Satsang

Quattro prescrizioni e quattro divieti

29 ottobre 2000

Cari fratelli e sorelle!
In ogni campo ci sono prescrizioni da seguire. Ci sono certe cose che dovremmo lasciar perdere e cose che non dovremmo fare. Per esempio, in campo scientifico conduciamo esperimenti. Nel farli, la procedura insegna:
"Fai queste cose". "Non fare queste cose". Questa è una precauzione.
In laboratorio ci sono determinate prescrizioni e determinati divieti ai quali attenersi, atti a garantire la riuscita dell' esperimento.

Allo stesso modo, nelle scuole, nei "college" e nelle università troviamo certe regole specifiche. Voi seguite queste regole: "Siate puntuali".
"Siate costanti". "Siate studiosi". E ci sono anche alcuni divieti:
"Non fumate e non bevete alcool all' interno del campus".

Come cittadini dobbiamo fare certe cose e non farne altre. Cose da fare:"Devo essere onesto". "Devo dire la verità". "Devo aiutare tutti".
Cose da non fare: "Non uccidere nessuno". "Non rubare". "Non desiderare le proprietà altrui".

Quindi, in ogni campo troviamo prescrizioni e divieti. Seguendo queste prescrizioni, o principi o regole di condotta, o comandamenti o dettami scritturali, avremo successo. Non facendo determinate cose, saremo tranquilli, miti, pacifici, non turbati, non agitati.

Le cose da fare (prescrizioni) e quelle da non fare (divieti) devono essere prese in esame contemporaneamente.
Un esempio facile: un dirigente d'industria molto ricco fece a Bhagavan una semplice domanda. "Swami - Gli disse - noi cose cattive ne facciamo sempre.
Naturalmente, non possiamo far nulla per evitarlo. Ma facciamo anche cose buone. Quando facciamo qualcosa di buono, logicamente dovremmo guadagnarne meriti o conseguenze positive. Se facciamo cose cattive, avremo da affrontarne le conseguenze negative o le punizioni. Perciò ci ritroveremo con azioni buone ("più") ed azioni cattive ("meno"). Le nostre buone azioni non annulleranno l'effetto di quelle cattive?

Un esempio: io costruisco un tempio... Buona azione. Poi arreco danno a due persone: azione cattiva. L'equazione viene bilanciata? (Il pubblico ride.)
Le buone azioni non neutralizzeranno l'effetto delle cattive?"

Bhagavan ha detto: " La spiritualità non è un commercio! Godrete dei frutti di tutte le buone azioni compiute, ma dovrete affrontare le conseguenze di quelle cattive. Non potrete evitare le conseguenze derivanti dalle vostre cattive azioni."

Poi Bhagavan ha fatto un esempio: " Ecco qui alcuni semi. Essi germinano, dando piante da frutta. Questi altri semi invece danno cespugli pieni di spine. Li mescolo e poi li semino in terra. Che cosa succederà? Il seme dell'albero da frutta, cioè quello che crescendo darà un albero da frutta, si svilupperà secondo la sua natura. Il seme destinato a divenire un cespuglio spinoso germinerà o germoglierà in quel modo. Non c'è possibiltà di errore. Tutti i semi possono venir mescolati. Ecco, qui c'è un albero da frutta. Qui invece c'è un cespuglio coperto di spine, e crescono fianco a fianco. Allo stesso modo, voi otterrete tutte le ricompense per le azioni buone e tutte le punizioni per quelle cattive, contemporaneamente godendo e soffrendo." (Dio allestirà per noi un bel calendario con su scritto che cosa dovremo affrontare e quando!)

Dio ha un altro nome: Yama Dharma Raju. Questo è il nome associato al dio della morte. Ma amici miei, questo Dio della morte non è una persona che incute paura.Non è una persona come quelle che ci vengono fatte vedere al cinema, con i baffi, un pugnale ed una spada - un incubo! No. Qui ha il significato di Dio che vede che voi non potete fuggire alle conseguenze delle vostre azioni. Non potete scappare. Dovete necessariamente affrontarle, senza possibilità di scampo.

E' per questo motivo che Dio ha questo nome, Yama Dharma Raju. Perciò, amici miei, quando facciamo determinate cose, è naturale che ne cogliamo tutti i frutti. E quando rispettiamo i divieti, le cose da non fare - "Non fate queste cose" - dovremmo osservare anche le prescrizioni, le cose da fare, per raccoglierne tutti i benefici. Di cose da fare e da non fare ne troviamo dappertutto - nelle istituzioni scolastiche, negli ospedali, nei laboratori, nelle organizzazioni, nel commercio; le indicazioni ed i divieti vengono menzionati con chiarezza. In alcuni posti vengono affissi cartelli del tipo: "Non fumare", "Lasciare le scarpe fuori della porta", "Si prega di fare silenzio". Ci vengono impartite tutte le indicazioni su come dobbiamo agire.

Amici miei, Swami ha fatto riferimento a quattro importanti divieti, cose di cui vi voglio parlare in questo piacevole mattino. Sono quattro divieti importanti.

Il primo è Ashradda. Ashradda è una parola in sanscrito che significa negligenza, massima trascuratezza o indifferenza. Questa è Ashradda.

Il secondo è Avishwasa, mancanza di fede o miscredenza o assenza di fede.

Il terzo è Ahamkara, l'ego.

Il quarto è Asuya, gelosia.

Questi sono i quattro sbagli. Questi sono i quattro errori madornali.
Questi sono i quattro peccati che non dobbiamo commettere. Perciò questa mattina studiamo questi quattro divieti: negligenza, assenza di fede, ego e gelosia.
Non dovete commettere questi quattro errori!

"Signore, io faccio la puja mattina e sera. Ma ho ancora questi quattro difetti. Questo è tutto". Oh-ho!... allora fare la puja non serve a nulla!
Per esempio: ho tanto budino di riso o una torta o un dolce meraviglioso.
Ci metto un solo cucchiaio di veleno. Un cucchiaio di veleno renderà tossica tutta la partita. Allo stesso modo, possiamo leggere quante scritture vogliamo, possiamo recitare miriadi di volte il nome di Dio, possiamo adottare e seguire qualsiasi pratica spirituale. Ma se abbiamo ancora questi quattro difetti, tutto ciò di cui sopra sarà tutto inutile. Prima di tutto quindi dobbiamo far sì che questi quattro vengano rimossi.

