Tutti desiderano vita facile, posizioni elevate e prosperità; pochi vorrebbero un buon intelletto, la saggezza e un carattere dolce.
Cos’altro si può comunicare a questa assemblea di anime nobili?
Soltanto l’esperienza dell’Atma è permanente
Cari studenti! In questo mondo immenso, ogni essere vivente desidera la felicità che non finisce; dove possiamo attingerla? La bellezza è felicità e questa è il nettare essenziale della vita. Quali sono gli oggetti belli in questo mondo? Una quantità di oggetti attrae l’uomo in vari modi e voi pensate che sia la loro bellezza ad attrarre ma la bellezza è temporanea sia quella degli esseri umani che quella degli uccelli, degli altri animali o delle cose. Per esempio, questa è una rosa, è bellissima e la sua bellezza da felicità; quanto durerà? Durerà tutto oggi o fino a domani; dopo, i suoi petali cadranno ed essa perderà la bellezza cosicché non potrà più darvi felicità. Quindi, in questo mondo, non si può mai trovare la bellezza e la felicità permanenti. La felicità che non finisce si può ottenere solamente da Dio; Dio soltanto è permanente in questo mondo, il resto è tutto temporaneo come le nuvole passeggere. “Questo mondo è temporaneo e pieno di afflizione”: come potete sperimentare la felicità eterna in questo mondo effimero che ne è privo? Se la volete sperimentare, dovete rifugiarvi in Dio che ne è l’incarnazione. Dio è l’incarnazione della bellezza e voi potete ottenere la felicità eterna meditando sulla forma bellissima di Dio quindi prendete rifugio in Lui; solamente allora potete sperimentare la felicità eterna. Se sperimentate la felicità eterna, voi potete diventare immortali ma l’uomo oggi considera permanente la felicità temporanea che trae dal mondo; per questo Sankara lo avvertì:
Non essere orgoglioso della tua ricchezza, della progenie e della gioventù:
la marea del tempo può distruggerle in un momento.
Ma Kuru Dhana Jana Yauvana Garvam,
Harathi Nimeshath Kalah Sarvam.
Quanto durerà l’orgoglio della gioventù, del denaro, ecc? E’ soltanto momentaneo. Una volta,uno studente andò da un lettore della mano il quale, leggendogliela, esclamò “Che linea del destino foriera di ricchezza hai! Mio caro, sarai una persona molto ricca” Egli fu molto contento. Continuando a leggere, l’uomo disse “Avrai anche fama e un buon nome”. Lo studente era in estasi. Dopo questo, il chiromante rimase per un po’ in silenzio, pensieroso, e il giovane domandò “Signore, cosa state pensando? C’è qualcos’altro da dire?” al che l’altro rispose: “La tua vita sarà breve”. Nell’udire questo, lo studente fu abbattuto completamente; si può essere molto ricchi, aver ricevuto un’educazione di prim’ordine e si può ottenere fama e un nome importante ma, se non si ha una vita lunga, a cosa servono? In modo simile, l’uomo può sperimentare qualunque tipo di felicità temporanea ma sarà deluso se non sperimenta la felicità eterna. La felicità che ottenete dal mondo non è duratura.
Gautama Buddha si alzò nel mezzo della notte, guardò la moglie e il figlio e rifletté sul suo regno dopodiché si disse “Quanto durerà tutto questo nel mondo? La felicità che si ottiene dagli oggetti legati al tempo non è permanente mentre io voglio raggiungere la felicità permanente del Nirvana (Liberazione)”. Avendo deciso così, rinunciò subito a tutto. Se l’uomo vuol sperimentare la felicità eterna in questo mondo temporaneo, deve vivere con attenzione e prudenza. Il desiderio della felicità permanente porta alla via interiore mentre il desiderio della felicità temporale porta l’uomo alla via esteriore quindi voi dovreste sforzarvi di sperimentare la felicità permanente. Oggi l’uomo, anche se è molto intelligente e colto, non riesce a comprendere questa verità.
