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Sai Ram
Con salutazioni ai Piedi di Loto di Bhagavan
Kranti significa cambiamento
Cari Fratelli e Sorelle,
con le Divine benedizioni di Bhagavan abbiamo partecipato alle celebrazioni di Sankranti ed abbiamo assistito ai programmi culturali messi in scena così amabilmente dai bambini e dagli studenti delle istituzioni educative di Sri Sathya Sai. Abbiamo avuto anche la fortuna di ricevere il Discorso Divino di Bhagavan apportatore di bene nel giorno di Sankranti. Stamani prenderemo alcuni pensieri dal Discorso di Bhagavan, e da altri di contenuto simile, dalla letteratura Sai e li condivideremo.
Nel Suo Discorso, Bhagavan ha detto una cosa importante, ha detto che Kranti significa cambiamento, che Sankranti è un'occasione che richiede un cambiamento, un cambiamento delle nostre abitudini, del nostro temperamento e dei nostri atteggiamenti. Dovrebbe esserci un cambiamento di modello in modo che questo Sankranti, la prima festa del 2005, ci porti dal vecchio sistema di vita a nuove altezze nella nostra esperienza, nelle nostre relazioni, nella nostra consapevolezza e comprensione.
Tutto il discorso di Swami è centrato sulla Beatitudine.
Possiamo certamente trarre una lezione importante dal Discorso di Bhagavan: coloro che sono molto impegnati nella vita quotidiana non potranno mantenere un equilibrio tra il mondo materiale e quello spirituale; essendo completamente occupati con i nostri obbiettivi materiali non saremo capaci di raggiungere le due estremità. Questo è molto importante per tutti noi. Che cosa ne dice Bhagavan? Dov'è la Beatitudine? Nel suo Discorso di Sankranti Swami ha parlato a lungo della Beatitudine. In effetti, per tutta la vita, il nostro sforzo è stato di essere felici; la nostra carriera, la nostra ricerca, la nostra lotta ed i nostri sforzi sono tutti diretti verso un solo scopo: essere felici. Tutto il Discorso di Swami è stato centrato sulla Beatitudine.
Che cos'è la Beatitudine?
Dov'è questa Beatitudine? Dove si può trovare? Siamo felici? Per essere onesti, non lo siamo. Noi realizziamo molte cose ed abbiamo successo in molti dei nostri sforzi e compiti, abbiamo molto successo nei progetti che intraprendiamo ma questa Beatitudine, Ananda, non riusciamo a sperimentarla, non riusciamo ad ottenerla ed a goderne. Bhagavan ha rimarcato ironicamente che se la Beatitudine fosse disponibile all'esterno noi saremmo disposti ad andare in qualsiasi industria, qualsiasi fabbrica o strada per comprarla ma la Beatitudine non viene reclamizzata o fabbricata né è in vendita. Allora la Beatitudine che cos'è e dov'è? Nello stesso Discorso, Bhagavan lo ha chiarito: la Beatitudine che noi andiamo cercando all'esterno è già disponibile all'interno, è già lì dentro, nel profondo, latente, innata ed immanente ed Egli arriva al punto di dirci:
"Voi siete la personificazione della Beatitudine;
voi siete l'incarnazione della Beatitudine".
Udire questo è piacevole ma io non credo che noi lo sperimentiamo. Quando lasciamo il luogo dell'incontro, noi non siamo beati e guardando le facce degli altri comprendiamo che la Beatitudine non viene sperimentata; può essere lì ma non viene a manifestazione. La Beatitudine è latente ma non è sperimentata; perché?
Le cianfrusaglie dell'ego.
Semplicemente perché ci siamo caricati di desideri privi di significato, rivalità non necessarie, inutili gelosie e competizioni morbose; questo è il ciarpame che ci toglie la Beatitudine. Quando saremo coscienti del fatto che tutto questo è roba inutile che ci appesantisce, faremo degli sforzi sinceri per liberarcene. Dietro tutto ciò che è inutile troviamo in noi la naturale Beatitudine: essa è già lì. Noi nasciamo beati ma, col passare degli anni, le cose si raccolgono e si accumulano e tutta la testa diventa un cestino della carta straccia; a meno che non togliamo tutta questa spazzatura non possiamo trovare la Beatitudine sottostante. Quale sadhana o pratica spirituale, allora? Bhagavan ne ha parlato nel Suo Discorso spirituale; la sadhana non è altro che la rimozione dalla testa delle cose non volute, indesiderabili ed inutili in modo che la sottostante corrente naturale di Beatitudine venga alla superficie. Qual è la roba da eliminare? È la roba dell'ego e della gelosia, il sudiciume della possessività, le compagnie e le relazioni cattive ed indesiderabili. Quando tutta questa spazzatura è eliminata ed il recipiente è vuoto, possiamo trovare la Beatitudine a nostra disposizione. Io non mi aspetto che veniate a pulire casa mia con un aspirapolvere; per amicizia ed amore potreste dire "Lo farò domenica" ma non potrete farlo tutte le domeniche: pulire la mia casa è mio dovere. È mio dovere e, similmente, è mio dovere eliminare, rimuovere e scaricare tutto la sporcizia e la polvere che ho raccolto negli anni. Noi teniamo coperto il sudicio dentro. Voi non potete togliere la polvere dalla mia mente, non potete eliminare la gelosia che c'è in me, non potete cancellare le qualità malvagie presenti dentro di me e quindi devo farlo da solo. Amici, il messaggio di Bhagavan in occasione di Sankranti è che noi siamo l'incarnazione della Beatitudine ma in effetti non viviamo come tali.
