Ogni conversazione o incontro con Swami è una benedizione. Ogni chiacchierata è un'opportunità per tutti noi di raccogliere perle di saggezza e di conoscenza. Per questo motivo mi fa molto piacere portare alla vostra attenzione alcune domande poste al Bhagavan. Come voi sapete, gli argomenti spirituali non finiscono mai, perché la spiritualità tratta argomenti astratti. La spiritualità non può essere limitata a qualche argomento particolare. Occorre conoscerla in dettaglio e provare a crescere e a comprenderla.
In una recente occasione, mi pare quattro giorni fa, s'è presentata l'occasione di porre al Bhagavan una questione di fondamentale importanza, riguardante il Dharma. Molti di voi conosceranno questa parola: è un termine sanscrito che, tradotto letteralmente, significa "giustizia" o "retta condotta". Ma questo solo se lo si traduce letteralmente. Questo tipo di traduzione non spiega completamente il profondo significato della parola originale in sanscrito. Molte volte sono stato corretto dal Bhagavan per avere tradotto in modo sbagliato la parola Dharma, perché non esiste in inglese un termine che possa contenerne tutto il significato. Di solito la traduciamo con Giustizia o Retta Condotta. Ma nemmeno questo è corretto, perché così tradotta la parola perde molto del suo più profondo significato.
Ecco dunque la domanda posta al Bhagavan. Si sente spesso parlare - e molti indiani conoscono sicuramente questa parola - di satyagraha (letteralmente "sciopero della fame"). Satyagraha significa che la gente digiuna per qualche giusta protesta. Per esempio, se il governo vuole obbligarmi a fare qualcosa che non voglio, per protestare digiuno. Questo modo di agire si chiama satyagraha. Non si prende cibo, né alcuna sostanza nutritiva, fino a che il governo non cede e accetta le richieste degli scioperanti.
Questo tipo di satyagrahha è molto diffuso nel nostro Paese. Per questo motivo ho ritenuto utile porre a Swami questa domanda: Bhagavan, quale è la tua opinione sullo sciopero della fame? Che dici del satyagraha?
Swami ha risposto in questo modo: "Satya e agraha , verità e rabbia, non vanno mai d'accordo. La verità non conosce rabbia. Pertanto il satyagraha è una pratica sbagliata. Dove c'è rabbia, non può esserci verità."
Satyagraha è quindi un metodo adatto a chi vuol esprimere il proprio risentimento o il proprio disaccordo riguardo a una questione, ed è molto in uso in India. Se i prezzi aumentano, si fa sciopero della fame. E' un metodo molto comodo. E però diventato, il più delle volte un terribile mezzo di scherno.
Anche noi abbiamo qualcosa che si chiama "digiuno a staffetta". Una persona inizia la mattina alle otto, e smette alle 12, quando un altro prende il suo posto. Il tutto avviene in tre turni. Si mangia qualcosa prima di iniziare il proprio turno, dosa e puri! La prima persona sta seduta fino alle 12 quando è ora del pranzo. Fino a quel momento non mangia nulla. Starà sempre lì. Subentra poi la persona successiva dopo aver pranzato prima delle 12, e resterà seduto fino alle sette di sera. Il successivo, farà la sua cena e poi starà seduto lì fino al mattino dopo. Dormirà anche lì. Invece di andarsene a casa propria questa gente se ne starà lì, sotto una tenda o una speciale struttura messa in piedi appositamente per questo satyagraha.
Questo è il modo con cui funzionano le cose qui da noi.
Come già detto il Bhagavan afferma che il satyagraha è ridicolo e insieme orrendo. Non ha alcun senso, se la verità conosce la rabbia. Quando un uomo è arrabbiato, diventa completamente falso, la sua vita è piena di menzogne con cui cerca solo di difendersi, giustificando così i suoi errori.
Vorrebbe far diventare giuste le azioni sbagliate, ed è per questo motivo che è sempre arrabbiato. Chi urla è sempre dalla parte del torto. È sempre in errore chi perde il proprio buonumore e chi vuol giustificare ad ogni costo coloro che sbagliano, sarà sempre arrabbiato. Ricapitolando, dove c'è la verità, non può esserci rabbia. "Il satyagraha è sbagliato" Così ha detto Swami.
In un'altra occasione ho fatto un'altra domanda. Nei Veda si dice Satya nasti paro dharma, cioè non esiste codice di condotta più elevato della verità. Significa dunque che la forma più alta di Dharma è la Verità (Satya)? Swami, che cosa vuol dire " Satya nasti paro Dharma"?
Swami ha risposto: "Io non ho mai sentito prima questa citazione.
Sebbene io sia solito leggere da sempre, ascoltare gli eruditi nei templi (un'antica pratica in uso nella nostra terra), tuttavia non ho mai incontrato una tale frase." Satya nasti paro Dharma. Non esiste una giustizia più grande della Verità. Questo è il suo normale significato. Ma Swami vi dice che è sbagliato e ciò che tutti noi abbiamo sempre pensato è quindi errato.
Bhagavan è venuto tra noi per dare una nuova interpretazione, una nuova dimensione, per gettare nuova luce su nozioni radicate, allo scopo di interpretare queste vecchie nozioni in termini nuovi più aderenti all'epoca dello spazio e dei computer o dell'elettronica nella quale viviamo.
Questa è una delle cose più affascinanti di questo presente Avatar, e per questa ragione Egli attira gente da tutto il mondo. Egli offre sempre nuove interpretazioni, nuovi significati. Vediamo quindi che cosa ha dunque detto?
"Satya nasti paro dharma" significa che satya o la Verità è la base sulla quale è costruita la casa del Dharma.
La costruzione del Dharma o la casa della giustizia ha per fondamenta la Verità o Satya. In questo contesto, Satya nasti paro Dharma significa che non ci può essere Dharma senza Verità. Spiegazione semplicemente fantastica, no?
C'è un altro detto vedico. "Vedo kihilam dharma mulam". Che cosa vuol dire Dharma in questo caso? Cos'è esattamente il Dharma? La parola Dharma è molto spesso motivo di confusione ed è usata molto di frequente. Noi diamo lo stesso significato di Dharma a molte cose. Questo è il motivo per cui il Dharma interessa molto ai più giovani. Se dovessi chiamare i più giovani ed istruiti dicendo che voglio parlar loro del Dharma, direbbero subito "Oh, basta, basta!" Essi non vogliono sentirne più parlare, perché diamo sempre le solite vecchie interpretazioni.
Lo scopo della presente Incarnazione è invece quello di dare nuove interpretazioni, che non necessariamente sono in contrasto con le vecchie, ma sono più aderenti alla nuova situazione e alle presenti circostanze, al giorno di oggi e a quest'epoca della tecnologia. Cosa ha allora detto il Bhagavan?
Questa la domanda: "Vedo khilam dharma mulam" che cosa significa?
Ecco la spiegazione: "Ci sono due parole: Veda e Dharma". Veda è una parola usata molto spesso dalla gente, che ripete molto spesso che i Veda sono il modello, i Veda sono l'esempio, i Veda sono grandi, anche se forse non conoscono neanche una parola contenuta in essi. In realtà i Veda sono molto più lodati che letti, sono più citati che seguiti. Essi sono più violati che osservati. E' così, la gente è più propensa a lodarli che a seguirli.
