Satsang

Tetto ai desideri (prima parte)

28 agosto 2005

Parte prima

Cos’è il desiderio?

Sono molto felice di essere ancora con voi questa mattina. Poco fa stavo pensando al soggetto di questo discorso ed improvvisamente mi sono ricordato di una attività che è molto, molto importante per tutti i membri dell’Organizzazione Sai. Quale attività? Viene chiamata ‘tetto ai desideri’, una pratica adottata e seguita dai membri dell’Organizzazione Sathya Sai di tutto il mondo. Cosa significa? Essi riducono le loro spese, risparmiano denaro che poi depositano in banca e che, in seguito, inviano al Sathya Sai Central Trust. Per esempio: se alcuni hanno l’abitudine di bere caffè, smettono di berlo e risparmiano il denaro; se qualcuno ha pianificato un viaggio durante il fine settimana, rinuncia a questo piacere depositando in banca il denaro che sarebbe servito per questo. Quindi il ‘tetto ai desideri’ è un programma utile per risparmiare denaro che sarebbe altrimenti usato in piaceri, comodità, gite, oggetti dispendiosi, ecc. Il denaro risparmiato viene depositato in banca ed infine mandato alla Fondazione Sathya Sai. Questa è la pratica e lo è stata sempre fin da quando ero Presidente dell’Organizzazione Sathya Sai dello Stato dell’Andra Pradesh.

Cari amici, vorrei paragonare quanto ho detto con ciò che disse Swami, a proposito dello stesso argomento, per darvi un’idea del significato. Molta gente, come me, può pensare: ‘Io non ho molti desideri, quindi come posso avere un ‘tetto ai desideri’? Quindi continuo come sempre e applicherò il ‘tetto’ se per caso sorgeranno questi desideri!’ (Risate) Ho anche alcune domande qui; se potrò risponderò a tutte molto volentieri altrimenti continuerò la prossima volta.

Cos’è un desiderio? Quando si desidera? Perché devo porre un freno al desiderio? Cosa significa desiderare spiritualmente, fisicamente, psicologicamente?

Bene amici, dal momento che qui siamo tutti parte di un gruppo spirituale, voglio farvi sapere che la gente di lingua Inglese desidera scavare in fondo al soggetto e per questo sono loro molto grato (così come al Bhagavan); essi desiderano che io parli prima dell’aspetto spirituale e poi di quello scritturale del ‘tetto ai desideri’.



L’uomo meno il desiderio è uguale a Dio

Se Dio desidera, diventa un uomo; quando l’uomo rinuncia al desiderio diventa Dio. Dio più il desiderio è uguale all’uomo e l’uomo meno il desiderio è uguale a Dio. E questo è tutto. Quindi la differenza tra Dio e l’uomo è solamente il desiderio. Dal momento che vi si rinuncia, sperimentare la Divinità diventa facile.

Perché si desidera? Se senza alcun desiderio posso paragonarmi a Dio, perché continuo a desiderare? Questa è la prossima domanda.

I desideri sorgono in conseguenza all’attaccamento al mondo. Se sono attaccato al mondo, il desiderio si origina, divampa e si moltiplica. Quindi il desiderio è causato dal nostro interagire con il mondo; più interagisco con il mondo, più desideri avrò. Coloro che non interagiscono con il mondo, i saggi, i santi, i profeti, gli aspiranti, sono distaccati da tutto ciò che è mondano, dai piaceri sensoriali e dalle comodità, per cui non hanno alcun desiderio. La causa dei desideri è quindi il legame col mondo. Per ‘mondo’ io intendo il mondo dei cinque elementi e la comunità che ci circonda, l’intero ambiente nel quale viviamo. L’attaccamento a questo mondo è la causa dei desideri mentre la vera spiritualità è altra cosa.



La non-ricerca è spiritualità

Qualcuno dice ‘ Io voglio vedere Dio’, oppure ‘Io desidero fondermi in Dio’. Alcuni pregano ‘Desidero vedere Dio, parlarGli e sperimentarLo’ ma tutto questo è estremamente assurdo. Se noi andiamo sempre più nel profondo della spiritualità , scopriremo che il desiderio di essere con Dio e di parlare con Lui non ha alcun senso. Non fraintendetemi, non sono un ateo e questa non è un’assemblea di atei. Un grande filosofo del nostro tempo ha detto chiaramente: ‘La non-ricerca è spiritualità. Il non-desiderio è spiritualità.’ Questa affermazione sembra piuttosto buffa perché la gente dice: ‘Sono in cerca di Dio e ho girato tutto il mondo per trovarlo!’ No, non puoi cercare Dio e non puoi desiderarLo. Quindi il non-desiderio e la non- ricerca sono vera spiritualità.



