Satsang

Che cosa dice Bhagavan?…

10 marzo 2002

Sai Ram!
Estendo un caldo benvenuto a tutti i fratelli e le sorelle della famiglia Sai e m'inchino ai Piedi di Loto di Bhagavan.

Cari fratelli e sorelle!
La scorsa settimana ho cominciato a condividere con voi le conversazioni che si svolgono nella veranda parlando delle prime sei. Quelle mancanti verranno riprese stamattina.

È piuttosto sorprendente che io abbia ricevuto molte, moltissime lettere dai nostri amici. Inoltre ci sono molte, moltissime richieste orali di gente - che chiede, o addirittura esige - che io condivida con voi ciò che Bhagavan dice agli studenti ed agli insegnanti sulla veranda.

Recentemente Bhagavan ha detto: "A che cosa serve che io parli, se i più non mi possono sentire?
Perché devo starmene qui?" Questo è ciò che ha detto Bhagavan. "Molti non arrivano a sentirMi; perchè dovrei stare qui a lungo?" Io Gli ho risposto: "Molti Ti vedono.
Non possono sentire ciò che dici, ma ti vedono per tutto il tempo. Quello per un devoto è già un messaggio. Perciò, Swami, non ti angustiare per il fatto che non tutti possono sentirTi. Tutti Ti possono vedere".

Perché l'ho detto? Mi chiedo se Lui apprezzerebbe l'idea di avere un microfono ed un sistema di amplificazione. Se chiediamo una cosa del genere, possiamo perdere ciò che già abbiamo. Non voglio assumermi quel rischio Divino, perciò devo metterla sul positivo.
"Basta che Ti vediamo, Swami".


Un breve resoconto del Satsang di domenica scorsa

Amici miei, vi darò, in un guscio di noce, un breve, brevissimo resoconto di ciò che abbiamo discusso la scorsa settimana. Penso che abbiamo coperto sei domande. La prima era: "Dio è dappertutto: come potete dimostrarlo?" Egli sostiene la vostra lingua, perciò potete parlare; sostiene le vostre orecchie, così che potete udire; sostiene i vostri occhi, così potete vedere. È il sostenitore di tutti i nostri sensi di cognizione, di tutti i nostri sensi d'azione, e anche di tutto ciò che è al di là dei sensi.

La seconda domanda era: "Dio è dappertutto: come lo sapete?"
L'insegnamento più frequente di Bhagavan, sebbene noi lo recepiamo in modo casuale, ha tutte le risposte in sè: Dio è in voi, con voi, sopra di voi e intorno a voi.

La terza domanda: "Perché non lo realizziamo?" A causa dell' illusione di Maya. L'illusione di Maya non consiste in nient'altro che nel sentire che ciò non esiste, esiste.
Maya è lo scambiare la corda per il serpente. Questo è ciò che è Maya.
Non andrò in profondità, perché oggi abbiamo da coprire molti argomenti.

Poi Bhagavan ha detto: "Voi siete il mondo". Se aprite gli occhi, vedete tutto il mondo. Se li chiudete, non esiste nulla.
C'è un abisso, c'è l'oscurità. Se chiudete gli occhi, non c'è nessun altro. Ma voi ci siete ancora.
Se io chiudo gli occhi, io ci sono ancora, ma voi siete spariti. Ci sono solo io. Allo stesso modo, il mondo viene ad esistere solo se aprite gli occhi. Quindi, il mondo
siete voi. Al di là di voi, non c'è niente. Per citare Swami:
"Il riflesso dell'essere interiore è l'intero Universo"

Il punto successivo era che tutto il mondo altro non è che reazione, riflesso e risonanza.
Qualsiasi cosa io faccia, mi torna indietro come reazione. Tutto il bene che faccio mi porterà dei buoni risultati. Allo stesso modo il male, tutto il male che faccio mi tornerà in forma di cattivi risultati. Non possiamo mai sfuggire alle conseguenze delle nostre azioni. Dobbiamo affrontarle.

Il prossimo punto: il più grande atto di carità è qualsiasi cosa voi facciate con tutto il cuore, e non viene misurato in forma di monete o banconote. Non ha niente a che vedere con la borsa. È lo spirito che conta. La misura è il motivo, l'idea; non ha a niente a che vedere coi numeri.

La prossima domanda: "Che cosa è la civilizzazione?" La civilizzazione non è pompa o ostentazione, né possesso. La civilizzazione è solo la capacità di mettere un tetto ai propri desideri. Siate felici di ciò che avete. Fa' che io non sia preoccupato per il fatto di non avere un gran palazzo pieno di negozi. Fa' che io sia felice per il fatto di avere almeno un rifugio dove dormire. Fa' che io non pensi alle auto che non ho. Fa' che io sia felice per il fatto di avere le gambe, con le quali posso camminare, e che mi permettono di andare in giro
tranquillamente, senza consumare benzina o cose del genere. Fa' che io non mi preoccupi per una spina che mi si è conficcata nel piede. Fa' che io sia felice perchè non sono stato morso da un serpente. Fa' che io sia felice perché non sono morto per il morso di un serpente! (Risate)

Quindi: l' essere felice per quello che hai sotto mano è proprio di una vera mente spirituale. È la vera cultura. La cultura è solo la manifestazione dei nostri valori interiori, quelli che Bhagavan chiama "guna sampathi". I valori che non si vedono, che non appaiono, avranno un'influenza sulle mie relazioni ed un effetto sulle mie azioni.

Ecco, penso di aver coperto tutti i punti di cui abbiamo parlato la scorsa settimana. Andremo avanti da qui, col punto numero nove. Voglio ripetere, a beneficio di coloro che si sono associati a noi solo oggi, che tutti i punti, tutti i singoli punti di cui ho parlato finora, e di cui parlerò in futuro, si basano esclusivamente sulla letteratura di Bhagavan e su ciò che Lui ha detto. Ciò di cui stiamo parlando sono i punti più importanti delle recenti conversazioni avvenute fra Baba e gli studenti nella veranda.


Svuotatevi

Ho chiesto A Bhagavan: "Nonostante la mia ricerca ed il mio coinvolgimento spirituale, le penitenze, la meditazione e l'adorazione, non sono riuscito a
sperimentare le realtà spirituali.
Non ho alcuna esperienza spirituale, nonostante tutti i rituali da me praticati. Perché?"

La ragione è che, a meno che prima tu non svuoti te stesso, non puoi riempirti di niente di fresco o di nuovo. La tazza del cuore umano è piena di veleno o di odio. La tazza del cuore umano è piena di venefica gelosia. La tazza del cuore umano è piena di superbia. La tazza del cuore umano è piena di paragone e competizione. Nel cuore non resta alcuno spazio. Ciò che dobbiamo fare è di versare fuori il contenuto del nostro cuore, dobbiamo innanzitutto svuotarlo,
per poi poterlo riempire d'amore, di sacrificio, di verità, di compassione, di sopportazione e di tolleranza. Allora avremo risultati positivi sul sentiero spirituale.

Sul sentiero spirituale, molti di noi non hanno alcuna esperienza spirituale e nessun risultato.
Perché? Sebbene facciamo tutto con sincerità, sebbene seguiamo il Nagarsankirtan (gruppo di persone che vanno per le strade, cantando in coro i vari nomi del Signore; N.d.T.), sebbene cantiamo a squarciagola, non abbiamo alcuna esperienza spirituale. La ragione è che la mente è già prevenuta e piena di pregiudizi. Perché non abbiamo successo? A causa del nostro background: dobbiamo svuotarci, essere completamente liberi, senza prevenzioni e pregiudizi, senza alcuna debolezza.


