Satsang

Tetto ai desideri (terza parte)

11 settembre 2005

Cari Fratelli e Sorelle,

questa è la terza parte dell’argomento ‘Tetto ai desideri’. Nel primo discorso, ho portato la vostra attenzione su importanti citazioni e brani scelti dai Discorsi di Bhagavan Baba. Abbiamo anche visto quanto la gestione del pensiero sia di aiuto e quanto sia necessario esercitare il controllo dello stesso per ottenere la felicità. Nel secondo discorso sul ‘Tetto ai desideri’ , ancora una volta ho attirato la vostra attenzione su ciò che dicono in proposito le Scritture della Bhagavad Gita.

Oggi completeremo il tema ‘Tetto ai Desideri’ toccando alcuni punti dei Discorsi in cui Baba parla di questo argomento. Vorrei parlarvi di questo soggetto nel modo più esaustivo possibile, quindi cercheremo di coprirne tutti gli aspetti per ottenerne una comprensione molto ampia.

Permettetemi di raccontarvi tre storie interessanti raccontate da Swami. In quei giorni ogni Suo Discorso conteneva per lo meno una o due storie; forse ora pensa che ci siamo evoluti. Infatti negli anni più recenti Egli parla basandosi per lo più sulla teoria del non-dualismo o Advaita e vi sono pochissime storie e pochissimo ‘humor’. Comunque ecco le tre storie riguardanti il ‘Tetto ai desideri’.



L’AVIDITA’ DEL RE

C’era una volta un re molto avaro che voleva sempre di più dalla vita, voleva diventare l’uomo più ricco del mondo. Egli ricevette un mantra dal suo guru ed incominciò a pregare con fervore. Durante i giorni di penitenza, osservava scrupolosamente e seriamente tutte le discipline. Dio ne fu felice, poiché la preghiera è la forza dell’uomo e la debolezza di Dio. La preghiera è la nostra forza poiché ci fa raggiungere qualsiasi cosa ed è la debolezza di Dio poiché Egli deve garantirci ciò che abbiamo chiesto e di cui siamo pronti a pagare le conseguenze.

Dio allora apparve innanzi al re e disse:” Dimmi ciò che desideri o Re!”

Il re rispose: “ Io non ho molti desideri Signore, non ho una lunga lista di cose da chiedere, ho solo un desiderio.”

“E qual è questo desiderio?” Chiese Dio.

“Desidero che qualsiasi cosa io tocchi sia trasformata in oro puro. Tutto qui. Non desidero altro.”

Dopotutto l’oro che cos’è per Dio? Nulla! E Dio rispose: “ Va bene, avrai questo dono.”

Il re fu molto felice ed incominciò ad andare in giro toccando tavoli, tavolini, sedie, e tutto quello che vedeva intorno a lui. Tutti gli oggetti si trasformavano istantaneamente in oro! Volle allora mostrare questa meraviglia al figlio e lo chiamò: “ Figlio mio, vedi questo edificio? Guarda diventa tutto oro!” Il figlio era pieno di meraviglia e di felicità ed il padre contento lo abbracciò: il povero ragazzo divenne così d’oro puro. Il re pianse di disperazione ma si consolò continuando a trasformare ogni cosa in oro, finché ebbe sete ed allora ordinò: ”Portatemi un bicchiere d’acqua, subito! Non mi sentite?” “Sì, mio Signore, eccomi!”.

Il servitore portò il bicchiere colmo d’acqua fresca che, appena toccato da lui, si trasformò in oro inclusa l’acqua che conteneva. Il re scoprì così che non poteva bere e si sorprese molto! Poi si accorse di avere una gran fame ed andò a sedersi al tavolo da pranzo: tutto era già pronto e servito; tutti i deliziosi manicaretti che vedeva gli facevano venire l’acquolina in bocca ma, non appena si azzardò a toccare un piatto, quello si trasformò in oro compreso tutto il cibo che vi stava sopra. Non poteva nemmeno mangiare! Ma a questo avrebbe pensato dopo.

Il re andò dalla regina per mostrarle, nella sua avidità, cosa riusciva ad ottenere: ”Guarda, tutto questo oro mi appartiene e quest’altro sarà tuo. Saremo la coppia reale più ricca del mondo!” La moglie era molto felice e nel suo entusiasmo strinse insieme le mani del re… ed entrambi divennero statue d’oro!

