PERLE DI SAGGEZZA SAI

4 dicembre 2002

Cari fratelli e sorelle. Se ricordo bene, abbiamo finito di raccontare ciò che è successo a Novembre 2002; poi siamo tornati indietro ed abbiamo completato il mese di Giugno ed un episodio del mese di Luglio 2002. Ripartiamo quindi da lì.

Durante questo Guru Purnima, tutti hanno notato una specie di rigonfiamento sul volto di Swami.
Dovreste averlo visto tutti. Verso la fine di un Suo Discorso, Egli ha dato una spiegazione a proposito.
Il rigonfiamento era gravissimo, totalmente livido e noi non riuscivamo a capire come Swami potesse gestirlo. Perciò Gli abbiamo chiesto: "Che cos'è? Perché? Che cosa dobbiamo imparare da questa esperienza?". Era così doloroso vederLo ridotto così!

Bhagavan ha risposto: "Qualunque medico vi potrebbe confermare quanto sia straziante questo dolore.
Un dolore lancinante". E' durato 21 giorni e, se si fosse prolungato oltre, avrebbe potuto colpire anche il cervello. Questa era la gravità del Suo problema. Da parte nostra, non riuscivamo a sopportare di vederLo così.
Tuttavia Bhagavan, nonostante il dolore tremendo, in quei giorni ha tenuto 4 discorsi. Com'è stato possibile? So per certo che, ad un certo punto, non è più nemmeno stato in grado di aprire la bocca; non riusciva a dischiudere le mascelle. Questa era la situazione.

"Bhagavan, perché non Ti curi?".
Lui ha risposto: "Non curerò mai Me stesso; curo solo i vostri problemi, mai i Miei. Ma in risposta alle vostre preghiere, in risposta al vostro desiderio (di vederMi guarito), in risposta al vostro struggimento, Mi curerò. Ma solo se Me lo chiederete, non prima".
"Ma, Swami, non senti dolore? Non Ti fa male?".
"Io non Mi considero essere un corpo. Io non sono questo corpo, di conseguenza non prenderò mai sul serio qualsiasi cosa lo colpisca. Questo corpo per Me non è fonte di dolore, in quanto non Mi identifico con esso".

Vorrei ora portare la vostra attenzione su un paio di punti menzionati nella Bhagavad Gita: "Dio è senza colpa, senza attributi perciò, nonostante Egli sia in un corpo, il corpo non è in Lui. Tutte le qualità, tutti gli attributi operano poiché Dio è in essi. Ma essi non sono in Lui".
Ed in quei giorni Baba ce lo ha dimostrato nel modo in cui ha rispettato il programma (della Conferenza sui Valori Umani), nel modo in cui si è mosso fra i
delegati, come ha tenuto i 4 discorsi. GuardarLo era sorprendente; era da non credere come potesse fare tutto ciò senza poter mangiare. Questo è il segreto della Sua Divinità.

Dopo un paio di giorni (dalla conclusione del Guru Purnima), in qualche modo mi sono fatto coraggio e Gli ho domandato: "Swami, adesso stai bene? Non vedo più nessun gonfiore".
Sapete cosa mi ha detto Baba? "Guarda qui, Anil Kumar. E' partito come un piccolo rigonfiamento che è poi cresciuto diventando delle dimensioni di un'arancia. Era così grande! E, a mano a mano che cresceva, aumentava anche il dolore. Tuttavia, adesso che non c'è più, non è rimasta traccia di
alcun segno". Dopo una cosa simile, infatti, avrebbe dovuto rimanere un segno, una cicatrice.
Invece, dopo che se ne è andato dal volto di Bhagavan, non ne è rimasta la minima traccia. Questo è ciò che Bhagavan ci ha spiegato.
Questa è Divinità e, quando Bhagavan ce lo ha spiegato, siamo tutti rimasti sorpresi. Che lezione!
Badha (il dolore) è bodha (insegnamento). Dio soffre per insegnarci qualcosa; il Suo dolore esteriore è un'ulteriore occasione per comunicare una lezione ai
devoti.

