Satsang

Domande dall'America (parte seconda)

27 luglio 2003

Il discorso domenicale di Anil Kumar
27 luglio 2003



DOMANDE DALL’AMERICA
-Parte Seconda -




Cari fratelli e sorelle,
Abbiamo discusso le domande che mi furono poste durante il mio recente viaggio negli USA. Come già anticipato, le domande sono state classificate secondo quattro criteri: personali, organizzative, sociali e spirituali.
La settimana scorsa abbiamo completato due aspetti – quello personale ed organizzativo, ora rimane ancora quello sociale e spirituale. Passiamo, quindi, alla sessione di domande e risposte.

“COME PUÒ UNA MOGLIE SVILUPPARE FIDUCIA IN SE STESSA?”
In questi giorni si sente parlare del movimento di emancipazione delle donne, che vogliono rivendicare gli stessi diritti degli uomini. Anche il governo indiano cerca di incrementare la percentuale dei posti per le donne nel parlamento e nella legislatura. Non c’è niente di sbagliato in ciò. C’è consapevolezza fra le donne; esse intendono lottare per ottenere gli stessi salari percepiti dagli uomini. Non c’è motivo di fare delle differenze per quanto riguarda il sesso.

Seguendo questa linea di pensiero, mi fu posta una domanda: “Come può una donna sviluppare fiducia in sé, dovendo però essere sottomessa a suo marito?”
È davvero una domanda sensata, ci sono tuttavia due aspetti: uno è quello della fiducia in se stessi, l’altro è quello della natura remissiva, della sottomissione e della remissività. Dovete capirne chiaramente il significato. La fiducia in sé è in relazione con il carattere individuale. La fiducia in se stessi si riferisce all’individuo, mentre la sottomissione si riferisce ad una interrelazione. Io sono sottomesso a te, oppure tu sei sottomessa a me; questo tipo di remissività ha a che fare con una relazione interpersonale, mentre la sicurezza di sé è una caratteristica individuale; entrambe non sono in contraddizione.
Come può un carattere individuale essere in contraddizione con una relazione? Non è possibile: essi lavorano su canali diversi. Ecco un piccolo esempio: io ho piena fiducia di saper svolgere tutti i compiti assegnatimi al meglio delle mie capacità. Ciò non significa che io non sia, che non possa essere, o che non debba essere sottomesso al mio capo. Penso di essere stato chiaro.

Davanti al vice rettore, io sono remissivo; con il direttore sono sottomesso. La natura remissiva procede insieme all’obbedienza, che è un codice di condotta, un modo disciplinato di comportarsi, per esempio da parte dell’impiegato verso il datore di lavoro; ma la fiducia in sé si basa sulla propria abilità, sulle proprie capacità, sulla bravura e sulla competenza individuale.

L’arrendevolezza vi renderà molto umili, vi renderà migliori, favorirà le vostre inter-relazioni: il vostro capo sarà contento di voi. La fiducia in voi stessi vi aiuterà ad essere più competenti, più efficienti ed abili. Perciò, una moglie può essere entrambe le cose: sicura di sé e remissiva.

Una persona sicura di sé non deve essere necessariamente arrogante, caparbia, ribelle, o rivoluzionaria. No. La fiducia in se stessi incrementa l’abilità personale. La sottomissione è un’espressione di umiltà.
Questa è la mia risposta alla domanda.

QUAL È IL CONSIGLIO DI SWAMI QUANDO MARITO E MOGLIE SONO IN DISACCORDO?
“Che consiglio dà Swami alle coppie quando marito e moglie non vanno d’accordo?”
Una relazione fra marito e moglie implica anche il disaccordo! Finché sono amici, c’è accordo assoluto. Non appena diventano una coppia, inizia il disaccordo. Il disaccordo è ovunque. C’è l’accordo ed il disaccordo. Noi dobbiamo acconsentire a non concordare. Se ci fosse sempre l’accordo, non ci sarebbe attrattiva nella vita. Il disaccordo c’è, questo succede ovunque. Non esistono eccezioni.

Ricordo una storiella raccontataci dal Sadhu Vaswani di Puna:
“Una coppia celebrava il 60° anniversario di matrimonio. Tutti parteciparono con entusiasmo alla cerimonia, e fecero le loro congratulazioni alla coppia che era riuscita a stare insieme per 60 anni senza voler cambiare. Molti chiesero: “Siete veramente d’ammirare, qual è il segreto del vostro successo?”
La domanda fu posta al marito, il quale rispose: “Finora è andata bene e possiamo celebrare il nostro 60° anniversario, perché sono io a prendere le decisioni più importanti, mentre lei prende le decisioni minori. Tuttavia, sino a questo momento non ho ancora preso alcuna decisione importante, devo ancora prenderne una”.

Perciò, amici miei, il dissenso è ovunque. Bhagavan ci ha fatto un esempio relativo al Signore Shiva stesso. Il luogo di residenza di Shiva è un cimitero, mentre la Sua consorte, Parvathi, vive in paradis; il Kailash. Shiva è quasi nudo, mentre Parvathi era ricoperta di gioielli. Essi sono all’opposto: Shiva è rinuncia totale e distacco, mentre Parvathi è piena di ricchezza, abbondanza e prosperità. Nonostante ciò, essi continuano ad essere una coppia ideale. Per avere questo tipo di unione ideale bisogna stabilire armonia fra i due.

Se i due cavi – il positivo ed il negativo – non ci sono, la corrente elettrica non può passare. Se avete solo il cavo positivo, non ci sarà corrente. Positivo e negativo rappresentano una legge della vita.