Prima di trasferirci in una casa, che cosa facciamo? Puliamo i locali.
Rimuoviamo tutta la polvere, le ragnatele, qualsiasi cosa. Prima la puliamo e solo dopo ci andiamo a vivere, non è vero? Non è che ci trasferiamo prima nella casa e ci sistemiamo il nostro letto e dopo cominciamo a spolverare!
Non ci comportiamo così. Prima ripuliamo la casa, la spolveriamo, la spazziamo finché è pulita, e solo allora la occupiamo.

Allo stesso modo, val la pena di praticare, provare, sperimentare qualsiasi spiritualità o sentiero spirituale solo quando si osservano questi quattro divieti e non si fanno queste quattro cose, quando si è rinunciato ad esse.
Allora, studiamole una per una. Mi rammento il Suo Discorso Divino su questo soggetto: " I quattro divieti" o "I quattro errori".

Il primo divieto, Ashradda, è la negligenza, l' indifferenza, la trascuratezza. Se qualcuno dice: "Swami sta per arrivare adesso perché è l'ora del darshan". Un altro risponde: "Va bene, fammi continuare a parlare". Questo significa: "Sono indifferente al darshan di Swami. Non mi importa del darshan di Swami laggiù". Ashradda è il primo pericolo, il primo sbaglio, il primo strafalcione che spesso commettiamo.

Amici miei, spesso dico ai miei studenti: "Non considerate mai meccanica la vita. Non rendete mai la vita monotona. Non rendetela una routine. Se la vita diventa una routine, una monotonia, un programma come quello dei computers, perde il suo fascino, la sua bellezza. Perde l' aroma, la fragranza. Perciò non dovremmo mai prendere le cose meccanicamente, non dovremmo mai seguire una routine. No. Tutto è fresco, tutto è nuovo.

E' a causa del fatto che in casa la vita diventa meccanica che le differenze di opinione prendono piede in famiglia. Fra marito e moglie, fra genitori e figli, le differenze di opinione cominciano perché la vita è diventata meccanica. E' diventata una routine. Il marito non è più molto felice con sua moglie, tanto sa che la troverà sempre a casa. Anche la moglie non è troppo scrupolosa col marito, perché sa che lui non ha un altro posto dove andare. Questo tipo di monotonia, questa vita meccanica, ci fa sentire proprio disgustati. La vita non ha valore. La vita non è più degna di essere vissuta se la rendiamo meccanica.

Anni fa mi è capitato di avere una di queste amare esperienze. Swami mi aveva chiesto di portargli una cosa. Chiamai immediatamente uno studente e gli chiesi di prenderla. Lui andò e la prese. Stavo per porgerla a Swami, ma Bhagavan disse: "Avevo chiesto a te di portarmela, non a quel ragazzo.
Se avessi voluto questo, avrei chiesto direttamente a lui di prenderla per Me! Tu non saresti stato necessario".

Quando un incarico è stato dato a voi, dovete portarlo a termine tutto per vostro conto, a qualsiasi costo. Può essere molto difficile. Può essere strenuo. Può essere laborioso. Può essere noioso. Dovete comunque portarlo a termine voi. Se lo trascurate, incorrerete in un rischio Divino! Sarete in pericolo spirituale! Non vi sarà assegnato mai più alcun incarico! - Mai!
Questo è tutto. Perciò, amici miei, non dovremmo mai cadere in preda ad Ashradda, cioè alla negligenza o alla trascuratezza, da nessuna parte, e a maggior ragione in campo spirituale.

Supponiamo che io abbia preso l'abitudine di pregare a mezzogiorno perché è un orario che mi sta bene. E' necessario pregare ogni giorno alla stessa ora, diciamo alle dieci? Perché non farlo in giorni diversi ad ore diverse?
Per esempio: Lunedì preghiera alle 10; Martedì alle 8; Mercoledì sera alle 5; Giovedì Bhajan alle 6; Venerdì alle 8; Sabato/Domenica - fine settimana - ballare al suono della musica pop! Perché no? (Il pubblico ride) io ho il mio programma! Voi no?

A questo proposito Swami porta un bell'esempio. Supponiamo che voi cominciate a dar da mangiare ad un cane alle ore dodici di ogni giorno.
Al sesto giorno, lui sarà lì alle dodici. Al settimo giorno, sarà lì alle dodici. Un cane si presenta a rapporto puntualmente. Se un cane risponde, pensate che Dio non risponda? (Questo è ciò che ha detto Baba). Se un cane è così puntuale e sistematico, pensate che Dio non sia puntuale e sistematico?
Lo pensate?

E' a questo proposito che Baba ha detto: "Dovete osservare i vostri orari, i vostri appuntamenti con Dio. Non mollate! Non mancate mai al vostro appuntamento con Dio!" L'appuntamento con Dio nella filosofia orientale è chiamato meditazione. Abbiamo un orario specifico per la meditazione.
Perché? Questo è l'appuntamento con Dio. Non mi posso permettere di mancarlo. Se non andate all'appuntamento col vostro capoufficio, sarete licenziati! Se mancate all'appuntamento con la vostra innamorata o con vostra moglie, se lo mancate, per quel giorno allora ne vedrete delle belle! O per una settimana! (Il pubblico ride) Se "lei" è un tipo brontolone, anche per un mese! (Il pubblico ride) Almeno per un mese!

Quindi non possiamo permetterci di mancare ad un appuntamento con i membri della nostra famiglia. Non possiamo permetterci di mancare ad un appuntamento col nostro capoufficio. Come osate allora mancare al vostro appuntamento con Dio? Come osate fare una cosa del genere! Considerate Dio meno importante della vostra famiglia? Lo considerate inferiore al vostro capoufficio? No! Questa è negligenza, trascuratezza bella e buona, totale indifferenza. Il prezzo che dovremmo pagare per questo sarebbe altissimo.

Perciò, amici miei, il primo divieto di questa mattina: non siate indifferenti. Non siate sconsiderati. Non siate negligenti. Ashradda è il primo divieto, la prima precauzione.

