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Resurrezione e Reincarnazione (parte 2)

5 dicembre 2008

NATI PER NON RINASCERE


(Seconda Parte)



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L'odio di Erodiade per Giovanni aveva avuto origine dal suo desiderio di uccidere Elia nella sua vita precedente, in cui essa era stata Jezebel.



Il profeta Elia


Elia pregò Dio mentre fuggiva da Jezebel. Si rifugiò per quaranta giorni e quaranta notti sul monte Sinai, la montagna di Dio, e là ebbe un'esperienza della Presenza di Dio.







Elia si rifugiò sul Monte Sinai
per quaranta giorni e quaranta notti


In quella vita non era destinato a morire per mano di Jezebel.





Jezebel


Comunque è impossibile sfuggire alle conseguenze delle proprie azioni. Esse possono venire posposte, ma l'anima prima o poi deve passare attraverso il loro tunnel purificante per imparare la lezione ed evolversi. In situazioni estreme Dio discende in forma umana per cancellare gli effetti di questi peccati, prendendoli su di Sé. Questo accade solo quando c'è assoluto abbandono da parte del devoto o quando la Madre Terra geme sotto il peso del peccato collettivo dell'uomo. Il profeta Isaia scrisse, a proposito di Gesù: "Egli venne trafitto a causa delle nostre trasgressioni, schiacciato per colpa delle nostre iniquità [...]; per noi c'è stata guarigione a causa delle sue ferite" (Isaia; 53:5) [Isaia visse intorno al 700 AC]. Ci sono così tanti esempi di quando Swami ha preso su di Sé la sofferenza dei devoti. Anche oggi che la Madre Terra è al limite della distruzione totale a causa del peso dell'era della malvagità (il Kali Yuga) l'Avatar Sai ha promesso che non ci saranno più distruzioni. Oggi sperimentiamo la gioia della Madre Terra per il fatto che l'Avatar Sai cammina a piedi nudi sul suo petto.


Ogni giorno possiamo osservare come la Madre Sai sta prendendo sul Suo corpo le energie negative della nostra coscienza collettiva.





Ramana Maharshi


Alcune persone dalla mente malvagia dicono: "Perché Swami non si guarisce? Guarisce gli altri ma non sa guarire Se Stesso." Queste sono le stesse menti che dissero a Gesù: "Scendi dalla croce! Tu dici di essere Dio ma non sai scendere dalla croce!". (Matteo 27:40 - 41) Ma pensate: l' Avatar sa che una della maggiori ragioni della Sua incarnazione consiste nel guarire le ferite delle nostre trasgressioni prendendole su di Sé. Quanto è stupido sfidare l'Avatar a guarirsi! Se Lui Si guarisce, noi siamo morti! Ramana Maharshi, il saggio di Arunachala, stava morendo di cancro. Una Sua devota Lo pregò fra le lacrime: "Oh, Ramana, non sopporto la Tua sofferenza. Ti prego, dalla a me, la voglio prendere sul mio corpo." Il dolce Ramana la guardò con tenerezza e le disse: "E chi me l'ha data?" Sì! L' Avatar è il nostro riflesso! Le Sue sofferenze sono le nostre sofferenze. Qualsiasi cosa Egli faccia o subisca è per il bene dell'uomo. La Grazia di Dio neutralizza gli effetti del nostro karma.


Il gioco del Karma
Gesù, il Maestro del tempo, ci disse che Giovanni Battista era Elia. La parola del Maestro è assoluta Verità, perciò non abbiamo bisogno di indagare ulteriormente su questo fatto. Comunque, per facile deduzione, possiamo riconoscere lo stesso ambiente del tempo di Elia ricostituirsi nel dramma di Giovanni Battista. Il re Ahab rinacque come re Erode. La regina Jezebel tornò come regina Erodiade. Nel passato Ahab era andato contro la legge israelitica sposando una straniera, Jezebel, che aveva causato tanti danni ad Israele imponendo una religione aliena. Ai tempi di Gesù anche Erode, che era stato il re Ahab, aveva violato la legge sposando la moglie di suo fratello Filippo. Prima di allora Elia aveva condannato con veemenza l'azione di Jezebel, che portò al grande confronto sul Monte Carmelo.