Bhagavan ci ha fatto un esempio. Dove c’è comprensione, ci sarà adattabilità; invece, noi seguiamo la direzione opposta, vogliamo prima l’adattabilità e poi pensiamo alla comprensione. Ecco perché falliamo così brillantemente. Prima dobbiamo comprendere – poi l’adattamento seguirà immediatamente.

Bhagavan ha illustrato ciò in questi termini. Una coppia appena sposata iniziò la sua vita coniugale in una grande città. La moglie era molto comprensiva nei confronti del marito; sapeva che egli era qualificato e che meritava una promozione, sì, possibilmente doppia! Lei sapeva bene che il marito lavorava molto duramente, perciò quando ritornava a casa tardi la sera, non era dispiaciuta. L’ufficio chiudeva alle ore 17, ma anche se suo marito arrivava alle 19, non ne era infastidita, e lo aspettava davanti al cancello.

La moglie gli diceva: “So che sei molto stanco ed impegnato, e so quanto efficiente tu sia, non ti sottrai mai alle tue responsabilità. Desideri ora del caffè caldo? Preferisci solo il caffè, oppure vuoi anche fare uno spuntino?” La moglie continuava a parlargli così, tanto che l’uomo dimenticava di essere stanco ed un sorriso smagliante cominciava ad illuminargli il volto.
Supponiamo, invece, che qualcuno abbia detto alla moglie che il marito ha una relazione! Allora, se egli ritarda cinque minuti, lei andrà sì ad aspettarlo al cancello, ma questa volta non con una tazza di caffè, bensì con un bastone appositamente preparato e gli chiederà delle spiegazioni. “Che cosa ti è successo? Se l’ufficio chiude alle cinque, perché questa mezz’ora di ritardo? Cosa ti è capitato? Io ho il sospetto che qualcosa non vada per il giusto verso, che ci sia qualcosa di poco chiaro”.

Questo tipo di sospetto deriva da una mancanza di comprensione. Finché c’è una perfetta comprensione, non c’è alcun sospetto. Dove c’è incomprensione, non ci sarà adeguamento. Secondo Bhagavan, le coppie devono capire che prima devono comprendersi reciprocamente, poi ci sarà il 100% di adattamento. Non deve essere però all’inverso: ‘adattabilità subito, comprensione domani’. No! In tal caso finirebbero col divorziare. Prima comprendere, poi adattarsi.

Bhagavan ha fatto anche un altro esempio. Un marito deve sapere come trattare sua moglie, la quale ha lasciato i propri genitori, parenti ed amici per andare a vivere con lui. Egli deve essere solidale, tollerante, comprensivo ed indulgente, poiché la donna ha sacrificato tutto per il marito.
La moglie deve essere comprensiva con il marito, che ritorna da un’attività convulsa, dopo essere stato tutto il giorno impegnato in ufficio. Questo non è il momento di fare richieste. Vivendo insieme, essi devono arrivare a conoscersi – come i due occhi che osservano un unico oggetto. “Io ti guardo e vedo soltanto una persona, non due”. Sebbene abbiate due occhi, voi avete una visione unica. Analogamente, possono essere in due, marito e moglie, ma se sono insieme in totale comprensione ed adattabilità, essi possono essere in armonia perfetta.

“QUALI PREGHIERE SARANNO ASCOLTATE?”
La domanda successiva: “Se i genitori ed il figlio discutono su un argomento particolare, ma lo vedono da prospettive diverse, Swami chi ascolterà?”
Questa era una domanda sollevata da un giovane. Entrambe le parti continuano a pregare Swami, il ragazzo prega e così pure i genitori. Essi hanno bisogno di Swami, ma i loro temperamenti sono discordi. Il ragazzo vuole una cosa, ma i genitori non vogliono, non approvano la sua richiesta. In ogni caso, il giovane insiste nel volerla. Se i loro desideri sono in contraddizione, se i loro progetti sono opposti, se continuano a pregare Swami, a chi andrà il Suo favore? Questa è propria una bella domanda. A chi risponderà?
La risposta è semplice. Baba ha detto che è assolutamente indispensabile che il figlio segua gli ordini dei suoi genitori, i quali conoscono meglio di lui qual è il suo bene. La madre, che ha messo alla luce ed allevato il figlio, ed il padre, che ha sacrificato tutto per educarlo, sono molto interessati al futuro del loro figlio.

Pertanto, il figlio deve necessariamente seguire i genitori. Non si pone la questione ‘Io ho quest’idea, tu hai quell’altra; allora preghiamo entrambi e vediamo chi vince.’ La preghiera non è una questione di concorrenza, non esiste una preghiera più elevata ed una più bassa. Preghiera è preghiera. “Io pregherò più di te”. Non esiste una cosa del genere, non ci sono parametri, non c’è una misura per l’intensità della preghiera. Una preghiera è preghiera!




LA GUERRA FRA IRAQ E AMERICA
La domanda successiva: “Cosa ha detto Swami circa la guerra tra America e Iraq, e dell’attuale conflitto tra America ed i paesi del Medio Oriente?”
Che tipo di risposta potevo dare agli americani, tanto più che mi trovavo a casa loro? Non potevo dire che avessero torto, non potevo dire che avessero ragione. Mi trovavo in una situazione molto imbarazzante, ma Swami mi aiutò ad uscirne.

