SPERIMENTATE LA CONSAPEVOLEZZA
Cari amici, la scorsa settimana abbiamo cominciato a parlare dell’argomento “ Il fine della saggezza è la libertà”. In quell’occasione ho spiegato le importanti aree della saggezza, secondo la spiritualità. Brevemente, per riassumere, possiamo dire che tutto ciò che è conosciuto, che viene letto o sentito, è definito Jnana o saggezza. Vidya si riferisce allo studio di un’area specializzata con tutta la sua perizia, un campo che viene appositamente scelto. Quando l’argomento viene ben appreso in profondità, la conoscenza diventa Vidya. Jnana e Vidya si riferiscono al mondo esterno e sono acquisite attraverso lo studio. Si possono poi riconoscere altre due forme di saggezza, entrambe interiori, che non vengono apprese dall’esterno ma nascono dentro di noi; queste si ottengono tramite la ricerca, entrando dentro il proprio Sé, e non attraverso lo studio. Si tratta di conoscenza spirituale che si rapporta alla natura, allo spirito, alla qualità ed agli effetti del Sé. Questa saggezza viene ottenuta attraverso l’indagine ritraendo i sensi ed attraverso l’arte della meditazione. In questo modo si entra dentro se stessi e si sperimenta la consapevolezza. Il suo nome è Sujnana.
Infine, raggiungendo il centro effettivo del nostro essere, si può sperimentare la Divinità interiore, dove si trova la totale identificazione con il tutto e non c’è più alcuna separazione perché siamo Uno con il tutto. Saremo Quello. Questa conoscenza viene definita Pradnayana.
Di questi quattro tipi di saggezza vi ho parlato la scorsa settimana; ora entreremo in altri dettagli riguardanti questo tema. Siamo un po’ lontani dalla nostra competenza territoriale, per cui ci vuole qualche minuto in più per presentare il discorso, ma non importa, non è la durata del discorso che conta ma il suo contenuto, il soggetto che ci potrà aiutare lungo il nostro cammino.
JNANA SIGNIFICA CONSAPEVOLEZZA DEL SE’
Cari amici, perché dovremmo essere bene informati? Perché dovremmo acquisire saggezza? Prima di entrare nei dettagli, vorrei chiarire questo: Jnana per quanto riguarda il testo sacro spirituale del Sanathana Dharma significa “conoscenza spirituale” ma, dal punto di vista mondano, quando è usata in senso materiale, prende i diversi significati della “conoscenza ordinaria”. Dunque nel contesto spirituale Jnana significa “conoscenza del Sé”, “consapevolezza del Sé”. E’ chiaro?
Ora cerchiamo di comprendere come questa jnana ci aiuterà. Il primo punto è indicato molto chiaramente da Bhagavan Baba nei Suoi discorsi (Ripeto che tutti i punti qui trattati sono presi dalla letteratura Sai). Amici, a tutti capita spesso di essere in qualche modo insoddisfatti, frustrati, scontenti o depressi; perché? Perché dentro di noi c’è un latente ed intenso desiderio spirituale; ognuno di noi ha dentro di sé una spinta emotiva immanente.
SPESSO SIAMO INFELICI
Fisicamente siamo soddisfatti di tutte le piacevolezze della vita, psicologicamente siamo soddisfatti perché i nostri desideri sono appagati ma emotivamente siamo in banca rotta, emotivamente siamo molto poveri. Ecco il motivo per cui c’è questo bisogno interiore imperioso, questo appello che viene da dentro ed è causa del vuoto che proviamo. La ragione è che non abbiamo soddisfatto la nostra richiesta emotiva. Quindi la prima cosa da accettare è che molti di noi sono infelici. Guardate le facce della gente e capirete quanto sono infelici! Alcuni sono così infelici da trasmettere questa infelicità a tutte le persone intorno a loro…. Ci perdiamo la gioia della vita, amici!
Noi dimentichiamo che la vita è gioia, dimentichiamo che la vita è estasi, dimentichiamo che la vita è danza, celebrazione, festa. Ogni momento è una festa, ogni giorno è una celebrazione. Al bambino capita spesso di essere felice, è sempre pieno di gioia, balla e ride, perché per un bimbo ogni momento è un’eternità. Invece l’eternità per noi tutti, per ogni adulto, è il futuro peraltro non garantito. Ecco perché il bambino è felice: quando un bambino piange, piange in modo assoluto; quando un bambino ride, ride in modo assoluto. Gli adulti piangono dentro ma ridono fuori; alcuni invece piangono fuori ma sono proprio felici dentro! Quindi noi siamo divisi e per questo infelici. Noi non abbiamo una visione olistica e non viviamo in uno stato d’animo totale ed assoluto.
NOI VIVIAMO NEL PASSATO O NEL FUTURO
Non siamo mai completamente in uno stato mentale o in una situazione perché non desideriamo mostrare ciò che realmente siamo; noi vogliamo creare un’immagine di noi, una personalità, ed avere uno status, guadagnare prestigio agli occhi altrui. Tutto è finta, ipocrisia, mito. Noi vogliamo vivere l’immagine che ci siamo creati perciò nessuno, nel suo modo di essere, è autentico. Quando ciò che è dentro di noi non viene riflesso, si manifesta in termini di idiosincrasia, follia, bruttura, ipocrisia, stupidità, ignoranza immensa. Dentro di noi si verifica dunque questo tipo di dicotomia.
