Satsang

Il fine della saggezza è libertà

2 ottobre 2005

Parte terza






JNANA SIGNIFICA CONOSCENZA DEL SE’



Siamo arrivati al terzo discorso della serie ‘Il fine della Saggezza è libertà’, che sarà anche l’ultimo perché, come saprete, è già stata annunciata sul Sanathana Sarathi la festa di Dasara. I riti Jagna inizieranno il 6 di questo mese e continueranno fino al 12. Inoltre abbiamo saputo che ci saranno attività di servizio, effettuate dagli studenti dell’Istituto Sri Sathya Sai, a partire dal 4 di questo mese.

Vi sto informando di tutto ciò perché, in seguito a questi avvenimenti, non penso che sarà possibile un incontro la prossima settimana; diventa quindi necessario terminare oggi questo tema.

Bene amici, nel primo discorso abbiamo compreso chiaramente ciò che significa jnana, o saggezza, e le sue differenti forme: jnana, vijinana, sujnana, e prajnana. Nel secondo discorso abbiamo posto la nostra attenzione su ciò che dice Baba riguardo alla Saggezza ed a cosa vuole che noi sappiamo in proposito. Abbiamo inoltre notato ciò che la Bhagavan Gita afferma a proposito di Jnana. Ricordo di avervi detto che Jnana, spiritualmente parlando, significa saggezza ossia conoscenza spirituale ma, in Sanscrito, il senso stretto del termine è : conoscenza onnipervadente che perviene attraverso i sensi. Di questo abbiamo già parlato a lungo nella prima conferenza, e non voglio ripetere ciò che potrete certamente leggere attraverso il sito web, ma vorrei puntualizzare che Jnana, filosoficamente parlando e secondo il concetto Vedico, vuol dire conoscenza del Sé, consapevolezza spirituale.



UNA BHAGAVAD GITA APPOSTA PER VOI



Ho fatto un tentativo, la scorsa settimana, di mostrarvi ciò che dice la Bhagavad Gita su questo argomento. Qui sulla lavagna, troverete i diversi slokas ( versetti), i numeri relativi ed il capitolo a cui si riferiscono. Questo per coloro che sono interessati a fare i compiti a casa, o ad approfondire lo studio delle Scritture.

Baba dice che, nel leggere la Bhgavad Gita, troverete una Gita separata scritta apposta per voi. Il modo in cui io la comprendo, la interpreto, che significato ha per me è totalmente diverso da come essa si rivela ad altri. Questa è la ragione per cui vi prego di ascoltarne questi versi relativi alla conoscenza (jnana).



JNANA DONA UNA PACE ETERNA

Il quarto capitolo, chiamato ‘Jnana Yoga’, tratta tutti gli aspetti della saggezza o jnana. Nel 39° sloka (versetto) si dice che jnana conferisce pace, una pace permanente, che dura per sempre, una pace spirituale e non mondana che è invece effimera e mai stabile. La pace che noi sperimentiamo in questo mondo non è durevole, è solo momentanea, mentre la pace acquisita con la saggezza è permanente. Il 33° versetto dice anche che, di tutte le forme rituali chiamate yagna o esercizi spirituali, il jnana yagna, l’acquisizione della conoscenza del Sé, la conoscenza spirituale, è la più grande, la più elevata, la più nobile. Tutti gli altri rituali che noi facciamo sono solo supplementari o secondari rispetto a questo che è il più importante.



IL FUOCO DI JNANA BRUCERA’ TUTTI I PECCATI



Nel 36° sloka viene detto chiaramente che questa conoscenza cancellerà tutti i nostri peccati, che l’acquisizione della conoscenza del Sé ne rende possibile l’espiazione. Ricordo di aver affermato questo anche la scorsa settimana. Nel 33° sloka si dice che il fuoco della conoscenza, sottoforma di Jnana, brucia tutti i nostri peccati e le nostre emozioni al fine di farci vivere consapevolmente.

Il fuoco è un simbolo: il fuoco, la candela, la luce, sono tutti simboli che ci parlano del vero fuoco della conoscenza. Non si tratta del fuoco prodotto dalla legna ma dalla conoscenza interiore.

Nel 42° sloka si parla anche della “ Spada di jnana” ma questa spada non è intesa per provocare violenza; questa spada taglierà ogni debolezza innata che appare in questa vita come conseguenza delle vite passate. Sono state fatte molte cose in passato che ora verranno fatte a pezzettini dalla spada della consapevolezza.

Nel 16° sloka si paragona al sole questa conoscenza o saggezza perché il sole è radiante, brillante, pieno di fulgore e disperde il buio dell’ignoranza, perché il sole è sufficiente per far sparire il buio per quanto oscuro esso sia. Può essere anche completamente buio eppure la luce del sole è sempre in grado di rischiarare. La consapevolezza o conoscenza è esattamente questo

Nel 10° capitolo, l’11° sloka paragona la conoscenza a dipa, la luce.



