La sorgente eterna della Beatitudine è l’Atma
L’uomo ha fatto molti progressi nell’utilizzare le risorse naturali della terra per migliorare le condizioni di vita ma né l’individuo né la società hanno trovato la via verso la pace e l’appagamento interiori.
Abbandonate la tendenza ad aumentare egoisticamente quanto possedete
L’invidia e l’avidità hanno inquinato le relazioni tra le nazioni e tra gli individui cancellando la consapevolezza dell’unità che sottende tutta la Creazione; la causa principale di questa situazione disastrosa è l’egoismo infestante. Ognuno cerca di appropriarsi di qualunque cosa aumenti il suo potere e le sue comodità, l’ego sta rendendo tutti delle marionette; le parole e le azioni degli uomini riflettono questa tendenza all’accaparramento, ogni mossa è determinata soltanto dai bisogni egoistici, non si fa alcun passo che non promuova il proprio interesse personale. Allo scopo di restaurare la pace nell’individuo e nella società, bisogna purgare la mente, in cui i desideri nascono e le risoluzioni vengono concepite, dal suo attaccamento all’ego; essa ha i desideri come trama e ordito. Quando i desideri sono orientati egoisticamente, il tempo e gli sforzi sono sprecati, il dovere trascurato, il corpo e le sue capacità usati male e tutto questo mentre la vita viene sprecata, e tutto questo mentre la vita si accorcia ogni giorno. Con ogni secondo che passa, la vita gocciola via come acqua da un vaso bucato ma l’uomo non si rende conto della tragedia che incombe sempre.
Incarnazioni dell’Atma Universale!
L’uomo ha in sé la capacità di diventare un personaggio puro e divino ma, per ignoranza e testardaggine, è diventato ottuso, ha incatenato se stesso a idee meschine cadendo così nella rete della paura e del dolore. Le Upanishad esortano l’uomo a svegliarsi e divenire padrone di se stesso.
Alzati, svegliati, va’ dagli uomini nobili e impara da loro la via segreta verso la Divinità
Uttishtha,Jagratha, Prapya Varannibodhata
L’uomo è sopraffatto dal sonno e dall’ignoranza; gli anziani, che conoscono l’eredità preziosa che egli sta sprecando, lo devono svegliare e istruire. L’ignoranza è causata dalla triade dei desideri (Ishanatraya): attaccamento al coniuge, ai figli e alle ricchezze. Logicamente una persona deve avere il necessario per condurre una vita semplice ma la ricchezza, accumulata oltre a un livello ragionevole, intossica l’io e nutre abitudini e desideri malvagi. Le risorse economiche devono essere considerate in amministrazione fiduciaria per attività benefiche dirette alla promozione del vivere in rettitudine e assolvere i propri doveri verso la società.
La rinuncia è lo Yoga vero
Bharat è stata molto fortunata; attraverso i secoli, ha avuto veggenti e saggi che hanno sostenuto il valore degli ideali elevati, ha avuto l’esempio di Avatara e Divinità. L’enfasi è sempre stata sull’Atma che è il nucleo di ogni essere, un isegnamento che può infondere coraggio, appagamento, pace e armonia. E’ davvero patetico vedere gente che segue i capricci della mente e va in cerca della rovina invece di usare l’intelletto per discriminare tra il transitorio e il permanente; la mente dovrebbe esser controllata dall’intelletto altrimenti le decisioni malvagie porteranno al dolore. Prendete decisioni buone e raccogliete la gioia. Si può certamente ottenere la pace duratura desistendo dai desideri e dalla tendenza a perseguirli. Se la mente vien lasciata libera e padrona, l’uomo vien condotto da una iniquità all’altra e perde il rispetto di se stesso, riduce a niente la legge, la giustizia, le regole e le prescrizioni del comportamento sociale; la sua vita diventa un correre convulso da un posto a un altro, da una cosa all’altra. Soltanto il distacco può dare la felicità, la rinuncia è lo Yoga vero. Tre qualità vanno eliminate prima che l’uomo possa giungere al suo ruolo effettivo: la rabbia che soffoca la saggezza, la concupiscenza che inquina l’azione e l’avidità che distrugge l’amore per Dio e per l’uomo. La pietra di paragone che definisce un’azione meritoria è la rinuncia: se l’azione mira a se stessi, se aiuta l’ego a gonfiarsi, è un errore.