Questo Sankranti dovrebbe essere un anno di Beatitudine.
La ragione è che tutta la roba non voluta che abbiamo raccolto negli anni opprime le nostre vite; è molto pesante, opprimente, monotona e noiosa. Noi stessi ne siamo responsabili. Se rimuoviamo l'intero fardello, si, saremo felici proprio come bambini. Quando un bambino piange non potete picchiarlo perché smetta di piangere; se lo picchiate piange di più. Che cosa bisogna fare? Dategli una caramella, un cioccolatino o un giocattolo ed il bambino diventa sorridente e gioca come se non avesse mai pianto dimenticando tutte le sue lacrime. Nello stesso modo, amici, una volta rimossa la sporcizia dalle nostre menti, dimenticheremo tutte le sofferenze della vita e raggiungeremo lo stato in cui sentiremo che non siamo mai stati veramente turbati. Questa dovrebbe essere l'esperienza della Beatitudine nelle nostre vite. Con la Liberazione il Signore Buddha raggiunse lo stato in cui non pensò mai di essere stato legato; quando Chaitanya Mahaprabhu raggiunse lo stato di illuminazione non si interessò più ad altro; tale era la Beatitudine. Bhagavan ha dichiarato con enfasi nel Suo Discorso che la presente generazione non sa che cosa sia la Beatitudine né dove sia per non parlare di averla sperimentata. Quindi, amici miei, questo Sankranti dovrebbe essere un anno di Beatitudine, questa stagione dovrebbe aiutarci a rimanere beati per sempre.
Un uomo di giudizio è cosciente della sua effettiva natura.
Alcuni potrebbero dire: "Se la Beatitudine è in me, perché io non la vedo?" Ramana Maharisci dette questa risposta: "Ci sono molte cose che voi non vedete eppure non potete dire che non esistano, non ne potete negare l'esistenza solo perché non le vedete. Voi vedete la felicità? No. Vedete la sofferenza, la tristezza? No. Potete negarle? Posso dire che in questo mondo non c'è tristezza perché io non la vedo?" Noi non la vediamo ma la sperimentiamo. Quindi amici, non possiamo negare l'esistenza di tutto ciò che non vediamo; ci sono tante cose che sentiamo anche se non le vediamo. La Beatitudine è una condizione di vita, uno stato di consapevolezza, uno stato di coscienza tale da non essere visto ma, ciò nonostante, sperimentato e sentito. Questa affermazione di Ramana Maharisci è stupenda. Tutti noi qui siamo consapevoli della nostra mente, dico bene? Noi siamo coscienti della mente. Io non la vedo ma questo non significa che io dica "Io non ho mente"; se lo dicessi, ci sarebbe in me qualcosa di sbagliato. Quindi anche se io non vedo la mia mente, so di averla; anche se io non vedo il mio intelletto so che c'è un intelletto dentro di me. Similmente, come noi gente comune, normale, siamo generalmente coscienti dell'esistenza della mente e dell'intelletto, uno jnani, uno yogi, un uomo saggio è cosciente del suo Sé interiore o Divinità. Il segno dell'essere uno yogi è la consapevolezza della Divinità interiore; la caratteristica di un uomo saggio, di uno jnani, è l'esperienza della Divinità interiore. Come noi siamo coscienti dei nostri pensieri, delle emozioni, impulsi e sentimenti, un uomo saggio è cosciente della sua reale natura, è cosciente del suo vero essere o Sé. Questo è ciò che Ramana Maharisci ha detto.
Due cose sono necessarie per vedere la Divinità all'interno.
Sorge ora spontaneamente una domanda: "Se un uomo saggio è cosciente della sua Divinità, perché io non lo sono? Egli è saggio, va bene, ma io non sono insensato; perché io non conosco l'esistenza della Divinità? Perché no? Io vedo questo tavolino e voi tutti lo vedete; perché, se c'è la Divinità in me, io non la vedo? Ramana Maharisci ha detto con chiarezza che per vedere la Divinità interiore sono necessarie due cose. Una è l'idoneità; bisogna essere idonei a vedere. Idoneità? Che cos'è, un esame di Stato? Servono dollari o sterline? Che cosa significa idoneità? L'idoneità è avere la capacità o l'abilità di vedere all'interno. Noi abbiamo la capacità di vedere all'esterno, possiamo percepire con gli occhi l'esteriore ma non abbiamo l'abilità, la capacità e la nobiltà di rivolgerci all'interno, di vedere dentro. Questa è l'idoneità. Quindi, ripeto, sono necessarie due cose.
