Satsang

La vita è una sfida: affrontala (prima parte)

10 luglio 2005

La vita ha uno scopo

Cari fratelli e sorelle,
l’argomento di stamattina vi è ben noto, questa citazione viene ripetuta spesso: “La vita è una sfida. Affrontala”. Come vede la vita Bhagavan?
Qual è il vero modo spirituale in cui Bhagavan vuole che noi consideriamo la
vita? Che cosa significa la vita per Lui, da un punto di vista sociale? Qual
è la percezione spirituale della vita? Considerando la vita come una sfida,
come affrontarla? Questi sono i vari aspetti dell’argomento da esaminare.
Amici miei, come al solito, io non mi stanco di ripetere ancora che ogni
affermazione che faccio viene solo da Swami e dalla letteratura Sai.
Ascoltare l’opinione di Sai, ascoltare i Suoi discorsi, cercare di capire le
Sue spiegazioni intorno alla vita è davvero eccitante, sorprendente ed
interessante al massimo. Coloro che trascinano la vita di giorno in giorno,
coloro che vivono senza consapevolezza, un giorno comprenderanno sicuramente quali cose preziose hanno perduto. Noi non possiamo trascorrere la vita come macchine, non possiamo considerarla come una routine né come un
fenomeno; la vita è piena di significato, ha uno scopo ed è estremamente preziosa.
L’altra settimana abbiamo trattato ampiamente il perché ed il come la nascita
dell’uomo sia preziosissima ed unica nella creazione intera. Nell’intera creazione l’uomo è unico. Stamane cercheremo di capire la vita in generale, che cos’è e
come dobbiamo considerarla. Ho scritto alcune note sulla lavagna per vostro
riferimento. Avendo esaminato la letteratura ed i punti di vista di Sai sulla vita, potrei dividere in due categorie tutto ciò che Baba ha detto. La
prima riguarda ciò che Swami dice della vita dal punto di vista sociale e la
seconda è inerente alla dimensione spirituale.

La vita è una continua marcia verso una meta

Quindi la vita può essere considerata sotto due aspetti: quello sociale e
quello spirituale. Studiamo punto per punto quello che Baba ha detto su questi due argomenti.
Il primo punto che è necessario esaminare è questo: in effetti nascita e
morte sono termini che noi usiamo solamente a scopi pratici; nella spiritualità non c’è né nascita né morte. La vita è un processo continuo; l’apparire
del corpo è la nascita ed il suo scomparire è la morte ma la vita è eterna,
è continua, e questa vita continua è una specie di marcia incessante, un
cammino costante verso la meta. Noi troviamo persone che hanno scopi politici e vogliono occupare posizioni elevate, altre hanno scopi economici
e vogliono diventare milionarie, altre ancora hanno scopi accademici e desiderano ottenere più diplomi possibile, più conoscenza possibile.
Quindi noi abbiamo moltissimi scopi nella vita, scopi accademici, economici,
politici e professionali; ognuno ha uno scopo e quindi, amici miei, la vita
è un continuo procedere verso quello scopo. Alcuni possono raggiungerlo,
alcuni possono perdersi a mezza via, altri possono non raggiungere i loro
scopi ed abbandonarli col passare del tempo ma, in generale, noi sappiamo
che la vita è un continuo avvicinamento allo scopo.
Il secondo punto è questo: “La vita è una ricerca, intraprendila!” dice Swami e questo significa che bisogna scoprire, bisogna fare un tentativo,
bisogna cercare personalmente di capire ciò che veramente vogliamo in questa
vita. Ciò che voi volete può essere diverso da ciò che voglio io; ciò che io
voglio è completamente differente da ciò che desiderano tutti gli altri per cui, amici miei, Bhagavan dice “La vita è una ricerca, intraprendila!”Facciamolo,
cerchiamo in profondità secondo il nostro desiderio, secondo la nostra volontà e capacità.

La vita è un campo di battaglia.