La storia narrata da Baba, amici, ci dice che non abbiamo alcun bisogno di essere avidi. Se siete sempre più avidi cosa succede? Perdete ciò che avevate già. Perderete la felicità già esistente, la vostra pace mentale ed il vostro equilibrio!

Forse la storia non ha mai avuto un narratore di fiabe migliore di Baba stesso; Egli stimola la nostra curiosità ed interesse, crea suspance di modo che vi sembra di vederlala e viverla come in un film. Bhagavan Baba è il Divino Raccontatore di fiabe.



L’AMICO AVIDO

Ecco un’atra Sua storia. C’erano due amici, Ramu e Shayam o Ramshayam; erano amici ma anche molto competitivi tra loro. Un giorno pensarono di chiedere un dono a Dio. Ramu si mise a meditare profondamente e Shayam fece la stessa cosa sedendosi abbastanza lontano da lui. Dio apparve per primo a Shayam e gli disse:” Cosa vuoi ragazzo?”

Shayam rispose:” Non desidero tante cose Signore, dammi solamente quello che ti chiede Ram però in quantità doppia.”

Un calcolo matematico meraviglioso!

Dio rispose: “Va bene, così sarà”.

Il Singore quindi andò da Ram e chiese: “Cosa desideri?”

“Signore, dimmi prima cosa ha chiesto Shayam!” (Risate)

“Ragazzo mio, lui desidera qualsiasi cosa tu chiedi però in quantità doppia”.

“Ah! Bene ora gli farò vedere io!” pensò Ram “ Oh Dio, fa che io perda un occhio!” (Risate) Così Ram perse un occhio e Shayam li perse entrambi!



Questa storia dimostra a quale livello può arrivare la bramosia di un individuo: al punto di rovinare sé stesso!!



L’AVIDITA’ DEL MENDICANTE

Controllo della mente attraverso il canto del Signore

Ho raccolto le storie più rilevanti e pertinenti dai Suoi Discorsi; eccone una terza molto interessante:

C’era una volta un mendicante che non riusciva ad ottenere almeno un pasto al giorno ed era veramente infelice per questa sua condizione di povertà. Un giorno vide un rishi, un grande santo, e cadde ai suoi piedi certo che quegli potesse aiutarlo: “Oh Santo! Uomo gentile e pieno di compassione! La tua vita è spesa per il bene degli altri, non fai nulla per te stesso! Desideri solamente servire l’umanità!..”

“Va bene, va bene” disse il Santo “Cosa vuoi?”

“Voglio solamente una cosa: qualcosa che mi garantisca di ottenere tutto ciò che desidero.”

Il santo acconsentì: “D’accordo ma ad una condizione: io ti manderò un demone al quale tu potrai chiedere qualsiasi cosa. Egli ti darà tutto quello che desideri

Ma, nel momento in cui smetterai di chiedere, ti sbranerà!” (Risate)

Ti manderà giù come una pillola energetica o omeopatica!…

Il mendicante pensò “Che sarà mai? Ho bisogno di così tante cose! Questo santo pensa di essere intelligente ma non sa che io sono più intelligente di lui! Costui conosce solo la preghiera, la meditazione ……non sa niente del denaro, della vita” e quindi rispose “Va bene, accetto.”

Arrivò il demone ed egli gli chiese: “Sei pronto?”

“Sì, mio Signore, chiedete pure”.

“Bene, desidero un enorme edificio in questo posto” ed esso apparve “una piscina” ed essa apparve. Tutto quello che chiedeva veniva istantaneamente creato. Quindi il demone continuava a chiedere: “Adesso cosa volete, ditemi, cosa volete?” L’uomo scappava ed il demone lo rincorreva con le sue domande minacciose.

“Demone, dammi due minuti ci devo pensare!”

“Niente da fare! Ti sbranerò se smetti di domandare, ti sbranerò immediatamente!”

In quel momento passò per caso il Santo, il mendicante corse angosciato verso di lui: “Oh Santo! Ho chiesto più di cinquanta cose in pochi minuti ma ora la mia lista è finita. Ho tante case, tanto oro e tutto quello che si può desiderare, non so più cosa chiedere ed il demone sta per sbranarmi! Ti prego salvami!”

“Non preoccuparti mio caro, prendi un palo elettrico, molto alto, almeno 30 piedi.