Il messaggio di Swami non può essere limitato all’America e all’Iraq, America ed Afghanistan, India e Pakistan. No, no, no! Il messaggio di Bhagavan è universale, il Suo messaggio è per tutti, sempre e per tutti i paesi; non potete circoscriverne un argomento su base geografica. Il Suo messaggio si basa sull’Amore; Bhagavan non approva spargimenti di sangue, Egli è per la non-violenza, è per la discussione aperta, non per la guerra. Egli crede sempre nel sentimento di unità, nella solidarietà, amicizia e comprensione. Fui felice nel notare che essi erano soddisfatti della risposta. In quel modo non ho dovuto addossare colpe a nessuno.

Quando ne parlai a Swami, gli dissi: “Swami, ho dovuto rispondere ad una domanda molto imbarazzante” – Egli chiese: “Cosa? Cosa?”
“Swami, della gente ha voluto sapere chi appoggi Tu – gli Americani o gli Iracheni?” – Swami mi chiese allora di ripetere la domanda.
Sapevo che ci sarebbe stata qualche reazione da parte di Swami; se qualcosa fosse stato sbagliato, sarei stato decapitato senza neppure un mese di preavviso (Anil Kumar qui parla in tono scherzoso).

“Swami, io ho risposto: “Non posso rapportare il messaggio di Bhagavan al problema esistente tra America e Iraq. No! Il Suo messaggio è universale. Che siano Palestina ed Israele, Iran ed Iraq, si tratti di un conflitto tra due paesi, ma il messaggio di Bhagavan si basa sull’Amore e sull’amicizia”.
“Risposta corretta!” – Egli disse. Così mi trovai in armonia con Swami, poiché aveva approvato la risposta data.

TRAUMA CULTURALE
Ecco la domanda successiva. Questa domanda fu posta da un indiano che viveva negli USA. “Dopo essere arrivato qui, noi abbiamo subito un trauma culturale. Baba cosa vuole che si faccia, in relazione a questo shock culturale?”

Allora, Swami deve suggerire qualcosa per il vostro shock! Dobbiamo capire chiaramente che la cultura non è geografica. Uno può essere qui in India, tuttavia condurre una vita di stile occidentale. Se andate in città come Delhi, Calcutta o Bombay, non penso che possiate vedere molto della cultura indiana. È sicuramente India, ma non vedrete la cultura indiana. Perciò, la cultura indiana non deve necessariamente essere praticata solo in India. No! Posso mostrarvi migliaia di esempi in India, dove la cultura indiana non è seguita.

La cultura indiana, quindi, è un modo di vivere, è un atteggiamento di vita, è una sorta di interazione fra l’individuo e la comunità; essa indica gli obiettivi della vita, lo scopo della vita, parla della natura del Divino e di parecchi altri aspetti.

Perciò, se tu dici che hai uno shock culturale, significa che hai dimenticato la tua cultura d’origine. Non sei ancora in grado di assorbire la cultura “straniera”, quella nuova del paese in cui ti trovi ora, non sai adottarla, ma hai dimenticato la tua cultura. Ti trovi nel mezzo, perciò c’è uno shock.

Subire un trauma culturale non è dovuto alla cultura, è un errore dell’individuo. Se tu sei veramente convinto della validità della tua propria cultura, non la cambierai, ovunque tu sia.
Non fraintendetemi; io vedo e conosco molta gente qui – gli occidentali che lavorano nella mensa, nella libreria ed in molti altri posti. Come lo fanno? Con un sorriso sul volto! Essi sono molto attivi, la cultura occidentale è focalizzata sul lavoro, svolto con uno spirito di eccellenza. Ovunque vengano messi, essi sono lavoratori eccellenti, sul lavoro vogliono essere dei “numero uno”; questo tipo di spirito è stato assorbito, per cui ogni cultura ha la propria unicità.

Supponiamo che la cultura del lavoro (diciamo, per un indiano che lavori negli USA) vuole che io sia il numero uno nel mondo; ma la mia cultura d’origine (quella indiana) non lo richiede. La cultura indiana vuole che si consideri questo lavoro come un’opportunità, un dono di Dio, e non per dominare, o per essere il numero uno. La nostra cultura lo vede come un’opportunità come un dono di Dio per conseguire l’eccellenza. Non fraintendetemi – non sto disprezzando l’eccellenza. Voi dovete essere eccellenti, non c’è dubbio, ma in questa cultura, l’eccellenza è vista come un dono di Dio. Pertanto, il “trauma culturale” l’avete creato voi stessi. Se siete realmente consapevoli di che cosa sia la cultura – vale a dire, un modo di vivere – non ci sarà shock in nessun luogo. Non sarete mai confusi. I valori eterni, persino in una società mutevole, danno molta importanza alla cultura ed al modo di vivere, che devono essere adottati, nonostante i cambiamenti del mondo tutt’intorno. Ciò che cambia è la civiltà. Quello che non cambia è la cultura. Non dobbiamo lasciarci confondere da questo. La cultura non muta, è eterna; essa ha continuità per l’eternità, mentre di tanto in tanto la civiltà cambia perché si basa sulle convenienze, le comodità ed il lusso. La cultura indica e rappresenta i valori. Quando avrete una perfetta comprensione di ciò, non incorrerete più in questo “shock culturale”.

“IL CONFRONTO E LA COMPETIZIONE DEVONO ESSERE EVITATI?”
Ora passiamo alla prossima domanda: “Sig. Anil Kumar, lei dice che il confronto e la competizione devono essere evitati”.
“Sì, lo dico sempre. Non è una supposizione, è la Verità. Sì!”
“Come valuta questa cosa in merito alle scuole, che sono molto competitive? Nelle scuole e nelle università c’è una competizione molto vivace. Sig. Anil Kumar, Lei afferma però che non devono esserci competizione e confronto. Allora, come giustifica tutto ciò?”

