Om..... Om..... Om......
Sai Ram a tutti.
Ogni pomeriggio, dopo aver terminato le interviews, Bhagavan parla agli
studenti ed allo staff.
Bhagavan è così amorevole da trascorrere con gli studenti e gli insegnanti un'ora, a volte un'ora e mezza, nella Sai Kulwant Hall. Bhagavan è seduto in poltrona, circondato da studenti e professori; tuttavia ai devoti non è possibile ascoltare ciò che dice, perché la cosa non è organizzata pubblicamente.
Le conversazioni sono usuali, comuni, tuttavia in esse troviamo delle vere perle di saggezza, d'immenso beneficio per tutti i devoti Sai. Per questo motivo ho
pensato fin dall'inizio di prendere nota di queste chiacchierate con Bhagavan, questi colloqui informali, che sono stati poi pubblicati nella versione telugu della rivista "Sanathana Sarathi" negli ultimi due anni e tre mesi, ossia nelle ultime 27 edizioni.
Ma poi ho pensato: "E' necessario che anche coloro che parlano inglese
sappiano ciò che Swami dice agli studenti". E' con questo obiettivo in mente che ogni giorno ho raccolto tale materiale, aggiungendo anche qualche spiegazione. Sono molto felice che voi del gruppo traduttori abbiate organizzato e pianificato affinché questi messaggi arrivino a tutti i devoti di Sai nelle diverse lingue. Che Baba vi benedica. Sono sicuro che tutti i devoti di ogni parte del mondo vi saranno immensamente grati e riconoscenti, perché queste non sono cose
disponibili per tutti. Sono appunti presi dalle Sue conversazioni tenute con gli studenti ed i professori.
Nondimeno queste preziose, pregiate perle di saggezza devono essere condivise con i devoti. Farlo è una nostra responsabilità, è un dovere sacro, non solo per il presente, ma anche a beneficio dei posteri. Che Bhagavan
benedica il vostro sforzo, il vostro lavoro. Sono sicuro che vi incoraggerà a continuare la vostra attività, negli anni a venire. Per migliorare questo nostro incontro, ogni vostro suggerimento è ben accetto. Grazie.
Bene. E' molto difficile, ora, aggiornarvi su tutto ciò che è stato detto poiché, come ho accennato prima, sto trascrivendo questi appunti da più di due anni. Ciò che allora farò adesso, sarà di procedere a ritroso. Partirò raccontandovi ciò che è accaduto il 5 ottobre 2002.
Dopo aver ricevuto un gruppo di occidentali, Bhagavan, dolcemente, lentamente, regalmente, con un volto sorridente, è uscito dalla sala delle interview. Aggiustandosi i capelli, è venuto verso di noi e ci si è fermato davanti. Poi mi ha guardato dritto negli occhi e ha detto: "Hai notato quegli
occidentali?".
"No Swami", ho risposto.
"Lui è l'ambasciatore dell'Unione Sovietica. E' venuto accompagnato da due ufficiali ed uno stenografo. Ho parlato loro, ho trascorso molto tempo con loro. Sono rimasti così sorpresi!
"Swami, come fai a sapere tutte queste cose?! Stai parlando di cose così intime, così segrete! Come lo sai? E' stupefacente anche che Tu sappia il russo - risate - Come lo sai?"
Bhagavan ha risposto: "Queste non sono cose apprese, queste non sono
cose imparate. Io sono nato così. Sono nato con queste capacità".
Amici miei. Queste sono puntualizzazioni che dobbiamo considerare essere vere e proprie perle di saggezza. L'Avatar è nato con queste capacità, con queste abilità, con questa natura onnisciente, onnipotente ed onnipresente. Non sono cose coltivate, non sono imparate, non sono cose sulle quali Si è esercitato. E' nato con esse. Questo è il commento fatto quel giorno da Swami ed ognuno di noi è rimasto piacevolmente sorpreso.
Questo è invece accaduto il 1° ottobre 2002 poiché, come vi ho detto prima, procederò a ritroso.
Baba stava parlando con i ragazzi che stanno frequentando il dottorato.
Nell'Istituto abbiamo 6 ragazzi che stanno seguendo il programma di dottorato in Economia e Commercio e Baba stava parlando con loro.
Improvvisamente ha chiesto ad uno di essi: "Cos'è il conscio?"
Il ragazzo ha risposto: "Non lo so".
"Mmm.... Sei quasi laureato e non sai cos'è il conscio?!", ha esclamato Baba.
"Non lo so, Swami"
Allora Baba ha chiesto ad un professore: "Cos'è la coscienza?"
"Swami, la coscienza è la voce interiore"
"No, no! Hai sbagliato", ha detto Swami ed ha domandato ad un altro
universitario: "Cos'è la consapevolezza?".
"Swami, non lo so".
"Ascolta - ha spiegato Baba - il conscio è la mente, il conscio è la mente; è la mente che pensa, è la mente che percepisce, è la mente che reagisce, che risponde, che pulsa, che vibra. Conscio, dunque, è sinonimo di mente. La coscienza è l'intelletto. Perché?
Perché è molto vicina allo Spirito, all'Atma. Lo Spirito e l'Atma sono la stessa cosa.
L'intelletto, quindi, è vicinissimo all'Atma; esso è simbolizzato, rappresentato dal termine coscienza.
Che cos'è la consapevolezza? E' lo Spirito, è l'Atma che è onnipervadente. Esso è presente sia nel corpo che ovunque. E' dentro il corpo e contemporaneamente
dappertutto. Come? L'aria è presente all'interno del pallone, è presente dentro la ruota della bicicletta, è presente all'interno del pneumatico ma,
contemporaneamente, è presente anche fuori".
Questi tre termini, dunque, rappresentano tre stadi di esperienza, di
comprensione che vengono raggiunti attraverso la via della sadhana. Non dovremmo fermarci ad un particolare livello. Il coscio è la mente. Se ci fermiamo allo stadio mentale, siamo solo emozionali, siamo solo passionali, bestiali, animali. Se ci fermiamo a livello della coscienza, ossia l'intelletto, siamo
esclusivamente intelligenti, stimatori di noi stessi, ammiratori di noi stessi. In altre parole ci fermiamo solo a livello dell'indagine personale. Non dovremmo. Dovremmo invece proseguire oltre e raggiungere lo stadio della consapevolezza, la realtà ultima, ossia l'Atma, lo Spirito, il Sé reale, il Sé cosmico, il Sé universale.
A questo punto Bhagavan ha aggiunto ridendo: "Ai giorni nostri, voi ragazzi non comprendete queste cose. I ragazzi moderni non capiscono queste cose. Non c'è comprensione".
Io ho chiesto: "Bhagavan..."
"Si?".
E qui, amici miei, voglio informarvi che quando c'è abbastanza tempo e Swami è di buon umore, è possibile farGli tutte le domande che desideriamo senza timore, senza riserve.
Perciò quel giorno ho pensato di porGli questa domanda: "Bhagavan, qual è la differenza fra la materia inerte e la consapevolezza, l'Atma, ossia l'energia?".
Bhagavan si è girato verso di me ed ha detto: "Mmm.. La materia inerte non esiste".
"Swami: non c'è materia che sia inerte?! Che cos'è questo quaderno?
Materia inerte. Com'è questo pavimento? Inerte. Com'è il muro? Inerte. Com'è il corpo? Inerte. Al contrario lo Spirito è attivo, è consapevolezza, è energia. E Tu dici che la materia non esiste, che non c'è niente di inerte?!".