Sbrigati! Mettilo qui, ben piantato nel terreno. Poi chiama il demone e digli “Ora sali e scendi continuamente da questo palo finchè non ti darò altri ordini”.

In questo modo il demone fu in trappola dovendo continuamente salire e scendere fino a nuovo ordine ed il mendicante, preso dal terrore, non disse mai “Stop!”

La lezione della storia è questa: fintanto che corriamo dietro ai nostri desideri, essi dovranno essere soddisfatti nel corso del tempo. Quando raggiungiamo il punto in cui il desiderio sta per ucciderci, sta per inghiottirci come nella storia, cosa dovremmo fare? Dovremmo far salire e scendere il demone (la mente) sul palo (il corpo umano) con il processo del mantra ‘So-ham’, ‘ Sai Ram’, ‘Ram-Ram’. Ripetendo continuamente il Nome di Dio raggiungeremo la tranquillità e la pace.

Questa storia di Baba ci mostra anche quanto il tetto ai desideri sia necessario poiché il desiderio può crescere fino ad inghiottirci.



L’AVIDO TAGLIALEGNA

Catena di desideri

C’è una quarta storia narrata da Bhagavan Baba, quella del taglialegna che viveva nella giungla e non guadagnava abbastanza per tirare avanti. “Per quanto tempo dovrò vivere così?” pensava. “Per quanto tempo dovrò andare nella foresta, tagliare la legna e venderla al mercato per guadagnare così poco che basta appena per sopravvivere!” Si sentiva molto depresso. Un giorno, stanco dopo il lavoro, consumò il suo povero pranzo e, mentre stava riposando sotto un albero compiangeva se stesso: “La mia vita è orribile, non ho casa, non ho mobili, né servitori. Non augurerei questa situazione neanche al mio peggior nemico!” Il caso volle che l’albero sotto il quale si era seduto fosse l’Albero dei Desideri (Kalpa vriksha) per cui quando, stando lì a rimurginare, pensò “io ho ancora fame, vorrei qualcos’altro da mangiare..”, immediatamente apparve un piatto pieno di buoni cibi e dolcetti, alcuni provenienti direttamente dalla North Indian Canteen! (Risate) Egli, pieno di meraviglia, mangiò tutto e poi pensò: “Adesso ho sete vorrei qualcosa da bere”. Immediatamente apparvero Coca Cola, Sprite, Seven up ecc.. Il taglialegna non capiva come tutto questo potesse accadere ma non si poneva il problema: mangiava ingordamente e beveva a garganella. Dopo il lauto pranzò pensò: “Dopo aver mangiato così bene, ti pare che possa dormire per terra? No! Ho bisogno di un letto comodo con un materasso alto 20 centimetri!” (Risate) Immediatamente si materializzò un magnifico letto decorato conforme i suoi desideri con tanto di materasso ben imbottito. “Ah, ah! Bellissimo!” rise divertito. “Se mia moglie potesse essere qui a vedere come il poveraccio di ieri può ora dormire in un letto così lussuoso!” ed immediatamente la moglie apparve (Risate). Solo a quel punto cominciò a chiedersi: “Ma com’è possibile che mia moglie sia apparsa qui se si trova a 15 miglia di distanza! Non sarà per caso un demone? Sì, è un demone!” In quell’istante la moglie si trasformò in demone ed in un boccone se lo ingoiò!

Quindi amici, cosa accade? Una volta soddisfatto un desiderio ecco apparirne un altro, uno conduce all’altro e la soddisfazione dei desideri non termina mai, finchè noi stessi diventiamo preda dei nostri desideri. Anche questa storia raccontata da Baba illustra i Suoi insegnamenti che ci portano ad applicare il Tetto ai desideri.





BHAGAVAD GITA

Versetti 62 E 63 del Capitolo 2- Tetto ai desideri

In questo contesto vorrei attirare la vostra attenzione su gli importanti versi 62 e 63 tratti dalla Bhagavad Gita, secondo Capitolo. Il nome di questo capitolo è Sankhya Yoga. In questi versi la causa radicale dei desideri ed il loro risultato vengono evidenziati chiaramente ed in modo scientifico.