Questa è una bella domanda! Io intendo dire che non ci deve essere competizione e confronto dopo vi siate sistemati nella vita. Quando siete a posto, qualsiasi cosa abbiate, siate contenti, siate felici. Non rivaleggiate, negandovi con ciò ogni felicità.

Ecco un piccolo esempio: supponiamo che Dio mi abbia dato una piccola automobile. Dio ha dato a voi, invece, un’auto più grossa, proprio l’ultimo modello! Se continuo a pensarci, perdo il piacere di guidare la mia stessa auto. Pertanto, la competizione ed il confronto mi priveranno di ogni piacere, proprio da quel preciso momento. Tuttavia, finché siete studenti, dovete essere molto competitivi. Nel conoscere, si deve competere; nella qualità si deve competere. Pardhaya Vardhathe Vidya. Pardhaya significa ‘competizione’. Vidya significa ‘educazione’ e vardhathe significa ‘migliorare’. Grazie alla competizione, voi potrete certamente migliorare ed avanzare negli studi. Più avanti nella vita, noi vogliamo contentezza e soddisfazione. Perciò, se siete ancora studenti, non potete fare citazioni del genere! Quello che fate da studente non potrà essere continuato, quando vi sarete sistemati nella vita.

Qui c’è un altro piccolo esempio. Se siete un ragazzino potete giocare con le biglie, ed è molto bello. Successivamente, non potrete giocare a biglie nel vostro ufficio, perché ciò è infantile. Quello che va bene in uno stadio della vita, non va bene in seguito. Usate la competizione ed il confronto quando siete studenti, ma poi quando vi siete sistemati, fate esperienza della soddisfazione e dell’introspezione. Dedicatevi alla ricerca di pace e beatitudine. In tarda età gli obiettivi cambiano. Se un pensionato vuol competere con un ragazzo, c’è qualcosa di sbagliato. Se un individuo dopo il pensionamento vuol competere con un ragazzo di venti anni, che cosa direste? Che in lui c’è qualcosa che non funziona. Se, invece, un universitario affermasse: ‘Mi accontento di un voto di 30/100 - sono soddisfatto di questo fallimento’ – ciò sarebbe sbagliato. Quindi, quello che ho detto si applica solo a chi si è definitivamente stabilito nella vita, non ad uno studente.

OTTENERE LA LIBERAZIONE
Ora passiamo ad un’altra domanda: “Se non c’è collaborazione all’interno della famiglia, possiamo comunque ottenere la liberazione?”
Questa è una domanda che si basa forse sul sistema politico: se non c’è collaborazione, non potrete vincere le elezioni. Se non c’è cooperazione, non potrete dirigere il vostro ufficio, né condurre la vostra famiglia. Sia a livello familiare, sia a livello provinciale o nazionale, la collaborazione è indispensabile; mentre per quanto riguarda la spiritualità, noi siamo completamente soli. Noi siamo soli! Se io vado all’inferno, non posso dire: “Tutti voi, venite con me; avanti andiamo!” La liberazione è conseguita da soli. Un figlio può essere meritevole, ed il padre può non esserlo. Un marito può essere immeritevole, ma la moglie può essere la sua metà migliore.
Nella spiritualità invece siamo completamente soli, non ci sono relazioni di parentela.

Bhagavan ha affermato: “I figli non provengono dai genitori, essi vengono attraverso i genitori”. Allora cerchiamo di capire bene ‘attraverso i genitori, non dai genitori’. Che cosa significa? Che i genitori sono semplici canali, ecco tutto. Non possono sostenere che il figlio sia il loro prodotto. Il figlio può forse diventare in seguito un ribelle. Perciò i genitori possono solo fungere da canale. Quindi, ‘attraverso i genitori’ è la descrizione più appropriata.

La risposta alla domanda è questa: se tu vuoi collaborazione dalla famiglia, è un problema politico, sociale. Per esempio, tutta la famiglia vuole andare ad un matrimonio, ci vuole quindi collaborazione. Il figlio non può dire: “Papà, mi dispiace, ma io ho un altro appuntamento”.
Se la mamma cucina un certo piatto per la cena, la figlia non può dire: “Mamma, mi dispiace, ma io voglio qualcosa d’altro”. Tutto ciò che è sociale, politico, che ha a che fare con il lavoro, richiede collaborazione.

Purtroppo, oggi non c’è collaborazione, e per citare Baba: “Non c’è co-operazione, c’è solo operazione”. Ecco perché i sistemi cadono di tanto in tanto. Dal punto di vista spirituale, noi siamo completamente soli: Udhare Atma Atmanam. Dobbiamo lavorare per la nostra Liberazione, nessuno può aiutarci.

Per citare Swami: “Anche se c’è collaborazione ed un intenso amore fra fratelli, quello maggiore non può dire al fratello minore – Hai subito una frattura, so che è molto dolorosa; per alleviarti la sofferenza, vorrei portare io il gesso”.
Il fratello maggiore non può prendere su di sé la frattura. Se il fratello maggiore ha la febbre, il minore non può dirgli: “So che hai la febbre, prenderò io le medicine per conto tuo”. Non è possibile.
Uno deve mangiare per saziare la propria fame, deve bere per soddisfare la sua sete; uno deve lavorare per la propria Liberazione. Non esiste qualcosa come la collaborazione. È un caso se ci troviamo in una famiglia, è un caso che uno sia il figlio di quel padre, non significa che sia un legame per tutta la vita.

