Satsang

Moharam – Una ricorrenza islamica

20 febbraio 2005

Cari fratelli e sorelle,

Moharam è il giorno di preghiera, sacrificio e abbandono

Oggi è Moharam. Secondo l’Islam oggi è un giorno importante di speciale
significato per tutti i fratelli e sorelle mussulmani, è un’occasione
di preghiera, un evento di sacrificio e di resa. Quando lessi i
particolari dell’evento fui molto sorpreso per le somiglianze che ci sono tra
le diverse religioni. Ho anche capito come sia sciocco dimenticare la
sostanziale unità e combattere invece per delle differenze superficiali.
Per i cristiani questa è la stagione chiamata Quaresima seguita dalla
crocifissione di Gesù. Gesù stesso permise loro di metterlo in croce per
il suo amore per l’umanità e per la sua elevazione. Egli è il simbolo
del sacrificio, dell’amore e del servizio oltre l'ego. Nei tempi moderni
ciò è piuttosto difficile anche da immaginare. La crocifissione di Gesù
è abbastanza simile all’evento che accadde millequattrocento anni fa a
Moharam; fu un’occasione di rivolta e ribellione contro coloro che
avevano disobbedito ed ignorato le Scritture. Ci sono molti che non hanno
fede nelle Scritture, che violano i loro dettami ed agiscono contro le
loro sanzioni. Moharam fu una battaglia contro questa gente. Fu un
evento in cui una persona impegnata, scrupolosa e spirituale si rivoltò
contro coloro che sfidavano le Scritture e i dettami delle stesse. E' ben
chiaro che tutto quello che è detto nelle Scritture deve essere seguito
testualmente, senza alcun interesse personale. Invero i profeti, i
veggenti, i saggi, i santi, gli aruspici e la gente di sicura religiosità
ci lasciarono le Scritture proprio per il loro profondo amore per
l’umanità con l’intenzione di emanciparla. Essi decisero di mostrare all’uomo
un sentiero da percorrere per raggiungere la salvezza, la liberazione,
il Paradiso o il nirvana. Pertanto abbandonare o disobbedire alle
Scritture non è solo un atto di stupidità, indifferenza e follia ma voglio
anche dire che è un atto di totale rovina. Dopo un lungo periodo di
penitenza e lunghi anni di meditazione, ciascuno di quei santi uomini ebbe
una rivelazione, una visione o udì una voce interiore (la voce di Dio)
e cosi essi poterono trasmettere il Vangelo da generazione a
generazione. Non possiamo quindi sottovalutare le Scritture, superarle o
semplicemente ignorarle.

L’amore è al di là della logica; la religione è al di là della ricerca
scientifica

Le Scritture ci mostrano un sentiero di sicurezza e salvezza. Dobbiamo
avere fede nelle Scritture mentre non dobbiamo avere fede nella mente!
Noi siamo in uno stato di totale confusione. Vogliamo sempre analizzare
e pensare a fondo o vogliamo razionalizzare e applicare i principi di
causa ed effetto. Amici, finché si tratta di cose mondane o materiali o
di conoscenza profana, questo conduce ad un valido e buon approccio;
invero la conoscenza profana e materiale richiede ricerca,
sperimentazione, approfondita analisi, totale comprensione, profonda indagine ed
attenzione. Questo è quanto necessita al successo nel mondo materiale. Ciò
è tutto logico, è il processo di pensiero e lo sforzo della dinamica
intellettuale. Infatti la scienza ha origine dalla logica e dalla
razionalità mentre la religione ha origine dall’amore. Possiamo spiegare
logicamente qualunque cosa relativa la mondo ma non possiamo spiegare con la
logica quello che è l’amore. Perché ami? Qual è la logica? Come spieghi
l’amore? Lo puoi? Nessuno lo può. Pertanto ciò che è al di là della
logica, al di là della ricerca scientifica è religione. Le Scritture sono
un resoconto delle esperienze, delle visioni e della forza dei santi,
dei veggenti e dei profeti del passato per cui, se siamo interessati al
nostro miglioramento e al nostro futuro, non abbiamo autorità per
smentirle o contestarle.

Priorità

Amici, Moharam è un’occasione di introspezione che ci aiuta a stabilire
le priorità della nostra vita. Priorità: che posto date a Dio? Che
posto date a voi stessi? I Veda sono le Scritture che chiamiamo Divine ma
la Bibbia è ugualmente Divina e anche il Corano lo è. Non è esclusivo
diritto di una religione invocare la propria divinità trascurando le
altre; questa è solo una visione parziale in quanto tutte le Scritture sono
ugualmente divine e grandi. Moraham è un evento in cui un uomo si
confronta con un problema e fronteggia un dilemma: devo considerare le
Scritture in primo piano o devo mettere in primo piano me stesso e
considerare le Scritture come secondarie? E’ una questione di priorità. Porrete
Dio e il suo mondo in prima posizione o porrete in prima posizione voi
stessi? Questo è il costante conflitto del genere umano, questa è la
situazione relativa agli eventi di Moharam. Cos’è che possiamo
sacrificare in questo mondo?