Il secondo divieto è Avishwasa, cioè scarsità o mancanza di fede.
Vishwasa significa fede. Avishwasa è la mancanza di fede, o miscredenza, assenza di Vishwasa. Bhagavan va ancora più in là e dice: "Il vostro Swasa, respiro, è Vishwasa, fede". Ora, chi mi potrà dire di non aver fede? Solo una persona che non respira! Qualcuno che non è più! Perciò, una persona viva, che ha il suo respiro continuo, la fede ce l'ha necessariamente. Il suo proprio respiro è fede. Bhagavan dice: "Avishwasa, senza fede. Mai essere senza fede". Questo è pericoloso.

"Dio, a volte ho fede, e se in altre occasioni sono senza, ciò è dovuto a qualche motivo ben preciso. Ho una fede sincera finché Dio si prende cura delle mie necessità. Finché la vita è positiva, la mia fede cresce, sempre di più, passo dopo passo, sia in campo religioso e spirituale che ritualistico. Cresce quando qualsiasi cosa io voglia, questa semplicemente si realizza. Di conseguenza la mia fede cresce".

"Ma supponiamo che nella vita le cose vadano tutte alla rovescia: che i figli vengano bocciati agli esami. Che negli affari si subisca una pesante perdita. Che la salute crolli. Che la casa sia disagevole. Che ci sia inimicizia con i vicini. Che da qualche parte succeda una calamità. In tali momenti, mio Dio, ho tutti i motivi per non aver fede! Dio dovrebbe almeno capire questo. Dovrebbe capire perchè ho fede. Dovrebbe anche capire perché non ho fede".

Qui, a questo proposito, Bhagavan ha detto: "Dobbiamo capire che cosa sia la fede". Aver fede non è necessariamente una cosa positiva. Ci sono tre livelli (tre tipi di fede. n.d.t.), amici miei, dei quali io voglio parlare con voi. Uno di questi è la "credenza". Abbiamo così tante credenze in questo mondo. I cristiani hanno certe credenze. I mussulmani hanno cert'altre credenze. Gli induisti ne hanno altre ancora. Io non ho bisogno di credere in esse. Non è necessario. La credenza è qualcosa che voi avete. La credenza è qualcosa che vi può essere instillata. Potete sia credere che non credere. Le credenze sono pratiche parziali. Le credenze sono tradizioni. Le credenze sono basate sull'epoca in cui si vive, sulle generazioni e sulle circostanze che prevalgono in quel periodo. Le credenze non sono mai costanti. Esse cambiano.

Una volta, si credeva che il sole tramontasse e che il sole sorgesse.
Più tardi fu dimostrato scientificamente da Galileo che il sole non sorge né tramonta. E' solo la terra che si muove. E' la terra che ruota, non il sole, dando luogo al giorno e alla notte. Perciò, la convinzione che il sole sorga, la convinzione che il sole tramonti, queste due non saranno più valide nel contesto di questa scoperta.

Una volta si credeva che l'atomo fosse indivisibile, indistruttibile.
Oggi questa convinzione non regge più. L'atomo è divisibile. Quando l'atomo viene scisso, ottenete un'enorme quantità di energia, usata per produrre l'elettricità. Perciò, le credenze cambiano con il variare delle circostanze, con l'evolversi delle conoscenze nel tempo, col crescere dell'intelletto. Con lo sviluppo del pensiero scientifico, le convinzioni subiscono cambiamenti. Quindi, cominciamo la nostra vita all'insegna di credenze e convinzioni. Queste credenze e convinzioni possono variare, in base alla situazione familiare, alla tradizione, alla cultura ed al paese.
Credenze e convinzioni sono sempre presenti.

Ma le convinzioni dovrebbero raggiungere il livello superiore di fiducia. La fiducia è qualcosa di più forte. La fiducia è qualcosa di più profondo. Voi dite: "Credo in mia madre?" No! Dite invece: "Ho fiducia in mia madre."
Giusto. Oppure: "Credo al mio insegnante?" Sbagliato. Dite: "Ho fiducia nel mio insegnante." Giusto. Quindi, avere fiducia in qualcuno è più forte del credere in lui. La fiducia è più profonda del credere. Quindi, questa fiducia è molto importante.

Bhagavan l'ha detto. Alcune persone dicono: "Swami, non ho fiducia in Te".
Una persona ha detto:"Swami, tu mi stai concedendo un' interview. Ma io non ho fiducia in Te". Allora Swami ha detto: "Oh-ho. Quest'uomo non ha fiducia.
Per favore ditegli in quale mercato si può acquistare. Diteglielo". (Il pubblico ride). In quale centro commerciale è possibile trovarla, dove viene venduta? Esistono dei grandi magazzini, esiste una ditta dove la fiducia venga venduta, c'è qualcuno nel libero mercato che la tratti, o alla borsa valori?

La fiducia non è in vendita. La fiducia non si compra. La fiducia non si regala. La fiducia non si può far passare da uno all'altro. La fiducia non si può produrre. La fiducia non viene fabbricata. VOI NASCETE CON LA FIDUCIA. "Cosa? Sono nato con la fiducia?" Sì, lo siete. Lo dice Baba.
Come?
Swami porta degli esempi: "Ho piena fiducia nel fatto che sono al sicuro e che tornerò sano e salvo dal mercato. Perciò vado al mercato. Ho piena fiducia che continuerò a vivere. In conseguenza a ciò mi sono costruito la casa. Ho piena fiducia nel fatto che otterrò la promozione. Per questo sto lavorando alacremente in ufficio.

Ne deriva che ho fiducia in ogni affare, in ogni campo, in ogni situazione.
Vado dal barbiere. In piena fiducia, piego la testa, permettendogli di rasarmi. Se per un caso fortuito il coltello gli dovesse scivolare sul mio collo... bene, non ho dubbi sul fatto che non accadrà. Ho piena fiducia.
"Su, barbiere, forza, vai avanti a fare quel che stai facendo!" Ho piena fiducia in un barbiere.