Il Monte Carmelo


Più tardi, Giovanni Battista si scagliò con veemenza contro il matrimonio di Erode con Erodiade perché agli occhi di Dio era contro la Legge. Jezebel aveva nutrito un grande sentimento di vendetta desiderando ardentemente di uccidere Elia che aveva trucidato, decapitandoli, i suoi profeti. Più tardi Erodiade trovò un momento favorevole per realizzare il suo sogno , che aveva nutrito 850 anni prima. Perché Dio rimase silenzioso? Perché se non risolviamo il nostro karma non possiamo liberarci. Tutti devono tener conto di ogni singola parola pronunciata (Matteo 12:36). In questo dramma Dio rimane un Testimone Silenzioso. Gesù sapeva che se avesse liberato Giovanni Battista dalla prigione tramite i Suoi Poteri Divini non ne avrebbe aiutato l'emancipazione spirituale. Gesù sapeva anche molto bene che se Egli avesse liberato Giovanni si sarebbe trattato di una libertà terrestre temporanea e Giovanni sarebbe dovuto tornare a cancellare le conseguenze delle proprie azioni. E questa divina opportunità avrebbe potuto aver bisogno di altri 850 anni per verificarsi! Ora capiamo perché Gesù ci dice di amare i nostri nemici! Ora abbiamo un'idea del motivo per cui Gesù ci ha detto di non emettere mai dei giudizi! Come posso amare il mio 'nemico' se non so che il mio 'nemico' è il mio più grande amico, perché mi aiuta ad estinguere i miei debiti? Senza questo 'nemico' non posso liberarmi! O come posso giudicare un altro se so che nel giudicare un altro sto condannando me stesso? Tutto ciò che mi accade io l'ho attirato a me e ciò che attraggo a me lavora per liberare il mio Sé dal groviglio del non Sé. Tutto ciò che accade al sé è un dono del Sé al sé per il miglior bene del Sé, che è la liberazione del Sé. Ora capiamo perché Gesù, il Maestro che tutto conosce, disse: "Se qualcuno vi dà uno schiaffo su una guancia, porgetegli anche l'altra e se qualcuno vi toglie la tunica dategli pure la veste. (Luca 6:29) Quando reagiamo alle azioni ripetiamo la catena delle azioni perché le azioni e le reazioni sono uguali ed opposte. Se vi dò uno schiaffo e voi me lo restituite ed io mi vendico e voi pure e vi faccio male e voi fate male a me... non sfuggiremo mai dalla ruota delle nascite e delle morti. I pungiglioni della nascita e della morte vengono distrutti dalla non-reazione. Dobbiamo agire ma non dobbiamo mai reagire.


Agite e basta!
Agite senza costrizione
e senza repulsione
Agite e basta!
Questo modo di agire è definito 'azione nell'inazione' senza occhio ai frutti e senza senso dell' 'io' e del 'mio'
Agite e basta!
Š per l'azione in sé.


L'uomo nasce nel karma e muore nel karma. E l'uomo si fa anche strada verso Dio attraverso il karma.


Che cosa nasce? - Il corpo
Che cosa muore? - Il corpo
Che cosa rinasce? - La mente
Che cosa deve morire per poter mettere fine alle rinascite? - La mente
Che cosa non è mai nato e non muore mai? - L'Atma


