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Dio, L'Avatar e Tommaso il dubbioso, del Prof. G.VENKATARAMAN - 2

17 gennaio 2007

DIO, L' AVATAR E TOMMASO IL DUBBIOSO
del Prof. G. Venkataraman

(seconda puntata)

"La lezione che intendo impartirvi è che quando qualcuno viene da voi in totale abbandono, semplicemente non potete lasciarlo alla sua sorte. La persona può anche fingere ed albergare in realtà cattive intenzioni, ma il Dharma di un re è che quando viene cercata la sua protezione, egli deve darla incondizionatamente . E questo è esattamente ciò che faccio, dato che sono nato in una famiglia reale.²

Io sono guidato dal senso del dovere, ed è con molta umiltà che mi prendo la briga di scrivere questo lungo articolo, affinché i devoti di tutto il mondo possano farsi un'idea del Dramma Divino, e non farsi fuorviare da ciò che racconta qualche persona ignorante. Non ho ancora finito, ci sono ancora molte cose da dire, tutte relative all' aspetto Avatarico di Swami. Comincerò a trattare questa parte raccontandovi ciò che accadde a me e a mia moglie durante la primissima interview che ricevemmo da Baba. Fu nel 1990, mi sembra. Qualche anno prima una terribile tragedia ci aveva colpiti, con la morte improvvisa e precoce del nostro unico figlio e bambino. Quando ci lasciò aveva solo diciotto anni. Le nostre vite ne furono scosse terribilmente, e cercammo conforto associandoci ad un gruppo Sai vicino a casa nostra, ad Hyderabad, dove andavamo regolarmente a cantare i Bhajan. Una cosa tira l' altra, così, grazie al Prof. Sampath, un signore molto gentile che avevo la fortuna di conoscere da molti decenni e terzo Vice Rettore dell'Università di Baba, mi recai a Prashanti Nilayam dove finalmente venni chiamato al cospetto di Swami. Io lo avevo incontrato brevemente qualche tempo prima ad un Corso Estivo, ma per mia moglie era il primo contatto diretto, faccia a faccia. A questo punto, vi riproporrò - copiandovelo qui sotto - uno dei miei discorsi a Radio Sai, in cui parlai esattamente della stessa cosa: "Per la prima volta fu durante quell'intervista che capii che cosa si intende realmente con 'intimità Divina'. Ma ricevetti anche una scioccante rivelazione. Subito dopo aver parlato di alcuni particolari della morte di nostro figlio, di cui nessuno sapeva niente all' infuori di noi due, Swami chiese a mia moglie: ³Perché litighi sempre con me?² A questa domanda, mia moglie rimase esterrefatta, ed io pure. Quando si riprese, mia moglie replicò: ³Swami, come potrei aver litigato con Te prima d'oggi? Questa è la prima volta che ci incontriamo faccia a faccia.² Swami sorrise e continuò: ³No, litighi continuamente con Me!² Questa volta lei rimase silenziosa, mentre io ero molto perplesso. Allora Baba aggiunse: ³Non è forse vero che ogni notte, quando gli altri dormono, tu vai nella Puja, stai davanti alle Divinità e chiedi: 'Dio, perché mai mi hai levato mio figlio? Che cosa Ti ho fatto di male? Ti ho sempre adorato. Sei ingiusto a cattivo.¹ Non Mi parli forse a questo modo, giorno dopo giorno?² Io ero scioccato. Fino ad allora non avevo mai saputo niente del confronto giornaliero di mia moglie con Dio. Mia moglie abbassò la testa e rispose: "Sì, Swami, è vero." Swami sorrise, e disse: "Vedi? Lo sapevo." A Suo modo, ci stava comunicando di essere Dio Onnipotente e di sapere tutto, sempre. Vi sto menzionando questo fatto per trasmettervi che se Baba viene definito 'Avatar' il motivo c'é! Potete non crederci, potete liquidare questa cosa semplicemente come una storia inventata e così via; ma a me non interessa. Non ho davvero niente da guadagnare ad inventarmi una storia. Il mio background scientifico mi induce ad essere scettico ogniqualvolta non ci siano forti motivi per credere ad una certa cosa. E questo mi porta a quelli che vengono popolarmente