TUTTE LE AZIONI DOVREBBERO CULMINARE NELLA CONOSCENZA



Cari amici, il Signore Krishna paragona la conoscenza ad una spada, ad una nave, al fuoco, alla luce, al sole e così via, cosicché almeno una similitudine faccia appello al nostro intelletto. E’ poetica che si compone ed infatti la nostra vita dovrebbe essere poesia. La vita, quando è prosa, diventa monotona. La vita non è prosa ma poesia, la vita non è logica, è amore e diventa interessante solo quando lo comprendiamo. Quando invece crediamo che sia logica, argomentazione, calcolo...è veramente noiosa. La vita non è mai un fardello pesante, è una canzone, una ninnananna che dovrebbe confortarci, elevarci, consolarci e portarci all’estasi. La vita è una melodia, non dovremmo mai farne un fardello, non dovremmo mai renderla noiosa. Alcuni fanno della loro vita una tortura; lo fanno perché credono che torturare se stessi o altri sia ‘sadhana’ o esercizio spirituale! La tortura non è mai sadhana e torturare se stessi è un peccato più grave che torturare gli altri perché in senso spirituale non esistono gli ‘altri’, esiste soltanto l’Uno; gli altri non sono altro che un riflesso di noi stessi.

Ora, prima di proseguire ,faremo un resoconto veloce di ciò che è stato fatto finora.

La chiara affermazione



Shraddhavan labhathe jnanam,

Tathparaha samyathendriyaha.

Jnanam labdhwa param shanthe

Athidevadhi gachathi



significa “Dimorate in ciò che vi è stato dato” e quindi:



Threyan dhravya mayadhyagnath

Jnana yagna parantapa

Sarvam karmathilam partha

Jnaneparisamavyathe



Krishna qui afferma che jnana yagna è ciò che dovrebbe culminare nella conoscenza:



“Signore, io sono molto devoto.”

“Va bene ma la tua devozione dovrebbe terminare nell’acquisizione di jnana” .

“Faccio servizio.”

“Sì ma il seva dovrebbe culminare in jnana.”



Ecco perché viene detto:

“Jnanath evasu kaivalyam”. Kaivalyam, la liberazione, si ottiene solo con l’acquisizione della conoscenza ed in nessun altro modo.



JNANA VI AIUTERA’ A RAGGIUNGERE L’ALTRA RIVA



Pertanto amici, tutti i rituali, tutte le forme di devozione, tutti i tipi di digiuno che possiamo seguire, tutte le forme di fede che scegliamo e che esprimiamo devono necessariamente finire nella consapevolezza o conoscenza.



Apichethasi papebhyaha

Sarvebhya papakruthama ha

Sarvan jnana prave naiva

Purusinam santha rishiyasi



In questi versi si afferma che, qualsiasi sia la montagna di peccati che avete accumulato, una nave può portarvi in salvo all’altra riva; qualunque sia la profondità e la larghezza del fiume da attraversare, la barca vi porterà dall’altra parte, al sicuro. Questa barca è la consapevolezza: jnana.



Quindi la Bhagavad Gita continua



Yathaidhamsisa mitthopihihi

Thasmathathkurutherjuna

Jnanath sarva karmani

Thasmathath kuru me thatha



dicendo che ci può anche essere un immenso mucchio di erba, una grande fattoria o un grande edificio ma basta un solo fiammifero per mandare tutto in cenere.

“ Signore, questo palazzo è molto costoso!”

“ Si, ma basta un fiammifero….” (Risate)



JNANA E’ UNA PENITENZA SUFFICIENTE



Perciò comprendete che, anche se in passato sono stati commessi innumerevoli peccati, qualunque sia la loro gravità, potete dimenticarli: saranno ridotti in cenere dal fuoco della conoscenza.



Vitala da bhaya krodhaha

Manmaya papu ma upasmithah

Abavo jnana tapasa.

Bhutha matha sa thapasa



In questi versetti il Signore Krishna dice :” Questa conoscenza, jnana, è una penitenza sufficiente, mio caro.” Noi pensiamo che ‘penitenza’, o tapas, voglia dire andare nella foresta, lasciare la famiglia, aggrovigliare il proprio corpo e metterlo sottosopra, tenere la spina dorsale diritta tanto a lungo che il corpo non sarà più capace di fare altri lavori oppure restare nella stessa posizione tutto il giorno così che il corpo si rifiuti di agire; non è così? Queste sono tutte forme di ginnastica e di esercizio fisico. Non abbiamo bisogno di scappare nella foresta; la foresta non è da qualche altra parte, è la nostra stessa vita.

L’altra sera, mentre camminavo verso casa, qualcuno mi ha detto: “ Signore, stia attento ai serpenti!” “ Oh no, non è di questi serpenti che devo aver paura( Risate) ma di quelli che vivono intorno a me tutto il giorno e mi attaccano continuamente!”

Si può quindi dire che la foresta sè un’idea arcaica, un concetto dei tempi passati. La foresta rappresenta la confusione, la soppressione, la depressione, la privazione di ogni speranza. Perchè preoccuparsi di andare a fare penitenza nella forersta? Potete fare la vostra penitenza proprio qui, in questo momento, nella foresta della vita e questa consapevolezza è una penitenza sufficiente.

Alcuni dicono: “ Io leggo la Bhagavad Gita, la Guru Grantha o la Bibbia; è sufficiente?” Non deve essere fatto niente di più, perchè la consapevolezza, questa conoscenza del Sè interiore è l’ultima cosa: lo zenit. Tutto il resto viene prima. Questo è ciò che dice la Gitaacharya.

16° capitolo:



Jnanenasusajnanam,

Esham ma mithamathmanaha

Etham adithya yajnanam

Prakasayathi tathparam



Come viene detto qui, la luce del sole all’alba disperde l’oscurità : Tamaso maa jyothir gamaya. Questa conoscenza o saggezza disperde il buio dell’ignoranza e quindi:



Tesham mevanu kam partha

Mahamajnana jam sathaha

Nashayam yathma bhavastho

Jnanadi thesa bhaswatha.