La pena e il dolore sono comuni all’uomo e ad altre creature
Quando la guerra cruenta del Mahabharatha era in corso, il Saggio Vyasa notò un vermetto che correva via di velocemente e gli chiese “Perché scappi così di corsa?”. Egli concesse la facoltà della parola all’animaletto e gli chiese di rispondere al che il verme disse: “Svami, tra poco il carro di Arjuna passerà di qui a gran velocità; sentendo le vibrazioni del terreno, io mi sono spaventato; devo arrivare a casa prima che quel carro arrivi, per questo corro”. Vyasa fu sorpreso nel sentir questo e disse “ Sei una creatura così piccola; com’è che anche tu hai un amore simile per la vita?”. Il verme rispose: “Svami, che siamo grandi o piccoli, il principio della vita è lo stesso in tutte le creature. L’uomo può essere molto colto, intelligente e grande ma la felicità, le comodità e i piaceri del mondo che egli sperimenta sono gli stessi che sperimentiamo noi; l’importante non è la forma, ogni essere, grande o piccolo che sia, ama la sua vita. Tutte le creature sperimentano il tipo di piacere terreno che sperimenta l’uomo: noi siamo contenti quando mangiamo del cibo saporito come l’uomo lo è nel mangiare dei cibi deliziosi e, come lui, amiamo formarci una famiglia”. Questa esperienza fece aprire gli occhi al Saggio Vyasa che si disse “Guarda questo verme: appare come una creatura così piccola eppure ha detto una verità profonda”. Ogni essere vivente sperimenta lo stesso tipo di dolore e piacere; tra l’uomo e le altre creature non c’è differenza a questo riguardo, tutti sperimentano lo stesso tipo di contentezza e afflizione. Ciò che distingue l’uomo dalle altre creature è la sua intelligenza. Se incontrate qualcuno in lacrime, gli chiedete “Perché piangi?” perché la sofferenza non è naturale per l’uomo; chiedete forse a una persona contenta perché non pianga? No, perché la contentezza è naturale per l’uomo e l’afflizione non lo è. Oggi, voi considerate naturale per l’uomo ciò che gli è innaturale e innaturale ciò che gli è innato. Oggi le persone, non sapendo distinguere ciò che è loro naturale e ciò che non lo è, si illudono nel pensare che vi sia moltissima differenza tra gli esseri umani e gli altri viventi ma tra le loro esperienze di piacere e di pena non c’è differenza, la differenza è solamente nella forma. Potete pensare che le creature piccole abbiano pene piccole e quelle grandi ne abbiano in proporzione o che il dolore che prova l’essere umano sia molto maggiore in paragone con quello delle altre creature ma questo è un grande errore. Il sapore di una goccia d’acqua di un grande oceano è lo stesso di quello di tutta la sua massa; potete pensare che in una goccia d’acqua di un oceano vi sia una piccolissima quantità di sale ma anche se la quantità di sale è piccola il gusto salato è lo stesso di tutto l’oceano. In modo simile, le esperienze del piacere e del dolore sono le stesse in tutti gli esseri viventi.
Vivete con equanimità.
Come dovrebbe comportarsi l’uomo nel mondo? Come insegna la Bhagavad Gita, si dovrebbe rimanere equanimi nella contentezza e nell’afflizione, nel guadagno e nella perdita, nella vittoria e nella sconfitta; l’uomo dovrebbe considerare il piacere e la pena, la lode e il biasimo nello stesso modo; quello è lo stato di Yoga vero. L’equanimità è chiamata Yoga vero. Il Saggio Vyasa sparse nel mondo la lezione che aveva imparato dal verme ed esortò l’uomo a maturare l’equanimità. Non fate differenze sulla base della forma, non è questa importante, lo sono le qualità e le virtù. L’osservanza dell’equanimità è la principale qualità di un essere umano. L’uomo oggi assegna molta importanza alla forma e crede che questo sia il modo di pensare più corretto. La fame è la stessa per la madre e per il neonato; ella mangia il riso e il bimbo beve il latte: il cibo è diverso ma l’esperienza della fame è la stessa per tutti e due. Al riguardo, queste esperienze sono comuni a tutti gli esseri. Il Saggio Vyasa era uno Yogi elevato e di grande saggezza che codificò i Veda ma anche lui non comprese questa verità fino all’incontro col verme. L’uomo può ricevere molte