Satsang

Da…a….

26 ottobre 2003

OM….OM….OM….
Sai Ram
Ai Piedi di Loto di Bhagavan.
Permettetemi di cominciare il mio discorso salutando tutti voi in questo santo giorno di Deepavali e nell'occasione della celebrazione del nuovo anno da parte dei devoti dello stato del Gujarat. Possa Bhagavan riversare le sue speciali benedizioni su ognuno di voi e sulle vostre famiglie.
L'argomento di questa mattina è: "Da….a…..". Voi domanderete: "Da cosa a
cosa?" "Da dove a dove?" Ho scelto questo, come titolo del nostro colloquio
mattutino, pensando di mantenere la stessa lunghezza d'onda e lo stesso
spirito con cui ho lasciato la Sai Kulwant Hall: stamane, il tema dei giovani e dei ragazzi Bal Vikas del Gujarat è stato " Da chi sono io? a io sono Te " ( da Koham a Soham).
Celebrazione di Deepavali
Prima di entrare nell'argomento vorrei dire qualcosa circa la celebrazione
di Deepavali. Questa è un'occasione molto importante celebrata, in gran gala e con grande festosità e gaiezza, in tutto il paese. E' una festa in cui si accende la maggior parte delle luci e tutte le case sono molto ben decorate con delle lampade. Queste luci ci danno gioia; la luce rappresenta sempre gioia ed amore.
La festa di Deepavali indica alcuni eventi importanti della storia. La maggioranza di noi conosce questi punti; li ho precedentemente selezionati dai discorsi di Bhagavan perché certe nuove dimensioni ci vengono mostrate da Lui.
Deepavali dovrebbe portarci alla gioia Un punto è il seguente: Deepavali, la luce, dovrebbe portarci al diletto ed alla gioia, dal tormento alla gioia. Noi dobbiamo uscire dall'oscurità dell'ignoranza, della tristezza e del dolore verso la luce della gioia, la luce dell'estasi, della consapevolezza, della conoscenza, della danza e della musica.
L'essere musoni, come ho già detto, è un segno di malattia, non un segno di
religione. Un essere umano che è in armonia con se stesso, che è in armonia
con l'esistenza, va sorridendo, fa delle risate; chi non è interiormente
contento non può mai essere in armonia con nessuno al mondo, non può essere
in armonia con l'esistenza. Egli si sente isolato, lasciato solo, abbandonato da Dio, tagliato fuori dai piaceri e dal sorriso della vita.
Questa è una vita di inutilità e, quando la vita è inutile, non possiamo sorridere. Quando non possiamo provare gioia, vivere è quasi morire; non vale la pena di vivere quando non possiamo fare una risata. Dove non c'è tempo per la musica, la melodia e la danza, non c'è vita per niente. Colui che ama il denaro è solo uno stupido ed un idiota perché il denaro non può darci la musica; il denaro non può darci la prospettiva e la bellezza dell'esistenza. La bellezza di un fiore
non può essere comprata, la bellezza di un arcobaleno non si misura in termini di denaro né il denaro può misurare il canto stupendo dell'usignuolo.

Quindi, amici miei, Deepavali simboleggia il movimento dall'oscurità alla luce; oscurità significa dolore, tristezza, rammarico, ignoranza, inettitudine, frustrazione, depressione, e, come no, costrizione e repressione mentre la luce è contentezza, gioia, beatitudine, risate, melodia, musica, danza ed estasi. Ecco qua.
Quindi Deepavali dovrebbe renderci gioiosi, sempre sorridenti, perché la
società riderà di coloro che non possono sorridere alla Divina presenza di
Bhagavan. Amici miei, questo è il primo punto di Deepavali.
Il giorno della incoronazione di Rama.
Il secondo punto: quando Rama lasciò Ayodhya per vivere in esilio, tutta la
città sentì di vivere nell'oscurità. Ad Ayodhya, che era la capitale, tutti gli abitanti sentirono che, senza Rama, stavano trascorrendo le loro vite
nell'oscurità. Significa che, senza Dio, la vita è tenebra; senza Dio, la vita è senz'anima, buio pesto. Non si può andare da nessuna parte, bisogna
brancolare nel buio.
Ma, dopo aver ucciso Ravana, Rama torna ad Ayodhya, con la sua consorte
Sita, accompagnato dal fratello Lakshmana;di nuovo ad Ayodhya dove fu
incoronato. L'incoronazione di Ramachandra rappresenta un periodo in cui
tutta la città poté scaldarsi nella luce della gioia. Quindi, con Dio, è una vita di luce e senza Dio è una vita di oscurità, è una vita di tormento. Per questo Deepavali è il giorno dell'incoronazione di Rama.
L'incoronazione di Visvamitra Terzo punto: la storia dell'India parla anche di un grande re di nome Visvamitra. Egli fu un grande re che incoraggiò le arti raffinate, in particolare la letteratura e la musica. Egli fu un grande sostenitore
della letteratura Vedica e Deepavali è anche il giorno della sua incoronazione.
Vamana manda bali nei mondi inferiori o Pathala.
Quarto punto: un tempo viveva un re di nome Bali; egli era imperatore.
Dovete aver sentito parlare di lui nel periodo di Onam. Fu il Signore Vishnu che, nella forma di Vamana, lo sottomise e detronizzò. Perché? Bali era un uomo che faceva i sacrifici, un uomo di verità, un uomo retto ed un grande imperatore amato da tutti. Perché Dio decise di togliergli il trono?
Fu a causa del suo senso di "io" e "mio". Bali affermava: "Questo è il mio
regno; questo è il mio popolo". Quel senso di "mio", quel senso di possesso
e di attaccamento sono la causa del suo invio nei mondi inferiori o Pathala;
Vamana lo depose volendo mostrare che l'ego era stato eliminato.
Quindi Deepavali è un giorno celebrativo perché ricorda il momento in cui
l'Imperatore Bali fu liberato dall'ego. Onam è il giorno in cui Bali lascia
i mondi inferiori, quel livello inferiore di coscienza, e torna alla sua gente. Questo è Onam: ritornare. Esso riportò l'Imperatore Bali sulla terra, dai suoi sudditi. Deepavali è il giorno in cui Vamana lo detronizzò.
Credo di essere chiaro: la ragione per cui Bali fu punito è il suo senso dell'ego.
Quindi Deepavali è la ricorrenza in cui noi siamo veramente privi di ego.
Se siamo egoisti, la celebrazione di Deepavali sarà la stessa ma noi saremo
deposti come Bali. Si, questo è il quarto punto che voglio portare alla vostra attenzione.