Sempre nel mese di Luglio, è venuta da Bhagavan una persona molto importante (VIP). Non serve che vi dica il suo nome, perché ciò che più conta è il messaggio portato da ciò che è accaduto.
"Swami - Gli ha detto quella persona - ho compiuto 83 anni ed ora desidero recarmi nella mia città natale. Per favore benedicimi". Swami lo ha benedetto e gli ha regalato il tessuto per confezionare un abito nuovo, incluse le spese del sarto. Poi ha regalato a sua moglie un sari nuovo.
Dopo un po', un'altra persona ha detto: "Quest'anno compio 60 anni".
Anche quella era una persona importante (VIP). Certamente siamo tutti importanti ma, guarda caso, quel giorno erano quelle persone importanti a trovarsi "in zona", mentre noi, persone ugualmente importanti, non c'eravamo.
Sicuramente lo saremo in altre occasioni. (risate)

Allora Swami gli ha regalato un tessuto bellissimo, marrone scuro, dando anche a lui i soldi per il sarto: 3.000 rupie.
(Oohhh! Wow!!!)
E si. E non solo: gli ha anche regalato uno scialle.
Allora ho preso l'occasione al volo e Gli ho detto. "Swami, anch'io quest'anno compio 60 anni!"
(scoppio di risate)
"C'è tempo, c'è tempo - mi ha risposto Swami - non ti agitare". Ed è proprio in questo contesto che Bhagavan ha fatto un'affermazione che potrebbe interessarvi:
"Abbiamo qui un signore che dice di aver passato gli 83 anni, un altro che dice di aver compiuto i 60... Ma lasciateMi dire che nessuno di voi conosce la Mia età".
Bhagavan non ha aggiunto altro a riguardo, tuttavia io ho continuato a pensare a questa Sua affermazione.

In un poema Bhagavan ha più volte recitato: "Dio non ha ne' inizio, ne' fine; non ha ne' nascita, ne' morte. Egli è 'non-duale'. Dio è esistenza eterna". Quando perciò Baba dice: "Nessuno conosce la Mia età", ci sta rivelando di essere infinito. Il 23 novembre è infatti il giorno di nascita del Suo corpo, non della Sua Divinità. E questa è la prima spiegazione.
La seconda spiegazione è: in questa incarnazione, adesso Egli ha 77 anni; nella Sua incarnazione precedente era Shirdi Sai, prima ancora Krishna, poi Rama..... Di Era in Era Egli ha indossato dei corpi per rispondere alle preghiere (dei devoti) e portare avanti il programma di ristabilizzazione del Dharma, dell'Amore, della Pace e della Verità. Non possiamo quindi darGli un'età. Ecco perché ha completamente ragione di fare una simile affermazione. Egli è il
Visitatore cosmico. E' qui in visita, senza avere ne' inizio, ne' fine.

Un altro giorno, nel pomeriggio, Swami ha iniziato a leggere alcune lettere di fronte a noi. Ha aperto una busta ed ha estratto la lettera. Su un lungo foglio di carta, uno studente aveva scritto soltanto due righe. Solo due righe in cima al foglio. Tutto il resto, bianco.
Che cosa ha detto Baba? Ha tagliato il foglio ed ha consegnato ad uno studente la parte bianca rimanente: "Usala. Non voglio che si sprechi. Non sprecate il cibo: il cibo è Dio; non sprecate tempo: tempo sprecato, vita sprecata. Il tempo è Dio. Non sprecate energia, non sprecate acqua. Non
sprecate denaro; buttare via il denaro è malefico".

Questa cosa mi ha fatto ricordare di quando un giorno Bhagavan venne a
visitare l'ostello. Appena sceso dalla macchina, prima ancora di entrare, Si bloccò e disse: "Ehi, sentite un po'! Qualcuno non ha chiuso bene il rubinetto nel bagno, al terzo piano. Andate a chiuderlo! Dopo averli usati, dovreste chiudere bene i rubinetti, senza sprecare l'acqua".
Anche voi dovreste aver notato che quando Swami vi chiama in Interview, è Lui stesso ad accendere il ventilatore e, non appena uscite, subito lo spegne. Perché? "Non sprecate energia; non sprecate l'elettricità". In questo modo possiamo apprendere dalla Sua stessa vita. Ecco perché Bhagavan ha il pieno diritto d'affermare: "La Mia Vita è il Mio Messaggio".
Dovremmo anche noi non sprecare niente, come fa Lui.

Un giorno Bhagavan ha cominciato a parlarci dell'orfanotrofio. Baba ha adottato circa 61 orfani, offrendo loro cibo, sistemazione, abiti ed istruzione. Bhagavan ha inoltre depositato in banca 1 lakh (100.000 rupie) a nome di ogni bambino così che, dopo aver concluso gli studi, per mantenersi i ragazzi potranno usufruire del capitale più gli interessi maturati in tutti questi anni.
Avreste dovuto vedere quando i bambini sono arrivati qui. Baba li ha chiamati ed ha consegnato ad ognuno di loro una valigia contenente abiti, bicchiere, piatto, specchio, dentifricio, spazzolino da denti, spazzola e pettine, mutandine e tutto ciò di cui avrebbero potuto aver bisogno. I bambini aprivano la valigia, guardavano tutte quelle cose e la richiudevano, poi la riaprivano, poi la richiudevano... ..poi la riaprivano....