Quando Gesù disse: "A meno che una persona non muoia, non vivrà!" Egli si riferiva non alla morte fisica del corpo ma alla dissoluzione della mente nella Superanima. La morte fisica implica la disintegrazione dei cinque elementi che compongono il corpo fisico. [Nel processo della morte] quando la mente si unisce al corpo sottile, diciamo che la persona ha perso conoscenza; essa non sente e se la chiamiamo per nome non risponde. L'Etere (il Suono), il primo elemento, è tornato ad unirsi all'etere. Poi la persona smette di respirare. È a questo punto che i medici la dichiarano morta. Ma non è questo il momento in cui muore. Questo è solo il momento in cui il secondo elemento, l'aria relativa al senso del tatto, è tornata ad unirsi al respiro universale. Dopo di questo si disintegra il terzo elemento ed il corpo di raffredda a cominciare dai piedi.
Il Fuoco, relativo al senso della vista, è tornato al Fuoco. Quando questo accade il quarto elemento, l'acqua, relativo la senso del gusto, comincia a trasudare da ogni poro e da ogni orifizio. Questo è quando i medici mettono il corpo in una cella frigorifera. Infine la terra, che è relativa al senso dell'olfatto, torna ad unirsi alla terra, polvere alla polvere. Il corpo viene seppellito o cremato.Quando il corpo fisico, che è composto dai cinque elementi che sono relativi ai cinque sensi, ai cinque organi di senso ed ai cinque organi di azione si disintegra, la forza vitale si ritira nel corpo sottile che è composto dalla mente. In realtà il processo avviene al contrario. Quando la forza vitale si ritira nel corpo sottile (la mente) il corpo fisico si disintegra. La mente non muore con la morte del corpo. La mente è la casa del tesoro, in cui sono immagazzinate le memorie, le esperienze, le abitudini, i desideri, le aspettative etc. di una persona e queste informazioni non vengono spazzate via con la morte del corpo fisico. Esse rimangono nel microchip della memoria nel subconscio e vengono portate dietro e trasmesse ad ogni nuova nascita. Coloro che sono capaci di arrivare alle radici della mente subconscia conoscono la verità sulle loro vite precedenti. Quando la mente, inferiore e superiore, viene liberata da questa massa di informazioni, non c'è più nascita né morte. Ecco perché i mistici cristiani hanno dato a questo sentiero della trascendenza mentale la definizione di 'nuvola della non conoscenza' e quelli orientali l'hanno descritto come il 'sentiero negativo': non questo, non quello.
Swami ci ha dato una bellissima analogia. Se abbiamo un seme di riso con la buccia e lo piantiamo esso germinerà e darà la vita a molti altri semi. Ma se gli leviamo la buccia esso non germinerà più. La buccia rappresenta la mente. Il riso è il corpo. Finché la mente persiste non si può sfuggire alla rinascita. Non appena la buccia della mente viene rimossa il corpo non ha più la possibilità di rinascere. Quando questo accade l'Atma resuscita nel Suo vero stato senza forma. Questa è l'equazione spirituale: Uomo meno Mente uguale Dio. Dio più Mente uguale Uomo. La capacità di far morire la mente, cioè la dissoluzione dell'ego, che è alla radice di tutte le attività mentali, è l'alchemia che trasmuta l'uomo nel suo Stato Divino.



Resurrezione - l'essenza della Cristianità...







... significa crocifiggere l' 'io'


Questo è il significato di 'resurrezione' ed è anche il significato della Croce: il taglio deciso dell' 'io'. Senza la Croce, cioè senza la morte della coscienza egoica, non può esserci resurrezione. Qui risiede l'essenza vera e propria della cristianità e di tutte le religioni.


Il modo migliore, più facile, più sicuro, più veloce e più gioioso di far morire la mente
Molti Maestri spirituali hanno affermato che è con la mente che possiamo conquistare la mente. E questo è vero. Ma, ahimè, è molto difficile! Perché? Perché, naturalmente, la mente non vuole morire. Come possiamo imbrogliarla affinchè distrugga se stessa?! Com'è difficile per il ladro catturare se stesso! Il Saggio Ramana Maharshi raccontò la storia del ladro, che è la mente, che si travestì da poliziotto e si mise in cerca di se stesso, il ladro. Tutte le azioni vengono compiute attraverso la mente. Tutte le parole che vengono pronunciate devono passare attraverso i 'cancelli' della coscienza dell' 'io'. Tutti i riti, tutti i japa, tutte le penitenze e gli esercizi spirituali vengono eseguiti attraverso la strumentalità della mente.





Sant'Agostino d'Ippone (354-430)