Krishna uccise Narada con l'aiuto di Sathyabhama Quinto punto: Ci fu un re di nome Naraka. La parola "naraka" signfica inferno. Neil Armstrong mise piede sulla luna eppure non vide, da nessuna parte, né l'inferno né il paradiso né niente di simile. L'essere umano è pronto ad andare anche su Marte, può fare viaggi spaziali; egli è diventato esperto di astronomia e conosce tutti i pianeti che esistono nel cosmo, in questo universo, ma non sa dove siano il paradiso e l'inferno. Si tratta di un mito o di una favola?
Secondo Bhagavan Baba, non si tratta né di un mito né di una favola: il paradiso e l'inferno sono qui ed ora. Essi sono qui ed ora! Quando siete
gioiosi ecco il paradiso e, quando siete infelici, ecco l'inferno. " E' la mente che fa dell'inferno un paradiso e del paradiso un inferno" dice John Milton autore di "Paradiso Perduto".
Il paradiso è un giorno di felicità mentre l'inferno è un giorno di tristezza. Per questo "naraka" indica l'inferno.
Qual è la natura dell'identificazione? In verità l'identificazione con il corpo è l'inferno; quando mi identifico con il corpo sono all'inferno.
Ecco tutto. Perché? Io voglio conservare il mio corpo, rifiuto di invecchiare;
io non voglio essere vecchio e, più ancora, non voglio apparire vecchio.
(risate) Quando mi dicono che sono vecchio, sono molto contrariato; non lo
voglio sapere, non voglio che me lo dicano anche se è un fatto della vita.
Possiamo invecchiare armonicamente; c'è bellezza nell'età matura, perché
no? Un frutto maturo è molto dolce ed ha la sua bellezza, ha il suo sapore.
Allora, perché no? Non c'è bisogno di invecchiare di malavoglia, lamentandosi, no; possiamo invecchiare di buon grado, serenamente.
Perché no?
Quindi, amici miei, il re Naraka simboleggia l'identificazione con il corpo
e Dio, come Signore Krishna nel Krishnavatar, lo uccise. Il Signore Krishna
lo uccise con l'aiuto della Sua Consorte Sathyabhama.
Deepavali festeggia la luce nelle zone artiche Deepavali è anche la celebrazione del periodo in cui la luce è continua nelle zone artiche, quando c'è luce per sei mesi (e dopo ci sono sei mesi di oscurità). Coloro che vivono nelle regioni polari saranno nella luce per sei mesi e, dopo, saranno per sei mesi nell'oscurità. In quelle regioni questa luce rischiara i cieli per sei mesi; questo è chiamato "luce eterna" o mithya jyothi. E' la luce della beatitudine o ananda jyothi; è la luce della conoscenza o jnana jyothi; è la luce dell'Amore o prema jyothi.
Questo è Deepavali.
La Luce Interiore
Bhagavan dice anche che noi accendiamo le lampade di fuori ma non vediamo
la luce interiore; c'è sempre luce al nostro interno ma questa luce noi non
la vediamo. Il cuore è il contenitore; il cuore umano è il contenitore pieno dell'olio dell'Amore, con lo stoppino dell'anima individuale e la fiamma della saggezza. Il fulgore della luce della beatitudine è diffuso ogni dove. La luce è la beatitudine, lo stoppino è l'anima individuale, l'olio è l'Amore ed il contenitore è il cuore; questa è la luce interiore ma, purtroppo, noi non la vediamo. Noi la vogliamo quella luce.

Perché non vediamo la luce interiore? Perché essa sembra essere spenta.
Perché? L'olio è stato usato. L'olio dell'Amore è finito ed al suo posto
c'è l'acqua, l'acqua del piacere dei sensi, per cui non potete aspettarvi
che lo stoppino sia acceso luminosamente; è impossibile perché c'è l'acqua
e lo stoppino affoga nell'acqua, è completamente inzuppato e non può venir
acceso affatto. In egual modo, la gente del mondo, le persone materialiste
che sono affogate ed inzuppate nel mondo materiale, non possono vedere la
luce interiore. Con tutti i piaceri del mondo, è per loro impossibile scuotersi ed sfuggire al sonno ed all'apatia. Impossibile.
Allora che cosa dovremmo fare? Gettar via l'acqua e ripulire il contenitore
del cuore dai desideri sensuali, materiali; poi dobbiamo asciugare lo stoppino tenendolo al sole. Il processo di asciugatura dell'anima individuale è detto "distacco" o vairagya. Dopo lo si può accendere pienamente ed è possibile ottenere il fulgore e la brillantezza che c'è durante Deepavali, come dice Bhagavan Sri Sathya Sai Baba.
La destinazione finale è "io sono Te" o "Soham".