Quello è il motivo

Bhagavan vuole che capiamo e analizziamo: che cos'è la spiritualitá? La
spiritualità, secondo alcuni, è andare in chiesa ogni domenica. Secondo altri, la
spiritualità è andare alla moschea o in qualche altro tempio. Per talaltri, spiritualità significa digiunare, o restare svegli tutta la notte, senza dormire. Amici miei! Queste cose non hanno nulla a che vedere con la spiritualità.
Se digiuno, Dio non apparirà davanti a Me; ma i miei problemi digestivi
spariranno (risate). Se resto sveglio tutta la notte, Dio non apparirà davanti a Me; ma comincerò a dormire di giorno. Se stare svegli la notte fosse garanzia di liberazione, tutte le infermiere dell'ospedale, gli autisti dei treni e i guardiani notturni nascerebbero nei giardini dell'Eden.
Quindi, non dormire la notte non è il sentiero che porta alla liberazione. Digiunando, si può diventare magri, sempre più magri, e continuando si può anche mettere fine alla propria vita: ma non è garanzia di liberazione. Ogni cosa che crediamo spirituale non ha niente a che fare con la spiritualità.


Che cosa è la spiritualità?

Che cosa è la spiritualità? Swami indica tre punti importanti: uccidete l'animale in voi; sviluppate la vostra umanità; siate il Divino che è in voi.
Questi tre punti si riferiscono al fatto che non siete uno, ma tre:
l'animale, l'umano ed il Divino.
"Perché? Dici che io sono un animale?" Sì, certamente. Quando sono arrabbiato, se guardo la mia faccia allo specchio, ho un aspetto peggiore di quello di una bestia (Risate). Se il mio cuore è pieno di gelosia e superbia, se mi metto davanti allo specchio, qualsiasi animale si vergognerà se dico: "Tu sei un animale". No! No, no, no e poi no! Io sono meglio di un bufalo! Questo è ciò che
diremo.

Quindi amici miei, c'è un animale in noi. La gelosia è una qualità animale. Se avete un cane o un altro animale domestico a casa e portate a casa un altro cane, i due cani cominceranno a combattere. Perchè? A causa della gelosia. Il serpente è il simbolo della gelosia. Le debolezze, quali la rabbia, la superbia e la gelosia sono le qualità animali che noi tutti abbiamo. Sì! Inoltre, non abbiamo fatto nessun tentativo per ucciderle o rimuoverle perché le consideriamo
qualificazioni, le consideriamo "meriti". Questo è il motivo per cui non siamo consapevoli di avere queste qualità animali. Innanzitutto dobbiamo diagnosticarle; prima cerchiamo di identificare le qualità animali e poi cerchiamo di rimuoverle, ucciderle, annullarle totalmente. Poi scopriremo le qualità umane.

Quali sono le qualità umane? La partecipazione ai sentimenti altrui, la tolleranza, il sacrificio, la verità, la comprensione - queste sono tutte qualità umane.
Sviluppiamole. Facciamole crescere.
Una volta che sviluppiamo le qualità umane, riconosceremo le qualità Divine, ed infine riconosceremo la Divinità che si trova sotto tutto questo, la corrente
sotterranea della Divinità, la Divinità nettarina, immortale e sempre presente in noi. Sono queste tre che costituiscono la vera spiritualità, nel senso stretto del termine.


Che cosa è il desiderio?

A Bhagavan poi è stata posta la domanda: "Swami, Tu dici che i desideri sono una cosa brutta, e che devo mettere un tetto ai Miei desideri. Dici che i desideri sono un ostacolo, che il desiderio è una "cortina di ferro" fra Te e me. Perciò io non devo avere desideri.
Bene. Ma io desidero starTi vicino. Desidero vederTi. Anche questo desiderio è nagativo? È sbagliato avere questo desiderio?"

Bhagavan ha risposto: "La religione non è un desiderio. La spiritualità non è un desiderio". Che cosa è un desiderio? Innanzitutto capiamo questo. Si desidera ciò che non si ha. Non ho soldi, perciò desidero soldi. Non ho una posizione sociale, perciò desidero una posizione. Desideriamo ciò che ancora non abbiamo.
Ma nella vera religione, non avete bisogno di avere desideri perché "voi siete già QUELLO", Tat Twam Asi. Siete già la Divinità. Aham Brahmasmi: io sono Dio. Ecco perché un cuore puro è il tempio di Dio.
"Io e Mio Padre nei cieli siamo Uno".
L'idea "io sono Dio" non è un desiderio, non è una voglia. Non è una petizione, non è una richiesta, non è un appello. È semplicemente consapevolezza, è
realizzazione.
Se ritrovo la mia penna qui nel taschino, non è desiderio, non è richiesta. Avevo solo dimenticato di averla messa qui. Allo stesso modo, la Spiritualità è realizzazione.
La Spiritualità è consapevolezza. La Spiritualità non ha niente a che fare con il
desiderio. Questo è ciò che ha detto Bhagavan.

Dio è dentro, ma è anche al di là. Dio è nella mente, ma anche al di là di essa. Senza Dio la mente non può pensare; senza Dio, non potete parlare. ma la mente non può valutare Dio, né descriverLo.
Yatho Vacho Nivarthanthe Aprapya Manasa Saha: questo significa che le
parole non riescono a descriverLo. La mente non Lo comprende. Nè le nostre parole, nè la nostra mente possono valutarlo, secondo le Upanishad.
Sebbene Egli sia il Sostenitore, la Causa, la Fonte, non può essere valutato, non può essere compreso, non può essere descritto. Perciò Dio è dentro ed al di là di noi.


Voi pensate che Io abbia dimenticato

Il prossimo punto è: "Voi pensate che Io abbia dimenticato". Ora sentirete parlare di qualche miracolo!
Swami ha guardato subito un ragazzo della dodicesima classe (corrispondente ad una quarta liceo; N.d.T.), un ragazzo paffuto con un corpo ben fatto. Viene dal Nord dell'India, dove mangiano molta farina di grano. Noi siamo del Sud, la parte che mangia il riso. Questo ragazzo viene dalla parte che mangia il grano. Ha un bel corpo ed è piuttosto bello. È dell'Himachal Pradesh; là sono molto belli per via del clima. Vien voglia di guardargli la faccia in continuazione.

Swami ha guardato il ragazzo e l' ha chiamato: "Vieni". Poi la Sua voce si è incrinata. Era commosso. Ho visto che i Suoi occhi si inumidivano. I Suoi occhi erano umidi e la Sua voce era rauca. Era veramente toccato. Perché? Swami ha chiesto al ragazzo: "In quale classe sei?" Il ragazzo ha risposto: "Sono in dodicesima, Swami" "Di dove sei?"
"Himachal Pradesh, Swami."

Bhagavan ha spiegato: "Questo ragazzo è venuto da Me all'età di cinque anni per chiedere di venir ammesso alla nostra scuola. Mentre era qui, arrivò un telegramma che avvertiva che sua madre era morta. Da allora in poi, Io sono sua madre".
Questo è ciò che ha detto Swami: "Io sono sua madre"!

Ha fatto avvicinare il ragazzo, e gli ha toccato le guance. Il ragazzo ha cominciato a piangere.
Aveva gli occhi rossi. Swami gli ha detto: "Non piangere, ragazzo Mio, non piangere". Poi ha continuato: "Dov'è il tuo fratello maggiore? Lo so, è a Chandigarh a studiare medicina, al college di Chandigarh, non è vero?" Il ragazzo ha risposto: "Sì, Swami". "E tua sorella? Ah, sì, è ad Anantapur, e studia economia. Lo so".

Poi si è girato verso tutti i ragazzi e ha detto: "Voi ragazzi pensate che Io non sappia. Credete che Io vi dimentichi. Io non dimentico nessuno. Ma vi parlo al momento giusto. Vi parlo solo quando è necessario. Se non vi parlo, non abbiate mai l'impressione che io vi abbia dimenticati".

Questo si applica a tutti noi, a ciascuno di noi. Alcuni di noi pensano che Dio non ci abbia parlato. Non ci ha parlato perché non era necessario. Questa è la
risposta data da Bhagavan stesso.
Non è una mia interpretazione; sta a voi acconsentire o meno.


Una canzone composta da Lui

Alcuni ragazzi Gli hanno presentato delle loro composizioni. Hanno scritto delle poesie per Swami.
Poi hanno cominciato a cantare delle canzoni. Bhagavan stesso aveva composto sessant'anni fa alcune delle canzoni che hanno cantato. Dovrei congratularmi con questi monelli per come hanno fatto a scovare le cassette con quelle canzoni originali così vecchie. Sembrano archeologi! (Risate) Loro
sì che sanno come andare indietro nella storia! Da dove le hanno prese, proprio non si sa! È un mistero anche dove e quando si siano esercitati per impararle!