La Divinità è onnipervadente

A questo proposito Baba recitava un poema che non posso citarvi perché è in Telegu. Sono tentato di mostravi la mia erudizione anche se fino ad ora non ho ceduto a questa vanità! (Risate) In questo poema, Swami, diceva :” Il più piccolo tra i piccoli ed il più grande dei grandi è l’eterno Testimone” ossia la Divinità. Il più piccolo tra i piccoli vuol dire più piccolo di un atomo, di una molecola di una frazione di elettrone, è Divino. Più grande tra i grandi, più grande del Monte Everest, degli oceani, più vasto del pianeta Terra, anche questo è Divino. In questo poema Baba parla della Divinità che abbraccia ogni cosa, che è onnipervadente, eterna, immortale, così vasta ed infinita. Quindi, se Dio si trova ovunque, nell’infnitesimo e nell’immenso, che senso ha che io dica: “Sto cercando Dio?” sono un po’ matto o no? (Risate)



Se Dio è ovunque, come può esservi il desiderio di Lui?

Dio è dappertutto. Se il mio amico Lakhi è seduto di fronte a me, perché dovrei dire: “Sto cercando Lakhi, dov’è?” “ Ma è lì, di fronte a te!” Così è; se Dio è ovunque e io mi ostino a dire “Sto cercando Dio”, ho qualcosa che non funziona. Voi troverete Dio solo se smetterete di cercare. Nella ricerca appaiono subito due fattori: lo spazio ed il tempo ed entrambi appartengono alla realtà del mondo. Come disse il filosofo: “Nella non- ricerca si trova la vera spiritualità.” Quando Baba si trova nel Mandir (tempio), o quando il mio Dio è nel Poornachandra Auditorium, devo camminare circa 400 metri per arrivare là; questo è ‘spazio’. A che ora Lo vedrò? Questo è ‘tempo’. Quindi tempo e spazio, fanno parte della ricerca. Ma Dio è oltre il tempo e lo spazio, Dio è dovunque. Quindi che senso ha parlare di ‘ricerca’? Io posso cercare una persona o un oggetto, posso cercare un’esperienza ma non posso ‘cercare Dio’ perché Egli è sempre presente! Quindi è assolutamente corretto ciò che Baba afferma : “La non-ricerca è spiritualità. La non-ricerca è religione.”

Supponete che io dica “Desidero un bicchiere d’acqua” mentre ce l’ho qui davanti. Voi mi direte: “ Hei amico, guarda che è davanti a te! Perché lo chiedi?” Quindi il desiderio è per qualcosa che non abbiamo o per ciò che non siamo. Si desidera ciò che non è disponibile ma se ce l’avete tutto il tempo, se “è con voi, sopra di voi, sotto di voi, accanto a voi ed intorno a voi”, citando Baba, che senso ha desiderare Dio? E’ già qui.

Io voglio un orologio perché non ne possiedo uno, io desidero una macchina fotografica perché non ce l’ho. Si desidera ciò che non si ha non ciò che si possiede. Immaginate che vi dica: “ Vorrei tanto avere una testa!” (Risate) A questo punto qualcuno penserà “Ho fatto un grande errore a venire qui. Quello è matto e farà diventare matto anche me!” ( Risate) Quindi voi non desiderate avere una testa perché, naturalmente, ce l’avete già! Lo stesso avviene per Dio: se è dovunque, sopra di noi e sotto di noi, nel macrocosmo e nel microcosmo, come posso desiderarLo? “Desidero ossigeno per respirare.!” Fino ad ora che cosa hai respirato? Biossido di carbonio? Biossido di zolfo? Quindi amici, cerchiamo di essere profondamente convinti del fatto che cercare Dio non può essere un desiderio. Dire “Desidero Dio”, “Desidero essere con Lui”, “Desidero essere in Lui”, sono affermazioni senza alcun senso dal momento che siamo consapevoli della Sua eterna onnipervadenza. Questo è il primo punto sul quale volevo attirare la vostra attenzione.



Baba è ovunque

Qualcuno disse una volta a Swami:” Swami, desidero un appartamento a Prashanti Nilayam, preferibilmente vicino al cancello ovest, dove sono state costruite nuove abitazioni molto spaziose.” (Risate)

Swami rispose: “Tu hai già un appartamento. Perché ne vuoi un altro?”

“ No, Swami! Non ho un appartamento qui.”

“ Certo che ce l’hai.”

“ Dove Swami? Dov’è che possiedo un appartamento senza neanche saperlo?” (Risate)

Baba gli chiese : “ Perché vuoi un appartamento?”

“Per essere con Te Swami, ogni volta che vengo qui.”

Baba insistette: “ Tu ce l’hai già un appartamento.”

“ Ma dove Swami?”

Swami: “E’ nel tuo cuore, dove Io risiedo. Io sono sempre là.”

Questo è un pensiero spirituale che può sembrare molto semplice ma richiede una profonda introspezione, una larga comprensione ed infine un’esperienza Divina. Fino ad allora noi dovremo attraversare tutte le fasi necessarie. Avevamo un custode, nell’ostello Sathya Sai di Brindavan a Whitefield (Bangalore), che ormai non vive più. Si chiamava Bala Krishna. Quando Swami si trovava a Brindavan, noi ricevevamo molte telefonate di gente che voleva venire a Bangalore. Volevano sapere se Swami c’era ancora oppure no in modo da andare direttamente a Prashanti nel caso fosse già partito.

Essi chiedevano: “ Dov’è Baba?”