Con questa premessa andiamo all'argomento di stamane "Da…..A".
Stamattina avete visto una breve esposizione da parte dei giovani Bal Vika
dello stato del Gujarat; essi mi hanno ispirato e suggerito questo argomento da trattare ora. Sono stato veramente molto ispirato dalla loro trattazione: è il viaggio da " Chi sono io?", o "Koham", alla stazione finale " Io sono Te, Io sono Dio" o "Soham".
Quindi la prima stazione è " Chi sono io?" e la destinazione finale è "Io
sono Te" o "Soham"; sfortunatamente, però, noi scendiamo a metà strada per
colpa dell'attaccamento o "moham". Voi comprate un biglietto per andare a
NewYork ma scendete a Francoforte pensando di aver raggiunto la fine del
viaggio. Se scendete a Francoforte, o all'aeroporto di Heathrow, e pensate
che quello sia NewYork, bèh, nessuno vi può aiutare. (risate) Voi avete un
biglietto diretto, non potete scendere a metà strada. Da "Chi sono io", o
"Koham", questo aeroporto di Bombay, andrete all'aeroporto J F Kennedy,
"Soham".
Ci sono delle soste intermedie per fare carburante, come Londra o Francoforte, che sono simili all'attaccamento, "moham". Questo è stato il centro della loro topica.
Ora noi siamo nell'attaccamento o "moham".
Lasciatemi deviare un tantino. Ora noi siamo nell'attaccamento, non c'è dubbio; colui che lo nega c'è di certo dentro fino al collo. (risate) Non credete mai a certa gente; quelli che parlano tanto di filosofia sono i più coinvolti nel mondo, io lo so. Noi non possiamo lasciarci abbindolare da quelle parole perché, come dice la famosa frase, "Essi citeranno le scritture"; quindi non diciamolo. Dopo tutto noi siamo gente del mondo e non possiamo negarlo perché ci attacchiamo persino alla sedia, al posto ove sediamo ogni giorno. Non possiamo neanche pensare che un'altra persona sieda al nostro posto. (risate) Si. Quindi se dico di aver raggiunto la rinuncia o vairagya, è lo scherzo del secolo, non può essere. Noi siamo attaccati, noi siamo nel "moham". "Moham" è l'attaccamento alla
famiglia, attaccamento alla proprietà, al paese, alla società. Si, attaccamento,
attaccamento; siamo affetti da qualcosa del genere. Ci siamo fissati, attaccati a tutto, per cui il venir spostati è molto penoso. Quando i figli ci lasciano, giù lacrime, quando andiamo in pensione piangiamo, quando perdiamo il nostro posto a sedere piangiamo e facciamo piangere gli altri.
(risate) Quando qualcun altro occupa il nostro posto lo facciamo piangere.
(risate) Certo; questo è attaccamento o moham.

"Chi sono io, koham?"
Quindi questa è la situazione. Rimanendo sempre nell'attaccamento, si arriva al punto in cui questo è tutto quello che c'è nella vita di ognuno;
questo, però, non deve essere tutto ed il fine di tutto perché, amici miei,
è certo che tutto ciò che vediamo svanirà, tutte le proprietà che abbiamo non rimarranno tali, tutti gli amici che abbiamo non rimarranno per sempre con noi. Lo capiremo ed allora sorgerà la domanda "Chi sono io? Koham?".
Pensavo che la famiglia, i miei figli e mia moglie, rimanessero tutti con me; essi sono miei. Eppure viene il momento in cui non potete più costringerli, il momento in cui essi dicono "grazie" e voi vi ponete questa domanda: " Chi sono io?". Quando volete dare un consiglio o un suggerimento a vostro figlio ed egli vi dice "Babbo, sei fuori tempo, lascia stare", ecco che vi chiedete "chi sono io?"
Quando vostra moglie non vi assiste, quando vostra moglie non fa subito quello che volete, allora vi domandate "chi sono io?". Quando andate in pensione, i subordinati e gli altri, che fino ad ieri vi servivano così fedelmente, non vi riconoscono neppure ed allora voi vi ponete la domanda "chi sono io, Koham?" Fintantoché Swami mi parla tutti dicono: "Anil Kumar, Sai Ram! Come stai?" Se Swami comincerà ad ignorarmi, nessuno mi guarderà più, nessuno mi saluterà ed io mi porrò la domanda " chi sono io, Koham?"
Giusto? (risate)
Amici miei, prima o dopo, siamo sicuri che porremo questa domanda a noi stessi: "chi sono io?". Che siamo nel materiale o nello spirituale non ha importanza: una volta o l'altra, dovremo certamente affrontare questa domanda. Nessuno fa eccezione.
Quindi si va dall'attaccamento a "chi sono io". Secondo me è così perché
l'attaccamento ci ha resi totalmente frustrati, l'attaccamento ci ha sprofondato nella depressione perché niente è garantito, niente è certo.
Chi vi è amico al mattino diventa un nemico alla sera; questo è chiamato
politica. Già; un amico caro vi tradisce. Poi ci sono molte famiglie in cui
tutto l'amore è concentrato su di uno dei tre figli. Si, Giuda Iscariota tradisce il suo guru, Gesù Cristo, per cui, quando il più vicino e più caro vi tradisce, capite che cosa è la vita: "chi sono io?"
La domanda "chi sono io?" non arriverà facilmente Quindi, amici miei, la domanda " chi sono io?" non arriverà molto facilmente, non arriverà così presto, perché l'attaccamento è ingannevole, affascinante, accattivante e bellissimo. Si, è l'illusione, maya.
L'attaccamento è molto attraente, induce la smemoratezza; si viene intossicati e si cade in uno stato di dimenticanza, in uno stato di ebbrezza. Questa è la caratteristica dell'attaccamento dovuto all'illusione o maya.
Quindi, se io mi domando " chi sono io?", ciò è soltanto verbale, è solo scenico, solo esteriore, studiato, accademico; non nasce dalla reale esperienza. Amici miei, a volte affrontiamo delle difficoltà nella vita, abbiamo dei problemi in famiglia; individualmente possiamo avere dei problemi di salute; nel campo familiare, possiamo avere dei problemi con i figli. Abbiamo problemi professionali, problemi commerciali. Ognuno ha un problema od un altro; se uno non ha problemi, l'assenza di problemi sarà il suo problema! (risate)