Supremo sacrificio: pronti a morire

Qual è il supremo sacrificio nella vita? E’ molto facile abbandonare
denaro, posizione e possedimenti ma il supremo sacrificio è quello di
essere preparati a morire, volendo sacrificare la propria vita come Gesù
fece sulla croce. Gesù è il figlio unigenito di Dio che è riverito e
adorato ovunque, di generazione in generazione. Invero il suo immenso
amore per l’umanità gli fece sacrificare la sua stessa vita. Un evento
simile accadde nel giorno di Moharam: circa millequattrocento anni fa i
mussulmani accertarono un errore, una colpa, un abuso e una disobbedienza
commessa da un Califfo (il successore del Profeta). C’era un Califfo
che si chiamava Moavia che proclamò suo figlio Yazeed erede e successore
ma la fede islamica non ammette questo tipo di passaggio di autorità da
una generazione all’altra. In altre parole, essa è contraria alla
monarchia dove la regalità passa automaticamente dal padre al figlio: un
Califfo non può nominare così il suo successore, il popolo deve avere la
libertà di scegliere ed eleggere il suo Califfo. Un figlio non può
essere il successore per la semplice ragione di essere figlio di un Califfo.
No, non è possibile; deve essere scelto dal popolo. Ci fu quindi una
rivolta totale e una sommossa contro la decisione di Moavia. Alcuni
cominciarono a chiedersi: "Come può Moavia nominare il figlio suo
successore? La Scrittura non lo ammette". Con la rivolta ci fu anarchia e
versamento di sangue. L’intera rivolta, una specie di ammutinamento, una vera
guerra, fu dichiarata sotto il comando di Hussain (il nipote del
Profeta) che per i mussulmani fu l’eroe della controversia. Egli era la voce
del popolo che chiedeva a Moavia: "Oh Moavia, non hai l’autorità di
nominare il tuo successore: la facoltà di scegliere chiunque il popolo ami
e voglia come successore deve essergli lasciata." Come la storia ci
dice, nessuna buona causa riceverà ampio supporto pubblico. Una frode, una
ruberia e un genocidio ricevono ampio appoggio da tutte le parti del
globo! Com’è usuale in ogni religione e in ogni paese su questa materia,
una buona e nobile causa basata sulle Scritture non riceve pieno
supporto pubblico. Pertanto Hussain fu aiutato solo dai pochi che lo
seguirono a Koofa, la città dove Mohavia e sua figlio Yazeed risiedevano.

La città di Koofa

A Koofa alcuni sostenevano Hussain e dicevano "Oh Hussain ciò che dici
è giusto; se vinci, ti sosterremo" ma quando Hussain, accompagnato da
settantadue sostenitori e seguaci (7 + 2 = 9, numero divino) marciò
verso Koofa, Yazeed, il prescelto di Moavia, timoroso di perdere il futuro
trono, spedì un grosso battaglione armato per evitare che entrassero in
città. Umar Binsaad, capitano e comandante dell’armata, attaccò questo
gruppo che andava verso Koofa uccidendo Hussain e i suoi seguaci. Gli
uomini furono spietatamente decapitati, donne e bambini umiliati ed
imprigionati ed i loro gioielli e cose preziose rubate. Che orribile azione
fu questa! E’ stato un caso di infamia per l’intera umanità che questa
gente fosse uccisa, umiliata, insultata e derubata . Inoltre, siccome
Umar Binsaad voleva mostrare la sua lealtà al Califfo, ordinò ai suoi
soldati di portare a Yazeed le teste di questi settantadue uomini. Ibne
Zyaab, il governatore di Koofa, senza vergogna, mise le settantadue
teste in fila, tutte in mostra in modo che tutti potessero constatare il
trionfo su Hussain e la sua causa. Il giorno in cui lo sforzo di Hussain
per salvare le Scritture fu represso nel sangue è il giorno in cui
tutto il popolo fu svergognato. La spietata uccisione avvenne
millequattrocento anni fa nel decimo giorno di questo mese. Dopo il massacro la
gente pregò e pianse intensamente per gli scomparsi. Anche oggi a Moharam,
se guardate la TV, potete vedere mussulmani mezzi nudi che si torturano
e si straziano bucandosi il corpo con un ago, infliggendosi dolori e
torture per ricordare gli infami eventi allora accaduti.