Bala Krishna, un uomo davvero matto e buffo, anche se non era poi tanto vecchio, rispondeva a queste domande:

“Baba? Baba è dappertutto!” (Risate)

“Dove si trova Swami?”

“Swami è ovunque!”

“Mi scusi, voglio sapere se Swami è ancora a Bangalore?”

“ A Bangalore? Perché a Bangalore? Baba è in ogni luogo!” (Risate)

Queste risposte naturalmente indisponevano ed irritavano molto le persone, perché non davano soddisfazione alle loro richieste, ma era la verità.



Ponetevi questa domanda: “Chi sono io?”

Molto tempo fa , ho passato un periodo con gli anziani nella Sai Kulwant Hall. Ero insieme a questi signori perché la mia promozione comprendeva l’assegnazione a questo gruppo! (Risate) Volevo stabilire un aggancio con loro, in modo che dopo non potessero dirmi: “ Guarda che non c’è posto per te qui...”(Risate) Quindi mi spostai dal gruppo dei ragazzi a quello degli anziani: i bambini per tenere alto il mio spirito, gli anziani per essere uno di loro più tardi. Tra loro c’era un signore davvero interessante che ora non è più con noi; si chiamava Chopra. Swami diede un’interview ad una persona molto anziana assistita da un uomo del Kerala. Swami gli disse : “Possono anche assisterti tutti gli uomini del Kerala ma, se Swami non si occupa di te, essi ti si rivoltano contro.”

L’assistenza o la resistenza, tutto dipende dal Suo Occhio Divino che è su di te nel momento giusto.

Quindi Swami chiamò Chopra, per assistere un anziano in interview, ed egli mi chiese :” Anil Kumar, chi è lui?” Che risposta potevo dargli? Io non lo conoscevo ma non volevo neanche rispondere “Non lo so!” Noi dovremmo incoraggiare le persone anziane a ridere un poco perché in passato hanno lavorato tanto. Sono stati lavoro-dipendenti, alcolisti del lavoro! Si sono stressati e stancati molto mentalmente. In effetti ci si impoverisce mentalmente e si arriva alla bancarotta spirituale! (Risate) Perlomeno adesso facciamo in modo che sia tempo di relax e di godere un po’ la vita. Prima non si aveva tempo per il divertimento, c’era solamente pressione, si viveva sotto pressione, da pressione a pressione finché anche la pressione del sangue scoppia! (Risate)

Ecco perché volevo farli ridere tutti; così dissi: “ Sig. Chopra, ma che domanda mi fai?” Ed egli ripetè: “Vorrei sapere chi è lui!” Allora gli risposi: “Sei venuto qui per sapere chi sei tu, non per sapere chi è lui? (Risate) Invece di chiedere ‘ Chi è lui?’ dovresti chiedere a te stesso ‘Chi sono io?’.

Tutto il gruppo di anziani si mise a ridere.

Sebbene fosse solo uno scherzo, questo è un dato di fatto. Baba, un giorno, disse: “Se saprai chi sei tu , conoscerai l’intero universo, conoscerai il cosmo intero, ma, se non conoscerai te stesso, non ha scopo cercare di conoscere gli altri perché non ne conoscerai mai lo spirito: potrai al massimo sapere il loro nome e vedere la loro forma.”

Per concludere amici, desiderare o cercare Dio dal punto di vista religioso o spirituale non ha senso.



Non agire, solamente allora sperimenterai Dio

Il terzo punto che voglio portare alla vostra attenzione è questo: qualcuno chiese a Ramana Maharshi :” Swami, cosa doveri fare per sperimentare Dio?” Una buona domanda “ Cosa devo fare ?”, e’ una domanda genuina del ricercatore spirituale.

“Ramana Maharshi rispose solo :” Non fare. Allora sperimenterai Dio.”

Questo tipo si sgonfiò subito. (Risate)

“Ho girato tutto questo paese in cerca del grande saggio Ramana Maharshi, il più grande dopo Adi Shankara (Insegnante del non-dualismo dell’8° secolo), e quando gli ho chiesto “ Cosa devo fare per sperimentare Dio?” mi ha risposto: “ Non fare!” Detto questo se ne andò determinato a non tornare più ma qualcuno gli chiese “Perché sei tanto arrabbiato?” “ Perché Ramana Maharshi mi ha detto di non fare nulla. Cosa significa? Io, invece, voglio fare qualcosa per sperimentare Dio!” Quella persona, che aveva studiato la letteratura di Maharshi, gli diede questa risposta: “ Tutto ciò che fai è psicologico”.

“Voglio fare qualcosa”. Questo pensiero di fare si tradurrà successivamente in una azione. L’azione del fare è un processo che viene spinto dalla mente. Il pensiero è un prodotto della mente. La mente non è nient’altro che un fascio di pensieri e di contro-pensieri. “Voglio fare japa ( ripetizione del Nome di Dio)’ è un pensiero, ‘Voglio pregare’ è un pensiero. Quindi voler fare questo o quello, è un processo del pensiero ma Dio è al di sopra della mente.

Qualcuno dice: “ Ho visto una luce blu quando Baba è passato.” Se voi domandate a Swami di questo vi risponderà “ Isterismo!” (Risate)

Qualcuno si sente sfiorato da una fresca brezza quando Swami passa; Swami dice “Immaginazione” (Risate) perché si tratta di un fatto mentale.

