavoro, Dasganu desiderava una promozione come Ispettore Capo. Egli voleva quella posizione non per denaro o per esercitare maggiore autorità, ma solo per prestigio personale. Baba gli concesse il Suo aiuto spirituale e, dopo una settimana che era tornato al lavoro, egli ricevette la promozione. Dasganu aveva completamente dimenticato la richiesta che aveva fatto a Baba e la sua promessa di restarGli accanto. Due anni dopo, dovette recarsi a Shirdi e Baba gli chiese che ne fosse stato della sua decisione di stabilirsi lì.

Dasganu, però, Gli rispose che desiderava diventare Commissario prima di ritirarsi dal lavoro. Il Maestro rimase in silenzio. Quando Dasganu tornò al lavoro, scoprì che il Commissario del luogo stava svolgendo delle indagini relative ad alcune denunce contro di lui: Dasganu era stato accusato di aver rubato oro e denaro. Una prova tangibile alla stazione di polizia, ove egli lavorava, lo accusava infatti inesorabilmente. Dasganu allora capì che tutto questo era avvenuto perché egli non aveva tenuto fede alla parola data a Baba.

Dio protegge sempre gli uomini, ma è l'uomo che dimentica le promesse fatte a Dio. Con la grazia di Baba, Dasganu potè dimostrare la sua innocenza, poi si licenziò dal posto di lavoro e passò il resto della sua vita a cantare le glorie del grande Maestro.

Un vero devoto nutre sempre amore per Dio. Prima che avesse inizio la guerra descritta nel Mahâbhârata, Krishna fu mandato, come ambasciatore di pace, alla corte dei Kaurava. Sahadeva, il più giovane dei fratelli Pândava, era preoccupato per l'incolumità di Krishna, ragion per cui non prese cibo, né acqua, finché Krishna non fu di ritorno sano e salvo. Manifestando gioia e sollievo, Sahadeva disse: "Non ero favorevole al fatto che Tu andassi alla corte dei malvagi Kaurava, ma, esprimere obiezioni e timori, sarebbe stato considerato infausto. Quindi non ho detto nulla. Ho solo pregato perché la Tua missione avesse successo. Ora che sei tornato sano e salvo provo grande sollievo".

Questo episodio indica come un devoto dovrebbe preoccuparsi per il Signore.

Al tempo della guerra del Mahâbhârata, Krishna aveva 76 anni, Arjuna 74 e Brîshma, il comandante in capo dell'esercito dei Kaurava, 112. A quei tempi, si era nel periodo dell'infanzia (balya) fino a 50 anni; dopo tale età, cominciava l'adolescenza. Che cos'era a rendere le persone così giovani a quell'età e a farle vivere tanto a lungo? Era il controllo dei sensi e la retta condotta.

I giovani oggi, a 18 o 20 anni, hanno già consumato tutta l'energia divina che avrebbe dovuto sostenerli fino alla fine della vita. Molti di essi hanno bisogno di occhiali da vista o di cornetti acustici. Per quale motivo? Perché tutta l'energia dei loro sensi viene sprecata in azioni sbagliate. Ciò porta ad un indebolimento del corpo e della mente. I giovani non dovrebbero vivere così, vendendo a poco prezzo diamanti preziosi come la pace, la tolleranza, ecc. per avere in cambio pezzi di carbone come la gelosia e l'ego. Uno studente dovrebbe occuparsi della propria istruzione (vidyâ) e non delle cose legate ai sensi (vishaya).

Ognuno dovrebbe salvaguardare questi tre aspetti: Purezza, Pazienza e Perseveranza. Non precipitatevi a compiere un'azione senza aver prima riflettuto e discriminato. Chiedetevi quando, dove, come e quanto siete decisi a fare una cosa. Se avete fatto una richiesta a Dio non andatevene finché il vostro desiderio non sia stato esaudito. Egli potrebbe accogliere la vostra richiesta vedendo la vostra determinazione, oppure voi potreste chiederGli quanto desiderate, sapendo quanto ciò sia gratificante. Abbandonare Dio a metà strada non è da veri devoti. Quando dobbiamo perseverare in ciò che desideriamo? Quando il desiderio potrà essere utile alla collettività, allorché esso sarà nobile e non egoistico.

Una volta, nella foresta, tutti i cervi furono chiamati a raccolta. Il capo parlò della loro superiorità, nei confronti dei cani, per quanto riguardava la velocità e la forza e decise che, da quel momento i cervi non avrebbero più dovuto temere i cani. Tutti furono su ciò perfettamente d'accordo. Avendo udito del rumore, un cane, che si trovava in qualche altra parte della foresta, cominciò ad abbaiare. Un attimo dopo, sul luogo dell'adunata, non era rimasto neppure un cervo.

Gli studenti, oggi, sono esattamente nelle stesse condizioni: decidono di fare tante cose, ma, quando s'avvicina il momento d'agire, non tengono più fede ai loro propositi.

Si potrebbe attribuire la colpa delle abitudini sbagliate dell'uomo al suo eccessivo parlare. Una volta che abbiate cominciato a parlare quando ciò non è necessario, nasce la chiacchiera e sarete costretti ad ascoltare e dire parole negative. Perché permettete che vi sia arrecato tanto danno?

Le fondamenta per i piani della casa spirituale devono essere costruite sul Brahmacharya(1). Se non si svilupperanno buone abitudini in questo primo stadio, non si potrà diventare un buon Grihastha(2). Solo nel silenzio potrete ascoltare il suono dell' Omkâra. Solo nel silenzio potrete udire i lievi passi di Dio. Questo è il suono del silenzio. Voi sapete quanto vi sentite ricaricati dopo un buon sonno: questo avviene perché, dormendo, i vostri sensi riposano. Dovremmo quindi osservare il silenzio per almeno un'ora al giorno. Si potrà in tal modo recuperare l'energia perduta. Nello stato di sonno profondo, non c'è la mente. Dovreste quindi andare oltre i tre stati, quello di veglia (jâgrat), quello di sonno (svapna), quello di sonno profondo (sushupti), per raggiungere lo stato di estasi (turîyam), che li trascende tutti.

Studenti, non alimentate relazioni inutili. Limitate le vostre amicizie, dicendo solo: "Salve!" e "Arrivederci!". Non nutrite sentimenti di inimicizia verso alcuno e svolgete il vostro lavoro con sincerità.

Swami ha concluso il discorso con il bhajan: "Bhavabhaya Harana Vanditha Charana.."





Corso Estivo 1996

Estratto del Discorso del 27 Giugno 1996



da: Mother Sai - Supplemento 1996





Note:



1) Lo stato del Brahmachârin, lo stato religioso. Prima degli âshram o stadi tipici della vita dell'uomo. È lo stato dello studente della scienza brahmica, che segue una vita spirituale e i doveri della sua condizione.

2) Secondo degli âshram. Lo stato di capofamiglia, di colui che adempie i suoi doveri verso la famiglia ed il prossimo senza egoismo e superbia.