La stessa cosa avviene per il Dharma.
Il Bhagavan ha proseguito così la Sua spiegazione: "Veda è il testo che parla di riti spirituali e religiosi, di pratiche spirituali come ad esempio Yajña e Yaga" Per tutti i riti spirituali, per esempio, vengono descritte le modalità con cui vanno eseguiti, indicate quali persone dovrebbero farli e in nome di cosa vengono offerti. Quindi, i Veda parlano di alcune pratiche che si suppone dovremmo fare come devoti di Dio e fedeli. Questo è il Dharma. Dharma é quindi seguire queste pratiche spirituali scrupolosamente.
"Vedo khilam dharma mulam" significa che dobbiamo seguire certe pratiche spirituali e osservare certi riti come è descritto nel testo vedico."
Finora ci han fatto credere che i Veda siano pieni di Dharma. In realtà, i Veda non sono nient'altro che il Dharma. Quindi, Swami dice: "E' vostro preciso dovere seguire ciò che dicono i Veda"
E' vostro preciso dovere seguire ciò che dice la Bibbia. I Dieci Comandamenti devono essere messi in pratica e il Sermone della Montagna dev'essere ripetutamente recitato.
Questi sono i principi a cui aderire, che devono essere praticati, nella vita di tutti i giorni per sperimentare la pace a livello individuale e per stabilire la pace a livello della comunità. Come sapete i 10 Comandamenti insegnano all'uomo come ci si deve comportare a livello individuale, mentre il Sermone della Montagna riguarda la morale sociale. In altre parole basterebbe seguire questi due per avere pace a livello individuale e a livello della comunità. In questo modo si stabilirebbe anche l'ordine sociale. I Veda dicono proprio queste cose. Sia a livello d'individuo che collettivo.
Questi principi, così come sono riportati nelle Sacre Scritture, devono essere seguiti. Questo è ciò che significa Vedo khilam darma mulam .
Bhagavan, ho un'altra domanda: "Dharmo rakshati rakshitaha" cosa significa?
Significa che se tu proteggi il Dharma, poi a tua volta verrai protetto anche tu. Ma allora che cosa significa Dharma in questo caso? Il Bhagavan ha detto quanto segue:
"Proteggere il Dharma significa assolvere tutti gli obblighi, le responsabilità di famiglia, gli obblighi professionali, i vostri doveri come padroni di casa e i vostri doveri come impiegato. In questo caso il Dharma sempre vi proteggerà.
Per esempio se come impiegati fate bene il vostro dovere, il vostro posto di lavoro sarà ben protetto. Se invece non fate il vostro dovere e non fate bene il vostro lavoro, allora correte il rischio di essere licenziati.
Seguire i vostri obblighi professionali o vocazionali è ciò che viene chiamato Dharmo rakshati rakshitaha, e cioé 'eccellente professionalità'. In mancanza di questo è molto probabile che il vostro lavoro sia a rischio.
Sulla falsariga di questo esempio, miei cari amici, il Dharma significa molte altre cose:
1) obblighi individuali;
2) responsabilità sociali;
3) doveri professionali;
4) pratiche spirituali e religiose come si ci aspetta da voi.
Il Bhagavan ha così spiegato il concetto di Dharma lasciando tutti stupefatti, perché nessuno aveva mai sentito una simile interpretazione.
Un'altra volta abbiamo avuto l'opportunità di proporre quest'altra
domanda:
l'India od ogni altro paese democratico è una repubblica democratica e sovrana, e uno stato laico. Queste sono parole che usiamo molto spesso.
Il nostro è uno stato secolare, tutti i giornali lo dicono. Ogni parte politica incolpa l'altra parte di essere non-laico. Essendo ora in periodo di elezioni, la gente è molto occupata a scambiarsi accuse, addossarsi colpe e controcolpe, compiendo continui abusi e usando un linguaggio veramente molto pesante. Cose di questo genere le leggiamo tutti i giorni sui giornali e questo attira la nostra attenzione (per inciso, personalmente non leggo i giornali).
Quando ho posto questa domanda, "cosa si intende per stato laico?", il Bhagavan ha detto: "Che cosa intendi tu con queste parole? Prima dimmi che cos'hai capito tu." Così si espresse perché voleva rivendicarsi l'opportunità di dirmi che ho sbagliato. Sono infatti frequenti le occasioni che Gli offro di essere corretto. Faccio un sacco di errori, un mucchio di sciocchezze! Ma mi va molto bene così. Infatti, in questo modo, invece di essere chiamato sciocco dagli altri, vengo chiamato sciocco dallo stesso Bhagavan, il Creatore! E questo è decisamente preferibile. Non m'importa assolutamente se Lui mi definisce sciocco. Va bene così!
"Allora cosa intendi con la parola stato laico o secolare?", mi chiese.
"Bhagavan, io penso che stato laico sia uno stato che non ha nulla a che fare con la religione" Come al solito, come avviene sempre, mi replica:
"Sbagliato!" "Oh, capisco! - Gli dico io - Allora cos'è questo stato secolare?" Amici miei ascoltate bene cosa mi ha risposto, perché è una favola come non ne avete mai udite. Ha detto: " Stato laico non si riferisce a ciò che non è religioso. No. Stato secolare non si riferisce a ciò che è ateo, o che nega Dio. No.
Stato laico significa che tutti hanno la libertà di praticare e diffondere qualunque religione. La pratica e la diffusione della propria fede nella religione è lo stato secolare, è secolarizzazione; è uno stato in cui, inoltre, non deve esistere alcuna critica verso le altre forme religiose."
Si suppone che nessuno esprima alcuna critica verso le altre religioni.
Ognuno è libero di praticare e diffondere la propria religione. Questo è il significato di 'secolare' secondo quanto ha spiegato Swami.
Il professor Gokak ha descritto il Baghavan dicendo "Baba è l'antico nel moderno". Egli rappresenta la tradizione nella modernità. Tutta l'antica saggezza nello stile moderno è la quintessenza del messaggio del Bhagavan Shri Sathya Sai Baba. Ascoltate ora com'Egli spiega la stessa idea, lo stesso tema.
Nella Bhagavad Gita c'è un versetto: Swadharmey nidhana sreyaha.
Paradharma bhayavaha. Baba spesso lo ripete.
Amici miei, non è per fare sfoggio della mia erudizione nella lingua sanscrita che vi ripeto continuamente queste frasi in sanscrito. Non sono un esperto di sanscrito, e questo è un fatto, ma molte delle frasi che Swami ripete abbastanza spesso, mi sono diventate familiari per via del mio lavoro d'interprete. Non posso brancolare nel buio, ma cerco di familiarizzare con le Sue frasi più frequenti.
Questo dunque è ciò che dice spesso: Swadharmey nidhana sreyaha.
Paradharma bhayavaha. Cosa significa?