Non siamo sinceri con noi stessi perché la società ci accetta solo se siamo così. La società vi rispetta solo se siete in un determinato modo e voi quindi vi presentate così e non nel modo in cui realmente siete e quando non riuscite ad essere ciò che vorreste essere, fate finta di essere ciò che non siete! In questo assurdo gioco di pretesa, si atterra nel fallimento, si perde l’equilibrio perché non stiamo né da una parte né dall’altra! Questa è la causa della nostra infelicità. Pertanto cari amici, molti di noi sono infelici perché vivono nel futuro o nel passato, perché non sanno vivere secondo le proprie aspettative, perché non raggiungono lo standard che desiderano oppure perché non ottengono ciò che vogliono. In tutti questi casi la vita diventa veramente triste ed è da commiserare. Ma nessuno deve commiserare qualcun altro; compatisca pure se stesso se lo vuole. Dopotutto in questa vita non c’è nulla da raggiungere, nulla da ottenere perché qualsiasi cosa ti è già stata data. Voi site nati con la felicità ma scegliete di essere infelici, siete nati nella gioia ma scegliete la sofferenza.
LA GIOIA DERIVA DALL’ESSERE NATURALI
Tutta la natura danza: i fiori agitano i loro boccioli ad ogni alito di vento, i fiumi scorrono maestosi, il vento soffia accarezzando le nostre guance, le montagne aggiungono bellezza al paesaggio, le nuvole che corrono ci aiutano a dimenticare; possiamo perderci nell’ammirare la bellezza di un tramonto. Tutto il mondo danza, tutta la natura è in festa! Noi però non siamo in sintonia con essa; piuttosto siamo sintonizzati con le cose artificiali che ci siamo creati. Se fossimo veramente naturali nel nostro modo di vivere, saremmo felici, pieni di gioia, bellissimi. La sofferenza attuale è dovuta al fatto che siamo tagliati fuori dalla natura, stiamo conducendo una vita innaturale. C’è troppo sfruttamento delle risorse naturali, la deforestazione sta andando avanti su larga scala, l’inquinamento è ovunque e la natura sta facendo pagare il suo pedaggio. La natura reagisce in modo violento contro lo sfruttamento dell’uomo con i vari Tsunami, Katrina o Rita! Eppure l’uomo continua lo sfruttamento; egli non vuole foreste vuole appartamenti, non vuole l’acqua pulita vuole industrie che scaricano il combustibile di rifiuto nell’acqua inquinandola. Tutto questo conduce a calamità naturali delle quali siamo ben consapevoli.
Comunque sia, amici, ognuno oggi sembra essere infelice. Nei tempi passati, si poteva almeno andare da qualche anziano e dirgli “Sono tanto infelice!” e l’anziano ci avrebbe risposto “Non ti preoccupare, anch’io lo sono stato ma tutto passa! Vedrai che domani starai meglio” ma, al giorno d’oggi, non c’è nessuno che possa consolarci perché ognuno è afflitto dai suoi problemi. Se desideri dividere con un amico qualcosa che ti rende triste, ti accorgerai che di cose tristi lui ne ha un vagone che vorrebbe spartire con te! Non abbiamo nessuno con cui dividere alcunché, nemmeno i membri della nostra stessa famiglia perché fratelli, sorelle e genitori hanno tutti i loro problemi da sopportare. Il padre chiama il figlio e gli dice “Figlio, ho questo grosso problema” ed il figlio si affretta a rispondere “Non mi dire niente per piacere! Ne ho abbastanza dei miei!” (Risate)
Dunque a qualsiasi livello, nonostante tutti i nostri aggeggi elettronici, i nostri conti in banca, i nostri cellulari dalla comunicazione immediata, siamo infinitamente tristi. E qual è il motivo? Il motivo è che ci siamo tagliati fuori dalla natura, ci siamo abituati ad una vita artificiale.
Dall’analisi che abbiamo fatto è emersa con molta chiarezza la causa di questa sofferenza. La ragione è che abbiamo un corpo. La gente, in momenti di grande disperazione e frustrazione dice” Ne ho abbastanza di questa vita! Non voglio più vivere” ma come si fa ad avere la garanzia che dopo la morte saremo felici?
VIVI IN QUESTO MOMENTO
Ricordo un uomo che parlava alla presenza di Baba, un uomo molto responsabile che fece una dichiarazione irresponsabile e si cacciò nei guai! Egli disse: “Swami noi vogliamo servirTi e vorremo servirTi anche nella Tua prossima incarnazione come Prema Sai!” Aveva pensato che questa fosse l’occasione buona per mostrare tutta l’intensità della sua devozione a Dio ma Bhagavan Baba non legge solo le righe ma anche tra le righe. Volete sapere cosa rispose?
“Tu non devi servire Prema Sai. E già abbastanza che tu serva questo Sai!” (Risate)
Non avete bisogno di aspettare tanto; se non siete felici ora, chi vi dà la garanzia che lo sarete in futuro? Se non siete capaci di servire questa Forma, che garanzia c’è che servirete meglio la prossima? No, questo è sbagliato! Godete di questo momento, vivete in questo momento, vivete questa esistenza perché la vita è qui ora. Non vivete mai nel futuro; il futuro è come il paradiso degli sciocchi, è come costruire castelli in aria! Dunque, amici, tutta questa sofferenza è dovuta al corpo che ci è stato dato.