lezioni persino dalle creature minuscole; la natura stessa gli insegna molti ideali elevati. Egli non ottiene l’esperienza della felicità eterna semplicemente leggendo testi sacri o ascoltando gli ammaestramenti dei precettori né può riceverla come un dono dagli anziani; per questo scopo, deve esercitare la discriminazione con l’indagine appropriata in ogni campo, bisogna che rifletta su ciò che è reale e ciò che non lo è nell’attività giornaliera, che dirima tra l’eterno e l’effimero, tra il campo e il suo conoscitore (Kshetra e Kshetrajna). Il corpo umano è il campo e la Consapevolezza ne è il conoscitore; come potete riconoscere questa Consapevolezza? Lo potete fare solamente con l’aiuto di questo corpo; il corpo è la base di questo. La consapevolezza non si vede con l’occhio fisico e ciò che non si vede con l’occhio fisico può essere sperimentato solamente volgendo l’osservazione verso l’interno; questo è chiamato meditazione, la pratica spirituale in cui si chiudono gli occhi e si cerca di sperimentare ciò che non si vede. Andare nei templi è una consuetudine; perché andate nei templi? Ci andate per vedere Dio e offrirGli le vostre salutazioni ma quando siete davanti alla Sua immagine tendete a farlo chiudendo gli occhi. Avendo fatto un bel po’ di strada per arrivare al tempio, perché dovreste chiudere gli occhi proprio quando siete davanti all’idolo della Deità? Perché non fissate gli occhi sulla forma beata di Dio? La ragione è che quell’idolo è la manifestazione visibile del Dio invisibile e la beatitudine che emana dall’idolo è invisibile; quindi voi potete sperimentare la felicità invisibile con l’aiuto della saggezza invisibile di cui siete dotati. La consapevolezza è presente in ogni uomo, è il testimone di tutto ciò che egli sperimenta; il ragazzo che ha parlato poco fa si riferiva a questo.
Sperimentate l’Atma meditando su Dio
Una volta il Re Janaka si sentì un po’ stanco durante una conversazione con i ministri e si ritirò in camera da letto; la regina e i servitori lo accudirono in ogni modo ed egli si addormentò. Vedendo questo, la regina fece cenno alla servitù di ritirarsi e sedette vicino a lui. Dopo un certo tempo, il re si levò improvvisamente e prese a ripetere a voce alta: “E’ vero questo o quello?” al che la regina si preoccupò e prese a fargli molte domande ma lui, senza risponderle, continuò a chiedere “E’ vero questo o quello?”. Ella mandò a chiamare i ministri che vennero e chiesero al re quale fosse il suo dubbio ma quegli continuò a dare una sola risposta: ““E’ vero questo o quello?”. I ministri chiamarono il Saggio Vasishta che gli chiese “O re! Cos’è successo?” ma anche a lui il re dette la stessa risposta. Il Saggio chiuse gli occhi, meditò e, essendo padrone della conoscenza dei tre periodi di tempo, il passato, il presente e il futuro, scoprì l’accaduto per cui disse: Il re ha fatto un sogno in cui ha visto questo: egli aveva perduto il regno, vagava nella foresta molto affamato e gridava “Ho fame, ho fame”. Alcuni ladri stavano mangiando lì vicino; nel vederlo, pensarono “Poveretto, sembra un re!” quindi gli offrirono del cibo ma, quando egli stese le mani per prenderlo, un’aquila si abbassò e glielo portò via. Non essendo capace di proteggere neppure il cibo che gli era stato dato, il re prese a gridare ancora più forte “Ho fame, ho fame”; a questo punto, si svegliò e vide che era nel suo letto, nella sua camera, nel suo palazzo mentre nel sogno vagava per la foresta gridando “Ho fame, ho fame” per cui prese a chiedersi se fosse vera questa o quella situazione. Il Saggio rivelò questo fatto a tutti i presenti dopodiché si rivolse al re e lo riportò alla realtà dicendo: “Oh re! Nessuna delle due è vera; quello che è vero sei tu: tu esistevi nel sogno ed esisti nello stato di veglia ma il sogno non esiste nello stato di veglia e questo non esiste nel sogno. Vero è ciò che esiste in ambedue gli stati, nel sogno e nella veglia”. Nella condizione della vera rinuncia, la vita è solamente un sogno per cui, sapendo che questo sogno può svanire in qualunque momento, l’uomo dovrebbe vivere senza attaccamento.
