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Giornale Elettronico Heart2Heart

1 settembre 2008

Vi inoltriamo una storia tratta da un articolo apparso su Heart2Heart, il giornale elettronico di Radio Sai. Si tratta di un'intervista a Rani Subramanian, devota di Swami da più di sessant'anni. La Sig.ra Subramanian, originaria del Tamil Nadu, è oggi un'arzilla ottantacinquenne chiamata affettuosamente 'Rani Maa' da Bhagavan e la sua vita è un cofano pieno dei tesori delle sue scintillanti esperienze di quegli anni. Sincera ricercatrice spirituale, attualmente 'Rani Maa' risiede a Puttaparthi e divide i Suoi ricordi con i devoti sinceri, con profonda convinzione, introspezione e fede.


Un caro saluto


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INTERVISTA CON
'RANI MAA'





Imparare il Pranava dall'Uno Primordiale Stesso
Pochi anni dopo essersi trasferito a Prasanthi Nilayam (prima viveva nel Vecchio Mandir situato nel villaggio di Puttaparthi) Swami introdusse nell'Ashram la pratica del canto della OM. Egli annunciò che tutti i Suoi devoti dovevano riunirsi nella Sala dei Bhajan, dove sarebbero stati istruiti sul metodo corretto per farlo adeguatamente. Queste sessioni sull'Omkara venivano tenute ogni mattina alle 3.30, momento di divino buon auspicio. Tale orario venne cambiato, in seguito, da Swami. Alcuni giorni dopo l'inizio di tale pratica Swami venne nella stanza che occupavamo. Alla mia sorella minore era stato concesso un cottage, ma Swami si era rifiutato di darne uno anche a me. Egli entrò nella stanza e chiese ad entrambe di sederci sul pavimento. Lo fece anche lui, e si mise davanti a noi. Poi ci chiese: "Conoscete lo scopo del canto dell'Omkara? Ve lo spiegherò Io e vi insegnerò anche il modo giusto di farlo. Dev'essere fatto correttamente!" Ci spiegò l'enorme potere dell'Omkara e ci disse che Esso purifica l'Antahkarana - manas, buddhi, chitta e ahamkara (mente, intelletto, consapevolezza ed ego). Esso purifica anche tutti i kosha (involucri) in cui l'individuo (jivatma) è racchiuso: gli involucri del cibo (annamaya), della forza vitale (pranamaya), della mente (manomaya), della Saggezza (vijnanamaya) e della Beatitudine (aanandamaya). "Mediante questa purificazione" - disse - l' Omkara vi conduce sempre più vicini alla vostra Divinità interiore". Swami cantava la OM per noi e noi dovevamo ripeterla esattamente nello stesso modo. A quel tempo non c'erano poltrone speciali per Swami, che si sedeva sul pavimento nudo con noi e cantava. Anche noi cantavamo seguendo Lui, cercando seriamente di imparare. Dopo alcuni giorni Egli ci fece nuovamente visita. "Sono venuto a sentire a che punto siete. Cantate l'Omkara!", ci disse. Ascoltò il nostro canto e disse che era soddisfacente, raccomandandoci di cantare tutti i giorni.


Mantropadesha
Un'altra volta, mentre ci trovavamo al Suo cospetto, Gli chiedemmo: "Swami, non abbiamo un mantra. Abbiamo sentito dire che avere un mantra è molto importante sul sentiero spirituale. Potresti darci l'upadesha ed iniziarci ad un mantra?". Egli rispose: "No! Io non dò mantra!" Swami quella volta ci rese chiaro che Egli è puro Advaita (non-dualistico) e questo è ciò che l'Omkara rappresenta. Lo disse sebbene noi allora non potessimo comprendere il messaggio contenuto in una tale affermazione. L' Omkara rappresenta il Parabrahma stesso, l'Uno al di là del nome e della forma, come spiegato nella Bhagavad Gita. Allora noi non avevamo ancora letto la Gita, né avevamo alcuna idea sulle Verità in essa contenute. Swami sapeva che non eravamo pronte per una spiegazione più profonda perciò ci aveva detto soltanto che cantare l'Omkara era la cosa giusta per noi. Gli chiedemmo costernate: "Swami, come faremo ad avere il nostro mantra, allora?" Ci disse di pregare Dio affinché ci desse un mantra, assicurandoci che lo avremmo ricevuto. "Ma dovrete perseverare" disse, "e al momento giusto il mantra vi arriverà. Fino ad allora, continuate a pregare."