IL CORPO E’ IL RISULTATO DEL NOSTRO KARMA
La prossima domanda è: “Perché possiedo un corpo?” L’analisi lo spiegherà. Le scritture dicono che abbiamo avuto un corpo a causa del nostro karma, ossia come risultato o ricompensa delle nostre vite passate. Noi abbiamo fatto certe azioni e le azioni hanno prodotto delle reazioni che ci fanno godere della ricompensa, sia essa un dono oppure un flagello. Noi dobbiamo sperimentare tutti i tipi di esperienze, sia piacevoli che dolorose, conseguenti alle nostre azioni buone o cattive. Penso che sia pertinente porvi la questione formulata a Swami da un industriale, un uomo veramente grande. Credo che a lui non piacerebbe se vi comunicassi il suo nome apertamente ma, se insisterete, ve lo sussurrerò all’orecchio alla fine del meeting! (Risate) Perché non c’è proprio nulla di totamente confidenziale che possa succedere nella mia vita, sono come un libro aperto. Perfino Swami non mi racconta ciò che si suppone non debba essere conosciuto da tutti! Lui sa che sono come un gazzettino! (Risate)
NON POTETE SFUGGIRE ALLE CONSEGUENZE DELLE VOSTRE AZIONI
Quel signore chiese: “Swami, noi stiamo facendo tante cose buone ora; io sono un filantropo e spendo molto denaro per fare carità agli altri, mi do’ tanto da fare, condivido tanto! Ci sarà per me allora un’esenzione, una deduzione, un’omissione della gravità di pena che dovrò sopportare? Forse adesso sto soffrendo a causa di azioni passate ma sto facendo tanto del bene! Non può esserci una remissione, una omissione o per lo meno uno sconto di pena? “ (Risate)
Baba rise e rispose:” E’ impossibile! So che sei un industriale; per te la vita è un foglio di bilancio per cui pensi di avere fatto tanto del bene e solo un po’ di male!”
L’uomo probabilmente pensava”Tanto bene meno un po’ di male: mi resta un credito di bene a mio favore!” ma Dio non è proprio un contabile, è qualcosa di più! Egli non aggiunge e non cancella, non deduce né moltiplica, vi darà doni o ricompense, anche se fosse solo un 5% o un 10%, e per tutto il male che avrete fatto, Egli si assicurerà che voi non sfuggiate alle conseguenze delle vostre azioni.
Se avrete fatto un 50% di bene, godrete di cose buone al 50%; se avrete fatto un 50% di male, si applica la legge inversa ed avrete un 50% di cose negative. E’ solo il rovescio della medaglia! Ma non ci sono deduzioni, addizioni o moltiplicazioni: per tutto ciò che di buono è stato fatto avrete benefici e per tutto il male fatto dovrete affrontare la sofferenza adeguata.
E’ IL DESIDERIO CHE VI PORTA AD AGIRE
Possiamo quindi affermare, amici, che la causa della sofferenza è il corpo ed il corpo non è altro che il risultato delle buone o delle cattive azioni compiute in passato. Ma che cos’è che mi porta all’azione? Che cosa mi fa agire? Che cosa mi motiva a fare? Qual è il fondamento dell’azione? Ciò che ci spinge ad agire è il desiderio. Cerchiamo di essere chiari in questo.
Io affermo di voler diventare un uomo ricco e quindi ricorro ad ogni sorta di metodi e procedure siano essi legali e non legali. Di riffa o di raffa, diventerò un uomo ricco e finirò la mia vita come un criminale per cui il desiderio di denaro e di posizione mi porterà a livelli molto bassi. Quindi è il desiderio il responsabile dell’azione ossia del karma. Voi potete intraprendere delle azioni grazie al corpo ed è a causa di questo corpo che la vita è piena di dispiaceri.
La domanda che segue è questa: “Bene, ma perché ci sono i desideri?” Se noi ci prendessimo la briga di leggere tutte le Scritture con atteggiamento scientifico, scopriremmo che nessuna scienza potrà mai uguagliarle perché ognuna di esse spiega concetti in modo metodico, scientifico e meccanico, come un teorema di matematica, una catena di reazioni chimiche o una legge di fisica. Dire che le scritture non sono scientifiche e non sono tecniche è fare un’affermazione da sciocchi. No! Tutte le scritture sono altamente scientifiche e tecniche sempre che vi avviciniate ad esse con mentalità corretta.Con un atteggiamento reverenziale, troverete certe rivelazioni che vi mostreranno come tutte le cose dette nelle scritture siano scientifiche, tecnologiche, logiche e tecniche.
IL DESIDERIO NASCE DALL’IGNORANZA
Il mio punto è questo: “Perché si desidera?” Il motivo è l’ignoranza perché io desidero qualcosa che, nella mia immaginazione, penso che sarei felice di ottenere. Eppure, appena un momento dopo essere stato esaudito,l’infelicità mi darà di nuovo la caccia. Nessun desiderio soddisfatto potrà mai darvi felicità duratura; vi farà felice per qualche momento ma, il momento dopo, subentrerà un altro desiderio. Sono come le zanzare, non te ne liberi mai! ( Risate)
Credo che molti dei nostri amici d’oltremare capiscano bene questo esempio perché anche loro sono sottoposti alla musica di queste zanzare! (Risate) Perciò, se anche avete successo nell’uccidere una zanzara, ce n’è subito un’altra che sta meravigliosamente planando nell’aeroporto del vostro corpo!
Non riuscirete mai ad ucciderle tutte! Così anche i desideri sono senza fine, solo che noi non lo sappiamo. Un ragazzo viene in ufficio e dice: “Signore, io sarò felice se riuscirò ad avere un lavoro.” “Bene, dategli un lavoro” ma presto egli dirà “Signore, il denaro che mi date non è abbastanza“ ed
allora dovrete dargli ancora denaro. Poi ,dopo un anno, il ragazzo verrà da voi per chiedervi un aumento ma la cosa non finisce lì: vi chiederà anche un alloggio, un appartamento! Perché no? Qual era il suo desiderio iniziale? Avere un’opportunità di lavoro. Un desiderio che è andato moltiplicandosi. Questo non è l’errore di un solo uomo, è la verità per ciascuno di noi. Se qualcuno vi dice “Io non ho desideri” per favore tenetelo lontano perché si tratta di un ipocrita della peggiore specie. Ne sappiamo abbastanza della vita ed abbiamo visto abbastanza persone da non essere più presi in giro. Nessuno può dire “Io non ho desideri” perché anche affermare “Sto attento a non avere desideri” è ancora un altro desiderio, significa che desiderate essere privi di desideri. Quindi, amici, il desiderio nasce dall’ignoranza.