Quando salta la corrente elettrica, quando c’è un black out ed il marito chiede alla moglie “ Dove sono i fiammiferi?” dimenticando che anche lei è al buio, (Risate) una candela basta ad illuminare. Quando non vi sono luci accese e tutt’intorno è buio, che senso ha stare in piedi in mezzo alla stanza e dire “Dov’è la scatola di fiammiferi?” Lei li può trovare tanto quanto te! Eppure il marito insiste: “ Dov’è la torcia?” Se ti impegni la puoi trovare anche tu! (Risate) e magari insieme, lavorando sodo, si riesce a trovare anche qualche candela… Questo è l’effetto della saggezza.



SPERIMENTARE L’UNITA’ DEL SE’ E’ JNANA



Ora quali sono le prove di jnana, quali sono i suoi risultati? Si dice che tu vedi te stesso in ognuno, che vedi te stesso in Dio e che vedi Dio in te stesso. Cos’altro potrebbe esserci se non questo tipo di unità o equanimità, questo tipo di visione o di esperienza del Sé ovunque? Non vi può essere nient’altro!

Qualcuno chiese al Buddha : “Sei un uomo?”

Il Buddha rispose: “No.”

“Sei una donna allora?”

“No.”

“Allora cosa sei?” chiese l’uomo.

“Non sono né l’uno né l’altro: Io sono oltre” Egli rispose.

La trascendenza è spiritualità, ricordiamolo. Alcuni pensano che evitare ogni cosa voglia dire spiritualità ma più si evita e più si è braccati da ciò che si sta evitando. Ci sono persone che vengono qui e dicono: “Sig. Anil Kumar, sapete cosa ho perso nel venire a stabilirmi qui?”

“Perché pensare a ciò che si è perso?”

“Possedevo un grande edificio!”

“Il passato è passato perché preoccuparsi ?”

“Sapete quali grandi sacrifici ho affrontato?” Volendo invece dire che li ha evitati ma che ci sta ancora pensando.. “Ero abituato ad avere un grosso stipendio.”

“Adesso non ce l’hai più ma stai ancora pensando al denaro!”

“Prima avevo una casa con tre camere da letto ed ora Baba mi ha assegnato una sola camera!”

“Così, anche se sei in una camera singola, stai continuando a vivere in una grande casa piena di stanze!”

Perciò amici, rinunciare non è abbastanza; dovremmo anche abbandonare definitivamente ogni pensiero riguardo alla cosa. ”Io ho rinunciato.” Ah si?! Eppure ci stai pensando continuamente!
Tu fermi il traffico e ti metti a raccontare a tutti i grandi sacrifici che hai fatto per venire a stabilirti qui. Il più grande sacrificio che puoi fare è stare zitto, almeno per il bene altrui, (Risate) perché sono tutti stanchi di ascoltarti! Sono stanchi di ascoltare per forza la tua autobiografia. Che cosa può interessare agli altri la grande posizione che occupavi prima e che ora non hai più?

Perciò amici, “evitare” vuol dire reprimere, sopprimere, essere ossessionati ed è a causa di questa ossessione che ricordiamo continuamente “Io non volevo rinunciare alla mia proprietà ma in qualche modo, per volontà o fede, il destino mi ha portato qui; eppure io continuo a ripensare a ciò che ho perso..”

Qualsiasi ossessione vi porterà a pensarci con maggiore insistenza. Ad esempio, qualcuno può dire “Io non voglio bere, non voglio bere!” ma in questo modo egli sarà più ubriaco di quanto non lo sarebbe normalmente perché non farà altro che pensare al bere e quando qualcuno gli offrirà da bere lui non berrà ma il suo pensiero sarà fisso sul bicchiere. Quindi, evitare, rinunciare non è spiritualità così come l’indulgenza non è spiritualità. La spiritualità è trascendenza ed è per questo che viene chiaramente affermato che se tu vedi te stesso in Dio e Dio in te stesso, vedrai te stesso in ognuno.



Ishavasyam idhagham sarvam yathkinchith jagatham jagath.



Nell’intero universo troverai che l’Uno è sia nel mondo animato che inanimato :Egli è onnipervadente.



JNANA SRADICA IL DOLORE



La seconda promessa che Dio ci ha fatto è questa: “Con la consapevolezza del Sé, con la conoscenza del Sé, avrete sradicato ogni dolore”. Egli non ha detto che la sofferenza viene rimossa, il che vorrebbe dire che può ritornare in un secondo tempo, Egli ha detto ‘sradicata’ come si fa con l’erba.

In estate, la terra è marrone e secca ma, appena incominciano i monsoni, l’erba incomincia a crescere; eppure nessuno ha seminato! I semi dell’erba sono latenti nel suolo. E’ solo a causa della siccità che la terra sembra secca ma, non appena arriva la pioggia, rinverdisce! Un po’ come succede alla maggior parte di noi. Qui a Prashanti Nilayam, siamo molto disciplinati, grandemente spirituali, ma appena superiamo il cancello e le quattro mura che delimitano l’ashram, appena siamo sull’autobus, alla stazione o all’aeroporto…. si vede la nostra viswarupa ossia la nostra vera forma. (Risate) La saggezza dunque, sradica una volta per tutte il dolore ed esso non riapparirà mai più.