Ci sarà comunque un problema e, se non abbiamo problemi, quello è il problema più grosso! (risate) Quindi, amici miei, quando abbiamo dei problemi, quando si diventa incerti, la domanda "chi sono io?" nasce lì e non prima. Fino ad allora è accademia, conoscenza raccolta sui libri, informazione accumulata e nient'altro. La domanda reale nasce dall'esperienza della vita di ogni giorno.
Finché la panna non viene sbattuta nella zangola non si ottiene il burro.
"No, no, signore! Il burro galleggia sulla mia panna." Bene, può essere qualunque cosa ma non è burro; il burro non lo otterrete fino a che non la sbattete. Analogamente, la vita è come la panna: il processo di sbattimento
va avanti per un pezzo e, solo allora, arriva il burro che è la domanda
"chi sono io?" Quella domanda è genuina e da quella domanda, posta a se
stessi al momento giusto, nascerà la risposta giusta. La risposta viene da dentro; fino ad allora, la risposta che ottenete dai libri è dei libri, mentre quella che viene dal vostro cuore è nata dalla esperienza personale;
questo è ciò che chiamiamo saggezza. Le risposte che otteniamo dai libri
sono erudizione; la risposta che otteniamo dal cuore è saggezza, nata
dall'esperienza.
I sensi se la spassano con voi, a spese vostre.
Quindi, amici miei, essendo stati inzuppati, essendo stati affogati del tutto, essendoci perduti nell'attaccamento, allora arriva la frustrazione perché da tutte le gioie e da tutti i piaceri corporei, ovviamente nel corso del tempo, svilupperemo la pressione alta ed i problemi di diabete ci aspetteranno dietro l'angolo: " Dai, lascia che si diverta; poi mi divertirò io a sue spese!" Noi godiamo dei sensi ma più tardi i sensi godranno di noi.
Bhagavan racconta che la gente dice: " Io mi diverto con tutti i miei sensi." Egli replica: " No, tu non ti stai divertendo con i sensi; sono i
sensi che si stanno divertendo a tue spese." Questo è da capire; è quanto
Swami ha detto ripetutamente.
C'è molta verità in ciò perché, se voi vi godeste davvero la vita con l'aiuto dei sensi, dovreste divenire più forti giorno per giorno ma non è così; noi diventiamo più deboli giorno dopo giorno. Perché? Significa soltanto che i sensi stanno godendo di noi, che siamo il loro cibo.
Quindi, amici miei, questa domanda "chi sono io?" deve venir fuori quando
noi siamo completamente frustrati e delusi dal corpo, dalla mente e da coloro che ci circondano, quando siamo disgustati ed infastiditi da tutti gli agi e comodità. Noi ci poniamo questa domanda quando non abbiamo più
interesse nel nome e nella fama, quando non siamo qui per compiacere la gente, non prima.
Un semplice esempio: Fintantoché elogiamo il nostro compagno, non possiamo
definirci religiosi; la lingua che elogia Dio non può elogiare un altro.
Impossibile! Non cercare favori, non temere nessuno. Voi blandite un essere
umano per un favore o per paura; quando non ci sono favori e non c'è paura,
potete elogiare Dio senza pausa e senza fine.
Dall'attaccamento, Moham, a "io sono Te" o Soham.
Una volta un grand'uomo venne qui in visita.
Qualcuno disse: " Swami, egli è un grande studioso".
Swami gli parlò: " Come stai?"
Egli rispose:" Bene".
Allora Baba gli parlò ancora: " Ieri tu hai preso parte ad una riunione ed
hai parlato in lode del primo ministro; oggi sei venuto qui per avere il
darshan di Bhagavan. Che cosa stai facendo?"
Poi Swami gli dette un esempio: " Colui che guida l'automobile del presidente di una nazione non può fare il tassista".
Quindi la lingua che ha lodato Dio non può lodare la gente comune o le persone di prestigio, in posizione autorevole; è davvero un fare privo di
significato. Il servilismo, il compiacere la gente ed il cercare favori è
irreligioso, totalmente non spirituale.
Amici, "chi sono io?" è una domanda che sorge solo quando il corpo non ci
affascina più, quando non proviamo più attrazione per la mente, quando non
siamo più incantati dalla grandezza del nostro intelletto, quando non desideriamo più il nome e la fama, quando non ci fanno né vogliamo alcun
favore. Allora si presenta questa domanda " chi sono io?"; altrimenti la domanda è priva di significato e non otteniamo affatto una risposta.
Questo è il momento giusto, si: " Oh Signore, io non voglio tutto questo;
quando basta, basta. Quando basta, basta! Ora voglio qualcosa di speciale e
quindi: chi sono io? Sono semplicemente il figlio di questo e quella?
Sono soltanto il padre di Tizio e Caio? Sono solo l'impiegato che evade questa e
quella pratica? Sono semplicemente un cittadino di questo paese? Sono appena un uomo della mia età, giovane o vecchio? Allora sorge la domanda,
allora vi chiedete "chi sono io?" La risposta è " io sono Te, Soham. Oh Signore, io sono Tuo; Tu ed io siamo Uno".
Quindi, amici miei, nell'attaccamento, moham, in cui siamo totalmente frustrati e nauseati dall'attrazione e dai legami, ci poniamo la domanda "chi sono io?". Noi andiamo dall'attaccamento a "chi sono io?" per raggiungere lo stato di "io sono Te, Soham". Questo è l'argomento di oggi "
Da…a".
Questi sono i punti che vado a completare nel tempo che rimane.
Dall'ignoranza alla saggezza.
Noi dovremmo viaggiare dall'ignoranza alla saggezza.
"No signore, chi ha detto che io sono ignorante? Io sono laureato, non lo
sa? (risate) Io ho avuto una cattedra, non se ne rende conto? Ho tenuto molte conferenze internazionali, ho contribuito ad un gran numero di articoli."
Per favore, state tranquilli. Tutto ciò che potete rivendicare è una ignoranza grande come l'Himalaya perché quella è solo informazione presa in prestito, raccolta in giro; libri messi là, addormentati sugli scaffali e, se non potete reclamare tutto quello che è nei libri come vostro, si tratta di ignoranza. Colui che cita, colui che parla di altri, non della propria esperienza, è il vero e proprio simbolo, la vera personificazione e la vera metafora dell'ignoranza. Noi dobbiamo andare dall'ignoranza alla saggezza, amici miei; ve lo dico per mia personale esperienza. Amici miei, io condivido con voi attingendo alla mia vita personale, non cito qualcun altro; è quello che è, dall'ignoranza alla saggezza.
Scienza ordinaria, niente di straordinario.
In secondo luogo, noi sappiamo come funziona il corpo. La scienza medica
tratta le funzioni del corpo, la fisiologia e l'anatomia. Noi conosciamo anche le scienze della materia, le proprietà della materia come il calore, la luce, il suono, il magnetismo e la fisica; ne conosciamo i diversi rami, come la chimica. Siamo informati sulle scienze sociali, che riguardano l'umanità. Noi conosciamo le scienze fondamentali. Questo è tutto sapere ordinario.

