La devozione conduce alla condizione suprema,
la devozione distrugge il ciclo di nascita e morte (bhava roga),
la devozione dona ogni prosperità,
la devozione è lo strumento per raggiungere l’immortalità.
Incarnazioni dell’Amore,
solo attraverso la devozione l’uomo può raggiungere la condizione suprema; solo attraverso di essa l’uomo può guarire dalla malattia cronica della nascita e della morte. Solo con la devozione l’uomo può cercare di comprendere il divino; unicamente con la devozione l’uomo raggiunge le vette della spiritualità.
Fin dai tempi antichi, gli abitanti dell’India hanno usato la devozione come sentiero sacro per giungere alla meta suprema, allo scopo della vita.
La devozione è stata interpretata in vari modi. La parola “devozione” (bhakti) deriva dalla radice bhaj.(1)
Shankaracharya disse che il servizio è devozione.
Quale tipo di servizio e chi bisogna servire? Servire Dio è l’unica forma di servizio.
Nel Vivekachudamani (2) la devozione viene interpretata in un altro modo: vi si afferma che essa consiste nel realizzare il Sé.
Il saggio Narada descrive la gloria della devozione e ne fa riferimento come ad una condizione di Amore supremo. Egli parla di una devozione che si manifesta cantando il Nome del Signore col cuore pieno d’amore ed indirizzando questo flusso d’amore verso Dio. Devozione, in sostanza, significa amore che fa dimenticare il corpo, rimuove i veli costruiti dalla mente, fa vibrare il cuore di estasi e permette alla divinità, insita nell’uomo, di manifestarsi.
Ramanuja descrive la devozione come un genuino flusso d’amore che, per indicare il fondamento della devozione autentica, prende il nome di Radha.(3) La parola Radha è formata da quattro lettere: R, A, Dh, A. Usando una serie di anagrammi, essa diventa adhar se la si scrive iniziando con la lettera A, dhara se l’iniziale è D e aradh se l’iniziale è la seconda A.
Questo sta ad indicare che il vero sostegno (adhar) di Radha è un flusso (dhara) incessante di adorazione (aradh), di devozione verso Dio.
Vallabhacharya interpreta la devozione paragonandola ad un fluire continuo d’acqua, proveniente dal rubinetto di un serbatoio pieno. L’acqua rappresenta l’Amore e il serbatoio il cuore. Quando il cuore è pieno d’amore per Dio, l’uomo canta incessantemente il Suo Nome. Vallabhacharya descrive la devozione come canto continuo del Nome del Signore, in ogni momento e in qualunque luogo.
Madhavacharya parla della devozione come di amicizia con Dio. Egli definisce Dio l’unico, vero Amico. Gli amici terreni possono essere tali un determinato giorno e nemici quello successivo. Tale tipo di amicizia non è dunque permanente. Devozione significa indirizzare un incessante flusso d’amore verso il Signore, considerandoLo l’Amico Supremo.
I Veda descrivono la devozione come qualcosa di trascendentale. Essi usano, molto frequentemente, due parole: nitya (permanente) e swagata (onnipervadente). Nitya significa “ciò che non muta col tempo”, cioè passato, presente e futuro.
Questa è stata descritta come Verità trascendentale. Ciò che non cambia è nitya. Swagata significa “ciò che, essendo un’entità singola, diffonde luce tutt’intorno”. Il sole, ad esempio, è uno. Esso è permanente ed immutabile: è perciò nitya. Essendo un’entità singola, che diffonde fulgore ovunque, esso è swagata.
Le Scritture descrivono questo aspetto come swarupa (forma) e swabhava (natura). Il sole possiede due qualità: diffonde luce e dà calore. Allo stesso modo, lo Spirito Supremo (Atma) possiede due qualità: risplende e diffonde il proprio splendore.
Eccovi un esempio: in una stanza c’è una lampada. Essa si trova in un unico luogo, ma la sua luce inonda tutta la stanza. Esiste un’unica forma: lo Spirito Supremo. Esso è Verità Eterna e la Sua luce rifulge ovunque. Le Scritture affermano che Brahma è Verità, Saggezza, Infinito. La natura dello Spirito Supremo è di diffondere ovunque la luce della saggezza. Le Scritture descrivono la forma dello Spirito Supremo come atomica. Non esiste materia nell’universo che non sia costituita di atomi: perciò Dio, sotto forma di atomi, è onnipervadente.