La priorità di Hussain alle Scritture

In altre parole, Moharam è il giorno del sacrificio, della preghiera e
condivisione dell’estrema pena e agonia di Hussain. Moharam è il giorno
in cui esprimere gratitudine a questo grand’uomo che diede priorità
alle Scritture anziché alla sua stessa vita come Gesù sulla croce, come
Socrate che rinunciò alla sua vita e come Galileo che sostenne la verità.
Questo è il mistero della vita. Amici, la nostra mente non può
raggiungere queste altitudini; noi non possiamo nemmeno immaginare queste cose
perché, per la maggior parte di noi, ogni minimo inconveniente è
sufficiente per perdere la fede. Qualunque minimo inconveniente! Questo è il
punto in cui siamo. Amici miei, ho parlato con alcuni dei miei amici
islamici per comprendere questi fatti così da dividerli con voi e
mostrarvi la comunanza tra cristianità, induismo e fede islamica. L’Islam
parla di Hussain che sacrificò la sua vita; il cristianesimo parla di Gesù
Cristo che pure sacrificò la sua vita sulla croce. Quindi questo è il
periodo di Moharam, un periodo di penitenza, meditazione, riflessione e
studio delle Scritture. Invero è un periodo in cui ottenere convalida,
conferma e riassicurazione dei principi contenuti nelle Scritture.

Sanathana Dharma

Pensiamo al Sanathana Dharma; non voglio dire induismo. Induismo non è
la parola corretta. Non udirete mai Bhagavan Sri Sathya Sai Baba usare
la parola "induismo". Quando dite induismo, questo viene qualificato
come una religione, mentre esso non è una religione: è un modo di vivere.
Quando assumete l’induismo come modo di vita, non potete più chiamarlo
così. Nella storia , andando indietro di parecchie migliaia di anni, è
considerato il più antico; ogni religione nasce successivamente, in una
forma corretta, revisionata, migliorata o come preferite, ma la più
antica fede è chiamata Sanathana Dharma. Ora, vediamo cosa esso dice
riguardo a Moharam. Può sembrare ridicolo e sciocco vedere se nel Sanathana
Dharma si dica qualcosa su questo evento ma approfondiamo l’argomento:
Cristo morì sulla croce come persona e come Figlio unigenito di Dio,
Hussain sacrificò la sua vita a Moharam come persona e come individuo
combattente per le Scritture. Il Sanathana Dharma dice che non è dovere né
obbligo per nessuno morire per qualcun altro. Vi prego di comprendere:
non è responsabilità né esiste alcuna giustificazione alla morte di
qualcuno per te. Pertanto il Sanathana Dharma dice: "Ciò che deve essere
sacrificato non è tutta ed esclusiva responsabilità di ogni individuo.
Il sacrificio è nel futuro di ogni ricercatore spirituale, è un dovere
di ogni aspirante spirituale". Nakarmana, Naprajaya, Dhanema Tyagenaika,
Amrutjathwamamdsam: l’immortalità è possibile solo attraverso il
sacrificio.

Amruthathwa (Immortalità) è possibile solo mediante Thyaga
(Sacrificio). Questo è il prezzo che si deve pagare per tentare di raggiungere lo
stato di immortalità o superamento della morte. L’immortalità è lo stato
di assenza di morte, lo stato in cui non c’è nascita né morte, è lo
stato in cui uno ha chiuso con la catena delle nascite e morti, vita dopo
vita. Pertanto il Sanathana Dharma vuole che ciascuno si sacrifichi.
Cosa dobbiamo sacrificare? Lasciatemi dire, amici miei! A causa di un po’
di emozione o rabbia uno può predisporsi a morire, a commettere un
suicidio ma questo, in effetti, non lo potete chiamare sacrificio nel vero
senso della parola. Questo è accaduto venticinque anni fa o più; un
tizio disse a Swami: "Swami, hai smesso di parlare ad un ragazzo, uno
studente laureato dell’ostello, ed ora lui non vuol prendere cibo e medita
di suicidarsi". Voleva minacciare Swami! Voleva dare un ultimatum a
Bhagavan. E’ possibile mai? Sapete cosa rispose Swami? "Lasciatelo morire
in pace. La prossima volta gli darò un buon corpo." (Risate) "Lasciate
che questo corpo vada; la prossima vita gli darò un buon corpo."
Pertanto, abbandonarsi e lasciare il corpo non è l’ultimo sacrificio: la
morte non è il supremo sacrificio.