Come si può distruggere la mente con questi mezzi, se c'è bisogno della mente per utilizzarli? La verità è che questi esercizi spirituali servono solo a purificare la mente. Essi possono solo rendere la mente così acuta da renderla capace di penetrare le cose sottili interiori, ma non potranno mai riuscire ad eliminare la mente. Per porre fine alla mente abbiamo bisogno della Grazia di Dio. Anche se, mediante pratiche spirituali rigorose, si riesce a svuotare la mente di tutti i pensieri e desideri, quel minuscolo impulso-seme, radice e sede della coscienza egoica e del senso dell' 'io', da cui germinano tutti i pensieri, continuerà comunque a persistere. Sant'Agostino d'Ippone (354-430) era alle prese con questo problema: come può la mente conoscere Dio? Un giorno stava camminando sulla riva del mare, perso in silenziosa contemplazione. Mentre camminava s'imbatté in un bambino molto piccolo, che aveva scavato una piccola buca sulla sabbia e stava trasferendovi l'acqua del mare. Agostino si sentì divertito da quanto vedeva e si fermò per chiedere al bambino che cosa stessa facendo. Il bambino rispose che stava trasferendo l'oceano nella piccola buca che aveva scavato nella sabbia. Il Santo rimase sorpreso dall'audacia del bimbo e gli disse che la sua era una mera perdita di tempo perché, innanzitutto, la buca non era sufficientemente grande per contenere tutte le acque del mare ed in secondo luogo, anche se lo fosse stata, al bambino sarebbero occorse molte vite per riuscire a travasare tutto il mare con la minuscola tazzina che teneva nella piccola mano. Il bambino alzò la testa e disse al Santo: "È lo stesso per la mente che vuole realizzare Dio!" Subito dopo aver pronunciato queste parole il bambino sparì. Agostino comprese che si trattava di Gesù, apparsogli nella forma di bambino per impartirgli quella lezione.
Oh, come può l'Anima dirti
la Verità non detta,
che può raggiungerti solo attraverso Te Stesso?!


Abbiate il coraggio di lasciar fare a Dio
C'è un modo molto semplice di risolvere questo problema. E dato che è così semplice, è facile metterlo in atto perché permette di starsene tranquilli ed in pace durante l'intero processo: lasciate che sia Dio ad uccidere la vostra mente. Non cercate di ucciderla voi stessi, potreste non riuscirvi per un trilione di miliardi di vite! Invece fatelo fare a Dio, permetteteGlielo! Innanzitutto, solo Dio lo può fare perché solo Lui ha il potere di dissolvere la mente. Solo il padrone può liberare lo schiavo. In secondo luogo, Egli può farlo all'istante. Swami ha detto che può concedere la liberazione del Sé in un batter d'occhio. Abbiate il coraggio di farglielo fare! Questo significa che dovete cedere la vostra mente a Dio. Quando Dio stesso combatte la battaglia non solo potete essere certi della vittoria, ma vi godrete la guerra! La guerra sarà divertente perché voi non sarete toccati da niente, qualsiasi cosa possa succedere, perché il Signore sarà il vostro scudo. Rimarrete calmi ed equanimi nei confronti del caldo e del freddo, del giorno e dela notte, del dolore e della gioia, della perdita e del profitto perché saprete di essere in zona divina, la zona in cui siete totalmente difesi dalle dualità della mente. Questo è anche il messaggio della Bhagavad Gita.


Il Re Janaka dette la sua mente al Saggio Astavakra
L'amato Swami racconta una bellissima storia che illustra questo sentiero. Una volta il re Janaka fece pervenire un messaggio agli studiosi delle Scritture, ai Saggi, ai Santi, agli yogi ed ai Mahatma invitandoli ad insegnargli la conoscenza dell'Atma. Il re cercava il modo migliore, più facile, più sicuro, più veloce e piacevole per uccidere la mente. Egli fece il seguente annuncio: "Voglio che qualcuno mi dia la piena conoscenza dell'Assoluto nel tempo che mi è necessario a salire in groppa ad un cavallo."



Nessuno si presenta a soddisfare
la richiesta del re Janaka...



...solo il giovanissimo Astavakra
si offre di aiutarlo.