“PERCHÉ DIO?”
La domanda successiva: “È indispensabile che uno debba incontrare della scontentezza per essere spirituale? A me il mondo va bene. Allora, perché perseguire Dio? Io sto bene in questo mondo”. Questa è una domanda fatta da un giovanotto.

Io gli ho risposto in questi termini: “Ragazzo, tu stai bene in questo mondo ora, ma aspetta un po’ di tempo. Tu adesso dici: “Va tutto bene”, aspetta un po’, non è sempre domenica, c’è anche il lunedì, poi il martedì, ecc. La vita è un ciclo di alti e di bassi, piena di su e giù, non è una linea diritta; è necessario saper affrontare entrambe le situazioni, è come un pendolo che oscilla da una parte all’altra, che si muove fra una lacrima ed un sorriso. Perciò, non potrai sempre dire che sei molto soddisfatto di questo mondo.

Poi raccontai a quel giovanotto un esempio che ci aveva fatto Baba. C’era un ragazzo che non riusciva a prendere la laurea, anche se aveva provato a presentarsi all’esame finale molte volte. All’università erano tutti stufi di vederlo, ma lui proprio non ce la faceva. Tuttavia, fu così fortunato che prese in moglie una ragazza pluri-laureata. La poveretta non era riuscita a trovarne uno migliore; in ogni caso, acconsentì a sposarlo. Lei aveva due lauree, mentre lui neanche una, però era molto felice di questo fatto.

Il giorno del matrimonio egli disse davanti a tutti: “Io sono l’uomo più fortunato del mondo; nonostante io non abbia alcuna laurea, mia moglie ne ha ben due”. Quel giorno egli continuava a guardare la sposa, dimenticando persino il folto numero degli invitati, perché era così felice – una gioia indescrivibile. Quindi, la vita era OK per lui, perché allora ricercare Dio? Questo era quello che pensava a quell’epoca!

Dopo il matrimonio, sua moglie andò a stare da lui. Ben rilassato e seduto in una comoda poltrona, chiamò sua moglie e le disse: “Bene! Portami una tazza di caffè caldo, OK?”
La ragazza rispose: “Mi spiace, vai tu a preparare il caffè e portane una tazza anche a me”. Allora egli disse ad alta voce: “Io sono l’uomo più miserabile della terra”.

Quindici giorni prima aveva detto: “Io sono l’uomo più fortunato”. Entrambe le affermazioni sono vere; a quel tempo quello che aveva detto era giusto, e quello che diceva oggi era pure corretto.
Pertanto, la vita ha i suoi alti e bassi; dobbiamo riconoscere che la vita è un insieme, è una totalità. Se conducete una vita priva di alternative, ci riuscirete, ma se dite: “Io voglio soltanto il successo e sempre più successo” è impossibile; avrete successo solo come degente, niente altro.

Non potete neppure asserire sempre: “Io ho fallito, sono un miserabile”, a meno che siate un pessimista o un sadico; in tal caso dovreste andare da uno psicoanalista. Se volete solo le cose positive, siete insensati ed irragionevoli. Se pensate troppo negativamente, siete pessimisti. La vita è un insieme di positivo e negativo. Non potete dire: “Voglio soltanto il giorno con la luce del sole”. Se voi diceste: “Oh sole, sii presente tutto il giorno, io voglio la luce tutto il tempo” – in tal caso la gente vi eviterebbe; non potete avere l’oscurità per ventiquattro ore, né potete avere la luce per ventiquattro ore. Un giorno è fatto di luce e di oscurità.

Pertanto, la vita significa sia successo sia fallimento, profitto e perdita, celebrazione ma anche umiliazione, lode e biasimo, salute e malattia. Perciò se guardate alla vita nella sua totalità, non ci sarà delusione e capirete che cosa essa sia.

LAVORO IMPEGNATIVO E DIO
Ecco un’altra domanda: “Nel bel mezzo del lavoro, come posso unirmi a Dio? C’è gente che impiega ore ed ore per raggiungere il posto di lavoro. Alla fine della giornata ritornano a casa molto stanchi, dopo aver impiegato ancora molto tempo nel tragitto. In una vita così impegnata, come posso stabilire un rapporto con Dio?”

Questo è un problema, ma la risposta diventa semplice se asserisco: “Oh Dio, io sono soltanto uno strumento, tu mi fai fare ciò che devo fare”.

Io sono solo uno strumento; può essere il lavoro d’ufficio, può essere che io debba guidare la macchina, ma proprio lì al volante dite a voi stessi: “Oh Dio, io sto guidando l’auto per Tua Volontà” – “Oh Dio, sto lavorando al computer per Tua direttiva” oppure “Io sono un medico e sono il Tuo strumento”.

Se lavorate con uno spirito di resa, voi non vi state semplicemente collegando con Dio, siete in Dio, non siete soltanto collegati con Dio; collegarsi è diverso dall’essere in Dio, perché se c’è un collegamento c’è anche una sconnessione; ma se siete in Dio, nessuno vi può tirare fuori, perché Dio è ovunque.
Amici miei, è quindi possibile vivere in Dio con il ricordo costante del Suo Nome. Swami definisce ciò “Consapevolezza Costante Integrata”. Ecco cos’è la Consapevolezza Costante Integrata – ricordare la Sua Gloria ineguagliabile, il Suo Nome. In tal caso sarete sempre stabiliti in Dio, con piena coscienza.