Molti di voi sono qui per la prima volta. Dunque, abbiamo fiducia nel lavandaio, il dhobi. Gli diamo tutti i nostri costosi vestiti. Non ci siamo mai sognati di pensare che scapperà coi nostri vestiti! Abbiamo fiducia nel lavandaio, il dhobi. Abbiamo fiducia nel barbiere. Se il dottore dice:"
Vi opererò" abbiamo piena fiducia nel dottore, ci sdraiamo sul tavolo operatorio per farci operare da lui - forse per venir portati all'altro mondo? O in un altro pianeta, chi lo sa? (Il pubblico ride) Per finire dove?

Quindi, amici miei, abbiamo avuto piena fiducia nel dottore, abbiamo avuto fiducia in un dhobi o in un lavandaio. Abbiamo anche piena fiducia in un orefice. Gli diamo il nostro prezioso oro e gli chiediamo di plasmare un ornamento per noi, un anello o una catena. Abbiamo fiducia in tutti - in qualsiasi Tom, Dick e Harry.

Ma la cosa più malaugurata è che non abbiamo fiducia in Dio. Sì, è proprio la cosa più malaugurata. Diciamo: "Dunque, non ho fiducia. Come sviluppare la fiducia?" E' ridicolo. Avendo avuto la fiducia, essendo stati dotati di fiducia in abbondanza, perderla è artificiale. Rimanere in uno stato di fiducia è il processo naturale. Aver fiducia è cosa spontanea. Mancare di fiducia è egoico. Aver fiducia è religioso. Essere non dotati di fiducia o essere privi di fiducia è completamente mondano, esprime un'indole egoistica.

Allora questa fiducia è qualcosa con la quale sono nato. Se affermo di non avere fiducia in Dio, ciò significa che ho reso la mia vita artificiale. Ho rimosso di proposito la mia fiducia, che avevo già in me. Ecco un anello. Me lo levo e dico: "Come fare per possedere un anello?" E' già lì. Ve lo eravate solo levato! Allo stesso modo, la fiducia c'è, e se dite di non avere fiducia, significa soltanto che voi stessi l'avete rimossa.
L'errore è soltanto vostro. "Visto che la fiducia è in tutti, ho fiducia in tutti.
Ma non ho fiducia in Dio. L'errore è mio."

E Bhagavan continua: "E' la fiducia che genera l'amore verso Dio. "Se non siete sicuri dell'esistenza di Dio, se non siete certi della Divinità, non potrete amarLo. Se non avete piena fiducia nei vostri figli, non potrete amarli. Se non avete piena fiducia nel vostro (nella vostra) compagno/a di vita, non potrete amarlo/a.Se la moglie non ha fiducia nel marito, allora l'amore è fuori discussione. Quando il marito non ha fiducia nella moglie, allora li incontreremo in tribunale per il divorzio. La fiducia è necessaria per vivere insieme.

Bhagavan fa quest'esempio: "Sembrava che una moglie avesse piena fiducia nel marito. Ovviamente erano i primi tempi del loro matrimonio! (Il pubblico ride) Così aveva piena fiducia in lui. Perciò, quando la sera il poverino tornava a casa dall'ufficio, si occupava di lui con sollecitudine: "Sei molto stanco, tesoro! Caro, sei così stanco! Comunque, non posso fare niente per alleviare la tua stanchezza. Non posso farci niente. Mi dispiace da impazzire che tu ti debba arrabattare in questo modo. Sì, il lavoro è duro, mio caro, lo capisco. Eccoti una tazza di caffè caldo caldo. Prendilo subito. Ti ho appena preparato i manicaretti che preferisci per cena.
Goditeli! Mi dispiace da morire che tu sia esausto".

Queste parole venivano dette in totale fiducia verso il marito. Ma la cattiva sorte era in agguato, e qualcuno le disse: "Tuo marito ha una relazione con la sua stenografa". E questa povera ragazza credette a tutto ciò che le venne riferito. L'ufficio del marito chiude alle cinque del pomeriggio. Per tornare a casa in macchina, considerando il traffico, non ci vuole più di mezz'ora. Lui arriva alle cinque e trentacinque. "Che ne è stato di questi cinque minuti? Che cosa hai fatto? Dov'eri?" (Il pubblico ride). Se quando lui arriva sono le sei, troverà la porta chiusa. Ecco tutto! (Il pubblico ride). Se sono le sei e mezzo, dovrà dormire sul pavimento. (Il pubblico ride). Alle sette, non c'è più niente da fare!
(Il pubblico ride di nuovo).

Perché tutto questo? La signora era così sollecita, era una moglie piena d'amore, di interesse, partecipazione, comprensione, e pronta con la tazza di caffè caldo-caldo! Che cosa è accaduto? Adesso lei gli dice:
"Vattene!
Che cosa ti è successo? Che mi dici di quella ragazza? Che cosa è successo là?". Qui comincia la guerra di Corea! Perché? E' solo per mancanza di fiducia!

L'assenza di fiducia è responsabile della disarmonia e della separazione.
L'assenza di fiducia è responsabile dell' incomprensione. L'assenza di fiducia è responsabile della mancanza di adattamento. L'adattamento non c'è più. La cooperazione non c'è più. Anche l'unità se n'é andata. L' amore manca totalmente. Perché? Perché si è persa la fiducia. Quindi, ecco la seconda cosa da non fare, la seconda proibizione che Dio ci dice di rispettare: "Fa' sì che non ti manchi mai la fiducia! Resisti, aggrappati alla tua fiducia, fiducia in Dio".

Quindi, cominciamo con la credenza, e sfociamo nella fiducia. La fiducia è un processo a ciclo continuo. La fiducia è una per l'eternità. La fiducia è una cosa che si mantiene nel tempo. La fiducia è una cosa con la quale noi siamo nati. Non si può coltivare. La credenza è qualcosa che noi assimiliamo da un contesto sociale, come membri della società. Quindi, dalla credenza, noi cresciamo verso lo stato della fiducia. Ma questo non è il massimo da raggiungere. C'è ancora un altro stato. C'è un livello ancora più alto.
Qual è? La fede. Credenza, fiducia, ed ecco il livello massimo, la fede.

Che cos'è la fede? In che modo essa si differenzia dalla fiducia? La fede è la più profonda. La credenza è superficiale. La fiducia è un po' più profonda. Ma la fede è la piè profonda in assoluto, è il fondamento, il substrato del vostro essere, il vero e proprio nucleo, il centro vero e proprio della vostra vita. Se mi credete, bene. Se non mi credete, meglio.
Se avete fiducia, bene. Se non avete fiducia, soffrirete. Se avete fede, ottimo. Se perdete questa fede, la vita è finita. La vita sarà in pericolo perché la fede è una cosa seria. La fede è un impegno. La fede è lealtà.