SOLO JNANA O LA SAGGEZZA DISPERDE I DESIDERI.
Come si può uscire dall’ignoranza? Si può sfuggire all’ignoranza solo attraverso la conoscenza spirituale o Jnana. Il dolore è conseguenza del corpo che possediamo, il corpo si ottiene in conseguenza del karma ossia delle azioni e queste azioni hanno le loro radici nel desiderio, il desiderio nasce dall’ignoranza e l’ignoranza può essere dissolta solo con la saggezza o Jnana. Il fine della saggezza è dunque la libertà. Questo significa che la saggezza, o conoscenza spirituale, rimuove il buio dell’ignoranza e quando questa oscurità viene eliminata il desiderio non esiste più.
Quando si è privi di desideri non si è più soggetti alle conseguenze delle azioni e non si prenderà un altro corpo, non ci sarà rinascita con il risultato che potremo assolutamente dimenticare la sensazione di sofferenza. Non ci sarà sofferenza mai più.
Quindi la conoscenza spirituale, o Jnana, è molto richiesta. Eppure la gente chiede cosa ci sia di male nel non possedere Jnana. Se non si ha Jnana, si soffre ogni genere di infelicità, vagoni e tonnellate di infelicità; gli psichiatri hanno molto lavoro da fare con queste persone. Solo la conoscenza del Sé, solo questa conoscenza spirituale ci può dare lo stato supremo della beatitudine.
Nessuna cosa terrena ci può rendere pienamente felici. Se la gente fosse veramente felice con tutti i comfort del mondo, come mai i centri religiosi sarebbero sempre pieni di persone? Come mai migliaia di persone si radunano agli incontri religiosi? Significa che si cerca qualcosa di più, qualcosa che non è disponibile in questa vita terrena.
JANA YOGA E’ LA CONOSCENZA CHE CONNETTE CON IL DIVINO
“Jnana, o conoscenza spirituale, vi renderà liberi dalla sofferenza”. Questa è la sostanza di ciò che voglio comunicarvi. La Bhagavan Gita ci viene in soccorso spiegandoci l’uso di Jnana, dettagliatamente. Come sapete, il commento di Bhagavan Baba sulla Gita è la Gita Vahini. Vorrei inoltrarmi in questo ma non confondetemi con un rappresentante della libreria! Non lo sono, almeno fino ad oggi! Questa particolare Gita Vahini ci mostra una nuova visione della Bhgavad Gita con la quale non abbiamo molta familiarità. Esistono diversi commenti sulla Bhgavad Gita ma la Gita Vahini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba è qualcosa di unico e di speciale perché Egli usa esempi tratti dalla vita di tutti i giorni dandoci suggerimenti pratici. Quindi, con l’aiuto della Gita Vahini, rivediamo alcuni importanti aspetti relativi a Jnana o saggezza.
Nella Bhagavan Gita abbiamo un capitale di informazioni. Il titolo del quarto capitolo è “Jnana Yoga”. Jnana è la saggezza, mentre “yoga” è ciò che ci connette con il Divino, la conoscenza che ci connette con il Divino. Cosa significa questo? Vuol dire che noi ora siamo disconnessi e dobbiamo connetterci nuovamente. Se il filo della corrente è staccato non avremo elettricità e nessun microfono o luce potrà funzionare. Quindi, ciò che dobbiamo fare è ricollegare il filo in modo che l’energia elettrica possa scorrere nuovamente. Allo stesso modo, noi siamo disconnessi dalla Divinità ed attraverso la saggezza, o Jnana ,dobbiamo ricollegarci. La Bhagavad Gita ci parla del valore della saggezza in modo unico nel quarto capitolo chiamato appunto “Jnana Yoga”.
“LA VERITA’ VI RENDERA’ LIBERI”
Viene detto chiaramente nella Sacra Bibbia: ”Temere il Signore è l’inizio della saggezza”. Se non avete paura del peccato, o amore per Dio, come potete aspettarvi di acquisire saggezza? Come potete aspettarvi che la saggezza vi raggiunga e vi porti i suoi frutti? Questo è impossibile. Baba ha detto: “Temere il peccato (papa bhithi) , amare Dio (daiva prithi) e perseguire una società morale (sangha nithi).” Questi sono tre passi essenziali per acquisire la saggezza. Solo allora potrete sperare di avere, un giorno o l’altro, la saggezza spirituale!
Nella Bibbia viene detto anche: “Conoscerai la Verità e la Verità ti farà libero”. Cos’è la Verità? La Verità è Jnana, la Divina consapevolezza. La Bibbia dice anche che tutto il resto ti sarà dato in sovrappiù. Con questa saggezza, con Jnana, qualsiasi cosa ti verrà data in aggiunta; senza di questa, tutto ciò che avrai sarà inutile, non c’è alcun dubbio in proposito.
Ora veniamo alla Gita, 4° Capitolo, versetto 39. Vi voglio dare questi riferimenti così, se possedete una copia della Gita e siete interessati, potrete leggerli e trarne beneficio. Credo che questo sia un piccolo compito per casa. E’ una abitudine dell’insegnante, che cosa posso farci? (Risate)
La Gita afferma: “Se desideri avere saggezza devi struggerti per essa!” Qui Krishna dice ad Arjuna: “ Mio caro figlio, se vuoi avere la saggezza, Jnana , dovrai avere sincerità, risolutezza, intenso desiderio, struggimento, amore. Se non avrai questo amore, se non avrai questo intenso struggimento, non potrai acquisire saggezza!”