Qual è il significato interiore di questa storia? Qualunque cosa sperimentiate in questo mondo finirà per scomparire nel ventre del tempo un giorno o l’altro; solamente l’esperienza dell’Atma è permanente ed è possibile soltanto meditando su Dio. Si può sperimentare la felicità eterna meditando su Dio che è vero ed eterno e per questo viene descritto come privo di attributi, senza macchia, residenza finale, eterno, puro, illuminato, libero e incarnazione della sacralità. La beatitudine eterna si può ottenere solamente da Dio. Per questo Dio è descritto come privo di attributi, immacolato, residenza ultima, eterno, puro, illuminato, libero e incarnazione della sacralità. La felicità che non tramonta si può ottenere solamente da Dio, nessun’altra esperienza può darvi la felicità permanente. Quando avete fame, andate alla mensa, pagate due rupie, mangiate il chapati e vi saziate; quando siete sazi, siete contenti ma questa felicità quanto dura? Dopo due ore avete fame di nuovo quindi la felicità che deriva dall’aver mangiato il chapati è di breve durata e voi dovete mangiare di nuovo per lenire la fame. Tutta la felicità che deriva dalle cose del mondo è temporanea ed effimera; è per questo che Adi Sankara disse:
Oh Signore! Io sono preso in questo ciclo di nascita e morte.
Sempre di nuovo sperimento l’agonia di stare nel ventre materno.
L’attraversamento di questo oceano della vita terrena è molto difficile:
Ti prego, portami al di là e dammi la liberazione.
In questo mondo, ogni cosa è temporanea come nuvola passeggera, nessuno sa quando dovrà lasciare il corpo. Il corpo è effimero come una bolla d’acqua e la mente è agitata come una scimmia pazza quindi non seguite il corpo, non seguite la mente, seguite la coscienza. La coscienza è il vostro testimone. Quando seguite la mente incostante e il corpo temporaneo, i risultati sono inevitabilmente temporanei. In questo mondo in mutamento continuo, voi potete sperimentare un po’ di contentezza se avete ricchezza e altre comodità ma anche questo non è garantito: ci sono molte persone che hanno tutto eppure non possono sperimentare la contentezza. Dhritarashtra aveva una ricchezza enorme e comodità da re ma non era contento; nonostante avesse un letto di piume per dormire, la sua mente era agitata e focosa come un vulcano. Queste comodità fisiche non possono dare contentezza vera. Se si ha denaro, si può comprare un condizionatore ma questo rinfrescherà il corpo, non la mente; solamente la meditazione su Dio la rinfresca. Voi potete avere ogni tipo di comodità nella vita ma esse non possono calmare la mente agitata. Arjuna disse a Krishna: “La mente è molto irrequieta, turbolenta e potente. Questa mente è molto incostante, cocciuta e pericolosa; come posso sperimentare la contentezza con questa?” Krishna rispose: “Oh sempliciotto, fai come ti dico: non seguire la mente, non la considerare affatto, ignorala e pensa sempre a Dio”. Arjuna chiese “Svami, come posso pensare a Te mentre combatto sul campo di battaglia?” e Gopala rispose “Pensa a Me e combatti. Puoi essere nel pieno della battaglia ma è solamente il corpo che lotta; cosa fa la tua mente? Focalizzala su di Me”. Se meditate su Dio in tutte le situazioni e in tutte le circostanze, sperimenterete di sicuro la felicità eterna. Lo potete fare certamente, non c’è alcun dubbio; nella vostra mente c’è potere sufficiente per farlo.
Vedete Dio in tutti.