Conoscete la "Fondazione Centrale Sathya Sai", la Fondazione "Tirumalai Tirupathi Devasthanam", la Fondazione "Rockfeller Foundation"e la Fondazione "Ford"? Per ogni fondazione filantropica, c'è una fiducia assoluta, una "fede"in essa, ed i membri vengono chiamati amministratori fiduciari.
Perciò, dobbiamo essere depositari di fede. Non possiamo tradire nessuno.
Quindi, la fede è la più profonda, la base fondamentale della nostra vita, il nostro nucleo principale. Il vero e proprio centro del nostro essere, questo è la fede per noi.

Quando si perde la fede, la vita non è degna di essere vissuta. Quando qualcuno non ha più fede in voi, non si può più nemmeno guardarlo in viso.
La fede è qualcosa di spirituale. La fede non è secolare. La parola fede non dovrebbe essere usata in riferimento a giornali, a roba inutile. La parola fede non dovrebbe essere usata a proposito del telegiornale. La parola fede non dovrebbe venire utilizzata per il giornale radio. La parola fede dovrebbe venire usata solo in riferimento a questioni spirituali.

Dovremmo usare la parola fede solo a proposito delle esperienze relative allo spirito. "Ho fede in Baba" significa che nessuno può smuovervi.
La fede è incrollabile. La fede è permanente. La fede è forte. La fede non ha opposti. La fede non ha contrari. La fede non ha oppositori. La fede non ha nemici. La fede è sede di permanente partecipazione ai sentimenti altrui, immedesimazione, relazione amichevole, totale amicizia.
L'identificazione totale è fede. Così, cominciamo con le credenze sociali, arriviamo al livello di fiducia, e finiamo le nostre esistenze in uno stato di fede, che è il nostro vero essere, il nostro nucleo vero e proprio.

Un esempio semplice. Bhagavan ha detto: "Io ho fede in tutti. Ma voi non avete fede in me". Povero Swami! Che asserzione ha fatto! Se c'è qualcuno di cui avere pietà, dobbiamo avere pietà proprio di Bhagavan perché ha detto:
"Io ho fede in tutti . Ma voi non avete fede in Me". Beh, è tipico della mia persona non riuscire a starmene zitto, anche quando parlare presenta dei rischi. (Il pubblico ride). E allora ho osato porre questa domanda:"Perché dovrebbe succedere questo? Perché Tu dovresti aver fede in noi? Per quale motivo noi non abbiamo fede? Perché? Perché accade ciò?"

Allora Bhagavan ha risposto: "Chi siete? Voi ed io siamo uno. Io lo so.
Sono soltanto voi. Voi ed io siamo uno. Io ne sono consapevole. Perciò, avendo fede in voi, ho fede in Me stesso. Quando vi amo, amo Me stesso. Voi non siete consapevoli di questo. Voi credete di essere separati da Me.
Credete di essere diversi da Me. Per questo, non avete fede in Me".

Quindi, la fede è Divina. La fede è spirituale. La fede è la roccia basilare, il fondamento. La fede è interiore. La credenza è qualcosa che si pratica. Il culto è una credenza.Tutti i rituali sono credenze - l'andare a visitare i templi, l'offerta di fiori. Sono tutte credenze, (manifestazioni) esteriori. Mentre la fiducia si alza dal cuore, la fede è il vero e proprio spirito o coscienza. La coscienza o la consapevolezza vere e proprie sono fede. E l'unica cosa degna di fede in questo mondo è questa consapevolezza.
In questo mondo niente è degno di fede perché è tutto transitorio.
Niente è permanente qui.

Come dice Bhagavan, è qualcosa di simile ad una nuvola di passaggio.
Tutte le credenze sono nuvole di passaggio. Non ce n'é neppure una che sia permanente. La fiducia si può smuovere. Essa è passibile di scosse, può crollare, è qualcosa di simile a questo tavolo. Questo si può tirar fuori e il tutto può essere piegato. La fiducia può subire un collasso. La fiducia può essere scossa. Per questo motivo a volte perdiamo la fiducia. Siamo forti nella nostra fiducia a momenti. Ma la fede è forte sempre, sempre costante, inamovibile, totalmente spirituale, essenzialmente Divina, ed è il nucleo effettivo del nostro Sè o essere.

Bhagavan ci assicura che essa rappresenta un nostro diritto nella vita.
E non è niente per il raggiungimento della quale dobbiamo combattere.
Non è qualcosa che sia necessario coltivare. Non è qualcosa che dobbiamo subire o qualcosa per sviluppare la quale siamo tenuti a sostenere strenui sforzi.
No. Voi siete nati con essa.

Ricapitolando, Ashradda, negligenza, e Avishwasa, miscredenza, sono i primi due "divieti".

Il terzo è Ahamkara, l'ego. Qualcuno mi stava chiedendo: "Signore, che cos'è l'ego?". Abbiamo qui alcuni studenti del primo anno del campus dell'Istituto di Bhagavan di Brindavan. Sono così ansiosi di imparare queste cose. Un paio di ragazzi sono venuti da me e mi hanno chiesto:
"Signore, che cos'è l'ego?". Che cosa dovrei rispondere? Un altro ragazzo mi ha chiesto: "Come si fa a capire se si è egoisti?". Un terzo ragazzo ha domandato:"Come liberarsi dell'ego? Qual è il sentiero per diventare privi di ego?" Loro hanno formulato queste domande sull'ego.
Ebbene, ho detto: "Amici miei, l'ego è stato molto mal interpretato.
Tutti noi abbiamo questo senso dell'ego. C'è solo una differenza nella quantità percentuale presente in ognuno. 20% di ego in qualcuno; 50% di ego in qualcun altro; 100% in molti! (Il pubblico ride) 100%, il totale!
Quindi, la percentuale di ego differisce da individuo a individuo, ma l'ego si trova in tutti!