“FATE IL BENE DI TUTTI”
“Dio dice di fare del bene a tutti, ma dove devo tracciare il limite, vale a dire se io ho fatto del mio meglio e tuttavia un altro mi fa del male?”
Questa è la domanda successiva. Voi fate del vostro meglio perché Baba dice di fare del bene. Tuttavia, l’altro uomo ti ferisce; dove tirare una riga? Che significa: “Quando smetto di aiutare l’altro? Io continuo ad aiutare quell’uomo che, però, non contraccambia. Quando devo smettere di aiutarlo?”

Vi porterò un esempio tratto dalla letteratura Sai. Un saggio stava facendo le sue abluzioni mattutine in un fiume. In quel fiume egli vide uno scorpione che stava dibattendosi. Il saggio prese lo scorpione con la mano, ma questo lo punse ed allora l’uomo lo lasciò ricadere subito nell’acqua; così lo scorpione continuò a dibattersi.
L’uomo, per compassione, lo raccolse nuovamente, ma lo scorpione lo punse ancora. Allora il saggio pensò: “Scorpione, non hai abbandonato la tua natura cattiva; anche se non hai rinunciato alla tua cattiva natura, perché dovrei io rinunciare alla mia natura di aiutarti? Continuerò ad aiutarti perché è una lezione che ho imparato da te: proprio perché tu non hai abbandonato la tua natura, perché dovrei abbandonare la mia?”

Perciò, se un altro uomo ti ferisce, si sta comportando come lo scorpione; se quella persona ti fa del male, non vuol dire che tu debba smettere di aiutarla; tu devi perseverare seguendo la tua propria natura.
È come con il sole. “Oh sole, tu mi concedi la luce, io ti ringrazio!” Nessuno di noi lo dice, però il sole continua a diffondere la luce.

Nessuno di noi direbbe: “Grazie, dio del vento, tu mi fornisci ossigeno”. Io invece respiro ossigeno, come se fosse di proprietà di mio suocero. È ovvio che un suocero non concederebbe neppure quello. Il fatto è che noi prendiamo tutto per scontato, mentre non dovrebbe essere così. Qualsiasi cosa l’altra persona possa dire, noi dobbiamo continuare a seguire la nostra natura.

Gandhi era molto rispettoso nei confronti di Winston Churchill, sebbene fossero in urto l’uno con l’altro. Per sua natura, egli era molto gentile verso Churchill. Allo stesso modo, la disponibilità ad aiutare deve essere la vostra natura, la vostra seconda natura. Il voler essere d’aiuto non deve essere però soltanto un affare domenicale. Il pensiero di servire non deve essere diretto soltanto verso una attività di servizio, deve costituire la vostra stessa natura. Voi ed il servizio dovete andare di pari passo. Voi e l’aiutare siete la stessa cosa. Non deve accadere che il voler aiutare sorga soltanto di lunedì – “Io sono molto umile di domenica, servizievole di martedì e utile di mercoledì”. No! La vita non è una tabella di marcia. La sollecitudine ad aiutare deve essere la vostra stessa natura – la seconda natura, parte del vostro carattere – in modo che non siate consci di nient’altro.

Ora mi viene in mente un missionario cristiano di nome Wolf, che viveva in una villetta. Alcuni ladri riuscirono ad entrare e, dopo aver rubato tutto, stavano uscendo dalla casa.
In quel momento il Reverendo Wolf si alzò dal letto e vide che i ladri se ne stavano andando, allora gridò: “Giovanotti, fermatevi! È buio dappertutto, qui ci sono molti rovi spinosi e questo posto è famoso per i serpenti e gli scorpioni. Vi darò una lampada, miei cari figli. Prendete la lampada e camminate lentamente, non voglio che voi moriate”. Questa è una natura premurosa e servizievole!

Ricordo anche una storia tratta dalla letteratura di Tolstoy. Un vagabondo, un uomo vizioso, perse tutte le sue proprietà. Un giorno la sua fidanzata volle avere la catenina d’oro della madre di quell’uomo. Costui, completamente ubriaco, andò da sua madre, la uccise e le strappò via la catenina d’oro. Stava lasciando la casa per portare la catenina d’oro alla fidanzata, quando udì una voce: “Figliolo, sta attento, guarda dove metti i piedi; tu sei ubriaco, mio caro figlio, puoi cadere; porta la catenina con prudenza”.
L’uomo si voltò indietro, e che cosa vide? Egli vide il cuore di sua madre sul pavimento che cominciò a parlare così: “Figliolo, stai attento, puoi cadere. Tieni la catena con cautela, fa attenzione!” – Questo è Amore.

“Io aiuterò te se tu aiuti me” – questo è commercio, è politica.
“Io continuerò ad aiutarti anche se tu mi fai del male” – questo è il vero spirito dell’essere sollecito e premuroso.

“BABA PUÒ TROVARE UNA CURA CONTRO LA SARS”?
“Baba può a trovare una medicina contro la SARS (polmonite atipica)?”
Qui si tratta di un problema accaduto a Singapore, in Canada ed in poche altre zone. Io risposi: “Beh, non ho sollevato questo argomento con Swami. Perché chiedere un rimedio solo contro la SARS? Conosco soltanto una medicina che vada bene per tutte le malattie: Paramam Pavitram Baba Vibhutim – la sacra cenere di Baba.
Quello è l’unico antibiotico che io conosca: non sono a conoscenza di altre cose.





