Satsang

Ricerca ed indagine

14 settembre 2003

Cari fratelli e sorelle,

ben tornati a questa sessione mattutina. L'argomento che ho scelto per oggi riguarda ‘la ricerca e l' indagine.’

VOI DOVETE LAVORARE PER LA VOSTRA LIBERAZIONE

Sappiamo tutti molto bene che è la vita è diventata una questione di domande. La vita è un problema. "Essere o non essere?", questo è il dilemma. La vita ci porta spesso davanti a dei bivi, davanti ai quali noi non siamo capaci di decidere che cosa fare o cosa non fare, e come procedere. Fino a che punto siamo nel giusto? Stiamo percorrendo la strada giusta? Otteniamo ciò che veramente vogliamo? Ciò che abbiamo già ottenuto soddisfa le nostre necessità? Dove siamo? Che cosa vogliamo? Queste sono le domande che sorgono spontaneamente alle menti pensanti. Se seguiamo la folla, se seguiamo il gruppo, non ci sarà alcun dubbio: stai in fila e riuscirai ad entrare, in un modo o nell'altro. Stai in riga, entra, esci... Nella vita però non è così. Non è solo una questione di file. La vita è assolutamente personale, è individuale, non è quella della folla. Il fatto che la folla sia convinta, non significa che voi siate convinti. La vita è assolutamente individuale e non è quella del gruppo, o della folla. La psicologia di gruppo e la psicologia della folla sono totalmente differenti dalla psicologia e dalle reazioni psicologiche del singolo individuo. Questa è la ragione per cui, sebbene molte persone seguano lo stesso sentiero, sebbene quella grande folla sia lì, io continuo a non essere d'accordo con loro. Come individuo, io non mi unisco alla folla, perché in una folla si perde la propria individualità. Nel gruppo si perde la propria identità. Non si è nessuno. Una volta che questa individualità è perduta, una volta che l'identità del pensiero individuale e della percezione individuale non c'è più, siamo perduti. Questa è la ragione per cui la Gita dice che ciascuno deve lavorare da sè per la propria liberazione, per la propria emancipazione, per il proprio progresso e per il proprio miglioramento.Come folla non vi libererete mai. Non andrete mai in paradiso in gruppo. D'altronde, non sarete neppure condannati 'in gruppo'! Quindi, è assolutamente necessario rimanere un individuo, fare introspezione, operare una ricerca, indagare. Amici miei, in un' organizzazione, noi ci muoviamo insieme, come un unico corpo, per ispirarci l'un l'altro, per guidarci l'un l'altro, ma non per essere liberati insieme. Il lavoro, sì, lo possiamo fare insieme. Pensare? Si, possiamo pensare insieme, ed anche fare progetti, ma quando si tratta della liberazione, quando parliamo dell'esperienza fondamentale, tutto è lasciato all'individuo, che in questo caso non ha niente a che fare con nessun altro. 'Dovete lavorare per la vostra liberazione personale' (Uddare Atma Atmanam). Nessuno ci darà una copertura assicurativa o una garanzia. Per questo la gente dice che la religione è un pellegrinaggio solitario. Per questo la gente dice che la spiritualità è una terra senza sentieri, che la religione è un eterno viaggio senza traguardi: perché ne abbiamo le nostre percezioni personali . Non si può fare alcuna generalizzazione. Io posso umilmente sottoporvi la mia opinione, secondo la quale, nella spiritualità, nessuno può dire di essere perfetto, nessuno può dire di essere unico. La vostra esperienza può essere unica, ma non potete negare l'esperienza di un'altra persona, perché la spiritualità offre un approccio multidimensionale alla moltitudine degli esseri umani. Ognuno avrà con essa un contatto personale. Se uno dice: "Così è come la percepisco io", io non posso dire "Smetti di dire sciocchezze; IO la percepisco in quest'altro modo! Piantala, stabilirò IO la procedura". Non funziona così. Infatti, ognuno è nel giusto, a modo suo. 'La Verità è Una, le interpretazioni molte' (Ekam Sath Viprah, Bahuda Vadanth). Le esperienze sono molte, perché si tratta di un diamante a molte facce.


LA VITA È UNA RICERCA

Quindi, per tutti noi la vita è un fatto di domande, alle quali, a volte, non sappiamo rispondere appropriatamente. Comunque, amici miei, la vita può essere una questione di domande ma, nel linguaggio spirituale, nel campo della religione, la vita non è mai una domanda. La vita è una ricerca. 'Compiere una ricerca ' e 'porsi delle domande' sono due cose differenti. Noi insegnanti sappiamo benissimo come interrogare i nostri studenti, ed essi sanno benissimo come risponderci, se sono ben preparati. Quindi, siamo degli esperti, per quanto riguarda le domande e le risposte. Durante il colloquio con Baba, poniamo delle domande ed otteniamo delle risposte. Oppure: se un impiegato non assolve i suoi doveri come dovrebbe, il capoufficio lo interroga. Quindi, domandare e rispondere è normale nella vita, in ogni percorso, sotto ogni aspetto, in ogni ambito della nostra attività sociale. Ma nella spiritualità non c'è niente da domandarsi. La spiritualità è solo una ricerca. La differenza è questa: intellettualmente voi potete rispondere a qualunque domanda, mentre una ricerca esige una risposta che è totalmente diversa: la ricerca ha bisogno di una risposta esistenziale. Ripeto: una risposta intellettuale è sufficiente per una domanda, ma, in senso spirituale, la vita è una ricerca, e non una domanda. Un altro punto è questo: nella vita c'è qualcuno che vi fa delle domande, e voi vi trovate a rispondere, sia a livello ufficiale che professionale. C'è una persona che vi interroga e ce n'è un'altra che vi dà le risposte. Ma in una ricerca non c'è una seconda persona. La sete per la ricerca nasce in voi e la risposta viene da sé. Qui non c'è nessun'altra persona, come nel campo delle domande, in cui uno chiede ed un altro risponde. Nel processo spirituale c'è una sorta di ricerca nel profondo. La risposta, la soluzione, si trova là, nel profondo di voi stessi. Là non c'è un' altra persona, là non ci sono responsabilità. Non ci sono responsabilità che possono venir gettate addosso a qualcun altro. La ricerca è originale. La ricerca è creativa. La ricerca è intuitiva. La ricerca è spirituale, mentre le domande sono fisiche e relative alle situazioni che comportano dei rapporti fra la persone. Le domande, cioè, sono fisiche e mondane. Domandare è basato sull'intelletto, mentre la ricerca è spirituale, è qualcosa che accade profondamente dentro di voi. Forse è per questo che Bhagavan insiste nel dire che dobbiamo trascorrere del tempo in silenzio. Tutte le religioni, tutti i testi spirituali, assegnano molta importanza alla pratica del silenzio. Perché? Nello stato di silenzio profondo voi procedete lungo il sentiero della ricerca. Dove c'è rumore, non può esserci ricerca. La domanda richiede un' espressione verbale, ha bisogno di esser tradotta in parole, mentre la ricerca è un processo, un fenomeno. La domanda è esteriore, mentre la ricerca è interiore.