La terza affermazione che Bhagavan ha fatto sulla vita è “La vita è un campo di battaglia”. È vero questo? Perché no? Lo è, è un campo di battaglia, c’è una continua lotta, un conflitto costante. Noi incontriamo problema dopo problema, uno dopo l’altro. La vita consiste di sforzi, non è bell’e pronta. Charles Darwin, nel suo classico “Origine delle specie”, fece una affermazione importante così familiare a noi tutti: “La vita è una battaglia, la sopravvivenza del più adatto; questi sopravviverà, il resto perirà”. In termini biologici la vita è la sopravvivenza del più forte nella lotta per l’esistenza. Amici, coloro che sono abbastanza forti possono vivere, gli altri non possono; la vita è un campo di battaglia, una lotta che si conclude con la sopravvivenza del più forte e con la morte del più debole. Voi non avete scelta, lo sapete; quando moltissimi semi vengono piantati, solo alcuni riescono a crescere, non tutti; quando un posto
di lavoro è disponibile, cento sono le domande di impiego. Con l’esplosione
demografica, con cibo e spazio limitati, la competizione e la lotta diventano più violente. La competizione è maggiore di sempre, io stesso non riesco a crederci: quando sono entrato nell’insegnamento nel 1963 la richiesta era di due insegnanti e due erano i pretendenti….. nessuna competizione! Io ero uno dei due. La vita era molto comoda, nessuno voleva il lavoro dell’insegnante in quei tempi perché la paga era la più bassa e nessun uomo sano di mente era disposto ad offrire sua figlia in matrimonio ad un’insegnante (Risate). È incredibile che il salario di un insegnante fosse allora di 184 rupie. Che mi crediate o meno, io non sono diventato un insegnante per caso, lo sono diventato per scelta; io volevo essere un insegnante. Io sono un insegnante e non me ne pento. Naturalmente molti dei miei compagni di scuola sono abbastanza ricchi e molto affermati professionalmente in quanto occupano posizioni elevate, ma io non ne sono geloso. Io mi sento orgoglioso del mio lavoro….. si, il lavoro del professore; io ne sono molto soddisfatto. Quando qualche studente viene e chiede “Signore, come sta?” la mia gioia non conosce limiti. Se qualche studente viene e dice “Signore, sono in California” io sono
estremamente contento, bene, si! Se qualcuno dice “Io sono stato suo allievo ed ora sono professore in una certa università” questo mi dà un senso di
soddisfazione, grande! Bene, ciò che voglio dirvi è che in quei giorni la competizione non era forte come oggi; ora, se c’è la richiesta di un fattorino o di un inserviente, ci sono duecento pretendenti e dieci raccomandati. Non c’è
da meravigliarsi se qualcuno è raccomandato dallo stesso Primo Ministro!
(Risate) Questo è l’attuale standard del livello di competizione, non possiamo farci niente. La vita è una competizione, è una questione di lotta, di sopravvivenza del più forte; le persone più competenti, più efficienti, più esperte, fisicamente più forti, accademicamente più elevate, psicologicamente attive ed intellettualmente brillanti potranno sopravvivere nella lotta per l’esistenza di questi tempi. Nei paesi avanzati, come in Occidente, la sopravvivenza del debole è fuori questione: potete dichiararlo morto ed andato perché in questa corsa del topo nella società c’è una continua lotta. Questo è ciò che Baba dice.