Sacrifica l’ego

Ciò che bisogna sacrificare è l’ego; questo è il supremo sacrificio. Se
non viene sacrificato l’ego non vale sacrificare altro. Se do del
denaro potrò averne altro; posso ottenere introiti anche dall’esenzione
delle tasse. Se la mia abitazione ha abbastanza spazio vivibile posso anche
dividerla ma sacrificare questo ego non è una cosa ordinaria. Il
Sanathana Dharma dice chiaramente: "Coloro che sono nati ripetutamente
continuano il ciclo, nascita dopo nascita, a causa di questo ego". Una volta
che questo ego è sacrificato, una volta che è abbandonato l"io" e il
"mio" non si dovrà passare più attraverso il ciclo delle nascite e morti.
Questo è ciò che noi chiamiamo immortalità". Ma come è possibile
abbandonare l’ego? Perché dovremmo abbandonare l’ego? Perché è così
difficile? E’ difficilissimo perché io ci sono attaccato, io identifico me
stesso come ego ma questo non è di ora; l’ego si è sviluppato in centinaia
di migliaia di vite ed è tutto il bagaglio ed il carico portato con noi
dalle vite passate. Ora immaginiamo di dover vuotare una casa in cui
abbiamo abitato per oltre dieci anni. Sembra molto penoso perché ci
separiamo da tutto quello che c’è intorno. Per portare via tutte le cose che
abbiamo raccolto in questi dieci anni servono almeno due camion
(Risate). Che dire quindi riguardo al bagaglio chiamato "ego"? Esso è
esattamente e sicuramente collegato a tutte le identificazioni che ci siamo
portati appresso dalle nostre molte vite passate. E’ difficile e penoso
liberarsi dell’ego perché, se perdo il mio ego, non so cosa accadrà. Con
il mio ego sono rispettato, identificato e etichettato, godo di
posizione e prestigio, sono una determinata persona. Senza ego dove posso
andare? Nessuno mi riconoscerà, mi rispetterà e mi saluterà; per tutti sono
nessuno, io sono nessuno! Pertanto la grossa domanda è: "Cosa accadrà
se abbandono l’ego"? Una domanda da un milione di dollari. Siccome non
ho preparato me stesso ad abbandonare la mia identità, non posso essere
semplicemente X, Y o Z, un qualsiasi Tom, Dick o Harry. Voglio essere
conosciuto come una data persona, voglio essere famoso e di prestigio.
Almeno voglio essere un VIP sulla veranda (Risate). Finché questo "VIP
sulla veranda" permane al livello psicologico, non c’è dubbio che
l’esistenza dell’ego continui ancora per migliaia di vite.

Sapere di progredire spiritualmente

E' stato Sri Ramakrishna Paramahamsa a dire: "Se non siete irritati,
disturbati o agitati e potete semplicemente rimanere calmi e tranquilli,
sapete che state progredendo spiritualmente". Aha! Che bella
affermazione è questa! Come posso sapere che progredisco spiritualmente? Sto
progredendo spiritualmente se sono interiormente felice, se non mi
confronto e mi metto in competizione con gli altri e non sono disturbato, se ho
la prima o l’ultima lite. Sto progredendo spiritualmente se non sono
preoccupato da quante possibilità io abbia, non le conto perché, quando
conto e confronto, faccio un atto di divisione, di pubblicità, di pompa
ed esibizione. E’ anche detto: " Saprete che state progredendo
spiritualmente quando non ci saranno pensieri positivi o negativi nella mente
o, meglio, quando ci sarà assenza di pensiero. Dovete avere alcune
regole o parametri per sapere che state avanzando spiritualmente. Per
esempio: nel campo dell’istruzione si sa che in circa dieci anni uno può
ottenere una laurea. "Oh! In due anni io otterrò il mio dottorato in
filosofia." OK! Così, dal punto di vista materiale, potete dire quanto
lontano siete dai vostri obiettivi e aspettative. "Bene, l’anno prossimo mi
aspetto una promozione" ma nella spiritualità c’è qualcosa di immediato
da raggiungere. Per piacere siamo chiari: nessun luogo e nessuna meta
da raggiungere, perché abbiamo la meta dentro di noi. Quando Iddio è
dentro di noi, come potete dire: "Dio è la mia meta, Dio è il mio
obiettivo?" Questo non è nient’altro che colossale ignoranza! Quando Dio è
dentro, è sciocco che consideriate la vostra meta nella vita quale ricerca
di Dio. Sarei un pazzo e uno sciocco se dicessi che per me ci vorranno
quattro anni per raggiungere Dio. Amici, c’è più di un sentiero per
raggiungere Dio perché tutti i sentieri ci portano a Lui, tutte le strade,
sempre e in tutti i modi ci portano a Dio. Pertanto, a meno che io non
sia un fanatico dogmatico, un fondamentalista, come posso dire: "Questa
è la sola strada verso Dio"? Se "Tutte le strade conducono a Roma"
perché non potete dire che tutte le strade conducono a Dio? Pertanto,
amici, tutte le strade portano a Dio. Se tutte le strade portano a Lui e Lui
è dentro di noi perché non ne sono cosciente? La ragione è l’ego, l’ego
è la sola barriera; questo è tutto e, se non lo comprendiamo,
aumenteremo, anche inconsapevolmente, il nostro ego giorno dopo giorno. Quando
parliamo con qualcuno, lui comincia a vantarsi: "Sai, da quanto tempo
vengo a visitare questo posto?" Perché dovrei esserne interessato? Lui
continua a parlare dicendo che è sempre venuto qui negli ultimi
trent’anni. Ora, se avete coraggio, fate questa domanda: "C’è stato qualche
cambiamento in te?" Diverrete istantaneamente il suo nemico! (Risate).
D’altro canto lui si aspetta che vi complimentiate "Oh! Trent’anni!
Magnifico!" ma è motivo di vergogna per quell’uomo che, malgrado i trent’anni
di permanenza, non sia migliorato per nulla. Che personalità dura! Come
è difficile che cambi! Forse lavare a fondo il muro è più facile che
non trasformare questa persona! In effetti, lui vuole far mostra di sé.
Se qualcuno parla di qualche esperienza della sua vita, noi lo
interrompiamo a metà e cominciamo a dirgli della nostra propria esperienza
perché non vogliamo che lui pensi di essere più importante di noi (Risate).