DIO FECE L'UOMO A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA

Spero che ora la differenza fra 'ricerca' e 'domanda' vi sia chiara. Amici miei, le risposte che otteniamo alle nostre domande nel mondo esteriore possono aiutarci fino ad un certo punto, ma la profonda ricerca interiore, le risposte che io ottengo dentro di me, sono per la mia essenza. Le risposte alle mie domande 'di fuori' sono dirette alla mia mente. Rispondere alle domande è relativo alla mente, mentre la ricerca è riferita alla mia essenza vera e propria, perché io sono quell'essenza. Io non sono il corpo, io non sono la mente, io non sono i sensi: io sono l'essenza, che vuole rivelarsi, vuole essere sperimentata, vuole essere realizzata, per trovare una risposta, che è esistenziale. Quindi, amici miei, possono esserci domande e risposte, ma l'eterna ricerca è una sete inestinguibile, una fame insaziabile. Lo scopo della vita è la ricerca della propria essenza. Se manca questa ricerca, la vita non vale affatto la pena di essere vissuta. E dove approdiamo? Qual è il punto terminale di questo eterno viaggio di ricerca? Il punto di arrivo è questo: quell'essenza è cosmica e universale, non è un'entità separata. L'essere reale, che sono io, è universale, cosmico e non separato. Qui devo fare una piccola precisazione, amici miei: nel mondo, io sento di essere separato da voi e voi sentite di essere diversi da me. Siamo separati sul piano della professione, del gruppo, della qualifica, della casta, del credo, del genere, della nazionalità e della razza. Troviamo molto conveniente essere separati. La separazione è facile, perché questo tipo di divisione ingigantisce il nostro ego. Quando mi classifico come un uomo istruito - ah-ha! - quello è ego. Quando mi etichetto come un grande ricercatore, è un ego grande come l'Himalaya! Quindi, la separazione è un'espressione dell'ego, che non ha posto nella religione,
Mentre invece, in verità, 'Soltanto l'unica Anima Cosmica è presente in ognuno di noi, anche se appare differenziata' (Eko Vasi Sarva Bhutanthratma). Sebbene apparentemente differente e varia, intrinsecamente e fondamentalmente, Essa è solamente una e la stessa. Quindi, si tratta dell'esperienza di una singola Entità Cosmica (Vasudeva Sarvamithi) o, potrei dire: 'tutto l'universo è Divino; tutti siamo il riflesso di Dio e nient'altro'. Questa è la ragione per cui anche la Bibbia afferma: 'Dio fece l'Essere Umano a Sua immagine e somiglianza'. Egli non l'ha fatto ad immagine di un cane o di un maiale. Certo che no! Oh, uomo, non considerarti cattivo. Non considerarti mai inferiore. Non pensare di essere insignificante, mai. La vita dell'essere umano è oltremodo preziosa, di grande valore. Questa vita preziosa deve essere accolta gioiosamente, felicemente, perché un dono prezioso non si può ignorare. E' questa la ragione per cui Mirabai, un grande santo, canta sempre: "Oh, Signore, Tu mi hai dato un diamante prezioso; fa che io non me lo lasci sfuggire." Anche il saggio Thyagaraja canta la gloria della vita umana. Quindi questa vita troverà il suo compimento, fruttificherà, questa vita troverà una totale gratificazione nell'esperienza dell'Essere Reale, il Sè. La ricerca vitale, l'indagine in senso spirituale, non è altro che la ricerca dell' esperienza dell' Essere esistenziale. 'Quello tu sei' (Tat tvam asi, Tat tvam asi.) Voi siete l'Essere esistenziale. Non siete diversi da nessun' altra cosa. Questa è la ricerca, e non la domanda, della vita. Le domande portano a molte altre domande. Se mi fate una domanda, io cerco di rispondervi ma, prima ancora di avermi ascoltato, prima che io completi la risposta, voi state già pensando ad un'altra domanda. Sì, questo è proprio ciò che accade. Coloro che amano porre domande lo sanno piuttosto bene. Io vi faccio una domanda e voi cominciate a rispondere, ma a metà della vostra risposta, io penso a qualcos'altro da chiedervi, perché molto spesso la mia domanda mira solo a mettervi in difficoltà. Talvolta è intesa a dimostrare quanto io ne sappia più di voi, non necessariamente per proiettare su di voi o per condividere un'altra dimensione, non necessariamente per questo. Infatti, se si vuole descrivere o mettere in luce un'altra dimensione, si deve aver la pazienza di ascoltare ciò che l'altro ha da dire. Ma io non ho questo interesse. L'unica cosa che mi interessa è solo quella di fermarvi a metà strada. Si fanno domande su domande, senza fine. E la vita finisce in un punto interrogativo!