Il piacere è un intervallo tra due sofferenze

Quarto punto: La vita è come un pendolo che oscilla da una parte all’altra.
Se il pendolo si ferma vuol dire che l’orologio è in manutenzione; il pendolo deve muoversi. Ci sono due estremi, uno fatto di lamenti e uno di grandi sorrisi, lacrime e sorrisi: non si può avere il pendolo sempre dalla parte dei sorrisi, è impossibile….. a meno che non sia rotto! (Risate) Non possiamo pretendere che il pendolo rimanga lì nei lamenti o nelle lacrime a meno che non ce lo teniate. Impossibile! Esso si muove tra i due estremi, dei lamenti e dei sorrisi, che si alternano. Questo è ciò che dice Baba: “Il piacere è un intervallo tra due dolori”. Potete metterla anche in questo modo: “Il dolore è un intervallo tra due piaceri”.
Ricordo lo scherzo che fece Sri V. K. Narasimhan, il presidente editore del
Sanathana Sarathi. Egli disse: “Signor Anil Kumar, stasera, oltre a Bhagavan, ci saranno due oratori”.
Io dissi: “Molto bene, signore”.
Narasimhan è noto per il suo spirito ed immediatamente disse: “Swami è
l’intervallo tra i due….. Lui è il piacere”. (Risate) Significa che gli altri due
oratori sono la pena! (Risate). Quindi il discorso di Swami è il piacere in
mezzo alle due pene, gli altri oratori. Amici, la vita è tra questi due: le lacrime ed i sorrisi. Queste sono le affermazioni fatte da Bhagavan, torno a ripeterlo in modo che non pensiate che io vi racconti le cose con leggerezza. Nella vita noi accettiamo certe cose e ne rigettiamo altre; è un continuo di accettazione e rigetto. Noi non rigettiamo tutto ciò che incontriamo come non possiamo accettare tutto ciò che ci arriva.
Accettazione e rigetto avvengono in base al proprio carattere, alle proprie
inclinazioni ed atteggiamento. Io non sono accettabile a tutti; se penso di
esserlo, qualcosa in me non funziona. Non si può essere accettabili ad un
ladro e ad un santo contemporaneamente; peccatori e santi non possono
accettarvi nello stesso tempo a meno che non siate un politico di successo
(Risate). Ci sono i rapinatori e ci sono le persone nobili; se tanto i buoni
che i cattivi dicono che siete un grande, bene, la cosa mi puzza.
Quindi, la vita è piena di accettazioni e rifiuti; noi rifiutiamo ciò che non
vogliamo ed accettiamo ciò che desideriamo o vogliamo. Questa è la vita.

Bhagavan ci mostra gli alti e bassi della vita

Swami dice anche che la vita è piena di avvenimenti, di prove e tribolazioni; in altre occasioni Egli la pone più semplicemente e dice che la vita è piena di scossoni e sobbalzi, di alti e bassi, non è uniforme.
Osservate la natura: la Madre Terra esibisce valli e montagne. Il nostro
corpo non è uniforme, non siamo delle colonne; il naso è sporgente, le labbra meno, il corpo è fatto così, siamo accettabili. Negli alti e bassi c’è bellezza e noi dobbiamo accettare questa realtà; prima lo faremo, meglio sarà. La vita deve avere gli alti e bassi e Bhagavan è il Maestro migliore per insegnarcelo. Al mattino Egli vi concede un colloquio e voi siete su, in cielo; nel pomeriggio non vi guarda nemmeno e voi siete allo sprofondo (Risate)….. alti e bassi. Noi vediamo Swami che parla con qualcuno ripetutamente, quasi ogni giorno: quel tipo è in paradiso! Egli farà dei sermoni e dirà a tutti di come è fortunato e di come può attrarre la Sua attenzione, conquistare la Sua attenzione….. ma aspettate un momento!
Osservate il gioco della vita: ora arriva il prossimo episodio, il rovescio
della medaglia, ed egli è totalmente ignorato. Secondo la mia esperienza,
nel mondo di Sai ci sono due sole temperature: zero gradi e cento gradi, in
mezzo niente (Risate). Zero… e voi siete congelati; cento… e voi vaporizzate! In mezzo non c’è niente. Egli vi tira su, su, su! Dopo non c’è nessuno che vi prenda quando precipitate dalla vetta (Risate); questa è la tecnica di Sai. Perché fa così? Lo fa affinché noi sviluppiamo lo spirito di equanimità, lo spirito di eguaglianza e lo stato di mente equilibrata.
Quando siete su non siate egoisti e quando siete giù non sentitevi depressi.
Inoltre, quando Egli vi da l’impressione di esser trascurati….. solo in apparenza….. voi dovete vedere il Giuoco Divino. A volte Egli vi evita ma,
amici miei, prima vi guarda perché è impossibile evitare qualcuno senza prima averlo guardato. Come fate ad evitare una persona se prima non l’avete
guardata, non avete visto dov’è? Quindi, coloro che pensano che Swami non li
guardi, state tranquilli che sono i primi ad ottenere il Suo sguardo, ad attirare la Sua attenzione in modo da poter poi fare una diversione terapeutica. Questa è un’altra questione, c’è dietro una lezione. La vita è una faccenda di prove e tribolazioni, avvenimenti, alti e bassi, lampi e frustate; l’accettabilità del tutto è la sua bellezza. Quando il giorno è passato, devo essere pronto ad accettare la notte; quando la notte è finita, devo essere pronto per il giorno seguente. Giorno e notte accadono, non devo preferire l’uno o l’altro. Prima capisco che una giornata è fatta di tutti e due, che ambedue sono essenziali, bene, prima godrò della bellezza della vita. Quindi, le prove, le tribolazioni e le vicissitudini
costituiscono la vita in sé che è bellissima!
Una volta Bhagavan fece notare che, per la sicurezza del bambino, la madre
lo ama. Il piccolo va a scuola ed ella è molto preoccupata fino al suo ritorno: per strada potrebbe accadere qualsiasi cosa, i compagni potrebbero picchiarlo, l’inserviente potrebbe non dargli da mangiare o l’insegnante potrebbe fargli un grosso rimprovero perché non ha fatto i compiti a casa.
Il pensiero costante della madre farà sì che ella ami il suo bambino. A volte stare in pensiero per la sicurezza e salvezza del bambino è anche responsabile dell’amore, per quella parte dell’amore che può nascere nel cuore umano.