Sebbene io abbia letto la Gita molti anni fa ed abbia ascoltato un paio di Discorsi su di essa tempo addietro, è solo recentemente che ho imparato ad apprezzarla. Perché? Parte di essa deve essere insegnata, al secondo anno della nostra Università, agli studenti del dottorato di Scienze ed all’ultimo anno del dottorato in arte. Dovevo occuparmi di questo argomento e non potevo spiegarla nel modo tradizionale, come veniva fatto dai sacerdoti dei templi; se dovessi farlo, con mia sorpresa e disappunto, troverei tutti gli studenti in stato di samadhi o sonno profondo! (Risate).

I ragazzi sono ben disciplinati qui ma non possono resistere ad una lezione noiosa! E non posso certo dire che il sonno sia indisciplina! Se si addormentano per il discorso non posso fare altro che “mea culpa”! Quindi devo assicurarmi che il mio discorso sia interessante di modo che mi ascoltino con attenzione rapita piuttosto di essere facilmente colti dal sonno.. i poveri santi hanno dovuto impiegare lunghi anni per raggiungere lo stato di samadhi mentre per i nostri studenti è una cosa tanto facile!! (Risate) Alcuni si addormentano durante un Discorso di Baba ad alto livello, altri si addormentano in piedi, altri ancora riescono a dormire con gli occhi aperti!(Risate) Alcuni finiscono per dormire accovacciati sulle ginocchia del vicino oppure si addormentano e poi russano come animali selvatici o come un autobus o una locomotiva che passa..

Quindi devo preparare i discorsi in modo che siano non solo interessanti ma anche utili per il loro futuro. Sono studenti che, non appena avranno ottenuto il diploma, entreranno nel mondo del lavoro e ciò che apprendono qui sarà certo utile; io faccio in modo che il discorso sia interessante ed utile.



62° versetto : LA CAUSA DEL DESIDERIO

I versetti 62 e 63 del Sankhya Yoga parlano di questo in una sorta di analisi scientifica, in una sequenza logica, razionale e tecnica che viene spiegata in piccoli passi di modo da arrivare a conoscere la causa del desiderio e fin dove esso ci porti.

Dhyayato vishayan pumsah,

Sangaste shuupa jayate

Qui vengono menzionati due punti: Dhyayato vishayan pumsah si riferisce a coloro che pensano ai piaceri terreni, all’effimero, al mondo transitorio e momentaneo ed al lusso delle cose materiali. Dhyayato vishayan: “Dhyayato” significa ‘contemplazione’, “vishayan” vuol dire ‘piaceri terreni e benessere fisico’. Da dove sorge il desiderio? Dalla costante attrazione dei comfort materiali. Il primo errore che commettiamo è rivolgere il pensiero costantemente al nostro benessere materiale ed alle nostre convenienze. Si continua a pensare ai piaceri materiali. Questo è il primo punto.

Il secondo punto è Sangaste shuupa jayate ( Gli insegnamenti della Gita sono molto più vasti di ciò che potrebbe dare un computer poiché essa spiega punto per punto.) Dunque, dove porta il pensiero sempre rivolto alle cose materiali? Porta a Sangaste shuupa jayate ossia a sviluppare in interesse verso questo tipo di cose.

Un semplice esempio: Voi desiderate acquistare un articolo, volete solamente il dentifricio ma quando andate a comprarlo, vedete lì vicino i biscotti alla crema e pensate “Perché no?”. Così prendete anche il pacchetto e proseguite. Poi vedete un sacchetto di anacardi e prendete anche quelli! Siete entrati al supermercato per comprare il dentifricio e uscite con un sacchetto pieno di altre cose! Perché?

Dhyayato vishayan pumsah,

Poiché tu pensi alle cose ed agli oggetti del mondo

Sangaste shuupa jayate

Svilupperai un interesse verso di essi.

Questa è la ragione per cui tutti i Sacri Testi prescrivono qualche restrizione nei movimenti e nelle associazioni di tutti gli aspiranti spirituali e ricercatori. Non si può andare in giro a guardare ogni cosa poiché si finisce per desiderarla.



