Satsang

Domande e risposte (I parte)

13 marzo 2005

Cari Fratelli e Sorelle,

ho alcune domande inviatemi via e-mail da un paio di settimane ed ho pensato di rispondere qui oggi per quanto posso. Noi abbiamo un sito attraverso il quale potete inviarmi le domande. Per quelle a cui io non ho risposta, pregherò Bhagavan chiedendo la Sua Guida e poi risponderò.



Yajna (riti, sacrifici e cerimonie. n.d.t.)

"Che cosa dice Baba circa gli yajna?"

Nella sua lettera questo amico parla anche dei metodi e dei mantra usati nel suo gruppo. Io non ho niente da dire sulle procedure che seguono, non ho autorità per cambiare i mantra che recitano né commenti da fare circa le offerte che fanno durante i riti come burro, legno, latte e miele ecc. ma questo amico vorrebbe sapere ciò che dice Baba riguardo agli yajna. La risposta a questa domanda è semplice e diretta: yajna non significa necessariamente offrire burro, legno di sandalo o altro né significa necessariamente cantare dei mantra o inserire il fuoco sacrificale e tutti i suoi paramenti nelle cerimonie. No. Secondo Bhagavan ogni atto totalmente privo di ego motivato dall'amore è un'offerta a Dio, è un yajna. Tutto il resto sono rituali. Ciò che è spirituale richiede e pretende assenza di ego, purezza di cuore e spirito di abbandono. Ecco tutto; questo è ciò che Bhagavan ha detto. Il lavoro che io faccio in ufficio, se offerto a Dio in questo vero e puro spirito, è yajna; la mia attività di ingegnere o di medico, se fatta in spirito di dedizione a Dio, è yajna. Per questo Bhagavan Baba ha detto: "Una volta che lo offrite a Dio, esso diventa yajna. Il lavoro viene così trasformato in adorazione".



Benedizioni.

Questo amico scrive che “riceve delle benedizioni ogni volta che viene a Puttaparti ma che, sfortunatamente, riceve di rado una benedizione direttamente da Swami quando è qui e non ne comprende la ragione”.

Amico mio, il nostro concetto di benedizione dovrebbe essere allargato ed approfondito: un pensiero sacro è una benedizione di Dio, lo spirito di servizio che trova spazio nel nostro cuore è la prova della Sua benedizione, l'incoraggiamento che sento a fare buone azioni prova che una benedizione mi è stata concessa. Benedizione non significa stare faccia a faccia con Bhagavan il che non è possibile ogni volta e neppure necessario. Tutto ciò che è bene è Divino, tutto ciò che è privo o di ego è Divino, tutto ciò che è puro è spirituale. Lo stesso fatto di poter venire qui è già una benedizione. Non pensate che una benedizione significhi trovarsi di fronte a Swami; io non accredito questo punto di vista. Ricordiamo anche che tutte le benedizioni sono Sue.



Diventare un Vero Devoto di Swami.

"Come ci si può concentrare totalmente su Swami per diventare veri devoti?"

Comincia a ripetere il Suo Nome, "Sai Ram", più spesso che puoi in silenzio. Questo si può fare per gradi: all'inizio possiamo dirlo a voce alta, poi si possono muovere semplicemente le labbra. Nel terzo stadio possiamo pensare al Suo Nome continuamente ed alla fine possiamo cominciare a ripetere un Nome a nostra scelta, qualunque Nome. Vi prego di considerare Baba universale, di non limitarLo. Tutte le forme sono Sue, tutti i nomi sono Suoi per cui, se ripetete il Nome di Dio nella vostra mente, sarete in costante consapevolezza integrata del Divino. Secondariamente, quando ascoltate i Bhajan, voi stabilite contatto con Lui. Molti tengono la foto di Swami sul tavolo d'ufficio o in auto; perché? Lo fanno per ricordare la Forma ed il Nome di Bhagavan ed il fatto che ogni azione è Sua. Ogni persona che incontrate, la incontrate per disegno di Dio. Se noi consideriamo Swami separato dalla nostra attività giornaliera generiamo un problema di errata percezione. Chiunque io incontri, qualunque cosa io faccia, tutto avviene per volontà di Baba; se tengo questo in mente sono concentrato su Swami.



La liberazione è oltre la comprensione.

"Che cos'è la liberazione?"