Dharmi e dharma
Dio, che si trova nella particella più piccola, è presente anche nella forma più grande che possa esistere. La forma infinitamente piccola viene chiamata dharmi. Il dharmi è presente in tutta la materia, ma la materia non è presente in esso. In nessun caso sarebbe possibile, per la materia, entrare nel dharmi. Il
dharmi è invece presente, sotto forma di atomi, in tutte le manifestazioni della materia.
Ciò che pervade tutte le forme della materia è detto dharma. Tali forme sono tutte necessarie per questo mondo effimero e passeggero. Le forme appaiono differenti, ma la divinità presente in esse è una. E’ il dharma a costituire il principio dell’unità. Esso è il principio unico ed indivisibile che risiede nelle diverse forme.
Ecco qui un bicchiere d’argento. Noi possiamo cambiare la sua forma trasformandolo in una tazza, in un piatto o in un cucchiaio.
Innumerevoli sono le forme in cui potremmo cambiarlo, ma, anche se queste mutassero, l’argento che le costituisce rimarrebbe sempre lo stesso. Il dharma dimostra che le forme possono differire, ma la sostanza, cioè l’argento (dharmi), non cambia. I Veda insegnano che il dharma è il principio primo (mulâdhâra): esso è veramente il fondamento di tutto. L’uomo, oggi, ha dimenticato questo principio di unità, cioè che il dharmi è presente in tutto. Poichè la divinità onnipervasiva, che è il dharma, è presente nell’uomo, egli viene definito “incarnazione del dharma” (dharma swarupa).
Perché l’uomo è nato? A quale scopo gli è stato donato un corpo? Gli è stato dato affinché possa mettere in pratica il dharma. Oggigiorno, abbiamo dimenticato lo scopo della nostra nascita. Non ci comportiamo come dovremmo e seguiamo sentieri sbagliati a causa di percezioni errate. Questa è la ragione per cui non siamo in grado di percepire la nostra vera forma.
Lo scopo delle feste
Le feste sono nate allo scopo di far comprendere la natura della divinità. La festa che si celebra oggi è Vaikunta Ekadashi.(4) Che cosa s’intende per Vaikunta? S’intende la Dimora del Signore, cioè il paradiso, che viene pure definito Kailasha e cielo. Tutto ciò, tuttavia, è pura illusione. Dove si trova la casa di Dio? Dio dimora nel cuore del devoto. Se volete inviare una lettera al Signore, speditela direttamente all’ufficio centrale. Il Signore ha dichiarato che Egli si trova in qualunque luogo venga cantata la Sua gloria. Questo è il Suo ufficio principale: gli altri luoghi sono solo succursali. Se vi rivolgete a Dio come a Colui che dimora nel Kailasha, la vostra preghiera potrebbe anche non arrivare; se invece la preghiera viene indirizzata al Signore come al Residente del cuore, essa, senza dubbio, Lo raggiungerà. Vaikunta significa “senza alcun mutamento”. Il cuore non cambia; l’uomo può cambiare, la mente può vacillare, ma il cuore no. Questo luogo eterno, senza attributi, è la Residenza del Signore, cioè il Vaikunta.
Che cosa significa Ekadashi? E’ sbagliato credere che Ekadashi indichi un luogo o un periodo sacro. Tale termine significa “undici” e fa riferimento ai Rudra: essi sono i cinque organi di percezione, i cinque organi d’azione e la mente. I Rudra risiedono nell’uomo, tutto è presente in lui. Il corpo umano è il fondamento di tutto. La vita umana ha un enorme potenziale, ma l’uomo sembra essersene dimenticato e non ne fa buon uso. Il cuore, che è la Dimora di Dio, è stato oggi dimenticato. Questo cuore così dolce e tenero, è diventato duro e crudele.
Tutto oggigiorno è in continuo mutamento, ma non la mente umana. Tanti anni sono passati ed abbiamo dato il benvenuto a tanti nuovi anni. A quale scopo? Che cosa significa nuovo anno? Dio è conosciuto come Samvatsara (l’Anno), essendo Egli il Tempo stesso. Egli è pertanto presente in ogni attimo. Sessanta secondi fanno un minuto, sessanta minuti fanno un’ora, ventiquattr’ore fanno un giorno, dodici mesi fanno un anno. In un anno, perciò, ogni secondo è una cosa nuova. Poiché sperimentiamo il nuovo ogni attimo che passa, non c’è ragione d’aspettare l’”anno nuovo”. Non è un anno nuovo, ma vecchio. Anche voi non siete nuovi, ma vecchi. Questo è il motivo per cui uomo, in sanscrito, si dice mânava: mâ più nava significa “non nuovo”.