TRE QUALIFICAZIONI



Qual è il sentiero per acquisire la saggezza? Nel 4° capitolo, il 34° sloka parla solamente di tre requisiti. Questo sloka deve essere familiare a molti devoti Sai, in particolare a coloro che regolarmente leggono la Shirdi Sai Sathcharithra , dove proprio questo sloka viene menzionato e diventa quindi particolarmente importante rispetto agli altri:



Tathviddhi pari pathena Pariprasnena sevaya

Tathviddhi pari pathena Pariprasnena sevaya

Upadekshyanthi the jnanam Jnaninad tathvadarshinah

Upadekshyanthi the jnanam Jnaninad tathvadarshinah



Questi versetti sono meravigliosi e dovremmo sempre ricordarli.

Tathviddhi pari patena: un imperatore, un ricercatore, colui che cerca la conoscenza e colui che siede ai piedi del Maestro, tutti devono avere tre qualifiche. Quali?



PRIMA LA RESA E POI LA DOMANDA



Per prima cosa, in tutta umiltà e con profondo rispetto, dovremmo prostrarci di fronte al Guru. Il prostrarsi è un’espressione di profonda umiltà, di totale obbedienza e di cieca fede nel Maestro. Non si tratta di un semplice gesto fisico ma di un atto di umiltà e di rispetto per il Maestro. Questo si chiama pranipathena.

La seconda cosa è pariprasnena, che significa il poter fare domande al Maestro. Fare domande viene in un secondo tempo, dopo la resa e la prostrazione che dimostrano rispetto ed adorazione del Maestro. Quindi, dopo aver ascoltato, si possono porre domande ma se si pongono domande prima di aver compiuto l’atto di resa, la posizione ai piedi del Maestro è fuori questione e voi diventate un elemento discutibile…(Risate) [gioco di parole tra essere “out of question”=fuori questione e “questionable”=discutibile n.d.t.] Quindi amici, prima viene la resa e poi la domanda. Dal momento che avviene la resa tutte le domande che verranno poste saranno mosse da una ricerca interiore, da un intenso desiderio interiore, da interesse profondo non personale. Molte persone pongono domande ma non hanno la pazienza di aspettare la risposta e stanno già pensando alla domanda seguente (Risate) oppure pensano a qualcosa che possa negare la vostra risposta solo per dirvi “No, hai torto!” Prima ancora di ascoltarvi sono già pronti a dirvi che siete nel torto! Questa non è la giusta attitudine. Un ricercatore spirituale dovrebbe porre domande solo dopo essersi abbandonato al Maestro con piena fede in Lui.



IN QUALE MODO SERVITE IL MAESTRO?



La terza cosa è il servizio. Pariprasnena sevaya: voi dovete servire il Maestro. Come si serve il Maestro? Noi siamo contemporanei del Divino Maestro Sri Sathya Sai Baba ed Egli ha detto davanti a tutti: “Io non voglio il vostro servizio.” Dovrei allora cancellare questo sloka dalla Bhagavad Gita? Togliere il pariprasnena sevaya? No, non è così. Baba ha chiaramente affermato: “ Io non ho bisogno del vostro servizio ma chiunque voi servirete, avrete servito Me.”



Tava eva namaskaram Kesavam prathigacchathi.



Chiunque rispettiate, chiunque salutiate, sarà lo stesso che rispettare Me e fare il pranams a Me. Non è necessario servire Baba fisicamente; Lui stesso ci dice: “Non ho bisogno del vostro servizio”.

Qualcuno dice “Swami possiamo servirti?” ed Egli risponde: “Non è necessario, figlio mio. Piuttosto sii consapevole del fatto che sono Io a servire te. Se sono Io a servire te, come puoi pensare che Io mi aspetti che tu mi serva! Servi piuttosto tutti gli altri, servi la comunità!”



LA GRANDEZZA DELL’ALBERO SI GIUDICA DAI SUOI FRUTTI



Pariprasnena sevaya.

Upadekshyanthi the jnanam,

Jnaninath tathvadarshinah



Qui si dice che quando il Maestro è compiaciuto dalla tua umiltà, quando il Divino Maestro è felice della tua disciplina, della tua obbedienza e del tuo servizio allora ti trasmetterà il Suo messaggio.

C’è chi dice: “Ho ascoltato molti discorsi di Swami e sono stato moltissime volte a Prashanti Nilayam ma sono sempre lo stesso! Cosa vuol dire?”

Significa che non hai lavorato a fondo, non hai fatto i compiti a casa... E’ come quando si semina ed il suolo non è arato, non è preparato per far germogliare i semi. La terra deve essere arata, le erbacce devono essere rimosse e bisogna innaffiare; solamente allora i semi possono spuntare e crescere per cui io posso vantarmi di essere un anziano da queste parti e di aver sentito innumerevoli discorsi di Swami ma è solo una vergogna che nessuno di essi abbia avuto un impatto nella mia vita. La grandezza di un albero si vede dai frutti; similmente, l’effetto dei messaggi, la loro influenza si riconosce dall’impatto che ha nella nostra vita individuale.



Jnaninath tathvadarshinah.