Swami ha spiegato: swadharmey: è la tua religione, la tua fede, il tuo stesso modo di vivere; nidhana shreyaha: è ciò che assicura tutto il benessere, ciò che garantisce un miglioramento, è un passo verso il progresso. Sì, il vostro modo personale di vivere, la vostra stessa convinzione, ciò che assicura l'avanzamento e il progresso; paradharma:
sono gli altri cammini, le altre vie imposte; bhayavaha: è ciò che non é molto conveniente da adottare o da seguire. Io ho il dovuto rispetto per l'Islam, la fede dei Mussulmani. Ciò non significa che la intenda seguire. Non è facile. Forse ci potrò provare nella prossima vita. Dal momento che non ho avuto molto successo con la religione nella quale sono nato, a che serve che ne adotti un'altra? In questa vita io non ho ben capito appieno la mia attuale religione. A che mi servirebbe adottarne un'altra?
Allora swadharmey nidhana shreyaha significa seguire la propria religione.
Paradharma bhayavaha significa che non è così facile adottare altre religioni, aderire ad esse e seguirne gli insegnamenti. Questo è ciò che ha spiegato Swami che corrisponde ad un concetto eternamente valido e non solo un'idea di questi tempi. Sarà sempre così, indipendentemente dal tempo.
Questo è chiaramente scritto nella Bhagavad-gita stessa e ciò è quanto il Bhagavan ha detto. Io non so dirvi nulla di più. Ho appreso che sono stati gli esperti di Costituzione Indiana a includere la parola 'secolare', e a definirsi grandi. Io so che la Coscienza super esperta è il Signore Krishna e che ha affermato questa cosa nella Bhagavad-Gita.
Attraverso domande e risposte come queste s'imparano molte cose. Quando ascoltiamo un discorso o una chiacchierata, vengono evidenziate tante cose dette da tanta gente, che coprono molteplici aspetti della vita umana e del comportamento Queste domande e risposte restringono la portata del soggetto in modo che l'argomento trattato possa andare direttamente nel vostro cuore.
Questo è lo scopo.
Ecco un'altra domanda posta a Swami: C'è un personaggio nel Ramayana, Lakshmana che è il fratello di Rama. La domanda è: Lakshmana è attaccato al denaro e all'oro? Era una domanda che voleva provocare in maniera molto diretta e spirituale Swami, e intendeva far colpo su di Lui.
Il Bhagavan rispose con disappunto. "No! Ma perché mi fai questa domanda? Tu sei attaccato al denaro e all'oro, ed è per questo che accusi Lakshmana.
Ogni cosa è una reazione e un riflesso. E' solo un riflesso dell'essere interiore. Che schifo! Chi! (espressione telugu che indica disgusto).
Lakshmana non era assolutamente così!"
Mi aspettavo la Sua reazione e avevo predisposto la mia strategia. "OK Swami, ora ti spiego perché ti ho fatto questa domanda. Dopo l'uccisione di Ravana, Rama si accingeva a ritornare ad Ayodhya, alla sua terra natale. Fu allora che Lakshmana gli disse: Fratello, perché non ci stabiliamo qui a Lanka? Perché vuoi tornare a Ayodhya. Lanka è più bella e piena d'oro.
(Esattamente come è ora la Sai Kurwant Hall! Tutta piena di oro). E' una vera bellezza! Perché quindi tornare adesso ad Ayodhya. E non solo questo ma in tutti questi anni della nostra assenza, dal momento in cui siamo partiti, Bharata si è preso cura molto bene del paese. Lasciamo che continui a farlo, visto che ormai si sarà abituato e anche la gente si sarà abituata al suo stile di governo e di amministrazione. Perché quindi non ci sistemiamo qui a Lanka che è piena di oro, ha case bellissime, e grandi costruzioni.
Perché non restiamo qui? Perché dunque Lakshmana avrebbe parlato così se non avesse amore per il denaro, le proprietà e l'oro?"
Il nostro Dio, strenuo difensore delle Scritture, grandissimo campione di morale, che cosa ha detto? "No, No, Lakshmana ha fatto questa domanda affinché tutti i leaders avessero l'opportunità di ascoltare l'insegnamento di Rama al mondo per mezzo della risposta data a questa domanda.
Lakshmana ha fatto questa domanda in modo che Rama potesse dare la Sua risposta.
Attraverso questa risposta noi potremo conoscere il Suo messaggio" (Mi rendo conto che la domanda non era poi così stupida, se alla fine ho ottenuto come risposta un messaggio tanto importante! Non era poi così sbagliato porre la domanda! O Dio, ti prego, incoraggiami e fai in modo che io possa fare ancora tante domande di questo tipo, se la cosa alla fine diventa così positiva!)
Allora, qual è stata la risposta di Swami a Lakshmana, che lo implorava di sistemarsi là, e restare a Lanka per sempre? Come rispose Rama a questo interrogativo? Egli disse, "Guarda qui, fratello! Lanka non è la nostra madreterra, non è il nostro paese natale. Per la semplice ragione che un'altra donna è bella non ti piacerà certo chiamarla madre. Non importa quanto sia bella. La tua stessa madre può essere bruttissima e terribile, ma questo non significa che devi andare in giro a denigrarla. La bellezza non è il criterio per stabilire se essa sia tua madre o no. Anche se l'altra è bellissima non puoi dire che é tua madre. Impossibile!
Lo stesso vale per Ayodhya. Il nostro vecchio paese, la nostra terra natia può non essere molto ricca e neppure piena d'oro, ma nonostante questo è la nostra terra madre. E questa terra dorata come è Lanka, non è il mio vero paese. Janani janma bhoomi è quanto ha dichiarato Ramachandra in questa sacra scrittura del Ramayana. Janani è la madre. Janma bhoomi è la madre terra. Swarga significa uguale al paradiso o al vero e proprio cielo.
La nostra madre e madreterra sono il vero paradiso. Questo è ciò che Rama ha detto. Allora, Lakshmana ha posto la questione in modo che noi potessimo trarre beneficio dall'ascoltare il comando divino, il divino insegnamento.
Non è quindi che Lakshmana sia attaccato all'oro". Oh, adesso ho capito.
Dopo questo il Bhagavan ha aggiunto, "Lakshmana ha seguito Rama, sebbene questo non fosse necessario. Infatti, era Rama che doveva andare via, ma Lakshmana ha scelto di seguirlo. Se egli avesse voluto un regno sarebbe rimasto a casa. Nessuno glielo aveva chiesto e non erano state stabilite particolari condizioni e comunque in nessun modo gli era stato ordinato. Ma egli decise molto semplicemente di seguirlo, a causa del suo amore per Rama e non per amore dell'oro o di un regno." In questo modo egli ci ha spiegato queste cose che sono veramente incredibili e non abbiamo mai sentito da altre fonti
A questo punto io gli ho fatto un'altra domanda: "Lakhshmana è solo un uomo irascibile oppure è turbato ed emotivo? Rama è noto per la sua mente equilibrata, equanime, tranquilla e composta. Quale era invece il temperamento e il livello di emotività di Suo fratello?"
"No, no, no!", ha subito risposto Swami. Egli non gradisce che si dica qualcosa di cattivo su questi personaggi. "Perché Mi chiedi queste cose?"
Naturalmente avevo una giustificazione: "Dopo avere lasciato Ayodhya insieme con Lakshmana e Sita, raggiunsero la vetta di una montagna.