chiamati 'miracoli' e che vengono liquidati con arroganza da coloro che non sono mai stati esposti a questi eventi straordinari. Per anni, semplicemente non ho creduto in Sai Baba. Anch'io non accettavo, come molti altri che continuano a non accettarle, le storie dei Suoi miracoli, che credevo assolutamente false. Quando ci successe la tremenda disgrazia che distrusse le nostre vite, mi concentrai sul Messaggio d'Amore di Baba, chefra l' altro Mi era facilissimo accettare, dato che ero cresciuto con gli scritti di Gandhi e Tolstoy ­ ricordatevi che lo stesso Gandhi era stato molto influenzato da Tolstoy, ed aveva persino chiamato 'Tolstoy' la fattoria che egli possedeva in Sud Africa. Mi ricordo che ebbi persino una discussione con mio zio sui miracoli di Baba. Quando gli dissi che secondo le leggi della fisica era impossibile che accadessero, mio zio mi liquidò dicendo: ³Scienziati più grandi di te hanno cambiato opinione, Perciò non mi persuadi, ragazzo! ² Il 22 maggio del 1991 ebbi lo shock della mia vita. Ero andato a Bangalore, a fare un Discorso al Corso Estivo organizzato all'università di Baba. Allora il Vice Rettore era il Prof. Sampath e mi aveva invitato. Ero arrivato la mattina del 21 maggio. Quella era la notte in cui Rajiv Gandhi era stato assassinato. La mattina successiva il Paese era in stato di agitazione ed il mio discorso, programmato proprio per quella mattina, venne cancellato. Ma Baba dette istruzioni affinché pronunciassi un discorso privato nel primo pomeriggio. Nel chiedere al Prof. Sampath di organizzare la cosa, Baba gli aveva detto: ³Dì a tutti che ci sarò anch' Io. Altrimenti qualcuno potrebbe pensare di non partecipare!² Alle ore quindici eravamo tutti riuniti per il mio discorso, ma Swami non si fece vedere. In quel periodo era molto occupato con il Super Speciality Hospital di Puttaparthi, che era in costruzione. Comunque, come al solito, era stata messa una sedia per Swami. Nell' introdurmi al pubblico, il Prof Sampath si girò verso di me e disse: ³Dr. Venkataraman, quella è la sedia di Baba. Le potrà sembrare vuota, ma Le assicuro che Egli ascolterà ogni singola parola che Lei dirà.² Non lo presi sul serio. Parlai dell'importanza dei valori umani, seguendo la linea di Gandhi. Dopo che ebbi finito di parlare, il Prof. Sampath mi condusse alla presenza di Swami. Dovevo correre all'aeroporto a prendere il volo per Hyderabad. C' erano disordini dappertutto e non ero certo di riuscire a raggiungere l' aeroporto. Ed anche se ci fossi riuscito, non potevo essere sicuro se il volo ci sarebbe stato oppure no. Appena mi trovai davanti a Swami, Egli mi disse: ³Ho sentito ogni singola parola di ciò che hai detto!² Questo fu il pugno da knock-out numero uno. Il dubbioso Tommaso avrebbe pensato: ³Oh no, Baba e Sampath si sono messi d'accordo.² Ma questo sarebbe ingiusto sia nei confronti di Baba che del Prof. Sampath, uno dei più corretti gentiluomini che è mai possibile incontrare. (Per coloro che non sanno niente di lui: il Prof. Sampath ha studiato elettronica a Stanford, poi, nel 1955, è venuto a Bangalore ad insegnare nell'Istituto Indiano delle Scienze [ed è là che lo avevo incontrato la prima volta, ma senza conoscerlo]. Più tardi si è trasferito alla IIT di Madras, che ha diretto per molti anni, mentre contemporaneamente insegnava al Dipartimento di Scienze Informatiche, di cui era anche a capo. La sua biografia è troppo lunga per essere riportata qui interamente, ma è un perfetto 'gentleman' e sarebbe impensabile che si fosse prestato a qualsiasi manovra nell'episodio che vi ho riportato). Qualche minuto dopo mi congedai da Swami e mi arrivò il secondo colpo da knock-out. Ero pronto ad andare all'aeroporto. Mi ricordo la scena molto bene. Swami ed io eravamo entrambi in piedi sulla porta del Trayee di Brindavan.