LA VIA DELLA RICERCA È L'INDAGINE

Per citare Swami: 'Alcune persone hanno un corpo a forma di punto interrogativo' (Risate). Sì, hanno un corpo a punto interrogativo! Non hanno nemmeno bisogno di un tavolo, perché per scrivere si appoggiano sul loro stomaco (risate): questo è un corpo a punto interrogativo! Il corpo è diventato una domanda, un problema, a causa del troppo grasso. La mente è diventata una domanda, perché non vuole veramente delle risposte, e l'intelletto, che ci sia o no, è pieno di dubbi. Amici miei, le domande non sono amiche nostre. Guardatevi dalle domande, perché esse parlano della nostra intellettualità, della nostra potenzialità mentale, della nostra capacità di capire ma dell'incapacità di sperimentare davvero. E' per questo che, alle domande fondamentali, non c'è risposta. Prendiamo qualcosa di facile: come si risponde alla domanda 'Come si fa a sperimentare l'Amore?' Non c'è risposta. Posso solo dirvi: "Amando", e questa è la risposta. Quale risposta si può dare alla domanda 'Che cos' è la Verità?' Soltanto: "Sii sincero!" Questa è la risposta. L'indagine non ha molte risposte, perché è esistenziale, non innesca un processo sequenziale di domande ulteriori. Finisce lì. Ciò che esiste, essendo Uno, viene solo soddisfatto, rivelato. Esso arriva in forma di esperienza. Alle domande può rispondere la nostra erudizione, il nostro sapere. Voi mi fate una domanda: 'Che cosa è questa energia? Che cosa sta accadendo? Che pianta è questa? Come sta crescendo?' Va bene, alle domande si può rispondere sul piano della nostra erudizione e conoscenza, ma la via della ricerca è l'indagine. In Sanscrito è detta 'Vicharana' o 'Mimamsa'.
In tutti i Suoi discorsi Bhagavan ci invita a porci la domanda: 'Chi sono io? Chi sono io?'. Ma noi siamo più interessati all'identità del vicino: "Chi sei? Da dove vieni?" Se pongo quelle stesse domande a me stesso: 'Chi sono? Da dove vengo? Dove vado?', non trovo risposta. D'altro canto, mi piace cercare i vostri precedenti, i vostri dati biografici, mentre cercare i miei dati mi spaventa. 'Chi sono io?' Non lo so, e allora fammi sapere chi sei tu! (Risate) 'Dove vai tu?!' Questo aumenta la mia informazione. 'Ma dove vado io?' Sono preoccupato perché non so dove sto andando. Quindi, riflettere su se stessi, scendere profondamente all'interno, fa parte del processo dell' indagine. Si tratta di una ricerca, che non è verbale, ma contemplativa e meditativa. La meditazione è la via dell'indagine, è l'unica risposta alla ricerca, che è eterna. La meditazione è senza parole. La meditazione è al di là dei discorsi e dell'espressione, perché è un'esperienza. Se qualcuno pretende di esporre la meditazione, essa diventa un processo meccanico come 'a2+b2 +2ab'... ma no! Non si può procedere a questo modo; la meditazione è un processo legato all'esperienza, un processo non-verbale. È un processo di indagine, e non ha parole, non ha suono. È uno stato di totale silenzio, in cui 'io' me ne vado, mi perdo. Nella meditazione il mio corpo, le mie qualifiche, la mia personalità, la mia altezza, il mio peso e la misura del mio torace non hanno importanza. Tutte queste cose diventano immateriali, irrilevanti. Io divento vuoto. Questa è meditazione. Lo stato di coscienza in cui il senso dell'io è ancora presente non può essere assolutamente chiamato meditazione. Quindi, amici miei, la ricerca è meditativa. La ricerca è contemplativa, mentre le domande e le risposte sono limitate alla sfera della concentrazione. La concentrazione è sufficiente per rispondere ad una domanda, ma per la ricerca è necessaria la meditazione. Perciò, compite la vostra ricerca essendo contemplativi, essendo meditativi.


ANONIMATO INCONSCIO

Abbiamo detto che l'argomento di stamattina tratta la ricerca e l' indagine. Non si tratta di mettersi a fare una ricerca su qualcosa che si trova all' esterno. Cercare il colpevole? Cercare gli evasori delle tasse? No, non ci siamo. Cercare dentro, ecco di che cosa si tratta. Cercare dentro. Vi racconterò un aneddoto. Qualche anno fa, in un paese occidentale, volevano indagare sul principio della vita. 'Come entra la vita nel corpo? Come ne esce?' Uno scienziato occidentale voleva assolutamente saperlo. Un uomo morente, il cui momento era quasi arrivato, venne chiuso in una teca di vetro. Il trapasso poteva verificarsi da un momento all'altro, per cui era un paziente che meritava di essere esaminato. 'Ora vediamo da dove esce il principio vitale. Come farà? Da dove passerà? Niente porte, niente finestre. Romperà un vetro? O c'è qualcuno che entrerà e lo porterà via, come farebbe il postino? Che cosa accadrà?' Tennero l'uomo dentro la teca sigillata e stettero ad osservare. Dopo qualche tempo, senza che se ne accorgessero, la vita se n'era andata. (Risate) Loro stavano osservando e, dopo un po', entrarono nella teca a controllare: l'uomo era spirato da un pezzo. Questa è la vita. Quindi, il fatto è che ciò che non è osservabile, che non è conoscibile, è ciò che noi chiamiamo 'anonimato inconscio'. L'anonimato conscio invece è la 'sadhana'. L'anonimato inconscio può essere esaminato e sperimentato solo come anonimato conscio, che è ciò che noi chiamiamo 'meditazione'. Al disotto del livello della coscienza c'è l' animalità, la bestialità. Al livello della coscienza, io sono un essere umano. Al di là di essa, nella Supercoscienza, io sono il Divino. Indagate su chi siete. Cercate voi stessi. Nel cercare gli oggetti esterni, andiamo dietro a ciò che non abbiamo. Ma la ricerca spirituale, il perseguimento spirituale, riguarda ciò che noi siamo già. Nella vita, purtroppo, ci identifichiamo con regni diversi, con i possedimenti, le posizioni e i più diversi obiettivi.