Qualcuno dice: “Tempo fa sono venuto per incontrarti e lungo la via mi sono fermato a visitare Baba”. Come? Tu vai in qualche altro posto e lungo la strada passi da Baba? Vieni e vai? Che beneficio puoi avere da un visita tanto breve ? Ma anche Dio fa i suoi calcoli; Lui sa. Se tu non Gli riservi del tempo, se non hai la pazienza di ascoltarLo, di attenderLo e di vederLo, come puoi aspettarti benefici o profitto? Ci sono devoti che chiedono: “Domani parto: posso parlare con Swami?” Io rispondo “ Non lo so proprio” ma che risposta è questa?” Se rispondo che non puoi, magari Swami ti chiama per un’interview. (Risate) Se affermo che è possibile, sarà imbarazzante poi incontrarti di nuovo! Quindi, amici, non c’è nulla di garantito. Dobbiamo attendere.
LA PAZIENZA TI SALVA LUNGO IL CAMMINO
Nella spiritualità, l’attendere, l’essere pazienti vi salverà durante il lungo cammino. Non si tratta di qualcosa di istantaneo, come il cibo istantaneo, il caffè istantaneo. Ci siamo ormai abituati a questo ma tutte queste cose istantanee vi danno anche malattie istantanee.(Risate) Cancro istantaneo, Aids istantaneo, ecc..tutto per questa abitudine alle cose istantanee. Ma Dio attende e vuole che anche noi aspettiamo. Questo è ciò che vuol dire saburi. Saburi è ciò di cui parlava sempre Shirdi Baba, significa pazienza, attesa. Se avrete shraddha,o fede-certezza-pazienza, questa attesa-pazienza, sarete ricompensati. Non sarà una ricompensa istantanea, non sarà un’esplosione ma una cosa duratura, eterna, immortale. Se Egli vi può garantire cose permanenti, non potete aspettare un po’ ? Per un guadagno permanente dobbiamo attendere, momentaneamente, particolarmente con Sai Baba perché Lui ama farvi aspettare ancora ed ancora.… Se siete di fretta, per Lui non è un problema, vi farà aspettare. Siate pure un Vip, o il Presidente o chiunque: aspetterete. Se qualcuno osa abbastanza da chiedergli “Swami, il Tal dei tali sta aspettando”, risponderà “E tu con lui” (Risate).
L’ATTESA DI DIO E’ MEDITAZIONE
Amici, non c’è nessun motivo per essere indispettiti. Per favore cercate di capire: aspettare in qualsiasi altro luogo è noioso, è una punizione; aspettare qualcuno, o per qualsiasi altra ragione, è irritante, fastidioso, ma attendere per Dio è una penitenza, attendere per Dio è meditazione, è preghiera. Perciò comprendiamo questo: ci sono alcuni che dicono “Siamo seduti qui da due ore, dalle sei del mattino!” E allora? Dovete pagare qualche cosa per aver avuto la possibilità di meditare? Dov’è che potete meditare? Noi abbiamo paura di sederci in qualche posto: questo è l’unico luogo dove potete meditare; Dio vi sta dando l’opportunità di meditare per ore. Che fortunati che siete!
Nei tempi antichi, i ricercatori dovevano andare nella foresta per meditare, tra pericoli e minacce provenienti dagli animali selvatici e dagli incendi; oggi voi siete confortevolmente seduti qui nella Sai Kulwant Hall .Vi sedete qui dopo aver fatto colazione, con il serbatoio pieno! Nessun problema fino all’ora di pranzo! “Oh mio Dio non posso sopportare questa attesa!” Questa non è la giusta attitudine. Sì, prenditi il Tuo tempo..è così bello! “Noi stiamo molto meglio lontano!” Molto meglio lontano? Perché diciamo questo? Non soffriamo affatto seduti ad aspettare. Per di più: dove trovate una simile atmosfera spirituale?! Nessuno parla di nient’altro che di Baba. Se vi capita di parlare con qualcuno vi dirà : “ Sapete cosa mi è successo?”
“Oh sì dite pure!”
“Sapete come sono arrivato fin qui?”
“Raccontaci”
“Swami mi ha guardato diritto negli occhi”..
Swami, Swami e solo Swami è il centro di attrazione, è il centro della nostra conversazione, il centro di tutte le conversazioni; Egli è il centro di tutte le attività. Questa è meditazione. Quando qualcosa attira totalmente la vostra attenzione è meditazione.
La gente mi dice: “ Oh, Anil Kumar vai là.”
“Perché?”
“Perché sta arrivando l’auto di Baba!”
“Ah, ma io non ti ho chiesto niente!” ( Risate) Vi dicono le cose anche senza che voi lo chiediate.
Qualche altro dice: “ Perché le luci non sono accese? Per favore andate!“ Ma che ti importa?