Il nostro buon amico può pensare che la liberazione sia qualcosa di simile ad una bibita gassata, a una fetta di torta o una pizza: vuol sapere che cosa è la liberazione.

Amico mio, io posso solo dire che la liberazione non può essere paragonata a nient'altro perché, essendo unica, non è simile a niente. Se io ti domando come sei, puoi dire che sei simile a qualcuno; se io chiedo "Com'è questo?" puoi dire "E’ come quello". Tutte le cose del mondo possono essere paragonate ad altre, tutte le cose del mondo sono relative e quindi paragonabili ma la liberazione non ha niente a che fare con la relatività del mondo o con confronti; niente può esserle paragonato, niente può starle a confronto perché è non duale. La liberazione è al di là del comprensibile, esiste solo nell'ambito dell'esperienza. La liberazione è beatitudine: come possiamo paragonarla a qual cos'altro? La domanda è "Che cos'è la liberazione?" e la mia risposta è "Non è simile a nient'altro perché è al di là di qualunque paragone, non la si può accostare a niente ".



Rinascita

"Che cosa c'è di sbagliato nel nascere e rinascere più volte?"

Questa è una bella domanda. Non c'è niente di sbagliato nel rinascere; quando rinasciamo, non ricordiamo ciò che abbiamo fatto oggi. Allora posso fare quello che mi pare, mi preoccuperò la prossima volta! La rinascita può essere quindi un meccanismo molto conveniente che ci concede la libertà, libertà di azione e libertà di movimento ma, amico mio, dobbiamo ricordare che la vita è una schiavitù, la vita è limitata, la vita è duale e penosa. Non si nasce con un sorriso, si nasce piangendo; se un neonato non piange, lo fa piangere la levatrice (Risate), perché piangendolo dimostra di essere vivo, per cui la prima manifestazione di vita è un bel pianto. Ora, si può piangere fino alla morte? Non lo so (Risate), forse si. C'è anche il fatto che, quando il bambino piange, tutti i parenti fanno festa (Risate); io piango e gli altri festeggiano! (Queste non sono idee mie; è tutto preso dai discorsi di Swami). La vita è solo un fiume di esperienze duali ed il nostro viaggio dovrebbe terminare con l'esperienza non duale della fine delle nascite e delle morti. Una volta sperimentato questo, una volta traghettati da questa riva delle nascite fino a quella della non nascita, il viaggio spirituale è terminato. "Che male c'è nel nascere di nuovo?" Non c'è nessun male se sono pronto a soffrire tante volte il dolore dell'incarnazione. Il piacere, per come Baba ne parla, è solo un intervallo tra due dolori, c'è sofferenza all'inizio ed alla fine, sta nel mezzo. La vita è un'occasione per ottenere la liberazione, è un'opportunità, è una benedizione per lavorare per il meglio, per andare dalla nascita alla non nascita, dalla morte all'immortalità, dall'illusione alla verità, dall'oscurità alla luce. La vita è per questo.



Kriya yoga.

"Posso seguire gli insegnamenti di Sai e praticare il Kriya Yoga o c'è conflitto?"

La risposta è semplice: Tutte le vie sono Sue, tutti i nomi sono Suoi, tutte le forme sono Sue. Le strade sono molte ma la meta è una, i fiori sono molti ma la donazione è una, i gioielli sono molti ma l'oro è uno; questo è ciò che Bhagavan ripete spesso per cui tu puoi certamente proseguire nel tuo kriya yoga senza alcun problema e mescolarlo con gli insegnamenti di Sai. Gli insegnamenti di Sai lo permettono, gli insegnamenti di Sai incoraggiano ognuno a procedere sulla via che ha scelto e viaggiare a suo modo. Non devi venir deviato, non devi venir dirottato; il kriya yoga, o qualunque altro yoga, è complementare agli insegnamenti di Sai. La Bibbia, il Corano ed il Dharmapada sono tutti complementari agli insegnamenti di Sai; nessuno di loro è in conflitto perché l'insegnamento di Sai vuole la sintesi. Sai è per la combinazione e l'integrazione, è olistico, t-u-t-t-i-s-t-i-c-o. Sai rappresenta la realtà esistenziale, è una realtà composita e comprensiva per cui niente Gli è in opposizione. Si può tranquillamente proseguire sulla propria strada senza preoccuparsi che essa contrasti con l'adozione e l'integrazione degli insegnamenti di Sai.