Ho avuto una bellissima esperienza

Quando sento la gente usare queste parole "Bellissima esperienza" io
dico loro in faccia : "Adagio, ragazzo! Non è opportuno da parte tua dire
che hai avuto una bellissima esperienza perché non ci può essere con
Dio nessuna sgradevole esperienza".. Io preferirei interromperlo in
questo modo e dire che è abbastanza giusto vedere la bellezza
nell’esperienza perché tutte le esperienze con Dio sono bellissime. E’ questo il
motivo per cui dite che è una bellissima esperienza. Alcuni dicono che Baba
è molto serio stamattina, altri dicono: "No! No! Sta sorridendo". Oh,
capisco! Alcuni dicono che sembra stanco, altri dicono: "No, no! E’
pieno di energia". Alcuni dicono che Egli è molto chiaro di carnagione,
altri che è molto scuro. E’ vero? Com’è possibile? Se è scuro deve
sembrare scuro a chiunque ed altettanto se è chiaro. Perché uno dice che Egli
è chiaro e l’altro dice che è scuro? Se Egli è stanco, dovrebbe
naturalmente sembrare stanco a tutti. Allora perché alcuni dicono che è pieno
di energia?

Baba è un riflesso del nostro proprio stato

Amici, questo prova sufficientemente che Baba è un riflesso del nostro
stesso stato: se io sono stanco, allora è Baba che mi sembra egualmente
stanco; se io non sono così chiaro di pelle come vorrei essere, dico
che Baba non è chiaro ma scuro; quando sono stanco perché sono stato
indaffarato tutto il giorno, io dico che anche Baba sembra stanco. L’uomo
pieno di energia non dirà mai che Baba è stanco: egli vede la forza
dell’energia in Swami, egli vedrà che Baba è pieno di energia perché lo è
lui stesso; se è forte dirà che anche Swami è forte. Dobbiamo essere
chiari a questo proposito. Per quanto non ci possano essere due opinioni
circa la forza o la carnagione, la gente comunque parla in modi diversi.

Meraviglioso Darshan

Più stranamente alcuni dicono: "Che meraviglioso Darshan c’è stato
stamane!" Intendi dire che il Darshan di ieri non era bellissimo? Cosa
intendi con "Che Darshan meraviglioso stamane!" ? Intendi che il Darshan di
ieri non era abbastanza bello? No! Significa che se tu sei fresco,
pulito, calmo, equilibrato, felice e gioviale, dici che Swami è pieno di
energia e felice. Pertanto amici, osservare qualcosa in Swami è in
effetti osservare qualcosa dentro voi stessi. Cerchiamo di capire questo
chiaramente.

La vicinanza con Swami ha un determinato scopo

Alcuni dicono che Baba ama alcuni più di altri. Che sciocca
affermazione è questa! La più grande sciocchezza è quella di colui che pensa di
essere molto vicino a Swami. Io dico che voi "pensate" di essere vicini a
Swami perché tutti sono vicini a Swami. Questa vicinanza non è un
esclusivo diritto di pochi. La vicinanza fisica serve solo ad un determinato
scopo, è solo per la conduzione dell’Ashram, per delegare poteri, solo
per avere alcuni amministratori che sono responsabili, per reclutare
gente nell’organizzazione. Non potete pensare di essere "il devoto numero
uno" e che avrete la vostra statua accanto a quella di Hanuman sulla
cima della collina solo perché Swami parla con voi faccia a faccia. No,
no, no! Egli parla con voi con uno scopo che voi comprenderete più
tardi. Può darsi che Egli voglia che voi lavoriate qui, che voglia
modificarvi, che voglia trasformarvi e correggervi; può darsi che Egli voglia
che diventiate più spirituali, che voglia aiutarvi. Avere comunicazione
verbale non significa che siete il solo uomo valido e meritevole in
questo mondo. Pertanto, amici, tutto quello che noi vediamo in Dio non è
nient’altro che il nostro personale riflesso. Io ricordo molto bene che
parecchie volte Swami ha detto ai ragazzi: " Ragazzi, sappiate che Swami
è un semplice specchio". Potete vedere il vostro volto così com’è.
Naturalmente se il volto non è grazioso, lo specchio non potrà mostrare un
grazioso riflesso (Risate). Un semplice specchio riflette l’oggetto
com’è, come sono io, come siamo noi ma, se lo specchio è sporco o pieno di
polvere, avremo una visione confusa. Analogamente con la divinità;
Bhagavan dice di essere un semplice specchio.