All'improvviso si accorsero che molto lontano si vedevano grosse nuvole di polvere e sabbia. Il vento era pieno di polvere e ovunque c'era sabbia proveniente da molto lontano. Immediatamente Lakshmana si arrampicò su un albero e vide un'armata, con battaglioni, cavalleria, fanteria, cavalli ed elefanti che si avvicinavano.
Lakshmana scese prontamente dall'albero e così parlò a Rama: " Fratello, guarda! Bharata non è soddisfatto di averci mandato in esilio. Non gli basta di averci cacciato da Ayodhya, e sta venendo qui con la sua armata per ucciderci. Eccoli la stanno venendo proprio adesso!" Non sono forse queste le parole di un timoroso? Non sono le parole di una persona emotiva?
Non suggeriscono che il suo equilibrio era andato smarrito nella paura e nell'emozione di quel momento?" Questo è ciò che io dissi a Swami, e questa fu la Sua risposta:
"No, no! Bharata avrebbe preferito venire da solo." Perché mai battaglioni armati lo seguono se deve fare una semplice richiesta? Quando si vuol chiedere qualcosa a qualcuno non è necessario farsi seguire da migliaia di persone. E' stato quindi un errore di Bharata venire in questo modo?
"Non è errore di Lakshmana nel non comprendere questa cosa."
"Ho capito, molto bene. Ma c'è un'altra cosa che io non capisco, però Bharata ha commesso un grave errore perché avrebbe dovuto venire da solo per chiedere a Rama di ritornare. Bharata ha sbagliato! (Lo scopo delle mie domande era quello di portare Swami al punto di dire che l'uno o l'altro avevano sbagliato. Ma egli continuò fino in fondo a difendere ogni ruolo dell'epica). Perché si sarebbe fatto seguire da un esercito come quello?
Egli ha sicuramente commesso un grave errore!", ho finalmente concluso alla presenza Swami.
"No, no", rispose. "Ma perché no?", Gli chiesi. E Swami, di rimando:
"Anche le persone armate volevano avere il Darshan di Rama e per questo motivo hanno seguito Bharata. Erano disperate per la Sua partenza e semplicemente seguirono Bharata senza averlo chiesto e senza essere stati sollecitati a farlo." Questo è tutto. Solo perché anche loro erano devoti di Rama.
"Ah, ho capito. Quindi anche Bharata non ha sbagliato."
Amici miei, questo è il segreto di questa Incarnazione. Questo è il mistero della storia di Bhagavan Shri Sathya Sai Baba: ogni ruolo è esaltato, ogni personalità è portata a grandi altezze, dal profondo a grandi altezze.
Non riuscirete mai a portarle verso il basso, non potrete mai diminuire il ruolo di uno di questi personaggi delle Sacre Scritture epiche. Questa è la ragione perché occorre studiare l'esegesi che Sathya Sai Baba fa delle sacre scritture, allo scopo di conoscere la verità e il significato che si cela dietro queste epiche storie.
Voglio ora condividere con voi qualche altro punto che è stato portato alla nostra attenzione e che sono certo sarà per voi del massimo interesse.
Esistono persone che amano provocare tutti, anche quando non è necessario.
Essi sfidano anche Dio perché non hanno nessun'altro da sfidare, ma miseramente falliscono. Quando la gente provoca, come debbo prenderla da un punto di vista spirituale?
Fisicamente potrei battermi con loro con il risultato di un bel match di boxe. Da un punto di vista intellettuale potremmo cercare di discutere per vedere chi ha ragione. Scientificamente, potremmo tirare avanti con invenzioni, scoperte e leggere qualche scritto o argomentazione che possa provare la nostra eccellenza nei confronti dell'altra persona, che ci sta provocando in quel momento. Allora quale dovrebbe essere la mia attitudine verso chi mi provoca senza alcuna ragione? Questa è stata la domanda posta al Bhagavan.
Ed Egli ha risposto: "Ricordati che tu devi rispondere a chi ti provoca, solo se la persona è del tuo livello". Chi è all'asilo non può venire e sfidarti e per esempio chiederti "Sei preparato in Botanica? Che risposta potresti dare a un piccolo ragazzo? E che succederebbe se poi ti dice:
Signore, lei non sa assolutamente nulla di Botanica!" Cosa potrei rispondere? Che qualcosa ho imparato, insegnando gli ultimi 37 anni!
Se un piccolo ragazzo viene e ti chiede: "Tu non sai nulla di Botanica" è meglio che me ne stia zitto o posso rispondere alla provocazione? La sola cosa da fare è dargli un bacio e dire "Grazie!"
O se uno studente non laureato mi provocasse dicendomi: "Signore è vero che sapete alcune cose, ma dovreste sapere molto di più", potrei rispondergli:
"Sai dire solo questo. Pertanto il tuo giudizio non può che essere limitato.
Questo è tutto". Così io non posso accettare le provocazioni di gente qualsiasi come potrebbe essere Tom, piuttosto che Dick o Harry? No!
Bisogna sempre essere pronti ad accettare le provocazioni, ma si deve rispondere solo se l'altra persona è del nostro stesso livello.
Poi Swami ha aggiunto tre cose: Dovreste battervi con persone simili a voi, non con tutti Non potete mettervi con un allievo, con un ragazzo. Non posso battermi con chi è molto più giovane di me. La gente direbbe: "Tu sei mezzo matto, perché ti batti con questa persona? Dovresti batterti sono con quelli come te."
Il secondo punto riguarda le alleanze, alleanze matrimoniali tra persone uguali. Non potete aspettarvi che un illetterato possa sposare una laureata in Filosofia. Chi non sfoglia alcun libro non può sposare un laureato.
I matrimoni devono essere tra persone dello stesso livello. Ragazzi e ragazze che si sposano devono avere uno stato uguale.
Allora cosa pensa Swami dell'amicizia? Anche l'amicizia può esistere solo tra persone di pari livello. Una persona molto colta non può essere amico di un ladro. Impossibile! Un materialista non può farsi amico uno spiritualista. Allora, cosa mi dici di un uomo serio? Egli non può mai essere amico di un tipo gioviale? Impossibile! Al contrario può avere come amico uno Shakespeare, qualcuno che sia serio quanto lui.
Ricapitolando per quanto riguarda la risposta alle provocazioni, le sfide, il matrimonio, e l'amicizia, tutto dovrebbero essere tra pari e non tra persone qualsiasi.
Adesso richiamo la vostra attenzione su un'altra domanda posta a Swami.
Quale è la differenza tra Scienza e Spiritualità? Io credo che questo possa interessare tutti. Non occorre essere studenti di Scienze per apprezzare queste risposte. E' sufficiente essere scientifici nel modo di pensare.
Vivere scientificamente è abbastanza diverso dall'essere studenti di Scienze. Gli studenti di Arte, non necessariamente sono artisti anche se hanno ottenuto il titolo di M.A. Potrebbero anche essere malandati, senza alcun coinvolgimento nell'arte. Per questo sto parlando solo di "temperamento scientifico". Allora, "Qual è la differenza tra scienze e spiritualità?" questa è la domanda che è stata posta al Bhagavan.