Dovere.

"Io frequento il Centro Sai regolarmente e seguo gli insegnamenti di Swami ma ho la debolezza del poco interesse nei miei studi. Ti prego di darmi dei suggerimenti per amarli di più".

Se questo ragazzo se fosse qui, gli dedicherei del tempo perché la risposta non si attaglia né interessa a tutti; cercherò comunque di rispondere in modo generale. Supponiamo che io dica: "Io non sono interessato al mio lavoro ma seguo gli insegnamenti di Swami (Risate). Io sono un insegnante e non ho interesse nell'insegnare ma seguo gli insegnamenti di Swami. Io sono un medico e non ho interesse nel curare ma seguo gli insegnamenti di Swami. Ciò che viene detto qui non ha senso, miei cari, è privo di senso perché il modo migliore per raggiungere Dio è assolvere il proprio dovere nel miglior modo possibile ed usando tutta la propria perizia, il talento e l'esperienza. Per uno studente, dire "Io non sono interessato nei miei studi" è non religioso, non spirituale e totalmente insensato. Quindi, qualunque cosa Dio vi dia da fare, fatela con coscienza, con impegno e con dedizione yogica. È detto: "Yogam Kartavyam Muchate”; lo Yoga è una pratica spirituale e questo aforisma significa "Fare il proprio dovere è yoga". Dite quindi a questo ragazzo di amare i suoi studi perché, per uno studente, studiare è un’attività religiosa.



Voi siete in cielo, in paradiso.

A proposito di Pathala Bhubanesvar, un devoto mi ha detto "Quel posto è stato usato da Gesù e lì Bhagavan vuol costruire un’ashram; per favore, puoi darmi una conferma e delle informazioni?"

Amici miei, io non ho autorità per confermare o informare. In effetti io non desidero che voi pensiate a Pathala Bhubanesvar. Pathala significa inferi: perché pensare a pathala quando il paradiso è qui? Qui noi siamo in Svarga, cielo e paradiso. "Baba intende costruire un ashram là". Non mi risulta. Gesù ha usato quel posto? Non credo che i Cristiani siano d'accordo che Egli lo abbia fatto e noi susciteremmo delle polemiche nell'affermarlo; è meglio lasciar perdere.



Dio è un testimone.

"Swami dice a volte di essere solo un testimone, di non essere responsabile delle nostre azioni mentre, in altre occasioni, Egli afferma che niente accade senza la Sua volontà. Puoi per favore chiarire questo un po’ meglio?"

In relazione a questo posso dirvi, amici, due cose importanti: "Dio è un testimone" significa che non potete incolparLo dei vostri errori, non potete darGli la responsabilità dei vostri insuccessi. Non potete darGli il credito dei vostri successi né il debito dei vostri fallimenti perché Egli è un testimone. È come quando siamo al cinema e, nel film, qualcuno balla: io non posso dire "Oh schermo, ti ringrazio di farmi vedere quei ballerini", lo schermo mi guarderebbe come se fossi matto. Nel film seguente l'eroe piange: io non posso picchiare lo schermo perché smetta di mostrare questa scena. Lo schermo è impotente, non può che mostrare ciò che il film contiene. Quindi essere testimone significa osservare senza disturbare; Egli ci lascia esercitare la nostra volontà e fare le nostre scelte ed azioni nel film che proiettiamo quale mondo e vita che viviamo. "Baba è un testimone" significa che Egli è al di là della nostra esperienza. Detto questo, niente accade che Egli non voglia; questo è il secondo aspetto di ciò che ha detto. Se penseremo che ogni cosa accade per Sua Volontà, non saremo mai orgogliosi dei nostri risultati, non saremo mai frustrati o depressi né incolperemo mai nessuno. Se comprendiamo questo, saremo equilibrati. Quindi dobbiamo accettare che le cose accadono per Sua Volontà in modo da non diventare mai egoisti o arroganti quando le cose vanno bene né cadere depressi o frustrati quando sperimentiamo ciò che, in quel momento, consideriamo negativo. Dobbiamo comprendere che Egli è il Maestro, che vuole tutto ciò che accade, che è l'eterno testimone non responsabile del piacere e del dolore che sperimentiamo nella vita. Queste esperienze non sono altro che nostre proiezioni mentali, nostre immaginazioni o reazioni psicologiche. È così che dobbiamo concepire il tutto.