La vita è una Società a responsabilità limitata

Swami cita il settimo punto:la vita è una Società a responsabilità limitata.
Forse non avete udito questa splendida definizione che Egli ha dato: la vita
è una Società a responsabilità limitata. Quale Società? Egli cita questo esempio: io sopporto la luce fino ad una certa intensità; oltre questa non posso guardare. L’orecchio può udire certi suoni, fino ad un massimo; oltre questo il timpano si lacera. Quindi, ogni parte del corpo, ogni membro ha un minimo, un ottimo ed un massimo; oltre il massimo i sensi non possono ricevere senza che ci sia un danno per cui il corpo è limitato.
L’occhio ha un campo di percezione, l’orecchio ode un intervallo di frequenze.
Dobbiamo comprendere che, similmente, la vita è a responsabilità limitata. Che
cosa significa? Dobbiamo essere disciplinati. La gente chiede: “Perché la
disciplina?” Se nel mio corpo non c’è disciplina, non posso stare in piedi
davanti a voi; le due gambe devono muoversi coordinatamente, le due mani
devono lavorare con coordinazione e così devono muoversi gli occhi.
Perché?
Bene, voi sapete ciò che accadrebbe: se un occhio guardasse da una parte e l’altro in un’altra direzione io potrei finire sotto il treno (Risate), andrei incontro ad un incidente. Per questo tutto il corpo lavora in modo perfettamente disciplinato. È per questo che Swami dice che il corpo è una compagnia limitata che insegna la lezione della disciplina ad ognuno. È così che Swami considera la vita.

La vita è una strada a due direzioni di traffico

Ottavo punto: Baba dice che la vita non è una strada a senso unico.
Nelle grandi città il traffico è sempre a senso unico, particolarmente nei giorni
in cui delle personalità sono in visita. Quando il Primo Ministro o il Presidente sono in visita, il traffico è a senso unico; se fosse a due sensi si formerebbe un ingorgo. Con il senso unico, però, la distanza è raddoppiata e voi impiegherete più tempo per giungere al lavoro. Baba dice che la vita non è a senso unico; che cosa significa? Non possiamo essere sempre egoisti, non dobbiamo aspettarci di essere amati ma imparare ad amare gli altri, non dobbiamo aspettarci di essere serviti ma imparare a servire gli altri. Ogni cosa torna indietro, la vita non è un traffico a senso unico. Se pretendete una vita a senso unico compite uno sfruttamento, un egoismo fino in fondo. Essa è invece a due sensi, è un dare ed avere e questo va compreso. C’è una bellissima poesia in Telugu di cui vi do il significato ripetuto da Bhagavan nel Suo discorso:

Un cavallo che non può correre sul campo di battaglia, un Dio che non può esaudire i vostri desideri, un parente che non corre a salvarvi,
è meglio che li abbandoniate…..
è meglio che li lasciate lì.

Swami ha recitato questa poesia ed ha chiesto a me di darne il significato.
Dato che noi la conosciamo fino dall’asilo, ho potuto farlo; soltanto che
Egli ha detto che ho sbagliato (Risate) ed ha voluto che ripetessi:
“ Anil Kumar, che cosa deve essere abbandonato?”
Io ho detto: “Swami, il cavallo che non corre sul campo di battaglia deve
essere abbandonato, deve essere lasciato”.
Baba ha detto: “Prima di lasciare il cavallo, prima di abbandonarlo, chiediti se sai andare a cavallo o meno!” (Risate)
Noi dobbiamo conoscere l’arte dell’equitazione; se non sappiamo come stare
in sella e brontoliamo perché il cavallo non corre, siamo degli sciocchi.
Così comprendo la prima affermazione. Poi Baba ha detto:
“Qual è la seconda cosa da abbandonare?”
“Un parente che non viene a salvarmi o aiutarmi, un amico che non mi soccorre o conforta; l’aiuto deve essere tempestivo”.
Baba ha detto: “Sei di nuovo in errore. Perché? Prima di pensare che egli
non ti ha aiutato chiediti se sei mai corso in suo aiuto. Sei mai andato a
salvarlo? Lo hai mai aiutato precedentemente? Se non vai ad aiutare gli
altri, se non corri a salvarli, come ti aspetti di essere aiutato? Se non servi gli altri, come pretendi di essere servito?”
Quindi anche la mia seconda affermazione è sbagliata.
Che cos’altro deve essere abbandonato?
“Swami, il Dio che non esaudisce i miei desideri deve essere abbandonato”.
Se Rama non mi fa alcun regalo?….. Mille grazie….. vado da Krisna! (Risate)
Se Krisna non mi ricompensa ….. ciao….. allora vado da Shiva che è in attesa
di ricevermi… proviamo. Se Egli non mi rende debitore….. grazie a Te Signore, andrò dalla Dea Madre; Ella è pronta a soddisfare il mio desiderio.
Quindi Bhagavan dice che l’idea di abbandonare Dio, per la semplice ragione
che non soddisfa i miei desideri, è errata. Perché? Vi siete mai chiesti se lo meritate o meno? Merito e desiderio: prima meritare e poi desiderare ma
noi desideriamo senza considerare se meritiamo. “Io voglio essere Presidente
dell’India”: io posso desiderarlo ma tutti i quattordici mondi sanno che io
non lo merito! (Risate) Quindi, invece di lamentarmi “Oh Signore! Non mi hai
dato questo e quello” dovrei capire se lo merito o no.