Qui si dice che se c’è amore per tatva, l’essenza, la filosofia, la spiritualità, avrete darshinaha, ossia la visualizzazione. Voi visualizzerete l’essenza, tatva, l’essenza che proviene dal guru, il Divino Maestro. Ora amici, il punto interessante è questo: molti di noi falliscono perché la spiritualità è molto confusa. Nel mondo siamo piuttosto confusi: nel campo spirituale, siamo confusi senza sapere di esserlo. La più grande confusione, una confusione ancor maggiore, deriva dal fatto che noi pensiamo di aver raggiunto la destinazione, abbiamo la falsa impressione di aver compreso, ma è un falso allarme. Qualcuno dice che Swami sta arrivando ma è un falso allarme, non è così. Avviene qualcosa del genere: si tratta di un falso segnale, false nozioni, false soddisfazioni di sapere sebbene non si sappia nulla! Perché dico questo? Si può affermare che sia voi che io siamo degli studiosi ma non pensate mai che io sappia più di voi! Non sono ancora così pazzo da pensare questo! Tutti voi ne sapete ben più di me. Essendo un insegnante, preparo del materiale dai discorsi di Swami e lo divido con voi, questo è tutto, ma non vi parlo da un piedistallo, sono sempre al piano terra. Bhagavan Baba ha detto: “L’insegnante vi parla ma il Maestro Divino vi istruisce; da Lui ricevete jnana!



LAVORA PER LA TUA LIBERAZIONE



Se diciamo a qualcuno “Swami mi ha dato questo molto tempo addietro” è perché pensiamo di aver raggiunto, pensiamo di aver ottenuto quello ma la spiritualità non è conseguimento, non è raggiungimento: è solo realizzazione. Per questo Bhagavan Baba afferma:” Miei cari ragazzi, non è abbastanza che Mi ascoltiate, non è abbastanza che Mi conosciate; ciò che conta è che voi Mi sperimentiate dentro voi stessi.” Questo è il punto. Abbiamo mai sperimentato Baba dentro di noi, interiormente? Abbiamo mai realizzato ciò che Lui dice? Questa è la cosa più importante.

Pertanto la Bhagavad Gita dice che non conta il numero di viaggi che facciamo o il numero di discorsi che ascoltiamo ma la nostra capacità di distillare e percepire tutto questo come totale esperienza interiore.



Navijnanena sadhrusham Pavithramiha divyathe

That thvayam yoga sam siddhaha Kaalenathmani vindathi

Tat thvayam yoga sam siddhaha,



Dobbiamo essere noi stessi a realizzare. Se anche qualcuno vi dice “Swami ha detto che va bene!” voi non l’avete sperimentato ! Baba non è venuto sulla terra solo per parlarci e per insegnarci ma per spingerci ad imparare e fare esperienza. Adi Shankara ci dice che non c’è posto né posizione né persona che vi può rendere consapevoli di voi stessi. Dovete lavorare dentro, con il vostro vero Sé, (Atma), per la vostra liberazione, per la vostra stessa emancipazione. Non si tratta di un trasferimento via e-mail, si deve arrivare a realizzare; è un’acquisizione personale. “Tat svayam” dice Baba. La madre può amare immensamente suo figlio ma non può prendere la medicina per lui! Non posso chiedere ai miei alunni di prendere la medicina per me! “Ragazzi è così amara che è meglio che la prendiate voi, così domani mi sentirò meglio!!” (Risate) Naturalmente questo è impossibile. Quindi, tutto ciò che Baba dice, che noi ascoltiamo, deve trovare riscontro dentro noi stessi, dobbiamo sperimentarla interiormente.



Tat svayam yoga samsiddaha

Tutto questo devi elaborarlo dentro di te .



Kalenathmani vindathi

Tutto ciò verrà a te lentamente, gradualmente, attraverso la sadhana.



Non preoccuparti, non avere fretta. Baba dice

“La fretta crea spreco, la fretta porta preoccupazione, quindi non avere fretta”

e quindi cerchiamo di non avere mai fretta e di non preoccuparci mai e

kaalenaathmani vindathi, lentamente, lentamente, lentamente le cose ci verranno rivelate.



LA REALIZZAZIONE AVVIENE ATTRAVERSO L’IMPEGNO SPIRITUALE (SADHANA)



Adesso siamo giunti all’aspetto successivo: le qualità di uno jnani. Molti reclamano, fingono o si atteggiano a uomo saggio (jnani); Swami ha però specificato con diversi esempi chi è un jnani e chi non lo è:

Un giorno un uomo giunse in città e disse a tutti: “Ascoltatemi! Ho fatto molta penitenza sull’Himmalaya, ed ora ho il potere di far salire la kundalini, l’energia cosmica interiore. Se volete, posso insegnarvi come fare a risvegliare questa forza adesso!”

“Oh si per favore insegnaci!”

“Lo farò dietro un pagamento di 50 Rupie ciascuno…” (Risate) ma la kundalini è così facile da ottenere, così a buon mercato che bastano 50 rupie? In fondo costa solo un dollaro. Perché mai allora gli yogi passano centinaia di anni nella foresta in penitenza? Sono pazzi? Non riescono a trovare nemmeno 50 rupie? Costui non era che un pretenzioso, un ipocrita, un incantatore di folle. Non può dire di essere un uomo saggio.

Baba ci ha dato un altro esempio:

Una persona era molto arrabbiata con la sua famiglia: “Matha nasthi pitha nasthi, nasthi bandhusya sahodhara” “Io non ho più fratelli né sorelle, non ho padre né madre, No!” “Govindham bhaja mudamathe” “Penserò dunque solamente a Dio!” e, con questo pensiero, se ne andò a Benares, Kashi, e si mise a pensare a Dio. Ogni giorno si sedeva su una pietra particolare, sempre la stessa, vicino al Gange. Una volta ci trovò seduto un altro per cui lo guardò e gli disse: “ Alzati!”

L’altro rispose: “ Perché?”