Avatar

"Noi abbiamo due Avatar. Puoi spiegare come possono esistere due Avatar nello stesso tempo?"

Amici miei, ciò di cui stiamo parlando qui non è politica; perché allora due Avatar? Secondo Swami ognuno è un Avatar perché tutti abbiamo la scintilla della Divinità dentro di noi ma l’Avatar, nella Sua totalità, nella Sua interezza, incarna la totalità della Divinità ed è compreso soltanto di questa Vera Realtà; noi umani incarniamo una parte della Divinità, una scintilla del Divino ed il resto della nostra attenzione è attratto dagli interessi del mondo terreno. Noi umani abbiamo tre guna: il satvico, il rajasico ed il tamasico. La Divinità con l'aggiunta dei tre guna è l'uomo; l'uomo liberato dei suoi tre guna è Dio. Perché quindi due Avatar? Perché tutti siamo Avatar; tolti i nostri guna, noi siamo tutti puramente Divini. Questa è la risposta migliore che posso darvi al presente.



La spiritualità non è un peso

“Puoi dirmi se va bene per me continuare a praticare il pranayama, l’esercizio di respirazione? Io sono stata presente ad un tuo discorso in cui hai detto che gli esercizi di respirazione sono pericolosi; posso continuarli?”

Se ho detto che è pericoloso, come posso ora incoraggiarti a farlo a meno che pensi che tu sia un mio nemico? (Risate) Per quanto mi risulta, non siamo nemici al momento. Questa idea che sia pericoloso non è semplicemente una mia opinione; leggi Prashanti Vahini in cui Bhagavan ha detto chiaramente che il pranayama richiede la guida e la supervisione costanti di un esperto. Se lo fai da sola, Swami ha chiaramente avvertito, andrai incontro a problemi nervosi, digestivi e di respirazione per cui, alla fine, non avrai proprio più nessun problema! (Risate) Quindi, amici miei, la sadhana più facile e più sicura oggi è cantare la Sua Gloria. Coraggio! Cantate dovunque andiate, fate i Bhajan, ripetete il Suo Nome glorioso ancora ed ancora. Con questo siamo sempre al sicuro ma non lo vogliamo fare; noi vogliamo fare il pranayama. Qualcuno mi ha chiesto: “Anil Kumar, come faccio a risvegliare la kundalini?” (Risate) Gli ho risposto: “Ti consiglio di chiedere a coloro che ti hanno presentato questa kundalini; io non so come attivarla”. Non mi interessa neanche dove si trovi (Risate).Io non nego la sua esistenza, non fraintendetemi, né la sottovaluto. Se c’è un modo semplice di fare le cose, perché vogliamo scegliere la via pericolosa?Perché? Vediamo un esempio: una volta una cinquantina di giovani camminarono per un migliaio di chilometri per venire a Prashanti pensando di fare un grande esercizio spirituale; Baba li ricevette e chiese: “Perché vi siete sottoposti a questo sforzo? Potevate avere preso un treno; se ci sono i treni, perché volete camminare? È necessario?” Qualcuno disse a Sri Ramakrishna Paramahamsa: “Oh, Swami, ho fatto penitenza per lungo tempo; ho intrapreso una sadhana, una sadhana intensa”.

Paramahamsa gli chiese: “Che cosa hai ottenuto?”

La risposta che l’uomo dette è questa: “Oh Swami, ora io posso accendere un fuoco dovunque; senza far niente, posso far nascere un fuoco”.

Paramahamsa fece una risata: “Se ci sono i fiammiferi, che bisogno c’è di fare penitenza per dieci anni? (Risate) Tu hai sprecato dieci anni di sadhana!”(Risate)

Quindi amici, nella sadhana non abbiamo bisogno di sforzarci ed affaticarci troppo; la pratica spirituale non deve essere un peso, la religione non è faticosa. La Divinità non significa difficoltà, significa piuttosto gioia ed estasi, musica e danza e risate. È per questo che mi tengo a distanza rispettabile da certi tipi seri in modo da non essere contaminato o infettato dalla loro serietà (Risate); essere sempre seri è una malattia, non spiritualità. Quindi, quando la gente vuol fare cose pesanti come risvegliare la kundalini attraverso lo yoga, io dico semplicemente “Va bene, fai come credi”; se dicono “Voglio andare a piedi fino a Delhi” io domando loro perché desiderino farlo visto che ci sono i treni e gli aerei. Amici, il cammino più semplice è

“ Hare Nama Hare Nama

Hare Namaiva Kevalam

in cui”kevalam” significa “l’unica cosa” e “Kevalam Hare Nama” significa che il Nome di Dio è la sola cosa di cui abbiamo bisogno. Cantate i Bhajan e ripetete il Suo Nome in questa era di Kali; non c’è altra via per ottenere la liberazione né altra via di salvezza che cantare la Sua Gloria ed il Suo Nome. Non abbiamo bisogno di nient’altro!