Liberatevi dalla rabbia, dalla concupiscenza e dall’avidità
Ciò di cui Bharat ha più bisogno oggi non è un credo o un “…ismo” nuovi né una nuova società o un ideale diverso ma uomini e donne che amino molto le motivazioni e sentimenti puri e li seguano, persone che rinuncino alla rabbia, alla concupiscenza, all’avidità. La storia di Rama incarna questo messaggio vitale, è la crema dei Veda, un vero oceano di latte. Valmiki ha chiamato “Kanda”, un nome che significa “un pezzo di canna da zucchero”, le sezioni dell’epica “Ramayana”; per quanto storta possa essere, ogni pezzo di canna è dolce come ogni altro, come ogni altro può essere. Similmente, l’epica è tutta ugualmente dolce e accattivante qualunque situazione venga descritta o emozione raccontata, sia l’incoronazione, l’esilio, la vittoria, la sconfitta, l’eroismo, lo scoramento, l’amore, l’odio, la gioia o il dolore. Nella storia di Rama ci sono due correnti di sentimento o stato d’animo predominanti: la corrente della Compassione rappresentata da Rama e quella dell’Amore rispecchiata da Lakshmana. E’ la fusione dei due che evoca la Beatitudine (Ananda). Ananda è proprio la natura di Rama; Egli è Bhagavan Stesso anche se Valmiki non lo ha dichiarato esplicitamente riferendosi a Lui come avente valore uguale a Vishnu ma non come Vishnu Stesso. E’ soltanto per bocca dei figli dello stesso Rama che il mistero viene rivelato. “Bhagavan” è composto da tre termini di cui “Bha” significa splendore, “ga” indica manifestazione e “van” Colui che è capace quindi Colui che ha il potere di manifestare lo splendore (Jyoti), la Jyoti Divina, la Jyoti dell’Atma. Egli è anche Colui da cui questo universo è emerso, Colui il cui intento è promuoverlo (Sambhartha). Tutti coloro che adorano Rama come Creatore e Protettore dell’universo e come Colui che emana l’Intelligenza e lo Splendore Cosmici, hanno il diritto di essere conosciuti come Devoti (Bhakta) ma oggi coloro che cercano sono in maggioranza devoti a mezzo servizio, non sono sempre in unione con il Signore (Satatam Yoginah), sono degli Yogi al mattino, dei Bhogi (gaudenti) a mezzodì e dei Rogi (malati) alla sera!
Rama ha dato l’esempio per tutti
Rama illumina ogni ricercatore nel campo spirituale in quanto Egli mise in pratica giornalmente tutto ciò che riteneva giusto e quindi costituisce l’esempio per ognuno nell’ambito domestico, sociale, nazionale e umano in genere; Egli sostenne l’ideale più alto di un figlio ubbidiente e di un capo ricettivo alle reazioni dei Suoi sottoposti. Come figlio, Rama osservò il dovere di rispettare la parola data dal padre (Pitruvakya Paripalana). La radice è la parola del genitore, il frutto è la liberazione (Moksha). La liberazione è lo scopo finale, il destino inevitabile. Il germoglio trova la sua meta inevitabile nella nascita del frutto e nella evoluzione di questo fino alla maturazione e alla dolcezza; questi tre stadi si susseguono. Come attestano i Veda, la gemma dell’azione (Karma) diventa dapprima il frutto nascente della adorazione (Upasana) e poi matura nel frutto della Conoscenza/Saggezza (Jnana). Rama mostrò nella Sua stessa vita questo processo della evoluzione interiore dell’anima nella sua consapevolezza. Egli fu l’incarnazione dell’aderenza assoluta alla Verità (Sathya) e alla Rettitudine (Dharma). Solamente coloro che sono colmi di devozione per Rama possono immergersi in quella Gloria; Egli è l’ideale grandioso su cui potete meditare. Facendo così, potete assorbire e sviluppare le Sue virtù lentamente e silenziosamente. Un albero cresce in silenzio per anni prima di dar frutti, non li produce sul momento, in un istante; la palma da cocco e l’albero del mango sono di questo tipo e i loro doni sono molti e pieni di nutrimento. Ci sono piante che danno frutti molto presto e muoiono poco dopo. La fama dei personaggi Divini cresce con ogni parola che dicono e ogni azione che accettano di fare; la gloria di Rama splende luminosamente persino dopo tutti questi secoli e brillerà fulgidamente ancora per ere. Rama significa “Colui che piace”. Niente è gradito all’uomo più della sua Atma che è una sorgente di gioia infallibile ed eterna. Bisogna preferire la consapevolezza dell’Atma e la beatitudine data dalla sua consapevolezza a tutte le altre gioie momentanee. L’Upanishad dice che “L’immortalità si ottiene soltanto con il sacrificio (Thyagenaike Amrutatthvamanasu).
Lal Bagh, Bengaluru, Aprile 1981
Golden Jubilee Hall
(Dal Sanathana Sarathi, Aprile 2011)