I Saggi e gli Studiosi interpellati erano preoccupati perché sentivano che quella era una prova molto difficile e nessuno si presentò per soddisfare la richiesta del re Janaka. Nel frattempo un giovanissimo Saggio di nome Astavakra entrò nel regno di Janaka. Mentre si stava avvicinando alla capitale vide un assembramento di persone, che risultarono essere degli studiosi e dei rishi riuniti in una piazza. Essi erano visibilmente preoccupati, perciò Astavakra chiese loro quale fosse il motivo di tale agitazione. Essi gli spiegarono la situazione, al che egli rispose: "Perché dovete avere paura di una cosa così piccola? Risolverò io il problema." Così dicendo si avviò verso la Corte del re Janaka e non appena si trovò al cospetto del re gli disse: "Mio Re, sono pronto ad insegnarti la conoscenza dell'Atma, ma è una cosa che non può essere fatta in questo palazzo, che è pieno di rajas e thamas. Ti devo portare in un posto sattvico (sereno)." Così essi presero due cavalli e lasciarono il palazzo. Arrivati in un posto solitario Astavakra disse: "Ora ti insegnerò la conoscenza dell'Atma. Io sono il precettore e tu il discepolo. Sei pronto ad accettare questo tipo di relazione fra di noi? Se l'accetti, devi fare l'offerta che il discepolo deve fare al suo Guru. Solo dopo che tu avrai fatto la tua offerta io potrò cominciare con il mio insegnamento." Il re Janaka disse ad Astavakra, "Acquisire Dio è la cosa più importante per me, perciò sono assolutamente pronto a darti tutto ciò che mi chiederai. " Allora il Guru gli rispose: "Io non voglio niente, eccetto la tua mente." Il re Janaka rispose: "Te la offro. Fino ad ora ho pensato che questa fosse la mia mente ma da questo preciso istante essa è tua." Allora il Guru prese un cavallo, che mise accanto al re, e gli chiese di sedersi per terra in mezzo a quella strada del suo regno. Poi se ne andò nella foresta e si sedette tranquillamente sotto un albero, lasciando il re seduto lì per terra.


Janaka acquisisce la realizzazione del Sé
I soldati attesero per molto tempo il ritorno del re ma né il sovrano né Astavakra si fecero vedere. I soldati volevano sapere che cosa fosse loro accaduto e ad uno ad uno uscirono a cercarli. Trovarono il loro re seduto in mezzo alla strada accanto al cavallo. Janaka aveva gli occhi chiusi ed era totalmente fermo. Astavakra non si vedeva da nessuna parte ed i soldati temettero che il Saggio avesse fatto un sortilegio al loro re, facendogli perdere coscienza. Si recarono pertanto dal Primo Ministro e lo condussero dal loro sovrano.



Il re Janaka non risponde a nessuno



Neppure a sua moglie!


Il Primo Ministro chiamò il re: "Oh, re! Re! Oh, re!", ma questi non aprì gli occhi, né rispose in alcun modo. Il Primo Ministro e gli altri cortigiani erano estremamente allarmati perché non riuscivano ad alzare il monarca, né a somministrargli alcun cibo o bevanda. Non sapevano che cosa fare. Lasciato senza altre alternative, il Primo Ministro mandò a chiamare la regina, pensando che egli avrebbe risposto se a chiamarlo fosse stata sua moglie. La regina arrivò e chiamò ripetutamente il marito ma senza risultato. Intanto i soldati erano andati a cercare Astavakra nella foresta, dove lo trovarono seduto sotto un albero, totalmente in pace. Lo presero e lo portarono davanti al re. Astavakra disse: "Il re sta bene, è tutto a posto. Guardate voi stessi." I ministri, la regina ed altri gli dissero: "Non apre gli occhi né la bocca." Astavakra si avvicinò al re e gli parlò. Immediatamente il re aprì gli occhi e disse: "Maestro." Astavakra chiese al re: "Il Primo Ministro e la regina sono venuti a parlarti. Anche i soldati sono qui insieme a molti altri ministri e funzionari di corte. Perché non hai risposto quando ti hanno chiamato?" Il re replicò: "I pensieri, le parole e le azioni sono collegati alla mente. Dato che ho offerto tutta la mia mente a te ho bisogno del tuo permesso prima di pronunciare una parola. Che autorità ho io di parlare a chiunque o di usare questa mente in qualsiasi modo? L'ho offerta a te, è tua. Non farò niente senza il tuo permesso o senza un tuo ordine." Allora Astavakra gli disse: "Hai acquisito la realizzazione di Dio!"



Janaka dà ascolto solo al Guru...