“No, no signore: io voglio la kundalini!”

“Fai pure come credi” (Risate)

“Io voglio fare il pranayama”

“Va bene, procurati pure dei problemi alla respirazione se così ti piace” (Risate).

Perché volete fare cose così pesanti? Io non le condanno; quelli che le fanno sono grandi, quelli che le praticano sono più grandi e più grandi ancora sono coloro che ne raggiungono l’obiettivo. Mi inchino umilmente ai sacri piedi di gente così grande ma, per la maggior parte di noi, è molto più conveniente fare i Bhajan perché possiamo anche fare colazione, andare a pranzo ed a cena (Risate). Il mio lavoro in ufficio, la mia professione e la mia vita sociale non interferiranno: posso cantare dovunque e qualunque cosa io stia facendo. Perché no? Perché no? Posso pensare a Lui in qualunque altra cosa io sia impegnato, posso ripetere il Suo Nome dovunque io sia. È per questo che diciamo “Sai Ram, Sai Ram”e non diciamo “Buongiorno”; noi diciamo “Sai Ram” perché è una occasione ed una opportunità di dire e cantare il Suo Nome, una opportunità di pensare a Lui.

Quindi amici, non è meglio evitare tecniche ardue come il kundalini yoga visto che abbiamo a disposizione questi metodi semplici e facili? A chi può interessare che voi vogliate fare ancora i calcoli a mano nonostante ci siano calcolatori e computer? Fatelo pure! I nostri calcoli possono comunque esser fatti più facilmente e velocemente con il calcolatore. Nei negozi, anziane commesse usano il calcolatore per farci il conto; premono alcuni bottoni e mi danno subito lo scontrino. Come riescano a farlo così presto è un mistero (Risate). A volte la nostra mente vuole comunque provare, vuole affrontare dei rischi; perché? La mente vuole soddisfazione e risultato. I Bhajan? Li fanno tutti. Il pranayama? No grazie, io non lo faccio (Risate), non ne ho bisogno. I Bhajan sono molto semplici e tutti li fanno. Il pranayama? Fatelo pure, fate pure il kundalini yoga. Io no (Risate). La mente vuole sempre ottenere, vuol essere speciale, unica. La rovina è la mente; nonostante siano disponibili strumenti semplici essa non vuole adottarli perché nessuno la considera speciale. Se dite “Posso presentarti il signor Anil Kumar esperto in kundalini yoga?” tutta la strada si fermerà estasiata; qualcuno potrebbe persino offrirmi del denaro! (Risate) Che ve ne pare di mettere un cartello fuori dal mio ufficio “I principi e la pratica del Pranayama. Consultate l’esperto Anil Kumar. 250 dollari all’ora. Riceve solo per appuntamento”? (Risate) Queste sono cose folli, amici miei, sono tutte cose relative al mondo. Non è lo yoga ad essere importante, è l’intensità del sentimento che abbiamo per Dio che importa, è la profondità del sentimento, la sua sincerità, la profondità della nostra aspirazione, del nostro struggimento e desiderio per Dio. Quando giovani coppie sono separate, quando il marito deve andare a lavorare lontano e la moglie deve rimanere a casa, nessuno yoga è necessario per aiutarla a pensare a lui, non serve nessuno yoga allora; ella soffre per la separazione da suo marito senza lo yoga. Quando un vitello è separato dalla mucca, non c’è bisogno che le si insegni nessuno yoga per amare di più il suo cucciolo (Risate). Il vitello non ha bisogno di fare nessun pranayama per amare la madre mucca con tutto il suo cuore (Risate). Esiste una via naturale ma noi vogliamo impiegare cose non naturali, cose artificiali. Così facendo la vita diventa artificiale, i fiori artificiali: fiori di plastica, frutti di plastica e luce artificiale che portano risultati artificiali. Ecco perché quando usiamo metodi artificiosi non troviamo soddisfazione. Quindi, quando vogliamo intraprendere cose difficili, dobbiamo comprendere che si tratta di un inganno della mente, semplicemente un inganno della mente. La mente vuole sentirsi superiore, vuole dominare gli altri, essere speciale ma, se voi volete rimanere comuni, queste cose non vi intralceranno. Questo è tutto ciò che posso dire su questo argomento.