Primo: La capacità di vedere dentro. Noi non abbiamo questa capacità, siamo agitati, non possiamo rimanere seduti lì con gli occhi chiusi per periodi considerevoli; siamo capaci di guardare all'esterno ma chiudere gli occhi è molto difficile. Questa è la verità. Tenere gli occhi chiusi per un lungo periodo è orribile, terrificante perché quando chiudo gli occhi io non so chi sono, non ho credenziali, nessuno mi dice "Sai Ram signore", nessuno mi dice "Sei semplicemente grande". Quando chiudiamo gli occhi non siamo nessuno e quindi non vogliamo chiudere gli occhi. Una volta chiusi gli occhi, l'ego se ne va e senza ego ci sentiamo insicuri, a disagio. Tutti diciamo "Eliminiamo l'ego" ma nessuno lo abbandona perché con l'ego ci sentiamo bene, siamo contenti. La vita e comoda con l'ego perché la gente vi rispetta ed onora, vi considera e vi ubbidisce. Voi siete questo e quest'altro grazie all'ego; senza di esso non siete nessuno e nessuno desidera essere nessuno, tutti vogliamo essere qualcuno. Quindi, amici miei, la capacità di andare all'interno esige il raggiungimento di uno stato di assenza di ego; questo ottiene l'abilità.
Secondo: l'idoneità. Che cos'è l'idoneità? È il desiderio di Beatitudine, desiderio della Divinità più che di qualsiasi altra cosa. Che cosa succede se qualcuno mi dice "Ti pagheremo bene se darai una mano ad un progetto nel tal posto" oppure "Invece di assistere ai Bhajan vieni a fare dello straordinario in ufficio e sarai ben ripagato"? Che cosa scegliete? Il nostro pensiero è "Posso fare meditazione quando voglio; Dio è dentro di me ed io posso meditare su di Lui in qualsiasi momento ma lo straordinario in ufficio non mi aspetta", questo significa che, quando c'è da fare una scelta tra l'interesse personale e la meditazione, noi diamo la priorità al denaro. Noi non amiamo Dio quanto amiamo i nostri cari; è un fatto. Noi non amiamo Dio quanto amiamo noi stessi, i nostri parenti ed amici, la nostra famiglia e tutto il resto; Dio viene dopo, dopo tutto questo. Perché? Rimanete tranquilli se qualcuno si pronuncia contro di voi, se qualcuno fa degli apprezzamenti negativi? Se qualcuno dice "Sei un pazzo" che cosa dite? "Vai a farti visitare. Io sono normale; sei tu ad essere sbilanciato. Io non sono un pazzo". Se qualcuno dice "I tuoi genitori sono gente irrecuperabile" rispondete immediatamente "Stai parlando di qualcun altro, non di me". Voi agite quando si dice qualcosa contro di voi ma se viene detto qualcosa contro Dio, voi pensate: "Egli si difende da solo, non ha bisogno di paladini". Questo è il nostro atteggiamento. Non c'è dubbio che Dio possa prendersi cura di Se Stesso, che non abbia bisogno del nostro aiuto, ma una cosa è certa: il nostro amore per Dio è minore di quello che abbiamo per la nostra famiglia. Noi amiamo la nostra famiglia, la nostra proprietà, i nostri possedimenti, le nostre acquisizioni, la nostra dignità e il nostro prestigio molto più di quanto amiamo Dio. Questo è un fatto. Quindi si raggiunge l'idoneità quando il nostro amore per Dio è maggiore di quello che proviamo per tutte le altre cose del mondo. Affinché possiamo vedere il Sé dentro di noi, Ramana Maharisci ci chiede di ottenere due qualifiche: una è l'abilità e l'altra è l'idoneità. Noi non abbiamo nessuna delle due perché non siamo capaci di andare all'interno. Se io sono all'esterno ci sono gli applausi, gli incoraggiamenti, i riconoscimenti, il nome e la fama mentre che cosa ottengo andando all'interno? Auguri quindi all'abilità, io non la voglio perché i guadagni sono dubbi. Per questo, amici miei, la beatitudine che è la nostra vera natura, la beatitudine è che è il nostro vero Sé può essere sperimentata e goduta solo se abbiamo l'abilità di andare all'interno e l'idoneità ad amarLo più di qualunque altra cosa del mondo.
Il sacrificio può concederle ambedue.