“Perché questa è la mia pietra”

“La tua pietra? Non sapevo che le pietre appartenessero a qualcuno!” (Risate)

“Certo! Io mi siedo sempre su questa pietra, perciò alzati!”

Baba dice: “Quest’uomo aveva lasciato la sua famiglia, le sue proprietà e i suoi amici ma era attaccato ad una pietra!” Come se qualcuno fosse affezionato a una piastrella della seconda fila! ( Risate) Potrebbe venire qualcuno da voi e dirvi ”Amico, tu lo sai che questa è la mia piastrella!” ma io ho visto centinaia di persone sedersi in questo posto e lo viste anche ripartire..Pensare che questo sia il tuo posto è illusione, è maya! Come puoi identificarti con questo posto? Se non sei il corpo, se non sei neanche la mente, come puoi identificarti con la pietra su cui siedi? Povero amico, hai bisogno di centinaia di vite ancora per comprendere..



UN UOMO PIENO DI DESIDERI NON PUO’ ESSERE UNO JNANI



Chi è dunque uno jnani? Chi è un uomo saggio? E’ spiegato chiaramente nei capitoli 4, 20, 21,22 e 23, della Bhagavad Gita dove viene data una lista di caratteristiche che corrispondono all’uomo saggio. Ora ve le illustrerò una dopo l’altra come le propone la Gita.

Kan Kan sankalpa varjitha,

Questa è la prima caratteristica del saggio: egli non ha assolutamente desideri.

Un uomo che ha desideri non può essere uno jnani. Non dovrebbe esservi alcuna traccia di desiderio in lui, nulla. Swami non ha desideri; ecco perchè Dio è sempre sereno. Potrei raccontarvi innumerevoli esperienze ma vi dico questo:

Sono state regalate a Swami molte macchine fotografiche, una quarantina, fatte in Giappone, ed Egli ha iniziato a distribuirle a tutti senza tenerne nemmeno una. Io gli detto: “ Ma Swami, sono macchine fotografiche costose!”

“E allora? Non mi sentirò contento finché non le avrò distribuite tutte: non voglio avere nulla”

Quando qualcuno Gli regala delle penne d’oro, Lui le dà subito a qualcun altro.

“Swami, forse ne hai bisogno, almeno una!”

“No, no! Non ho bisogno di nessuna penna, prendila, non la voglio!”

Kama sankalpa varjitha ; questa è la prima qualità dello jnani. Se qualcuno che si dichiara uomo saggio ha dei desideri, mantenetevi a debita distanza. State attenti perché oggi molte persone rincorrono in lungo e in largo certi così detti guru però, attraverso queste tre qualità, ci viene permesso di identificare chi è un vero guru e chi non lo è. Ciò che è oro e ciò che è latta.. Questi punti ci guidano affinché possiamo essere accorti e non essere sfruttati da persone false.



IL VERO GURU NON SI ASPETTA NULLA IN CAMBIO



La seconda caratteristica del guru è :

Karma phala sangam thyakthwa. karma phala sangam thyakthwa.

Il guru non si aspetta nulla in cambio. Baba ha fatto tanto per moltissime persone: ha costruito ospedali, creato istituti educativi e tantissima gente ne ha usufruito, molti che nemmeno Lo conoscono, persone che non l’hanno mai incontrato. Pensate ai beneficiari del progetto ’Acqua Potabile’, e di quelli che si rivolgono agli ospedali Sai: nessuno è mai venuto qui a dire grazie! Ma Baba non si aspetta niente in cambio ed afferma: Sono felice di aver fatto queste cose per voi. Voi siete i Miei figli, non mi aspetto nessun ringraziamento. Avete mai visto un figlio andare dalla madre e dire ”Grazie mamma per il cibo che mi hai cucinato, grazie per il ghiacciolo che mi hai comprato?” Non accade mai ma le madri sono ben felici di provvedere queste cose per i loro bambini. Allo stesso modo Io sono felice di fare tutto questo per voi. Non voglio niente in cambio.

Questa è la qualità dello jnani.



IL GURU E’ SEMPRE FELICE



Nithya thrupthaha, nithya thrupthaha: Egli è sempre felice e contento.

Molto tempo fa Baba ha annunciato che sarebbe stato costruita una Università qui ad Ananthpur. In Sua Presenza c’era un devoto anziano di nome Joga Rao che era molto arrabbiato per questo annuncio. Quando lo sentì sbottò arrabbiatissimo mentre la sua pressione sanguigna saliva alle stelle:

“Swami , perché hai fatto questo annuncio?”

Swami rispose:”Emi Joga Rao, BP perugutha unde? (Attento Joga Rao la pressione ti sale! Cos’hai?)”

“ Swami, non capisco perché hai fatto questo annuncio?”

“Avevo bisogno del tuo permesso?” (Risate)

Rao replicò:” Swami, come membro del Central Trust, so che non c’è denaro in banca: come puoi costruire un College che richiede milioni di Rupie?”

Baba rispose: “Lo so, lo so. Non preoccuparti il denaro arriverà” Ed il giorno dopo arrivò! (Risate) Come? Qualcuno ha depositato in banca un ammontare equivalente al necessario.

Ricordo l’anno 1972 alla festa di Dasara. In quei giorni Kasturi era abituato a fare degli annunci; si informava da Babau chi doveva essere il relatore, sul programma del giorno e i dettagli dell’annuncio; questo era il suo lavoro.

Kasturi chiese a Swami: “ Swami chi è il relatore oggi?”

Swami: “ Di che ti preoccupi?” (Risate)

“Swami lo devo annunciare.”