Trayee di Brindavan

Swami agitò la mano e materializzò la Vibhuti per me, versandola sul palmo della mia mano. Era arrivato il momento di svegliarmi dal letargo. Lo shock fu più grande di quello provocatomi dall' improvvisa morte di mio figlio, o dall' inaspettato assassinio di Rajiv Gandhi. Quest' esperienza mi lasciò paralizzato. Più tardi avrei capito che dovevo pensare seriamente al significato di tutto questo. Ci arriverò fra qualche istante.

La materializzazione della Vibhuti a cui avevo assistito quel giorno [ed a cui avrei assistito innumerevoli volte in seguito] mi fece capire che c' erano troppe cose molto al di là di ciò che avevo creduto di sapere fino ad allora. Sorcar ritiene che la Vibhuti sia solo una pasticca di sale compresso che viene nascosto e poi schiacciato. Io ho assistito a centinaia di materializzazioni in ogni sorta di posti e ne ho sentito il sapore. NON È SALE - NEPPURE LONTANAMENTE. Ho visto Baba materializzare la Vibhuti nelle più disparate circostanze. Nel marzo del 1999, Swami andò a Bombay ed io venni incluso nella festa. Laggiù si recò in visita in molte case e fra le altre a quella del Sig. Sunil Gavaskar a Worli. Swami era seduto in una grande stanza, piena di celebrità di Bombay, naturalmente, in maggioranza personaggi dello sport e del cinema. Dato che la stanza era affollata, noi dello staff rimanemmo fuori, come sempre succede in queste situazioni in virtù di un codice non scritto. Prima vennero cantati i Bhajan, poi i presenti chiacchierarono per un bel po', e quindi Baba fu portato a cena e gli servirono uno spuntino. La gente Gli dava le lettere e cose del genere. Quando uscì dalla porta potevo vederLo chiaramente. Seduti c'erano Polly Umrigar e G. S. Ramchand, due eroi del cricket dei miei tempi. Mentre Gavaskar glieli stava presentando, Swami chiese loro, come fa spesso: ³Vi piace la Vibhuti?" E senza attendere la loro risposta, gliela materializzò, all'istante. Non capisco come qualcuno potrebbe immaginare che Swami si fosse portato dietro una pasticca di sale compresso tenendola nascosta tra le dita o nella manica per ore ed ore nel lungo viaggio da Andheri a Worli, e poi ancora per tutto il tempo trascorso nella sala. Forse Sorcar riesce a farlo. Non elencherò tutte le occasioni in cui sono stato testimone di eventi di questo genere. Ma desidero riportare un' intervista con il Capitano Oberoi, trasmessa su Radio Sai. Per coloro che non lo sanno, il Capitano Oberoi ha lavorato nella 'Indian Airlines', prima come pilota e poi nel Settore Commerciale della stessa compagnia aerea. È arrivato in alto, prima di andare in pensione, dopodiché è venuto a Puttaparthi, dove è stato il responsabile dell'aeroporto per più di dieci anni. Io lo conosco bene. Una volta, quando era in servizio a Madras, venne a Bangalore, perché aveva sentito che Baba era in procinto di andare ad Hyderabad. Voleva vedere Swami urgentemente, perché aveva un grande problema. Swami disse ad Oberoi che stava andando ad Hyderabad e avrebbe parlato con lui durante il volo. Oberoi allora accompagnò Baba sul volo per Hyderabad. A quel tempo il Capitano Oberoi aveva un grave problema ­ gli era stato diagnosticato un tumore alla gola. Ecco come egli raccontò l'episodio: "Durante il volo Swami mi chiamò e mi chiese di sedermi accanto a Lui. Radhakrishna, che era seduto su quel sedile, si spostò per far posto a me. Appena mi sedetti Swami mi chiese come andava la mia salute. Risposi: ³Swami è Antaryami [l'abitante interiore], e conosce il Mio problema.