"No, no, no - ha risposto Swami - La materia non esiste. Esiste solo l'energia. E' l'energia che si condensa fino a diventare materia per poi riconvertirsi in energia.
Energia e materia sono dunque la stessa cosa. E' un processo reversibile: la materia diventa energia e l'energia diventa materia.
Inoltre la materia è composta da atomi e molecole, è costituita da elettroni, neutroni e protoni che ruotano con piena energia. Come puoi, quindi chiamare tutti ciò "inerte"? Quando gli elettroni, i neutroni e le micro particelle si muovono con tremenda energia, come puoi chiamarli "inerti"? Non esiste niente, perciò, che sia materia inerte. E' tutto divino e tu puoi chiamarla "energia divina" o "consapevolezza".
Questa è davvero una rivelazione per tutti noi.
Poi ha aggiunto: "Anil Kumar, tu sei la prova concreta della confusione che regna ai giorni nostri.
I ragazzi rappresentano il malinteso, mentre tu esibisci confusione.
Oggigiorno, l'istruzione moderna non è altro che confusione ed equivoco".
Io mi sono sentito così felice! Perché essere corretti da Bhagavan, ricevere un'osservazione dall'Avatar è un privilegio, una benedizione ed anche un modo per ricevere da Lui del materiale per divulgare a tutti il Suo messaggio.
Per questo amo essere corretto, rimproverato, ammonito. Sono stato felice che quel pomeriggio tutti abbiano goduto di quelle risate in pillole.
Improvvisamente Swami Si è alzato dalla Sua poltrona e Si è diretto verso la sala dei bhajan. ma, a metà strada, Si è fermato, Si è girato verso di me e mi ha detto:
"Avanti, devi vedere questo". Io mi sono avvicinato. Swami ha chiesto ad un ragazzo: "PortaMi quel sacchetto", poi rivolto a me:
"Cosa c'è nel sacchetto?"
"Swami, sto vedendo dei sassi".
"Che sassi?"
"Sassi grandi"
"Mmm. Da dove vengono?"
"Non lo so, Swami"
"Sono i calcoli estratti dai reni di uno studente".
Uno studente era stato recentemente operato e quelli erano i calcoli estratti dai suoi reni.
Ero sconvolto! "Swami, così grossi?!?!"
Poi, con voce dolce e melodiosa, Swami ha chiamato: "Dottor Bhat, dottor Bhat" ed il dottor Bhat si è avvicinato. Un uomo di 83 anni, con un buon fisico ed una gran personalità. Viene chiamato "padre della nefrologia" ossia esperto nella scienza dei reni. Egli ha lavorato sia a Bangalore, che come professore del reparto di nefrologia nel collegio medico, a Vellore. E' un professore importante.
"Anil Kumar, lo conosci?"
"Si Swami, conosco il dott. Bhat"
"E' un vecchio devoto di Bhagavan - ha spiegato Swami - E' stato lui ad operare lo studente questa mattina".
"Swami, a 83 anni?"
"Certamente! Coloro che sono con Swami, non invecchiano mai! - risate -
Sono sempre giovani.
Vedete? Nonostante la sua età, nel nostro ospedale sta facendo un lavoro eccezionale. Un buonissimo devoto".
Il dottor Bhat ha detto a mani giunte: "Swami, c'è una bambola che canta e si muove. Come fa?
Quando con la chiave le si dà la carica, la bambola canta. Io non sono altro che la bambola nelle Tue mani, Swami. Tu sei la carica e Colui che la aziona".
"Signore, voi siete un dono di Swami per i devoti di Sai e di grande ispirazione per tutti noi", gli ho detto. Questa era una cosa che valeva davvero la pena
condividere con voi.
30 settembre 2002
Notiamo tutte le automobili di Bhagavan e pensiamo Swami goda di molti agi e comfort. Questo è ciò che pensiamo, è ciò che vediamo, è ciò che commentiamo. Sentite, invece, l'opinione di Bhagavan:
"Guarda qui, Anil Kumar. Non sono mai a mio agio con tutti questi comfort. Io non li voglio, ma i devoti Mi obbligano ad accettarli! Cosa devo fare? Continuano a piangere, a piangere finché non li portano qui. Vedi? Mi hanno addirittura messo un ascensore in casa.
Cosa ci posso fare? A me piace camminare ma loro Mi hanno messo un ascensore. Tutti questi agi non Mi piacciono".
Amici miei, poiché siamo umani pensiamo che anche Dio abbia bisogno di agi e comfort. Come esseri umani vogliamo tutti gli agi possibili e, con lo stesso sentimento, pensiamo sia così anche per Dio. Ma qui Bhagavan ha detto chiaramente: "Non li voglio! Solo le cose normali, comuni, Mi fanno sentire a mio agio". Questo è ciò che ha detto.
Quella stessa sera..... Questo è divertente.
I bambini delle elementari parlavano con Swami. Era una tale dolcezza vederli! Ad un certo punto, Swami ha chiesto a uno di loro: "Bambino, da dove vieni?".
Egli ha immediatamente risposto: "Swami: provengo da Te!".
Rivolgendosi ai ragazzi delle superiori, Swami ha commentato: "Vedete?
Lui è risposto che proviene da Me, mentre voi grandi dite 'da Bombay, da Chennai...'. Vedete lui, invece?".
"Quanti anni hai?", ha chiesto Baba ad un altro bambino delle elementari.
"8 anni, Swami", ha risposto
"Come fai a saperlo?"
"Me lo ha detto mia madre", è stata la risposta.
Baba, rivolto di nuovo ai ragazzi delle superiori: "Avete visto? Quando invece vi chiedo la vostra età, mi rispondete '20 anni'. Come lo sapete? 'Dal certificato di
nascita' è la vostra risposta! -
risate - Guardate invece come questi bambini sanno dare le risposte giuste!".
Gli studenti grandi, allora, hanno voluto copiare i più piccoli.
Volevano copiare, così Swami li avrebbe apprezzati. Swami ha chiesto in telugu ad uno studente grande - e per grande intendo post universitario - "Da dove vieni?". Ha parlato in telugu, ma il ragazzo, non essendo di qui, non ha capito.
Baba ha riformulato la domanda in inglese: "Da dove vieni?".
Il ragazzo, imitando i più piccoli: "Swami! Provengo da Te!"
Baba ha immediatamente detto: "Oooh, da Me? Ma allora dovresti sapere il telugu! (risate) Se provieni da Me, perché non sai il telugu?".
Alla domanda posta in telugu, il ragazzo non aveva infatti saputo rispondere!
Questa è stata una grande burla ma, allo stesso tempo, un'allusione al fatto che MAI dovremmo imitare qualcuno, mai dovremmo copiare. Tempo fa Bhagavan disse:
"Imitare è umano, creare è divino". Noi siamo divini, non dobbiamo dunque imitare perché, se lo facciamo, perdiamo la nostra originalità, la nostra natura, la nostra identità. Piuttosto usiamo la nostra creatività, siamo creativi ed attuiamo la nostra originalità. Questa è stata una lezione per tutti.
29 settembre 2002
Un ragazzo si è avvicinato a Swami a mani giunte e Gli ha detto:
"Swami, Ti prego, toccami qui.
Mettimi una mano sulla gola".
"Perché?", Swami ha chiesto.
"Swami, mi si sono gonfiate le ghiandole. Mi stanno venendo gli orecchioni. Mi fa così male!! Per favore, metti qui la Tua mano!"