Swami come fuoco

Riferendosi a sé stesso Bhagavan dice un’altra cosa: "Sappi che Swami è
fuoco". E’ molto difficile credere e accettare questo e vedere Swami
come un fuoco perché quando siete vicini volete essere più vicini e
quando siete più vicini volete essere i più vicini. I discorsi di Bhagavan
ad un singolo sono così attraenti e belli che fanno dimenticare cosa e
chi siete. Se Egli vi parla nella stanza delle interviste, voi avete
l’impressione che l’intera incarnazione dipenda da voi e che la missione
di Sai debba essere realizzata da voi e attraverso voi. Pertanto, dopo,
avrete le ali o sarete come un pallone gonfiato; non vi preoccupate di
guardare nessuno e i vostri occhi guardano e vedono solo quello che fa
Baba.

Baba segue i trattamenti omeopatici

Avrete udito di trattamenti omeopatici. L’omeopatia agisce attraverso
un aggravamento. Per esempio: se c’è un po’ di febbre, essa stimolerà
più febbre, se c’è un gonfiore, lo aumenterà e poi lo farà diminuire.
Pertanto l’omeopatia aggrava e poi cura. Penso che Baba agisca in totale
accordo con questa omeopatia. (Risate). Egli è il pathi, il capo, il Dio
dell’intera umanità. Egli non crede nell’allopatia (medicina
occidentale) perché questa dà una cura immediata: "Dai, dagli una compressa di
Paracetamolo" e la febbre si abbasserà dopo un’ora. No, no! Egli segue
l’omeopatia, Egli lascia che la febbre vada a 103 o a 104 gradi e solo
allora la abbasserà. Così una persona con ego, se ha avuto un’intervista,
pensa di conoscere tutto mentre in effetti non conosce nulla e diventa
totalmente cieco ritenendo di essere superiore a chiunque altro. Egli
crede che, se non ci fosse stato qualcosa di speciale il lui, Swami non
l’avrebbe chiamato per l’intervista. Proprio! Veramente speciale! Quel
suo imponente ego lo si vede mentre cammina, quell’ego lo si vede
quando parla dopo l’intervista. Dopo l’intervista il nostro Dio malizioso
aggiungerà benzina al fuoco: questo pallone di ego continuerà a crescere,
comincerà a ritenersi un re. Poiché Swami gli concede un’intervista al
giorno, egli si sente così speciale che non parla con nessuno. Oh! Ma
questo non significa che siate un pezzo da museo o una tigre in gabbia:
è solo la vostra mente, amici. Una volta che Swami comincia a parlare
con voi, inizia a sollevarvi facendovi sentire speciali e unici,
portandovi a separarvi dai vostri amici e da quelli che vi vogliono bene, il
che è peggio. Si va avanti aggravandosi sempre più, il pallone è
gonfiato alla massima dimensione ed allora… pssssss! (Risate) Una volta
raggiunte le massime dimensioni, la divina omeopatia farà un piccolo buco da
qualche parte del grosso pallone … Bhum! Andato! (Risate) Cosi, la
prossima volta egli non sarà più egoista . E’ una cura permanente!
Pertanto, amici, l’ego è il più pericoloso impedimento per la nostra crescita
spirituale e la cosa più grande da sacrificare. L’ego è la sola cosa che
ci tiene nell’illusione, in una falsa identificazione e nell'illusione,
portandoci ad un complesso di superiorità o di inferiorità. Tutti i
complessi e tutte le differenze sono provocate dall’ego. C’è della gente
che dice: "Io non posso associarmi con nessuno". Prego, accompagnatevi
con qualche animale se non potete associarvi con nessuno (Risate). C’è
della gente che dice: "Io posso associarmi solo con gente della mia
stessa mentalità". Altri sono abbastanza fortunati: "Noi non abbiamo avuto
cattive compagnie". Bisogna complimentarsi con loro. In verità, un uomo
spirituale è caro a tutti e tutti sono cari a lui. Un uomo religioso è
vicino a tutti e tutti sono vicini a lui: un uomo spirituale è senza
ego, è pieno di amore e premure per ognuno. Egli è capace di parlare al
guardiano e al direttore in ogni situazione. Guardate come lo stesso
Baba parla all’autista o allo studente delle scuole superiori; Egli spesso
parla al Presidente dell’India Abdul Kalam proprio nello stesso modo
con cui parla allo studente. Per Lui entrambi sono uno e lo stesso. Se la
condizione lo richiede, si osserva qualche protocollo ma questo è
tutto. Il protocollo è seguito perché la posizione richiede sicurezza e
protezione, come si conviene alle regole governative ma L’amore di Swami è
immutabile. Vi prego di credermi quando dico così. Penso che tutti voi
lo abbiate anche sperimentato. Quando Swami è capace di amare un
ragazzo della scuola primaria come il Presidente dell’India, quando Egli può
amare ugualmente tutti, perché io non sono capace di fare lo stesso?
Che cosa meschina è questa! Posso definirmi un "devoto"? E’ vergognoso
specialmente se affermo di essere stato un devoto negli ultimi
trent’anni. Il troppo è troppo!