Avreste dovuto vedere la faccia di Swami! Una Sua canzone, composta da Lui sessant'anni fa, Gli è stata cantata davanti - potete immaginarvi come ne è stato contento!
Era molto felice! "Sapete quando ho composto questa canzone? (Risate) Chi poteva saperlo fra loro? In fondo avranno diciotto o diciannove anni, non di più. "L'ho composta sessanta anni fa!" "Oh, Swami!"

A metà canzone, si è unito a loro e ha cominciato a cantare anche Lui!
Questa è stata la cosa più bella. I ragazzi hanno cominciato a ridere - perché anche Lui si è messo a cantare. E la parte che loro si erano dimenticati, si è affrettato a cantarla Lui. "Che cos'è quello? È un vero coro!"
Ci siamo divertiti moltissimo. Anche Swami ha cantato, correggendo qua e là.

Un semplice esempio di come Lui ci sorregge: la frase in questione è 'Donga bhaktulu'. Significa:
"Io riconoscerò i falsi devoti. Io so chi fa finta di essere un devoto, so chi recita una commedia davanti a Me. Lo so". Questo è il significato di quel verso.

Ma quando è stato interpellato, Swami ha detto subito: " Io non ho mai detto 'Donga bhaktulu'!
(Risate) Non ho mai detto che i devoti recitano, Io non dico queste cose. Non ho mai detto che i devoti recitano davanti a Me, non l'ho mai detto. Intendevo 'Donga sanyasulu', riferendomi a chi finge di essere un sanyasis (un rinunciante), uno che ha fatto il voto del celibato. Mi riferivo a loro, non ai devoti. I Miei devoti non fingono mai. Sono persone molto buone". Ha detto: "I miei devoti non fingono mai, sono molto buoni e molto onesti. Voi ragazzi
avete cambiato le parole.
Forse è un riflesso dell'essere interiore. State parlando di voi stessi!" (Risate). Questo è ciò che ha detto Bhagavan.

Così Bhagavan ha detto: "Bene, ragazzi, sono contento delle vostre
composizioni. Avete scritto poesie e canzoni. Ma..." C'è un grande MA! (risate) Ma ecco il problema. 'Kaani' vuol dire 'ma'.
"Chaala bhagundi bangaru!: molto bello! Kaani..., ma..." Poi arriva la nota e la correzione. "Ah, che cosa intendi, Swami? Che cosa, che cosa, che cosa?" Swami:
"Kaani... (ma)... sono tutte artificiali!" (Risate)

[Swami ora fa un gioco di parole, difficilmente traducibile in italiano, fra i termini inglesi 'artificial' - che significa artificiale, ed è una parola che comincia con 'art', che significa arte, e la parola 'heartificial' che ha foneticamente quasi lo stesso
suono ma che, così scritta, non ha un significato. Essa comincia con 'heart' che significa cuore.
Swami ha sostituito 'art', le prime tre lettere di 'artificial' con 'heart' (cuore), che si pronuncia come 'art', ma con un'aspirazione iniziale; N.d.T.]

'Art' (arte) è esteriore, e 'heart' (cuore) è interiore. L'arte è al di fuori ed è esterna (pravrithi). Il cuore è interiore (nivrithi), e non esteriore.
"Non siate artificiali, bangaru (tesori)! Parlate col cuore!" Questo ci ha detto, e questo è ciò che intendeva obiettare con 'kaani' o 'ma'.


Abbiate buoni pensieri

Poi ha detto: "Ragazzi Miei, ho qualcosa da dirvi. Abbiate sempre buoni pensieri (satsankalpa).
Abbiate sempre buoni pensieri" Perché? Perché i buoni pensieri vi aiuteranno a compiere buone azioni. Perchè? Perché le buone azioni porteranno buoni risultati. E allora? Allora è garantito un buon destino. E poi cosa? Poi viene la fortuna.

Diciamo: "Lui è fortunato", oppure "Il tale è fortunato". Perché è fortunato? Perché ha raggiunto il destino giusto. Come ha fatto a raggiungere il destino giusto? Ha avuto dei buoni risultati.
Come ha fatto ad avere buoni risultati? Per via delle buone azioni.
Come ha fatto ad avere le buone azioni? Perché ha avuto buoni pensieri. Giusto! Semplicemente invertite l'ordine, su e giù.

Baba, il matematico; Baba, lo scienziato; Baba, il chimico: Lui dice le cose con perfetta precisione ed in sequenza corretta. Questa è ciò che in chimica viene
chiamata reazione a catena.
La chiamano 'equazione' o 'derivata' in matematica. In qualsiasi modo venga chiamata, Bhagavan Baba è lo scienziato degli scienziati. Lo dice in un modo così razionalmente scientifico, logico e consequenziale, che fa appello a qualsiasi mente moderna.


Come si fa a sviluppare buoni pensieri?

Ecco, questa è la domanda che io Gli ho posto. Come vi ho già detto, se pongo una domanda a Swami, questa non contiene nessuna nota di superbia o di ego. Sono sempre conscio che si è trattato solo di una possibilitá che mi è stata data, una speciale Grazia che ho ricevuto, senza la quale mi ritroverei alla fermata dell' autobus. Lo so. Perciò non voglio assumermi nessun rischio Divino.
Osservando la Sua faccia, rendendomi conto di quale umore sia, stando
attento a chi sono i presenti, solo allora posso lentamente farmi coraggio e farGli una domanda.
Tutto qui.
Non ha niente a che vedere con la mia personalità: da quella parte non c'è niente di grande. Non c'è nessuna conquista, no, niente! Se ve ne dà la possibilità, potete farlo anche voi, anche molto meglio di come ho fatto io. Questa è la mia sensazione più sincera.

Allora, la domanda è stata: "Swami, Tu vuoi che i ragazzi sviluppino buoni pensieri. Come farglieli sviluppare? È bene avere buoni pensieri. Come fare per averli? Come svilupparli? Come alimentarli?
Come intrattenere buoni pensieri?

Bhagavan ha risposto: "Dovete cominciare a coltivarli sin dall'infanzia". Questo significa: "Voi sedetevi! Non potete più coltivarli! È solo per bambini!" (Risate) Oh! L'ha messa bene. Invece di dire direttamente: "Non ce la farete più!", ha detto: "Dovete cominciare a coltivarli sin dall'infanzia".
Io ho detto: "Infanzia?" E Swami: "Ah, sì!"

Swami ha fatto l' esempio della zucca- serpente. La maggior parte di voi conosce certamente la zucca- serpente. Sì, sicuramente. È una pianta molto lunga, a forma di serpente. Che cosa viene fatto alla zucca- serpente? Un piccolo sasso collegato con una corda viene legato alla fine della pianta. Quando la zucca- serpente cresce in lunghezza, anche il suo peso aumenta. Per essere certi che la pianta cresca diritta, che non si curvi, le tengono attaccato un peso che la tiene diritta.
Conoscete tutti questa procedura.

"Anche un ragazzo è una zucca- serpente. Si deve mettere un po' di peso
nella disciplina, affinchè cresca diritto, e più tardi intrattenga solo buoni pensieri". Ho chiesto: "Swami! Oh, è troppo tardi per me per intrattenere buoni pensieri? Devo riprovarci nella prossima vita?"(Risate) In altre parole, negli esami ordinari, se alcuni studenti vengono bocciati, o cadono alle prove di matematica a giugno, devono ripresentarsi agli esami di riparazione a
settembre. Viene settembre, e si danza di nuovo alla musica della vita! Allora: 'devo aspettare la prossima vita?'".

No, no, no! Bhagavan ha detto: "No. Hai ancora una possibilità!"
"Quale?" "Se segui ciò che dico, se segui i Miei insegnamenti; sì! Il successo è garantito! Sarai abbastanza fortunato, nel momento in cui ascolterai le Mie parole!" Perciò, grazie a Swami, possiamo vivere nella speranza con questi
ragazzi!