"Perché mai dovrei farlo? No, no. Vai all'ospedale".
"No, no Swami! - ha insistito il ragazzo - Se Tu mi tocchi, la malattia se ne va."
"Hai davvero questa fede?", ha domandato Baba.
"Swami: al 100%!!".
Swami lo ha dolcemente toccato sulla parte gonfia e, credetemi, alla fine dei bhajan non c'era più niente! Tutto il gonfiore se ne era totalmente andato. Questo è il miracolo del tocco di Bhagavan, una garanzia di guarigione, di guarigione completa. E tutti noi, in quella piacevole serata, ne siamo stati testimoni.
28 settembre 2002
Swami stava parlando con un contabile (dell'Organizzazione) e si stava informando su alcune operazioni. Tuttavia non era felice riguardo una cosa che quest'uomo aveva fatto. Baba gli ha domandato: "Perché lo hai fatto?".
Ora, non è necessario entrare nei particolari. Diciamo solo che Swami ha chiesto: "Perché hai fatto questo e quest'altro?".
Il contabile ha risposto: "Swami, abbiamo fatto degli adattamenti, abbiamo fatto delle modifiche per nostro vantaggio".
Adesso, per favore, prendete bene nota di questo insegnamento indirizzato a tutti. Baba ha detto:
"Facendo le cose a vostro vantaggio, perdete la fiducia, la fiducia degli altri. Gli altri si fidano di voi, ma se voi pensate ai vostri comodi, perdete la loro
fiducia. Nella vita la fiducia è importantissima. Non dovreste mai perdere la fiducia del prossimo.
Tenendo inconsiderazione esclusivamente la vostra convenienza, non farete mai niente di buono nella vita". Swami ha detto questo.
Poi Bhagavan ha chiesto ad un ragazzo di parlare. Dovreste aver visto.
Egli ha parlato del servizio: "Tutti dovrebbero fare servizio di tutto cuore". Ha poi recitato un poema di Swami che dichiara che il servizio è importante più
dell'adorazione, più della meditazione, più dei pellegrinaggi. Ha poi raccontato alcune sue esperienze.
Tempo addietro Swami era solito servire cibo a tutti i poveri. Questo atto è chiamato Narayana Seva. Un giorno, mentre Baba stava servendo il cibo, si è fermato in un punto dove aveva notato una donna con un neonato fra le braccia. Swami ha chiamato un volontario e gli ha detto: "Stiamo servendo cibo a questa gente. Ma il bambino?".
Il volontario non sapeva cosa dire: "Swami cosa vuoi che faccia?".
"Porta del latte al bambino". E così il volontario è andato a prendere del latte. Intanto Swami ha continuato a muoversi fra le persone per servirle. Ad un certo momento, da lontano, ha gridato:
"Avete dato il latte al bambino?"
Il volontario ha risposto: "Si, Swami".
Ma Baba si è rifatto tutta la strada per tornare indietro e toccare il bicchiere di latte: "Scotta!
Come potete aspettarvi che il bambino beva questo latte?! Portatemi un altro bicchiere". Baba ha così cominciato a raffreddare il latte, versandolo da un bicchiere all'altro. Quando è stato della temperatura giusta, l'ha dato al bambino e se ne è andato.
Questo non fa altro che dimostrare come Swami si prenda cura personalmente delle situazioni, ma anche lo spirito che vuole che manteniamo mentre stiamo servendo.
Servire non deve infatti essere una routine, un atto meccanico, una tabella. No. Dev'essere fatto di tutto cuore. Sempre nel suo discorso, il ragazzo ha menzionato un fatto accaduto in Bosnia. La Bosnia, come tutti voi sapete,
ha passato dei momenti bruttissimi, di povertà e malattia. Era in condizioni orribili, terribili, pietose. Tutti voi lo sapete. I volontari dell'Organizzazione Sathya Sai sono andati in quei luoghi a distribuire cibo, vestiti ed anche delle fotografie di Baba.
Una persona si è avvicinata ad un volontario e ha detto: "Fotografie?
Chi è quest'uomo?"
"Quest'uomo si chiama Sathya Sai Baba"
"Perché ci date la Sua fotografia? Non abbiamo bisogno della Sua foto,
perché quest'uomo, fino a ieri, era qui con noi! Era con noi, viveva con noi. E oggi ci date la Sua foto?". Questo mostra come Bhagavan sia con voi, in voi, intorno a voi, sopra e sotto di voi.
Il ragazzo ha proseguito raccontando un'altra esperienza. Quando una volta Baba è andato a Bombay, ha dato l'interview ad un gruppo di donne volontarie ed ha chiesto loro: "Che cosa fate?".
"Swami, serviamo cibo ai poveri", hanno risposto.
"Oh, capisco. E che qualità? Servite riso da 2 rupie o da 4 rupie?".
Ci sono due qualità di riso: una più economica che costa 2 rupie,
l'altra, di qualità migliore, da 4 rupie.
"Serviamo riso da 2 rupie, Swami".
"Ma guarda un po'! Per voi, per i vostri bambini, per i vostri mariti, comprate riso da 4 rupie, mentre ai poveri date riso da 2 rupie. Questo non è servizio! Se
distribuite ai poveri riso di scarsa qualità, si ammaleranno, tuttavia non potranno affrontare le spese mediche. Molto male!
Dovreste dare ai poveri il meglio che offrite a voi stessi e non ciò che viene scartato, inutilizzato, rifiutato. Agli altri andrebbe dato sempre il meglio".
Questo ha detto Swami. Il ragazzo ha poi concluso il suo discorso .....
(improvvisamente il condizionatore della casa dove si sta tenendo l'incontro, inizia ad emettere un cattivo odore. A. Kumar, vedendo i nasi distorti dei presenti: "Potete chiudere la porta, se volete... Oh! E' il condizionatore? Oh, sta partecipando e commentando quel tipo di servizio - risate - Sta dicendo che servire in quel modo puzza così! - risate - Ci sta informando che bisogna
migliorare le cose. Bene! E questo perché non esiste materia che sia inerte - risate - Siccome tutto è energia, anche lui ha il diritto di parlare nel suo linguaggio. Molto bene!)
Il ragazzo ha poi concluso il suo discorso con una bellissima considerazione: colui che riceve, colui che dona e la cosa ricevuta, sono la stessa cosa. Colui che riceve il cibo, colui che offre il cibo ed il cibo stesso, sono divini. Questo è lo spirito, il marchio dietro il servizio. Swami ha apprezzato moltissimo questo discorso.
Inoltre il ragazzo ha aggiunto: "Di 6 miliardi di esseri umani, noi siamo immensamente fortunati ad essere nati non solo contemporanei di Sathya Sai Baba, ma di averLo conosciuto. E non solo: fra tutti i devoti, noi studenti siamo i più fortunati. Quale dev'essere, allora, l'obiettivo della nostra vita per continuare a meritare la Sua benedizione, per continuare a vivere soddisfacendo le Sue aspettative? Continuare a praticare nella nostra vita attuale e futura, i Suoi insegnamenti divini".
27 settembre 2002
Quel pomeriggio Swami è uscito dalla sala dell'interview con in mano una busta. Facendola ondeggiare, mi ha chiesto: "Che busta è?".
"Vedo solo che è una busta, Swami. Come faccio a sapere che cos'è?", ho
risposto.
"Conta, calcola e dimmi il risultato". Era un assegno.
Io sono davvero scarso in matematica, tuttavia ho cercato di calcolare gli zero.