LA VITA NON È UNA BENEDIZIONE

Amici miei, posso dire che la vita non è una benedizione né un beneficio, se non si conosce la propria vera natura. È un' occasione sprecata, un grande tesoro tranquillamente ignorato, sono perle gettate ai porci. Non sprechiamo la nostra vita in tal modo. Conoscere e sperimentare la vera natura del Sé è l'effettivo scopo della nostra nascita. In questo universo, l'essere umano è la sola creatura vivente che possa trascendere se stessa, che possa superare se stessa. L'uomo pensa di essere solo umano, ed invece può essere anche Divino, può andare 'oltre'. Egli pensa di essere limitato, ma può sperimentare l'infinito, se veramente lo vuole. Sì, se si sforza veramente, se prova, può sperimentare l'infinito. Essendo umano, può sperimentare il Divino. Superare se stesso, andare oltre se stesso: queste sono le capacità che Dio gli ha dato. Questo potenziale, che è immenso, viene usato in modo improprio. Molto spesso se ne abusa. Eppure, questo potenziale dato all'essere umano, di poter superare se stesso e raggiungere la Divinità, gli farà sperimentare la vera e propria pace mentale. Noi conosciamo molte persone ricche che di notte non dormono, per la paura che il loro denaro possa venir rubato ad ogni momento, o che amici e parenti le uccidano per impossessarsi delle ricchezze che hanno accumulato. Una persona potente è sempre in tensione. Perché? Perché ha paura di perdere il potere da un momento all'altro. Quindi, la mancanza di potere si sperimenta di più proprio quando si è potenti. Chi non ha potere non sa che cosa significhi non avere potere. Acquisite potere e saprete quanto siete impotenti! Si, voi pensate che la posizione di un ministro sia molto influente, ma quando diventate un ministro, che ha tutti i poteri, capite di non averne alcuno, perché dovete agire in accordo ai desideri del 'primo' ministro. Il paradosso è che, quando si è ricchi, si scopre che dentro siamo dei mendicanti. L'impotenza si sperimenta maggiormente quando si è potenti. Questo è il paradosso, questa è la splendida contraddizione che troviamo nelle nostre vite.


LA VERA RICERCA CONSISTE NELLA SPERIMENTAZIONE

Quando diciamo a Swami: "Bhagavan, c'è un giudice della Corte Suprema della Giustizia. È venuto per il darshan." Egli non dirà: "Fallo entrare immediatamente". Noi lo abbiamo sempre fatto entrare. E lo facciamo entrare ancora... Io ho balbettato: "Ho pensato di fare un favore a Bhagavan, trasmettendo questa informazione..." Dicendo che lui era un VIP, ho pensato che potevo diventare mezzo VIP anch'io" (Risate), mezzo Vip, o almeno un quarto! E che cosa è successo? Il nostro buon Dio ha detto: "Oh, della Suprema Corte di Giustizia? Ha per caso l'aspetto di un toro con due corna? Digli che aspetti, proprio lì dove si trova." (Risate) Con la Sua risposta: "Digli che aspetti" Swami ha voluto trasmetterci che le posizioni sociali, dal punto di vista spirituale, sono insignificanti ed assolutamente inutili. Non hanno alcuna rilevanza. Quando un grosso vice cancelliere, un grande studioso, si trovò alla immediata presenza Divina di Bhagavan Baba, essendo quel signore mio amico, dissi: "Swami, lui è il vice cancelliere, ed inoltre ha scritto circa centocinquanta libri, un commentario al Rig-Veda. E' un grandissimo studioso." Baba rispose: "C'è niente qui dentro? (Risate) Senza niente qui dentro, come può scrivere cento libri?" Sulla mia faccia si dipinse un'espressione interrogativa. Allora Bhagavan disse: "E' meccanico. Ciò che ha fatto è meccanico, basato sull'intelletto. Niente è scaturito dall'esperienza."
Quindi, amici miei, il nostro compito non è quello di diventare degli studiosi, né di diventare degli scienziati. Il nostro scopo non è quello di diventare uomini sapienti. La nostra ricerca deve sfociare nell'esperienza. La vera ricerca consiste nella sperimentazione. Quindi, cercate di sperimentare, cercate l'esperienza. Questo è il messaggio di tutte le religioni, di tutti gli Avatar, di tutti i saggi, di tutti i santi e di tutti i ricercatori.


QUAL È IL MIRACOLO PIÙ RECENTE?

Amici miei, i discorsi di Bhagavan, almeno dagli ultimi dieci anni, sono pieni di filosofia e di contenuto spirituale. Noterete questo negli anni. Se consultate il Sanathana Sarathi, o ascoltate i discorsi di Bhagavan di quindici o venticinque anni fa, li troverete pieni di storie, di aneddoti, di humour e di esempi. Ma negli ultimi quindici anni, Egli ha smesso di darci delle pillole omeopatiche. Non più pillole omeopatiche, che sono dolci. Egli ci sta propinando direttamente la tintura madre. Essa può essere amara e difficile da inghiottire ma, prima o poi, va accettata, perché la vita non è dolce come vorremmo che fosse. In effetti Egli ha detto a troppi devoti: "Quanto tempo volete rimanere ad imparare l'alfabeto? Per quanto tempo volete rimanere al livello dei bambini dell'asilo? Perché non vi evolvete?" Ad un devoto Egli disse che all'inizio un bambino che debba imparare la parola 'cane', comincia guardando l'immagine di un cane con sotto le lettere C, A, N ed E. Il bambino all'inizio impara le parole identificandole con l'immagine ma, crescendo, non non si porta dietro quell'immagine per sempre. Col tempo, impara. Nessuno si porta la figura del cane all'università, in nessun paese, vero? (Risate) Non credo proprio! Quindi, la vita è un processo di apprendimento, dal basso verso l'alto, e noi dobbiamo, prima o poi, arrivare a conoscerne i contenuti spirituali. Ho compatito me stesso quando qualcuno mi chiesto: "Anil Kumar, qual è stato l'ultimo miracolo di Bhagavan?" Mi sono trovato in una situazione di impotenza, che mi ha reso veramente triste. Infatti non ero in grado di rispondere, perché non sapevo quale fosse il miracolo più recente. Allora gli ho risposto così: "L'ultimo miracolo è che tu voglia ancora conoscere i miracoli... questo è il miracolo." (Risate) Basta con i miracoli! Vogliamo sentir parlare solo di miracoli! Sarei stato contento se mi avesse chiesto: "Che cosa dice Baba di questo? Che cosa dice della Sadhana? E della meditazione e della liberazione? Della professione, della disciplina? Quali sono i Suoi punti di vista?" Ma noi non vogliamo questo. "Qual è l'ultimo miracolo?" Il miracolo più recente è che Egli faccia ancora questi miracoli. Questo è il miracolo dei miracoli. E' Bhagavan Baba che ha detto :"Per sapere se l'acqua del mare sia dolce o salata, non c'è bisogno di bere tutto l'oceano, basta assaggiarne una goccia." Per sapere che Bhagavan Baba è Dio, basta un' esperienza. Basta un miracolo. Non c'è bisogno di una serie di miracoli. Eppure, anche in questo caso, ci sono persone che rifiutano di convincersi. Nel Mahabharata ci sono due gruppi di persone che assistettero al verificarsi dei miracoli, ma uno dei due si rifiutò di credere, nonostante avesse assistito ad un miracolo dopo l'altro. I Kaurava rifiutarono di credere, anche avendo visto Krishna fare una quantità di miracoli davanti ai loro occhi, mentre i Pandava si convinsero malgrado un periodo di prove, malgrado un periodo di difficoltà. La loro fede non vacillò. Entrambi i gruppi assistettero ai miracoli, ma un gruppo rimase dov'era, e l'altro proseguì sul cammino della fede. Questa è una lezione. Significa che un miracolo non vi convincerà per tutta la vita. Vorrete sempre un altro miracolo.