Che cosa dobbiamo fare ora? Ora che cosa devo fare per ottenere questa abilità ed idoneità? Se io dicessi ad un mio studente "Tu non sei idoneo a studiare questa materia", egli l'indomani direbbe a me "Lei non è idoneo ad insegnarmi" (Risate) ed io non potrei condannarlo. Tocca a me dirgli come venirne fuori. Dio è misericordioso, il Maestro Divino è compassionevole ed ha posto solo due condizioni: l'abilità e l'idoneità. "Ragazzo mio, Io so che tu non le hai ma posso suggerirti il modo per acquisirle entrambe, due in un colpo". "Oh Maestro! Tu sei moderno perché mi dai una tecnica per acquisirle entrambe in una volta, due piccioni con una fava. Di cosa si tratta, Maestro?" Il Maestro ha detto: "Il sacrificio conferisce sia l'abilità che l'idoneità".
Il nostro concetto di sacrificio è completamente sbagliato.
Sacrificio, thyaga. Sfortunatamente il nostro concetto di sacrificio è completamente errato. Se io elargisco del denaro, la gente dirà che io sono un uomo di sacrificio; se durante il darshan io vi cedo il mio posto facendomi indietro, io sono l'uomo di sacrificio di questo secolo (Risate). Quindi il nostro concetto di sacrificio è completamente sbagliato. Non si tratta di condividere il denaro ne di distribuire indumenti, non è condividere l'abitazione né la posizione; questi sono appena sacrifici in senso mondano, nel parlare terreno, in senso fisico; in senso spirituale, il sacrificio è del tutto diverso. Che cos'è il sacrificio parlando spiritualmente, amici miei? Non mi fraintendete, vi prego; non interpretate la mia affermazione al di fuori del contesto. La ragione per cui io amo tenere il discorso ogni domenica è questa: io ne traggo beneficio più di tutti voi. Vi prego di credermi perché io faccio molta preparazione e studio; solo allora vengo qui. Mentre studio e mi preparo mi sento più felice. Spesso, durante il processo di preparazione, io sono eccitato, desideroso di correre e saltare e dividerlo con voi. Questo è il potere della conoscenza, questo è il potere della saggezza; la vera conoscenza non può venire nascosta, vi prego di credermi. Potete nascondere i vostri profitti in nero ma non potete nascondere la vostra conoscenza perché questa saggezza è un dono di Dio, è Divina, è una luce che si diffonde. Ora, tornando a noi, che cos'è il sacrificio? Di questa parola Baba ha dato una bellissima definizione sostenuta con decisione da Ramana Maharisci. Io Lo cito spesso perché riscontro dei paralleli. Adi Sankara, Ramana Maharisci e Bhagavan Sri Sathya Sai Baba presentano dei paralleli nel contesto della teoria del non dualismo per cui, in tal senso, vanno tutti e tre insieme. Sathya Sai Baba vi porta dolcemente da un piano ad un altro, a differenti livelli ed altitudini, dove bisogna cambiare vettore aereo ogni volta. Fino a Mumbai viaggiate con una compagnia interna, il karma o azione; da Mumbai volate con una compagnia internazionale fino a Francoforte: questo è il "bhakti marga" o sentiero della devozione. Da Francoforte c'è un volo diretto per New York, lo "jnana marga" o sentiero della conoscenza. Quindi i Baba vi porta a Mumbai per un controllo di sicurezza poi a Francoforte per fare rifornimento e quindi raggiungete per gradi la vostra destinazione di New York. Ramana Maharisci semplicemente vi solleva e vi tiene lì; se non siete pronti vi ritroverete per terra, come un aereo che precipita! (Risate) Direttamente! Non si parla nemmeno di viaggiare ed andare calmi, non c'è possibilità. Questo è il punto. Io sto prendendo la teoria, i principi e la quintessenza di Ramana Maharisci, debitamente confermata da Bhagavan Sri Sathya Sai Baba, in modo che venga assorbita dalla mente, integrata nel nostro sistema. Questo è ciò che veramente voglio.
Abbandonare questa identificazione con il corpo è sacrificio.
Che cos'è allora il sacrificio secondo Baba e Ramana Maharisci? Non è elargire denaro o possedimenti, ricchezze o proprietà, no. Io sono identificato con il mio corpo, io penso di essere il corpo perché di fronte allo specchio mi considero l'uomo più attraente del mondo anche se un altro lo nega (Risate). Io mi preoccupo di cosa indosso, sto molto attento a cosa mangio, compresa la roba piccante dell'India del sud, perché io sono il corpo; il corpo è molto importante.
Abbandonare questa identificazione con il corpo è sacrificio.