Baba mi prendeva in giro: "Sei un professorone e non sai nemmeno contare!".
Nonostante ciò non potevo sbagliare. C'erano infatti presenti i ragazzi che avrebbero potuto ridere. (risate)
Perciò, con doppia cautela, ho detto: "Swami, sono due crore di rupie (1 miliardo di lire italiane)". Era un assegno di due crore offerto a Swami dagli italiani.
Baba ha detto. "Non lo voglio. Io voglio solo il vostro Amore e non i
vostri soldi".
Immediatamente ha chiamato un signore italiano, del quale ora non ricordo il nome.
Dovreste aver visto la scena. Swami gli ha chiesto: "Mmm.... Che cos'è
quest'assegno?"
"Sono due crore, Swami" ha risposto l'uomo.
"Non lo voglio. Riprendilo. Non voglio i tuoi soldi: voglio te, il tuo Amore".
Amici miei, è straordinario, incredibile! Queste cose capitano solo con
Bhagavan Sri Sathya Sai Baba e nessun altro. Ci sono così tanti guru, così tanti guru in tutto il mondo, con una mente, però, attaccata ai soldi. Qui c'è invece il Guru dei guru, il Maestro dei maestri, l'Avatar al quale non importa niente dei vostri soldi. Perché? Perché Dio è ricchezza, la ricchezza è Dio. Un
mendicante può chiedere denaro, l'uomo può chiedere denaro, mentre Dio
non ne ha bisogno perché Egli stesso è la personificazione della ricchezza. Il Signore è l'incarnazione stessa di ogni abbondanza e prosperità. Perché dovrebbe dunque chiedere qualcosa a qualcuno?
Questa è per tutti una grande lezione che insegna che non Lo si può comprare e che nemmeno gli importi più esorbitanti potranno influenzarLo. Egli non Si aspetta del denaro da noi; tutto ciò che Si aspetta, è di vederci comportare da figli. Egli vuole esclusivamente il nostro Amore. Niente altro. Quanto è accaduto è stato davvero molto, molto sorprendente.
Questo signore italiano era stato chiamato in interview con sua moglie.
Nella stessa interview era presente il ragazzino protagonista del serial televisivo "Shirdi Sai Parthi Sai Divya Katha - La Storia divina di Shirdi Sai e Parthi Sai". Quel ragazzino aveva recitato nei panni di Sathya Sai Baba e, durante l'interview, Baba lo aveva presentato a tutti.
Ecco ciò che, poi, Swami ci ha raccontato:
"Alla fine dell'Interview, la moglie del signore italiano, ha detto al marito: 'Perché, non adottiamo questo bambino? Lo portiamo in Italia con noi. Prima mi fermo un po' con lui quiin India, poi veniamo insieme in Italia'.
Perché volevano farlo? L'Amore che hanno per Swami è così profondo, così intenso! Il fatto che quel ragazzino avesse recitato come Sathya Sai, era sufficiente perché lo volessero adottare. Lo volevano portare in Italia perché questo dava loro la sensazione di portare via Swami stesso".
Questa era l'intensa devozione di quella coppia italiana.
Bhagavan ha detto così.
Poi Baba ha parlato di un signore che aveva due mogli. Ovviamente la prima era morta e lui si era risposato. Swami ha così iniziato a scherzare: "Sapete? Lui ha due mogli!".
"Due mogli, Swami?!"
"No, no, non fraintendete. La prima è deceduta".
Poi ha aggiunto: "Che cosa accade ad un uomo che ha due mogli?"
"Swami - ho risposto - l'uomo lotta faticosamente, senza respiro, quando c'è una sola moglie. E' una cosa soffocante. Con due mogli è la morte!! - risate - Si è finiti.
Si può solo stabilire la data del decesso. Non riesco proprio ad immaginare come uno possa gestire due mogli!".
Swami è scoppiato a ridere ed ha detto: "Nei Purana c'è la storia di un re chiamato Uttanapada che aveva due mogli: una era Suruchi (la favorita, madre di Uttama) e l'altra era Suniti. Suniti era la madre di Dhruva. Un giorno il bambino volle sedersi sulla ginocchia di suo padre, ma Suruchi, la prima moglie, glielo impedì: 'Non ti avvicinare. Vattene'!.
Dhruva, prima raccontò il fatto a Suniti, sua madre e poi decise di andarsene di casa: "Madre, guarda cosa è successo. Suruchi non mi ha lasciato sedere in braccio a mio padre. Non posso tollerare tanta sofferenza". Il ragazzino se ne andò tutto solo nella foresta per compiere delle lunghe penitenze grazie alle quali Dio gli Si manifestò, gli concesse ogni desiderio e, alla fine, gli diede l'immortalità. Nel cielo infinito esiste infatti la stella Dhruva, ossia la Stella Polare
visibile da tutti anche ai nostri giorni".
Poi Bhagavan ha aggiunto: "Poiché aveva due mogli, il padre non poté dare l'affetto dovuto ad entrambi i figli. Quando un bambino era coccolato, l'altra iniziava a piangere. Questa è una sfortuna. E dimmi, Anil Kumar: conosci il nome del re che aveva tre mogli?".
Se avessi risposto di si, Swami mi avrebbe detto: "Cosa fai, collezioni i nomi di coloro che hanno più mogli?" - risate - Se avessi risposto di no, mi avrebbe detto:
"Possibile che tu non sappia cose così semplici?".
Swami ha proseguito: "E' Dasaratha, il padre di Rama. Egli aveva tre mogli: Kausalya, Sumitra e Kaikeyi. Per colpa di Kaikeyi, Dasaratha dovette patire l'indicibile sofferenza causata dalla mancanza di Rama e dalla separazione da Lui".
A causa di una promessa fatta da Dasaratha a Kaikeyi molti anni prima, Rama fu mandato in esilio nella foresta. La storia la conoscete. Alla fine tale angoscia condusse re Dasaratha alla morte.
Questo è ciò che Bhagavan ci ha detto.
Alla fine.... Swami non conclude mai con descrizioni o narrazioni o racconti. Egli è il perfetto narratore di storie che recano un messaggio universale. Perciò, quel giorno, per concludere ha detto: "Ed ora, attenzione: tutti voi, qui, avete 10 mogli!".
"Prego, Swami?! Con due mogli quel re ha sofferto, con tre mogli quell'altro è morto! Com'è possibile gestire 10 mogli?"
Baba ha spiegato: "I vostri 10 sensi sono le vostre 10 mogli. I sensi d'azione sono cinque, i sensi di percezione sono cinque. 5 + 5 = 10. Queste sono le vostre 10 mogli".
"Oh, capisco - ho esclamato. Poi ho chiesto - Swami, sto per morire per questo o continuerò a vivere? Con queste 10 mogli, ovvero i sensi, continuerò a vivere?
Inoltre: chi è il marito in questo caso?".
"E' la vostra mente - ha risposto Swami - E' la mente ad essere il marito di questi 10 sensi. Se fate comandare al marito e gli permettere di controllare completamente i 10 sensi, vivrete una vita felice, pacifica e allegra. Ma se la mente/marito diventa schiava dei sensi/mogli e si lascia trascinare al loro livello, alla fine muore".
La lezione in questo caso è: la mente dovrebbe padroneggiare i sensi.
"Padroneggiate i sensi;
diventatene i padroni". Rendete la vostra mente una mente perfetta, padrona.
Questo è stato il messaggio emerso dalla conversazione con Bhagavan quel pomeriggio.