SIGNIFICATO DI ‘ASHRAM’

Ashram o ashrama, significa ‘eremitaggio’. Shrama vuol dire ‘sforzo’, ‘tensione’, mentre ashrama è ‘ciò che non produce sforzo, che non è stancante’, ‘ciò che non causa tensione’, ‘ciò che non dovrebbe mai essere pesante’. Questo è quanto afferma Baba. L’Ashram quindi è un luogo dove non c’è tensione,non c’è sforzo, ma noi siamo più saggi ed abbiamo anche un potenziale più elevato perché riusciamo ad essere stressati e tesi perfino nell’ashram! (Risate)

Questo è un luogo dove ci si aspetta di essere rilassati, mentalmente equanimi ed equilibrati, in uno stato mentale totalmente libero. Invece riusciamo a produrre tensione anche dalla pace, riusciamo a tirar fuori disturbo dove c’è gioia, generiamo agitazione e turbolenza dal niente! Per qualcuno, l’assenza di preoccupazioni è un nuovo motivo per cui preoccuparsi! (Risate) Questa è la mente; non abbiamo bisogno di imparare trucchetti dai libri, essa né conosce già a sufficienza! Spesso dico ai miei amici che non c’è alcuna ragione di essere infelici a questo mondo. La maggior parte di noi è infelice a causa dell’avidità, siamo infelici a causa delle competizioni tra di noi, perché ci paragoniamo continuamente agli altri e perché pensiamo sempre al futuro.



Il PENSIERO DEL FUTURO CI RENDE INFELICI

L’altra notte, alle 23, ho ricevuto una telefonata da una signora anziana. Essere amici di tutti spesso vuol dire non aver tempo per dormire! (Risate) Ascoltare tutti, molto spesso, vuol dire non aver neanche tempo di pranzare..

Qualcuno mi ha chiesto: “Sig. Anil Kumar, avete un telefono cellulare?”

Io risposi: “Ho milioni di cellule nel corpo; che bisogno ho di un telefono-cellulare?” (Risate) Sono talmente annoiato dal telefono fisso che spesso ho voglia di farlo a pezzi; perché dovrei desiderare anche un cellulare?

La signora dunque mi chiese “Mio figlio se ne andrà all’estero molto presto. Che ne sarà di me?” ed io le risposi “ Cosa posso farci io se tuo figlio va all’estero? Cosa ho a che fare con la tua sicurezza durante il suo periodo di assenza?” Dopotutto è un problema di anzianità che ben presto dovrò affrontare anch’io. Se anche fosse abbastanza facile zittire questa signora, che ne sarà di me un domani? Comunque provai un moto di simpatia per lei e le dissi: “Guarda che tuo figlio non ti lascia in mezzo ad una strada e se ne va con il primo volo all’estero! Vedrai che ti sistemerà, non preoccuparti!”

La vecchia signora incalzò: “ E se la sua sistemazione non mi va bene?” (Risate)

“Come puoi sapere che la sistemazione non sarà adatta a te?”

Il ragazzo non aveva ancora pensato a nessuna sistemazione, non aveva neanche prenotato il biglietto aereo né ottenuto il visto. Tutto doveva ancora essere pianificato ma la signora si preoccupava già di cosa le sarebbe accaduto in futuro e se la proposta di sistemazione non fosse stata conveniente per lei!

A quel punto persi il controllo (Risate) “ Ma che garanzia hai che vivrai fino ad allora?” (Risate) “ Dio potrebbe risolvere tutti i tuoi problemi!”

Lei replicò: “ Oh no, questo non accadrà!”

“Allora di cosa ti preoccupi?”



C’E’ BELLEZZA ANCHE NELL’ INVECCHIARE

Poi ci sono quelli che continuano a pensare al passato: “ Dieci anni fa ho avuto un attacco di cuore. Vuoi sapere com’è successo?”

“Se mi racconti ancora del tuo attacco di cuore di dieci anni fa, lo fai venire anche a me!” (Risate)

Perché non possiamo raccontare ciò che è piacevole? Perché non possiamo incoraggiarci l’un l’altro e dirci che, dopo aver superato questa o quella malattia, ci stiamo godendo la vita piuttosto bene, considerati i nostri 60 o 70 anni? Non potrete avere la giovinezza per 100 anni. Se dovesse essere così, vi annoiereste terribilmente ad essere ancora giovani a 90 anni! C’è bellezza anche nell’invecchiare. Questa mattina stavo chiacchierando con un signore sopra i 70 che ha i capelli completamente tinti di nero (Risate), lo conosco bene.

“Buon giorno signore, come va?”

Lui ha risposto: “Molto bene.”