Voi siete antichi, non nuovi; anche l’anno è vecchio, non nuovo. Tanti anni son passati, tanti ne verranno e molte cose accadranno. Secondo la logica terrena, noi attribuiamo importanza al nuovo anno, all’Ekadashi, ecc.; ma, finché avremo queste illusioni, non potremo raggiungere il Divino (Brahma). Il giorno in cui avremo dimenticato i sensi, la mente e il corpo, comprenderemo Dio. Finché penserete di essere il corpo, la mente e i sensi, non sarete in grado di realizzare il Divino. Dovete riflettere e meditare su quello che volete diventare: l’intensità del vostro pensiero vi trasformerà nella cosa che intendete diventare. Se penserete a Dio diventerete Dio. Questo è vero sadhana.
Devozione non significa cantare bhajan, compiere riti sacri o andare in pellegrinaggio: cercate piuttosto di comprendere la vostra vera natura e di indirizzare il vostro amore verso Dio.
L’amore vi è stato dato solo per amare il Signore. Il corpo è uno strumento e ciò che è strumento non è fine a se stesso, ma dovrebbe essere usato per lo scopo per cui è stato creato. Dobbiamo offrire al Signore un amore puro, altruistico, incrollabile. Questa è la natura e la forma della devozione.
La qualità del dharmi dovrebbe essere compresa chiaramente. Il dharmi esiste sotto forma di atomi ed ha assunto la forma del corpo: esso, quindi, è la manifestazione del dharma.
I tre strumenti
Ci sono tre strumenti nel corpo: la mente, il linguaggio, le mani. Quando essi sono puri, noi diventiamo santi. Per ogni essere umano, quindi, la spiritualità è di fondamentale importanza, sia egli credente o ateo, oppure un credente che vive da ateo o un ateo che vive da credente. La devozione è essenziale per tutti. Se uno non ne comprende il significato potrebbe pensare di non averne bisogno, ma questa sarebbe solo illusione. La spiritualità è indispensabile per tutti: essa purifica il cuore.
C’è poi la moralità, che è indispensabile per purificare il linguaggio, ed infine la retta azione. Quando si usano le mani per svolgere opere di bene nei confronti del prossimo, esse vengono purificate. Per purificare quindi questi tre strumenti (la mente, la lingua e le mani), la spiritualità, la moralità e la retta azione sono indispensabili. Solo chi purificherà questi strumenti potrà raggiungere il Divino: se anche una minima impurità dovesse imbrattarli, l’uomo non potrebbe raggiungere Dio. Se volete togliere l’acqua da un vaso, non sarà necessario che esso abbia dieci buchi, ma ne basterà uno. Se uno studente ottiene buoni voti in tutte le materie eccetto che in una, nella quale non riesce ad avere la sufficienza, egli sarà bocciato.
Allo stesso modo, anche una piccola macchia su uno dei tre strumenti contaminerebbe tutto il resto: per ottenerne quindi la purezza, occorreranno spiritualità, moralità e retta azione. Senza di esse non ci sarebbe differenza fra l’uomo e l’animale: potrebbero solo differenziarsi per il fatto che il primo ha due gambe e il secondo quattro. Spiritualità, moralità e retta azione sono dunque necessarie per potersi definire esseri umani e per santificare la propria vita.
E’ tanto difficile nascere come esseri umani. La vita umana è davvero sacra, ma l’uomo, oggi, sembra aver trasformato la vita umana in vita demoniaca. Sembra che l’esistenza dell’animale sia migliore di quella dell’uomo. Anche una scimmia si prende gioco dell’uomo, ricordandogli: “Nonostante sia nato scimmia, ho potuto sempre tenere fisso il pensiero su Rama e partecipare alla Sua missione. Persino ogni pelo del mio corpo è sempre stato pieno del Suo Nome. Mi sono comportato meglio degli esseri umani”.
L’uomo odierno, dopo aver ottenuto cultura, intelligenza e fama, che cosa ha in realtà raggiunto? Nulla. La sua vita è piena di tensioni e d’inquietudine. Gli uccelli e gli altri animali, almeno, assaporano la pace: l’uomo, invece, ne è lontanissimo. Per quale motivo? Per i troppi desideri. Dovremmo avere un solo desiderio, quello di Dio: in tal modo, anche tutti gli altri desideri troveranno realizzazione.