Baba ha poi chiesto ad un ragazzino: "Che voto hai preso?"
"Swami, 85%", ha risposto orgoglioso il ragazzo.
"Che ne è del rimanente 15%? Dov'è l'altro 15%? Avresti dovuto avere 100%. Se commettete 15 errori, dovete dispiacervi e non giustificarvi per aver fatto esatto l'85%.
Perché il fine della cultura è la perfezione. Per questo tutto dovrebbe essere corretto al 100% e non meno".
25 settembre 2002
Siamo molto fortunati ad avere moltissimi punti spirituali menzionati nelle conversazioni con Swami. Quel giorno, come sempre, dopo aver terminato le interviews, Si è seduto lì con noi, ha guardato tutti ed ha preso le lettere di tutti i ragazzi. Bhagavan, compassionevole, accetta lettere da tutti.
Ha poi cominciato a conversare con noi: "Cos'è la società?".
Società, in sanscrito, si dice samaja. Quel giorno ha posto a me questa
domanda: "Cos'è samaja?".
"Swami - ho risposto - per società s'intende un gruppo d'individui".
"No".
Sono sempre pronto per questo genere di domande e risposte con Swami,
perché preferisco dare delle risposte sbagliate poiché da esse possiamo avere più informazioni da Bhagavan. A volte è addirittura una strategia spirituale o una manipolazione religiosa...
(risate) ...o una tecnica manageriale umana. Potete chiamarla come volete. Per questo ho risposto: "gruppo d'individui".
"No, no, no! Il vero significato del termine 'samaja' - ha spiegato Swami - è 'uguaglianza'. Sama = "uguale"; ja = "sorto da". Samaja vuol perciò dire sorto
dall'uguaglianza, dall'equità, dall'equanimità. Dove c'è uguaglianza? Come fai a dire 'gruppo d'individui'?".
Allora ho chiesto: "Qual è, Swami, la differenza fra un gruppo formato da individui e la società?".
Bhagavan ha risposto: "L'individuo è sempre egoista; l'individuo ha sempre degli interessi personali; l'individuo corre costantemente dietro alla stima, alla
reputazione, alla fama, alla popolarità. L'individuo è centrato su se stesso".
"Swami, e la società?", ho domandato Bhagavan: "La società pensa invece alla creazione, cioè ad una dimensione più vasta."
"E allora, Swami, la creazione a cosa pensa?"
Bhagavan ha risposto: "La creazione pensa al Creatore. Si parte dall'individuo per arrivare alla comunità, la quale conduce alla creazione, la quale pensa al Creatore".
Ho esclamato: "Oh Swami, Baba! Che grande spiegazione scientifica!".
Swami ha utilizzato in sanscrito 4 importanti termini tecnici che sicuramente vi interesseranno:
vyashti - l'individuo; samasti - la società, la comunità; srishti - la creazione; parameshti - il Creatore, Dio. Queste sono le quattro parole utilizzate da Swami.
In che modo ha creato una connessione fra questi 4 termini? Essi sono in sequenza.
Bhagavan ha detto: "Vyashti, l'individuo, è centrato su se stesso, mentre samasti, la società, mira sempre all'uguaglianza; nel farlo essa pensa costantemente alla creazione, srishti, la quale vuole conoscere parameshti, il Creatore. Un gradino porta a quello successivo, con un ordine sequenziale
perfetto".
"Swami, che grande spiegazione è questa! - ho esclamato - Ma se mi permetti, Ti farei una semplice domanda: se l'individuo è concentrato solo su se stesso, com'è possibile stabilire l'uguaglianza nella società? Com'è possibile instaurare l'uguaglianza nella comunità?
Quando l'individuo è egoista, com'è possibile farlo? Questa è la mia domanda".
Bhagavan ha risposto: "L'uguaglianza non è uno slogan politico e non significa ne' similarità, ne' identicità. Ciò che bisogna fare, qui, non è un' unione ideologica, non è un'unione politica. No, no. Sono i nostri cuori a dover essere uniti. I nostri cuori dovrebbero essere unificati, uniti. E' solo l'unione dei cuori, perciò, è solo l'armonia dei cuori che garantisce l'unità nella società.
Niente altro".
Oggi, amici miei, da nessuna parte del mondo esiste una società ideale e questo perché i nostri cuori non sono uniti, non funzionano in perfetta armonia. Per questo siamo separati. Questo è ciò che ci ha detto Bhagavan.
"Swami: come portare l'armonia nei nostri cuori? Come instaurare l'unità? Come?"
"E' molto semplice", ha risposto Lui.
"Swami, semplice?!"
"Si, perché no? Ascolta: tu ami tua moglie, ami i tuoi figli, ami i tuoi amici, ami i tuoi parenti.
Vedi come sei legato a così tanta gente? Non sei forse connesso con diverse persone? Lo sei, sei connesso con certa gente, sei in unione perfetta con loro, attraverso il legame d'Amore. Perciò, se quell'Amore viene ampliato un po' di più, se viene amplificato, esteso, il nostro cuore può facilmente unirsi a tutti, può funzionare in perfetta armonia con tutti".
22 settembre 2002
Quel pomeriggio Swami si è seduto fra di noi, rilassato, ha guardato i Suoi devoti, ondeggiando la mano, benedicendoli e scambiando sorrisi con gli studenti. Poi ha chiamato un ragazzo: "Vieni qui".
Era uno studente in MBA (Affari e Amministrazione), originario di Hyderabad, la capitale dello stato dell'Andhra Pradesh, in India.
Swami: "Mmmm.. Studente in MBA?"
"Si, Swami"
"Vieni da Hyderabad?"
"Sì Swami, vengo da Hyderabad".
Swami ci ha guardato e ci ha detto: "Sapete? Prima di entrare nella nostra scuola, questo ragazzo per 5 anni è regolarmente venuto in visita qui, a Prashanti Nilayam, e Mi ha pregato, Mi ha pregato ardentemente di poter essere ammesso nella nostra università. Ecco perché ora è qui".
Poi, rivolto agli studenti: "Ragazzi! Voi pensate che Io non parli con voi, pensate che non vi conosca. Io conosco tutti. Magari non vi parlo, però vi conosco. Io conosco tutti. Io so tutto di tutti, per questo non ho bisogno di parlare con voi. Ecco una prova: so tutto di questo ragazzo.
Non è questo sufficiente a farvi comprendere che so tutto anche di voi?
Non vi basta? Io conosco tutti".
Poi, continuando a parlare con lo stesso studente: "5 giorni fa sono venuti qui i tuoi amici di Hyderabad, non è vero?"
"Si Swami, è vero".
"Vedi che lo so? E tu sei stato in loro compagnia e avete parlato"
"Sì, Swami"
"Dove sono Io, allora? OVUNQUE! Di che cosa avete parlato? Che cosa vi siete detti?"
"Questo e quest'altro, Swami. Niente di eccezionale..."
"No, no, no. Te lo dico Io? Non ti hanno forse chiesto perché Swami non ti parla mai? Non ti hanno forse domandato che cosa Swami dice ogni giorno, quando parla agli studenti?"
"Si Swami, è vero":
"Lo so. Devo dirti anche chi è venuto a trovarti? Il fratello di un ragazzo che conosci è ammalato.
Come sta, adesso?"
"Adesso sta bene, Swami"
"Vedi che lo so? Un altro tuo amico sta cercando lavoro. Oh! Il suo colloquio sarà domani. Lo so".