Il vero sacrificio è abbandonare, lasciar cadere, cancellare questa identificazione con il corpo. Attualmente voi pensate "io sono il corpo", avete la sensazione, il sentimento "io sono il corpo" ma questa identificazione va lasciata cadere, va abbandonata. Secondo Bhagavan Sri Sathya Sai Baba questo è sacrificio. È difficile. Donare un assegno di mille dollari è molto facile, tanto ne guadagnerò ancora il prossimo mese, ma è difficile staccarsi dall'identificazione con il corpo che ha moltissimi requisiti: è il corpo che attrae gli altri verso di me, è il corpo che mi mantiene al di sopra degli altri. Come posso lasciare l'identificazione con il mio corpo? È molto difficile. È per questo che Ramana Maharisci indossava sempre solo un pezzo di stoffa e nient'altro e Shirdi Bhagavan conduceva la vita di un mendicante. Anche Adi Sankara visse come un mendicante. Essi volevano essere dei mendicanti. Perché? Perché questa è la via per abbandonare l'identificazione col corpo. Può non essere possibile per tutti né è ora desiderabile per tutti noi ma il sacrificio, secondo Bhagavan, è l'abbandono dell'identificazione con il corpo.
Noi sacrifichiamo la nostra mente.
Dopo che cosa sacrifichiamo? Il sacrificio richiede l'annullamento totale della mente, la cancellazione; noi sacrifichiamo la nostra mente. "Io non voglio sacrificarla; se sacrifico la mia mente che cosa accadrà dei miei diplomi, delle mie proprietà? Che cosa accadrà dei miei amici, dei miei parenti, del "direttore" e del "coordinatore"? Oh mio Dio! Io sono il responsabile della veranda, io sono il responsabile dei tappeti: come posso abbandonare la mia mente?" No, no. È così difficile perché è la mente ad essere responsabile dell'inferno e del paradiso qui sulla terra. Paradiso ed inferno non sono separati: i momenti di felicità costituiscono il paradiso ed i momenti di sofferenza costituiscono l'inferno. Paradiso ed inferno non sono lontani da noi: essi sono qui ora ed è la nostra mente a produrli, ecco tutto.
Aspettare Swami è meditazione.
Stamane qualcuno mi diceva: " Al mattino Swami arriva un po' tardi per il darshan e noi non riusciamo a regolare i nostri orari; l'orario della colazione è scompigliato perché Egli viene più verso l'ora di pranzo ed alla mensa la roba preparata per colazione si rovina". Quindi il problema della gestione della mensa, il problema della gestione di noi stessi è dovuto al tardare di Swami. Questo è il punto di vista fisico.
Un altro ha detto: "Perché pensi così? Quando il darshan di Swami è ritardato, non credi che sia un'opportunità per meditare? Non credi che sia un'occasione per pregarLo? Non è il momento di recitare il Suo Nome? Non ti sembra che sia un'opportunità per dividere l'esperienza con colui che ti siede a fianco? Non pensi che la venuta di Swami venga ritardata per rendere completamente spirituale quel momento? Cerca di vederla in questo modo". (Applauso) Questo è il modo di intenderla. Quindi, amici miei, attendere Swami è meditazione. Aspettare la colazione dà fastidio, aspettare un VIP è noioso, aspettare un ospite importante è disgustoso, aspettare l'autobus è seccante, aspettare i membri della famiglia di ritorno da un fine settimana fuori è un'uggia ma aspettare Swami è preghiera. Aspettando Swami noi preghiamo e preghiamo, volgiamo i nostri cuori verso di Lui: "Oh Signore, noi Ti vogliamo Swami, Ti vogliamo ora". La preghiera viene dal profondo dei nostri cuori, è uno struggimento, è consumarsi di desiderio. Quindi aspettare il Signore è preghiera, è meditazione perché guardiamo continuamente la porta: quando si aprirà? Noi guardiamo continuamente quella automobilina da golf di fronte al cancello che è il segnale che il Signore sta arrivando ed aspettiamo che si accendano le luci, che tutte le luci brillino. Accendete le luci, Baba può arrivare in ogni momento! La nostra attenzione ed i nostri pensieri sono concentrati su Swami e questo non è altro che meditazione. Amici miei, Baba ci insegna come pregare ritardando il Suo arrivo, ci dà l'occasione di imparare a meditare rinviando il Suo darshan. È così che bisogna vederla.
La mente è negativa, il Sé è positivo.