Quella sera, andando a fare una passeggiata verso il fondo dell'ashram, ho spiato dalle finestre (dell'edificio nel quale Baba ha costruito gli alloggi per questi bambini) ed ho visto la felicità di questi ragazzini che non smettevano più di perlustrare la loro valigia.
Il mio temperamento è quello di condividere con Swami tutto ciò che vedo, perciò Gli ho detto:
"Swami, quei ragazzini sono eccitatissimi".
"Perché? Quello eccitato sembri essere tu!" (risate)
"Si, Swami, è vero. Nel vedere i bambini così eccitati, mi sono esaltato".
"Che cosa è successo?" ha domandato Swami.
"Continuavano ad aprire la valigia, controllavano gli abiti, se li mostravano l'un l'altro. Le valige erano bellissime, di colori diversi....".
"Ho dato loro tre paia di abiti", ha detto Baba "Tre paia? Swami, forse non era necessario...."
"Perché? Più che necessario, invece. Un abito da portare in casa, un abito da indossare per il nagasankirtan ed i bhajan e un abito da indossare a scuola. Tutto questo progetto degli orfani, Mi è costato 2 crore (20 milioni di rupie), incluso i soldi depositati in banca. Ed è solo l'inizio.
Ma è un progetto necessario".
E qui Bhagavan ha fatto un'affermazione importantissima: "Io faccio tutto ciò che dico e dico tutto ciò che faccio. Ciò che faccio e ciò che dico, sono la stessa cosa. Io non dico una cosa per poi farne un'altra e nemmeno faccio qualcosa per poi predicare l'opposto.
No!". Questo è il Suo insegnamento affinché anche in noi ci sia coerenza fra pensiero, parola ed azione.

Dopo un paio di giorni, ho visto Bhagavan distribuire sari ad alcune signore. Quando ha finito, si è spostato per parlare con alcuni signori. Io, naturalmente, mi sono incuriosito e desideravo sapere chi fossero. Tuttavia non osavo chiederGli niente.
Ma notando il grosso punto interrogativo stampato sul mio viso - risate
- Bhagavan stesso ha iniziato a svelare il mistero.
"Hai visto quelle signore?", mi ha domandato. Non potevo dire di sì, perché Swami mi avrebbe rimproverato: "Se qui per guardare le donne?". Tuttavia non potevo nemmeno dire di no, perché avrei detto una bugia. Perciò ho semplicemente sorriso.

Baba ha proseguito: "Sono delle dottoresse, altamente specializzate in chirurgia. Ho dato loro dei sari". Ecco il mio momento di strappare a Bhagavan più informazioni.
"Swami, da dove vengono?"
"Da Madras".
"Sono venuti in tanti..."
"Tanti?! Sono in 300!", ha risposto Baba
"Perché sono venuti?".
"In visita"
"Oohh, in gita!"
"Ehi, cosa dici?! Non in gita!! - risate - Per tutto il tragitto hanno organizzato accampamenti medici in ogni villaggio che hanno incontrato, offrendo assistenza medica ai poveri e facendo Servizio. Per avere la benedizione di Swami, alla fine hanno raggiunto Prashanti Nilayam. E non è finita. Cantano anche i bhajan".
"Davvero?! E dove?"
"Certamente non a teatro! - risate - Ogni mattina cantavano i bhajan
nell'accampamento medico, prima di iniziare la giornata di lavoro. Inoltre alcuni medici sanno recitare bene anche i Veda".

Dall'espressione del mio volto, Swami deve aver capito che non credevo a tutto. Non possiamo nasconderGli proprio niente! Allora ha chiamato una delle dottoresse, una signora che ha anche scritto un libro.
Swami le ha chiesto: "In quanti siete venuti?"
"In 300, Swami"
"Che cosa avete fatto?"
"Abbiamo organizzato accampamenti medici"
"Dove?"
"In molti villaggi"
Tutto ciò che Baba mi aveva detto, lo stava verificando in quel momento, come se ci fossimo trovati al distretto di polizia o in tribunale! (risate)
"E avete soltanto fatto seva?"
"No, Swami. Cantavamo anche i bhajan"
"A, si?! Anche i bhajan?!" e si è girato a fissarmi sarcastico (risate)
"E c'è dell'altro?" le ha domandato Swami
"Alcuni di noi, Swami, sanno anche recitare i Veda", ha risposto la signora mentre Baba mi faceva segno con gli occhi: "Visto? Visto?".
Bhagavan ha poi osservato: "Ai giorni nostri il denaro è Dio, specialmente per i medici, mentre queste persone hanno organizzato accampamenti medici gratuiti nei quali cantavano anche i bhajan.
Tutto ciò è possibile solo nell'Organizzazione Sathya Sai. Solo i devoti Sai fanno cose del genere, nessun altro".