Non c'è niente di straordinario nella scienza ordinaria dato che studiamo ciò che già esiste; abbiamo studiato ciò che è già presente. Non c'è niente di nuovo, miei cari; non abbiamo portato niente di nuovo. Ci sono solo cinque elementi; ne avete scoperto un sesto? Fatemelo sapere, vi prego. (risate) Non c'è un sesto elemento. L'acqua è H2O. "No, no, fate l'H3O se possibile". L'anidride carbonica è CO2. "Fatela CO3". Non lo potete fare. Noi studiamo solo ciò che è già in essere per cui si tratta di scienza ordinaria.
Dall'ordinario dovrebbe nascere lo straordinario.
Da questa scienza ordinaria dovremmo approdare alla scienza superiore.
E' per questo che Swami ha chiamato questa università: "Sri Sathya Sai Institute of Higher (più alto) Learning (apprendimento)"; è per questo che
Egli ha chiamato il super-speciality hospital " Sri Sathya Sai Institute of
Higher Medical Sciences". Si tratta di qualcosa di più alto, di qualcosa di
più profondo, perché dall'ordinario dovrebbe nascere lo straordinario;
quindi si tratta di una cosa più alta. Da una cosa più bassa ad una più alta; a questo noi ci riferiamo come " dalla materia all'energia, dalla materia al livello elettronico". A livello elettronico; ecco che cosa è la scienza superiore, dalla conoscenza comune (jnana) alla conoscenza sintetica integrante (vijnana).
La conoscenza comune (jnana) è solo comprensione, è solo ciò che è percepito, collezionato, inteso e compreso (A. K. si riferisce alla conoscenza ordinaria, obiettiva, vishaya jnana). La conoscenza sintetica-integrante, vijnana, è discernere, digerire, integrare in se stessi. Se io continuo a ripetere come un pappagallo, quella è solo conoscenza comune o jnana.
Dalla conoscenza comune alla conoscenza superiore All'improvviso Swami dice:" Anil Kumar, dopodomani fai un discorso"; io preparo degli appunti, li ripeto per tutta la notte, per tutte le ventiquattro ore, e dopo tengo il discorso con successo; mi fate un applauso e torno a casa. Questa è conoscenza ordinaria perché non ha spontaneità; questo tipo di conoscenza non è immediata, non è fresca, questo tipo di conoscenza ordinaria è roba vecchia, conservata.
La conoscenza sintetica integrante sgorga, è fresca, spontanea, come una
fontana, come una cascata. Essa è sempre nuova. E' così che andiamo dalla
conoscenza ordinaria ( jnana) a quella sintetica integrante (vijnana).
Dalla vita dinamica alla vita senza cambiamento.
In seguito noi andiamo dalla vita dinamica a quella senza cambiamento.
Dinamici, si, tutti noi vogliamo essere dinamici; nessuno vuole essere statico. Essere dinamico è la qualità del leader: egli continua a cambiare, è un essere umano dinamico, pronto a cogliere l'occasione, pronto ad affrontare le sfide della vita; è una persona che ha dinamismo, una persona che ha qualità da leader.
Voi, invece, andate dal dinamismo all'assenza di cambiamento perché Quello,
l'Atma che è in voi, lo spirito, non è né dinamico né statico: esso non ha
cambiamento. Un semplice esempio: mentre io vi sto parlando, lo spirito è
presente in me; quando mi addormento quello spirito continua ad essere in
me. Questo "IO" è costante; questo "IO" è un filo che permane attraverso i
tre livelli di coscienza, questo "IO" è la costante nello stato di veglia, nello stato di sogno ed in quello di sonno profondo. La sola differenza è la variazione di tempo e spazio.

Quindi il dinamismo è temporaneo, il dinamismo è solo una fase. Non si può
essere dinamici per tutte le ventiquattro ore; potete essere dinamici mentre dormite? No. Si, va bene, potete essere dinamici se russate.
(risate) Così sarei dinamico mentre dormo, lo capisco, anche se nessuno vorrebbe dormire vicino a me per il rumore. (risate) Quindi il dinamismo è
temporaneo, è solo una fase, ma lo spirito, o Atma, non cambia e quindi si
va dal dinamismo ad uno stato privo di cambiamento, dal personale all'impersonale.
Noi osserviamo tutto da un punto di vista individuale. Supponete che io dica questo e quell'altro: voi non siete disposti ad ascoltarmi perché tutto ciò che dico è basato sulla mia comprensione, sulla mia esperienza e sul mio vissuto. E' così che rendiamo tutto personale. Supponete che io venga e dica: " Signore, Swami mi ha parlato. Sono stato molto contento.
Swami mi ha dato della vibhuthi."
Voi non siete preparati per ascoltarmi; mi fermate a metà e dite: "
Dieci anni fa Egli mi dette questo anello; cinque anni fa mi ha dato questa
catena e l'anno scorso questo orologio." Che sciocchezza state dicendo, è
vero? (risate) Per un problema di ego, tutto diventa personale.
Se io dico "Signore, ieri sono partito e sono arrivato qui" voi direte "Davvero? Io sono partito l'altro ieri e sono arrivato un'ora prima che lei arrivasse. Le va bene?" (risate) Noi rendiamo personali anche gli argomenti spirituali; ecco perché non siamo contenti.
Dalla ricerca all'indagine.
La spiritualità è impersonale, il mondo è personale. Quindi noi ci muoviamo
dal personale all'impersonale, dalla ricerca all'indagine. La ricerca è: "
Ho perduto il mio amico; lo vado cercando e, prima o poi, lo troverò."
Oppure: "Ho perso il mio libro e lo sto cercando. Lo troverò."
L'indagine è un processo continuo; l'indagine è continua mentre la ricerca è
sporadica.
La ricerca è casuale, fortuita, momentanea; è per ciò che si è perduto.
L'indagine è per ciò che è già presente ma non conosciuto. Lo spirito, o Atma, è in me ma ignorato; io non so che lo spirito è già lì, non ne sono cosciente. Per scoprire ciò che è già presente serve una indagine; gli oggetti vengono perduti e poi, tramite una ricerca, ritrovati ma ciò che fa scoprire quello che c'è già, il Se in me, è un'indagine.
Quindi si tratta di un andare dalla ricerca all'indagine. Tutto quello che noi abbiamo oggi - scienze sociali, umanitarie, scienze fondamentali o tecnologia- lo potete chiamare conoscenza materiale, Aparavidya.
Aparavidya è la conoscenza secolare, del mondo, mentre la conoscenza spirituale è chiamata Paravidya. Paravidya è la conoscenza spirituale mentre
Aparavidya è la conoscenza secolare o materiale.
Dalla devozione esteriore a quella interiore.
Il prossimo punto è questo: noi siamo devoti, nessuno lo può negare. La
devozione non è importata né esportata e neppure generata. La devozione
c'è, ne abbiamo bisogno.
Noi siamo devoti quando siamo in difficoltà, non prima:
" Oh Signore, oggi sto bene; penserò a te dopo" ma quando il vostro ritmo
consueto viene fermato, quando il medico dice che c'è qualcosa che non va
nell'elettrocardiogramma e che la vostra pressione è aumentata, quando il
dottore dice "è meglio che da ora in poi tu stia attento, solo per precauzione", allora capite. Solo allora conoscerete il bisogno della devozione, o bhakthi, perché la vostra pressione è schizzata lassù, non prima. (risate)