Illusione

“Come si può vivere sapendo che tutto è un’illusione? Come vivere in questo mondo sapendo che è un’illusione?”

“Ehi, Sankaracharya! (Risate) La domanda è: “Come dovremmo vivere sapendo che tutto è irreale?” Qui non c’è bisogno di citare versi sanscriti per rispondere, non ho bisogno di riferirmi ad alcun libro. Noi tutti sappiamo che tutto questo è irreale eppure pensiamo che sia reale; sappiamo bene che non è reale ma lo pensiamo reale. Come può accadere? Noi vediamo morire tanta gente ogni giorno “Quell’uomo è morto quattro giorni fa, quel ragazzo è morto ieri, un amico sta per morire oggi” ma se chiedete a qualcuno che cosa pensa che gli accada, quello risponderà “Essi possono essere morti ma io sono sicuro di vivere per sempre; io non morirò. Quell’uomo è morto per mancanza di cure mediche, perché in ospedale non c’era una bombola di ossigeno quando lo hanno ricoverato. Quel poveraccio è morto di inedia e quell’altro perché non c’erano le medicine di cui aveva bisogno. Io ho tutti i rimedi che mi necessitano e posso chiamare tutti i medici che voglio”.

Noi sappiamo che la vita è irreale, che la vita è temporanea, che la gente muore ma nessuno pensa di morire lui stesso: “Io non sono temporaneo”. È per questo che a Chicago, subito dopo un discorso di Swami Vivekananda, qualcuno disse: “Swami, vorrei porre una domanda”. Vivekananda era un uomo di fuoco, un servitore spirituale, non una tartaruga. La spiritualità in lui non era passività né ottusità né inerzia; la spiritualità è dinamismo ed entusiasmo e lui lo sapeva bene. Per questo disse:

“Perché no? Benvenuto! Qual è la tua domanda?”

“Che cosa dovremmo tenere in mente nella vita?”

Alcuni pensarono che Swami rispondesse “Dio” oppure “la saggezza” ma, con loro grande sorpresa, la risposta di Vivekananda fu la seguente. Ripeto la domanda:

“Che cosa si deve ricordare durante la vita?”

La risposta di Vivekananda fu semplicemente questa: “La morte”.

Ciò che dovremmo ricordare nella vita è la morte; perché? Io dovrei ricordarla in modo che le mie azioni non siano disoneste, in modo che qualunque cosa io dica sia piena di verità, che io ami di più la gente, che comprenda che la vita è passeggera, che la vita cambia continuamente. Non serve a niente dominare gli altri, non serve ingannarli, è inutile essere egoisti per qualsiasi cosa. Niente vale veramente la pena quando niente porterò con me alla fine della vita. È quindi il ricordo costante della morte che renderà ognuno semplice ed umile nel presente, ora. Per questo io posso dire che in questo mondo che è irreale, in questo mondo cui siamo temporanei, noi pensiamo di essere eterni; questo è il paradosso della vita qui. In ufficio, ognuno pensa di essere “per sempre” nonostante sappia che andrà in pensione a 58 anni; anche il direttore. In India si va a 58 anni. Dovrai andare in pensione un giorno ma finché sei sulla sedia pensi di essere lì per sempre. A Prashanti Nilayam qualcuno mi ha detto: “Anil Kumar, voglio che venga a trovarmi”.

Io ho detto: “Perché no? Certamente signore, verrò a trovarla. Dove posso incontrarla?”

Egli ha risposto: “Venga nel mio ufficio”.