Da adesso in poi, iniziamo a parlare di ciò che è accaduto nel mese di Agosto 2002.

Un giorno sono dovuto andare al Super Speciality Hospital per fare un check-up. Poiché avevo un problema di gotta, uno dei medici mi aveva consigliato di fare un controllo. E così, per la prima volta, sono entrato nel Super Speciality Hospital. Non ero mai stato là prima, se non per tradurre il Discorso d'inaugurazione tenuto da Swami.
Perché non ci sono mai andato? Perché gli ospedali mi terrorizzano ed i medici mi spaventano. Non voglio vedere medici, perché mi fanno ricordare i miei malanni
inesistenti. Inoltre non posso tollerare la vista della sofferenza dei pazienti. Perché, quindi, sottoporsi ad una tortura simile?
Per questo sto lontano dagli ospedali. Ma se, come quel giorno, uno dei medici mi dice di fare un check-up, allora sono obbligato ad andare.
Quello stesso pomeriggio, Swami mi ha domandato: "Perché sei andato?"
"Dove, Swami?", ho chiesto a mia volta
"Ehi! Dove sei andato?"
"A scuola, Swami. Sono ancora uno dei professori".
"Intendo dire DOPO la scuola"
"Sono andato all'ospedale"
"Che cos'è successo?", Baba ha chiesto

Ho pensato che quella fosse la mia occasione per descrivere a Bhagavan la bellezza di quell'ospedale: "Swami, le mie condizioni non erano tanto gravi da
dovermi mettere a piangere sull'ingresso. Sto abbastanza bene. Solo dei piccoli disturbi al dito del piede. Ma l'edificio, le cupole, le colonne, il giardino, i fiori.... Non ha affatto l'aspetto di un ospedale".
"E se non è un ospedale, cos'altro è?", ha chiesto Swami
"E' Buckingham Palace! - risate - Mi sembrava di stare ad un ricevimento di matrimonio. E' così bello. Ho trovato sorridenti sia pazienti che infermieri; non c'erano visi lunghi, seri che di solito rivelano le condizioni critiche di salute. Erano tutti allegri, ridenti. All'ingresso ho notato una splendida statua di Vinayaka (Ganesha), bella come non ne avevo mai viste prima d'ora, da nessuna parte".
"Perché?" ha domandato Swami
"E' così grande e tutta di lucido granito scuro. All'ingresso c'è anche una gigantografia di Swami, grande quasi tre metri".
"Ma era la prima volta che andavi?"
"Si Swami, era la prima volta e prego che sia anche l'ultima" (risate)

Swami è scoppiato a ridere e mi ha detto: "Va bene. Che cos'altro hai visto?"
"Ho camminato lungo i corridoi. I pavimenti, il colore delle piastrelle, i colori delle pareti, era tutto meraviglioso. I pavimenti splendevano a tal punto da potermi
vedere riflesso in essi. E' tutto così pulito da poter raccogliere il latte caduto e berlo". Swami era così contento di questi elogi alla struttura! E' naturale, perché è una Sua creazione.
"E non solo - ho proseguito - Sui muri non c'era la minima macchia.
Tutto era pulito ed in ordine.
Swami, ho anche visto delle lavagne magnetiche di fronte alla sala operatoria ed alle stanze dei medici, sulle quali erano scritte delle cose con lettere dorate. Era tutto un colore che si andava ad unire al colore del pavimento e delle pareti".

"Che cos'altro hai fatto? Eri lì solo per guardare i pavimenti?"
(risate)
"No, no, Swami! Sono andato nel laboratorio di biochimica per fare l'esame del sangue. Generalmente questo tipo di laboratorio è pieno di odori fastidiosi, quali quello del disinfettante, delle varie tinture... C'è da sentirsi male appena entrati. Se per caso siamo sani, entrando lì dentro di sicuro ci sentiamo male. Il laboratorio del Super Speciality Hospital, al contrario, non ha affatto un cattivo odore. Non c'erano tracce di bende o cotone, ne' ho sentito qualcuno piangere.
L'infermiera è stata bravissima. Appena ho steso il braccio, ho avuto paura, ma lei ha creato una situazione tale, è stata così dolce, che mi ha distratto con la
conversazione: "Come state?FLAAAPPP, ecco fatto l'esame" - scoppio di risate - Prima ancora che potessi risponderle, l'esame era finito. E così, Swami, lavorano tutti così bene! Sono tutti davvero dedicati al Servizio e questo mi fa molto piacere.