Se possediamo dell’oro possiamo creare qualunque gioiello. Oggi, però, dimentichiamo l’oro e vogliamo soltanto i gioielli. Essi possono assumere varie fogge, ma la loro componente è sempre l’oro. Allo stesso modo, il Divino pervade ogni cosa ed esiste sotto forma di atomi. I testi sacri affermano che Dio si trova nella forma più piccola che possa esistere, come in quella più grande. Non è dunque possibile per nessuno comprendere Dio. Si dovrebbe capire la natura dell’atomo. Anche gli scienziati affermano che non esisterebbe materia se non ci fossero atomi. Essi si trovano ovunque, quindi l’intero universo è costituito di atomi. Se conoscerete l’atomo, conoscerete sicuramente Dio.
A questo proposito, le pastorelle devote di Krishna (gopi) cantavano: “O Krishna, potremo mai comprenderTi? Tu sei più piccolo dell’atomo e più grande dell’infinitamente grande. Tu non sei separato dagli ottomilaquattrocento milioni di specie di esseri viventi. Tu sei parte essenziale dell’atomo più piccolo e della montagna più grande”.
Egli dimora negli ottomilaquattrocento milioni di specie come dharmi. Non esiste luogo ove non sia Dio. Non è possibile negare la Sua esistenza: tale negazione è solo un’illusione, non è quindi verità. Dio è ovunque e null’altro esiste. L’uomo, oggi, dovrebbe intraprendere opere indirizzate al bene con fede incrollabile, coltivare buoni pensieri e dedicare la vita ad azioni nobili. Dovrebbe nutrire pensieri elevati, esprimersi con parole sante e compiere azioni sacre. Il vero gioiello, per la gola, è esprimere la verità; per le mani, compiere azioni amorevoli; per le orecchie, udire cose sante. Solo quando santifichiamo i sensi possiamo definirci esseri umani. Non dobbiamo alimentare sentimenti ristretti: l’uomo, in tal modo, rovina se stesso. Dovete sviluppare un amore puro: non c’è nulla di più grande dell’amore. L’Amore è Dio; vivete nell’Amore. Non c’è Dio più grande dell’Amore. Noi, tuttavia, sprechiamo questo amore sacro, lasciandolo fluire in direzioni diverse.
Il corpo umano è simile a un vaso d’argilla: è pieno di nettare divino. La natura è come un recipiente d’oro, ma è piena di veleno. Date più importanza all’oro o al veleno? Illusi dall’attrattiva dell’oro, bevete veleno. Il corpo può essere un vaso d’argilla, ma è pieno di nettare: è ricolmo di pura Consapevolezza.
Accecati dall’illusione, percepiamo vero ciò che è falso e falso ciò che è vero. Dio non dimora in un paese sconosciuto: Egli si trova nel vostro corpo. Il peccato non esiste in un luogo lontano, ma è collegato alle azioni che compite. Meriti e colpe sono insiti nelle nostre azioni. Dio e il demonio sono presenti nel nostro corpo. Se penserete a Dio, il demonio fuggirà a gambe levate. Pensate perciò a Dio; cercate di percepire che siete Dio. Abbiate fede nella Verità. Solo allora la vostra vita sarà santificata.
La vostra mente vacilla sempre: questa non è una vera qualità umana, ma significa avere una mente da scimmia, una scimmia pazza. Il corpo è come una bolla; la mente è come una scimmia pazza. Non seguite il corpo e la mente, ma la coscienza: essa è il vostro cuore. Purificate il vostro cuore. Come potete raggiungere stati di trascendenza se continuate ad assecondare pensieri legati alla materia?
Nomi e forme
Esistono due tipi di conoscenza: la conoscenza del dharma e quella del dharmi. Dharmabhûta jnânam fa riferimento alla conoscenza della forma. Dharmibhûta jnânam fa riferimento alla conoscenza del nome. Non c’è differenza alcuna fra nome e forma, ma esiste in essi un principio unificante. Dovete comprendere, oggi, questa verità fondamentale. Oggi è l’anno nuovo ed anche la festa indiana di Mukkoti Ekadashi. Che significato hanno le tre crore (mukkoti) a cui si fa riferimento? Perchè invece di tre non sono, ad esempio, quattro? Le Sacre Scritture dichiarano: “Dio ha mille teste, mille occhi, mille piedi”.