“CHE COSA FARE IN CASO DI CRITICHE?”
La domanda successiva: “Se qualcuno mi critica, ci rimango male; non riesco a superare tale sentimento. Cosa fare? Come devo prendere le critiche? Tuttora ho delle forti reazioni. Cosa devo fare?”

Baba ha dato una bella risposta a ciò. Se qualcuno vi critica per una ragione autentica, siategli grati; se avete sbagliato, siategli grati: “Fratello, tu hai proprio messo in luce il mio errore, ti ringrazio molto”.

Supponiamo invece che siate criticati o accusati di qualcosa che non avete commesso, vale a dire che non siete colpevoli. In quel caso non preoccupatevi, poiché non avete fatto niente, ed il vostro cuore è puro. Se siete puliti e l’accusa è falsa, allora non badateci, siate sordi. Se invece le critiche sono genuine, allora correggetevi e siate grati per la presa di coscienza.

Baba ha preso Se stesso come esempio: “Se voi mi dite – Baba, Tu sei calvo” – Io non mi offendo perché ho molti capelli e non sono pelato. Qualunque cosa diciate, perché dovrei offendermi? Supponiamo che un altro dica: “Baba, tu hai una gran massa di capelli” – Anche in questo caso non mi offendo, perché e vero!”

Se la verità vi viene detta in faccia, non dovete sentirvi colpevoli, o dispiacervene. Se una falsa accusa è rivolta contro di voi, anche in tal caso non dovete rimanerci male. Le critiche vi aiutano a correggere voi stessi quando commettete un errore. Pertanto, non ci si deve offendere mai ed in nessuna circostanza.

Sia che lodiate o non lodiate Dio, Egli è sempre felice. Qualcuno potrebbe dire: “Oh Dio, tu sei veramente amorevole”. In quel caso Dio non pensa: “Oh figlio mio, sono felice dei tuoi complimenti”. Oppure se voi affermate: “Dio, in questi giorni sei proprio scortese, non mi dai l’intervista” – Egli non ne è sicuramente dispiaciuto.

Spiritualità è trascendenza, spiritualità non è indulgenza, non è schivare o evitare. Spiritualità è trascendenza. Voi dovete trascendere le critiche come pure le lodi e l’ammirazione. Dovete superare, andare al di là di entrambe. Quella è vera spiritualità.

GIUSTO EQUILIBRIO TRA SUCCESSO MONDANO E CRESCITA SPIRITUALE
Ecco un’altra domanda: “Essendo devoti di Sai, come facciamo a trovare – specialmente qui in America – il giusto equilibrio fra il successo mondano e la crescita spirituale, nel procedere verso i Piedi di Loto di Swami?”

Questa è una buona domanda. Dove sta l’equilibrio fra il successo secolare e la crescita spirituale? Come raggiungere un compromesso sulla via verso i Piedi di Loto di Swami?

Amici miei, il successo terreno e la crescita spirituale non sono opposti. Perché pensare che un uomo spirituale sia fallimentare nel mondo? Perché pensate che un uomo spirituale sia incompetente ed inefficiente? No! Il successo materiale e la crescita spirituale vanno di pari passo.
Qualcuno potrebbe chiedermi: “Perché non solo la crescita spirituale? Oppure: Perché deve esserci il successo spirituale?”
Amici miei, ‘crescita spirituale’ è un termine errato, è una parola usata erroneamente.
Molti affermano: “Ho notato una crescita spirituale in me stesso” – Oh, capisco! Devi aver notato una crescita lenta ieri, e forse troverai una crescita troppo rapida domani. La spiritualità non ha niente a che vedere con la crescita. No. Non potete dire: “Sto crescendo spiritualmente”. Avete forse un termometro che vi aiuti a misurare? Oppure avete delle bilance che vi aiutino a pesare? O vi è stato rivelato qualcosa durante le vostre corsette mattutine?

Cari amici, ‘crescita spirituale’ è un’espressione sbagliata; è meglio ricordarsi della ‘consapevolezza spirituale’. Non è una crescita, bensì consapevolezza spirituale; consapevolezza significa realizzazione. Realizzazione significa la comprensione di quello che voi già siete, mentre ‘crescita spirituale’ fornisce un’erronea interpretazione di quello che non siete: “Oggi non sono cresciuto”.

‘Io sono cresciuto’ - significa che da una crescita insufficiente siete passati ad una crescita, ma la spiritualità non è una cosa del genere; la spiritualità è costante, perché è lì da sempre, spiritualità è esistenza. Non esiste qualcosa come crescita, sotto-crescita, ipertrofia, ecc.. La consapevolezza spirituale vi aiuterà in modo spontaneo e naturale anche ad ottenere il successo nel mondo. Nel mondo c’è il successo ed il fallimento; nella spiritualità ciò non esiste, perché è al di là della dualità. Soltanto il mondo è dualistico.

Allora, in che modo stabilire un certo equilibrio fra questi due? Il primo è realizzazione, l’altro è conseguimento. La consapevolezza spirituale è realizzazione, il successo mondano è conseguimento. Come posso misurare il liquido ed il solido nello stesso modo? Uno deve essere misurato in litri e l’altro in chili; non posso dire che la distanza da qui al tempio è di quindici gradi. Potete forse dirlo? No. Questo quanto pesa? Due litri! Voi dite forse così?

Questo genere di misurazione non è applicabile al regno spirituale, qui c’è solo la realizzazione e la consapevolezza di ciò che non è duale. Nel mondo, che è duale, i parametri di successo e fallimento, profitto e perdita, sono sempre dualistici.