NOI VOGLIAMO GENERALIZZARE

Qualcuno mi ha chiesto: "Anil Kumar, Swami viene sul Suo go-cart al pomeriggio, ma non dà il darshan al mattino. Perché?" Io ho risposto: "Amici miei, Swami dà il darshan solo al pomeriggio. Voi mi chiedete perché Swami lo dà o non lo dà. Perché lo dà? Se vuole darvelo, o no, è una Sua scelta. Che cosa c'entro io? (Risate) Io proprio non lo so. Domandatelo a Lui, se potete (Risate), o aspettate che ve lo dica spontaneamente, se vorrà. Come posso, io, attribuire una ragione alle Sue azioni?!" (Risate) Questo è il dilemma: noi, i cosiddetti intellettuali, vogliamo 'generalizzare'. E' buffo vedere la gente che parla, dando le proprie interpretazioni, che spesso sono l'espressione di un' ignoranza grande come l'Himalaya, un'ignoranza abissale, un'ignoranza che non può essere descritta nelle cento vite a venire! E' pietoso, veramente. Alcuni mi hanno chiesto: "E' vero che Swami è caduto di nuovo? Era già caduto una volta. Allora, sembra che sia caduto ancora...?" Io ho risposto: "Non lo so. Ma io e voi cadiamo continuamente (Risate), cadiamo in ogni momento. Io non so niente di una caduta. Vedo solo queste cadute, qui, davanti ai miei occhi." (Risate) Altri hanno chiesto: "E' vero che non può alzarsi e che non potrà dare regolarmente il darshan per un bel po' di tempo?" Io ho replicato: "Su quali basi dite questo? Io non ne sono informato." Un uomo ha aggiunto: "Ho avuto questo messaggio in sogno." (Risate) Allora gli ho risposto: "Il messaggio che ho avuto io in sogno è stato quello di non farsi domande." (Risate)


LA SPIRITUALITÀ È ABBANDONO

Amici miei, spiritualità è accettazione, abbandono, trascendenza. 'Bhagavan, se mi parli va bene, e se non mi parli va ugualmente bene. Se vieni al mattino va bene, ma se non vieni va certamente bene lo stesso. Se vieni con il go-cart, certo, io preparo la mia mente. Ma se preferisci camminare normalmente, benissimo, io sono pronto.' Vi racconterò un semplice aneddoto. Sembra che Krishna ed Arjuna stessero camminando sul lato di una strada. Arjuna si mise ad osservare un uccello. Anche Krishna lo vide, appollaiato sul ramo di un albero. Krishna disse: "Arjuna, guarda, quell'uccello è un pappagallo?" Arjuna rispose: "Sì, mio Signore." Allora Krishna disse: "Oh, Arjuna, ma non è un corvo?" Ed Arjuna: "Perché no, mio Signore? Sì, è un corvo." (Risate) "Oh Arjuna, guarda, potrebbe essere un'aquila!" "Sì, mio Signore, lo è."
Allora Krishna disse: "Che sciocco che sei! (Risate) Dici di sì a qualunque cosa io dica." Allora Arjuna dette la sua risposta. "Mio Signore, se Tu dici che è un corvo, sei capace di trasformare qualunque cosa in un corvo. (Risate) Anche se è un altro uccello, pronunciando la parola "corvo", Tu lo trasformi in un corvo. Ne puoi fare un'aquila, un piccione, un uccello qualsiasi, a Tuo piacimento, basta che Tu lo dica. Tu sei capace di farlo. Per questo ho detto 'sì' a tutto ciò che hai detto, Signore." Questo genere di accettazione è l'inizio della saggezza nella spiritualità. Non è una questione di dubbi. Potete dubitare della scienza materiale, della conoscenza secolare, delle vostre esperienze fisiche, di qualunque cosa relativa alle proprietà della materia e dell'energia, ma, per quanto riguarda il campo spirituale, c'è solo 'accettazione'.