Matrimonio di molte coppie

Vi sarà capitato di vedere la cerimonia nuziale di 300 coppie celebrata
da Bhagavan il 10 di questo mese. Per vostra informazione, c’erano tra
80 e 100 coppie di villaggi vicini che non avevano nemmeno un pasto
sostanzioso da mangiare, sufficienti vestiti e riparo: c’era gente
poverissima degli strati più bassi della società. Anche considerando i normali
standard, Rayalseema nel Distretto di Anantapur è conosciuta per la sua
povertà e aridità. Bhagavan si è preso cura di sette villaggi e ha
celebrato i matrimoni delle coppie. Un uomo ricco di elevata posizione può
tenere la cerimonia in un albergo a cinque stelle, a sette stelle o
super stelle, ma lo stesso Dio si prende cura del povero straccione, con
vestiti a brandelli e che non ha nessuno su cui contare. "Benedetti sono
i poveri perché erediteranno il Regno dei Cieli , benedetti sono i miti
perché essi entreranno nel Regno dei Cieli". Quindi per Baba non c’è
differenza tra una catena d’oro, un sari di seta o qualunque altra cosa
che venga data loro. Tutto è identico ed essi hanno avuto le stesse cose
degli altri. Se Bhagavan può trattare chiunque nello stesso modo,
perché non possiamo fare altrettanto? Perché dobbiamo separarci dalle altre
persone? Che sfortuna è pensare di essere speciali e unici. Pensare di
essere speciale è un segno di debolezza e pensare di essere unico è
estrema sciocchezza. Sacrificare l’ego significa sapere che sono
ordinario, solo uno tra i molti appartenenti a Dio, come una goccia nel vasto
oceano. Così il Sanathana Dharma vuole che si sacrifichi il nostro ego
per avere maggior potenza spirituale. In società l’ego vi porterà potere
ma nella spiritualità sarete più potenti se siete senza ego!
Permettetemi di esprimere il mio punto di vista con un semplice esempio: una
goccia sul mio palmo è appena una goccia che può evaporare in qualsiasi
momento; dopotutto è solo una goccia. Però se butto la goccia in un vasto
e imponente oceano, essa diventerà potente, grande, maestosa e bella
come lo stesso oceano. Questa goccia è l’ego; così quando questa goccia
di ego è lasciata cadere diventerete voi stessi oceano. Questo è il
livello oceanico. Oceanico! Voi dovreste diventare oceanici lasciando
cadere la goccia dell’ego e diventando grandi come l’oceano. Pertanto
secondo il Sanathana Dharma, l’interpretazione di Moharam è quella richiesta
ad ogni ricercatore: che abbandoni l’ego, così da poter diventare
potente come il Divino. Come è possibile? Posso abbandonare il mio ego? E’
così facile come cambiare vestito? Io ho così tanti vestiti: perché non
quello da giorno, da pomeriggio o la tuta da ginnastica? Perché no? E’
facile come cambiare vestito? No.

L’ego può essere abbandonato con la grazia del Maestro

Molta gente dice che potete abbandonare l’ego solo con la grazia del
vostro Maestro. Qui interviene il Suo ruolo. Per esempio, noi preghiamo
nel nome di Gesù Cristo: Amen! Molte preghiere sono recitate nel nome di
Gesù Cristo: Amen! Cosa significa? Cristo è un Maestro Divino nel cui
nome noi preghiamo in modo che la sua grazia venga versata su di noi
aiutandoci a mettere da parte l’ego. Tutte le preghiere sono recitate nel
nome di una divinità. Non dite il vostro nome quando pregate, non è
vero? Se lo fate ci deve essere qualcosa di sbagliato in voi. Le preghiere
sono recitate nel nome di Dio. Perché? Perché che possiate ottenere
forza e coraggio per liberarvi dell’ego e trovare la vostra identità con
la divinità. Questo è lo scopo.

Bhagavan è un’energia cosmica universale

Ieri stavo leggendo un libro. C’era un grand’uomo, un uomo santo che
andava ripetendo così: "Dio! Che potenza hai nel Tuo sguardo! Che
sorgente di amore porti con Te! Che immenso amore hai, Dio! Io non posso dire
"il Tuo sguardo mostra sufficiente amore; la Tua dolce occhiata o
sguardo mostra abbastanza potenza. Dove li tieni nascosti, mio Dio?" Queste
sono le parole di un grande santo. Analogamente, l’aspetto di Bhagavan
e il Suo gentile tocco sono sufficienti a trasformare un uomo
materialista in una persona totalmente spirituale. Che potenza è nascosta in
Lui! Non lo sappiamo. Tutto questo può sembrare materia, composta di atomi
e molecole che a loro volta contengono protoni, neutroni ed elettroni.
Se un atomo si frantuma, esso sviluppa energia sufficiente a fornire
elettricità all’intera città di New York. Che quantità di potenza c’è in
un atomo! Analogamente che quantità di energia Bhagavan porta con Sé!
Non è possibile per noi fissare o stimare l’aspetto microcosmico o
macrocosmico della Personalità Divina. Non è necessario stimare la Sua
capacità; è sufficiente dire che Bhagavan è così potente che è energia,
energia elettromagnetica, energia cosmica universale; il Suo sguardo, il
Suo tocco o il Suo darshan sono sufficienti a renderci forti.