In questo modo Swami è andato avanti a raccontare tutto degli amici di quel ragazzo: i loro problemi, lo scopo della loro visita e tutti i dettagli di ogni
conversazione. A questo punto tutti noi abbiamo cominciato a sudare freddo!! (risate)
Mio Dio! Perché se Swami inizia a raccontare ogni cosa di tutti quelli presenti, è meglio scappare via! Ci sono cose che è meglio non vengano rivelate. (risate)
Swami: "I tuoi amici fanno parte dell'Ala Giovani dell'Organizzazione Sathya Sai di Hyderabad".
"Si, Swami"
"Mmm... Che cosa fanno?"
"Swami, vanno negli ospedali, visitano le prigioni, gli ospizi degli anziani e prestano servizio nelle scuole per insegnare l'educazione morale ai ragazzi".
"Molto bene. Per quanto tempo?"
"Un mese, Swami".
"Oh-ho! Educazione morale in un solo mese? Oh, grandioso! Questi studenti non imparano la moralità nonostante siano qui da anni e voi potete insegnarla in un mese?!" (risate)
Poi ha continuato: "Che cosa s'intende per 'educazione morale'?"
"Swami, la differenza fra ciò che è bene e ciò che è male".
"Oh, capisco. E cosa è bene e cosa è male?"
"Swami, in altri termini, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato".
"E cosa è giusto e cosa è sbagliato?"
Swami è andato avanti così finché il poverino si è arreso - risate -, finché non ha alzato le mani in segno di resa. Ha fatto un ultimo tentativo dicendo: "Swami: la moralità".
Swami: "La moralità? E che cos'è la moralità?"
"Swami, Ti prego. Non lo so".
A questo punto Swami ci ha dato la spiegazione e, anche in questo caso, ha utilizzato 4 termini in sanscrito: Nithi, Rithi, Kyathi, Jathi. Questi 4 termini vanno sotto il nome di "educazione morale".
Il primo termine è Nithi. Swami ha detto: "Nithi significa "verità".
Rithi è la pratica della verità, aderire alla verità, seguire la verità. Kyathi, da un punto di vista superficiale, può significare "successo e fama", ma non è così. Kyathi è tyaga (sacrificio). Jathi è la razza umana alla quale noi apparteniamo. Meritiamo, perciò, di essere parte della razza umana (jathi), solo se possediamo il senso del sacrificio (kyathi) il quale è possibile solo se seguiamo e mettiamo in
pratica la via della verità (rithi). Ma praticare la verità è possibile solo se
sappiamo COSA la verità sia (nithi). In altre parole, se conosciamo cos'è la verità, ci è possibile seguirla e ciò conduce al senso del sacrificio che ci rende degni di essere chiamati "esseri umani". Questo è ciò che Bhagavan ci ha spiegato quel pomeriggio.
Poi, sempre allo stesso ragazzo, Baba ha chiesto in tono allegro: "Hai amici?".
"Ne ho qualcuno, Swami".
"Solo qualcuno? No, no. - rivolto ad un altro studente - E tu? Quanti amici hai? Ne hai tanti, lo so." Poi ha aggiunto: "Chi è il vostro vero amico? Dio è il vostro vero amico! Dio è il vostro UNICO amico".
A questo punto Swami ci ha dato una splendida definizione della parola "amico". In inglese c'è un detto: "un amico che ha bisogno, è davvero un amico".
Swami: "Chi è veramente amico? Colui che è sempre con voi, che non vi
tradisce mai, che non vi imbroglia mai, che non vi abbandona mai, che non vi lascia nel momento del bisogno, nella malattia, nel momento del pericolo. Questo è un vero amico".
Abbiamo noi, al mondo, qualcuno così? Qualcuno che non ci abbandonerà mai, che sarà eternamente con noi, che ci sosterrà durante le difficoltà e la malattia? Si: Dio. Egli è l'Amico vero, eternamente con noi.
Bhagavan ha anche dato la definizione di un altro termine sanscrito:
Hrudayam, il cuore. Noi traduciamo il termine "hrudayam" con "cuore", ma questa è una traduzione troppo semplicistica.
"Il cuore è fisico, mentre hrudayam è spirituale. I trapianti di cuore possono essere fatti, ma non i trapianti di hrudayam. Il cuore si trova nella parte sinistra del corpo umano mentre hrudayam, il cuore spirituale, è dappertutto. Il cuore fisico funziona a livello materiale, mentre hrudayam è oltre il corpo, funziona al di là della materia". Questo è quanto Bhagavan ha detto.
Poi Swami ha iniziato a raccontarci alcuni episodi tratti dalla Sua storia personale, dalla Sua biografia, episodi della Sua vita. Tutti voi sapete il nome del nonno di Swami, Kondamaraju.
Bhagavan ci ha detto:
"Kondamaraju, il nonno di questo corpo, era l'uomo più rispettato e stimato del villaggio. Tutti lo andavano a consultare per porre fine alle discussioni ed ai problemi familiari. E questo perché Kondamaraju viveva una vita ideale. Nessun uomo immorale, nessun uomo di cattive abitudini aveva il coraggio di affrontarlo, di guardarlo in faccia. Persone simili lo evitavano ed entravano dalla
porta di servizio. Non avevano il coraggio di farsi vedere da lui, perché era un uomo di grande moralità".
Ho chiesto: "Swami? Con che nome Kondamaraju Ti chiamava? Ti chiamava
Sathya Sai Baba?"
"No, no, no. Mi chiamava sempre 'Sathya... Sathya...', che significa 'Verità' ".
"E come Ti chiamava Tua madre?" ho domandato
"Lei Mi chiamava a volte 'Raja ... Raja....' (Raju in telugu) - che significa "re" - mentre altre volte Mi chiamava Sathya. Questi erano i due Nomi con i quali venivo chiamato quando ero giovane.
Sai bene, Anil Kumar, come erano i villaggi in quei giorni..."
"No Swami - ho precisato - sono nato in città, perciò non so niente della vita di villaggio".
"La vita nei villaggi è davvero ideale. Perché? Le persone dei villaggi vivono una vita di cooperazione, di amicizia, di aiuto reciproco. Sapete, in quei giorni non avevamo il riso. Il raccolto veniva portato in sacchi per essere successivamente macinato.
Per aiutare, le persone venivano anche dagli altri villaggi; si riunivano e, mentre lavoravano, cantavano il Nome di Dio.
"Ram, Ram, Ram, Ram...". Le persone lavoravano insieme, si aiutavano a
vicenda.
Quando c'era un matrimonio, non era necessario comprare niente: una persona portava il riso, un'altra lo yogurt, un'altra il latte, un'altra le foglie su cui veniva
servito il cibo. Questa è cooperazione che, sfortunatamente, si è persa ai giorni nostri. Cultura significa amicizia, collaborazione, aiuto. Questo tipo di cultura oggi non è più presente".
Questo è ciò che Bhagavan ha detto.
Swami ha poi continuato ad abbandonarsi ai ricordi del passato:
"Sai, Anil Kumar: quando andavo a scuola, tutti gli insegnanti Mi scrivevano dei bigliettini".
E così Swami ha preso l'abitudine di ricevere lettere fin dalla Sua prima infanzia! Abitudine divina dura a morire! - risate - Swami riceveva dei bigliettini dai Suoi maestri di scuola.
Ho domandato: "Swami, che tipo di bigliettini?"
"Ogni insegnante Mi scriveva: 'Sathyam, vieni a casa mia oggi pomeriggio. Mia moglie Ti ha preparato dei piatti speciali, appositamente per Te".