Noi continuammo ad insistere. "Ma fino a quando avremo il nostro mantra che cosa dovremo cantare?". Egli rispose: "Ciascuna di voi ha una specifica Forma di suo gradimento (ishtadevata). Io non vi prescriverò quale Forma scegliere, perciò dovrete selezionarne una voi stesse. Se vi piace Rama canterete 'Om Sri Rama'; se vi piace Krishna, 'Om Sri Krishna'. Ricordatevi che avete due Guru - uno è la vostra ishtadevata (Forma di Dio di vostra scelta) mentre l'altro è il Guru che vi dà l'upadesha (l'istruzione spirituale)." Poi Swami continuò, in modo apparentemente più leggero: "Se vi piace il Mio Nome, potete ripetere quello!" Swami mi chiese quindi quale Forma io preferissi. Gli confessai che Krishna mi piaceva più di Rama perché Krishna si muoveva fra la gente ed il Suo Amore mi commuoveva. Rama era molto austero, severo su tutte le cose. Swami disse che andava senz'altro bene perché ero io a dover scegliere e che qualsiasi forma avessi scelto non avrebbe fatto alcuna differenza. Queste istruzioni furono date a tutt'e quattro noi, cioè alle mie sorelle e a me. Molti mesi dopo questo episodio ciascuna di noi ricevette un mantra in sogno, in accordo ai nostri meriti o preferenze. "Le vostre domande indicano che voi non avete capito che Rama e Krishna sono Uno e lo Stesso. Perchè ci trovate delle differenze? Tutte le Forme sono l'Uno. Per qualche motivo voi avete ricevuto il mantra di Rama. Accettatelo con riverenza. Se continuate a percepire una differenza nelle forme l'efficacia del mantra diminuirà. Lasciate che Rama sia il vostro mantra e che Krishna sia il vostro ishtadevata, ma cantate senza sentire che esiste una differenza fra di essi. Solo così raggiungerete il giusto stato di coscienza. Siete fortunate ad aver ricevuto un mantra così buono." Io non ricevetti il mantropadesha a Puttaparthi; lo ebbi invece a Nagpur, il luogo in cui vivevo a quei tempi. Dopo aver ricevuto il mantra arrivai a Puttaparthi e Swami venne in camera nostra quasi subito dopo il nostro arrivo. Gli dissi di aver ricevuto il mantra ed Egli rispose: "Molto bene! Dimmi, quale mantra hai ricevuto?" Glielo rivelai ed Egli mi avvertì che non dovevo dirlo a nessuno. Mi disse anche che comunque era Lui il mio Guru e mi ricordò che questo era il motivo per cui quando ero andata da Lui la prima volta mi aveva chiesto di farGli la Paada Puja (adorazione dei piedi). Non avevamo neppure capito che Swami era il nostro Guru! C'era ancora qualcosa che mi disturbava. Brontolai: "Swami, ho ricevuto il mantra di Rama ma la Divinità di mia scelta (ishtadevata) è Krishna! Pensi che questo sia giusto?" Egli ripeté: "La tua domanda indica che non hai capito che Rama e Krishna sono Uno. Tutte le Forme sono Uno. Perché vedi una differenza? Per qualche motivo hai ricevuto il mantra di Rama. Accettalo con riverenza. Se continui a percepire una differenza nelle forme l'efficacia del mantra diminuirà. Abbi Rama come mantra e Krishna come ishtadevata, ma cantalo senza sentire una differenza. Così facendo raggiungerai certamente il giusto stato di coscienza. Sei stata fortunata ad aver ricevuto un mantra così buono." Canto ancora quello stesso mantra, ancor oggi!