Pertanto, come fare per raggiungere un compromesso? In questo modo: vedere la dualità del mondo attraverso la consapevolezza spirituale; quest’ultima è la comprensione, è lo sfondo; mentre il successo mondano è la proiezione. Quando il successo mondano viene proiettato sullo schermo della consapevolezza spirituale, allora voi siete un ricercatore, un aspirante, siete spirituale o siete un santo. La consapevolezza spirituale è il sipario, la proiezione è il successo materiale; essi non sono opposti, l’uno è il corollario dell’altro. Uno è lo schermo, l’altro è la proiezione.


ASPETTI SPIRITUALI

Negli ultimi minuti rimasti diamo uno sguardo alle domande di carattere spirituale.

“IN CHE MODO SI PUÒ SVILUPPARE, PROTEGGERE E MIGLIORARE LA FEDE?”
Questa è la prima domanda: “In che modo si può sviluppare, proteggere e migliorare la fede?” Questa domanda è stata fatta dal Centro di Milwaukee nello Stato del Wisconsin.

Ci sono tre aspetti – sviluppare, proteggere e migliorare. La mia risposta è semplice: la fede è naturale, non c’è bisogno di svilupparla, voi siete nati con la fede; un bambino ha fede totale nella madre, a lui non viene insegnato come sviluppare fede nei confronti della madre. La fede non è coltivata, non viene importata, esportata o prodotta: voi siete nati con la fede. Baba spesso afferma che voi avete una fiducia assoluta nel barbiere, perché entrate nel suo negozio e piegate la testa. Non vi ponete neanche il dubbio se il barbiere vi metterà il rasoio sulla testa oppure sul vostro collo; voi avete fiducia nel barbiere; inoltre affidate i vostri abiti costosi alla lavanderia, e neppure per un attimo pensate che il lavandaio un giorno o l’altro scappi con i vostri eleganti indumenti. Quindi, voi avete piena fiducia in un lavandaio ed in un barbiere. Poi avete fiducia in un dottore. Voi siete sdraiati su un lettino nella sala operatoria, il dottore vi porterà su un altro pianeta e poi vi riporterà indietro sulla terra – ma voi non avete alcun dubbio al riguardo: avete completa fiducia nel dottore. Perciò, la fede è una qualità naturale, voi siete nati con la fede.

Piuttosto che chiedere come sviluppare la fede, la domanda potrebbe essere invece formulata così: “Perché a volte si perde la fede?” Questa domanda si pone unicamente nei confronti di Dio. Voi avete fiducia in tutti. Ci sono innumerevoli esempi che io stesso ho udito su una banchina ferroviaria o all’aeroporto, quando qualcuno chiede al suo vicino: “Signore, questo è il mio bagaglio, per favore gli dia un’occhiata, mi assento un momento e ritorno subito”.

Quando ritornate, quella persona ed il vostro bagaglio possono essere da tutt’altra parte! In piena fiducia, affidate il vostro bagaglio a quell’uomo; in piena fiducia, quest’ultimo si dilegua portandoselo appresso. Noi abbiamo fede in tutti, fatta eccezione per Dio. Allora, invece di chiedere: “Come posso sviluppare la fede?” – poniamoci la domanda: “Perché ho perso la fede?” Quindi, “In che modo proteggere la fede?” Sì, dovete prendere ogni precauzione ed ogni misura per proteggerla. Perché? Ora che voi avete sviluppato una sorta di attaccamento verso Swami, avete fede in Lui. Tuttavia, se cominciate a discutere con la gente, ad interpretare i detti di Swami, perderete quella fede. Non tentate di interpretare Bhagavan.

Molti dicono: “Sai perché Swami non ti ha guardato? Te lo dirò io”. – “Chi sei tu per dirmi perché non mi ha guardato? Chi sei tu? Questo è soltanto un mio problema”.
Invece, altri affermano: “Sai che cosa intendeva Baba quando ti ha detto quella cosa? Voleva dire che…..” – “Oh, chi sei tu per dirmi questo? Bhagavan mi dirà direttamente quello che vuole che io sappia! Perché voler interpretare? – Tu sei già pazzo e lo fai diventare anche me!”

Quindi, non cerchiamo di interpretare. Per diventare forti nella fede, dobbiamo smettere di interpretare, dobbiamo imparare l’accettazione totale, non la negazione. Accettazione incondizionata, senza alcuna interpretazione, questa è fede ferma.

Finché la fede è debole, dovete stare attenti a quelli che sono contrari. Voi credete a Baba, ma supponiamo che parliate con delle persone che non abbiano fede in Lui: così voi perderete la vostra fede. Baba ha fatto questo semplice esempio: quando un alberello viene piantato, deve essere protetto da una recinzione. Quando esso crescerà sino a diventare un immenso albero, offrirà riparo a mucche e pecore. Se è piccolo, l’alberello rischia di essere mangiato, ma quando cresce e diventa grande, darà riparo proprio a quegli stessi animali che prima avrebbero potuto danneggiarlo.

Se la vostra fede non è sufficientemente forte per incoraggiare altri a procedere nella stessa direzione, dovete prestare molta attenzione; ecco perché è importante essere in buona compagnia. Allontanatevi dalle cattive compagnie, associatevi alla compagnia dei buoni, in tal caso sarete ben protetti. Poi, in che modo migliorare la fede? Se c’è sempre più Amore, voi potrete perfezionare la vostra fede giorno dopo giorno.

È tutto per oggi; probabilmente, completeremo il resto delle domande la settimana prossima, poiché non ce ne sono ancora molte. Vi ringrazio per essere stati così pazienti.