"Che cosa facevi Tu, allora?"
"Non andavo a casa di nessuno. Non ci andavo".
"Ma come facevi a rifiutare, Swami? Tu eri solo un ragazzino, mentre quelli erano insegnanti. Come li convincevi? Come li accontentavi? Decidendo di non andare, che risposta davi loro?"
Baba ha risposto: "Mi avvicinavo a loro e, dolcemente, dicevo:
'Signore, se accetto, gli altri ragazzi ci resteranno malissimo. Che cosa penseranno di Me? Perciò, la prego...' " .
Però ha aggiunto: "Però c'erano case nelle quali andavo".
"Perché in quelle sì, Swami?"
"Perché alcuni devoti erano davvero seri. Se non andavo, si rifiutavano di mangiare. Aspettavano che arrivassi, altrimenti non mangiavano. Per questo dovevo andare e renderli felici".
"Swami? Che cosa mangiavi?"
"Delle pakoda, dei vada.... mangiavo poco. Sapete bene cosa mangio adesso. Immaginate in quei giorni. Ancora meno! Poi tornavo a casa e dicevo a Mio fratello: 'ho già mangiato'. A lui non andava. Perché? 'Se qui si è cucinato per Te, perché hai mangiato là?!'. Si arrabbiava moltissimo con Me. Pazienza".
"Swami, capisco la situazione - Gli ho detto - Perché io mi arrabbio quando parli con qualcun altro: "perché non parli con me?". E' perciò naturale che le persone si dispiacciano per non avere la possibilità di stare con Te. Riesco a capire, Swami". Questo è ciò che Gli ho detto.
In quei giorni erano in uso le funzioni scolastiche, i raduni. In quelle occasioni, tutti gli insegnanti andavano da Swami e Gli dicevano: "Parla Tu, oggi. Parla
Tu".
"Signore - rispondeva - sono solo un ragazzino. Non va bene che parli Io. Parlate voi".
"No, no, no! Parla Tu", insistevano i maestri.
Swami: "E così, in ogni occasione, dovevo alzarMi e parlare".
"Swami: qual era la reazione degli insegnanti?"
"Oh, applaudivano calorosamente... bravo... bene... Ascoltate Sathya che belle cose dice..."
E questo ci porta al 20 settembre 2002
Swami ha chiesto al Vice Cancelliere dei nostri istituti di parlare.
Egli, nel suo breve discorso ha raccontato due miracoli.
Swami aveva materializzato un orologio per un devoto. Un bellissimo orologio tempestato di diamanti. Tempo dopo tutti videro che il devoto non lo indossava. Anche Swami gli chiedeva: "Perché non lo porti? Dov'è l'orologio?". Il devoto sorrideva e stava in silenzio: "Mmm.... Mmm.....".
Per tre giorni, Swami gli chiese: " Dov'è l'orologio?"
E il devoto: "Mmm....Mmmm...."
Il quarto giorno, Swami ancora: "Dov'è l'orologio?".
A questo punto il devoto si decise a parlare: "Swami, scusa tanto. Non indosso l'orologio perché, tornato a casa, alla dogana le autorità mi hanno domandato la ricevuta d'acquisto e la garanzia.
All'aeroporto ho passato dei guai".
"Oh, vuoi la garanzia?" chiese Swami e, roteando la Sua mano, la materializzò e gliela diede. "Non preoccuparti. Adesso non avrai più problemi".
Quest'uomo aveva una mente scientifica. Poiché sulla garanzia c'erano la marca dell'orologio e la data d'acquisto, telefonò al negozio e chiese: "Vendete voi orologi della tal marca? E' questa garanzia stata rilasciata dal vostro negozio? A chi avete venduto il tale orologio? Se riuscite a trovare i dettagli, per favore informatemi".
Poco dopo ebbe la risposta: "Quell'orologio è stato acquistato in quella data da un uomo che indossava una lunga veste arancione ed aveva una grande capigliatura.
Siccome vedo centinaia di persone, lei mi potrà chiedere come faccio a ricordarmelo. Non si può infatti pretendere che i negozianti si ricordino di tutti. Ma quell'uomo dalla veste arancione Lo ricordo bene perché generalmente le persone chiedono la garanzia, mentre quell'uomo è ritornato a chiedermi anche una copia della garanzia! Per questo Lo ricordo". (risate)
Baba era ritornato al negozio ed aveva chiesto il duplicato della garanzia. Nonostante fisicamente fosse qui con noi, Swami era andato là, aveva comprato un orologio e portato qui la garanzia.
Questo perché Bhagavan è dappertutto.
Nel suo discorso il Vice Cancelliere ha raccontato un'altra esperienza.
In passato, nel Suo viaggio in certi luoghi dell'India, quali l'Himalaya, Baba aveva materializzato un anello per un devoto di Chittacong. Il devoto era un operaio che lavorava alla costruzione delle strade. Un giorno il devoto arrivò a
Puttaparthi piangendo perché aveva perso l'anello: "Swami, ho perso l'anello!!"
"Lo hai perso?! - lo ha rimproverato Baba - Come hai fatto a perderlo?"
"Swami, sono un operaio che ha a che fare con terra e fango. L'ho perso
lavorando".
Swami: "Capisco. Vieni qui". Ondeggiando la Sua mano, Baba ha materializzato un anello, ma non uno qualsiasi. Era lo stesso anello dell'uomo, tutto pieno di terra!. (risate)
"Lo hai perso in quel dato punto - gli ha detto Baba - Te l'ho recuperato. E' ancora tutto sporco di terra. Forza riprendilo".
Questo è Bhagavan Sri Sathya Sai Baba!
18 settembre 2002
Baba ha chiamato due ragazzi che sono stati a studiare all'università "Loma Linda", vicino a Los Angeles, in California. Swami ha mandato là questi due ragazzi a frequentare un corso post universitario di "Gestione ospedaliera" della
durata di due anni. Ora i due ragazzi sono ritornati dall'America e adesso sono con noi.
Quel pomeriggio Swami ha chiamato uno dei due ragazzi - dovreste aver visto tutti - e gli ha chiesto: "Che cosa bisogna fare per essere sani e in salute? Sei stato negli Stati Uniti, hai ricevuto una formazione professionale, perciò: come essere sani?".
"Swami - ha risposto il ragazzo - il segreto è essere positivi nella vita. Essere positivi è garanzia di salute. Bisogna avere un'attitudine positiva, avere un
pensiero positivo".
Swami gli ha allora detto: "Dì alcune parole sulla positività. Cosa intendi per attitudine positiva? Parlane".
Così, su due piedi! Swami vuole infatti che tutti siano sempre pronti, in qualunque momento. Non ci concede alcuni giorni per prepararci. Immediatamente: "Forza, alzati".
Dobbiamo essere sempre pronti. Ecco tutto.
Quel ragazzo, dunque, ha iniziato a parlare: "Baba è il miglior esempio di positività. Lui è sempre positivo; ci parla, infatti, con la speranza che in noi
avvengano delle trasformazioni; Egli pensa che debbano avvenire dei cambiamenti nella nostra vita, un giorno o l'altro. Bhagavan è sempre positivo. Perché se in Lui ci fosse un'attitudine negativa, non ci guarderebbe mai in faccia. Perché? Perché in noi ci sono degli errori, dei difetti, mentre Lui guarda le nostre virtù, per questo parla con noi. Egli è così positivo che, mentre erano in corso i lavori del Progetto dell'Acqua Potabile, una volta ha detto: "Sono pronto a vendere Prashanti Nilayam, sono pronto a darla via. Non voglio altro che fornire acqua potabile agli assetati di quest'area. Il Progetto dell'Acqua è la sola cosa che conta, non le proprietà".