Noi facciamo dei sottoaceti con i frutti teneri del mango nel Sud dell’India; sono amari ed astringenti, sono molto famosi ma è meglio che non li proviate perché sono troppo piccanti, vi portano diritto sulla luna senza passaporto! Potete mangiarli solo se ci siete abituati, se siete nati con i sottaceti, come lo sono io! (Baba deve portali a Kodaikanal per me, perché sa che io non posso stare senza i miei ‘pickle’) (Risate)

Dunque, per fare questi sottaceti c’è bisogno di un frutto di mango non maturo. Un mango maturo sarebbe dolce, mentre quando è ancora verde è astringente ed amaro. Se il frutto non è né tenero né maturo allora è meglio gettarlo nella spazzatura. Quando un giovane, forte e sano, con un futuro davanti, fa una faccia troppo seria, e mantiene questo atteggiamento, è meglio portarlo dallo psichiatra perché non è naturale per un ragazzo giovane comportarsi così! In lui ci deve essere qualcosa che non va. Ugualmente, se un uomo di 60-70 anni indossa jeans e maglietta ha anche lui qualche disturbo psichiatrico! Impariamo ad essere aggraziati, c’è bellezza anche nell’invecchiare.

Al signore con i capelli tinti ho detto:” Sareste molto più bello con i capelli bianchi”(Risate).

“Bello con i capelli bianchi?”

“Certo” dissi “la faccia piena di rughe ed i capelli neri, sono due cose non stanno insieme! Non c’è uniformità!” (Risate) Color rosso e color nero possono forse stare bene insieme? No! La faccia rugosa che tradisce una seria artrite o una spondilite e i capelli neri…è una vergogna. Possiamo invecchiare con grazia, no? Un uomo anziano con il viso pieno di rughe e i capelli bianchi assomiglia ad un santo, non vi pare? Forse abbiamo visto qualche dipinto di santi. Naturalmente molti santi non sono mai stati fotografati perché anticamente le foto non esistevano. Magari avete visto le rappresentazioni della vita dei santi a teatro. Questi santi hanno barba e capelli setosi, graziosamente pettinati. Quando ci si comporta e si agisce conformemente alla nostra età, c’è bellezza nel nostro modo di essere.



LA VITA E’ PIENA DI PROBEMI : ACCETTALI E SII FELICE

Cari amici, non v’è alcuna ragione per l’infelicità ma come posso essere felice se ho un problema? Raccontare il tuo problema a qualcun altro non lo risolve perché quell’altro ne ha due di problemi! (Risate) Ci sarà solo uno scambio di problemi ed entrambi sarete problematici! Se qualcuno ci confida “Ho questo problema! diciamogli “La vita è tutta piena di problemi; se non c’è un problema in Gennaio ci sarà a Febbraio, se non c’è un problema in Marzo, Aprile è già pronto con il suo. La vita è piena di problemi e per questo la Gita dice ‘Non v’è piacere nella vita’.

Aasthiram jevanam loka

Non v’è piacere (sukam) in questo mondo.

La cosa diventa ancora più penosa perché noi troviamo felicità nell’essere infelici. Alcuni non condividono i loro momenti di felicità con altri perché vogliono il compatimento. Qualcuno che provi simpatia per loro : “Oh, quanto mi dispiace!”

Desiderare la compassione degli altri é un disordine psicologico. Dovremmo andare oltre i nostri problemi. Come si fa? Non condividendoli con gli altri ma meditando o cantando la gloria di Dio e passando attraversando l’esperienza (lila) che abbiamo avuto con Swami.



LA RABBIA E’ DOVUTA ALLA MANCANZA DI SODDISFAZIONE

La Gita dice chiaramente : “Dhyaathe vishayan” il costante pensiero sugli oggetti del mondo “sangaste shuupa jayate” creerà interesse in voi. Vedete com’è bello? Se non pensiamo, non abbiamo desideri! Supponiamo che io pensi ad un amico che possiede una penna d’oro: “Oh, perché non posso averne una anch’io?” Pensando questo, comincio a sviluppare interesse verso la penna. Poi c’è un terzo passo:

Sangat sanjayathe kamah

Kama krodha bijayathe

Cosa accade? Il mio pensiero sviluppa un interesse ed ora io la desidero. Io desidero questa penna solo per il fatto di averla vista. Se vedo questo orologio, cosa accade? Sviluppo un interesse per esso. Questo è Sangat sanjayathe kamah : desiderio che sorge in seguito al forte interesse che si sviluppa guardando una cosa e pensando ad essa. Poi la Bhagavad Gita dice: Kama krodha bijayathe