Verso la fine dell’anno accademico Swami ha dato un discorso: “Tutti i sogni di cui parlate vengono dalla vostra immaginazione” Queste parole hanno agitato molte persone perché la gente si trova a suo agio con le sue fantasie e i suoi sogni per cui, quando Swami ci dice che non dobbiamo credere ai nostri sogni, la nostra fede viene scossa. Tante persone hanno fatto domande riguardanti questo argomento, risponderò a queste in dettaglio più avanti.



La Divinità è oltre i pensieri e le parole

Quindi, tutto ciò che io dico parte da un pensiero. Baba afferma chiaramente che non si può parlare della Divinità, che non può essere narrata né descritta. Egli dice che Ciò che va oltre il pensiero, Ciò che va oltre le parole, ciò che è oltre ogni descrizione è Divino. Se io, parlando di qualcosa, dico ‘quello’, formulo un processo di pensiero. Questa è la ragione per cui le Upanishad dichiarano: “Ciò che è oltre il pensiero e la parola è Divino.” Tutto quello che viene sperimentato dalla mente può essere espresso; se non viene sperimentato dalla mente, non può essere espresso. Pertanto, se io parlo di questo e quello, sono solo a livello mentale, non si tratta di una completa esperienza religiosa o spirituale, è solo una cosa verbale, accademica, che proviene dalla memoria, una ricapitolazione della mente, computerizzata, una sensazione che appare sul video; tutto qui.

Quindi amici,la gente dice ‘ Faccio questo, faccio quello’ come fanno alcuni che vengono da me e si pavoneggiano: “Anil Kumar, sapete, ho scritto ‘Sai Ram’ diecimila volte! “Io rispondo: Bravo! Ora cosa vi aspettate che faccia? Devo festeggiare? (Risate) Mi invitate a festeggiare con voi? Però adesso non ho tempo di venire a prendere il the.”

Ricordate cosa disse Ramana Maharshi :” Non fate. Non ne avete bisogno.”



Religione è distensione

La definizione di religione dovrebbe essere ‘distensione’. Non-fare è religione, non-cercare è religione, rilassarsi è religione. Noi non sappiamo come fare per rilassarci. Cos’è la distensione? Cos’è il relax? Noi siamo spesso insoddisfatti , tribolati, pieni di tensioni e di pressioni, e tutto questo si riflette anche nello stato di sogno. Così la gente va a dormire e sogna di essere ancora in tensione per cui non abbiamo pace né allo stato di veglia né a quello di sogno. Quindi, amici, la distensione è religione. Devo fare in modo che nessun pensiero mi disturbi, che nessun libro mi ostacoli; non devo permettere a nessuna Scrittura di farmi inciampare. Solo il mio cuore deve essere un libro; solo la mia esperienza, e non frasi scritte, deve essere il mio testo sacro. Per questo tutti i santi affermano: “Nessun libro vi porterà alla salvezza.” Baba va oltre e dice “ Più libri leggi, più confuso diventi!” (Risate) come il numero di medicine e di bottigliette ammassate su un tavolo che indicano il grado di malattia di una persona…una pillola per l’indigestione, l’altra per l’appetito, una pillola per dormire, l’altra per stare svegli.. (Risate) Così, un tavolo pieno di medicine racconta le malattie di un individuo: pressione alta, problemi di cuore, problemi di reni.. finchè tutti i problemi infine si risolveranno definitivamente! (Risate) Più medicine ci sono su un tavolo, più grave è la malattia della persona. Allo stesso modo, più libri uno legge, più grande è il suo grado di confusione.

Per questo, quando qualche oratore ci fa un discorso molto erudito, ci fa dormire tutti quanti! Incomincia da un punto, poi prosegue in un’altra direzione e termina in un’altra ancora! (Risate) Non c’è nessun nesso! Questi oratori incominciano parlando di una cosa e poi vanno da tutt’altra parte, finendo con il parlare di cosa completamente diversa. Questo accade a causa delle troppe letture. Potete leggere nella biografia di molti scienziati famosi di come essi ritornavano semplicemente uomini se calati nelle questioni all’ordine del giorno.



Distensione significa assenza di pensiero

Troppi pensieri sono una seccatura, un fardello, uno stress. Perciò la religione è distensione. Rilassiamoci dunque! Ma come? Prendendo un bicchiere di scotch? (Risate) Mi rilasserò con questo? No, anzi le cose peggioreranno. Dovrei forse prendere della droga? Della marijuana? Le cose saranno ancora peggio. Le droghe, l’alcool, e tutti questi mezzi intossicanti non potranno far altro che peggiorare la situazione. Questo non è rilassarsi, perché l’uso di questi sistemi vi renderà ancor più stressati. Rilassarsi significa raggiungere uno stato di assenza di pensieri, uno stato in cui i pensieri sono ritirati e calmati, uno stato in cui la mente viene completamente annichilita. Questo è relax.