Che cos'è l'ego? Come riconoscerlo? Ci sono varie interpretazioni di questo ego. Qualsiasi cosa in grado di dire "io" è ego: "io sono un uomo"; "io sono un professore";"io frequento il corso di specializzazione post-universitaria"; "io sono un indiano"; "io sono un capofamiglia".
Qualsiasi cosa che vi introduca in questo modo, "io sono...", è ego.
Ora ditemi, chi non lo dice? Tutti si esprimono così, perché questo "io sono", questo essere l'"io", stabilisce la vostra identità, porta all'esterno la vostra individualità.

Questa sorta di presentazione agli altri in questo mondo, questa scoperta della nostra identità, questo nostro essere "io" è l'ego. Allora è buono o cattivo? Questa domanda significa, funzionalmente: l'ego è una cosa desiderabile? Supponiamo che io dica ai miei studenti: "Bene, ragazzi!
Ora vi faccio lezione" Se un ragazzo risponde; "Signore, Dio è presente in Lei ed in me allo stesso modo. Perché deve essere Lei ad insegnare ed io devo star qui ad ascoltarLa? Si sieda. Sarò io a far lezione a Lei!" (Il pubblico ride).

O supponiamo che io chiami l'impiegato e gli dica: "Senta un po'! Mi scriva questa lettera". E diciamo che risponda così: "No. Dio è in Lei. Dio è in me. La lettera la detto io. Sarà Lei a prendere nota!"

Questo chiaramente non è funzionale. Non potete operare in questo mondo con un simile equivoco filosofico. A livello operativo, a livello funzionale, l'ego è ammissibile. E' permesso. Questo si chiama Dharma, etica, codice, è un mezzo per funzionare in modo efficace a livello individuale, a livello collettivo, a livello nazionale, e così via.

Quindi, "io sono così e così". Il nostro essere "io" è l'ego. Ma diventa negativo, diventa riprovevole, si trasforma in errore, in un grosso sbaglio, se assume forme sgradevoli. Il problema è che questo essere "io" non resterà a quello stadio. Questo essere "io" non si fermerà allo stadio di presentazione di se stesso. Non si ferma lì. "Chi è Lei?". "Sono un professore". No, non si ferma lì. "Sono un professore da trentotto anni!".

"E chi glielo ha chiesto?". (Il pubblico ride). Non mi interessa quanti anni di servizio ha sulle spalle. Questo è riprovevole. Questo ego bisogna lasciarlo perdere. In questo caso l'ego assume il significato di ostentazione.

Mettiamo che io dica: "Signore, è la prima volta che vengo a Puttaparthi. A che ora dovrei trovarmi lì per il darshan del pomeriggio?". L'uomo vicino a me risponde:"E' la prima volta!?! Per me questa è l'ennesima volta!".
Il primo uomo: "Ma il fatto che Lei sia anziano non mi disturba. (Il pubblico ride). Non ha capito la mia domanda però. Le ho chiesto a che ora dovrei essere sul posto per assistere al darshan del pomeriggio. Perché ribatte con risposte tipo "sono qui da così tanto tempo, che ho fatto innumerevoli visite. Che nonsenso è mai questo!". Questo è ego, ostentazione ed esibizione di sè.

"Signore, qual è l'orario della preghiera la sera?". Lui risponde: "Non lo sa? Andando "indietro" di alcuni anni..." "Oh, capisco. Ma perché va "indietro"? Mi permetta di mostrarle il mio di-dietro mentre mi allontano velocemente da Lei!" (Gioco di parole perché la parola "back" in inglese significa sia "indietro" che "schiena". N.d.T.) (Il pubblico ride).
Sono chiaro? Questi dati autobiografici personali ed indesiderati, questo materiale superfluo - le esperienze personali sono una cosa scontata - non capisco perché vogliamo imporli agli altri.

Alcune persone vengono e mi riferiscono: "Mentre stavo meditando, una luce è venuta da qui". Come fate a sapere se da qui o da lì? (Il pubblico ride). Se durante la meditazione non esistete, come fate a sapere da dove proviene la luce? E' immaginazione. Qualcuno dice: " Mentre medito, vedo alcune forme in movimento, altre che spariscono. Come si fa a sapere se si tratta di Dio o di un diavolo? (Il pubblico ride). Come si fa a saperlo?" Chi credete che io sia? Pensate di poter dire tutti le stupidaggini che volete? E' proprio tragico. E così oggi dobbiamo comprendere chiaramente che questo ego induce la gente a fare tanto chiasso per nulla. Questo è ciò che viene trattato nella commedia di Shakespeare "Tanto rumore per nulla".

Allo stesso modo, questo genere di pubblicità, questo genere di esibizione, questo genere di sfoggio, che Swami definisce "Spacconeria!
Spacconeria!", è un' espressione egoica. Ciò è ripugnante. E' da condannare. E' una pratica che deve essere abbandonata.

Un'altra brutta forma di ego è una sorta di senso di superiorità, proprio di chi si aspetta qualcosa o di chi si aspetta un trattamento preferenziale.
"Vuole che io mi sieda qui? Qui?! Non sa che io sono un devoto "senior"? (con maggiore anzianità, n.d.t.)". Oh-ho. Esistono quindi devoti "senior" e devoti "junior" (devoti da minor tempo, n.d.t.)? Non lo so! (Il pubblico ride). Sul lavoro, ci sono impiegati più anziani e meno anziani, con retribuzioni differenti. Ma in campo devozionale, non so.

Perché? "Non sa che questo è il posto in cui io mi siedo sempre?"
Oh-ho. Qui ci si sono seduti in mille. Lei sarà il numero mille e uno! Che cos'è tutto ciò? Questo aspettarsi qualcosa, questo trattamento preferenziale, questo senso di superiorità, sono manifestazioni dell'ego. Bisogna rinunciare a tutto questo. E questo ego è negativo, nel senso che si porta dietro anche una sorta di esclusività. Per esempio, non mi basta fare il padnamascar.
E' più importante che lo faccia solo io. (Il pubblico ride). Perché? Se lo fate anche anche voi, beh, dopo tutto, è una cosa comune. (Il pubblico ride).

Un Narayana Seva generale. Tutti hanno avuto del cibo. Allo stesso modo, "Lui ha concesso il padnamascar". "No, no,no. Se lo concede solo a me... ah-ha!". Quello è l'ego. Trattamento preferenziale, senso di superiorità, esibizionismo - tutto questo è quel brutto ego!