Un volontario del Madhya Pradesh

I volontari del Madhya Pradesh sono adesso in servizio per la sicurezza
dell’Ashram. Ho incontrato uno di questi, un uomo chiamato Rama Rao,
che mi ha raccontato di un incidente successo solo due giorni fa: con un
trattore pieno di sacchi di riso procedeva da qui verso qualche altro
posto, quando per sua sfortuna ha investito lungo la strada un bambino
di quattro anni. Questo è capitato a lui. Dopo un’ora il bambino aveva
cominciato a giocare! Se volete, posso portarvi dal bambino.
Spalancherete gli occhi per la sorpresa! Oh buon Dio! Quanta energia cosmica Tu
hai! Quando dai il darshan pomeridiano verso le tre, io penso e dico a
tutti che sei nell’Auditorio Poornachandra, ma il volontario del Madya
Pradesh mi dice che sei là, nella strada, a salvare la vita di quel
bambino. Che mistero sei, che energia hai!

Le persone sono diverse dai loro nomi

Vi posso fare anche l’esempio di un altro fratello, un anziano
insegnante laureato che siede nella fila centrale e canta i Veda. Il 10 dello
scorso mese, lo stesso giorno che abbiamo presenziato alla cerimonia dei
matrimoni, Swami lo ha chiamato. Mentre stava facendo il giro dietro il
leone d’oro per parlare con Swami, è caduto sulla pedana; è un uomo
molto alto ed anche un ottima persona ed un grande studioso dei Veda. Il
suo nome è Veda Narayana, nome appropriato e grazioso. Nella maggioranza
dei casi la gente è diversa dal nome che porta! (Risate). Uno può dire
che il suo nome è Budda ma in effetti è baddha (un uomo cattivo).
(Risate). Oppure qualcuno dice che il suo nome è Sundar Rao (che significa
bellezza) ma è molto brutto a vedersi. (Risate). I nomi sono
generalmente così. Noi chiamiamo qualcuno Rama Rao. Rama significa verità ma
questo tizio dice sempre il falso. (Risate). In ogni caso, per il nostro
amico Veda Narayana è una grossa fortuna avere un nome che lo rispecchia
ed è certo coerente al suo stile di vita. Quando egli cadde, gli furono
fatte delle radiografie. I dottori dissero che l’osso era fratturato in
quattro punti e lo avvisarono che doveva essere immediatamente operato
ma, quando il fatto fu riportato a Swami, Swami disse: "No, portatelo a
Bangalore". Lì a Bangalore, dopo un esame, i dottori dissero che non
c’era bisogno di alcuna operazione. Essi solo fermarono il movimento
delle mani con qualche fasciatura. Ora egli sta bene, sano, in piena forma
e in piena salute e recita i Veda sia al mattino che alla sera. Ogni
frattura è generalmente molto dolorosa e il paziente normalmente lotta
duramente per combattere i dolori che lo torturano ma quando un suo caro
amico gli chiese se sentiva dolore o no, egli disse: "Io non ho dolori.
Swami mi ha chiesto di andare a Bangalore. Dopo tutte le prove che ho
fatto lì, i dottori mi hanno detto che era tutto a posto." Come i
funzionari della ferrovia vi danno gli orari degli arrivi e delle partenze
delle linee ferroviarie Sai, come siamo sciocchi e inesatti quando
immaginiamo e diciamo che Swami è nell’Auditorio Poornachandra e ci darà il
darshan alle 7,30 del mattino e alle 3 del pomeriggio. Sembra che non
siamo effettivamente consci della potenza di Sai. Non abbiamo la
consapevolezza, la consapevolezza Sai che è al di là del tempo e dello spazio?
Così amici, ancora una volta vi saluto in questo giorno di Moharam.
Moharam è il giorno del sacrificio di Hussain che considerò prima Dio e
poi sé stesso, come fece Gesù Cristo che morì sulla croce a causa del suo
amore per l’umanità. Questo è sacrificare il proprio ego, in modo che
il finito diventi infinito, il mortale immortale, il temporaneo eterno.

Asato Maa Sad Gamaya … dalla menzogna alla verità.

Tamaso Maa Jotir Gamaya … dall’oscurità alla luce

Mrtyormaa Amrtam Gamaya … dalla morte all’eternità.

Che Dio vi benedica, molte grazie (Applausi).