... ed ottiene la realizzazione del Sé


Astavakra chiese al re di mettere il piede su una staffa per salire sul cavallo. Nel tempo necessario a salire sul cavallo e a passare l'altra gamba sopra il suo dorso per sedersi in sella Janaka ricevette l'esperienza della Beatitudine del Sé Divino. Questo che successe ad Astavakra e Janaka è ciò che era successo anche a Krishna ed Arjuna. Qualche ricercatore spirituale sicuramente si chiederà: "Come faccio a dare la mia mente a Dio? Questo significa che devo far cessare tutti i processi mentali o mettermi seduto da qualche parte come il re Janaka, stando totalmente fermo per tutto il giorno?" Esaminiamo questa cosa da un altro punto di vista.


Se tirate via il filo, il tessuto si disfa!
Che cos'è che rende un'azione buona o cattiva? In altre parole, che cos'è che fa sì che un'azione ci leghi? Se andiamo a fondo scopriremo che non è l'azione in se stessa ad essere buona o cattiva. A darle una connotazione o l'altra sono le circostanze in cui l'azione viene compiuta. Tali circostanze sono sette: chi, a chi, perché, quando, dove, che cosa, e come. Queste circostanze sono gli attributi della mente (o 'frutti' dell'azione) e solo essi rendono l'azione buona o cattiva. Per esempio, l'atto di orinare non ha niente di brutto in sé, ma se si compie questa azione in una chiesa o dentro il Mandir tutti urleranno al sacrilegio! Qui non è l'azione dell'orinare ad essere un problema, ma il "dove" viene fatto. Se fosse un bambino di un mese a fare la stessa cosa la gente non se la prenderebbe perché è cambiato il fattore "chi".



Dio è l'unico eterno Agente...


Il segreto dell'azione disinteressata (un'azione senza ego) consiste nella resa delle sette circostanze a Dio. Se diamo a Dio queste sette categorie mentali scopriremo che abbiamo dato l'intera mente a Dio. La prima è il "chi". Dovete sentire che Dio è Colui che compie l'azione. Dio è l'Agente. Dato che Dio è Colui che porta voi ed il vostro peso (e l' UNICO peso è il peso della mente) non è sciocco caricare il vostro cuore con questo peso? Il Saggio Ramana l'ha messa in un bellissimo modo: quel che deve accadere accadrà, qualsiasi cosa facciate per cercare di non farlo accadere. E quel che non deve accadere non accadrà, qualsiasi cosa facciate per cercare di farlo accadere. Sapendo che è così, abbandonatevi, e lasciate accadere ciò che deve accadere e non cercate di far accadere ciò che non deve accadere, altrimenti vi invischiate nell' infinita ruota del karma. Questa è l'ignoranza che lega l'uomo di nascita in nascita: il fatto di pensare di essere colui che fa succedere le cose. Dio è l'unico Agente ma non pretende di stare facendo nulla. L'uomo non fa niente ma pretende di stare facendo tutto Si deve smettere di avere questa mentalità. Permettete all'Essere semplicemente di essere! Siate un CANALE di ciò che deve accadere! Non preoccupatevi di ciò che non deve succedere. In questo risiede la beatitudine della felicità, l'unione con l'anima. Lasciamo andare tutte le preoccupazioni della vita e gioiamo dell'eccitazione di cavalcare sulle ali della completa resa al Signore! È Dio a fare tutto! Voi non siete diversi da Dio. Rilassatevi! Ed è allora... che le cose cominceranno realmente a succedere! La seconda circostanza è: "a chi". Dobbiamo sentire che Dio è l'oggetto di ogni azione. Gesù disse: "Qualsiasi cosa farete ad uno di questi piccoli la starete facendo a Me!" Dato che noi e Dio siamo Uno e lo stesso, ne segue che qualsiasi cosa facciate a chiunque voi la state facendo a voi stessi. Di qui la regola d'oro: "Fate agli altri ciò che vorreste fosse fatto a voi." Realizzare che non esiste proprio nessun altro corrisponde ad acquisire la trascendenza mentale in cui non c'è più differenza fra 'chi ' fa e 'a chi ' si fa qualcosa. La terza circostanza è il "come". Dobbiamo sentire che Dio è il mezzo di ogni azione, è Colui che provvede! Dio è la Provvidenza. Al Suo tesoro non manca niente. Quando diamo a Dio il "come" di ogni azione le nostre vite diventano un flusso di miracoli divini e di sorprese! "Con Dio tutto è possibile" (Matteo 19:26). La quarta circostanza è il "perché". Dobbiamo sentire che Dio è il motivo di ogni azione e che ciò che motiva Dio è l'Amore che trascende la ragione e non conosce stagioni. Dobbiamo accettare tutto ciò che ci accade come un prezioso dono divino di Puro Amore inteso per il nostro miglior bene. In questo modo le nostre vite diventano una canzone divina di lode e ringraziamento. Nelle Sacre Scritture troviamo: "Ringraziate in tutte le circostanze perché questa è la volontà di Dio per voi in Cristo Gesù". (1 Thessalonicesi 5: 16)