Un'altra domanda è, "come si è sviluppato? Perché si è sviluppato?
Perché esiste poi l'ego? Com'è che è capitato all'improvviso nella mia vita?"
E' perché col passare degli anni noi sviluppiamo una falsa immagine, una personalità illusoria di noi stessi. "Io sono così e così. Ho una pagella brillante, lo sai? Ho così tanti attestati di merito. Ho moltissime referenze, sai?!" "Aha. Vedo." Avete sviluppato una personalità, una falsa personalità. Improvvisamente, quando qualcuno chiede:"Posso sapere come si chiama, per favore?", quell'ego si sente ferito.

Conosco della gente. Permettetemi di non citare i loro nomi. Un grand'uomo viene, "grande" nel senso che egli crede di essere grande. (Non c'è niente di grande o piccolo davanti a Dio!). C'è un Seva che non sa che lui è un VIP. Non lo sa perché i Seva qui lavorano a turno. Quel Seva lo ha fermato (il VIP) perché quello è il suo dovere. Attraverso quel cancello può lasciar passare solo coloro che sono autorizzati. Perciò lo ha fermato:
"Signore, non può passare!". Il VIP ha risposto: "Ma sa chi sono io?"

Come puoi aspettarti che quello lo sappia? (Il pubblico ride). Non sei il Presidente dell'India! Non sei il presidente dell'organizzazione delle Nazioni Unite. Chi sei, in fondo? Perché pensi di essere così importante?
Perché pensi che tutti siano tenuti a conoscerti?

"Lei mi ha fermato!" Quel Seva ha risposto: "Sì! Perché no!" Il VIP era molto arrabbiato perché il suo ego era ferito. "Mi dia la sua placca di riconoscimento. Chi è il suo presidente? La butterà fuori per il collo!"
Ehi! Ma guarda un po' che genere di cose mi stavano accadendo sotto gli occhi! Non riuscivo a sopportarlo. Ho corso il rischio. Mi sono avvicinato ed ho parlato educatamente. L'antidoto per la gravità è la spensieratezza.
L'antidoto per la serietà è il senso dell'umorismo. Sono andato là e ho detto: "Signore, quest'uomo come seva è una nuova recluta. E' entrato a far parte dei Seva ieri e sta facendo esclusivamente il suo dovere. Non conosce la Sua importanza, sa. Noi sappiamo quanto Lei sia importante. (Il pubblico ride di cuore). Noi siamo a conoscenza che Lei è un V-V-VIP! Questo pover'uomo non lo sa. Per favore, lo risparmi per questa volta. Lo può scusare per questa volta".

Allora il VIP ha riso: "Sì, questi tipi non ci conoscono, dopo tutto."
(Il pubblico ride). Sono riuscito a salvare la situazione. Quello è ego, ego. E' così ripugnante. Non c'è niente di sbagliato quando questo senso dell'io è funzionale nella società o in un'organizzazione. Ma non le volgari, ripugnanti, oscene, riprovevoli manifestazioni egoiche di questo genere.

Col passare degli anni ci costruiamo una falsa personalità, una falsa immagine. Quando questa immagine, questa personalità è ferita, sentiamo dolore. Sentiamo dolore. Quando sono seduto qui, mentre Swami parla col mio vicino, è il mio ego che soffre. Naturalmente non dovrei star male.
Swami ha dato padnamascar a quello accanto a me così io L'ho potuto vedere così da vicino. Dovrei congratularmi con quell'uomo! "Hey! Ragazzo! Sei fortunato!
Oh, Swami ti ha dato il padnamascar! E' meraviglioso! A me sono occorsi sette anni solo per andargli un pò vicino. Tu hai potuto avere questo subito! Congratulazioni!"

Io non lo faccio. "Uhm... come hai fatto ad avere questo posto? Voglio proprio scoprirlo. Di dove sei?" Quindi, non è il fatto di non aver avuto io il padnamascar. Questo punto non è motivo di sofferenza per me. E' il fatto che l'hai avuto tu che mi fa star male perchè il mio ego soffre. Questo è ego. Cioè, l'ego è qualcosa di simile ad un dolore, una ferita, un'offesa ad una falsa immagine, ad una falsa personalità che un individuo sviluppa in un certo periodo di tempo. Esso è altamente pericoloso, in particolare con Bhagavan Sathya Sai Baba.

Lui può tollerare tutto. Ma questo ego è qualcosa dove Egli diventa un chirurgo. Lui pratica un taglio profondo. Devi stare malissimo. Anche quello. Che genere di chirurgo è Lui? L'ego che potresti sviluppare domani, Lui te lo opererà oggi stesso! (Il pubblico ride). Possiamo capire un'operazione se e quando è necessaria. Ma questa è un'«operazione spirituale>, un'operazione fatta ancor prima che tu ne abbia bisogno, così che non diventerai mai egoista perché è fatta oggi stesso.

Lo so. Bhagavan smise di parlare con un mio amico. Sapete che noi non ne conosciamo la ragione. E quell'uomo aveva un aspetto così cupo. Mi disse: "Signore, Swami ha smesso di parlarmi. Che dovrei fare?. "Se Lui ha smesso di parlarti, che cosa c'è che potrei fare io? Posso solo piangere con te per un po'. (Il pubblico ride). Compagni nel dolore! Non posso far nulla per cambiare la situazione!".

Ma non potevo sopportare quella vista. In qualche modo lentamente dissi:
"Swami, lui sta piangendo. Swami, lui sta piangendo, piangendo". "Ah!
Piangi anche tu!"rispose Lui. (Il pubblico ride). E poi aggiunse: "Guarda qui".
Quell'uomo era seduto dietro. Davanti c'ero io. "Guarda i suoi occhi.
Sono pieni di rabbia, pieni di odio per Me, perché non gli parlo. Per questo motivo ha sviluppato odio. Invece di sviluppare più Amore, più introspezione, più autoindagine, maggiore capacità di autogiudicarsi e di valutare se stesso, quell'uomo ha acquisito odio. I suoi occhi lo esprimono.
Il suo vero cammino è altamente egoistico. Quella strada è in riparazione.
(Il pubblico ride). Quando una strada dev'essere riparata, mettono un cartello: "Lavori in corso. Prendere la deviazione. Le auto vanno in quella direzione." (Il pubblico ride).