Altri dicono: “Il canto dei Veda è iniziato ed è brutto che andiate in giro; andate subito a prendere il vostro posto!” Perché? Perché l’interesse vostro e di tutti è sempre Swami, Swami e Swami soltanto. Che cosa può essere chiamato meditazione più di questo? Cos’altro può essere meditazione? Stare seduti a gambe incrociate? Stare diritti finché non vi viene un gran mal di schiena? Digiunare, o rivoltare il vostro corpo sotto-sopra? Tutto questo è solo un tipo di ginnastica. La vera meditazione è questa: aspettare Baba e pensare a Baba, condividere le notizie di Swami, il Suo punto di vista e la Sua missione con tutti. Questa è una preghiera sufficiente. Quindi, dobbiamo innanzitutto sviluppare l’arte di shraddha, sviluppare l’amore, la sincerità e la fermezza.
jNANA CONDUCE ALLA PACE SUPREMa
“Sraddhavamllabahte jnanam” Jnanam è saggezza. Si può ottenere questa saggezza solo avendo shradda, fermezza, intenso desiderio ed amore per Lui. Che bella cosa! Nel caldo dell’estate voi avete sete, vi viene offerta una bibita fresca e voi ve la godete: “Aaaah! La mia sete è calmata”. Oppure avete fame perché la compagnia aerea con cui avete volato non vi ha servito un pasto decente. Il cibo che servono durante i transiti ti fa perdere l’appetito, il suo sapore ed odore fa sì che non desideriate mangiare niente; servono una ottima marca di cibo! Così, dopo 48 ore di volo, di riposo e di star seduti in sala transiti mentre tornate a Kuala Lumpur, in Malesia o a New york, quando tornate a casa, cominciate ad annusare le pietanze sul fuoco; prima mangiate e poi pensate al resto perché siete molto affamati. Amici miei, il buon cibo soddisfa il vostro appetito ed una bibita fresca vi calma la sete. Che cosa fa la conoscenza spirituale? Soddisfa i vostri bisogni? No. “Labdhva paramshanthim” è la Pace suprema; “Param” è “spirituale, super” e “Shanti” è “Pace, Pace suprema”. Jnanam labdhva; dopo aver acquisito questa saggezza, dopo aver acquisito questa conoscenza avrete paramshanti, la pace spirituale, la pace Divina, quella pace definitiva ed infinita.
“Perché pace, signore? Io voglio una bibita fresca, non pace”. (Risate) Le bibite fresche non vi daranno mai la pace, gli alberghi a cinque stele non vi daranno la pace che, in fin dei conti, è tutto ciò che cerchiamo. È per questo che, alla fine delle preghiere o dei Bhajan, noi cantiamo “Om…Shanti… Shanti… Shanti” e non “Om… bibite ghiacciate… bibite ghiacciate… bibite ghiacciate” oppure “Om….torta e brioche” (Risate) Non diciamo così perché ottenere queste cose non ci darà la vera Pace. La “peace” (pace) che otteniamo nel mondo è soltanto un “piece” (pezzo); noi tutti godiamo solo di un pezzetto della pace! Paramshanthi significa in realtà pace Divina, super infinita, al di là di ogni limite. Quindi, amici miei, acquisendo questa conoscenza spirituale non subiamo una perdita, otteniamo di godere della pace spirituale suprema.
IL PREMIO DI JNANA E’ IMMEDIATO
La nostra prossima domanda è “Quando?”
“Signore, se faccio un versamento di denaro ora, quando riscuoterò gli interessi?”
“Tra sei mesi questi saranno gli interessi; tra un anno la somma sarà quest’altra. In sei anni la cifra sarà raddoppiata; se aspettate vent’anni, gli interessi li riscuoterà vostro figlio”. (Risate)
Alcuni sono interessati alla rendita per cui pensano continuamente a ciò che riscuoteranno tra vent’anni; questo importa a vostro figlio, non a voi. Quindi, amici, quanto presto godrò della pace spirituale? Quando sarò nello stato di pace infinita? Nel 2008 o nel 2010? “Achirenadi gachati” Molto presto, molto presto! Quindi per coloro che sono abituati all’era veloce dei computer, della posta celere, di internet ed e-mail, Dio vi da la pace più velocemente delle informazioni di internet, più svelto di qualunque altro sistema tecnologico di comunicazione, “Presto”. Un esempio: supponiamo che cantiate i Bhajan con tutto il cuore; in questo caso non godrete della Pace suprema domani, non avrete la Pace Divina nel pomeriggio: la avete subito, ora. Quando cantate i Bhajan siete in pace qui ed ora, non domani. Achirenadhi gachathi: molto presto! La Gita dice che dovremmo ottenere questa saggezza o conoscenza spirituale al fine di raggiungere la pace suprema, spirituale, infinita, “super”, il cui sapore non potremo mai gustare se non abbiamo questa conoscenza. Ci sono però altre due condizioni: io stò cantando i Bhajan ma osservo di continuo l’orologio perché il mio volo è alle 6.30. Come posso godere dei Bhajan? Impossibile. Molti di noi viaggiano in treno e questo è un lungo viaggiare, si ferma a colazione, a pranzo ed a cena. Si scende dal treno e si entra nel ristorante della stazione per mangiare dei dosa; all’improvviso sentiamo il fischio del treno e corriamo a pagare trangugiando il cibo. Qualcuno dice: “Signore, quel fischio non è del suo treno, è quello di un altro”.
“No, no, penso che sia proprio il mio”.
“No, signore, mi creda. Lei è appena arrivato ed è ora di pranzo; il treno sosterà almeno venti minuti perché anche il macchinista ed il controllore devono mangiare. Non si preoccupi, devono anche cambiare la locomotiva”
“No, no, no”!
Quindi,come potete godervi il pranzo sul marciapiede del binario se siete “attenti al fischio”? Impossibile! Similmente non si può godere del Bhajan se si è attaccati all’orologio. Se siamo soltanto coscienti, se abbiamo fretta o dobbiamo andare…..non siamo presenti. Swami ha dato uno splendido esempio della nostra vita moderna; Egli ci paragona ad un topo che, in qualche modo, è finito in un tamburo: corre da una parte e “tadam!”, scappa dall’altra e “tadim!” per cui continua a sbattere di qua e di là. La nostra vita di oggi è come quella di un topo perché sbattiamo da una parte e dall’altra e così non troviamo pace, amici miei.