BHAGAVAN È CAPACE DI TUTTO

Amici miei, una volta, molto tempo fa, successe che Bhagavan mi disse di mettere in ordine l'auditorium, dato che non era stato usato per dieci anni. Alcune sedie si erano allentate ed Egli voleva iniziare il corso estivo. Per questo mi mi chiamò e mi disse: "Metti in ordine l'auditorium per il corso estivo." Egli mi dette anche un avvertimento: "I dadi e le viti delle sedie possono essersi allentati. Qualche VIP, nel mettersi a sedere, potrebbe ritrovarsi sul pavimento, invece che sulla sedia. Controlla quindi tutte le viti e tutti i dadi". "Sì, Swami, lo farò". Bene. Con trecento studenti ai miei ordini, (Anil Kumar era allora il preside del collegio di Whitefield), dichiarai sospese le lezioni e chiesi ai trecento allievi di mettersi la lavoro per stringere i bulloni. (Risate) Uno studente si sedeva su una sedia mentre un altro osservava. Si trattava non solo di stringere, ma anche di verificare. (Risate) Ci volle un' intera giornata ma, con trecento studenti, fu relativamente semplice. In fondo c'erano solo un migliaio di sedie. Fine. In serata Bhagavan venne, come al solito, a controllare e a verificare.
"Anil Kumar, come sono le sedie?"
"Swami, perfette. Pukka!" (Risate)
"Oh, vedo. Le hai verificate?"
"Si"
"Vediamo! Fila quindici, dodicesima sedia; vai a controllare." (Risate)
Io dovetti salire i gradini, contare fino alla quindicesima fila ed alla dodicesima sedia. Trovai che potevo sollevare la sedia con facilità. (Risate) Eh... la potevo sollevare con facilità perché... non era fissata. Swami disse:
"Ahi, che cosa mi hai detto? Tutto perfetto? E questo che cos'è?" (Risate) Allora io dissi: "Swami, era tutto a posto. Io penso che, per darmi una lezione, Tu possa aver manomesso la sedia in quel modo. Tu sei capace di allentare e stringere le cose, noi lo abbiamo sperimentato. (Risate) Tu hai reso le nostre vite alternativamente molto comode, terribili, poi molto piacevoli e poi orribili. Baba, la vita è diventata come un pendolo, che va da una parte all'altra, per cui io so che cos'è successo. Swami, tutte e mille erano perfette e Tu hai volontariamente allentato quella sedia. Questo ora mi rende nervoso!" Swami rise, rise e disse: "Che bel trucco!" (Risate) E' tutto un trucco. Vedete, non che io possa rappresentare un esempio, o un ideale, ma vi dico che Bhagavan è capace di fare queste cose.
I membri di un 'trust' ricevettero un telegramma. Non vi dirò di quale trust si tratta perché non voglio che lo sappiate. Per me è rischioso lasciar trapelare questa informazione, visto che ho la debolezza di voler sempre condividere tutto con tutti. (Risate) Essi ricevettero un telegramma che conteneva certe istruzioni e cominciarono a discuterne. Uno dei membri lesse il testo. Tutti lo sentirono, dopodiché si misero a discuterne e a definirne i dettagli. Ci lavorarono sopra per tutta la mattinata.
Bhagavan arrivò all'ora di pranzo:
"Di che cosa state discutendo?"
"Swami, stiamo discutendo di questo argomento importante."
"Che cosa?"
Il primo, il secondo, il terzo e così via, tutti confermarono. Bene. Allora Swami disse:
"No, no, no. Voi state discutendo di qualcos'altro."
"Swami, abbiamo ricevuto un telegramma; stiamo discutendo su questo argomento."
"Vedo, ma questo non è il testo del telegramma. No, non lo avete letto bene. Avanti, apritelo e leggetelo."
Quando lo aprirono e lessero, il telegramma era del tutto differente! (Risate) Totalmente cambiato! Quelli cominciarono a sudare "Oh, Dio!" Swami cominciò a scherzare: "Voi non conoscete l'inglese! Non conoscete i caratteri. Siete tutti laureati, con tanto di specializzazioni e dottorati di ricerca. Ma a che cosa vi servono?!"
Bhagavan è capace di tutto...


EGLI È PIÙ DI QUELLO CHE SEMBRA

Ci vuole accettazione. Dobbiamo avere lo spirito di abbandono. Per vostra informazione, vi posso fare un altro esempio. C'era un anziano signore, di nome Sri Rama Brahman, un uomo illustre, il sorvegliante di Brindavan, a Whitefield, che era stato trenta o trentacinque anni con Bhagavan. Vivere con Swami in quegli anni non era una cosa ordinaria. Noi diciamo che vivere con Dio è vivere vicino al fuoco, ma a quei tempi significava vivere 'nel' fuoco. (Risate) Potete capire quanto ci si potesse scottare! Inoltre a Brindavan non c'era elettricità, fuorché nel Mandir, e la zona era piena di serpenti. Non c'erano neanche gli splendidi edifici che ci sono ora, e quell'uomo per camminare doveva portarsi dietro una lanterna. Questa era la situazione a quei tempi. Swami organizzò un grande pranzo in onore di ospiti molto importanti. A questo scopo fu comperata dell'argenteria per circa venti persone. Tutti i piatti erano d'argento, tutto d'argento. Quando il pranzo fu finito e Bhagavan stava per tornare a Puttaparthi, disse a Ram Brahman: "Metti tutta questa argenteria nella credenza, chiudila a chiave e custodisci la chiave tu stesso. Potremmo averne bisogno nel caso in cui un altro dignitario visitasse questo posto." "Va bene, Swami." Ram Brahman era il miglior esempio di vero uomo 'sì', un'esempio da emulare per tutti noi. Egli disse "Sì, Swami", e Bhagavan tornò a Puttaparthi. A quei tempi, dopo ogni festività, Bhagavan andava a Brindavan. Oggi, Egli ha smesso di farlo, ma noi non abbiamo perso l'abitudine di spettegolare. Dal giorno successivo ad ogni festività, cominciavano le chiacchiere: "Quando partirà?"(Risate) Tutto perché allora aveva l'abitudine di comportarsi a questo modo.
"Quando partirà?"
"Dicono che partirà il giorno otto" Così, il devoto che domina la Divinità, fissa persino la data della partenza di Swami! Qualche volta succedeva. Così, dopo una festa di Compleanno, Bhagavan andò a Brindavan. "Ram Brahman, domani avremo un ospite importante. Controlla l'argenteria: i cucchiai, i piatti e tutto il resto. Guarda quanti ne abbiamo e, se non bastano, ordinane ancora." Quell'uomo aprì la credenza: tutti i piani erano vuoti! (Risate) Niente argenteria! Allora Swami disse: "Tu sei un ladro, sei un gran ladro! Non avrei mai dovuto metterti qui. Che ne hai fatto dell' argenteria? Sevadal, perquisite la sua casa!" Quell'illustre sessantenne non ebbe altro da fare che cominciare a piangere forte forte. Piangeva, e Swami continuava ad infierire, mentre noi tutti tremavamo, non potendo sopportare quella scena. Poi, dopo un paio di minuti, Swami cominciò a ridere.Ci fu uno scoppio di risate. "Ah, Ram Brahman, non ti angustiare, lo so che non sei quel tipo d'uomo. Ho portato Io tutta l'argenteria a Puttaparthi (Risate), ora è tutto là, come potevi trovarla?! E' per questo che la credenza è vuota." (Risate) Amici miei, non dobbiamo farci ingannare da ciò che vediamo, perché Egli è al di là, Egli è più di quanto vedete, più di quanto sapete, più di quanto leggete. Per quanto leggiate, immaginiate o pensiate, non potrete mai raggiungerLo. Le Upanishad dicono chiaramente che la parola non riesce a celebrarLo, a descriverLo. La mente non riesce a comprenderLo. Allora, come potete rinchiuderlo nella vostra immaginazione angusta, nella vostra visione ristretta? Impossibile!