Perciò quando siamo egoisti, la strada è in riparazione. Per questo Bhagavan evita tutta la riga. Va dall'altra parte. Fino a quando l'autostrada non sarà pronta per il passaggio di Sai! Affinché Sai passi di lì, l'autostrada dev'essere in perfette condizioni! Finché sarà in riparazione a causa dell'ego, bene, quell'automobile, la Sai-mobile, eviterà quell'autostrada".
Questo è ciò che ha detto Lui. (Il pubblico ride di cuore).

Perciò, i nostri sguardi, i nostri discorsi, i nostri gesti, il modo in cui camminiamo, senza dubbio, tutto parla del nostro ego. Certamente, esso può essere rivelato con facilità. Swami dirà: "Non vedete come sta in piedi quello? Guardatelo, come sta in piedi". Lo dice specialmente ai ragazzi.
Quando stiamo in piedi davanti a Swami, quale atteggiamento dovremmo tenere?
Potete avere un atteggiamento che dia a chi vi sta intorno l'impressione che siete degli egoisti? In che modo presentarsi a Dio? Come parlare a Dio? In che modo vestirsi per stare davanti a Dio? Posso mettermi i jeans e roba del genere? E poi anche avere uno walkman (registratore portatile munito di cuffie, n.d.t. ) e dirgli: "Ciao ciao!". Posso comportarmi così?
Non in questa vita in ogni caso. Troppo tardi per farlo, a meno che io non sia mentale. Quindi, quale condotta assumere davanti a Dio?

Perciò, amici miei, questo ego si esprime in svariate maniere. Una volta, un giudice della corte suprema venne per il darshan di Bhagavan. Mi disse:"Signore, per favore, dica a Swami che sono qui". (Il pubblico ride).
Come uno stupido, accettai di farlo (Il pubblico ride), pensando che avrei fatto un servizio a quest'uomo ed un favore a Dio. Volevo avere una chance di starGli vicino, perché l'uomo è il peggior sfruttatore.


L' uomo è il peggior sfruttatore della Natura. L' uomo è il peggior sfruttatore che ha portato all'inquinamento atmosferico. L' uomo è il tremendo sfruttatore che ha portato all'inquinamento del cibo, all'inquinamento dell'acqua, all'inquinamento acustico, all'inquinamento da petrolio ed all' inquinamento del suolo. Non c'è soluzione all'inquinamento!
Perciò l' uomo è il peggiore degli sfruttatori. Noi vogliamo sfruttare anche il sentiero spirituale. Perciò, in accordo con il carattere dei nostri giorni, volevo sfruttare questa situazione.

"Per favore, informi Swami che sono qui", aveva detto il giudice della corte suprema. "Signore, La prego, si sieda. Vado ad informarLo, va bene?"
(Il pubblico ride). Si sedette. Io entrai. Swami era là, a tavola. Anche dei ragazzi erano pronti per il thè del pomeriggio. Dissi: "Bhagavan..."
"Che c'é? Dimmi, dimmi, dimmi". Il giudice della corte suprema è venuto per il darshan, Swami".
"Oh-ho. Ha qualche tipo di corna? Delle corna come un toro, od un bufalo maschio? Delle corna speciali? (Il pubblico ride). Siediti. Siediti qui." Per non farmi tornare da lui a riferire, Lui mi dice: "Siediti qui!".
Quell'uomo mi sta aspettando là fuori. (Il pubblico ride di cuore)

Allora ho capito che io non posso rappresentare nessuno. E' un gioco molto costoso agire per conto di un altro. Bene, mi sono ripromesso di non commettere mai più quell' errore. Molto, molto pericoloso comportarsi in quel modo.

Un signore di Londra portò delle penne d' oro. Voleva che Swami le distribuisse fra gli studenti. Ebbene, disse: "Anil Kumar, per piacere, dica a Swami che ho portato delle penne". Io acconsentii, perché ero ancora nel primo periodo della luna di miele. Non conoscevo ancora le regole. Oggi queste cose non le ascolto nemmeno. Non ha niente a che vedere con la cortesia. E' che proprio non mi entrano nelle orecchie.

Andai da Swami. "Eh? Che cosa? Dimmi." "Un devoto di Londra ha portato delle penne d'oro". "E allora!". "Swami, vuole l'intervista". "Oh, vedo. Vuoi dire che intende comprare l'intervista in questo modo? Vuole darmi una bustarella???" Swami, penne d'oro...". Oh-ho, prendile tutte tu. (Il pubblico ride). Penne d'oro, tu ne sei molto innamorato. Prendine più che puoi. Vai tu. Vai e dagliela tu l'intervista! Gliela dai tu l'intervista, perché sei tu che vuoi le penne d'oro. (Il pubblico ride di cuore).
Bene, io non voglio".

Vedete. E' solo che a volte parliamo senza sapere perché. E' il nostro ego.
Alcuni di noi dicono: "Swami non verrà da questa parte". Oppure: "Swami non ti guarderà", o "Swami vuole questo" o "A Swami piace quello". Chi siete voi per dirlo? Le relazioni di Swami sono interpersonali.

La Sua relazione con voi è diversa dalla Sua relazione con me. Ciascun individuo ha la sua relazione personale, individuale ed intima con Bhagavan.
Come posso io fare paragoni? Come posso dare un giudizio? Come posso ipotizzare un principio comune, una comune regola generale?

Negli uffici governativi, ci sono disposizioni ufficiali, che sono applicabili a chiunque. La relazione spirituale non è una disposizione generale. La relazione spirituale è troppo intima, troppo personale, massimamente confidenziale. Bhagavan rivela certe cose a voi, Bhagavan vi chiede di fare certe cose. Queste cose sono troppo personali. Non possiamo dirle a nessuno.

Amici, questa generalizzazione, il fatto di considerare le cose comuni, uniformi, applicabili a tutti, è un' espressione di ego. Visto che il tempo è scaduto, prenderemo in esame l'ultimo divieto la settimana prossima.Che Bhagavan vi benedica. Che Bhagavan vi benedica. Che Bhagavan vi benedica.