Ora il nostro problema è : come arrivare al relax? Vedete, noi sappiamo bene come preoccuparci e riempirci di tensioni, sappiamo anche come preoccupare gli altri! (Risate) Noi viviamo sotto pressione e mettiamo sotto pressione anche gli altri. Ecco perché vediamo gente con le facce lunghe, che ha dimenticato da lunghissimo tempo come si fa a ridere! Molti non si prendono mai il piacere di ridere perché sono felici quando sono sotto tensione.. assurdamente, trovano la felicità nell’infelicità. Questo non è religione.

Baba afferma chiaramente “La beatitudine è Dio. Dio è beatitudine”, non ha mai detto “La sofferenza è Dio, Dio è sofferenza e dolore!”(Risate) Noi citiamo questa affermazione. Ma siamo felici? Non siamo felici perché non siamo mai rilassati e questo accade per la semplice ragione che la nostra mente non sperimenta mai l’assenza totale di pensieri.



I pensieri sono onde, la consapevolezza è l’oceano.

La consapevolezza può essere paragonata ad un grande oceano sulla cui superficie si muovono le onde; le onde sono i pensieri. Pertanto è la consapevolezza, la vastità oceanica e la profondità insondabile, su cui voi trovate le onde superficiali dei pensieri.

Baba dice "Un uomo stava da molte ore di fronte al mare e qualcuno gli chiese perché stesse sempre lì. Egli rispose: Oh, io vorrei tanto nuotare ma sto aspettando che finiscano le onde!" (Risate) Le onde non finiranno mai, amico, quindi è meglio che smetti di aspettare altrimenti non potrai mai tuffarti!

Lo stato di assenza di pensieri può essere ottenuto solamente attraverso un pensiero. Quando ci rimane conficcata una spina addosso, ne usiamo un’altra per toglierla; un diamante taglia un altro diamante. Allo stesso modo lo stato di assenza di pensiero viene raggiunto tramite un altro pensiero. Come? Domandando a noi stessi da dove sorgano i pensieri, quale sia la loro origine. Noi tutti sappiamo che i pensieri sorgono in sequenze, talvolta irregolari, perché la mente è simile ad un mercato. E’ come l’aeroporto di Hong Kong o di Chicago, dove parte un volo ogni tre secondi!



Scopri l’origine dei pensieri

Ci sono un numero incontrollato di pensieri ed io devo andare alla radice di questi per scoprire da dove nascono. Dal momento che diveniamo consapevoli della loro origine, il processo del pensiero si rallenta. I pensieri non terminano ma la velocità diminuisce, diminuisce sempre di più. Quindi, per prima cosa fermiamo e controlliamo la velocità del pensiero. Quando si controlla la velocità, il pensiero automaticamente si arresta, i pensieri arrivano a fermarsi totalmente e si ha uno stato di assenza di pensiero secondo le meravigliose cinque tecniche che ha dato Ramana Maharshi.

Gli insegnamenti di Bhagavan Baba e di Ramana Maharshi sono perfettamente allineati. Dopo aver letto la letteratura Sathya Sai , si può comprendere meglio Ramana Maharshi. Se si legge e si mette in pratica subito, si arriva all’assenza di pensiero, all’assenza della mente, del cervello, in modo facile. Questa, non è che l’altra faccia della medaglia.

Maharshi disse: “L’oceano è la vostra consapevolezza, le onde dell’oceano sono i vostri pensieri.” Non potete attendere l’arresto totale delle onde per tuffarvi nell’oceano. Andate nel profondo, sempre più in fondo e raggiungerete quello stato di quiete dove non vi sono più onde”.

Allo stesso modo, attraverso il pensiero dovete riuscire a raggiungere l’origine del pensiero, finchè i pensieri stessi rallentano e si calmano. Questo è ciò che viene chiamato ‘cessazione della mente’ o manovaakaya. Cosa accade? Ramana Maharshi dice che la mente si dissolve nel cuore spirituale, hridaya. La mente è separata dal cuore ma, dal momento che cerco le origini del pensiero, i pensieri si calmano in modo naturale. Essi se ne vanno e la mente scompare nel cuore spirituale. Ramana Maharsi dice che il cuore fisico si trova nella parte sinistra del corpo, mentre il cuore spirituale è nella parte destra.



Il desiderio è un pensiero

Quindi amici miei, il desiderio è un pensiero. “Io desidero Dio, io desidero essere con Lui, desidero un’interview, desidero almeno avere la prima fila al darshan e magari la prima fila al refettorio!” Questi sono tutti pensieri ma Dio è oltre ogni pensiero.

Questo è lo stato di relax. La distensione è uno stato di non-mente ma, prima di questo, tu hai bisogno di conoscere la mente. La mente è un fascio di pensieri. Lentamente rallenti i pensieri e divieni totalmente rilassato; così raggiungi lo stato di non-mente. Questa è Divinità. Questo è il samadhi (perfetta equanimità). Se voi avete un’esperienza mentre siete in samadhi “Oh, vedo un bellissimo quadro, la Dea Gayatri che corre..”, non ci siamo, state ancora pensando!! (Risate).