Così, la devozione che abbiamo di solito - cerimoniale, tradizionale, abituale e convenzionale - è ciò che chiamiamo Apara-bhakti, cioè condizionale e stagionale. "Oh, domani è Natale; è pronta l'offerta?
Prepara una torta per stanotte, d’accordo? Grazie." Poi aspettiamo il prossimo natale. Questo è ciò che chiamiamo devozione stagionale, condizionale.
D'altro tipo è la devozione suprema, o Para-bhakti: io penso a Dio e faccio
il mio lavoro con "consapevolezza costante integrata". "C I A"(Constant
Integrated Awareness) è un termine gradito da Bhagavan Sri Satya Sai Baba;
Consapevolezza Costante Integrata significa assolvere il proprio compito
con il pensiero costante di Dio. Questa è la Para-bhakti o devozione suprema.
Da Adheya a Adhara
Ora guardiamo questa bellissima costruzione: qua abbiamo il palazzo più alto e la libreria; là il Chaitanya Jyothi, magnifico esempio di architettura, eccellenza di arte ingegneristica. Noi ne siamo molto attratti; noi tutti li magnifichiamo. Per vostra informazione, per le bellissime costruzioni di Prasanthi Nilayam, i costruttori hanno ricevuto dei premi internazionali, 15 o 20 lakhs o qualcosa del genere. Lo sapevate?
Molte costruzioni hanno ottenuto premi e riconoscimenti dalla organizzazione internazionale che è parte delle nazioni Unite.
Bene, bene! Noi tutti guardiamo le costruzioni.Esse sono bellissime; ma come sono le loro fondamenta? Non ci pensiamo; noi non vediamo le fondamenta, non sappiamo dove sono; noi vediamo la costruzione fuori terra ma non la fondazione sottostante. Quindi ciò che noi vediamo, la costruzione, è adheya mentre adhara è l'opposto: adhara è il fondamento. La costruzione è adheya mentre il fondamento è adhara. Noi vediamo e pensiamo ad adheya; da essa dovremmo risalire ad adhara. Così andiamo da adheya ad adhara; questo è un altro viaggio "da…a".
Dagli attributi allo stato privo di attributi Dalla condizione "con attributi", saguna, noi dovremmo muoverci verso lo stato privo degli stessi o nirguna. Un semplice esempio: con la farina di riso potete fare un dolce e, con la farina di grano, un altro dolce. Si può usare farina di riso o di grano, o qualunque altra farina, ma lo zucchero è lo stesso; dico bene?
Un altro esempio: che si tratti di tè, caffè od orzo, si usa lo stesso latte; è vero? Il latte è lo stesso ma, quando lo mischiate con il caffè solubile, lo chiamate caffè, con il tè solubile lo chiamate tè, con l'orzo in polvere lo chiamate orzo e così via. In tutti il latte è lo stesso.
Similmente, gli attributi, o guna, sono diversi ma Dio è senza attributi o
nirguna.
Cerchiamo di capire il principio fondamentale dell'elettricità; essa non è
né luce né suono ma è l'agente nascosto che genera ambedue. In modo simile la Divinità, o nirguna, ci fa sperimentare tutti i guna. (A.K. intona un canto sui guna)
I guna sono manifesti; per loro mezzo noi sperimentiamo il mondo. Ogni
particolarità è funzionale ed operativa grazie agli attributi o guna; Dio,
il Senza Attributi, è la causa di tutti gli attributi. L'elettricità, che non ha né forma né aspetto, è la causa della luce [elettrica] e del suono.
Quindi dal "con attributi" noi andiamo verso il "senza attributi".

Dalla brama all'amore
In questo mondo noi diciamo "io ti amo, tu mi ami, ti amo"; amore, amore,
amore dovunque! E' tutta brama. Che cosa diciamo? In effetti, dell'amore
vero non si parla mai.
E' proprio buffo quando trovo delle persone che mi dicono "io ti amo, io ti
amo". Io non so (risate): voi lo dite? Dovrei, come fossi un quotidiano o
la T.V., dire tutte le mattine: "ti amo, figlio mio; ti amo figlia mia?"
Loro potrebbero dire: " se non ami me chi potresti amare?" (risate) Mi sembra buffo.
Quindi, se io dico a mio figlio "ti amo" quello non è amore o, almeno, io
non credo; non credo perché il vero amore non si dichiara, il vero amore
non si dice. Il vero amore si sperimenta, non è una espressione esteriore.
Altrimenti domani potrei dire: " Figlio mio, non mi piaci; ultimamente non
ti amo più perché non mi ascolti. Quante volte posso mandarti dei vaglia?
Da me tu vuoi i soldi; per quanto tempo te ne devo mandare? Quindi, figliolo, non ti amo. D’accordo? Smetti di chiedere e ti amerò di nuovo."
(risate)
Tutto ciò che noi diciamo essere amore, non è amore: è solo brama. Noi
dovremmo muovere dalla brama all'amore. Tutto ciò che abbiamo è già sufficiente, noi dovremmo sapere che le cose materiali non sono importanti
e che noi vogliamo Dio. Non hanno importanza, non contano più, ne siamo
stufi.
Dalla materia a Dio, dal visibile all'invisibile.
Nella vita abbiamo goduto di tutti gli agi di tutte le comodità; ora è tempo di pensare a Dio. Si, ora è tempo di trovare rifugio in Lui, è tempo di identificarci in Lui, di godere di Lui; quindi muoviamoci dalla materia a Dio, dal visibile all'invisibile.
" Swami, tutti mi amano, tutti mi rispettano. Perché? Grazie a Te." Si, io
vedo tutti che mi rispettano ma la benedizione di Swami, che c'è dietro,
non si vede. Si, io sono prescelto, sono favorito e si vede, ma la benedizione di Swami che mi accompagna non si vede. Quindi, dietro ogni cosa che accade nella nostra vita, dovremmo avvertire l'occulta mano di Dio che ci guida dal visibile all'invisibile. " Per avere molti mezzi nella vita, si, io guadagno denaro, faccio due o tre lavori. Anche all'età della pensione, io voglio continuare a lavorare, non voglio andare a riposo."
Io voglio continuare a guadagnare, guadagnare, guadagnare perché così poi
sarò bruciato! (risate) Si, non c'è limite a questo guadagnare. Quindi,
amici miei, guadagnare, guadagnare per gli averi nella vita; si, smettiamola!
Dovrei arrivare alla condizione in cui scopro, in cui comincio a comprendere il fine del vivere; dovrei andare dai mezzi per la vita alla meta della vita.
Dal momentaneo al durevole.
Poi, io voglio tutto subito: caffè istantaneo, cibo istantaneo, anche realizzazione , moksha, istantanea; se possibile liberazione istantanea!
(risate) Dovremmo capire che "istantaneo" è applicabile al mondo mentre Dio
è durevole.
Quindi, il nostro viaggio va dal momentaneo al durevole, dall'oscurità alla luce, dal temporale all'eterno, dal percettibile all'impercettibile, dall'effimero al permanente. Tutto questo mondo esteriore è temporaneo, è tutto ciò che cambia. Noi dobbiamo andare dall'illusione alla Verità.