La mente, essendo esteriore, non la penserà così; la mente esteriore è negativa. Baba dice sempre che il corpo è negativo, i sensi sono negativi, la mente è negativa e l'intelletto è negativo; soltanto il Sé è positivo, soltanto l'Essere Interiore. Quindi, finché non abbandoniamo la negatività, noi non possiamo aspirare ad essere positivi, è impossibile. Abbandonare l'identificazione con la mente è Thyaga o sacrificio; questa è la definizione data da Bhagavan. Il sacrificio non è altro che l'abbandono dell'identificazione con il corpo o deha ed il totale abbandono dell'identificazione con la mente o jiva. E' l'identificazione con il Sé o Atma e quindi noi dovremmo attaccarci al Sé. Questo è il vero sacrificio, come ha detto Bhagavan. Ora potremmo pensare: "Che cosa ottengo nell'essere consapevole del mio Sé? Che cosa guadagno se conosco la Divinità interiore?" Noi vogliamo sempre sapere che cosa otteniamo, è sempre così. "Se io parlo con quest'uomo, lui mi sarà utile nella prossima vita? Se deposito il denaro in banca, che interesse mi danno? Se frequento questo corso, quale lavoro posso ottenere?" Queste aspettative sono presenti in ogni fase della nostra vita. Allora, che cosa ottenete facendo l'esperienza della Divinità interiore? Che cosa guadagnate? Una crescita del conto in banca, una promozione o cosa? La risposta è semplice; Ramana Maharisci ha detto: "Essendo consapevoli del Sé si è in uno stato di totale soddisfazione". Un uomo consapevole è sempre soddisfatto, non si lamenta, non mugugna e non è condizionato: è completamente soddisfatto. Questo è il vantaggio di essere il Sé.
Ridurre la mente al silenzio è sacrificio.
Questa però non è la nostra esperienza nella vita, non lo è affatto; ecco perché noi siamo soddisfatti al mattino e non soddisfatti alla sera, appagati a gennaio ma brontoloni a febbraio. Il Sé non è stato sperimentato, è ignorato, negato, ridotto al silenzio mentre la mente è attiva. La mente attiva non ci permette di entrare nell'immobile Sé. Il Sé è stabile mentre la mente è instabile. La mente instabile, del tutto vacillante, piena di oscillazioni e correnti come un gorgoglio nell'acqua, simile alle onde di uno Tsunami, non ci permetterà di vedere il vero Sé all'interno. La prima cosa da fare è metterla a tacere. Ridurre la mente al silenzio è sacrificio, è meditazione; qualunque nome gli diate, far tacere la mente è la meta finale, lo scopo. Quindi amici miei, la consapevolezza del Sé vi farà essere sempre soddisfatti, è soddisfazione totale e vi farà pieni di gioia. Io sono fortemente portato a ripeterlo perché questo è stato il tema del Discorso di Bhagavan durante Sankranti. La beatitudine si sperimenta solo se siamo preparati al sacrificio.
Come fare sacrificio?
Come sacrificare questo sentimento del corpo? Come sacrificare l'identificazione con la mente? Come fare sacrificio? "Oh Signore, Ti prego di dirmi come fare. Tu mi hai indicato lo scopo, mi hai mostrato la ragione per cui sono lontano dalla meta e mi hai detto anche qual è la via per raggiungerla: il sacrificio. Molto bene. Oh Bhagavan, Tu hai detto che il Sé è lo scopo e che io ho bisogno della capacità e della idoneità. Molto bene. Ora mi dici che devo essere preparato al sacrificio; dimmi Signore come sacrificare. Che cos'è il sacrificio? Come posso non identificarmi con il corpo e con la mente? Ti prego Swami dimmelo". Swami dà una tecnica semplice, lo ha fatto molte volte in passato ed io non mi stanco di ripeterla perché è venuta per stare con me. Io faccio una affermazione a cui Baba dice di no e questa è che Egli è il Dio "più recente". Egli spiega le cose in termini così semplici, scientifici e tecnologici che la nostra mente logica e razionale può accettarle; non è dogma, non è routine, non è fanatismo ma attualità percepibile da una mente computer.
Abbandonate il protagonismo, rinunciate al godimento.
Che cosa dice Baba allora? La risposta è semplice. Noi diciamo "Io ho imparato questo e quest'altro, faccio questo e quest'altro". Ecco il protagonismo: "Io faccio questo, io ho fatto quest'altro". Baba dice che dobbiamo abbandonare l'idea di essere i protagonisti: "Io non sono colui che fa, non l'ho fatto io". Un uomo spirituale dirà sempre: "Swami ha fatto questo attraverso di me, io sono solo uno strumento nelle Sue mani. Io non ho ostacolato il compimento della Sua Volontà, non sono stato di intralcio, sono solo un tubo vuoto. Fa', oh Signore, che il Tuo Amore Divino vi scorra continuamente". Il modo per sviluppare lo spirito di sacrificio è quello di abbandonare l'idea di essere colui che fa; smettiamo "Io faccio questo e quello", blocchiamolo.
La seconda cosa che Baba ha detto è: "Abbandonate l'idea di essere i fruitori o bhoktutva bhava". Il protagonismo è "kartutva bhava"; l'atteggiamento del fruitore è "bhoktutva bhava" e cioè "Lasciatemi godere dei frutti del mio lavoro". Due giorni fa, la rappresentazione è stata eccellente e qualcuno ha chiesto:
"Signor Anil Kumar, ti è piaciuta la commedia?"
"È stata molto bella; l'hanno fatta i ragazzi di Brindavan".
"Sai di chi è l'idea?"