I pensieri fanno sembrare tutti noi delle scimmie. Ecco perché Baba dice sempre che la mente è una scimmia pazza. La gente ride ed applaude a questa affermazione. La mia mente poi è molto più scimmiesca della vostra. Perciò, questo non-desiderio, questa non-ricerca, questo totale stato di relax è Divinità, Deità. Parleremo di questi aspetti spirituali verso la fine del discorso. Ho voluto iniziare a parlare puntando sull’obbiettivo spirituale del ‘Tetto ai Desideri’ enfatizzando il concetto che, nel campo spirituale, la parola “desiderio” non ha significato. La parola “desiderio” dovrebbe essere cancellata, non è applicabile e non è rilevante dal momento che non posso desiderare Dio che si trova già qui ed ovunque.

Ora voglio parlarvi di alcuni altri punti restando a livello materiale, sul piano fisico:.. atterro per prendere il volo più tardi ! Adesso che stiamo atterrando cerchiamo di essere più terra terra… (Risate)



Primo desiderio: potere e posizione.

Queste sono alcune affermazioni fatte da Baba. Come individuo, quali sono i miei desideri? Quali sono i desideri che noi abbiamo in comune? Uno: potere e posizione. Se io vi assegno la direzione di questa veranda, voi cominciate a sentirvi un alto ufficiale; se affido a voi questo cancello diventate “Ambasciatore dell’India” (Risate). La mente è molto sciocca; qualunque lavoro o responsabilità semplice e secondaria ci fa diventare un pallone. Perché? “Qui comando io”. Io conoscevo una signora che aveva l’incarico di arrotolare i tappeti; ella era discretamente anziana e prendeva la cosa con molta serietà. Io mi diverto un mucchio a guardare questa gente pazza che diventa serisssima senza una ragione. Io le chiesi: “Ti vedo molto impegnata; che lavoro fai qui?”

“Arrotolo i tappeti, lo sai già”.

“Oh, vedo. Se arrotolare dei tappeti ti diverte così tanto sono proprio sciocco a porti una domanda simile!” (Risate)

Quindi noi abbiamo un potere ed una posizione. Una persona ha la responsabilità di tagliare le verdure. Caspita! Quella pensa di essere un ufficiale della difesa o un comandante militare. Che cosa fa? Taglia le verdure! Quando c’è una posizione ed un potere voi potete cacciar via qualcuno. Caspita! Allora che cosa fate? Buttate fuori la gente! (Risate) La prima cosa che la gente desidera è il potere e la posizione. Questo è conseguenza dell’ego il quale è soddisfatto quando siamo potenti ed abbiamo una posizione, questa è la ragione per cui le persone si attaccano alla posizione fino all’ultimo respiro. Noi conosciamo delle persone che non possono lavorare perché si sentono superiori; eppure sono ad organizzare degli incontri. Figurarsi, non può lavorare! E’ come un ubriacone che presta servizio come ministro del proibizionismo, come un illetterato che fa il ministro dell’educazione o un tipo timido che fa il generale di corpo d’armata! (Risate) Quindi, amici miei, manteniamoci liberi da questa tendenza egoistica, questa attitudine egoistica di rincorrere posizione e potere. Questo è il primo desiderio da abbandonare ma la gente trova molto difficile farlo. Alcuni anni fa ho incontrato un uomo molto anziano, che conosco benissimo, che camminava lentamente pensando a qualcosa e sembrava molto preoccupato. Io gli chiesi:

“Signore, cos’è che non va? Come sta? Va tutto bene?”

“No, signore. Io lavoravo nel magazzino quando mi sono procurato una frattura ed ho dovuto star fermo. Ora sono ristabilito e sono andato a presentarmi al lavoro ma mi hanno detto ‘I suoi servigi non sono più richiesti’. Sono molto dispiaciuto per questo.”

Allora io gli domandai: “Lei pensa che immagazzinare la porti in paradiso? Perché è così attaccato al magazzino? Nella prossima vita dovrà incarnarsi come un articolo in vendita, come un dentifricio o una scatola di fiammiferi” (Risate)

“La mia vita non vale la pena di essere vissuta?” mi chiese.

Io gli risposi:”Signore, lei ha servito abbastanza nel magazzino, ora si riposi.”

Godetevi i giorni “magazzino” se li trovate paradisiaci ma poi uscite dal magazzino, ve ne prego. La testa stessa è un magazzino, l’addome è un magazzino ed anche i reni. Vuotate i vostri magazzini in modo da stare in salute. Il problema è che quell'uomo pensava "Io non sono nessuno dal momento che non servo più nel magazzino; quando ero là, ero qualcuno, avevo una posizione, ero responsabile del dentifricio, delle scatole di fiammiferi ed altro" (Risate) Ora tutto quello non c'è più e lui trova vuota la vita. Che sfortunato! Come deve essere triste! Eppure essere al comando non ci porterà da nessuna parte, amici miei.

Questa follia, questo egoistico desiderio di potere e posizione è la prima cosa sporca; è un blocco, un'isola che ci separa da Dio. Colui che abbandona quest'ego e quest’attaccamento per il potere e la posizione è il primo a varcare i cancelli del cielo. È stato Gesù Cristo che ha detto "Io sono venuto a servire e non ad essere servito". È Bhagavan Baba che ha detto "Io sono venuto a servirvi, non voglio i vostri servigi. Servite i vostri simili e la società: questo è servire Me, questo è il servizio fatto a Me. Voi non dovete servirMi." Quindi il primo desiderio è per il potere e la posizione.