CI SONO DUE CONDIZIONI
Due sono le condizioni per godere della beatitudine suprema (paramshanthi) molto presto: 1)Tatparaha o concentrazione totale. Quando cantate un Bhajan di Baba pensate a Baba e cantate non guardate di qua e di là, non chiedete chi è il solista; cosa ve ne importa? Se conoscete il suo nome diventate come lui? Non serve a niente. Cantate, siate il canto e dimenticherete voi stessi; siate il canto e nient’altro, ecco tutto. Questo è tatparaha o attenzione unidirezionale.
Poi c’è samyatendriya: mentre facciamo i Bhajan o la Puja, mentre leggiamo le Scritture o un Discorso, gli occhi sono tentati di andare in qua e in là, il naso vorrebbe odorare ciò che si perpara in cucina, le orecchie sono attratte dalle notizie del mattino o dalla musica pop. Fate sì che i sensi non vi distraggano dal soggetto che vi interessa; significa controllo dei sensi. Quindi, amici miei, noi possiamo godere della pace Divina (paramshanthi) molto presto solamente se esercitiamo attenzione unidirezionale e controllo dei sensi; questi sono i due requisiti, non è così difficile. Seduti nella Kulwant Hall, potete controllare i sensi perché lì non c'è niente da guardare né da ascoltare, c'è soltanto da controllare la mente che è sempre preoccupata per il viaggio di ritorno o per i vestiti dati al lavandaio, che pensa se saremo stasera in prima fila o se Swami verrà. “Sarebbe bene che Egli venisse alle 14.30 così posso prendere l'autobus delle 16" (Risate). Quindi il solo problema è la mente; i sensi sono sotto controllo. Se c'è il controllo della mente ed anche i sensi sono controllati, molto presto godrete della paramshanti, pace suprema o Divina, premesso che abbiate grande desiderio del Suo Amore.
Sraddhavamllabahte jnanam tatparaha samyatendriyah
Jnanam labdhva paramshanthim achirenadhi gachathi.
Questo è ciò che dice la Bhagavad Gita nel quarto capitolo al trentatreesimo e trentanovesimo sloka.
JNANA PROCURA MAGGIORI BENEFICI DI TUTTI I RITUALI
Amici miei, c'è in uso una pratica qui, e forse altrove: si usa chiedere a qualcuno di pregare per conto nostro, si dà del denaro perché preghi in vece nostra. Quello prende i soldi e prega per noi, come un “pregatore elettronico”. Possiamo assumere qualcuno che preghi per noi. Si trovano degli annunci come "Se vuoi che io preghi chiama questo numero e fai un versamento in banca". Egli aspetterà i soldi mentre voi pregate per i soldi e tutto questo sarà una preghiera per il denaro, al denaro e non a Dio. Amici miei, tutti i rituali che facciamo spendendo denaro in questo modo non porteranno beneficio come la saggezza; jnana vi darà risultati molto superiori. Ci sono altri rituali che coinvolgono il denaro: "Posso pagarti per organizzare questo rito" " Ti darò del denaro se vieni a fare questa puja. I preti lo fanno, puoi trarne beneficio". Io dico questo perché non voglio che coloro per i quali questa attività è l'unico mezzo di sostentamento mi maledicano; ho abbastanza nemici, non c'è bisogno di farmene altri. “Bene! Ora sono contento perché ho pagato”. C'è gente che dice: "Se paghi 2000 rupie, tutti i tuoi peccati saranno rimessi". “Capisco, è così facile! Perché no? 2000 rupie non è caro: ho commesso 200.000 peccati! Veramente un buon affare!” Potremmo chiedere quando ci sono i saldi così possiamo risparmiare ancora un po'! (Risate) Quindi, amici miei, posso dire che tutti i benefici che potete ottenere, facendo dei riti e spendendo in essi un mucchio di denaro, non sono niente paragonati al guadagno con jnana, non sono niente rispetto ai profitti ed al bene che ottenete con questa saggezza; tutti i rituali sacri, tutti i sacrifici sono niente a confronto con questa conoscenza Divina.
L’ACQUISIZIONE DELLA CONOSCENZA DIVINA E’ IL SACRIFICIO PIU’ GRANDE
Che mi crediate o meno, Swami ha detto che il satsang, in cui parliamo e pensiamo a Bhagavan, è un sacrificio per se stesso ma sfortunatamente noi pensiamo che “sacrificio” significhi un fuoco con dei preti intorno, dei vasi di burro, legno e fumo accompagnati dal canto dei mantra. Io non dico che questo non è un sacrificio, dico che è un sacrificio occasionale; non si fa un simile sacrificio a casa, ogni giorno. È possibile? Avete nove preti con tutto quel legno e burro? Nemmeno un re può permetterselo ed, in più, le case moderne sono appena sufficienti per stare seduti; se abbiamo un ospite dobbiamo farlo sedere fuori, sulla veranda. Con questo tipo di residenze come pensate di fare un sacrificio a casa? Krishna dice: "Di tutti i sacrifici conosciuti il più alto è l'acquisizione della conoscenza Divina". L'apprendimento della conoscenza Atmica, la conoscenza del Sé, è il più alto e più fecondo sacrificio. Questo è detto nel trentatreesimo sloka del quarto capitolo.
Sreyan dravyamayad yajnyaj jnana yajnah paramtapaha
Sarvam karmakhilam partha jnane parisamapyate.
Tutti i sacrifici o rituali spirituali che fate, anche spendendo molti soldi, possono essere buoni ma “Oh Arjuna, Jnana yagna paramtapaha” (il sacrificio della saggezza è il massimo). Atmajnana, la conoscenza del Sé, è il massimo, la più alta, la più grande e più nobile e non il sacrificio in cui è coinvolto del denaro.