Egli voleva dirmi che l'idea era sua; era molto turbato dal fatto che la commedia fosse stata ben accolta e gli attori applauditi ma l'ideatore non fosse stato notato. Questo gli dispiaceva.
"Lascia stare, sii contento che la tua idea abbia preso forma splendidamente e che l'esecuzione sia stata al suo livello. Se la rappresentazione della tua splendida idea fosse stata scadente, saresti rimasto deluso; sii felice che l'una e l'altra siano state eccellenti. Perché non vederla in questo modo?" Noi abbiamo questo tipo di follia che tutti debbano conoscerci, che tutti debbano apprezzarci, che tutti debbano sapere che questo è mio. Ecco un esempio: si costruisce un mandir e voi regalate un milione di rupie per cui la gente dice che siete un grande uomo, che siete un uomo di sacrificio a cui si deve la costruzione di questo tempio. A questo punto viene fuori un altro che dice: "Sai che l'idea di costruire questo tempio in questo posto è stata mia?" Allora io gli dico: "La tua idea è molto sacra, nobile e Divina per cui ha attratto un uomo ricco e lo ha ispirato a donare un milione. Che cosa vuoi di più? La tua idea è nobile". Perché non ne siamo contenti? Amici miei, per sviluppare lo spirito di sacrificio dobbiamo abbandonare queste due idee di essere il protagonista ed il fruitore, di dover godere dei frutti di questa azione. Questo è il modo di essere sempre più vicini alla Divinità interiore. Baba dice: "Per quanto ancora vuoi correre dietro alla tua ombra? Quando riuscirai ad afferrarla?" È impossibile ma se voi vi afferrate il naso anche la vostra ombra si prenderà per il naso!
Il guadagno è l'appagamento.
Similmente, se conoscete il Sé interiore tutto l'esteriore andrà avanti da solo; non cadiamo nel malinteso che la conoscenza del Sé ci faccia poveri in relazione al mondo esteriore, no. Un uomo del mondo esteriore può essere povero all'interno ma un uomo del mondo interiore è il più ricco del mondo esteriore perché il suo dividendo è la beatitudine, il suo profitto è l'appagamento e la pace è il premio; che altro volete? Noi possiamo udire alcuni dei nostri parenti ed amici che commentano: "Com'é che sei diventato così spirituale? Per favore, stai con i piedi per terra". Noi non dobbiamo discutere con loro; facciamo un sorriso gentile e diciamo "grazie" tanto li rincontreremo alla prossima stazione. Il mondo non vi soddisferà mai; noi dobbiamo ancora incontrare dei bambini che dicano "Io devo tutto questo ai miei genitori", dobbiamo ancora incontrare dei bambini dei tempi moderni che dicano "Tutte queste proprietà sono un dono dei miei genitori"; non lo dicono. "Il padre del mio amico gli ha dato un milione e mezzo; mio padre mi ha dato un milione: è un'incapace". Io sono diventato un'incapace donando solo un milione; ho comprato del rimprovero! Amici miei, tutto ciò che dobbiamo dare sono le cose che possiamo dividere con tutti e questo farà felici noi e gli altri: la ricchezza della saggezza, la ricchezza della pace, della gioia, dell'estasi e della beatitudine che sono molto più importanti della ricchezza materiale e delle acquisizioni.
Correre dietro alla propria ombra.
Ramana Maharisci fa una affermazione che è un po' amara da accettare. Un uomo che va per luoghi di culto, che frequenta luoghi di preghiera, templi, moschee e chiese é come colui che corre dietro alla sua ombra. Non si può raggiungere la propria ombra e, similmente, non si può diventare devoti semplicemente frequentando luoghi di preghiera. Questo è un luogo di preghiera ma noi non siamo devoti, è un luogo di meditazione ma noi non siamo meditativi e quindi cerchiamo di comprendere la profondità del posto, il significato di questo posto, ed approfittare dell'occasione.
Dio non vi chiederà quanto denaro avete.