Desiderio per le proprietà.

Il secondo desiderio di è quello per le proprietà. Che cosa dice Baba? "Voi dovreste avere proper-ties (giusti legami) con Dio, non properties (proprietà)".Che cosa accade se io ho sempre più proprietà? Sorgono subito necessità di sicurezza personale. I figli aspettano di ereditare la proprietà, aspettano di dire addio a questo signore (Risate). Le proprietà sono dei ceppi. Io acquisisco delle proprietà pensando di essere più al sicuro ma proprio le proprietà mi daranno gli incubi. L’uomo più ricco non è mai tranquillo: non può mai bere senza pensare di poter essere avvelenato, magari col cianuro. L’uomo accanto a lui aspetta di prendere la sua proprietà. Quindi io mi procuro delle proprietà pensando di essere più confortevole ma, quando le ho ottenute, non vivo tranquillo. Io penso di essere al sicuro con le proprietà ma, dal momento in cui le ottengo, mi sento minacciato.



Terzo desiderio: la popolarità.

Tre: c’è il desiderio di popolarità, di essere famosi, la mania per il nome e la fama. A proposito della smania di popolarità, penso che a quelli che sono a Prashanti Nilayam non ci sia bisogno di dirlo. Voi siete molto popolari al mattino e del tutto impopolari alla sera; voi siete molto popolari quando venite ricevuti a colloquio e del tutto impopolari quando Swami non vi guarda nemmeno. Come sono effimeri nome e fama! Come è temporanea e momentanea la popolarità! Tutto questo è ben conosciuto a Prashanti Nilayam; in nessun luogo è più facile impararlo! (Risate) Vi racconterò la mia personale esperienza: Swami visitò Bangalore quando io servivo là come preside del college. La sua macchina entrò nel campus di Brindavan mentre ero con dei devoti anziani. Quel giorno Swami non mi rivolse la parola, il giorno dopo Egli non mi guardò neppure, il terzo giorno era come se io fossi una non entità, non esistente, più o meno come un insetto o una zanzara: semplicemente ignorato! (Risate) Il quarto giorno era domenica ed avevamo un’assemblea. Generalmente ogni domenica Swami partecipava e chiedeva a qualcuno di parlare. Quel giorno chiamò me e disse”Vieni e parla”. Io parlai e Swami disse “Molto buono”. Tre o quattro devoti anziani, devoti da lungo tempo, che negli ultimi tre giorni non mi avevano mai guardato in faccia ignorandomi come Swami, vennero da me immediatamente dopo dicendo “Anil Kumar, il tuo discorso è stato molto buono”. “Alleluia, che cosa non andava ieri?” (Risate) Un altro anziano disse “Anil Kumar, come sei gentile.” “Ero gentile anche ieri.” (Risate) Un altro disse “Anil Kumar, i tuoi abiti sono molto sobri.” “Io vesto sempre in modo garbato.” (Risate) Allora capii: queste persone cominciarono o a riconoscermi solo quando fui riconosciuto e notato da Baba. Questo riconoscimento, o questa cosiddetta popolarità, il cosiddetto nome e fama, quando siete famosi, è momentaneo. Questo è il luogo migliore per sapere che la popolarità non è permanente; se non lo imparate qui, non lo imparerete neanche in 100 vite! Quindi, amici miei, questa mania e desiderio di essere famosi e popolari è un indice, un segno di ego. È l’ego che vuol essere riconosciuto. Se qualcuno mi ferma al cancello della residenza di Swami, io mi sento insultato. I Seva Dal cambiano ogni mese e vengono da differenti stati indiani; che garanzia c’è che voi siate conosciuti da tutti? Non è necessario, voi non siete il Padre della Nazione (Risate) né siete Baba da essere conosciuti da tutti (Risate). Se qualcuno mi ferma al cancello e dice “Da dove viene lei?” io mi offendo.

“Non mi ha mai visto prima? Non mi ha incontrato qualche volta?” (Risate)

“Noi non siamo venuti qui per ricordare di averla vista!”

Molti anni fa, un ufficiale capo contabile dell’esercito di Srinigar disse “Anil Kumar, vorrei fare del servizio qui” ed io risposi “Va bene, signore” e lo assegnai al servizio nel Poornachandra auditorium ove doveva distribuire dei dolci. Questo è il capo ufficio contabile che ha sotto di sé centinaia di impiegati. Un capo ufficio contabile è più importante di un ingegnere; dopo tutto i conti significano denaro! (Risate) Egli era quindi un uomo molto importante ed il servizio affidatogli era quello di distribuire dei dolci cosa di cui era molto contento. Un uomo ben avanti negli anni, che era a capo dell’intero reparto, andò da lui e disse “Smetta di distribuire dolci!” Il capo ufficio contabile, che lo incontrava per la prima volta, disse “ Perché dovrei smettere?” e l’anziano ripeté “Smetta le dico!” ma l’altro replicò “Chi è lei per dirmi questo?” e continuò a distribuire i dolci alla gente. L’uomo anziano non riusciva a controllarlo e quindi domandò “Lei sa chi sono io?” al che il capo contabile rispose “Perché dovrei conoscerla? Io sono venuto per conoscere Swami, non lei!” (Risate)