LA CONOSCENZA DEL SE’ E’ LO SCOPO FINALE DI TUTTI GLI SFORZI SPIRITUALI
“Capisco signore. Sono molto deluso perché io do molto denaro ai preti perché facciano l’adorazione per me ed offro molti soldi alla chiesa. Tutto questo non serve a niente?”
No,no,no, non smettere. Lo puoi fare ma comprendi che qualunque cosa tu faccia deve servire soltanto all’acquisizione della conoscenza spirituale, deve mirare alla Consapevolezza Atmica. Quindi la consapevolezza del Sé, la conoscenza del Sé è il punto d'arrivo, lo scopo e l'obiettivo, in effetti la meta finale di tutta la ricerca e gli sforzi spirituali. Baba ci dà un esempio: “Voi potete mangiare alla mensa dell'India del nord, a quella dell'India del sud o a quella occidentale ma l'unico scopo è che il vostro stomaco si riempia, ecco tutto. Nessuna mensa riempirà le vostre orecchie o il vostro naso; qualunque essa sia, il suo cibo deve riempire il vostro stomaco e calmare la vostra fame. In egual modo, qualunque sentiero seguiate, qualunque rituale officiate vi deve portare all'esperienza del Sé, alla consapevolezza del Sé, alla conquista della conoscenza del Sé”. Questo è il finale ed è detto in questo sloka:
Sarvam karmakhilam partha jnane parisamapyate.
Tutte le azioni, tutti i rituali, tutti i modelli di adorazione e tutte le forme di pratica spirituale hanno come fine la consapevolezza spirituale, tutte vi portano alla conoscenza del Sé. Qualunque cosa facciate, che sia sul binario uno o sul binario due o tre, che sia un “intercity”, un treno merci o passeggeri, deve arrivare in stazione; similmente qualunque rituale seguiate, tutti questi "treni", devono raggiungere la stazione di Atmavidya o conoscenza del Sé. Questo è ciò che la Bhagavad Gita dice qui.
CERTUNI SONO CONTENTI DI AUTOCONDANNARSI
Vorrei portare a vostra conoscenza un altro sloka e poi vi lascio liberi; questo è molto importante e molto promettente. Avevo un amico che mi diceva spesso: "Anil Kumar, non pensare che io sia un brav'uomo".
Io dicevo: "Perché dovrei pensarlo? Che bisogno c'è che tu me lo dica visto che è così evidente?"
Alcuni dicono: "Signor Anil Kumar, lei non conosce il mio passato".
"Io non mi interesso al mio passato; che cosa ho a che fare con il tuo passato?" (Risate) Visto che mi vergogno del mio passato, perché dovrei interessarmi al tuo? Perché? Il passato è passato".
Sfortunatamente c'è della gente che è felice quando si condanna. Condannano se stessi: "Non ha idea di chi io fossi prima di venire da Baba".
"Non ci penso nemmeno; perché dovrei saperlo?"
"Sa, ero molto aggressivo"
E allora? Ora non sei aggressivo.
"Ero molto egoista".
Non sei egoista ora.
"Ero un alcolista".
Ora sei astemio. Perché ci ripensi?
Perché trova gioia nel condannarsi. Questo è male; sentirsi colpevoli è molto peggio che esserlo. Hai fatto cose sbagliate allora, ora è finito, fine del problema. Se continui a pensare a ciò che hai fatto molto tempo fa, ti porti dietro il negativo. Un senso di colpevolezza è peggiore dell'essere colpevoli. Non sentitevi mai colpevoli; è passato, è finito.
LA CONOSCENZA SPIRITUALE RISCATTERà TUTTI I PECCATI
Per questo il Signore Krishna dice una cosa importante per ognuno di noi: "Oh Arjuna, tu puoi pensare di essere un peccatore, il peggiore dei peccatori, puoi criticarti, condannarti, puoi sentirti diffidente, psicologicamente perduto, mentalmente andato; figlio mio caro, ti devo dire che puoi essere peggiore dei peggiori, poi commettere i più grossi peccati, più di chiunque altro ma io ti garantisco che con la acquisizione della conoscenza del Sé, Atmavidya, niente potrà toccarti”. L’Atmavidya riscatta tutti i peccati perché ti dice che cos'è il peccato e che cos'è il merito. Lo vedremo più tardi; per il momento è sufficiente che sappiamo che tutti i peccati sono rimessi, sono semplicemente cancellati dalla acquisizione della conoscenza. Io non sono un dogmatico o un fanatico, sono abbastanza logico e razionale; Atmavidya parlerà di merito e peccato ad un livello differente. Chi commette il peccato e chi lo induce? Adi Sankara lo spiega completamente in Atmabodha ed anche in Viveka Chudamani. Penseremo a queste cose più avanti; ora non dobbiamo affatto preoccuparci dei peccati perché il Signore Compassionevole ci protegge da tutto questo. Anche se siete il peggiore dei peccatori, potete sempre dire: "Oh Signore, come potrai perdonarmi? Nessuno ha commesso un crimine come il mio". La risposta è: Sarvam jnana. Se avete una barca, attraversare il fiume è facile. Supponiamo che dobbiate viaggiare di notte, da soli, e non c'è corrente; i lampioni sono spenti ed è buio pesto. Come fate? Se vi do una torcia potete andare, siete in grado di camminare. In modo simile, gli errori o i peccati che abbiamo commesso possono essere grandi come un fiume, con un lago o come un mare; possono essere infiniti ma, con la barca della conoscenza del Sé, si può attraversare, non ci sono problemi. La Bhagavad Gita dice che la conoscenza del Sé è una barca che vi porterà sull'altra sponda comodamente e senza pericolo.
Parleremo del resto la prossima settimana! Molte grazie.
OM…OM…OM