Fuori dal laboratorio c'erano molte persone che aspettavano in fila il loro turno, tuttavia io non riuscivo a capire quali fossero i pazienti e quali gli infermieri.
Erano infatti entrambi felici, entrambi sorridenti, tanto da non poter essere distinti. Il Tuo ospedale quindi, Swami, è un luogo di sorrisi, comfort e soccorso.
Dopo l'esame del sangue, a causa del dolore al dito del piede, sono andato dallo specialista delle ossa. Il professore mi ha parlato così gentilmente tanto che mi sono dimenticato del problema - risate - Ha dovuto lui, dopo un po', ricordarmi cose stessi facendo lì:
"Signor Kumar, che cosa l'ha condotta qui?". Swami, questo non accade in nessun altro luogo.

Più tardi sono venuto a sapere che i reparti di cardiologia e di oftalmologia sono egualmente efficienti. Nell'ospedale, inoltre, stanno lavorando ex studenti e
studentesse degli istituti "Sathya Sai", ragazzi altamente preparati e specializzati. Stanno facendo questo Seva esclusivamente per Te, Swami.
Desidero dirTi anche un'altra cosa. Sono andato a misurarmi la pressione. Mi hanno fatto accomodare nella hall adibita ad accettazione dei malati di cuore. Una vasta hall, con i pavimenti color blu scuro e pareti bianche. In accordo agli standard degli ospedali indiani, da quella hall verrebbero ricavate dalle 8 alla 10 stanze. Ho parlato con un'infermiera per saperne di più.
"Dove lavorava prima di venire qui?", le ho domandato
"Lavoravo in un ospedale di Bangalore"
"E perché ha lasciato il suo impiego là, per venire qui?"
"Perché qui sto servendo Swami direttamente. Questa è una grande opportunità di Servizio. Ecco perché sono qui".
"Qual è la differenza fra il lavoro che svolgeva a Bangalore e quello che svolge qui, a Prashanti Nilayam"
"Il lavoro è lo stesso; la serietà e la qualità del lavoro sono le stesse in entrambi i posti. La differenza, invece, è che qui non mi stanco. Qui nessuno si sente
stanco, nonostante la quantità di lavoro. Tutti noi qui siano sani e felici. Nonostante, dunque, il lavoro sia faticoso, io non mi stanco, sono sempre piena di energia".

Poi sono andato alla mensa dell'ospedale....
"Oh-ho, come al solito il cibo è il tuo credo!", ha commentato Swami
(risate)
"Swami, credo che il cibo sia Dio e perciò vada adorato ogni tre ore!"
Alla mensa dell'ospedale ho incontrato un signore anziano. Sta servendo da 3/4 anni.
"Perché lavora qui, alla sua età?" gli ho domandato.
"Anil Kumar - mi ha risposto - lavorando qui mi mantengo in salute, mentre a casa mi ammalo. Ecco perché sono qui. Ho tre incarichi: 1) servire il cibo; 2) provvedere al ricovero dei pazienti; 3) tenere l'amministrazione della mensa".
"Se a 74 anni siete così attivo, chissà come eravate a 30 o 40 anni!"
ho esclamato "Il mio segreto è partecipare ogni giorno al nagasankirtan. L'energia che incamero da quella pratica è la causa della mia vitalità".

Ad essere davvero sincero, io non partecipo al nagasankirtan. Poiché ho
così tanto da fare, da leggere, scrivere, preparare le lezioni che poi terrò in classe, scrivere articoli, occuparmi della pubblicazione dei libri ed anche pianificare gli incontri con voi devoti, se dovessi anche partecipare al nagasankirtan, mi addormenterei in classe!
L'affermazione di quell'uomo è comunque molto interessante, per comprendere il potere energetico del nagasankirtan.
Il mio resoconto a Swami è continuato: "In una delle camere ho visto una donna seduta accanto al letto di un bambino. Mi sono incuriosito e sono entrato. Ho chiesto alla donna che lo assisteva:
"Siete una parente?"
"Signore, questo è un alunno della scuola elementare Sri Sathya Sai ed io sono la maestra. Lo sto assistendo". L'affermazione mi ha sorpreso.
"Siamo in 4 maestre e, a turno, ci diamo il cambio per assistere il bambino".
"Bhagavan! Da nessun'altra parte, nessuna maestra assiste i suoi alunni. Questa non è altro che la spinta dell'Amore. Inoltre, nonostante fosse ammalato, il ragazzino sorrideva. Negli istituti Sathya Sai, troviamo insegnanti che amano i propri alunni più di una madre.