Una penna d’oro è interessante, un orologio è interessante. Ci ho pensato ed ora sono interessato a queste cose. Ho desiderio di avere un orologio ma non ho denaro per comprarlo, vedo questo bellissimo ventilatore con piedestallo e vorrei tanto averlo ma non ho denaro. Tutti i tuoi desideri non avranno fine, nemmeno dopo aver acquistato ciò che desideri. Comunque, il fatto di non aver denaro per acquistare gli oggetti desiderati ti fa arrabbiare: “Perché non posso averlo? Voglio quell’orologio! Vale la pena di vivere questa vita?” Così mi riempio di rabbia e dispiacere. Kama krodha bijayathe Ora il desiderio ti ha condotto alla rabbia. Perché provi rabbia? Perché il tuo desiderio non viene soddisfatto. Perché c’era quel desiderio? Perché eri interessato a quell’oggetto e ci avevi pensato tanto ma non hai potuto acquistarlo non avendo denaro.



LA RABBIA E’ CAUSA DELLA ROVINA TOTALE

Il prossimo verso della Bhagavan Gita, Il Maestro dei maestri, meravigliosamente spiega:

Krodhad bhavati sammohah

Sammohat smriti vibhramah

Sammohah significa perdita della discriminazione. Voi perdete la vostra capacità di giudizio, perdete il vostro potere decisionale, divenite senza-giudizio, non- discriminanti. Avivekaha, significa non-discriminazione.

Nel nostro esempio, io desiderio questo orologio ma, siccome non riesco ad ottenerlo, mi arrabbio. La rabbia mi fa perdere la discriminazione che è quella parte dell’intelletto che dovrebbe dirmi: “Ragazzo, non desiderarlo! Perché ti arrabbi? Puoi stare anche senza. Merita una cosa prima di desiderarla”.

“Voglio essere Presidente degli Stati Uniti” Oh oh! (Risate) Non sei nemmeno una guardia municipale! (Risate) Come puoi diventare Presidente d’America? Devi meritartelo prima di diventarlo. Quindi amici, si perde il senso della discriminazione e del giudizio. Tutto questo solo per rabbia e non basta: la gente arrabbiata grida nelle proprie case e qualche volta anche negli uffici. Una persona è arrabbiata per cui allontana la moglie che è già pronta sulla porta di casa. Naturalmente lei restituirà tutto con gli interessi (Risate) altrimenti gli avvocati non avrebbero più nulla da fare! Ecco quindi che la discriminazione se n’è andata. Aviveka dam: A causa della rabbia ci sarà la stupidità. Ora la Gita dice:

Smrti-bhramsad buddhi-naso

Busshi -nasat pranasyati

Dal momento che la discriminazione è perduta, perdete il vostro giudizio, perdete il vostro equilibrio. Che cosa accade? Buddhi nasat: Diventate pazzo, totalmente ignorante, totalmente sciocco. Buddhi-nasast pranasyati Dal momento che non vi è più discriminazione, cosa accade? Si diventa assurdi, senza senso, si rovina se stessi. Essendo un insegnante ho l’abitudine di ripetere alcuni punti importanti come farei se fossi in classe. Mi scuso se ripeto continuamente i concetti. Qualsiasi Sacra Scrittura, ad ogni modo, è un libro di testo che richiede ripetizioni di quando in quando. Per riassumere, questi due versi



Dhyaathe vishayan pumsah

Sangaste shuupa jayate

Sangat sanjayathe kamah

Kama krodha bijayathe



Krodhad bhavati sammohah

Sammohat smriti vibhramah

Smrti-bhramsad buddhi-naso

Busshi -nasat pranasyati



significano che la costante contemplazione degli oggetti del mondo ci renderà interessati ad essi, da qui si sviluppa il desiderio nei loro confronti, se non si può acquisirli sopravviene la rabbia, la rabbia fa perdere la discriminazione ed alla fine ci conduce alla rovina. Si incomincia con un semplice desiderio e si finisce in rovina. Questo è ciò che dice la Bhagavan Gita. Non credo che ci sia una più elevata o migliore spiegazione del motivo per cui dobbiamo esercitare il tetto ai desideri.