Che cosa è la Verità? La sola Verità è Dio; questo è tutto. La Verità, Sathyam, è Dio; Dio è la Verità. " Vivete nella Verità" dice Bhagavan; tutto il resto è menzogna. Si, Dio è Verità perché ha preso miriadi di forme; lo stesso Dio si è vestito di infinite forme. (a questo punto A.K. ha cantato un pezzo dai Veda) Questo è una canzone dei Veda che dovete ascoltare tutti i giorni; dovete aver già sentito tutto questo. Chi siete voi? Tutti voi siete scintille del Divino. Noi ci consideriamo separati, ci consideriamo differenti ma non siamo disgiunti, siamo tutti uno. E' questo che dobbiamo comprendere: la Verità è che noi siamo Uno. Questo è ciò che Swami dice molto spesso: "Tutti sono Uno, figlio Mio; sii simile ad ogni altro."
Dalla morte all'immortalità
Infine viene " Dalla morte all'immortalità" o " Mrityur Maa Amritam
Gamaya".
Asato Maa Sad Gamaya
Thamaso Maa Jyotir Gamaya
Mrityur Maa Amritham Gamaya
Portaci dall'illusione alla Verità
Portaci dall'oscurità alla Luce
Portaci dalla morte all'Immortalità
Dopo tutto, Bhagavan ha detto molte volte che la morte è il vestito della
vita. ( A.K. canta la sloka) Una stagione dopo l'altra noi cambiamo gli abiti: abiti da sera, abiti sportivi e abiti da notte. Io non piango quando cambio il vestito; se, cambiando vestito, io piango, in me c'è qualcosa che non va, ho bisogno dello psichiatra. Così, cambiare da un corpo ad un altro è come cambiare vestito o spostarci da una stanza ad un'altra; tutto qui.
Una stagione lascia il posto ad un'altra stagione; estate, inverno, stagione delle piogge e così via. Le stagioni vanno e vengono ma noi non ci lamentiamo " Oh Dio, so che l'estate è passata. Si. E' passata? No, no, io voglio l'estate per tutto l'anno". Nessuno direbbe questo, specialmente a Puttaparthi! Voi dite questo? No. (risate) Quindi le stagioni vanno e vengono. Procedendo dalla morte all'Immortalità, lo stesso accade a questo corpo; in realtà, parlando spiritualmente, non c'è nessuna morte.
Parlando spiritualmente, la parola "morte" è totalmente errata ma, da un
punto di vista terreno, noi usiamo la parola "morte" perché usiamo la parola "nascita". Dove c'è nascita, c'è morte; quando non c'è nascita, non c'è neanche morte. In realtà, non c'è nessuna nascita: c'è solo il vestito che abbiamo indossato questa volta. L'onda nasce dall'oceano e nell'oceano torna a fondersi. Le bolle nascono, la schiuma si accumula sulle onde e le onde e la schiuma tornano a fondersi con l'oceano; non c'è nessun tipo di separazione. Quindi, amici miei, quella Immortalità, quella Eternità, quella Unità è la Divinità che è il principale messaggio di Deepavali.
Che Baba vi benedica. (Applauso).
Domande del 26 ottobre 2004
Abbiamo qui un paio di domande; faremo in un baleno.
Domanda: Io sono un devoto di Svami da quattro anni. Swami lo sa? Sa del
mio amore e della mia devozione per Lui?
Bene, la risposta è molto semplice: Bhagavan ha detto Lui Stesso:
"Nessuno può arrivare qui se Io non lo decido". Quindi tu sei stato qui per
quattro anni non per tua scelta o preferenza; no, no, no! Noi tutti siamo qui
perché Egli vuole che siamo qui e non perché lo abbiamo voluto noi. (applauso) Siamo chiari, perché, col vostro permesso, io posso metterla anche in questo modo: noi siamo qui a nostro dispetto! (risate) Questa non è una città, questo non è un luogo confortevole, non un posto di lusso o di divertimento: alberghi cinque stelle, o mille stelle, qui non sono disponibili; nessuno spettacolo, niente. Questa non è Las Vegas!
(risate)