Al tempo dei Veda la popolazione indiana era costituita di qualche migliaio di persone. Ogni uomo veniva considerato come Dio. Quando si cominciò a celebrare la festività di Mukkoti Ekadashi, in India esistevano circa trenta milioni di persone. Oggi ce ne sono un miliardo. La popolazione è quindi aumentata, ma il significato che quella festa voleva trasmettere non è cambiato: ogni uomo è divino. Mentre a quei tempi, tuttavia, i canti venivano eseguiti con un sentimento sacro, oggi feste e canti vengono osservati in modo ottuso, senza comprenderne il senso profondo. Dobbiamo veramente comprendere che ogni essere umano è divino.
Lo stesso cuore (hridayam) è presente in ogni uomo. Hridaya significa esattamente “cuore pieno di compassione”. In inglese umanità si dice mankind. Che cosa significa? Scomponendo la parola, si ottiene man (uomo) e kind (gentile). Questo sta ad indicare che l’uomo è, per eccellenza, l’essere dotato di gentilezza. Oggi, però, egli sembra averla persa. Ogni parola ha due significati: uno estrinseco, l’altro intrinseco. Dovremmo attenerci a quest’ultimo. Come il sostegno di questo microfono è il tavolo, così per il tavolo è il pavimento. Per tutto esiste un sostegno, ma l’uomo sembra averlo dimenticato e dà più importanza all’oggetto sostenuto che alla base ove esso poggia.
Bisogno di cambiamento
Incarnazioni dell’Amore,
l’anno nuovo arriva regolarmente e quello vecchio se ne va, ma l’umanità continua a non sviluppare pensieri sacri. Diamo addio alle vecchie idee ormai consunte e il benvenuto a quelle sacre, nobili, elevate, divine. Se non agiremo in tal modo, a che servirà ogni volta l’anno nuovo? Perdere tempo significa sprecare la vita. Il tempo è Dio, non sprecatelo! Non inquinate il tempo, che è sacro, con idee non sante. Non assecondate chiacchiere inutili e non sporcate la vostra lingua usando parole sconvenienti. Non inquinate le vostre orecchie ascoltando parole negative e non compite cattive azioni. A questo proposito, ricordate:
Non vedete il male, vedete il bene;
non parlate male, ma pronunciate solo ciò che è buono;
non ascoltate il male, ascoltate il bene;
non pensate al male, pensate al bene;
non fate il male, fate solo il bene.
Tutto ciò equivale a purificare i sensi. Oggi, però, qualunque educazione abbia acquisito, l’uomo non è riuscito a liberarsi di queste qualità negative. Sappiate rinunciare ad esse: nel momento stesso in cui esse saranno abbandonate, si faranno spazio quelle positive. Non dimenticate che siamo esseri umani e non dobbiamo sprecare la vita umana che è sacra e tanto preziosa. Alimentate i valori umani come la Verità, l’Amore, la Gentilezza, la Compassione, la Tolleranza, ecc.. e abbandonate le qualità negative che nascono in voi.
Oggigiorno, nella testa dei ragazzi si fanno strada pensieri negativi e ciò reca confusione e visioni ristrette. Quando nascono questi pensieri, mettetevi a sedere e ripetete: “Non sono una scimmia, sono un uomo”. Ripetete questo dieci volte e tutti i pensieri da scimmia automaticamente scompariranno. Siate anche pronti ad accorgervi dei vostri sbagli e ad autopunirvi quando ciò è necessario: non è bene che siano gli altri a mettere in evidenza i vostri errori. Fate che ciò non avvenga. Se venite corretti dagli altri significa che siete schiavi e non padroni.
Quando siete arrabbiati o agitati, mettetevi a sedere e ripetete: “Sono un uomo, non un cane”. Vedrete che l’ira e l’inquietudine spariranno. Questo è un sentiero molto semplice per raggiungere vette elevate. Non occorrono grandi sacrifici o penitenze: con piccoli passi come questi si possono ottenere risultati sorprendenti.
Avrete notato quanto è potente un elefante. Può però esser tenuto a bada con una piccola verga di ferro. Allo stesso modo, se otterrete la grazia divina, non ci sarà bisogno di alcuna forza o energia di tipo terreno. Sviluppate la forza divina!
Nonostante tutta la sua abilità fisica e la forza intellettuale, che cosa accadde a Karna (5) alla fine? Egli possedeva un vigore fisico ineguagliabile, un’energia di tipo terreno. Ma, senza l’energia divina, egli divenne uno schiavo. Solo l’energia divina è vera forza: tutte le altre sono inutili.
Ravana aveva dieci teste, venti mani e molti poteri. Ma, nonostante ciò, che cosa gli successe alla fine? Avendo sviluppato forza fisica, ma non forza divina, egli fu distrutto.