BHAGAVAN BABA SPIEGA: TROPPI DESIDERI

Riguardo allo stesso contesto, desidero darvi uno o due punti per vostro riferimento. Perché sviluppiamo desideri eccessivi? Perché abbiamo così tanti desideri? Baba ci spiega che è a causa della debolezza umana. Debolezze come l’avarizia, la lussuria, l’avidità e l’odio. Tutte queste debolezze sono presenti e latenti nell’uomo e irrompono nei desideri. Questa è la spiegazione che ci ha dato Bhgavan Baba.



DIFFERENZA TRA BISOGNO E DESIDERIO

Ora desidero fare una chiara distinzione e mettere una linea di confine tra bisogno e desiderio. Un bisogno è il necessario per vivere, è l’essenziale per la nostra vita: Io ho bisogno di un bicchiere d’acqua non lo desidero, ho bisogno di una bicicletta ma desidero un’auto, ho bisogno di cibo ma desidero un banchetto in un hotel a cinque stelle, ho bisogno di un po’ di buonumore nella mia vita ma desidero andare a Las Vegas. Quindi il desiderio è qualcosa che va oltre la necessità. Il desiderio è futuristico mentre il bisogno è immediato, è di questo momento.

Il secondo aspetto è il miglioramento del nostro standard di vita. Se non ho mobili di nessun genere, volere due sedie non è un desiderio. Il desiderio è qualcosa che va oltre le tue capacità, la tua abilità, qualcosa che ti porta alla frustrazione, alla depressione, alla soppressione, mentre cercare di migliorare il tuo standard di vita è dentro il limite del tuo stato, della tua posizione, dei tuoi introiti , del tuo duro lavoro, della tua carriera, della tua natura industriosa. In questo modo, facendo del lavoro extra, avrai più denaro e pian piano potrai migliorare le tue condizioni di vita. Questo non è un desiderio.



COME CANALIZZARE L’ECONOMIA SEGUENDO IL TETTO AI DESIDERI

Qualcuno può dire: “Sig. Anil Kumar, di cosa sta parlando? Non ha senso quello che dice. Non sa che il mondo sta passando attraverso la globalizzazione, il mercato internazionale? Cosa accadrà all’economia se la gente mette in atto il tetto ai desideri? Cosa accadrà al Fondo Monetario Internazionale? Cosa accadrà ai grandi centri di vendita, ai supermercati? E che fine faranno gli impiegati? La produzione? Cosa accadrà al Paese? Questo è il problema!” (Risate)

Permettetemi di rispondere in questo modo: “Con la crescita economica, con il potenziale economico, con l’incremento della produzione e del mercato, la gente è felice? No. Se la gente fosse felice di questo, ci sarebbe un così alto numero di suicidi? Assuefazione alla droga? Disordini psichici che aumentano di giorno in giorno? In ogni via c’è uno psichiatra. Perché? Significa solamente che la felicità non è correlata al fattore di crescita economica. Quindi cosa si può suggerire? Gli studenti di economia potrebbero non essere d’accordo sul tetto ai desideri, potrebbero dire: “Per favore metti un tetto ai tuoi discorsi!(Risate)

La soluzione che posso dar loro è la canalizzazione della domanda: ad una domanda canalizzata seguirà una produzione canalizzata, una produzione canalizzata condurrà ad un potenziale di impiago canalizzato e questo creerà abbastanza guadagno per stabilire la prosperità nella società.

Con questo arriviamo alla fine della terza parte dedicata all’importante argomento del ‘Tetto ai Desideri’. Volevo condividere con voi tutto il materiale che ho potuto raccogliere in merito perché l’avere un tetto ai desideri non è cosa pienamente compresa. Qualcuno pensa che risparmiare un po’ di denaro e depositarlo in banca voglia dire mettere un tetto ai desideri. Questo è ciò che pensa ogni membro dell’Organizzazione Sathya Sai ma questo processo è meccanico, se non è fatto con consapevolezza non ha alcun significato. “Qual’è il sentimento che dovremmo avere? Perché dovremmo avere un sentimento in proposito? Cosa dicono le Scritture? Cosa vuole Baba che io sappia su questa faccenda?” Queste sono le domande alle quali ho cercato di rispondere.



Anil Kumar conclude il discorso con il bhajan “Chandra Kirana Kuala Mandana Ram”.