Poco dopo sono stato avvicinato da due ragazze che mi hanno detto:
"Signore, noi siamo studentesse dell'istituto di Anantapur ed ora lavoriamo in questo ospedale".
"Molte bene - ho risposto - E cosa fate alla domenica?". Credevo mi avrebbero risposto che vengono al mandir a fare i bhajan. Invece mi hanno detto: "C'è un piccolo villaggio, poco lontano da qui, chiamato Bidhupalli. Alla domenica andiamo a fare servizio là, organizzando lezioni Bal Vikas, insegnando i Veda ed i bhajan".

Nonostante lavorino per 6 giorni a settimana, il settimo giorno fanno servizio sociale. Riesci a crederci? Sai indicarmi in quale altro luogo accade una cosa simile?
Questa è una peculiarità degli istituti Sri Sathya Sai. Perciò, Bhagavan, Tu sei davvero impareggiabile. Nessun essere umano può eguagliarTi; solo Tu sei capace di ispirare tutti, di spronarli al punto tale da fare servizio persino nei giorni di festa. Sei proprio Dio. E su questo non ci sono dubbi.

Una sera, seduto sulla Sua poltrona, Swami ha fatto cenno ad uno studente di consegnarGli la lettera. Avvicinandosi a Swami correndo, il ragazzo quasi mi ha urtato.
A questo punto Bhagavan si è fatto serio ed ha detto:
"Voi ragazzi dovreste imparare le buone maniere. E' questo il modo di saltare addosso ai vostri professori lì seduti? E' questo il modo di camminare? No. I nostri istituti sono istituti modello, dovreste perciò rispettare i vostri insegnanti, dovreste rispettare i vostri superiori. Non dovreste nemmeno sedervi fra di loro, ma un po' più in là. Non è questo il modo di comportarsi".

Ed ora un'affermazione importantissima: "Ragazzi! A Me potete fare di tutto: potete toccarMi, urtarMi, spingerMi perché Io vi appartengo e voi siete Miei. Ma dal punto di vista sociale, con i professori ed i superiori, non dovete fare altrettanto. Quando venite al Darshan, dovete camminare in fila, lentamente".
Poi mi ha guardato ed ha detto: "Perché non insegni queste cose ai ragazzi? Se si comportano così, tu ne sei responsabile. Dovresti dire loro come si devono comportare.
Se non glielo dite voi che siete i professori, se non glielo dicono i genitori a casa, come potete aspettare che imparino?"
"Non lo facciamo, perché ci sei Tu a farlo, Swami. Questo è ciò che ripeto a me stesso".

Bhagavan insegna ciò che non viene insegnato ne' dai genitori, ne' dai professori, ossia le buone maniere, l'educazione, la cortesia.
Poi Swami ha aggiunto: "Cosa dire della società? Gli studenti competono per i voti, ma non competono per la buona condotta, il buon carattere e gli ideali.
Riguardo l'insegnamento degli ideali e della buona condotta da adottare nella società, questi (nostri) istituti sono unici".

Seduto in poltrona, Swami ha chiamato dei ragazzi: "Ehi, ragazzi, siete tutti studenti di MBA, vero?" MBA è Master of Business and Administration (Affari e
Amministrazione).
"Si, Swami".
"Qual è stata la lezione di questa mattina?"
"Swami, ci è stata fatta una bella lezione sul marketing (commercio)"
"Qual è la tua specializzazione?", ha domandato Swami al ragazzo.
"Marketing, Swami".
"E la tua?" ha chiesto ad un altro ragazzo
"Marketing, Swami"
"Allora diteMi: che cos'è il marketing?"
Loro, che avrebbero dovuto essere esperti di marketing, non sapevano
spiegare cosa il marketing fosse! Qualcun altro è intervenuto: "Swami, il marketing è la vendita dei beni".
"Non è giusto", ha detto Swami
"Il marketing è formato dalla produzione, dalla distribuzione e dalla vendita. Questi tre passaggi formano il marketing", ha spiegato uno dei ragazzi.
"Anche tu hai sbagliato", ha detto Baba.

E' incredibile come Swami renda spirituali anche gli argomenti materiali, secolari quali, per esempio, il marketing, materia scolastica di MBA. Ma Lui l'ha
divinizzata. Come? Ecco ciò che ha detto:
"Tutta la vita è un marketing: mangiare, bere, respirate.... tutto è marketing. Inspirate ossigeno ed espirate anidride carbonica. Questo è marketing ed è attuabile in ogni campo della vita.
Nutrizione ed escrezione; carico e scarico: questa è un'azione di marketing attuata dal corpo umano".