Che forza incredibile possedevano Duryodhana e Durvâsanâ! (6) Non avevano però la forza divina. I Pandava erano solo cinque, ma erano uniti; avevano quindi un vigore straordinario. Se fossero stati cento, ma non fossero stati uniti, sarebbero stati deboli. La mano ha cinque dita che sono divise le une dalle altre: se però esse si uniscono riescono a compiere grandi mansioni. Poichè i Pandava erano uniti, giunsero alla vittoria. Non c’era invece unione fra i Kaurava, né fra Vâli e Sugrîva.(7) Dovremmo alimentare l’unità. Siamo tutti figli di Dio, e in quanto tali, non dovremmo odiarci l’un l’altro. L’esperienza insegna come, nelle famiglie unite, vi sia sempre stata prosperità, mentre, in quelle divise, sofferenza e distruzione.
L’unità attraverso Dio
L’India ha ottenuto l’indipendenza ma non l’unità. Si deve cercare di raggiungere l’unità che è davvero importante e ciò è possibile solo con la fede in Dio. In questa sala ci sono persone provenienti da diversi
Paesi: esse sono di razze e fedi differenti, ma sono tutte unite nel sentimento verso Swami. Se si alimentano sentimenti di fede nel Divino, si può raggiungere facilmente l’unità; in caso contrario, si è divisi.
Incarnazioni dell’Amore,
voi tutti siete incarnazioni del Divino, incarnazioni dell’Amore, incarnazioni della Pace. Avendo assunto forma umana, voi siete la divinità in forma umana. Riempite la vostra vita d’amore divino ed evitate di dirigerlo verso altri obiettivi. Tutto l’amore che proviene da voi dovrebbe essere proiettato verso Dio. Se svilupperete questo amore divino, sarete in grado di amare tutti e comprenderete il vero significato di feste come questa. Voi desiderate avere denaro, proprietà, formarvi una famiglia e avere dei figli: questi desideri sono legittimi, ma entro certi limiti. Non dovreste forse nutrire lo stesso amore anche per Dio? Quanto vi farebbe arrabbiare sapere che c’è qualcuno che odia vostro padre o vostro fratello?
Allo stesso modo, come potete sopportare che venga criticato Dio che dite di adorare? Siete demoni o uomini? Se siete uomini, come potete tollerare delle accuse rivolte a Dio? Proiettate tutto il vostro amore verso il Signore che è presente in ognuno. Ekatvabhâva, la consapevolezza dell’unità, fa riferimento allo stesso Dio che dimora in tutti. Quando ci sarà questa unità, si potrà raggiungere la divinità.
L’uomo, oggi, è pieno d’egoismo. Si concentra solo su di sé e non sugli altri. Egli pensa: “Io e la mia famiglia”. E la società? Solo quando vi occuperete anche del benessere della società voi e la vostra famiglia sarete felici. Non siete forse parte della società? Senza di essa non potreste sopravvivere. Quindi, pensate al suo benessere se tenete anche al vostro! Alimentate ed espandete amore verso tutti, considerando il mondo come un’unica, grande famiglia. La ristrettezza di mente porta all’isolamento: quindi allargate i vostri orizzonti. Noi siamo tutti uno e apparteniamo alla stessa famiglia. Tutti sono figli di Dio: esiste quindi fratellanza fra gli uomini nella paternità di Dio.
Dobbiamo arrivare a credere fermamente che non possiamo vivere neppure un attimo senza il Signore.
Swami ha concluso il Discorso con il bhajan: “Prema muditha manase kaho, Rama, Rama, Ram!”.
Prashanti Nilayam, Sai Kulwant Mandap, 1° gennaio 1996
Versione integrale
Note:
1) Tra i vari significati di questo verbo c’è anche “servire”.
2) Titolo di un’opera di Shankaracharya.
3) La pastorella di Brindavan più devota a Krishna. E’ simbolo dell’abbandono totale di sé al Sé Supremo.
4) Festa sacra che cade nell’undicesimo giorno della fase lunare. Vaikunta è il luogo dove la Pace regna sovrana e non vi è confusione o paura. Ekadashi sta ad indicare l’undicesimo giorno della fase lunare, che viene dedicato a Vishnu.
5) Nome di un celebre guerriero, il più aspro rivale di Arjuna nella battaglia del Kurukshetra.
6) Nome di due dei cento fratelli Kaurava.
7) Il re delle scimmie, fratello di Vâli.