Il cuore è la chiave dell’auto della vita umana

Bhagavan ci dice il nono punto: la vita è un’automobile ed il cuore ne è la
chiave. Che bella affermazione è questa! Una automobile. Le persone corrono
dietro alle automobili, agli ultimi modelli….. specialmente in occidente.
Esse non dicono semplicemente il nome della loro auto; citano un’auto nuova,
l’ultimo modello! Quindi la vita è un’automobile. Noi non compriamo un’auto
per tenerla in garage o al riparo, è vero? No, noi compriamo la macchina per
guidare ed andare al lavoro, non per restare a casa, non per adorarla.
Un’auto è un veicolo da trasporto che serve a portarvi a destinazione, nel
luogo in cui volete andare. Similmente, la vita è un’auto che vi porta a
destinazione, alla vostra meta ed il cuore ne è la chiave. Ci sono molti che
mancano del cuore, gente senza cuore: sono quelli che hanno perso la chiave
della loro automobile. Potete immaginare la situazione di una persona che
perde la chiave dell’auto. A qualcuno deve esser capitata una cosa simile:
si grida con tutti per scoprire, alla fine, che la chiave è semplicemente
nella tasca della giacca! (Risate) Certe cose accadono dovunque, nello stesso modo. Un impiegato smarrisce le sue chiavi mentre si prepara ad andare in ufficio; bene, le chiavi sono lì, sul tavolino ma lui non le vede.
Noi non vediamo la candela ed i fiammiferi quando, di notte, manca l’elettricità
ma, di giorno, eccoli lì a portata di mano. Noi non vediamo le cose importanti quando sono particolarmente necessarie; succede……succede!
Quindi, amici miei, il cuore è la chiave dell’auto della vita umana e questa
chiave non dovremmo mai smarrirla perché il cuore è il luogo dove Dio risiede,
il cuore è il trono di Dio, l’altare di Dio. Il cuore è il simbolo del valore dell’uomo. Ecco come Bhagavan ne parla.

La vita non è una formula meccanica

Punto numero dieci, importante per ognuno: Baba dice che la vita non è una
formula meccanica, non lo è. Sfortunatamente, amici, noi rendiamo la vita
meccanica. Qualcuno dice “Io siedo qui; Baba mi guarderà” e subito io posso
pensare “Perché non mi sono seduto lì?” Quella mattina al darshan siedi…
siedi ed aspetta….. poi Egli non da il darshan per niente. Proprio perché io
penso che quello sia il posto da cui posso vederLo, quello è il posto che
Egli non visita! La stessa formula non funziona tutte le volte!
Supponete che uno canti bene e Baba batta piacevolmente il tempo. Si, Egli si
gode quel Bhajan per cui io penso “Perché non canto?” ma, se comincio a
cantare, so che Baba non metterà neanche il naso fuori dal Purnachandra!
(Risate)
Egli è Dio, ha i Suoi standard da seguire e venir ad ascoltare me che canto
non rientra nei limiti di quegli standard (Risate). Non è così facile che ascolti il mio cantare; il fatto che un buon cantante possa attrarre la Sua attenzione non significa che noi ci mettiamo tutti a cantare. Un bravo ballerino può attrarre la Sua attenzione ma questo non vuol dire che tutti noi dobbiamo cominciare a ballare. Balliamo alla musica di Dio, non a quella delle nostre menti, daccordo? Quindi una persona può essere stata abbastanza fortunata da attrarre la Sua attenzione verso il proprio stile ma voi non potete imitarlo! La vita non è una formula meccanica. In fisica o chimica o matematica, le equazioni, le derivate, i teoremi, gli esperimenti, le osservazioni e le deduzioni sono tutte meccaniche. Eguali volumi di gas contengono eguali numeri di molecole: questa è una teoria, una legge universale, ma la vita non è così; voi vi avvicinate a Dio e la vostra
relazione con Lui è totalmente diversa da quella che posso avere io.
Questo lo dobbiamo accettare. Noi andiamo incontro al fallimento totale perché
vogliamo imitare gli altri, perché vogliamo avere successo come gli altri.
Baba vuole che noi impariamo che la vita non è una formula meccanica, che
ognuno deve trovare la sua formula, il suo modo personale di avere successo.
Quindi, amici miei, questi sono i dieci punti che Baba ha menzionato sulla
vita dal punto di vista della società, in senso sociale. Per quanto ne capisco, nessuno è andato come Bhagavan così in profondità nel significato
della vita; Egli ce la presenta come un diamante, con molte faccette ed espressioni.