E con quanta grazia ha risposto! Sono certo che queste cose non le avete mai sentite altrove. Vediamo cosa ha detto? Primo: La scienza parla di questo e la spiritualità parla di quest'altro. Usando parole sanscrite si dice che la scienza parla del Tvam, mentre la spiritualità parla del Tat. La Spiritualità si riferisce al Tat, Quello. La Scienza si riferisce a Questo, Tvam. Questa è la prima differenza.
La seconda differenza: La scienza conduce esperimenti, elabora e spiega ciò che è vicino, mentre la spiritualità vede oltre le cose. Ha una visione totale e vede le cose lontane. Così la spiritualità pensa alle cose lontane, visioni lontane, forza morale, e vede oltre le cose, mentre la scienza parla di ciò che è vicino. E questo è il secondo punto.
Il terzo punto: la scienza parla della materia, inerte, materia non vivente, composta dai cinque elementi. Non c'è nulla più di questo. Negli USA o in Russia o in Germania o in Giappone o dovunque vogliate, in qualunque momento e in ogni luogo, sia a livello di studio sia a livello di sviluppo e ricerca è assolutamente limitata ai cinque elementi. In USA c'è un sesto elemento.
Hanno fatto alcuni esperimenti negli Stati Uniti, ma questi riguardano un sesto senso e non un sesto elemento. Il numero degli elementi è rigorosamente cinque: Spazio, Terra, Aria, Fuoco ed Acqua. Questi cinque elementi sono la base di tutto.
Quindi, la scienza è limitata alla materia o ai cinque elementi, mentre la spiritualità parla della parte spirituale che è dentro di noi. Così, la scienza parla degli elementi, della materia che è esteriore, mentre la spiritualità enfatizza lo spirito che è dentro, lo spirito della materia, lo spirito del mondo.
Altro punto, la scienza è condizionata, è limitata dai sensi. I sensi si riferiscono a ciò che si vede, a ciò che si sente e a ciò che si tocca.
Quindi la scienza è limitata allo studio e alla osservazione delle cose attraverso i 5 sensi, i sensi della percezione. La spiritualità è invece un'esperienza al di là dei 5 sensi, sopra di essi. Quindi la spiritualità è sopra i 5 sensi, mentre la scienza è sotto, ne è condizionata. Vedete, hanno scritto una bellissima cosa qui! La scienza è un esperimento; la spiritualità è un'esperienza . La scienza è fisica, mentre la spiritualità è metafisica.
La scienza parte da un punto e termina in un altro punto come la lettera C, con tutta la falsità e approssimazione che c'è. Per questo motivo la scienza con il passare del tempo, contraddice le sue stesse scoperte e le sue teorie. Ciò che era vero una volta, adesso non è più vero. La teoria Atomica di Dalton, che l'atomo sia indivisibile e indistruttibile, una volta era considerata assoluta Verità. Oggi non è più così. O l'ipotesi di Berzelius che i gas in uguali condizioni di temperatura e pressione contengono lo stesso numero di atomi, o qualcosa del genere, oggi è solo storia.
Così la scienza parla di fatti, non di verità. Cerchiamo di comprendere questa cosa. I fatti sono diversi dalla verità. Un fatto è ciò che cambia.
Un fatto dipende da certe condizioni prevalenti in quel momento, come la temperatura, la pressione, il ph e altre condizioni, condizioni fisiche come l'ambiente che circonda il posto dove il fenomeno avviene.
La spiritualità parla della Verità, che è immutabile. I fatti cambiano con il tempo. E' una distinzione e una differenza molto sottile. Il Bhagavan lo ha sottolineato molto. Per renderlo ancora più chiaro ha poi aggiunto:
"Oggi voi state indossando una camicia e dei pantaloni. Questo è un fatto.
Ieri indossavate un abito intero. Ed anche questo è un fatto. Ma voi siete sempre la stessa persona, sia ieri che oggi. Questa è verità. Così voi, la stessa persona di ieri, la stessa persona d'oggi, siete il simbolo della verità, mentre l'abito di lana che indossavate ieri e la camicia e pantaloni che indossate oggi sono un fatto perché hanno subìto una variazione da un giorno all'altro. In questo modo il Bhagavan ha spiegato la differenza tra scienza e spiritualità.
Mentre la scienza è come la lettera 'C', che inizia in un punto e finisce in un altro, con falsità e imprecisioni nel centro, la spiritualità è come la lettera 'O': termina nello stesso punto in cui comincia ed è piena:
Purnamada purnamidam.
Questo vuol dire che è completa: conoscenza completa, applicazione universale, esperienza totale. Questa è la spiritualità. E' olistica, imparziale, totale, completa e assoluta. La spiritualità non è mai relativa.
E ancora, la scienza è nella testa. Per questo motivo la gente è arrogante ed egoista. Le persone che vanno avanti con la testa, con il grado e lo stato sociale, la conoscenza, la posizione e tutte queste cose mondane sono come un pallone gonfiato. Essi volano alto per via della loro testa.
Per questo motivo la gente usa dire "testardo", testardo e pieno d'ego.
Quindi la scienza è un prodotto della testa, e significa conoscenza esteriore, significa Prakriti. Il mondo naturale è tutto ciò che è esterno, esteriore, mondano, fisico, momentaneo, variabile; è ciò che cambia. Tutto questo è la scienza.
La scienza è solo esteriore, mentre la spiritualità è interiore. Il cuore è il posto dove risiede la spiritualità. Il cuore sente, il cuore risponde, il cuore è sensibile.
Per questo motivo la gente dice "Te lo dico con tutto il cuore".
Nessuno dice "Te lo dico con tutta la testa"! C'è tra voi qualcuno che lo dice?
Testa sta a "testardo", come cuore sta a "tutto il cuore". Questo è il modo corretto di dire le cose per quel poco che io conosco della lingua inglese.
Quindi con tutto il cuore significa "resa totale". Io lo so. Quando dico "con tutto il cuore" io lo sento.
Quindi la spiritualità è qualcosa che emerge dal cuore., coinvolgimento totale, assoluta convinzione, sentimento totale, mentre la scienza è qualcosa che viene dalla testa e che cambia a seconda delle circostanze.
E ancora: la spiritualità, il cuore è come un serbatoio, mentre la scienza è come un rubinetto. Il rubinetto è nella parte inferiore del serbatoio; se fosse nella parte superiore, l'acqua non uscirebbe. Il serbatoio deve stare ad un livello superiore, mentre il rubinetto dev'essere nella parte inferiore, altrimenti l'acqua non esce. Quindi, la spiritualità è come un serbatoio dell'acqua, mentre la scienza è come un tappo, da dove esce l'acqua, ma solo una parte. Tutta l'acqua è lì nel serbatoio, che non è altro che la spiritualità, come ha spiegato il Bhagavan.
Mi fa molto piacere anche dirvi che oggi sono state fatte cose semplici. Noi non possiamo sprecare molto tempo, perché siamo molto, molto occupati.
Siamo occupatissimi nel percorrere lunghe distanze per raggiungere il posto di lavoro, e ripercorrerle poi per tornare a casa. Per questo non è possibile dedicare ore ed ore alla religione e alla spiritualità. Impossibile! Se vi dicessi: "Se siete realmente persone spirituali, passate due o tre ore in meditazione, tre ore cantando i bhajan e tre ore a leggere testi sacri!", qualcuno potrebbe dirmi: "Devo forse farmi licenziare? Che pretendi da me?
