DISCORSO DIVINO

C'č solo un Guru

8 luglio 1960

Questo giorno č profondamente sacro. Questo č il giorno in cui venne accesa la prima luce, la Luce che da allora non ha mai tremolato e che mai vacillerą, sebbene i mondi possano cambiare e le ere possano aver termine e ricominciare di nuovo: si tratta della Luce della Saggezza che distrugge la notte dell'ignoranza. Quindi, questo č il giorno della celebrazione eterna in tutta la terra di Bhārat, č il giorno della gioia per tutta la gente pia. Gli altri, naturalmente, non sono interessati a questa festa della Beatitudine.


Indice
Ricordate il Guru Primevo

Pūrnimā significa Illuminazione
Guadagnatevi la Grazia del Guru



Ricordate il Guru Primevo
Vyāsa č il benefattore artefice di tutta questa gioia. Senza dubbio, egli č il Guru Primevo di tutti coloro che camminano sul sentiero di Dio. Vyāsa ha piantato e nutrito il seme del teismo attraverso i Testi Rivelati (Shruti), i trattati religiosi (Shāstra) e i Testi scritti dai Saggi (Smriti): i Veda, il Mahābhārata e la Gītā. Egli dette al mondo la filosofia del līlā divino, l'idea dell'Ātma fondamentale immanente ovunque e il segreto di questa creazione mutevole. La letteratura sacra sorta dai suoi sforzi č la vera e propria testa nonché corona del teismo, per cui egli č l'insegnante universale dell'umanitą. Vyāsa Pūrnimā č, quindi, il giorno in cui l'uomo deve ricordarlo con gratitudine. Vyāsa visse all'incirca intorno al 3800 a.C. Egli era nipote di Vashishta, figlio di Parāshara e padre di quella gemma celebre fra i rishi, il famoso Shuka. Si dice che sia stato una parte (amsa) dello Stesso Vāsudeva, venuto in forma umana per insegnare all'uomo le vie del Signore. Dato che raccolse i Veda e ne elaborņ gli insegnamenti in molte opere, egli č conosciuto come Vedavyāsa. Il suo nome, rispettato e ricordato dai discepoli, ci rammenta anche la sua relazione con Vāsudeva. La storia della sua vita č una serie di strani miracoli. Sebbene essa possa apparire mediocre, e persino strana a un comune osservatore, per coloro che indagano pił a fondo č dolce e significativa perché cosģ era stata progettata dal Signore. Le azioni vengono dettate dalle esigenze derivanti dalle necessitą, dalla natura e dal cambiamento, e per questo motivo hanno forme svariate, ma si deve cercare di afferrare lo scopo e il principio che sta dietro di esse.
Vyāsa nacque da Parāshara e Satyavati, la figlia di un barcaiolo del Gange. Il bambino crebbe col padre. Iniziato alla missione per cui era venuto, si riunģ alla madre, recitņ la sua parte nella crescita del lignaggio dei Pāndava e infine raggiunse il Vāsudeva da cui proveniva. Egli era venuto da Vāsudeva, annunciņ al mondo i līlā (giochi divini) di Vāsudeva e si unģ a Vāsudeva... Questo fu il lavoro della sua vita. Ma ci si puņ chiedere: qual č la connessione fra questo giorno e la vita e il lavoro di Vyāsa, il Saggio dei Saggi? Per coloro che cercano di attraversare il Bhāvasāgara (l'oceano del samsāra), il guru č la vera e propria nave. Chi č il guru, allora? Non ogni persona che istruisce, non ogni studioso che abbia dimestichezza con le Shāstra. Privo di qualsiasi traccia di lussuria, aviditą o ira, e pieno di tutti i tratti della retta condotta, il guru deve percorrere il sentiero delle Shāstra. Solo una persona siffatta merita di essere accettata come guru. Inoltre egli deve avere la capacitą di suscitare nel discepolo la fiamma della Conoscenza (Jńāna) per dissolvere l'oscuritą della sua ignoranza e deve evitare di trascinarlo gił nel samsāra con qualche parola detta senza pensare. Il guru č conforme al suo ruolo solo se dą al discepolo il mantra e il suo significato, e lo istruisce sulla Realtą Fondamentale. Alla comunitą umana che lottava nell'oscuritą, inconsapevole del Divino, Vyāsa portņ il fulgido Messaggio del Signore, che disperse la notte e accese la lampada della saggezza nel cuore dell'uomo. Esso stabilģ l'era del Nāmapārāyana (la recitazione del Nome di Dio), dell'elevazione dell'uomo tramite la ripetizione costante del Nome del Signore. Egli č quindi il Guru per eccellenza di ogni uomo.