Caspita! Che ego questo anziano signore! Fulmini! Era come un bollore, come un’ulcera! (Risate) Egli scoprì che l’uomo veniva dall’ Andhra Pradesh e mi mandò a chiamare immediatamente “Anil Kumar, vieni nel mio ufficio”. Io pensai “Sono finito”. Dobbiamo star pronti ad andarcene in qualunque momento ed ogni giorno è un regalo (Risate); io so bene che essere licenziati è una possibilità. “Mi caccerà via definitivamente” (Risate) Andai a trovarlo e lui mi disse:

“Non ora, vieni stasera alle 7.30”

“Signore, lei voleva vedermi subito”

“No, no. Alle 7 e mezza”.

Io pensai che sarebbe stato meglio che mi procurassi una copertura assicurativa per cui portai con me degli anziani che potessero garantirmi, che erano i miei portafortuna. Quell’uomo mi attaccò:

“Chi è quel tipo? Io gli ho chiesto di non distribuire i dolci ma mi ha ignorato. Perché lo hai messo lì?”

Io lo ascoltavo pazientemente essendomi preparato emozionalmente e quindi rimasi tranquillo. Lui continuò: “Perché non reagisci?”

“Signore, vuole che io mi getti ai suoi piedi o vuole che lo faccia l’ufficiale capocontabile?”

“L’ufficiale capocontabile?”

“Si, egli ha migliaia di persone sotto il suo controllo; voleva fare del servizio e lo sta facendo lì. E’ una persona intelligente”.

“Perché metti lì gente senza esperienza?” (Risate)

“Signore, il Purnachandra è pieno di devoti, cittadini anziani, intellettuali, personaggi importanti, ecc. per cui ho pensato che fosse necessaria una persona di quel livello”.

“No, no, non ha esperienza”.

“Signore, chi ha esperienza nel distribuire dei dolci? (Risate) Noi siamo esperti solamente nel mangiarli, non nel distribuirli”. (Risate)

Per la prima volta quell’uomo rise: la gente non aveva mai visto i suoi denti! (Risate) “Va bene! puoi andare”.

“Dopo di lei” dissi “Caspita, abbia un po’ di riguardo, sono venuti tutti per Swami. Io mi scuso per lui; è una persona buona, come le ho detto”.

Quindi che cosa lo aveva offeso? Non i dolci, non la distribuzione dei dolci. Ciò che lo agitava era il suo ego. “Quando gli ho detto di smettere non lo ha fatto e quindi io lo farò smettere di venire a Prashanti Nilayam!” Questa era la sua intenzione.



Potere, posizione, proprietà, popolarità.

Questa è quindi l’espressione dell’ego, amici miei: potere, posizione, proprietà e popolarità. Io desidero essere famoso? No! Io desidero avere delle proprietà? Certamente no! Il desiderio di queste cose è un blocco, come un sipario che ci impedisce di vedere, come un aculeo che penetra sempre più profondamente nelle nostre vite rendendoci infelici ed impedendoci di godere della bellezza del creato. Un altro aspetto di questo è che al livello nazionale, al livello di comunità noi abbiamo il desiderio di avere controllo e potere sulle altre nazioni, di dominarle. "Noi siamo il paese con più bombe atomiche; questo è il paese che può controllare l’economia del mondo"; questo è ego nazionale, desiderio nazionale, desiderio di essere il numero uno nel mondo al livello nazionale. Sfruttamento e dominazione si manifestano al livello dell’ego nazionale.



Comparazione e competizione.

Qual è quindi la causa primaria di questi desideri al livello individuale o di comunità? La causa base di questo desiderio al livello psicologico è la comparazione e competizione. Io penso “ Il Sig. Tale, amico mio, è più vicino a Swami”. Io mi voglio paragonare a lui e poi sono infelice per cui è il paragone che ci fa star male. Non facciamo paragoni. Voi siete contenti a modo vostro, io sono contento a modo mio. Probabilmente non vi farà contenti nient’altro che questo, questo che è la ragione della vostra contentezza, ed io non ho ragione di esserne disturbato per cui sono sempre contento. Qualcuno mi ha chiesto “Anil Kumar, perché sei sempre contento?” ed io ho risposto “Non ho ragione per essere scontento”. Potete avere migliaia di ragioni per essere infelici; continuate ad essere infelici perché trovate felicità nell’infelicità! (Risate) No, no davvero.

Quindi, amici, per essere contenti bisogna prima di tutto smettere di fare paragoni. Poi viene la competizione: noi siamo sempre in competizione indipendentemente dall’età, dalla posizione, dall’esperienza. Noi facciamo a gara. Il nostro competere è veramente molto sciocco, totalmente ridicolo.

Ci sono molte cose da dire sul “Tetto ai desideri” e su ciò che Baba ha detto in merito. Terminerò con la visione spirituale di questo argomento la settimana prossima. Molte grazie dell’ascolto. (Applauso)