Che viva d'aria o digiuni?"
Sentiamo cosa risponde il Bhagavan: La spiritulità non è un'attività estranea, diversa dagli altri lavori. Non è una cosa meccanica o una routine. Tutto ciò che facciamo può diventare spirituale. Non è così?
Anche gli affari possono essere spirituali? L'insegnamento può essere spirituale?
La professione medica, l'ingegneria possono essere spirituali? Perché no?
Il Bhagavan dice: Una volta che noi offriamo il nostro lavoro, il nostro ingegno a Dio, in quel momento tutto diventa spirituale. "Signore, Ti offro i frutti del mio lavoro. Ti offro i risultati e le ricompense del mio comportamento e delle mie ricerche. Fa' che Ti siano graditi. Ti prego, accettali!" Una volta offerti i frutti, una volta offerte le ricompense del vostro impegno, comportamento e sforzi, il lavoro diventa devozione. Il lavoro si trasforma in devozione una volta che noi offriamo tutto.
Cosa significa offrire? Il mio lavoro non è un vassoio con la colazione che può essere offerto. Se sul vassoio ho del puri allora so a chi posso offrirlo. Ma come si fa ad offrire il proprio lavoro?
Il Bhagavan l'ha spiegato più di una volta. Esprimete con chiarezza i vostri sentimenti: "Fa' che io parli solo del bene e mai del male. Fa' ch'io pensi al bene e non al male" Quindi, nel pensare, parlare e fare tutto ciò che è bene, e nell'evitare tutto ciò che è male, c'è vera spiritualità.
Spiritualità non significa ripetere il nome di Dio per tutto il giorno.
È un controsenso avere la testa piena di gelosia, di odio e prepotenza, e credere di essere spirituali. Teste inquinate e teste vuote non vanno d'accordo con la spiritualità. Qualunque sia il numero delle volte che ripetete "Sai Ram", anche se fosse 10 mila volte, io vi risponderei: se anche lo ripeteste un milione di volte restereste sempre un babbeo, e questo è tutto!"
Se la testa non è pura, se la testa non è piena di uno spirito di totale resa, non può esistere la spiritualità.
Tornando al punto in questione, il Bhagavan dice: "Tutte le azioni non egoiste sono spirituali. Tutto ciò che è puro e altruistico è spirituale.
Semplicissimo, no?" Potete essere chi volete, un esperto d'informatica, un conferenziere, un dottore o chiunque vogliate. Se invece pensate "Questo è il mio lavoro", allora diventa un rituale. Ritualità e spiritualità sono due cose diverse. Il lavoro diventa un rituale quando è meccanico.
Conoscete persone che dicono: "Ah, ora è il momento della puja, dalle 5,30 alle 6. Per favore, aspettate, perché questo è il momento dedicato alla puja".
Ta-ta-ta-ta-ta ( Anil imita i gesti di una puja). Prendono dei fiori dalla casa del vicino e li vanno a mettere davanti ad una foto di una divinità, poi "Ram, Ram, Ram". Oh! due minuti e tutto è finito! Bah! (Anil fa una faccia di disapprovazione). Io dico che tutto questo è un rituale. E' rituale perché avete fretta di completare la vostra puja. "Oh, ancora cinque minuti, ti prego. Che nessuno disturbi, per favore dite a me...chiamate me... ci dispiace farvi attendere per ancora cinque minuti.
Hari!
Hari!" Bah! Così si perde ogni fascino. Si perde ogni scopo.
Ricapitolando, il "rituale" è tutto ciò che è meccanico, ciò che è routine, ciò che è senza senso, ciò che ha perso la sua importanza, la sua freschezza, la sua fragranza. Invece lo "spirituale" nasce quando c'è totale sincerità. Quando le vostre azioni sono offerte a Dio con sincerità, allora sono spirituali. Se invece le fate in modo totalmente meccanico allora divengono un rituale.
Poi il Bhagavan ha detto: "Il dovere è Dio. Il lavoro è devozione". Non c'è nulla di spirituale in un rituale. Lo spirito è qualcosa di totalmente diverso. Allora cosa significa yajña? Yajña significa azione senza egoismo.
Noi pensiamo che yajña sia un rituale. Yajña è il rituale che richiede tanti preti e tanto ghee. Grandi Yajña vengono fatti nel Poornachandra Auditorium!
Non è necessario tutto questo. Ogni azione senza egoismo è Yajña. Ogni pensiero puro è Yajña. Ogni cosa dedicata a Dio è Yajña, ogni cosa affidata a Dio è Yajña.
Questo è il motivo per cui Dio, il Signore Shri Sathya Sai Baba fa diventare così semplice la spiritualità, così pratica, così aderente alla vita di tutti i giorni. Per questo motivo la gente Lo segue. La gente ama ascoltare le Sue interpretazioni. E tutti i miracoli sono in questa direzione, per portarci tutti lungo il cammino spirituale.
Un semplice esempio. Nella Bhagavad-Gita si dice: "Miei cari, se voi vedete Me in ognuno e tutti in Me, ricordatevi che avrete sempre la mia attenzione." E Io ripeto: Se vedete Me in ognuno, se vedete tutti come incarnazione Divina, se vedete la Divinità in ognuno, e secondariamente se vedete tutti in Me, se capite che tutto il mondo è in Me, che la creazione è Mia, e che io, essendo il Creatore, sono in tutti e tutti sono in Me, allora Io sarò sempre con voi e avrete la mia continua attenzione"
Questo è ciò che è scritto nella Bhagavad Gita ed è ciò che il Bhagavan ha spiegato adesso.
Eccovi ancora un altro piccolo esempio. C'era un devoto italiano che venne da Swami e disse "Bhagavan, ti ho visto lo scorso anno, ma non capisco perché non ho potuto dimenticarti per tutto quest'anno. Per tutto l'anno ho sempre pensato a te! In ogni momento! Perché Perché?" Questo era il suo problema. Il nostro problema è invece "Perché mi scordo così facilmente di Te?" Questo è anche il mio problema, mentre il problema del devoto italiano era "Perché non ti ho dimenticato?"
Ecco quale è stata la risposta di Swami. "La ragione è molto semplice.
Io sono in voi. Se io sono in voi, come è possibile dimenticarmi?
Impossibile!"
Questa è ciò che ci viene comunicato in modo indiretto, con una esperienza indiretta, dalla Bhagavad-Gita quando si dice. " Io sono ovunque, Io sono in te e tutto è in Me."
A Hilda Carlton (a questa grande donna, Swami disse un'altra cosa. Io stesso sono stato testimone) il Bhagavan disse: "Ricorda, chiunque incontrerai, a chiunque parlerai, qualunque oggetto o materiale vedrai, devi comprendere che Io sono lì. Se parli a qualcuno, sappi che Io ascolto la conversazione.
Se trovi un oggetto o qualunque cosa, quando vedrai qualunque cosa, per quanto Io ti dico, sappi che Io sono lì. Questo è ciò che la Bhagavad Gita vuole dire quando afferma che Io sono ovunque."