“Molte grazie signore” ho detto e, quando è andato via, ho riso tanto. Qualcuno mi ha chiesto: “Perché ridi? Ha detto che vuol vederti nel suo ufficio, che cosa c’è da ridere? Dov’è la barzelletta?” Io gli ho risposto: “Come può dire che quello è il suo ufficio? Io ci ho visto lavorare molti prima di lui (Risate). Questo pomeriggio potrei non trovarlo alla scrivania, potrebbe essere fuori. Quel poveretto dichiara che quello è il suo ufficio ed io ho dovuto ridere: niente è permanente. Il mio ufficio, il mio governo, il mio….. Questo “mio, mio, mio” è maya, lo ha detto Swami Stesso. “Mio… mio… mio”. Se lo ripeti e ripeti, è maya, un’illusione. Ben sapendo che dovrò andare in pensione, io considero permanente la mia posizione di direttore; vedendo che ognuno lascia questo mondo, io penso di essere eterno. Questo è un inganno, questo è il paradosso della vita. Quindi noi possiamo continuare a vivere in questo mondo conoscendo la realtà che questo è irreale; la realtà è che questo è irreale perché noi siamo non permanenti. Tutto ciò che cambia è irreale e tutta la creazione cambia: non è estate tutto l’anno, non è inverno tutto l’anno, no, ci sono le stagioni. Gli alberi hanno i loro tempi: un tempo per fiorire, un tempo per fare frutti ed uno per germogliare di nuovo. Voi ed io non rimaniamo gli stessi per tutta la vita: prima ero un neonato, poi un bambino, un ragazzo, un giovane, un uomo, un padre ed ora sono un nonno. Quindi io cambio e tutto ciò che cambia è irreale; reale ciò che non cambia è. Qualcuno chiese a Ramana Maharisci: “Swami, devo credere ai miei sogni? Swami, come sono state le mie vite precedenti?” Questo Swami è famoso per il suo silenzio immenso ma quell’uomo continuò a seccarlo finché Egli rispose: “Vuoi sapere delle tue vite passate? Sappi che in tutte le vite passate ed in quella attuale sei lo stesso. Comprendilo, comprendi che nelle vite passate sei stato quello che sei in questa vita. Questo “tu” è Divino; le vite cambiano ma la costante “tu” è immutabile, quel “tu”, quel Divino è permanente. Ora vuoi sapere se il sogno è vero; pensa a colui che sogna non al sogno, pensa a chi sogna. Chi è che sogna?”

“Swami, sono io che sogno”.

“Allora conosci quel “io”, ecco tutto! Chi è che sogna? Io sogno. Conosci chi è io e tutto il resto sarà compreso.”



Una organizzazione è solo un mezzo per raggiungere un fine.

“Posso diventare un insegnante di Bal Vikas registrato pur non essendo iscritto a nessun Centro?Per favore dimmi come essere molto paziente ed amorevole”.

Un insegnante Bal Vikas registrato! Le cose registrate perdono il loro valore perché, una volta che siete registrati, pensate di essere arrivati e smettete di crescere. Pensate che io dica “Tu sei un devoto confermato” (Risate). Un devoto confermato! Un devoto ufficiale! Un devoto anziano! Non può esistere un devoto anziano o un devoto matricola, non ci sono devoti certificati e devoti non certificati, registrati o non registrati. Amici miei, questo riguarda procedure organizzative; al fine di garantire che non accada niente di strano, che niente vada contro l’organizzazione ed i suoi principi, la registrazione è importante ma, in verità, è lo spirito ad essere importante. Tutti quegli insegnanti che si sono dedicati, che siano registrati o meno, sono dei guru Bal Vikas; coloro che condividono il messaggio di Sai con tutto il loro amore e la loro gioia, con tutto il cuore, la mente e l’anima, che siano registrati o no, sono degli organizzatori di Satsang e circoli di studio. La registrazione è una questione organizzativa ma la spiritualità è oltre queste cose. Con trent’anni della mia vita passati in questa organizzazione, vi dico ancora una volta, amici, che l’organizzazione è solo un mezzo per raggiungere un fine e non il fine essa stessa. Se volete tornare a Londra potete prendere un aereo ma scendete all’aeroporto ed andate a casa in qualche altro modo; non raggiungete casa vostra in elicottero o in aeroplano, non è vero? No; una macchina, un treno, un autobus o un altro mezzo di trasporto di superficie è ciò che vi serve. Una volta raggiunta la destinazione, non avete bisogno d’altro; arrivati là non vi serve più niente. Si prende un battello per andare sull’altra sponda; una volta arrivati sulla riva opposta non si porta il battello con noi, è vero? Voi andate a scuola in bicicletta ma non la portate in aula. Similmente una organizzazione è solo un mezzo per ottenere uno scopo e non uno scopo essa stessa. L’amico chiede anche più amore e pazienza. Come si misura la pazienza? Io ho due chili di pazienza ma ne voglio altri due chili (Risate). Io ho una tonnellata d’amore; me ne servono ancora dieci tonnellate? Amici, niente di extra o aggiuntivo è necessario; l’amore, la pazienza ed il sacrificio non sono misurabili, sono apramana, non li potete misurare o contare. Se cominciate ad amare, amerete sempre di più; se siete pazienti ora, diventerete sempre più pazienti. Stare sulla via spirituale è il modo migliore per diventare spirituali. Se l’amore si comprasse in negozio, potremmo acquistarne di più ma non è così; potete aumentare il vostro amore solo amando, potete avere più pazienza solo essendo pazienti. Questa è l’unica maniera.