DIO È IMPREVEDIBILE

Bhagavan, quello che stai facendo oggi, quello che noi vediamo oggi, non deve scuotere la nostra fede. Non deve mai permettere che i dubbi penetrino nella nostra mente. Perché Dio ci scuote. Egli ci scuote. Non ci permette di fonderci subito. La vita non è così semplice, come mescolare acqua e zucchero. Egli non è così semplice. Quando il fiume sta per fondersi con l'oceano, l'oceano lo rifiuta. L'oceano non accetta il fiume immediatamente. C'è un certo scontro, una certa coercizione, una certa lotta, tra il fiume ed il mare. L'oceano dice "va via" ed il fiume dice "voglio entrare." Così, in quella lotta, il fiume si sottomette e diventa umile. Mentre il fiume scorre verso la foce, l'oceano risale, abbraccia ed avviluppa il fiume che scorre verso il mare, per fondersi con la sua potenza e grandezza. L'individuo è il fiume e Baba è il mare. Mentre procediamo, c'è una sorta di mancanza di forza: l'impedimento del dubbio, del mettere in discussione, della non accettazione, se così posso dire. La nostra mente condizionata, i nostri pregiudizi, le nostre tendenze, non ci permettono di 'accettare'. Questo è il contrasto da cui dobbiamo uscire. Continuate nella vostra ricerca fino a quando il dubbio non abbia più luogo, fino a quando tendenze e pregiudizi non trovino più spazio, perché le azioni di Dio sono paradossali.Ecco un semplice esempio: una volta una persona aveva il mal di schiena. Swami gli dette una stanza a Prashanti Est e cominciò a fargli visita mattina e sera "Come va il tuo mal di schiena? Hai pranzato? Hai cenato?" . Si informava continuamente. Quell'uomo era felice di avere il mal di schiena, perché Bhagavan gli faceva visita e gli inviava il necessario dalla mensa. Perché no? Tre volte VIP!! In seguito anche Kasturi ebbe un simile mal di schiena, così pensò che anche lui sarebbe stato sistemato a Prashanti Est, nella stanza accanto (Risate)... ma Bhagavan non ce lo mandò. "Kasturi, sono arrivati da Delhi cinquecento calendari da distribuire a tutti a Prashanti Est, Ovest e Sud. Sali le scale, distribuisci un calendario ad ogni persona, in ogni stanza dei vari piani, e torna giù." (Risate) "Oh, Bhagavan, quattro Prashanti Sud e un Prashanti Est, per tre piani, con questo mal di schiena! Pensavo che Tu mi facessi stare disteso, che Tu mi dessi dell'idli e dell'upma (Risate), come hai fatto con quell'altra persona." "No, la tua cura è questa."
Amici miei, Dio è imprevedibile. Niente conformismo, niente uniformità. Egli è pieno di contraddizioni. Ad una persona di elevata cultura dirà di fare qualche lavoro alla mensa, e a chi lavora scrupolosamente, religiosamente, a chi lavora sodo, dirà di fare meditazione, dhyana, perché Egli è il medico e sa quale sia la giusta medicina da prescrivere. "Dottore, lei ha dato una pillola a quello; voglio anch'io una pillola uguale, dello stesso colore, me la dia!" Così domani non ci sarai più! (Risate) Non si può dare la stessa medicina a tutti. Non c'è uniformità. Quindi, le apparenti contraddizioni, quelle che sembrano polarità spiccate, gli opposti che vediamo davanti a noi, non dovrebbero mai ingannarci, far vacillare la nostra fede, farci dubitare della Sua Divinità. Chi mai può sapere come stanno realmente le cose? Qual è il messaggio nascosto dietro tutto ciò che accade? Noi non lo sappiamo. D'altro canto, Dio provoca, istiga, ti fa passare attraverso il dilemma, il caos. Amici miei, senza il caos non può esserci il cosmo. Stando alla teoria della genesi, il cosmo deriva dal caos. Se studiate la teoria sul mistero che c'è dietro la creazione, saprete che all'inizio ci fu un 'big bang' (una grande esplosione), che portò alla creazione, all'universo. Se la panna non viene agitata con la zangola, il burro non si separerà e non verrà alla superficie. Questo lavoro di zangolatura è in atto nella nostra mente, in modo che il burro della saggezza, il burro dell'accettazione e dell'abbandono vengano in superficie.
Quindi amici miei, in tutta umiltà, in spirito di preghiera e sottomissione, preghiamo insieme affinché diventiamo più forti di giorno in giorno, affinché accettiamo questa consapevolezza, che non lascia possibilità di scelta. Dovete essere coscienti di che cosa significhi "senza scelta", perché non potete raggiungere la consapevolezza per vostra scelta. Tutto è Uno, ed è la medesima realtà. Nello stato di questa consapevolezza senza possibilità di scelta, cresciamo sulla via della Divinità, per sperimentare sempre di più, senza far domande. Questo è ciò che si chiama 'abbandono incondizionato'.