Le affermazioni e i detti di Swami sono sempre molto semplici e diretti.
Siamo piuttosto sfortunati se pensiamo di sapere già quelle cose. No!
No!
Esse si basano sulle Scritture. Sono consacrate dalle Scritture e devono essere realizzate dalla nostra esperienza. Per questo vengono ripetute.
Un devoto giapponese mi manda regolarmente la rivista "Kansilight". In questa rivista qualcuno ha scritto: "Ogni mattina c'è un gatto che visita la mia casa. Ogni mattina. Quel gatto viene vicino a me e mi si strofina addosso. Dovunque mi tocchi, dovunque mi venga vicino, credetemi, ogni dolore nel mio corpo scompare. Credetemi, la mia pressione del sangue scende, e la glicemia rientra nei valori normali." Oh! Capisco! Il gatto controlla i suoi zuccheri? Allora non è più necessario alcun dottore?
Perché no? Poi scrive ancora: "Credo che Baba venga da me sotto forma di gatto. Ne sono pienamente convinto. Io sento che tutti dolori ed i mali vanno sotto controllo, diventano sopportabili, ogni volta che il gatto viene e tocca il mio corpo. Ogni giorno mi fa visita, beve il latte che gli preparo e poi va via. Ma quando è lui che viene da me, significa che qualcosa in me non va."
Swami si è incarnato per aiutarci. In questo caso egli assume persino la forma di un gatto. Possiamo negarlo? Ricordate ciò che dice la Bhagavadgita:
Tutte le forme sono le Mie! "Viswaroopa Sandarshana Yoga". Io sono la Forma Cosmica. Io sono presente in ogni essere. Io sono presente in tutte le creature. Ricordate! Comprendete! Ognuno è importante per Sai.
Questo è ciò che dice la Bhagavad Gita. "Ognuno Mi è molto vicino".
Swami dice che tutti sono essenzialmente divini e questo è anche ciò che è scritto nella Bhagavad Gita. Pensate che straordinaria esperienza può essere stata quella! Il Bhagavan può venire in ogni forma, in qualunque momento.
Voglio ora condividere con voi l'esperienza che mi è stata narrata da un altro devoto. Una coppia ebbe un figlio che sarebbe stato muto per tutta la vita. Era muto dalla nascita. È naturale che fosse una costante preoccupazione per i suoi genitori. Pensate che sventura! Un bambino muto, totalmente privo di favella. Un giorno qualcuno disse al marito:
"Guarda che Baba sta venendo qui. Baba viene in visita nel Punjab. Perché non vai da Lui?" Come ultima spiaggia l'uomo ci andò. Swami arrivò in visita.
Accadde moltissimo tempo fa.
L'uomo venne con la moglie, mentre la figlia fu lasciata a casa, ad alcune miglia di distanza. I genitori si rivolsero a Swami, con la loro pena di sempre: "Caro Swami, la gente dice che tu sei l'uomo dei miracoli!
Dicono che tu possa fare cose ritenute impossibili e che Sai Baba non è tardo nell'aiutare chiunque soffra. O Swami, dacci una possibilità." Il nostro Dio naturalmente ci mette alla prova quando abbiamo bisogno di Lui! Pur essendo lì, Swami il primo giorno, volutamente li ignorò e a loro non rimase altra possibilità che quella di piangere a dirotto.
(È Lui che lo vuole, ma non per sempre. Se non piangiamo, non ci si avvicina. Quando cominciamo a piangere allora dice: "Perché piangi?
Perché hai paura se Io sono qui?" Ha sempre fatto cosi per tutti i 74 anni della sua vita. Egli vi vuol vedere piangere, ma poi viene a consolarvi.
"Perché piangi? Tu non conosci le Mie intenzioni. Tu piangi perché non sei sicuro della mia presenza").
Così quei genitori si misero a pregarlo con passione e fervore: "O Dio, guarisci nostra figlia che è muta e non può parlare assolutamente. Sta facendosi adulta. Che dobbiamo fare?"
Era il primo pomeriggio e il Bhagavan doveva parlare alle 5 del pomeriggio.
Quei genitori non potevano andare a casa perché abitavano lontano.
Fecero uno spuntino. Improvvisamente si presentò un fanciullo; era venuto senza che nessuno l'avesse chiamato o sollecitato. Credettero che fosse un mendicante.
Il fanciullo chiese: "Datemi uno o due chapati". Le difficoltà che dovevano affrontare sempre li avevano resi molto spirituali (se non fossero stati provati dalla vita, sicuramente avrebbero detto "Vattene!")
Invece, erano pieni di compassione per gli altri e molto caritatevoli in proporzione a ciò che avevano. Si resero conto che il fanciullo era molto affamato. Proprio mentre stavano per dare al piccolo ragazzo un paio di chapati, questi, svelto svelto, prese tutti i chapati e scappò via.
Allora essi si misero a gridare "Ehi, ragazzo, fermati, fermati!" Ma il ragazzo era sparito molto velocemente.
Volevano informare la loro figlia, rimasta a casa, che sarebbero tornati la notte dopo avere ascoltato il discorso di Baba, e così decisero di telefonare. Potevano ovviamente solo informarla; ma, con loro grandissima sorpresa (questa è storia cari amici!), con loro grandissima sorpresa, ne udirono la voce: la figlia rispondeva al telefono, proprio lei, la fanciulla muta dalla nascita! "Sono io che sto parlando! Papà, sono proprio io, tua figlia. Non mi riconosci?" E il padre: "Oh! Ma... tu stai parlando?" "
Sì, è proprio tua figlia che ti parla, non il diavolo!" "Ma... ma... parli davvero!" "Sì, ti dico. Perché no?" "E da quando parli?" "Da questo stesso istante" "Ah! Ora capisco".
Adesso potete capire cosa fosse successo nell'istante in cui qui il bambino scappava e contemporaneamente la figlia iniziava a parlare! Chi era quel fanciullo? Non era nessun altro che Sathya Sai Baba!
Attraverso qualunque messaggio, forma, fotografia, ogni cosa di qualunque provenienza, capitelo, amici, il Bhagavan può comunicare con voi. Il Signore Baba è in grado di comunicare qualcosa attraverso qualunque mezzo.
Quindi, facciamo attenzione sempre a tutto, senza mai trascurare nulla. Non respingiamo mai nessuno.
Voglio ancora portarvi un altro esempio. Non ricordo se ve ne abbia già parlato in passato, ma lo ripeterei in continuazione. Un po' di tempo fa era la festa dei Paduka. Molti di voi sanno di questa festa. I sandali d'argento vengono benedetti ed è una funzione molto bella che dura tre giorni. La gente viene portando i propri sandali d'argento e celebra la propria devozione per tre giorni interi. Ogni anno la festa si compie qui (a Puttaparthi).
Una coppia viveva a circa 800 miglia da qui. (Sulle strade indiane servono circa 17 ore di guida. Con lo stesso tempo si potrebbe andare a Londra, fare colazione e tornare). Comunque sia, in questa coppia il marito, abbastanza giovane, soffriva di una paralisi. Nonostante la giovane età, dopo un attacco molto forte, rimase immobilizzato. Da allora, vegetava in un letto, dipendendo continuamente dalla giovane moglie. Quest'uomo non poteva andare da nessuna parte.