Nonostante io sia specialista di botanica e di marketing non sappia assolutamente niente, sento che il mio compito è quello di tenere Swami seduto in poltrona il più a lungo possibile; voglio tenerLo occupato affinché, primo, tutti possano godere del Suo Darshan e, secondo, io possa raccogliere quanto più materiale possibile da condividere in seguito con voi. Che il soggetto mi riguardi o no, il mio obiettivo è quello d'interferire. (risate)

"Swami - Gli ho detto - sembra che attualmente il marketing non proceda per il verso giusto. Ci puoi spiegare perché?"
"Ai giorni nostri il marketing non è corretto. C'è qualcosa di sbagliato in esso, perché l'importazione supera l'esportazione. Importiamo più di quanto
esportiamo: ecco l'errore. Le persone guardano la moda, la moda esteriore, senza pensare alla realtà".
"Swami, è la moda qualcosa di sbagliato?", Gli ho domandato
"Non c'è niente di male nel seguire la moda; ciò che è totalmente errato, è imitare gli altri per essere all'ultimo grido. L'errore sta nell'imitazione. Prendete i
jeans, per esempio. E' un tipo d'abbigliamento che indossano all'estero. Se però cercate d'indossarlo qui, dal caldo vi verrà via la pelle! - risate - Indossare i jeans in un paese caldo non funziona.
I ragazzi li portano per imitazione senza tener conto della temperatura del luogo in cui vivono".
Il problema, quindi, risiede nell'imitazione (senza discernimento). I ragazzi imitano, ecco perché i prezzi aumentano. Un paio di jeans costa......Quanto? 300, 400 rupie?
("900 rupie", rispondono due studenti di Swami presenti quella sera all'incontro)
900 rupie?!?! Vedete? Loro lo sanno perché li indossano! (scoppio di risate)

Improvvisamente Swami ha guardato uno studente e gli ha domandato:
"Che cosa studi?"
"Sono uno studente di MBA"
"E prima?"
"Mi sono laureato in ingegneria"
A questo punto mi sono domandato perché Swami stesse chiedendo tutti quei dettagli.
"Hai frequentato 4 anni di ingegneria?", ha proseguito Baba
"Si, Swami"
"No, no, no. Ci hai messo 5 anni e mezzo prima di laurearti! Non hai passato subito alcuni esami".
Nessuno lo sapeva prima che Swami lo dicesse a tutti!
Baba ha specificato: "Ovviamente non c'è niente di male in questo. L'ho detto solo per farti sapere che lo so. Non è stata una mancanza da parte tua. Gli esami continuavano ad essere posticipati e fatti nei momenti in cui non eri preparato. Non è colpa tua, ma dell'università". Ecco come Bhagavan ha difeso il ragazzo.

Alcuni giorni dopo si è parlato di un argomento interessante. Swami continuava a domandare ai ragazzi: "Come ti chiami? Come ti chiami?" e loro rispondevano.
A questo punto Swami ha detto: "Adesso vi racconto una storia. E' importante che i vostri nomi non vengano scambiati, non vengano confusi affinché non ci siano malintesi.
Una coppia di sposini si trasferì a vivere in città. Un giorno il postino consegnò una lettera indirizzata alla moglie. Il marito la prese e la lesse: 'Ti amo
moltissimo. Siamo stati a lungo insieme; non posso dimenticare la nostra relazione. Sto aspettando che quei giorni ritornino. Verrà il momento in cui saremo riuniti per sempre. In fin dei conti, in tutti questi anni non siamo mai
stati veramente separati. Ti verrò a trovare molto presto'.

'C'è qualcuno che ama mia moglie così?' esclamò il marito. Alla fine della lettera guardò la firma:
Lakshmi Narayana.
Lakshmi è un nome femminile, ma il marito non ci fece tanto caso per notare, invece, il nome Narayana, nome maschile. 'Mia moglie ha una relazione con un certo Narayana. Meglio stare all'erta' ed aspettò il lunedì successivo, quando il famoso signor Narayana sarebbe andato a trovare la moglie.
Il marito si nascose dietro la porta con in mano un bastone, pronto a picchiare i due traditori.
Finalmente la persona arrivò e si mise a parlare con la moglie, mentre il marito origliava: 'Oh, sono così felice di vederti! Ti ho scritto una lettera: non l'hai
ricevuta?'
'No' si sorprese la moglie. Certamente! La lettera era stata nascosta dal marito!
'Sono così felice che ti sia sposata. Sono qui per vedere come ti sei sistemata. Sai che anch'io mi sono sposata?'
'Oh, Lakshmi. Davvero?'
'Si. Il nome di mio marito è Narayana. Adesso mi chiamo Lakshmi Narayana'.
E così il marito, nascosto dietro alla porta, comprese che Lakshmi era un'amica della moglie e che Narayana era il nome del marito. Aveva frainteso tutto".
Swami ha raccontato questa storia ed ha specificato: "State attenti con i nomi per poi non finire nei pasticci quando un domani vi sposate".