Con questo obiettivo in mente, ha detto al gruppo di devoti che in quel momento Gli erano intorno:
"C'è qualcuno disposto a comprarMi? Forza, sono in vendita. DateMi i soldi".
"Swami?? ComprarTi?!?! Non possiamo Swami. Non possiamo".
Ma una signora anziana ha risposto: "Swami, Ti compro io! Si, Ti compro io, adesso".
Swami ha esclamato: "Mi vuoi comprare? Benissimo. Paga il prezzo e prendiMi".
"Swami, prendi il mio cuore e vieni da me. Pagherò il prezzo del mio cuore. Prendilo come pagamento e vieni via con me", ha detto la signora.
"Sono tuo: prendiMi".
"Sono tuo, prendiMi"!! Possiamo perciò possedere Bhagavan in cambio del
nostro cuore e non pagandoLo in denaro.
Il ragazzo ha poi citato due stadi. Nel primo stadio veniamo da Bhagavan; nel secondo è Bhagavan a venire da noi. Questo è ciò che ha detto il ragazzo nel suo discorso. Egli ha inoltre raccontato un altro fatto:
Una volta a Kodaikanal un anziano è andato da Baba e Gli ha detto:
"Swami, voglio servirTi".
"Che cosa?", ha esclamato Baba
"Voglio servirTi".
"Chi sei?" ha chiesto Bhagavan
"Sono un medico e voglio servire nel Tuo ospedale".
"Ti darò senz'altro una possibilità".
Il ragazzo ha aggiunto: "Tutti aspettano una possibilità di servire Swami, indipendentemente dall'età. A noi, Suoi studenti, viene costantemente data questa chance. Dovremmo perciò utilizzarla al meglio".
Swami, guardando il ragazzo, ha commentato: "Quell'uomo anziano voleva
servirMi, mentre voi, ragazzi, SIETE SEMPRE CON ME! Cercate di rendervi conto della fortuna che avete".
Il ragazzo ha proseguito: "Dio non vi abbandonerà mai nel mezzo della tempesta, nel bel mezzo della bufera; Egli non vi lascerà mai. Comprendete questo. La maggior parte della gente ha paura di Dio.
No, no, no, no. Il nostro Signore Sathya Sai Baba ci dice di non aver paura di Dio bensì Amore e di temere piuttosto il peccato. Dovreste avere paura del peccato e l'Amore di Dio e per Dio".
Questo ragazzo ha poi raccontato di aver frequentato la scuola elementare "Sathya Sai" di Ooty.
Sapete bene che i bambini piccoli non vogliono vivere in collegio, perciò si radunano tutti in un posto e cominciano a piangere a squarciagola, come facciamo noi quanto cantiamo i bhajan. Perché sentono la mancanza di casa. Ma poi, gradualmente, con il passare del tempo la nostalgia se ne va.
Questo ragazzo ha raccontato che anni fa, quando era alle elementari, in un momento in cui i bambini sentivano una tremenda nostalgia di casa, Swami andò là, a Ooty. Distribuì dolci e caramelle a tutti, trascorrendo la festa di Diwali con loro, rendendoli estremamente felici. Ha ricordato, così, i bei giorni passati.
Dopo il discorso, Baba ha chiamato un altro ragazzo: "Come sta tua madre? Lo, so, lo so, non sta bene. C'è dell'acqua nei suoi polmoni".
"Swami, tempo fa Tu l'hai guarita da un brutto cancro..."
"Ma è stato tanto tempo fa! - ha risposto Bhagavan - Adesso il problema è l'acqua nei polmoni". E ha materializzato della vibhuti: "Mandala a tua madre. Spediscigliela con un corriere. Vedrai che starà bene".
Questo ragazzo ha poi raccontato una sua esperienza: sembra che sua madre fosse gravemente ammalata. Il ragazzo aveva ricevuto una telefonata dal padre: "Corri a casa. Tua madre vuole vederti". Il ragazzo era impegnato con gli studi: coma avrebbe potuto muoversi senza il permesso di Swami? Cercò quindi un'occasione per parlare con Lui, ma non ci fu niente da fare. Sapete infatti bene che, quando più ne abbiamo bisogno, Swami inizia a giocare a
nascondino.
Improvvisamente, un giorno Baba andò da Lui e gli domandò: "Che cosa vuoi?".
"Swami, posso...."
"Oh! Tuo padre ti ha telefonato chiedendoti di andare a casa. Non ti preoccupare. Manda questa vibhuti a tua madre e vedrai che si rimetterà. Anzi no. Go, go - vai, vai. Vai a Bombay, và da tua madre e poi torna qui".
La madre era seriamente ammalata, perciò desiderava vedere il figlio.
"Go, go", aveva detto Baba. Il ragazzo pensò quindi di partire immediatamente. Corse al collegio e preparò la borsa. Mentre si accingeva a prendere l'autobus per poi andare a Bombay, due ragazzi corsero da lui: "Fermo, fermo! Swami ti vuole vedere. Ti sta aspettando".
"Cosa ti è successo?" chiese Baba
"Swami hai detto 'go', perciò io..."
"No, non hai capito: ho detto 'go' in interview. Volevo entrassi in interview". E così Swami lo chiamò dentro e gli disse: "Dove stai andando?"
"Sto andando a Bombay"
"Come ci vai?"
"Vado in autobus fino a Bangalore, poi prendo il treno per Bombay".
"Ti posso mandare così? - esclamò Swami - Credi che non sappia quanto sia seria la situazione? Non preoccuparti. Prendi questo".
Roteando la mano, Swami fece apparire un biglietto aereo Air India - risate - con tanto di prenotazione a nome del ragazzo! Chiamò poi un altro devoto e gli
disse: "Prendi la tua macchina e accompagna questo ragazzo all'aeroporto".
A casa nessuno sapeva del suo arrivo. Quando il ragazzo bussò, chi andò ad aprire?
Sua madre, che si era alzata dal letto! Questo è un miracolo di Sai!
Avete visto? Questo è Bhagavan! E gli ha persino dato i soldi, il biglietto Air India per poter arrivare a casa.
Quando ritornò qui, disse a Swami: "Swami, mia madre adesso sta bene.
Grazie Swami. Sei stato Tu a curarla!".
Bhagavan rispose: "Non l'ho curata Io. E' stata la sua fede a curarla, sono state le sue preghiere.
Se avete fede e pregate, otterrete di certo una risposta".
Così ha detto Bhagavan.
Un giorno, sempre a quel ragazzo, Swami diede un uovo: "Mangi le uova?"
"No Swami, non le mangio"
"Se Swami ti dà un uovo, tu non lo mangi?! Forza dai, mangia. Avanti rompilo".
Il ragazzo lo ruppe e... era un dolce! - risate - Non era un uovo vero.
Era di zucchero.
Swami, dolcissimo e divertito: "Te l'ho dato perché oggi è Pasqua".
Ci possiamo fermare qui? Vi va bene se ci fermiamo a questo punto?
Continuiamo un altro giorno.
Faccio un segno fin dove siamo arrivati e ci incontriamo ancora.
Quando? Domani? Va bene. Domani
alle 18,30 continueremo con queste Perle di Saggezza Sai.
Om Sai Ram