Possa Bhagavan benedirvi. Molte grazie. (Applausi)


DOMANDE - 14 SETTEMBRE 2003


È MEGLIO NON CONOSCERE IL FUTURO


D. : Quale è l'opinione di Swami sulla scienza dell'astronomia e dell'astrologia (Jyothisha)?

Amici miei, non ricordo che Bhagavan abbia mai detto qualcosa a proposito, ma posso riferirvi un episodio che ha una qualche relazione con questo argomento. Una volta qualcuno disse: "Swami, ci sono dei testi, come i Nadi Grandha, che contengono i dettagli di tutte le nostre vite. Le persone vanno a farseli leggere e spendono del denaro. I lettori esaminano i Nadi Grandha e ci trovano tutti i dettagli."
Bhagavan rispose: "I Nadi Grandha, libri che contengono i dettagli dei dati biografici di tutta la gente, sono corretti per quanto riguarda il passato ma, per il futuro, non è detto che siano validi." Perché? Perché i Nadi Grandha furono scritti dai santi, fra cui Bhrughu. Dato che furono scritti tutti da saggi e da santi, per interpretarli e comprenderli correttamente abbiamo bisogno di un santo, e non di qualcuno che per farlo ci chiede cento rupie! I santi non si abbasserebbero mai a chiedere soldi, no. Quindi, per quanto concerne il futuro, i lettori non possono interpretarli correttamente. Nessuno può farlo. Io non condanno gli oroscopi, non li sconfesso. Ma non ci sono interpreti genuini a giro, e noi veniamo spesso fuorviati. Comunque, secondo la mia modesta opinione, è meglio non conoscere il futuro. (Risate) E' meglio non sapere che cosa ci succederà, perché da una cosa del genere non c'è da ricavare proprio niente di positivo. In più, a conoscere il proprio futuro si perde l'eccitazione della vita, la bellezza della vita. Lasciamo che Dio ne mantenga l'incertezza, affinché possiamo godere del mistero della commedia della vita. Questa è la mia opinione.


MA PERCHÉ VOLETE SFORZARVI?

D.: Come possiamo trasmutare l'energia dei chakra?

Nel 1978, Bhagavan tenne un intero discorso sugli Shad Chakra, i sei chakra del nostro corpo. L'energia Kundalini, in fondo alla spina dorsale, sale con un movimento a zigzag, e passa attraverso i sei Chakra. È il movimento ascendente dell'energia primitiva. Esso parte dalla base, che è rappresentata dal primo chakra, Muladhara, per raggiungere l'ultimo, Sahasrara. Lo yoga che si occupa del movimento ascendente dell'energia lungo i chakra è chiamato 'Yoga Kundalini'. Questo è ciò che Bhagavan spiegò, per quanto mi ricordo. Ma, amici miei, attenzione: lo Yoga Kundalini non può venir praticato da tutti, perché può provocare dei danni. Si possono avere degli esaurimenti nervosi, ed i polmoni possono restare compromessi, a meno che non ve lo insegni un vero guru, che non vi chiederà mai soldi in cambio... Alcuni dicono:"Io insegno lo Yoga Kundalini per cinquecento rupie." No, no. Dove c'è una richiesta di denaro, non c'è divinità, credetemi. Bhagavan ha detto tante volte che, ovunque ci sia passaggio di denaro, Dio non è assolutamente presente. Dio non ha niente a che fare con il denaro: l'aria è gratuita, la terra è gratuita ed anche il fuoco lo è, mentre questa gente si fa pagare! E' per questo che la nostra intima fede nella dottrina, nella filosofia, viene continuamente scossa. Quindi, amici miei, nonostante lo yoga Kundalini sia genuino, non ci sono esperti privi di ego che ce lo possano insegnare. Ecco perché otteniamo risultati negativi.
Ma perché soffrire? Perché sforzarsi? Perché volersi affaticare, quando le cose sono così facili? Se si ha un computer, perché ostinarsi a scrivere a mano? Se si possiede un calcolatore, perché durar fatica? Se le cose vengono già date sotto forma di pillola, perché volersi stancare? Oggi all'umanità viene data una bella pasticca, non c'è da sforzarsi, prenderla è semplice ed innocuo. Non ci sono pericoli, nessuna controindicazione, nessun lato negativo. E' la cosa più facile e più semplice da fare, in ogni luogo ed in ogni momento. È la via più facile: è il Namasmarana. I Bhajan sono un sentiero sicuro per raggiungere Dio. Perché affaticarsi? Non è altro che l'ego a dire:
"Sai, io ho fatto il Pranayama."
"Vedo. Fallo anche nella prossima vita." (Risate)
"Sai, io sono molto pratico di Kundalini?"
"Bene. Apri un istituto a tuo nome."
Non è così. Il fine è importante, ma la mente rifiuta di accettare ciò che è già lì, a nostra disposizione. In questo momento, certamente, noi tutti stiamo respirando. Non ho alcun dubbio sul fatto che tutti qui respirino. E nessuno è orgoglioso di respirare, perché lo sanno fare tutti. Non c'è niente di speciale nel saper respirare. Io sento un bel venticello fresco; lo sentite tutti. Ma avere un condizionatore d'aria è una nota di particolare distinzione. "Sai che a casa ho l'aria condizionata?"
Per favore, cerca di non avere anche una mente condizionata! Cerca di non avere una mente condizionata, per favore! Si vuole sempre essere speciali, si vuole sempre acquisire qualcosa di extra, anche in campo spirituale. Questa è la tragedia. Perciò, non sforziamoci, non affatichiamoci. Le cose le possiamo facilmente trovare anche qui, davanti alla porta di casa nostra.

Anil Kumar ha chiuso il suo discorso cantando il Bhajan "Bhajomana Narayana Narayana".

OM SAI RAM
















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