“Non farti problemi lo annuncerai quando sarà il momento.”

“Swami, per favore, dimmi chi sarà il relatore devo fare il programma..”

“Non preoccuparti arriverà, arriverà.”

Dunque Kasturi non annunciò il nome e nel pomeriggio il relatore arrivò; era il Generale Mahadevan che candidamente disse “Sono appena arrivato.” e Kasturi rispose “Baba lo aveva detto che sareste arrivato! Dovevate sentirLo..”(Risate)

Questo è ciò che accade. Baba è sempre contento perché Egli sa, conosce il futuro e che cosa accadrà.



LO JNANI NON DIPENDE DA NESSUNO



Egli conosce il passato ed il presente. La terza qualità dello jnani è nirashraya che significa che egli non dipende da nessuno.

“Non dipende da nessuno? Allora perché qui ci sono tanti segretari, tanti incaricati di rotolare i tappeti, di sistemare le sedie, incaricati di scaricare gli altri…(Risate) Cosa fanno tutti questi?”

Baba ha detto: “Io non dipendo da alcuno; faccio in modo che tutte queste persone abbiamo l’opportunità di servire, un’opportunità di liberazione. Vi assicuro che io posso badare a Me stesso”.

Questo è sadhana. Tutti coloro che lavorano qui non dovrebbero considerarsi segretari di un ufficio postale ecc e dovremmo anche sapere che le cose non succedono per merito nostro. Anzi, alle volte, accadono molto meglio in nostra assenza! Con la mia assenza o contribuisco a far funzionare bene le cose! (Risate) Perciò amici, non consideriamoci indispensabili, Swami può far funzionare tutto.

Nirathi , Egli non dipende da alcuno.



EGLI NON PARAGONA SE STESSO AD ALCUNO



La seguente caratteristica dello jnani è Jaghruth labha santhushtaha. Egli è ciò che è, non si paragona a nessuno. Se qualcuno dice: “ Swami in quell’ashram sta accadendo questo.” Lui risponde: “Non fare paragoni” Cosa significa? Baba non vi permette di fare dei paragoni per due motivi: Egli è ciò che è, questo è tutto. Tu sei ciò che sei ed è una cosa che dovremmo imparare da Lui. Io sono ciò che sono, perché devo paragonarmi ad altri? Quando ognuno di voi è ciò che è, si sente pieno di gioia e di estasi. Quando invece vi paragonate agli altri incominciano i problemi. Questa è una legge spiritualmente corretta: c’è solo l’Uno-senza-secondo. Dio è Uno perché dunque fare paragoni? Questo è Jagruth labha santhushtaha.



FELICITA’ E INFELICITA’ NON LO TOCCANO



Quindi viene ciò che è non-duale: Dvandhvathitha.

Alcuni dicono “Buon Compleanno Swami! Tanti Auguri di felicità!” ma Baba risponde: “Tu devi augurare felicità a chi è infelice. Io sono sempre felice, non so cosa sia l’infelicità”
Dvandhvathitha : felicità e dolore non lo toccano perché Egli è l’espressione stessa della beatitudine. La beatitudine non è duale, è ciò che è.

Vimathsaraha: nè odio nè inimicizia o qualsiasi altro sentimento.

Ecco un semplice esempio: c’è chi dice “Baba, tempo fa ero contro di te.”

Baba risponde: “Dimentica tutto”. Il Sig. R.K. Karanjia, editore del Blitz magazine di Bombay, qualche anno fa ha scritto sul suo giornale denigrando Baba nel suo stile poetico. Karnjia è conosciuto per il suo perfetto inglese e noi lo leggevamo, proprio per questo, con molto piacere. Eppure quest’uomo, che ha criticato Baba per molti anni, in seguito ha affermato: “Dio è indiano.” (Risate)

“Cosa ti è capitato? Fino a ieri hai scritto peste e corna di Lui!” Egli in seguito ha raccontato la sua esperienza: è’ caduto ai piedi di Swami ed ha poi scritto” Mi pento. Nel tentativo di scarabocchiare queste poche righe, non riesco a vedere le lettere perché i miei occhi sono pieni di lacrime che continuano a scorrere..” Swami lo ha perdonato. Il Signore è il Signore del perdono. Il perdono è una qualità da avere e non l’odio o altro.

Siddhow asiddhowcha samaha.

Siddhow asiddhowcha samaha



Una volta c’era la guerra Indo-Pakistana che è durata a lungo e noi dovevamo fare una conferenza nazionale Indiana. Qualcuno riferì a Swami: “Baba c’è la guerra Indo-Pakistan, molti non riusciranno a raggiungerci. Treni ed aerei potrebbero non essere agibili, meglio cancellare tutto!”

Swami rispose: “Non cancellate nulla. Vediamo.” Un giorno prima della conferenza fu annunciato il cessate il fuoco e la conferenza fu fatta come da programma. Siddhow, asiddhowcha: per noi può essere un successo o un fallimento, dal nostro punto di vista, ma per Lui tutto è samaha ossia uguale.



LO JNANI E’ COMPLETAMENTE DISTACCATO



Gatha sangasya è un’altra qualità dello jnani, il totale distacco.