Allora, perché siamo qui? Amici miei, noi siamo qui perché Egli ci ha trascinati o portati e ci tiene qui. (silenzio) Questo è tutto.(applauso)
Egli ha messo a tacere tutte le nostre emozioni, tutti i nostri desideri.
Egli ha spento la nostra mente e ci ha fatto vivere senza difficoltà con le
amiche zanzare tutto intorno. (risate) Ad ognuno di noi è successo qualche
volta di mettersi a pensare come facciamo a vivere qui. (risate) Non si
incontrano persone con la faccia sorridente, nessuno ci saluta. "Perché sei
qui? Alzati e vai là". Se andate là: " Vieni qua." (risate) Che cos'è questa faccenda? (risate)
Amici miei, noi riusciamo ancora ad andare avanti. (risate) Siamo qui.
Siamo ancora capaci di sopportare tutto questo; perché? Grazie a Sathya Sai, lo Spirito, non alla gente che abbiamo intorno; di questo sono veramente sicuro. Quindi, amici miei, quando dite che siete qui da quattro anni, questa è una garanzia sufficiente per dire che siete stati scelti, selezionati, non per vostra volontà ma grazie a Bhagavan Baba stesso.
(applauso)
Domanda: Il pensiero del giorno del 18 settembre 2003 diceva: "All'essere
umano sono stati dati cento anni di vita ed abbondanza di lavoro con cui
riempirli ma voi sprecate il tempo in passatempi divertenti e nel metter su
famiglia e starle dietro." Che cosa vuol dire Baba con" sprecate tempo nel
metter su famiglia e starle dietro?" C'è qualcosa di sbagliato in questo?
E' una buona domanda. Swami non dirà mai che condurre vita di famiglia sia
sbagliato, no. Io la interpreto così: " Siate nel mondo ma non del mondo".
Non appartenete al mondo. Swami dette un esempio: una barca sta sulla superficie dell'acqua ma l'acqua non è nella barca; se l'acqua è nel barca
lo leggeremo l'indomani sul giornale: " Cinquanta persone affogate".
(risate) Dico bene? Similmente, noi rimaniamo alla superficie delle acque
della vita di famiglia ma sopra di esse, al di sopra. Così si può essere nel mondo eppure fuori dal mondo.
Un altro esempio: Il loto nasce nel fango, in mezzo all'acqua, ma il fiore
rimane sulla superficie dell'acqua, indenne dall'acqua e dal fango.
Questo è l'esempio eloquente che Bhagavan ha dato a tutti noi. Siate nel mondo eppure al di sopra del mondo; potete essere nel mondo ma non potete
essere del mondo. Questo è ciò che Swami ha detto. Condannare la vita, la
negatività nei confronti della vita non è spiritualità; la spiritualità è affermativa, è positiva, non nega la vita, no!
Domanda: " Che cosa dice Baba di Vastu? Vastu Sastra è una particolare
scienza che parla dell'ingegneria delle costruzioni, particolarmente
riguardo ai fabbricati da edificare nel nord o qualcosa del genere."
Io non sono sufficientemente informato su che cosa Baba abbia detto circa
Vastu, non ho notizie ma gli esperti e le persone pratiche mi dicono che
qui tutte le costruzioni concordano totalmente con la scienza del Vastu.
Essa dice dove dovrebbe essere posta la cucina, dove dovremmo situare la
stanza da pranzo e dove la stanza da letto. Le costruzioni di Prasanthi sono in perfetto accordo con il Vastu ma io non sono informato sì da quotare Swami, qui sul momento, circa ciò che Egli ha da dire su questa particolare topica.

Domanda. " Signore, noi tutti conveniamo che tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla casta e dal credo, sono in cerca del così detto ignoto nel mondo fisico, che è poi la pace o l'amore universale o l'auto
realizzazione. Siamo anche d'accordo che Swami si è incarnato proprio con
questo scopo, per aiutarci o guidarci sul sentiero in modo che possiamo raggiungere la destinazione. Ora, signore, lei è vicino all'Avatar, anche
in termini di colloquio fisico costante, più di chiunque altro al mondo.
Lei pensa di essere arrivato alla fine della ricerca, di aver portato a termine il compito di questa vita o che il raggiungimento possa avvenire in un futuro prossimo? Quale è, esattamente, la sua sensazione interiore?
Mi scusi per questa domanda personale; è una curiosità. (risate)
La risposta è questa: Lei ed io siamo molto vicini a Swami e Gli parliamo
ogni giorno; questo significa la fine della ricerca? Significa che abbiamo fatto quello che dovevamo? Possiamo dichiarare di aver raggiunto la meta del nostro viaggio? Nossignore, perché quando io dico " io ho raggiunto", "
io" è l'ostacolo. Fino a che "io" non è andato io devo ancora andare.
(risate) Quindi, fino a che "io" è presente, c'è ancora una lunga strada da
percorrere.
Se dite "io sono arrivato alla fine del viaggio", no, siete appena all'inizio perché "io" è ancora lì; non siete arrivati, siete ancora all'inizio. (risate) Se dite " io l'ho ottenuto", non lo avete fatto!
Dovete ancora ottenerlo. Siete qui per sapere che cosa dovete ottenere perché, amici miei, una volta che questa egoità se ne è andata, non c'è niente da ottenere; non c'è niente da ottenere perché è già qui! E' già qui.
Là c'è un sipario ma dietro c'è il cartello; il sipario gli è proprio davanti e, per causa sua, non potete vederlo. A causa del sipario, non potete vedere le lettere. Togliete il sipario, mettetelo via! Ora, voi potete vedere il cartello.
Nello stesso modo, in voi c'è lo spirito, la Divinità, la conoscenza superiore, la consapevolezza. Il sipario dell'egoità, dell'ego, deve essere sollevato, tutto qui; non è l'inizio della strada o la fine della strada perché questa strada è sia l'inizio che la fine. E' l'inizio e la fine perché è già qui. Io non so: quando mi sembra l'inizio e quando sento che è la fine;è l'inizio e la fine, insieme. (risate) La sola cosa che so è che in un momento è ignota e più tardi è conosciuta.
Io sono grato a coloro che hanno posto queste domande; molte grazie.
Che Bhagavan benedica ognuno nelle vostre famiglie nella felice occasione
del sacro Deepavali. Vi ringrazio molto. (applauso)
OM……OM……OM……
Asato Maa Sad Gamaya
Thamaso Maa Jyotir Gamaya
Mrityur Maa Amritham Gamaya
OM Loka Samastha Sukino Bhavantu
Loka Samastha Sukhino Bhavantu
Loka Samastha Sukhino Bhavantu
OM Shanti Shanti Shanti