Pūrnimā significa Illuminazione
Oggi, inoltre, č il giorno di luna piena (Pūrnimā). La luna (la mente), che viaggia nel firmamento del cuore, risplende oggi in piena gloria non offuscata dai desideri dei sensi e libera dai segni dell'impulso e della passione. In questo giorno la luna ricorda quella del Paramātma che č piena, limpida e senza macchie. Vyāsa, per primo, rivelņ il segreto che bisogna conoscere per rendere la mente (manas) chiara e piena in tutti come la luna in un giorno di luna piena. Per questo motivo, qualsiasi teista (āstika) deve rifiutare di sentirsi appagato da una festa e da una fugace commemorazione di Vyāsa; egli deve invece sforzarsi di portare l'insegnamento nel campo della propria esperienza e impiantare nel terreno del proprio cuore il seme del Nome (Nāmabīja) concessogli dal guru, annaffiarlo con l'Amore (Prema), recintare il germoglio per mezzo di una fede stabile (shraddhā), nutrirlo con il fertilizzante della contemplazione (smarana) e, quando l'albero del mantra č cresciuto, cogliere il frutto della Beatitudine Divina (Ānanda) e gustarne la dolcezza. Che egli possa aver successo in questa impresa! Non abbiate dubbi sul fatto che oggi tali guru siano disponibili: il Guru č uno, non molti. Essi possono sembrare molti, ma traggono il loro potere da un'unica fonte. Fare distinzioni fra il “mio guru ” e il “tuo guru ” significa sostenere le fazioni. Il coltivare l'armonia e l'unitą č alla base della Beatitudine (Ānanda); la fazione produce l'inquietudine. Solo coloro che sono liberi dalle faziositą e hanno mutuo rispetto e tolleranza possono fregiarsi dell'appellativo di Shishya. Questi soltanto meritano la grazia del guru.




Guadagnatevi la Grazia del Guru
La grazia del guru puņ essere ottenuta solo mediante l'acquisizione di determinate virtł. Ci si deve liberare della lussuria, dell'ira e dell'invidia; si deve avere Amore (Prema) per tutti, piena fede nel mantra a cui si č stati iniziati dal guru e un ardente desiderio di realizzarne in pieno il significato. Si deve avere inoltre fermezza nella disciplina necessaria per averlo, disciplina che va mantenuta persino nell'afflizione estrema. Queste sono le virtł che devono essere coltivate o almeno si deve fare un tentativo sincero per progredire in questa direzione; questo č il marchio del vero aspirante spirituale (sādhaka). Molti aspiranti, nella loro ansietą di ottenere risultati veloci, hanno cercato un guru in tutta fretta e, avendone scoperto in seguito i difetti, stanno lottando e soffrendo perché non possono né rinunciare al guru né gettar via il mantra. Il loro destino č simile a quello della rana che non puņ essere ingoiata dal serpente né sfuggire alla sua presa. Ma le persone in tali condizioni non devono disperarsi: quale che sia il guru, il mantra che egli ha dato č relativo al Signore, non č vero? Accrescete la vostra fede nel Nāma, rispettatelo in quanto dono del Signore e andate avanti; cosģ dimenticherete molto presto i difetti del guru. Neanche coloro che non incontrano il guru giusto devono sentirsi depressi; fate che abbiano fede nel fatto che il Signore č il loro guru, la loro madre, il loro padre, il loro Dio. Adottando il Nome e la Forma che maggiormente vi ispirano, praticate la sādhanā con intento puro e privo di egoismo.
Perciņ, aspiranti spirituali (sādhaka) e Incarnazioni dell' Ātma!
Non sprecate il tempo a voi concesso! Offritelo a Keshava (un Nome di Krishna) che č l'Incarnazione del tempo (Kālasvarūpa). Sappiate che lo svegliarsi dal sonno ogni mattina non č che un'altra nascita e andare a dormire la sera non č che un altro nome per la morte. Al mattino, nello svegliarvi dal sonno, pregate:


“O Signore! Sono nato ora dal grembo del sonno.
Sto decidendo di svolgere tutti i miei compiti di oggi come offerte a Te
e avendo Te sempre presente nella mia mente.
Rendi sacri e puri i miei pensieri, le mie parole e le mie azioni,
fa' che io non causi dolore e sofferenza a nessuno
e che anch'io non ne abbia; guidami in questa direzione.”


E la sera, quando entrate nei cancelli del sonno, pregate:


“O Signore! I compiti di questa giornata, il cui carico ho posto su di Te, sono passati.
Tu mi hai fatto camminare come ho fatto, Tu mi hai fatto parlare come ho fatto,
Tu mi hai fatto pensare come ho fatto. Perciņ, eccoli qui, tutti i miei pensieri,
le mie parole e le mie azioni, posti ai Tuoi Piedi come offerte.
Il mio compito č svolto: sto tornando di nuovo a Te.”


Adottatele come preghiere giornaliere. Questo č il (Mio) regalo per il Guru Pūrnimā a tutti voi.





Prashānti Nilayam, 8 luglio 1960
Celebrazioni del Guru Pūrnimā

(Tradotto in italiano dalla versione inglese pubblicata sul Sanātana Sārathi del luglio 2007)