'Siate padroni della vostra mente!
La quinta circostanza è il "quando". Dobbiamo sentire che il tempo di Dio è il migliore per ogni azione ed il momento di Dio è l' adesso. Dare a Dio il "quando" delle nostre vite significa vivere in quel silenzio del momento presente in cui sperimentiamo il Potere della Presenza di Dio che è Onnipresente. "Sii calmo e sappi: IO SONO" (Salmi 46: 10).
La sesta circostanza è: "dove". Dobbiamo sentire che Dio è la presenza di sottofondo di ogni azione. Dio è dappertutto! Noi viviamo e ci muoviamo IN LUI ed è in Lui che abbiamo il nostro essere (Atti 17:28). La settima circostanza è: "che cosa?" Dobbiamo sentire che Dio non è solo Colui che Compie l'Azione ma anche l'oggetto materiale dell'azione. Dio non è solo l'orefice, è anche l'oro! Dio è la sostanza e l'essenza, è la somma ed il substrato. Dio è la totalità e anche noi siamo la pienezza da cui il Pieno si è separato per amare Sé Stesso. Queste sette circostanze di azione sono i fili con cui è stata tessuta la stoffa della mente. Quando questi fili scompaiono la mente non può continuare ad esistere ma finché detteremo a Dio il "chi", l' "a chi", il "perché", il "quando", il "dove", il "che cosa" ed il "come" delle nostre vite, la nascita e la rinascita saranno inevitabili, perché i fili verranno tessuti in sempre nuove stoffe. Elia non riuscì a vedere Dio (chi) nei 450 profeti di Baal. Non riuscì a vedere Dio in chi recepiva l' azione. Questo è il motivo per cui li trucidò decapitandoli. Per questo dovette rinascere per imparare la lezione spirituale che qualsiasi cosa facciamo agli altri lo stiamo facendo a noi stessi perché non esistono altri. Quando abbandoniamo la nostra mente a Dio, nella resa di queste categorie mentali stiamo distruggendo i veri e propri semi del peccato e della morte. Quando rimuoviamo i fili con cui è tessuta la stoffa, anche la stoffa scompare. Lo stesso accade quando operiamo la resa delle circostanze delle azioni.



"Fate morire la mente e
diventate un diamante"


La cosa bella delle sette 'circostanze delle azioni' è che non abbiamo bisogno di operare la resa di tutte allo stesso tempo perché una volta che si rinuncia ad una circostanza tutte le altre cadono da sole. Se ci arrendiamo per il "chi", per esempio, il "che cosa", l' "a chi" etc. libereranno la strada in modo consequenziale. Se abbandoniamo la sensazione di essere noi ad agire - "Non più io, ma Cristo vive in me", come diceva San Paolo - allora tutto il resto delle categorie mentali sparirà. Se Dio è Colui che agisce (il 'chi') Egli sarà anche Colui che provvede (il 'come') e determinerà il 'quando', il 'dove', l' 'a chi' ed il 'perché'. Oppure se scegliamo di rinunciare al 'dove' e vivere nel silenzio in cui sperimentiamo l'essenza della Presenza di Dio scopriremo che la mente evaporerà automaticamente. La mente non può sopravvivere nel Silenzio dell' adesso! Lo stesso si applica a tutte le altre categorie mentali o circostanze delle azioni. Dato che esse sono intrinsecamente connesse, una volta che una viene distrutta le altre perdono il loro potere di legarci. Preghiamo per avere la Grazia di riuscire a dare le nostre menti a Dio:





Signore,Ti offro tutta la mia giornata, Ti offro tutte le categorie delle azioni ed anche il come di ogni mia azione.
Amen