Deve essere capitato a molti di voi di essere stati in interview con Swami e di aver provato la sensazione che Egli non possa fare a meno di voi! (Risate) Il Signore ha preso forma umana solo per amore vostro! “Cosa accadrà al mio caro Signore se io non ci sono!” Questa è la sensazione che si prova nella saletta delle interview ma, nello stesso giorno, la sera stessa, quando Egli cammina davanti a voi, vi rendete conto di ciò che siete: una non-entità! Lui guarda e, sebbene voi siate seduti lì davanti, non vi vede, non siete nessuno. “Solo questa mattina pensavo di essere vicino a Lui, ma stasera mi accorgo che il mio programma è stato chiuso!” (Risate) Totale distacco! Nessun attaccamento. Mugdasya, Mugdasya. Egli non ha nessuna speciale attrazione né repulsione. Egli è ciò che è. Se tu sei puro vieni attratto da Lui; se non lo sei, senti che gli effetti magnetici si sono allentati. Solo il fatto di essere pronti determina la vicinanza o meno e non ha nulla a che fare con Swami.

Jnanavastitha chetasaha significa che Egli rimane nella Sua luminosa consapevolezza sempre presente. Per favore, osservateLo quando è seduto sulla Sua poltroncina, con mille persone di fronte a Lui: sembra che sia perso in qualche altro luogo,mentre muove con un gesto la mano nel vuoto, guardando chissà dove. Qualsiasi uomo mentalmente sano e con una intelligenza normale, arriva alla conclusione che Swami è qui fisicamente ma mentalmente perso altrove. Sì, Egli è seduto di fronte a noi ma è perso in qualche altro luogo, sta pensando ad altre cose. Egli è stabilito in Se Stesso, jnanavastitha chetasaha, nella Sua consapevolezza, nel Suo luogo di pace, nel luogo del testimone: Upasrantana mantaacha Tathaama kaamakeshwaraha.

Egli è Colui che vede e non ciò che è visto.. Egli è il testimone e non il partecipante. Questo è jnanavastitha chetasaha.



Alla fine c’è Yagna acharataha. Cos vuol dire? Qualsiasi cosa Swami fa è yagna, viene fatto con spirito di sacrificio. Niente è per Lui stesso. Questo è spiegato nel terzo capitolo della Bhagavad Gita: “Dio non vuole nulla perché niente è differente da Lui”. Egli è tutto, perciò cosa mai può volere? Cosa si può aspettare? Non ha bisogno di fare niente. Se fa qualcosa lo fa per dare una dimostrazione, per mostrare un esempio di modo che noi possiamo emularlo. Queste sono le caratteristiche di uno jnani.



NOI SIAMO ESTREMAMENTE FORTUNATI



Amici miei, c’è ancora qualcosa da dire ma concluderemo un’altra volta, al momento giusto. Poiché inizia la festività del Dasara, lasciatemi convergere i miei auguri su ciascuno di voi. Dasara è una grande celebrazione e noi saremo testimoni degli yagna che si svolgeranno qui a cominciare dal 6 di questo mese nel Poornachandra Auditorium. Lo yagna è un rito spirituale, un rituale che veniva compiuto in passato dai saggi ma che ora è diventato solo un affare costoso. Noi non possiamo compiere questo rituale nel nostro appartamento. E’ impossibile. Lo yagna richiede spazio, serenità e ambiente tranquillo, cose che oggi sono fuori dal nostro contesto quotidiano. Lo yagna viene effettuato per compiacere Dio, per ammansire tutte le deità, la natura ed i cinque elementi. Noi siamo estremamente fortunati a vedere uno yagna presieduto da Dio stesso! Noi vediamo il Dio per cui lo yagna viene eseguito! Quindi abbiamo il rituale e lo spirituale, l’azione e la motivazione, il sentiero e la meta entrambi, mano nella mano, di fronte a noi. Siamo estremamente fortunati. Gli scritti epici ci tramandano che alla presenza di Krishna veniva compiuto il rito dello Rajasuya yaga. Al tempo di Rama veniva compiuto il Ashvamedha yaga . Ora, noi contemporanei di Sri Sathya Sai Baba, possiamo assistere allo yagna presieduto da Sathya Sai Baba, l’Avatar dei nostri tempi. Quale fortuna!!



DASARA E’ SIMBOLO DI ICCHA SHAKTI, KRIYA SHAKTI e JNANA SHAKTI



Poiché la preparazione del Dasara è imminente, concluderò in uno o due minuti. Il Dasara è simbolo di tre importanti aspetti: il primo si relaziona con il processo del pensiero, il secondo con l’azione ed il terzo con la consapevolezza. Tre aspetti: il pensiero che si forma, il pensiero che viene messo in atto ed il pensiero motivante.

Iccha shakti è il pensiero motivante, stimolante, ed è espresso dal nome di Lakshmi. Lakshmi esprime la motivazione. Il secondo è il pensiero tradotto in azione; se rimanesse pensiero, sarebbe solo astrazione. Per l’azione abbiamo bisogno di energia e questa è krya shakti. Kriya shakti è il potere dell’azione che viene espresso col nome di Durga. Durga simboleggia il potere dell’azione. Lakshmi il potere del pensiero o sankalpa, la motivazione.

Iccha shakti è Lakshmi, krya shakti è Durga; esse ci danno la consapevolezza, la soddisfazione e l’esperienza Divina che chiamiamo jnana shakti. Jnana shakti viene chiamata Sarasvathi.

Jnana shakti è consapevolezza completa: Sarasvathi. Il Dasara parla dunque di questi tre aspetti: Durga, Lakshmi e Sarasvathi. Iccha shakti , Krya shakti e Jnana shakti. La trinità nell’unità per l’eternità.



Possa Baba benedirvi tutti. Molte Grazie.