Il divino invito a Kodai Kanal
A quei tempi Swami ci chiedeva di andare da Lui specialmente durante l'estate. Diceva che ci sarebbe stata meno gente e avrebbe potuto trascorrere molto più tempo con noi. Così l'estate dopo l'episodio di cui sopra arrivai a Puttaparthi con la mia sorella minore che è una rinunciante che ha fatto i voti di castità (è una brahmacharini), con la mia bambina di nove anni e la mia nipotina di quattro. Quando arrivammo Swami era a Puttaparthi ma dopo alcuni giorni partì inaspettatamente con la macchina, senza informarci. Corremmo dallo 'zio' Kasturi e gli chiedemmo la destinazione di Swami e la data in cui ci si aspettava che tornasse. Egli ci comunicò che Swami era partito per Kodai Kanal. Deluse gli chiedemmo: "Che cosa succede? Siamo venute da così lontano fino a Puttaparthi solo per stare con Swami e Lui ci lascia a secco. Non ci permette neppure di partire né ci dice quando tornerà. Che cosa dobbiamo fare?" Kasturi ci rispose di scriverGli una lettera: "DiteGli che non potete lasciare Puttaparthi senza il Suo permesso. Deve dirvi Lui quando dovrete tornare - questo è il comportamento più giusto da seguire," ci disse. Scrivemmo così una lettera a Swami, all'indirizzo datoci da Kasturi. Il contenuto era: "Swami, siamo venute fin qui per Te ma tu ci hai abbandonate. Che cosa dobbiamo fare? Senza di Te non abbiamo motivo di rimanere qui . Dobbiamo tornare a casa? Che cosa desideri che facciamo? " Ricevemmo un telegramma da Swami che diceva: "Venite a Kodai Kanal e state con me." Eravamo così felici! Ci recammo a Chennai e contattammo una signora di Kodai Kanal che era una nostra cara amica chiedendole se ci poteva trovare una sistemazione. Questa nostra amica era una devota di Sri Ramakrishna ed aveva due bungalow a Kodai Kanal. La figlia di mia sorella Kamala Sarathi ed altre due amiche si unirono a noi. Eravamo un gruppo di cinque persone fra adulte e bambine e la mia amica ci offrì di vivere in uno dei suoi bungalow per due mesi. L'unico problema era che quel posto era molto lontano da dove abitava Swami ma in quel momento quello era l'unico bungalow libero. Lo stesso giorno in cui arrivammo - eravamo tre adulte e due bambine - facemmo una lunghissima camminata su per la collina e raggiungemmo la casa in cui era alloggiato Swami, che era il magnifico bungalow del Sig. Venkatamuni. Come ci avvicinammo alla casa di Sushilamma (la moglie del Sig. Venkatamuni) con nostra grande costernazione vedemmo Swami in procinto di partire con la macchina! C'erano due o tre persone con Lui, il Sig. Raja Reddy era al volante e Swami gli stava seduto accanto mentre due altri signori erano seduti sui sedili posteriori. Swami ci vide arrivare, fece fermare l'auto e mi disse: "Rani Amma, vieni qui! Non ti preoccupare. Non vado via da Kodai Kanal. Aspettami qui. Tornerò fra un paio di giorni. Un devoto che mi è molto caro è molto malato e vuole il Mio darshan." Ci disse di rimanere a Kodai ad aspettarLo e di andare tutti i giorni a pranzo a casa di Sushilamma. Quando tornò per tutta la nostra permanenza facemmo colazione e cena fuori ma di giorno potemmo sempre stare con Swami a casa di Sushilamma, dove ci venivano offerti un buon pranzo e té in abbondanza.