Bhagavan mi dona queste opportunità di conversare con Lui ed è tutto provocato dalla Sua infinita Misericordia, non necessariamente dai miei meriti.
Un pomeriggio del mese di agosto, Gli ho domandato: "Swami, Ramana Maharishi ha citato il 'Suono del Silenzio'. Ascoltare il Suono del Silenzio. E' possibile? Ramana Maharishi ha inoltre specificato: 'il Silenzio è il miglior modo di comunicare'. Swami, io non capisco. Il messaggio di Ramana Maharishi è: "Domanda a te stesso: 'Chi sono io? Chi sono io?'".
Questa è l'essenza del suo insegnamento. Per favore, Swami, spiegamelo perché non capisco".

Amici miei, poiché non parlate il telugu, non siete in grado di assistere ai satsang che tengo in telugu ogni sabato sera, alle 19,30. Una volta ho comparato gli insegnamenti di Bhagavan Ramana (Maharishi) con quelli di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba. Dio volendo, rifarò l'incontro in inglese.
La mia sola ambizione è quella di condividere questa conoscenza con quante più persone è possibile.
Non è un fatto personale.

Alla mia domanda, perciò, Baba ha risposto: "Nello stato di Silenzio, attraverso l'auto-indagine, ciò che avviene è l'apertura del cuore; in quel momento comprendi chi sei. - Quando si parla d'apertura del cuore non s'intende l'apertura durante un intervento chirurgico - Quando il cuore spirituale di apre, conosci il tuo vero Sé. Non prima d'allora. Nello stato di Silenzio, quindi,
quando la mente è ritirata, quando si è in uno stato di assenza totale di pensiero, dall'interno si sente il suono dell'Omkara. A quel punto si viene a conoscere il vero Sé".

"Swami, riconoscere chi in realtà sono, che cosa mi fa ottenere? Qual è il vantaggio? Quale il beneficio?". Siamo infatti umani, per questo pensiamo sempre in termini di benefici. E' anche vero, però, che fintanto che non cessiamo di ragionare così, non otterremo mai ciò che ci aspettiamo.
Bhagavan ha risposto: "Riconoscendo il tuo Sé, l'IO, conoscerai tutto il resto. Quando hai conosciuto il tuo Sé, conosci anche tutto il resto".
"Come?"
"Abbiamo due numeri: 9 e 1. Quale dei due è maggiore? Tu dirai il
numero 9, ma Io ti dico di no. Il maggiore è il numero 1. Infatti: 1 + 1 + 1 + 1 + 1 + 1 + 1 + 1 + 1 = 9.
Vedi dunque, che il 9 non potrebbe esistere se non ci fosse il numero 1. Senza l'1 non c'è nessuno. L'uno è l'unico, il reale, il vero Sé". Che splendida interpretazione!

Bhagavan ha poi menzionato un altro punto. Nel Ramayana vi sarete certamente imbattuti in un personaggio chiamato Hanuman. Dopo l'argomento Ramana Maharishi, Bhagavan ha parlato di Hanuman.
Hanuman è conosciuto per la sua grande intelligenza, il suo grande intelletto ed il talento di comunicare. Egli è il gioiello di tutto il poema epico Ramayana. Swami ha detto: "Da Hanuman si dovrebbe apprendere l'arte del parlare. Quando i nemici gli chiesero:
'Chi sei?', egli non rispose:
'Sono il Tal dei Tali', ma disse: 'Io sono il servo del Signore Rama'.
Egli è così umile, così dolce e gentile. Da lui si dovrebbe capire qual è il giusto modo di rivolgersi agli altri. Se parlate educatamente, vi farete una buona reputazione; se parlate garbatamente, vi farete dei buoni amici. Parlare è quindi un'arte, un talento". Questo è ciò che Bhagavan ha detto.
"Nelle vostre parole - ha proseguito Swami - non dovrebbe esserci alcuna rabbia, nessuna irritazione, nessuna emozione. Le vostre parole dovrebbero essere colme di Verità, dolci, accettabili, pronunciate per il bene del prossimo. Ciò che diciamo non dovrebbe minimamente agitare gli altri. Non dovremmo possedere una lingua biforcuta".

E con questo, concludiamo l'incontro di questa sera. Il resto, alla prossima volta. Che Bhagavan ci benedica.
Om Sai Ram