Tutti sono dotati di Potere Divino; pensare che alcuni lo abbiano e altri no è un errore. Dall’infante all’anziano, dal povero al milionario, dall’insetto all’animale grande, Esso è presente in tutti. Ci possono essere differenze nella forma ma la Divinità è presente in tutti ugualmente. Fate il vostro dovere in ogni circostanza, eseguitelo onestamente. Considerate divino tutto ciò che vedete. Se guardate con sentimenti terreni, vedrete solamente il mondo fisico ed effimero quindi guardate il mondo con sentimenti divini. Le Upanishad dicono: “L’Essere Cosmico ha migliaia di teste, occhi e piedi”. Tutte le teste sono Sue, tutte le forme sono Sue; come diverrete contenti e pacifici se avete un sentimento simile! Al contrario, se notate le differenze basandovi sulla forma, avrete una mente duale e perderete la pace. La dualità è la causa principale della perdita della pace: “L’uomo con mente duale è mezzo cieco”: il dualismo ci rende ciechi alla Verità. Generatein voi il sentimento di essere uno e considerate l’universo come la forma di Dio; come dicono i Veda, “Il Signore Vishnu pervade l’universo intero”. Il Potere Divino è lo stesso in tutti quindi non criticate, non ridicolizzate né odiate nessuno, vedete Dio in tutti, meditate costantemente su Dio e affidatevi completamente a Lui; soltanto così potete ottenere la felicità eterna. Se volete raggiungerla, dovete rifugiarvi in Dio. Se desiderate solamente la contentezza fisica e terrena, siete destinati a soffrire.
Il Ramayana insegna molte verità sottili. Ravana era molto potente ed era un grande penitente eppure non fu capace di controllare il desiderio. Egli voleva servirsi della Natura ignorando il Creatore. Sita, essendo la figlia di madre terra, è il simbolo della Natura. Di chi è la Natura? Dio ne è il proprietario. A cosa andrete incontro se volete possederla senza la Volontà di Dio? Ravana voleva possedere Sita che era la moglie di Rama: quale fu il suo destino? Egli perse il regno, gli amici e i parenti e infine andò incontro alla morte. Se cercate di rubare la proprietà di qualcuno, siete sicuri di trovare l’afflizione. Soltanto se ottenete la Grazia avete diritto sulla Sua proprietà. A causa del desiderio e dell’ego, Ravana voleva portar via Sita a Rama con la forza e questo lo portò alla rovina. Qual è la base principale del Ramayana? Sono il desiderio e la rabbia. Mantara è il simbolo della rabbia e Surpanaka rappresenta il desiderio; i due sono responsabili di tutta la storia del Ramayana. Mantara divenne causa dell’esilio di Rama nella foresta e Surpanaka fu responsabile del rapimento di Sita e della sua prigionia a Lanka; questi due personaggi costituiscono tutta la base del Ramayana. In modo analogo, il desiderio e la rabbia sono responsabili di tutte le sofferenze dell’uomo. La gente pensa di soffrire a causa dell’influenza dei pianeti ma essi non causano sofferenza a nessuno, fanno solamente il loro dovere. Ci sono due pianeti che sono la causa di tutto il vostro soffrire: il desiderio e la rabbia che sono potenti e causano molto dolore all’essere umano. Cosa dovreste fare per controllarli? Dovreste diventare amici di Dio che è il vostro amico vero e permanente. Prahlada, quando era bambino, disse al padre: “Padre, tu puoi avere il potere di conquistare il mondo in un momento ma a cosa serve se non sei capace di conquistare la tua stessa mente e i tuoi sensi? Se pensi di aver ottenuto moltissimo, ti illudi, non hai ottenuto niente; come può ottenere qualcosa nella vita chi si è arreso ai nemici interiori?” In questo modo, Prahlada dette un insegnamento a suo padre. I nemici interiori vanno soggiogati; come si può fare? Si può fare solamente ottenendo la Grazia di Dio. Molti non hanno esperienza della Divinità mentre ci sono molte anime nobili che hanno ottenuto poteri grandi con l’aiuto della preghiera e dell’austerità. Quando diventate oggetti dell’Amore di Dio, potete conquistare il mondo intero quindi dovreste meritare il Suo Amore. Il tempo è Dio; santificate i vostro tempo e redimete la vita meditando su Dio e servendoLo.
(Bhagavan ha concluso il Suo Discorso con il Bhajan, “Prema Mudita Manase Kaho…”)
Sai Kulwant Hall, 22 Luglio 1996,
(Dal “Sanathana Sarathi” di Agosto 2012)