Cambio di carica

Poi Bhagavan ha cominciato a raccontarci di un incidente. Se seguiamo Swami, che cosa può accadere?
Ci ha dato l'esempio di un Segretario degli Esteri di Sri Lanka, che era là in veranda quel pomeriggio. Mi chiese: "L' hai visto?"

Se dico che l'ho visto, Lui può rispondere: "Ma sei venuto a vedere lui o Me?" (Risate), perciò non posso dire di averlo visto. Se dico di non averlo visto, Swami dirà:
"Non bluffare! I tuoi occhi sono sempre bene aperti! Lo devi aver visto!"
Così avrò una punizione supplementare per aver detto una bugia. Come ho
risposto allora? Ho sorriso. Ho semplicemente sorriso. Un sorriso non è né un sì né un no (Risate).

Immediatamente dopo, Bhagavan ha detto: "Lo sai? Stamattina il Segretario degli Esteri di Sri Lanka era qui". "Bene, Swami". "Tre mesi fa gli ho detto: 'Diventerai Presidente della Commissione del Servizio Pubblico'." Io ho fatto una faccia a punto interrogativo, in quanto la carica di Segretario degli Esteri è più alta o superiore a quella di Presidente della Commissione del Servizio Pubblico. Ho detto: "Swami? Segretario degli Esteri o Presidente della Commissione del
Servizio Pubblico?"

"Ehi! Stattene zitto!" (Risate). Va bene, va bene, giusto! Oh, sì. Sì, sono d'accordo!

Poi Lui ha continuato, dicendo: "Quando era Segretario degli Esteri, c'era un Primo Ministro, Chandrika. Ora Chandrika è il Presidente, perciò c'è un altro Primo Ministro. Come è cambiato il Primo Ministro, è cambiata anche la carica del nostro uomo (Risate).
Oggi è venuto a chiederMi il permesso di accettare la carica di Presidente della Commissione del Servizio Pubblico. Ha seguito le Mie indicazioni, Mi ha obbedito. Se non avesse accettato di cambiare carica, avrebbe dovuto accettare di cambiare moglie. Ha seguito strettamente il Mio comando, come dovresti fare anche Tu".


Ha seguito il Mio comando

"Bene, Swami. Sì, sì". Almeno seguiamo, cioé capiamo, ciò che Lui dice!
Bhagavan poi ha aggiunto:
"A questo signore, al Segretario degli Esteri, entrambi i reni avevano smesso di funzionare! Aveva un blocco totale ai reni. Era andato da tutti i medici, e nessuno gli aveva dato la minima speranza. Gli avevano anche detto che ormai era necessario un trapianto di reni". Ma nessuno si era fatto avanti a donargli i reni. Anche sua moglie ed i suoi parenti più prossimi non ne avevano voluto sapere. Allora che cosa poteva fare? È venuto direttamente a Prasanthi Nilayam". (Queste sono le cose che ha detto Swami - prendétene nota con cautela). Così venne a Prasanthi Nilayam con l'addome gonfio, visto che i suoi reni non funzionavano. Trovava molto difficile mettersi a sedere per terra qui in veranda: il dolore era terrificante, ma visto che c'erano i Bhajan quest'uomo non
osò alzarsi. Perché? Perché chi si alza durante i Bhajan viene letteralmente trascinato fuori dai Seva Dal e messo convenientemente in posizione di partenza all'aeroporto! (Risate). Ecco perché non osava alzarsi. Ma soffriva in modo indicibile.

Dopo qualche minuto, durante i Bhajan, il nostro pietoso, compassionevole Bhagavan scese dalla Sua sedia, andò nella stanza delle interviste e gli fece portare una sedia affinché quell'uomo potesse sedercisi. Questo signore si sedette sulla sedia piangendo, apprezzando la compassione di Bhagavan:
"Come faceva a sapere?..." Ma stava ancora soffrendo.

Poi Bhagavan lo chiamò per l'intervista mentre i Bhajan erano ancora in corso, cosa che generalmente non succede mai. E Baba disse: "Ho dato appena una
toccatina al suo stomaco" (Anil Kumar dimostra in quale modo, dandosi una toccatina allo stomaco). Uscì fuori e poi, dopo i Bhajan, andò direttamente in camera sua. Fece un movimento e si rese conto di sentirsi completamente libero. La mattina dopo si recò all' ospedale, dove gli fu comunicato che l'intervento non era più necessario. Il dottore disse: "L'operazione non è necessaria. I reni sono reni di prima classe ora!
Lavorano bene come mai prima!" (applausi) Swami disse: "Gli ho dato solo una toccatina, tutto qui".
Queste sono le "toccatine" Divine!

Poi Baghavan ha detto: "Perché l'ho fatto? Perché Lui ha seguito i Miei
insegnamenti. Ha seguito i Miei comandi. Per questo l'ho salvato!" Questo è ciò che ha detto Swami. Questa è una lezione.


Tutti voi volete tre cose

Poi si è girato verso i ragazzi e ha detto: "Ragazzi! Tutti voi volete tre cose, vero?" Loro hanno risposto: "Sì, Swami!" Senza sapere che cosa fossero quelle tre cose, hanno risposto ugualmente sì! (Risate) Forse si aspettavano tre dolcetti ciascuno, perchè "voi non siete uno, ma tre! - quindi a ciscuno spettano tre dolcetti! (Risate).

Ogniqualvolta distribuiremo il cibo benedetto (prasadam) i ragazzi diranno: "Signore, ne voglio altri due". E se chiederò: "Perchè?", loro risponderanno: "Perché Swami ha detto: 'Voi non siete uno, ma tre: quello che pensate di essere, quello che gli altri pensano che voi siate e quello che siete realmente'." Quindi, voglio tre dolcetti perché io non sono uno, ma tre!" "Molto bene. Vi
appoggio, così anch'io prendo tre dolcetti!" (Risate)

Poi Swami ha guardato questi tre ragazzi e ha detto: "Ragazzi! Voi volete tre cose, lo so. Quali sono queste tre cose? Volete la ricchezza (kalimi), l'amicizia
(chelimi) e la forza (balini).

Amici miei, se coloro che non conoscono il telugu si ricordassero solo queste tre parole, che vengono ripetute spessissimo da Bhagavan, capirebbero quel che Lui dice ancor prima che io cominci a tradurre. Sì. Sareste anche in una posizione tale da correggermi quando sbaglio, sì. Non solo Bhagavan, ma anche voi potreste correggermi. Perché no? Sono felice di essere corretto, perché la
vita è un processo di apprendimento continuo. Non raggiungiamo mai un punto di saturazione.

Swami ha detto: "Tutti vogliono tre cose: kalimi, ricchezza; chalimi, amicizia; e balimi, forza.
Ragazzi, le volete?" "Sì, Swami, le vogliamo". Poi Bhagavan ha detto:
"Se volete queste tre, ciò che dovete fare è rimuovere tutto ciò che di cattivo arriva fino a voi.
Tutto ciò che è male, sia in voi che vicino a voi, dev'essere immediatamente rimosso, e avrete subito queste tre cose".
Questo è applicabile anche ad ognuno di noi. Se volete buone amicizie, se volete essere ricchi, se volete essere forti, non dovete permettere che ci sia niente di male intorno a noi.

Swami ha fatto un esempio. Supponete che ci sia un albero da frutto che abbia accanto un cespuglio pieno di spine. Leverete il cespuglio spinoso e pulirete il terreno circostante, affinché altri cespugli spinosi non vi abbiano a crescere.

Allo stesso modo, se volete avere i frutti della ricchezza, dell'amicizia e della forza, non permetterete ai cespugli spinosi delle cattive compagnie e dei cattivi
pensieri di starvi attorno.
Questo è ciò che ha detto Bhagavan. Seguendo queste indicazioni avrete una vita lunga e buona salute.