Lezioni di Swami sulla Liberazione (Moksha)
Un giorno Swami ci chiamò nella Sua stanza e ci disse: "Sul sentiero spirituale ci sono tre stadi. Voi ne avete superati due ma il terzo è molto, molto difficile da attraversare. I primi due sono una passeggiata, sono molto facili. Il terzo invece richiede di fare un grande salto - molto pochi ci riescono ed è per questo che tanti esitano." Dopo aver letto la Bhagavad Gita oggi so che Swami con 'terzo stadio' si riferiva alla Liberazione o Moksha. Questa è molto difficile da acquisire perché ci si deve liberare completamente dell'ego e si deve esistere ad ogni istante in divina consapevolezza, senza che alcuna traccia di desideri terreni (come per esempio il desiderio per la ricchezza, artha, o per qualsiasi altra cosa, kama ) annebbino la mente. Questo è l'ultimo stadio di liberazione dalla mente. È la mente a farvi credere di essere il corpo. È sempre la mente a farvi pensare di essere il figlio o il fratello di qualcuno e così via. "Avete tutti paura di fare l'ultimo salto; non dev'essere così! L'acqua stagnante comincia ad emettere un odore nauseabondo, voi dovete essere come un fiume che scorre, che è puro. Dovete affrontare le prove e le tribolazioni perché sono dei test attraverso i quali si deve passare. Non temete, Io sono con voi. Fate un passo per volta. Rinunciate sempre di più - se qualcuno vi ferisce mantenete la vostra compostezza, non reagite. Se qualcuno è superbo restate calmi e composti. Voi reagite a causa del vostro ego limitato, fate il salto ed Io vi aiuterò! Non fermatevi!" Swami continuò: "L'ultimo stadio è molto difficile da raggiungere, ma dovete farcela. Le prove che arriveranno sulla vostra strada saranno difficili. Dovete entrare in voi stessi e cercare la risposta. Swami vi dirà come affrontare la situazione. Uccidete l'ego." Tutta la Sua istruzione (upadesha) si basava su come sradicare completamente i sentimenti dell' 'io' e del 'mio'. È per questo che non mi aveva dato un alloggio a Puttaparthi. Mi disse: "Stai lavorando per il 'tu' e per il 'tuo'. Perché dovrei darti una stanza? Ti riporterebbe al livello dell' 'io' e del 'mio', se lo facessi.


Baba vi sta mettendo sotto esame e a seconda dei risultati sarete promossi o bocciati
Avete tutti paura di fare l'ultimo balzo, ma non dovete temere! L'acqua stagnante emette un odore di marcio ma voi dovete essere puri come l'acqua che scorre nel fiume. Affrontate le prove e le tribolazioni perché sono i necessari esami che dovete superare - Baba vi sta mettendo sotto esame e a seconda dei risultati sarete promossi o bocciati. Non abbiate paura, Io sono con voi. Fate un passo per volta, rinunciate sempre di più. Se qualcuno vi fa del male mantenete la vostra compostezza, non reagite, e se qualcuno è superbo restati calmi. Voi reagite solo a causa del vostro ego limitato. Fate il salto che vi aiuterà! Non fermatevi!"

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"Seguite il Dharma ed al momento giusto
i risultati arriveranno. Lasciateli a Me."

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- da Heart2Heart (Get Inspired del 1 Settembre 2008)

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Con la Grazia del Signore il Guru può diventare superfluo

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Il Principio dell'Atma è al di là della comprensione persino del Pandit più profondo, che ha imparato tutti gli Sastra, e può essere compreso solo per esperienza diretta. Questo è il motivo per cui viene detto che persino una persona che ha avuto la Visione deve avere un Guru. Senza la guida di un tale insegnante l'Atma non può essere compreso. Narada come Guru ebbe Sanathkumara e Janaka ebbe Suka, mentre altri santi ebbero altri Guru. Solo quando si ha la Grazia del Signore il Guru stesso diventa può diventare superfluo.


[Bhagavan Sri Sathya Sai Baba: Jnana Vahini, pag. 77]