Amici miei, ho trovato alcune affermazioni interessanti e non posso resistere alla tentazione di dividerle con voi; Dio non vi chiederà mai la marca della vostra automobile, se è l'ultimo modello, 2004 o 2005, ma vi chiederà "Quanta gente che aveva bisogno del tuo servizio hai trasportato nella tua auto?" Dio non vi chiederà mai quando sia grande la vostra casa, quanto sia spaziosa, tre o quattro o cinque camere da letto; in fondo, ci sono tutte queste camere da letto (Risate) perché noi siamo orgogliosi di dire "cinque stanze da letto". Se dormite all'aperto l'universo è una stanza da letto! (Risate) Dio non vi chiederà quante camere avete nella vostra residenza ma vi chiederà a quanta gente avete dato riparo, quanta gente avete invitato nella vostra casa a dividerne la gioia. Io sono molto orgoglioso del mio vestito, ho la più recente tenuta da safari, un cappotto da principi o un Jodhpur o come lo volete chiamare, una tenuta da passeggio, una da bagno; abbiamo così tanti vestiti da notte, da giorno, da pomeriggio. La tendenza a vestirsi meno è la migliore, l'abito migliore è non avere alcun abito (Risate). Quindi Dio non mi chiederà quante paia di abiti ho; no, no, no! "Hai quell'abito da passeggio o quell'altro abito da ginnastica?" Non mi chiederà questo ma "Quanta gente bisognosa hai vestito? A quanti hai distribuito degli abiti quando avevano bisogno di coprirsi per stare caldi nella stagione fredda?" Dio non vi chiederà mai quanto guadagnate. Alcuni dicono 10.000 , 20.000 o 50.000; è sorprendente. Io non protesto, vi prego di non fraintendermi; sono solo sorpreso. C'è gente che guadagna 30.000 rupie al mese che è il salario di cinque professori e qualcuno mi ha detto che per comprare una casa a Bangalore, una buona casa secondo gli standard occidentali, il prezzo minore è un milione. Io ho chiesto "È una casa da abitare o per fare dei film?" Dio non vi domanderà quanto denaro avete ma vi chiederà quanto siete venuti a compromesso con i vostri principi per ottenere questo grasso salario; per essere così ricchi dovete aver mancato ai vostri principi. Dovete aver accettato di essere ingiusti, scorretti e disonesti per essere così ricchi. Quindi Dio non vi chiederà quanto siete benestanti, vi chiederà a quale livello di compromesso siete arrivati per essere così ricchi.
Con quanta gente siete amichevoli?
Noi siamo orgogliosi dei nostri amici. Tutti sono miei amici. Alcuni dicono: "Voglio andare dove sono nato". Perché? "Per incontrare i miei amici; laggiù tutti sono miei amici". Baba dice sempre: "Noi siamo orgogliosi dei nostri amici. Che genere di amici abbiamo? Quando saremo sul nostro letto nessuno verrà a dire 'ciao'; quando lasceremo questo mondo non ci sarà nessuno a dire 'addio'. I cosiddetti amici stanno tutti intorno finché siamo loro utili, finché siamo abbastanza ricchi, finché facciamo loro dei favori e soddisfiamo le loro richieste. Se una volta dite 'No, mi dispiace', quello non lo vedrete più. Dio non vi chiederà quanti amici avete; no, Dio non ve lo chiederà. Potete avere 100 amici, 2000 amici o 3000 amici ma Egli vi porrà questa domanda: "Con quanta gente sei amichevole?" Invece di dire che tutti sono vostri amici dovreste dire "Io sono amichevole con tutti". Essere amichevoli è più grande che essere un amico. Potete essere un amico per uno o due, potete essere un amico per dieci ma potete essere amichevoli con tutti e quindi Dio non vi chiederà il numero delle amici che avete, vi chiederà quanto siete amichevoli con la gente intorno a voi.
Dio non vi chiederà questi dettagli.
Dio non vi chiederà mai alcun dettaglio a riguardo dell'ambiente in cui vivete. Alcuni dicono: "Anil Kumar questa casa è molto costosa. Sai perché? È in un quartiere elegante".
"Oh, è un quartiere elegante, non una zona commerciale!"
"No, no, no. Elegante..... lontano dalla città, un ettaro di parco ed il prato deve essere curato. È una zona residenziale". Oh, capisco. Dio non vi chiederà se è residenziale o una borgata, non vi chiederà i particolari dell'ambiente in cui vivete ma vi chiederà "Come ti sei comportato con i tuoi vicini? Come li hai trattati ?" Questo è più importante del tipo di quartiere. Questa è la verità. Dio non vi chiederà i particolari del vostro aspetto, quante volte fate il bagno, il rossetto o i cosmetici che usate, non vi chiederà questi dettagli. Egli vi chiederà del vostro carattere, della vostra condotta e delle vostre virtù.
Aspettando il ritorno del figlio prodigo.
Infine, amici miei, Dio non vi chiederà "Perché hai aspettato così tanto per venire da Me? Perché ti sono serviti così tanti anni per venire qui? Hai sprecato così tanti anni della tua vita?" No, no, no. Egli dirà "Io sono felice figlio mio, ti aspettavo (Applauso). Ti aspettavo figlio mio, non è troppo tardi; anche se pensi di essere arrivato tardi Io non ti rifiuterò mai. Non pensare mai che Io dia la priorità a coloro che sono venuti da Me prima; Io non ho una lista di priorità figlio mio, io guardo solo il tuo cuore sincero. Se sei all'inferno pensa che ti porterò in paradiso. Io vado proprio nel vero paradiso. Tu puoi pensare di essere in ritardo ma per Me no, figlio mio. Io ho atteso di accoglierti ai cancelli del paradiso come un padre che aspetta il ritorno del figlio prodigo".
Che Dio vi benedica. Grazie.