BHAGAVAD GITA

CAPITOLO 8

versi da 1 a 28

1 Raggiungere il Supremo Arjuna chiese: O mio Signore, o Persona Suprema, che cos'è il Brahman? Che cos'è il sé? Che cosa sono le attività interessate? Che cos'è questa manifestazione materiale? E chi sono gli esseri celesti? Ti prego, spiegamelo.
2 Chi è il Signore del sacrificio, o Madhusudana? Come vive nel corpo? E come potranno conoscerTi al momento della morte coloro che Ti servono con devozione?
3 Dio, la Persona Suprema, disse: L'essere vivente, indistruttibile e trascendentale, è chiamato Brahman, e la sua natura eterna è chiamata adhyatma, il sé. L'insieme delle azioni che determinano i corpi di cui l'essere si rivestirà è chiamato karma, ossia attività interessata.
4 O migliore tra gli esseri incarnati, la natura fisica che è in perenne mutamento, e definita adhibhuta [manifestazione materiale]. La forma universale del Signore, che include tutti gli esseri celesti, come il deva del sole e quello della luna, è definita adhidaiva e Io, il Signore Sovrano, che abito nel cuore di ogni essere come il deva del sole e quello della luna, è definita adhidaiva e Io, il Signore Sovrano, che abito nel cuore di ogni essere come Anima Suprema, sono definito adhiyajna [il Signore del sacrificio].
5 Chiunque, alla fine della vita, lasci il corpo ricordando Me soltanto, raggiunge la Mia natura. Non vi è alcun dubbio.
6 Qualunque condizione di esistenza si ricordi all'istante di lasciare il corpo, o figlio di Kunti, quella stessa condizione sarà senza dubbio raggiunta.
7 Perciò, Arjuna, pensa sempre a Me nella mia forma di Krishna, pur continuando nel tuo dovere di combattere. Dedicando a Me le tue azioni e fissando in Me la tua mente e la tua intelligenza, senza dubbio verrai a Me.
8 Colui che medita su di Me, la Persona Suprema, con la mente costantemente assorta nel ricordo di Me, senza mai deviare, è sicuro di raggiungerMi, o Partha.
9 Si deve meditare sulla Persona Suprema come sull'Essere onnisciente, il più antico, Colui che controlla e mantiene tutto, che è più piccolo del più piccolo, che è inconcepibile e rimane quindi al di là di ogni comprensione materiale, pur restando sempre una persona. Luminoso come i sole, Egli trascende questa natura materiale.
10 Colui che all'istante della morte fissa l'aria vitale tra le sopracciglia e in virtù dello yoga s'immerge nel ricordo del Signore Supremo con mente che non devia e con la più profonda devozione, tornerà certamente a Lui.
11 Le persone esperte nei Veda, che pronunciano l'omkara e sono grandi saggi situati nell'ordine di rinuncia, entrano nel Brahman. Desiderando tale perfezione, si deve praticare il celibato. Ti spiegherò ora in breve questa via che può portare alla salvezza.
12 Lo yoga consiste nel distacco da tutte le attività dei sensi. Chiudendo le porte dei sensi, fissando la mente sul cuore e trattenendo l'aria vitale alla sommità del capo, ci si stabilisce nello yoga.
13 Situandosi così nello yoga e vibrando la sillaba om, la suprema unione di lettere, colui che all'istante di lasciare il corpo pensa a Me, il Signore Supremo, raggiungerà certamente i pianeti spirituali.
14 Per colui che Mi ricorda sempre, senza deviare, Io sono facilmente raggiunto grazie a un impegno costante nel servizio devozionale, o figlio di Pritha.
15 Dopo averMi raggiunto, le grandi anime, yogi colmi di devozione, non tornano mai più in questo mondo temporaneo e pieno di sofferenza perché hanno ottenuto la perfezione più alta.
16 Tutti i pianeti del mondo materiale, dal più alto al più basso, sono luoghi di miseria dove nascita e morte si susseguono ripetutamente. Ma chi raggiunge la Mia dimora, o figlio di Kunti, non rinasce più.
17 Secondo il calcolo terrestre, mille ere, considerate complessivamente, equivalgono alla durata di un giorno di Brahma, e altrettanto lunga è la sua notte.
18 All'inizio del giorno di Brahma tutti gli esseri viventi passano dallo stato non manifestato e in seguito, quando scende la notte, sono di nuovo immersi nello stato manifestato.
19 Ripetutamente, quando il giorno di Brahma ha inizio, tutti gli esseri viventi tornano all'esistenza, e col sopraggiungere della notte di Brahma sono inesorabilmente annientati.
20 Esiste tuttavia un'altra natura non manifestata, che è eterna e trascende la materia manifestata. È suprema e non è mai annientata. Quando tutto in questo mondo è dissolto essa rimane intatta.
21 Quel luogo che i vedantisti definiscono non manifestato e infallibile, che è noto come la destinazione suprema, quel luogo dal quale, una volta raggiunto, non si torna più indietro: quella è la Mia suprema dimora.
22 Dio, la Persona Suprema, che il più grande di tutti, può essere raggiunto solo con una devozione pura. Benché non lasci mai la Sua dimora, Egli è onnipervadente e ogni cosa è situata in Lui.
23 O migliore dei Bharata, ti spiegherò ora i momenti in cui lo yogi, lasciando questo mondo, dovrà tornare e i momenti in cui non tornerà più.
24 Coloro che conoscono il Brahman Supremo raggiungono quel Supremo lasciando il mondo in un momento propizio, alla luce del giorno e sotto l'influsso del dio del fuoco, durante i quindici giorni della luna crescente e i sei mesi in cui il sole passa a settentrione.
25 Lo yogi che lascia questo mondo nella notte, nel fumo, durante i quindici giorni della luna calante o nei sei mesi in cui il sole passa a meridione, raggiunge l'astro lunare, ma dovà tornare ancora quaggiù.
26 Secondo i Veda, esistono due modi di lasciare questo mondo - nella luce o nelle tenebre. Chi parte nella luce non torna, ma chi parte nell'oscurità deve tornare.
27 Sebbene conoscano queste due vie, i devoti non sono mai confusi, Perciò, Arjuna, sii sempre fisso nella devozione.
28 Scegliendo la via del servizio devozionale non si è privati dei benefici che offrono lo studio dei Veda, i sacrifici, le austerità, gli atti caritatevoli, la ricerca filosofica e l'azione interessata. Il semplice compimento del servizio devozionale è sufficiente per ottenere tutto ciò, e alla fine si raggiunge l'eterna e suprema dimora.