I grandi anziani

Poi Bhagavan ha menzionato i nomi di devoti di altri tempi, che ci hanno lasciato trent'anni fa; alcuni quindici anni fa. Non sono più qui. Questi devoti sono persone illustri, "grandi anziani", che sono di esempio per ciascuno di noi. Abbiamo molto da imparare da loro. Le prove e le sfide, i guai e le tribolazioni che affrontarono sono al di là delle nostre valutazioni. Vissero con Bhagavan per un periodo molto, molto, molto lungo. Swami ha menzionato alcune cose su ognuno di loro. Vissero ciascuno cent'anni o persino di più. Vissero a lungo ed
in buona salute.


Kamavadhani

Per cominciare, c' era un grande studioso di sanscrito, chiamato Kamavadhani. Kamavadhani visse a Puttaparthi per moltissimo tempo. Era molto rinomato come studioso Vedico in tutta l'India del sud.
Sapeva recitare gli sloka (versi) a squarciagola. Nessuno poteva competere con lui. Era la voce del suo Padrone (riferimento scherzoso ad una famosissima etichetta discografica, "His Master's Voice", che tradotto significa appunto "la voce del suo padrone", che poi è diventata l'attuale EMI Electrola; N.d.T.), una voce alla Metro-Golden (gioco di parole con riferimento alla Metro-Goldwin-Mayer, colosso americano per le produzioni cinematografiche; N.d.T.). Nessuno potrà mai superarlo in questo! Kamavadhani visse per cento anni. Swami ha
detto alcune cose su di lui che meritano di essere ricordate.

Kamavadhani era venuto qui, lasciando il suo paese natale, al quale non tornò più. Là aveva proprietà, bambini, figli, nuore, figlie, generi e nipoti, ma non
ritornò mai da loro. Tutto qui.
Dopo essere arrivato qui, ci rimase.

Swami ha detto: "Successe che sei anni fa, quando andai a visitare il suo paese natale, lui Mi accompagnò. I figli di Kamavadhani avevano preparato un pranzo per Swami ed il Suo seguito.
Kamavadhani si sedette accanto a Me. I suoi figli vennero e gli chiesero: "Lascia partire Swami da solo oggi! Stai con noi un giorno in più, è tanto che non ti vediamo!"

Lui rispose:"Niente da fare! Se insistete non mangerò nemmeno! (Risate). Non ostacolate la Mia decisione di seguirLo, altrimenti non toccherò cibo!" Loro dissero: "Va bene... allora è meglio che tu vada". Questo è ciò che Swami ci ha detto. "Non volle stare con i suoi figli neppure un giorno.
Seguiva solo Me".

E poi che cosa successe? Nel giorno di 'Sita Kalyana', Kamavadhani recitò nella scena del matrimonio celestiale di Rama e Sita. Recitò e cantò i mantra Vedici.
Alla fine della rappresentazione, gli idoli di Rama e Sita furono messi su un'auriga per esser portati in processione. Kamavadhani compì tutti i suoi doveri e ritornò. Poi andò da Swami, Gli fece Padanamaskar (si inchinò ai Suoi piedi e Glieli toccò in segno di adorazione) e gli disse: "Swami, vado a casa a fare la puja (adorazione). Poi pranzerò e tornerò da Te nel pomeriggio, Swami".
Questo è ciò che disse. Swami rispose: "Non venire da me. Vai a casa e, dopo pranzo, vai a dormire". Questo è ciò che Baba gli disse.

Lui andò a casa, fece la puja, pranzò, e dormì - per sempre: non si svegliò più. Questo fu uno splendido atterraggio, non uno schianto aereo a terra! "Sathya Sai Voli Intercontinentali": zap!,
direttamente su un altro pianeta! "Niente dolore, niente ospedalizzazione, nessuna necessitá che qualcuno lo accudisse, mai. Questo è il destino di chi Mi segue".
Questo è ciò che ha detto Bhagavan.


Kasturi

Un altro grand'uomo si chiamava Kasturi. Nessuno fra i devoti Sai ignora il suo nome. Noi gli siamo molto grati, perché la letteratura Sai è stata resa accessibile a tutti, a tutti i devoti Sai, grazie al duro lavoro che egli ha fatto nel comporre molta della letteratura Sai, sotto forma di libri, per rendercela
disponibile.

Bhagavan ha parlato di Kasturi: sapete com'è morto Kasturi? Un giorno
Bhagavan andò al college per guardare le prove di una commedia messa su dagli studenti. Swami se la guardò tutta. Mentre tornava, passò dall'ospedale a visitare Kasturi, che era ricoverato a letto da molti giorni. "Kasturi!"
Kasturi aprì gli occhi, dicendo: "Swami!" Bhagavan gli fece bere lentamente un bicchier d'acqua, versandogliela gentilmente in bocca. Kasturi riconobbe immediatamente il significato: "Swami mi sta versando in bocca dell'acqua. Allora, il mio lavoro su questa terra è completato". Swami uscì dalla stanza e disse alla gente che si trovava là fuori: "Preparate tutto per la cremazione". Loro risposero: "Va bene... ma Swami, lui sta bene - è ancora vivo, non è
vero, Swami?" Swami disse:
"Perché vi preoccupate di questo? Preparate tutto!" Come Swami arrivò al Mandir, arrivò anche la notizia che Kasturi aveva lasciato il suo corpo.

Un' uscita così dolce! Nessun problema. Perché? La fine adeguata conclude il genere di vita che abbiamo condotto fino a quel momento: il modo in cui la vita si conclude esprime la qualità della vita che è stata condotta fino a quel momento. Kasturi era grande, ha detto Swami.


Seshagiri Rao

Poi ci fu Seshagiri Rao, che era poi il padre del Dr. Padmanabhan di Bangalore. La maggior parte di voi ha certamente visto quel gentiluomo. Anche Seshagiri Rao venne qui e non se ne andò più.
Diceva: "Io non voglio Bangalore, Swami, non voglio andare a Bangalore". Ogniqualvolta Swami andava a Bangalore, lui non lo seguiva mai. Voleva stare qui. Ebbe una fine meravigliosa. Molte volte la fine è da invidiare. La fine glorifica.

Poi Swami ha menzionato Pujari Kistappa: anche lui ebbe una fine pacifica. Ha menzionato anche il nome di Suraya, un uomo alto circa due metri, ben costruito, robusto.
Il suo compito qui era quello di stare alla porta. Non permetteva mai a nessuno di entrare senza il permesso di Swami. Era un uomo molto forte. Successe mentre era seduto, mentre stava parlando con tutti: nessuno si accorse che aveva lasciato il corpo.

Questi sono i nomi menzionati da Bhagavan.


I ragià

Poi Swami ha ricordato i nomi di alcuni ragià. Ai tempi del regime inglese, avevamo alcuni ragià, o re, che amministravano i loro possedimenti, le loro cittadine ed i villaggi circostanti. Venivano chiamati ragià, che significa "re". Bhagavan ne ha menzionati alcuni.

Swami ha detto: "Sapete, questi ragià mi hanno fatto visita molto, moltissimo tempo fa, quando non c'erano comfort di alcun genere, non c'erano strade per arrivare qui, nè edifici. Questi ragià, i re di quei giorni, camminarono sulla sabbia sotto il sole cocente da Bukkapatnam. Arrivati qui, vissero sotto gli alberi - quei ragià, i reali dei quei tempo.


Il ragià di Venkatagiri

Bhagavan ha specificatamente menzionato i nomi dei ragià di Venkatagiri, di Bobbili, di Chalapathi.
di Pithapur e di Baroda: tutti questi ragià vennero ripetutamente a vedere Swami.

Bhagavan ha ricordato in particolare alcuni punti riguardanti il ragià di Venkatagiri. Ero stato abbastanza fortunato da aver già visitato Venkatagiri tre o quattro volte, come ospite principale durante i festeggiamenti offerti in occasione del compleanno di Bhagavan a Venkatagiri. Il ragià di Venkatagiri è un devoto di Bhagavan che emerge dalla massa (qui Anil Kumar fa un gioco di parole in inglese: "outstanding devotee" significa "devoto che si nota,
prominente, 'che emerge' dalla massa. Dividendo in due parti la parola "out-standing" e invertendo l'ordine delle due parti, si ottiene "standing out", cioè "che sta fuori"; N.d.T.) Non è un devoto "standing out" (che sta fuori), no, no! È un devoto "outstanding" (che emerge dalla massa).
[Risate] (Noi invece apparteniamo alla seconda categoria, a quella dei devoti "standing out", che stanno fuori!)