Anime buone ed anime cattive.

“Che cosa accade alle anime buone dopo la morte?”

Dopo la morte alle anime buone accade quello che accade alle anime cattive; anime buone ed anime cattive rinascono. Buono e cattivo sono relativi, sono concetti psicologici, sono relativi al momento in cui si manifestano; ciò che ora è buono può non esserlo più tardi. In estate, una coperta di lana è una condanna mentre è una grazia d’inverno; è buona o cattiva? È una questione di tempo. Quando abbiamo la febbre, mangiare dei dolci è male ma, se la salute è buona, i dolci fanno bene e quindi godeteveli. Allora che cosa è bene e che cosa è male? Ciò che è bene ora può essere male dopo. Per un giovane, vestire alla moda e fischiettare va proprio bene ma se lo facessi a questa età farei ridere! (Risate) Se un giovane indossa una bella maglietta e pantaloncini fa figura ma, se io mi vesto così alla mia età, voi pensate che sia meglio ricoverarmi in una clinica psichiatrica. Quindi, amici miei, ciò che è bene ora può non esser bene più tardi per cui non si può dire che qualcosa sia definitivamente buono o cattivo. I buoni pensieri e le buone azioni sortiranno una buona nascita futura, questo è affermato con chiarezza nella Bhagavad Gita; le cattive azioni porteranno ad una cattiva nascita ma, se voi andate oltre, se trascendete il bene ed il male, non nascerete più. Il trascendere è quindi più importante del bene e del male.



Tutto accade secondo la volontà di Dio.

“Se tutto accade secondo la volontà di Dio, qualunque cosa uno faccia non è colpa sua perché Dio l’ha già decisa; in tal modo, come si può essere responsabili del proprio karma?”

Proprio una bella domanda! Se Egli fa tutto, se tutto accade per Sua volontà, come posso essere responsabile di queste cose? Buona domanda, buona logica. Su questo argomento lasciate che divida con voi una storia: un uomo commise un omicidio, uccise un altro per strada per cui fu portato in prigione e processato. Il giudice gli chiese:

“Sei tu quello che ha ucciso quel tale?”

“Si, vostro onore, l’ho ucciso”.

“Sei colpevole di questo crimine?”

“Si, vostro onore, sono colpevole”.

“Hai qualcosa da dire?”

“Vostro onore, la prego di notare che lei conosce solo il codice penale indiano ed i testi delle leggi ma io sono un filosofo e penso che qui si debba porre una questione più profonda: “Chi è l’assassino e chi può uccidere qualcuno? L’uccisore e l’ucciso sono ambedue Divini; io sono Dio come lui. Lei pensa che io lo abbia ucciso? Anche lui è Dio; come posso essere colpevole? Chi è l’uccisore? Chi è l’ucciso? Chi può uccidere qualcuno?”

In questo modo egli fece un discorso sulla Bhagavad Gita (Risate) ma il giudice fu ugualmente intelligente; ascoltò il criminale con pazienza e quindi disse: “Guarda: chi è il colpevole? Chi può punire qualcuno? Tu devi essere impiccato, ecco tutto. Chi può punire qualcuno? (Risate) Io non ti sto punendo né tu devi essere punito ma sarai impiccato (Risate). Tu non hai ucciso nessuno per cui, visto che nessuno è stato ucciso, nessuno deve essere punito; questo si risolve in un perfetto equilibrio di spiritualità”. (Segue)