Significato spirituale della vita

Il prossimo aspetto è la dimensione spirituale. Che cosa significa spiritualmente la vita? Che cosa dice Baba della vita dal punto di vista spirituale? In tal senso, noi dobbiamo sapere che la vita può finire in qualsiasi momento. Quando Swami Vivekananda andò a Chicago qualcuno gli chiese “Swami, che cosa deve essere costantemente ricordato?”. Alcuni pensavano che Egli rispondesse “Dio” ma non fu così; altri pensavano che dicesse “la conoscenza”. La risposta data fu questa: “La sola cosa da ricordare costantemente è la morte”. Questo Egli disse. Se ricordiamo costantemente la morte noi stiamo attenti, noi siamo vigili, pensiamo prima di agire e, com’è logico, cominciamo a misurare, valutare e stimare la vita diversamente, con un concetto differente. Quindi la cosa importante che dobbiamo sempre ricordare è la morte perché la vita può essere
interrotta in qualunque momento.

La vita è un fiore

Secondo punto: Baba dice che la vita è come un fiore. Bene, un fiore è
bellissimo! Niente è paragonabile allo sbocciare di un fiore nel mattino; un
fiore che sboccia, come un crisantemo o una rosa, conquisterà l’attenzione
di chiunque. Niente è più bello del sorriso di un bambino nella culla o dell’arcobaleno o della brezza fresca d’estate. Si, bellissimo, ma la pietà e la
tragedia è che la maggior parte di noi considera che niente sia più bello di una
banconota! (Risate) Quella è morte, l’amore del denaro è morte. Perché?
Coloro che amano il denaro si sentono insicuri, è per l’insicurezza che lo amano, ma proprio lo stesso denaro renderà la loro vita più insicura.
Quindi le cose più preziose si trovano in natura e sono così belle che attirano la
nostra attenzione più e più volte. La vita è un fiore….. bene….. il fiore ha
un profumo, una fragranza e, quando lo odorate, andate in estasi.
Quando vedete un fiore andate in estasi ma esso appassirà prima di sera. Quel
fiore appassirà, cadrà e perderà colore ben presto. Quindi la vita è un fiore, la
vita è un gelato. A me piacciono i gelati per cui, se la vita è un gelato,
bene, me lo voglio godere! Il gelato, però, si scioglie subito; i bambini
sono felici per un gelato ma, quando si scioglie, piangono. Quindi la vita è
un gelato che si scioglie, un fiore che appassisce. In altre parole la vita è temporanea, transitoria. Questo è ciò che Baba ci significa.

Siate coscienti dell’inizio e della fine

Il terzo punto è unico, amici miei; se non lo comprendiamo, possiamo dire di
non aver vissuto la nostra vita, possiamo dire soltanto “sono sopravvissuto”.
“Sopravvivere” è diverso da “vivere la vita”: uno è un processo inconscio e
l’altro è cosciente. Non dobbiamo essere come pezzi di legno, come vegetali,
come il microfono che non capisce niente; non dobbiamo sopravvivere, dobbiamo vivere la nostra vita coscientemente, con consapevolezza, vedendo
la sua bellezza e la sua grandezza. Baba enfatizza questo punto molto profondo; Egli dice che la vita è un’occasione per conoscere l’inizio, il proprio inizio, ed anche la fine, per vedere, noi stessi, il nostro inizio e la nostra fine. Che cosa vuol significare con “vedere la mia fine”? No, no, no! Prima di tutto Io non voglio finire! Perché dovrei vedere questo?
Perché dovrei far sì che gli altri lo vedano? Così piangeranno in coro?
(Risate) Io non voglio vedere la fine ma Baba dice “Vedete la vostra fine”.
Bene, io non posso vedere il mio inizio perché nessuno alla nascita può vedere il proprio inizio; quindi che cosa significa l’affermazione di Baba “La vita è un’occasione per conoscere il proprio inizio e la propria fine?”
Questa espressione indica la vita tra la nascita della morte, il tempo della
vita; il periodo di vita è conoscere l’inizio e la fine. Possiamo non conoscere l’inizio quando si nasce e possiamo non vedere la nostra morte al momento della fine della vita ma, in mezzo, possiamo vedere noi stessi, il nostro inizio e la nostra fine. Che cosa significa? Significa, come dice Baba, che l’inizio e la fine sono sempre gli stessi. L’inizio e la fine sono sempre gli stessi perché io provengo da Dio e torno a Dio. Io sono in Dio; questo va compreso. Conoscere la nascita significa “Io provengo da Dio”, in questo senso, con questo modo di vedere. La mia “fine” significa “Io torno alla sorgente, al Divino”. Questa è consapevolezza; la vita è un’occasione per conoscere il proprio inizio e la propria fine.