Così, Bhagavan ha menzionato questo Ragià di Ventakatagiri. Il Ragià di Ventakatagiri è molto alto, quasi due metri, ed è molto vigoroso. Può accettare compromessi su tutto; ma quando si tratta di Bhagavan, non ci sono compromessi: diventa così severo e forte e reagisce violentemente se viene
detta una qualsiasi cosa su Bhagavan. Non accetta compromessi. Questo è ciò che ha detto Bhagavan.


Un uomo sfidò Bhagavan

Successe che un uomo sfidò Bhagavan. C' erano degli idioti a quei tempi, esattamente così come ce ne sono oggi! Questo genere di persone segue sempre le grandi anime, le anime nobili. Cristo dovette confrontarsi con le sfide, e così pure il profeta Maometto.
Ogni grande uomo si trova davanti a delle sfide. Perché? Per stabilizzare la gloria, per far sì che il loro Nome e la loro fama si diffonda sempre più, giorno dopo giorno.

Un uomo, quindi, sfidò Bhagavan. Che cosa disse? "Io so camminare sulla
superficie dell' acqua. Che Sai Baba faccia lo stesso! Io posso ingoiare dei pezzi di vetro. Sfido Sai Baba a fare lo stesso!
Io ingoio il fuoco, con facilità. Che lo faccia anche Lui!" Erano tutte cose insensate. Il Ragià di Ventakagiri era furioso, e disse: "Swami, devi rispondere a quell'uomo!" Ma Baba rispose: "Non lo farò!"

Che cosa successe a Bombay? Fu costruito un grande serbatoio, che venne
riempito d'acqua.
Quell'uomo si stava apprestando a camminare sulla superficie dell'acqua, ma affondò nell'acqua del serbatoio! Gli spettatori dovettero andare a ripescarlo. Nel frattempo, era arrivata una grande folla, che aveva comprato i biglietti per assistere al grande spettacolo. Quando si resero conto di che cosa stava succedendo, erano pronti a linciare il truffatore!
(Risate) Sì, la gente era pronta a linciarlo e a farlo a pezzi.

Allora Baba spedì un messaggio: "Non toccate quell'uomo. Dopo tutto, voleva solo un po' di pubblicità, voleva solo guadagnare un po' di soldi. Per Me o contro di Me, che importanza ha?
Lasciatelo andare. Lasciatelo libero". Questo è ciò che Baba disse.

Dopo qualche tempo, quando Bhagavan visitò Venkatagiri, fu indetta una
grande conferenza, a cui parteciparono molti eminenti studiosi. Erano presenti dei grandi studiosi di Sanscrito. Il Ragià di Venkatagiri insistette: "Swami, devi accettare la sfida". Swami rispose: "Non lo farò". "Swami, ti prego!" Allora Baba disse: "Lo dirò indirettamente".

Tutti i messaggi Divini vengono trasmessi indirettamente. Ma noi non lo capiamo e finiamo direttamente dentro i problemi! (Risate) Quando i messaggi indiretti
non vengono recepiti, questo ci porta ad avere dei problemi. Questa è stata l'esperienza di molti di noi che non hanno capito i messaggi indiretti!

Swami, durante il Suo discorso, disse: "Il maiale si nutre di escrementi o di spazzatura. Il bue bruca l'erba. L'essere umano si nutre di cibo. Il maiale non può sfidare il bue, dicendogli:
"Mangia quanto mangio io!" Il bue non può sfidare l'uomo, dicendogli:
"Mangia quanto mangio io!".
Così concluse il Suo discorso. Significa che, se sono un essere umano, non mi interessa rispondere a un... - potete capire che cosa intendeva (Risate). Indirettamente, aveva trasmesso il messaggio:
"non ho bisogno di rispondere".

Bhagavan ci ha anche raccontato un'altra storia sul Ragià di Ventakagiri. Ogni volta che Swami lasciava Ventakagiri in macchina, sollevava della polvere. Il Ragià si rotolava a terra, così la polvere dell'auto di Bhagavan toccava il suo corpo. Questo lo avrebbe aiutato nella sua redenzione e liberazione. Questa era l'intensità della devozione del Ragià di Ventakagiri, ha detto Bhagavan.


Patente all'età di nove anni

Swami ha continuato a raccontare altre sue esperienze. "Sapete, ho la
patente, potrei guidare la Mia macchina. Sapete a quale età ho preso la patente? A nove anni!"
(Risate) Ah! Swami, oggi sei come sei! Allora, quanto eri piccolo a nove anni, Bhagavan? Come potevi arrivare ai freni e a tutto il resto? (Risate)

"Ho preso la patente a nove anni. Sapete chi me l'ha data? Due funzionari dell' "Ufficio dei Trasporti Statale e Regionale". Di quale stato? Dello Stato Confederato di Madras: a quei tempi non c'erano l'Andhra Pradesh, il Kerala e tutto il resto. Tutto il sud faceva parte dello Stato Confederato di Madras. Per tutto lo stato c'era solo un funzionario statale dei trasporti, e si chiamava Seshagiri Rao. E c'era un altro funzionario regionale dei trasporti, responsabile di dieci distretti, di nome Hanumantha Rao. Furono questo due a darmi la patente quando avevo nove anni, e sapete perché? (risate)
"Swami, te la dettero?" "Sì" "Come? Come, Swami? Diccelo!" (Io non credo di poter prendere la patente oggi. Mi basta se cammino bene, a guidare non ci penso nemmeno) (Risate).

Sapete che cosa ha risposto Swami? Questi due funzionari tracciarono delle righe per terra e chiesero a Bhagavan di guidare fra di esse. "Lo feci in modo
eccellente" (Risate) Non fiatarono, e mi dettero la patente". "Oh, Swami!"

"Sai, Anil Kumar, che cosa feci?" "Swami, che cosa facesti?" "Feci sedere quei due nella Mia macchina e dissi loro: 'Ora vi porterò a Madras' "(Risate) "Ehi! Swami, Madras?" "Sì!"

"Ma i due avevano paura." (Risate) "Perché? Perché Io andavo velocissimo. E tutta la gente in strada stava a guardare (perché le macchine a quei tempi erano rarissime), per vedere che aspetto avesse una macchina! Tutti gli abitanti dei villaggi, in piedi ai due lati della strada, guardavano la macchina e la velocità a cui guidavo! Pensavano che ci fosse un ubriacone alla guida dell'auto"
(Risate). "Dev'essere un ubriacone! Che modo di guidare!": pensavano così.

"E poi, sai tu, Anil Kumar, che cosa fecero i funzionari dei trasporti?
Chiusero gli occhi e cominciarono a recitare: 'Sai Ram! Sai Ram!'" (Risate). Pregavano, perché sentivano che c'era un'imminente possibilità di raggiungere l'Eden in ogni momento, per via dell'elevata velocità".

"E poi, che cosa successe? La moglie del funzionario statale regionale dei trasporti, Seshagiri Rao era a Madras. Lui raccontò alla moglie: "Siamo partiti con Swami, qui da Puttaparthi, con gli occhi chiusi. Ho pregato Swami di salvarmi la vita. Non ti preoccupare!
Possiamo arrivare a Madras in ogni momento o mai - non so!" (Risate)

"Sua moglie rispose: "Non parlare così. Swami ti proteggerà, non lo sai che Swami è Dio? Perché hai paura? Lui rispose solo: "Non so a che ora". Ma la moglie era sicura che Swami sarebbe stato là alle 11.30.

Swami era partito da qui alle 7 del mattino e alle 11.30 a Madras era ora di pranzo. Brrrr! (Nota bene: un viaggio veloce in macchina Puttaparthi a Madras dura in genere circa otto ore). Tutto qui! Potete solo immaginare a quale velocità andava!"