Prestare servizio ad una persona del genere, per un breve periodo è sopportabile, ma per un periodo molto lungo diventa qualcosa di estremamente difficile e complicato. L'avevano curato anche in ospedale; ma la moglie, giovanissima, assai turbata da questa totale invalidità del marito costretto a vegetare in un letto, completamente inabile a fare qualunque cosa, pregava Dio in varie maniere, e faceva tutto ciò che Egli le chiedeva.
Un giorno qualcuno venne a dirle: "Stiamo andando a Puttaparthi. Vieni con noi. Il Bhagavan ti aiuterà. Swami si prenderà cura di tuo marito!"
Essa pensò: "Va bene. Come ultima speranza ci proverò." Un certo buon senso prevalse in lei (molta gente non è altrettanto fortunata e si lascia sfuggire occasioni del genere). Fu una fortuna che la donna avesse dato retta a quelle parole.
Il marito, sul letto nella sua stanza, giaceva sdraiato 24 ore su 24, senz'alcuna speranza. In un angolo della stanza c'era un telefono. La donna pagò una governante per tutto il tempo in cui sarebbe stata assente. A lei affidò l'incarico di pulire le stanze e di prendersi cura del marito infermo. Giunse a Puttaparthi con un paio di paduka, ma era molto triste.
Come vi ho detto, è una festa della durata di tre giorni. Il primo giorno Swami non venne assolutamente dalla sua parte. Era la sua prima visita.
"Che me ne faccio di questi sandali d'argento se Egli non mi degna neanche d'uno sguardo? Me li riporterò a casa o li regalerò a qualcuno. No, non posso regalare sandali d'argento. Se fossero stati di legno avrei potuto darli a qualcuno; ma d'argento no! Non posso neanche riportarli, perché Lui non li desidera né sopporta che le cose vadano in questo modo. Cosa devo fare allora?" Questa era la domanda. Essere o non essere.
Il secondo giorno Swami le fece un bellissimo sorriso e se ne andò.
"Sono venuta per i sandali, non per un tuo sorriso! Io voglio che tu metta i tuoi piedi qui! Così io potrò prendere questi sandali e pregare, tenendo questi sandali là sull'altare e fare il mio servizio. Perché sorridi? Io non voglio che tu sorrida. Io voglio i tuoi piedi che sono molto più importanti del tuo ultimo sorriso!"
Arriva il terzo giorno. La donna era disperata e pronta ormai ad andare via frustrata e depressa, con la determinazione di non tornare più. Allora gridò nel suo cuore: "O Dio, non voglio tornare più, hai capito?" Questo è ciò che disse dentro se stessa, poi si sedette. Erano le 9.30 della mattina e i bhajans erano terminati. Baba stava molto semplicemente andando verso il Purnachandra, lentamente, gentilmente, sorridendo amichevolmente e sostenendo un lembo della veste rossa con una mano e tenendo un pacco di lettere nell'altra.
Sembrava volesse dire: "Non ho una terza mano per prendere altre lettere.
Come posso riceverne ancora? Nessuno mi aiuta!" Questa è la divina danza cosmica. Ma in quel momento Egli si accorge, e sente la sfida: "Se tu non ti fermi nei miei sandali allora io non tornerò mai più". (Come se Swami ci perdesse qualche cosa!) Ma il Bhagavan sa essere sia personale che impersonale: ognuno è importante, siatene convinti! Il Signore è come un padre che si accorge dell'assenza di un figlio: se un padre ha 4 figli, ma in quel momento ce ne sono solo 3, in altre parole, se il 4° è mancante, il padre sente la mancanza del figlio.
Così Dio è personale. Egli vuole ciascuno di noi personalmente. Egli non considera la collettività. Ognuno di noi considera se stesso molto importante per Swami, molto importante per Swami, il che è vero. Questo è vero, sì.
A questo punto Baba, molto lentamente e sorridendo amichevolmente, si ferma di fronte a lei, guardando però in direzione opposta.
"Swami, vuoi guardare là o guardare me? E' meglio che tu torni nella tua casa perché io non sono in grado di capire se tu mi vuoi o no. Il primo giorno mi hai ignorato oltrepassando questa linea. Il secondo giorno mi hai semplicemente sorriso, e adesso, il terzo giorno, ti fermi davanti a me, ma guardando dall'altra parte. Che cosa dovrei concludere?"
La sua risposta fu: "Io sono Dio, vedi? E questo è tutto." La cosa non deve meravigliarci, perché questo è il suo consueto stile. E poi che cosa fece?
Mise i Suoi piedi là, nei sandali d'argento. La donna fu molto felice ed esclamò: "Om Sai Ram!" Egli però continuava a guardare nell'altra direzione.
Essa allora prese entrambi i suoi piedi e li tenne stretti stretti inchinandosi. Il Bhagavan allora: "Ehi, non dormire! Alzati, alzati, alzati, alzati!"
Essa disse: "Va bene, Swami!" Vi prego di credermi, amici miei, l'indirizzo, il numero della porta ed ogni altra cosa può essere controllato. Io so tutta la vicenda perché sono stato in quei posti per molto tempo, prima. Oggi sono amici miei. Pertanto sono molto documentato, ho dei dati alla mano. Ma cos'è accaduto, dopo? Quella donna fu estremamente felice quando Swami mise i suoi piedi nei suoi paduka d'argento e volle comunicare subito la sua felicità al marito. Andò immediatamente al telefono e dopo pochi squilli qualcuno rispose: "Hi! Come stai?" 800 miglia lontano, 9.30 del mattino.
Che sorpresa! Ella trova il marito che le risponde. "Che diavolo è successo? - dice la moglie - Avevo messo il telefono là nel salotto.
Durante la mia assenza l'hai fatto spostare nella tua camera da letto? Perché l'hai fatto? Posso sapere con chi sto parlando?" Egli disse: "Sei matta? Sono tuo marito, lo sai bene. Non riconosci la mia voce? Io non sto parlando dalla camera da letto, ma mi trovo nel salotto dove è installato il telefono." Ed ella di rimando: "In salotto? Un vegetale che cammina? E' mai possibile?"
"Sì, ...sì, mia cara, credimi. Potrei fare dei chilometri."
"Tu hai camminato? Tu... hai camminato dalla camera da letto, sei arrivato fino al salotto, hai sollevato il ricevitore del telefono ed ora stai parlando con me?"
"Proprio così!" "E da quando ti è stata data questa possibilità?"
"Dalle 9.30!"
Credetemi, questa è storia!
Alle 9.30 Baba aveva messo i suoi piedi nei paduka d'argento, qui a Puttaparthi. Nello stesso momento, 800 miglia lontano da qui, il marito si era alzato dal letto. Questo è il Bhagavan Shri Sathya Sai Baba. I servizi postali più celeri non possono competere con Lui. La volontà di Sai corre ben più rapidamente di tutti questi gadget elettronici o dei Concord, perché Sai agisce all'istante. Sai risponde immediatamente. Che tutti noi possiamo crescere nella fede del Bhagavan!
Sai Ram.