Siate nel mondo, non lasciate che il mondo sia in voi.

Come dice Baba, e vi dico….. delle affermazioni così belle….. ogni asserzione di Baba, credetemi amici miei, è una gemma preziosa; più le interiorizzate e più siete trasportati nell’altro mondo. Nessuno prima ha formulato tali concetti profondi in modo così semplice; sentite questo:
“Siate nel mondo, non lasciate che il mondo sia in voi”. Questa è la vita;
ciò che devo fare in questa vita è essere nel mondo ma non lasciare che il
mondo sia in me. Cosa? Come si può essere nel mondo eppure al di là di esso?
È molto semplice: Baba dice che la barca è sulla superficie del fiume, la
barca è qualcosa che galleggia, qualcosa che si muove sulla superficie dell’acqua;
l’acqua non entra mai nella barca. La barca è sull’acqua ma l’acqua non è
nella barca. Baba dà anche l’altro esempio, quello del fiore di loto:
il fiore di loto cresce nell’acqua ma l’acqua non lo tocca. In modo simile noi
possiamo essere nel mondo ma non lasciare che il mondo sia in noi.
Che cosa significa? Come è possibile? Come farne un’applicazione pratica?
Questa è la nostra incognita. Ecco un esempio: uno studente pensa ai suoi
genitori durante la lezione, guarda nel vuoto, osserva l’aria. Si capisce che il ragazzo è presente fisicamente ma, con la mente, è altrove. Noi sappiamo che i giovani, dovunque siano, quando attraversano il periodo romantico, sono romantici totalmente ma, dopo i 60, il romantico diventa reumatico, artrite! (Risate) Una volta è romantico e dopo reumatico come nell’artrite! (Risate) Quindi amici una indulgenza costante, una continua identificazione con un oggetto, con una situazione, con una persona, vi faranno dimenticare tempo e spazio. Per esempio: la madre lava i piatti, lava i panni, cucina e nel contempo pensa al bambino, sa quando deve mangiare. La madre ode il pianto del bambino in mezzo ai rumori che la circondano, in presenza di un treno che corre e del rumore che fa; per quanto forte sia rumore, la madre è comunque capace di udire il pianto del suo bimbo. Questo necessita di concentrazione, di tenerezza ed amore.
Similmente, se amiamo Dio, possiamo essere nel mondo ma pensare a Lui.
“Pensa a Dio” dice la Bhagavad Gita perché molti dicono “Io ho molte responsabilità, ho del lavoro da fare; come posso pensare a Dio?”. Si, si
può pensare a Dio, specialmente allora. Un poltrone non può pensare a Dio,
una persona che non ha scopo non penserà mai a Dio ma in mezzo a quel processo di sbatacchiamento che è la vita, in mezzo alle onde che frangono,
in mezzo ai problemi, certo che dovete pensare a Dio!
Quindi, amici miei, “non lasciate che il mondo sia in voi” significa che non
dobbiamo lasciarci toccare dagli effetti del mondo, dalle sue influenze.
Oggi abbiamo esplorato fin qui la dimensione spirituale dell’argomento “La
vita è una sfida, affrontala”; dobbiamo andare ancora un pezzo avanti e
quindi, la prossima volta, ci vediamo nello stesso giorno alla stessa ora.

Vi ringrazio molto, arrivederci! Sai Ram!