Swami ha continuato a parlare delle sue esperienze. "Anil Kumar, per quindici anni ho guidato la mia macchina, lo sapevi? " "Ah, Swami, davvero? Bello". "E a quei tempi, erano tempi di guerra, la benzina non si trovava. Ci venivano dati meno di cinque litri di benzina al mese. Quella quantità per Me non era sufficiente perchè dovevo muovermi moltissimo ogni giorno". "Oh, Swami, e allora che cosa facevi?" "Chiedevo ad un servo di nome Subanna: 'Subanna, su, vieni! Prendi acqua da quel ruscello e versala qui'. Gliela facevo versare nel serbatoio e si trasformava in benzina. Usavo solo quell'acqua, e non la benzina fornita dal governo!" "Ah"

Questo è ciò che Bhagavan ci ha detto. Tutti ridevano a crepapelle.
Swami è conosciuto per il Suo senso dell' "humour" (parola inglese per 'umorismo'; N.d.T.), mentre noi siamo noti per il senso del "rumour" (parola inglese per 'chiacchiera'; N.d.T.), sì! (Humour e rumour fanno rima e Anil Kumar ne fa una battuta; N.d.T.)

L'umorismo di Bhagavan è imbattibile, come dev'essere. Ha sempre l'ultima parola.


Siediti pure

Mentre parlava a questo modo, un signore Gli disse: "Swami, sei sempre in piedi. Swami, ti prego!
Devi essere molto stressato! Mi dispiace, Swami!" Swami rispose: "Non sono stressato, Non c'è mai stress in Me. Non stai in piedi anche tu quando insegni? Allo stesso modo faccio io quando vi parlo. È per questo che sto in piedi".

Ma un insegnante voleva fare il furbo. Noi vogliamo sempre fare i furbi. E quando facciamo i furbi, esponiamo la nostra stupidità. Un insegnante disse: Swami, nel Gurukula, (romitaggio del Guru, il luogo in cui il Guru abita coi suoi discepoli) il vecchio sistema d'istruzione, l'insegnante insegnava stando a seduto" "Swami rispose: "Questo non è il Gurukula, questo è il Samakula, qui c'è
perfetta uguaglianza (sama). Sì, qui c'è perfetta eguaglianza. Voi siete Dio, Io sono Dio. Come può essere un Gurukula, questo? Ti sbagli!"

Anche un altro insegnante cercò di fare il furbo."Swami, se dici che siamo uguali, allora, perché noi dobbiamo stare seduti e tu stai in piedi? Se siamo uguali è meglio che anche Tu Ti sieda!" E Baba rispose: "Mmh... mentre insegno sto in piedi. Altrimenti mi siederei con voi. Sai che cosa significa "Upanishad"? [Swami traduce in inglese: "Upa" vuol dire "near"- vicino,"ni", sit -sedersi e "shad",down - giù. (in inglese "sedersi" si traduce con sit (sedersi) più "down"(giù)].
Quindi Upanishad significa "Siediti qui vicino". Quell'insegnante disse solo: "Oh, Swami". Sì, non c'è possibilità di replica con Lui. Tutti scoppiarono a ridere.

Ci sono un paio di altri punti di cui voglio parlarvi. So che il tempo è finito, perciò quelli che hanno fretta faranno meglio ad andarsene.

Swami ha detto: "Se seguite Bhagavan, quando vi trovate in compagnia di
Bhagavan sperimenterete vibrazioni Divine".


La mente, la posizione, il destino, la proprietà

Bhagavan ha fatto un'altra precisazione. È la vostra mente che sollecita la formazione di alcuni pensieri. La mente è mathi. Mathi significa "mente". La mente decide la vostra posizione (sthithi), che vi porterà al vostro destino (gathi), che è la vostra ricchezza e la vostra proprietà (sampati). Queste sono parole che Bhagavan usa piuttosto spesso.
Desidero che le notiate e che ve le fissiate bene in mente: mathi, sthithi, gathi, sampati. Quindi, dobbiamo tenere la mente sempre pura e non inquinata.

Dopo, ho detto a Bhagavan: "Swami, se dici che siamo tutti uguali, io mi sento offeso". Sì, ho detto questo! Dopo tutto, questi ragazzini, che sono in nona e decima classe (corrispondenti alla prima e seconda classe della scuola superiore nell'ordinamento scolastico italiano; N.d.T.) come possono essere uguali a me? Sono trentotto anni che insegno; ho la laurea e la specializzazione.
Che cosa sono questi tizietti, in fondo? Come possono essere uguali a me? Come si può dire che tutti siamo uguali?

Baba ha risposto: "Oh-ho! Tu dici che sei diverso dagli altri per via della tua intelligenza!
Questo è sbagliato. Un semplice esempio: tutti noi diamo i nostri vestiti ai dhobi, ai lavandai.
Prendiamo nota di quanti pantaloni, camicie, magliette (banians), fazzoletti gli diamo - ci scriviamo tutto. Ma il dhobi non scrive nulla. Prende la biancheria da
tutti e la riporta indietro senza sbagliare. Chi è più intelligente? Voi o il dhobi? Il dhobi.

Quindi devo accettare incondizionatamente che la mia laurea impallidisca davanti ad un dhobi.
Bhagavan ha praticamente detto che non è l'intelligenza che conta, ma il livello Atmico, lo Spirito, la Coscienza in voi, che è la stessa che è negli altri esseri.
Sul piano Atmico, tutto è Uno.


Shivarâthri, la notte sacra

Amici miei, vi prenderò solo qualche altro minuto. Shivarâthri cade il 12. Molti stranieri mi hanno avvicinato e mi hanno chiesto di dire due parole su Shivarâthri. Quello che dirò adesso è inteso come risposta alla loro richiesta.

Sivarâthri, la notte sacra, ha un messagio speciale per tutti noi. Se sappiamo in anticipo di che cosa si tratta, ne apprezzeremo la santità e la grazia, ne conosceremo lo scopo ed il significato, e ne osserveremo la ricorrenza in tutta solennità e dignità, ricavandone il massimo beneficio. Che cosa ha detto Bhagavan?

Sivarâthri cade il quattordicesimo giorno della quindicina buia del mese. Ogni mese ha due parti; quindici giorni di quindicina chiara, e quindici giorni di quindicina scura. Il quattordicesimo giorno è Shivarâthri. Questo succede ogni mese. Ma questa festività non è una semplice Shivarâthri:
è Maha Sivarâthri, e cade una volta l'anno.

Che cos'è? La luna comincia a scaldarsi. Di giorno è caldo ed anche di notte è molto caldo. La luna comincia a scaldarsi ed il sole entra nella posizione dell'acquario, secondo il sistema zodiacale.
La posizione del sole è in acquario.

Il secondo punto: in "Shivarâthri", in accordo con la numerologia, 'shi, va e ra' sono tre sillabe.
In numerologia, 'shi' sta per il numero cinque, 'ra' sta per il numero quattro e 'va' sta per il numero due. Cinque più quattro più due: il totale è undici. Questo
undici sono "rudra". Che cosa sono i "rudra"? I "rudra" sono coloro che ci fanno piangere. Chi sono? Sono i cinque sensi di azione, i cinque sensi di percezione, e la mente: in tutto quindi i "rudra" sono undici.

Noi piangiamo a causa di questi undici "rudra". Durante il Maha Shivarâthri, se preghiamo Dio, se cantiamo i mantra al Signore Shiva, tutti gli undici "rudra" verranno raffreddati, resi pacifici. I loro effetti malefici verranno annullati. Essi saranno gloriosi, diverranno sacri da quel giorno in poi.


La danza cosmica

Maha Shivarâthri sta anche per 'danza cosmica', come descitto nei poemi epici. Questo include l'unità della Divinità e della Natura. Il Divino è il Signore Shiva,
Prakrithi, mentre la natura è Pârvathi. Pârvathi e Siva non sono solo marito e moglie come noi possiamo pensare. Essi rappresentano la Divinità e la natura. 'Maha Purusha" (o Parama Purusha) è l' 'Assoluta Conoscenza' mentre la natura (Pârvathi) è Prakrithi.

La danza cosmica simboleggia l'unità di Prakrithi, della consorte Pârvathi e della Super-Coscienza o Assoluto, il Signore Shiva. Quella è la danza cosmica di Shiva, che si chiama Thândava, e che vien fatta in quella Sacra Notte. Questa danza di Shiva (Thândava), la danza cosmica, è responsabile dell'intera creazione (Sristhi).

Visto che la danza cosmica, o Shiva Thândava, ha luogo ad altissima velocità, viene generato del fuoco. Per raffreddare il consorte, Pârvathi tiene sulla Sua testa l'acqua del Gange. Ci tiene anche la luna crescente, nelle spire dei capelli ingarbugliati del Signore Shiva. Per raffreddarlo, Pârvathi applica pasta di sandalo sul Suo corpo, e Gli mette serpenti a sangue freddo vicino alle mani, alle articolazioni, ed ai piedi.

Ci sono delle descrizioni molto vivide: non prendetele per Realtà. Sono le descrizioni date nei poemi epici, i Purâna.

In altre parole, Shivarâthri è la combinzione della materia e della Energia. L' Energia Cosmica è Shiva e la materia è Pârvathi. La materia e l' energia sono la vita; questa è la creazione, e questa è Maha Shivarâthri.

La luna è la deità che presiede alla mente. Il sole è la deità che presiede agli occhi. Ogni parte del nostro corpo è una divinità che ad essa presiede. Durante
Shivarâthri, non trovate la luna nel cielo; è solo una linea. La luna ha quindici 'kala', quindici "fette di gloria". Shivarâthri cade al quattordicesimo giorno. C'è solo una 'fettina' di luna, solo una riga. Non c'è luna piena. Che significato ha?

Se per Maha Shivarâthri passiamo la giornata a cantare la gloria di Shiva anche quella fettina, quella riga di mente svanirà, e la mente verrà annullata. La mente è un ostacolo, la mente è ego.
Questo è lo stato del ritiro della mente (amaskar), che è una delle
interpretazioni di Maha Shivarâthri.


Shiva' significa: 'ciò che è di buon auspicio'.

Swami ha anche menzionato qualche altro punto. Shiva significa: 'ciò che è di buon auspicio'.
Rama è una persona, e così pure Krishna. Ma Shiva è un'idea; Shiva è una filosofia; Shiva è un ideale. Shiva non è una forma. Shiva significa: 'ciò che è di buon auspicio'.

La notte di Maha Shivarâthri stiamo svegli, facciamo la 'veglia per tutta la notte' (jagarana).
Osserviamo, vigili.
Che cosa significa? Potete chiamarla veglia notturna. Stiamo svegli, facciamo la veglia, così staremo in osservazione della nostra mente. Ci riempiremo la mente del nome di Dio. È per quel motivo che stiamo svegli.

C'è gente che per tenersi sveglia va al cinema quattro volte di seguito. (Risate) Alcuni fanno la veglia notturna giocando a carte o passando il tempo in un casinò, allo stile-Las-Vegas. Be', non è così che si fa. Si deve pensare a Dio. È questo che si intende con jagarana.

Swami ha toccato anche un altro punto: Lingam è il diagramma che ho
disegnato; io non sono granché bravo a disegnare, ma servirà a darvi un'idea. Questo Shiva Lingam ha due parti: la parte orizzontale e quella verticale. La parte orizzontale si chiama panavattam ed ha tre lati: uno, due e tre.

Queste tre superfici rappresentano i tre guna (attributi principali della sostanza, prakriti).
Quali sono questi tre attributi? Sattwa, buone qualitá; raja, qualità
emozionali e tamas, qualità bestiali o inerzia. La parte orizzontale, panavattam, che ha tre facce, rappresenta pravritti o il mondo, anch'esso tridimensionale, triangolare, che ha tre attributi. Lo stato di equilibrio, lo stato emozionale, e l'inerzia - questa è la nostra natura, il corpo umano. Tutto il mondo è composto da questi tre attributi. Essi sono in ciascuno di noi.

Poi c'è la parte verticale, che chiamiamo Linga. Linga è la parte verticale. Che cosa significa?
Mentre il corpo è triguna, c'è il Linga, che è verticale. Esso è Dio, il Divino. Il mondo è orizzontale, la natura è orizzontale, il corpo è orizzontale, ma la
Divinità è verticale. Quello è il Lingam, come ha spiegato Bhagavan.

Dobbiamo capire chiaramente questo concetto. Esso è ciò che è presente
in ognuno di noi, che è lo spirito, la coscienza, l'anima, Quello che chiamate Atma Lingam è l'anima, lo spirito in voi. Sono chiaro?

Esso è anche pieno di Consapevolezza. Questo Sé è pieno di consapevolezza, e per questo viene anche chiamato Jnana Lingam. Questa forza vitale si chiama Anda Lingam (Anda: uovo, uovo primigenio che contiene l'universo; N.d.T.). È pieno di attività, di Divinità, per cui è chiamato Sada Shiva Lingam: è la Luce della Conoscenza, per cui è anche Jyothi Lingam.
Questi sono i nomi che vengono dati al Lingam. La stessa anima, lo stesso spirito, come consapevolezza è Jnana Lingam; come attività è Sada Shiva Lingam; come Luce di Conoscenza è Jyothi Lingam; come spirito Atmico è Atma Lingam. Questi sono i nomi dati a quello spirito o anima o coscienza presenti in tutti.

Shiva come veicolo ha un toro, perché? Perché il toro rappresenta la stabilità. Andate in qualsiasi tempio di Shiva: il toro è sempre lì, a guardare il Signore Shiva. La nostra concentrazione nel guardare Shiva dev'essere uguale a quella del toro.

Il Signore Shiva ha tre occhi; è per questo che viene anche chiamato Trinetra. Noi abbiamo due occhi, e Shiva ne ha tre. (Risate) Non possiamo guardarlo! I "tre occhi" non si riferiscono agli occhi fisici. Essi rappresentano il passato, il presente ed il futuro, Trinetra. Dio conosce tutti e tre i periodi di tempo.


I nomi di Shiva

Shiva ha un altro nome: 'Digambara'. Esso si riferisce ai quattro poli - est, ovest, sud e nord.
Questi sono i quattro poli, che sono come un baldacchino, sotto il quale esiste il mondo intero.
'Dik' significa 'poli' e 'umbara' significa 'baldacchino'. Così questo mondo ha il baldacchino dei quattro poli; quello è 'Digambara'.

Shiva viene anche chiamato 'Sankara', che significa che Egli è colui che vi elargisce tutto il bene che vi capita. Shiva si chiama anche 'Kamahari', che significa 'Colui che distrugge tutti i desideri'. Una volta che i desideri vengono conquistati, diventate 'Mrutunjaya', cioè i 'vincitori della morte'. Quindi, si diventa vincitori della morte, 'Mrutunjaya, quando si uccidono con successo tutti i propri desideri. E si diventa 'Kamahari' quando si crede che tutti e quattro i
poli dell'Universo formino il baldacchino ('Digambara') sotto il quale viviamo.

Dio, l'Omnisciente, avendo la consapevolezza del passato, del presente
e del futuro, chiamata 'trinetra' cavalca il veicolo della stabilità, cioè il toro. Shiva ha quattro facce. Quali sono?
Con questa unica nostra faccia, riusciamo a vedere bene. Con quattro facce, come vediamo? No, non voglio dirvelo. Ma queste quattro facce di Shiva non sono del genere della nostra. Le quattro facce sono: Shantham, Equanimità; Roudram, Terrore; Mangalam, Grazia; e Utsaham, Energia che ci eleva.
Queste sono le quattro facce della Divinità.

Ci sarebbero ancora molte cose da dire su Shivarâthri. Ma quanto vi ho detto è quello che volevo aveste come bagaglio informativo, una sorta di guida pratica, per averne una conoscenza di base.
Con questa conoscenza e queste linee-guida possiamo osservare Maha
Shivarâthri e trarne dei benefici, pensando al Signore Shiva ed alla Sua meravigliosa forma del Buon Auspicio.
Cantate la Sua Gloria. Ripetete il Suo Santo Nome. Così entreremo nello stato senza desideri e senza morte, nello stato di immortalità e Consapevolezza.

Che Bhagavan possa essere con voi per sempre ed anche più a lungo! Sai
Ram!