² Piansi; ero commosso. Swami mi asciugò le lacrime e disse ³Lo so, ma voglio che sia tu a dirMelo. Dirmelo alleggerirà il tuo peso.² Allora Oberoi gli disse che lo specialista mi aveva diagnosticato un cancro alla gola. Swami chiese che gli portassero un bicchiere pieno d'acqua. Poi materializzò una polvere nera e la versò nel bicchiere, la girò con un cucchiaio e poi mi disse di bere il contenuto del bicchiere. Il gusto era amarissimo ma la bevvi tutta. Swami quindi mi strofinò il collo con la polvere nera rimasta. Il dolore scomparve istantaneamente e la tosse incontrollabile sparì quasi del tutto, sul momento. Swami poi mi disse di consultare il Dr. Kameshwar a Madras per avere una seconda opinione sul mio stato di salute. Gli dissi che stavo già molto meglio, perché allora andare a farmi altre analisi dolorose? Swami insistette e disse: ³Apne Swami ka agya
palan karo aur second opinion lo ('Segui il comando di Swami e fatti dare una seconda opinione')².
Oberoi tornò a Madras e, come Swami gli aveva consigliato, consultò il Dr. Kameshwar, un eminente specialista. Il Dr. Kameshwar guardò le analisi precedenti e chiese ad Oberoi perché voleva farsi degli altri esami, dato che molti di essi erano assai dolorosi - le vecchie analisi erano solo di dieci giorni prima, che cosa poteva essere cambiato nel frattempo? Oberoi gli disse che gli avevano detto di consultare lui espressamente e che stava seguendo delle istruzioni. Con riluttanza, il Dr. Kameshwar rifece i test. Non c'era più nessuna traccia di cancro, perciò il Dr. Kameshwar fece le analisi due volte per essere certo del risultato, ma Oberoi era guarito. Swami aveva voluto che andasse da Kameshwar perché questo medico non credeva in Swami ma dopo quest' episodio anch' egli cambiò completamente d' opinione. Conosco il Capitano Oberoi molto bene. È un bravissimo cantante Bhajan ed un uomo molto semplice e diritto. Sorcar potrà dire che anche questo fu un trucco, sebbene io non capisca come si possa curare un cancro con del sale nero in un bicchier d'acqua! Ma forse Baba sapeva che Oberoi sarebbe andato da Lui e si era portato una compressa nera anti cancro nascosta da qualche parte...

Voglio anche citare le sarcastiche parole di Sanghvi: ³I devoti ricchi ricevono orologi Omega, i poveri polvere sacra.² Solo chi è spiritualmente ignorante può esprimersi a quel modo. Parlando per me stesso, io preferirei di gran lunga la Vibhuti ad un orologio Omega. Un orologio è utile e ne uso uno quando vado al lavoro. Ma un Omega costoso produce attaccamento e non vorrei niente di quel genere. Ma che cosa dire della Vibhuti? Come dice Baba, quando le cose vengono bruciate diventano cenere, ma la cenere stessa non può più venir bruciata. La Vibhuti ci ricorda del nostro stato ultimo di purezza spirituale, al quale l'uomo dovrebbe aspirare, come dicono le Scritture. La Vibhuti è un simbolo di massima purezza. Qualsiasi cosa io dica sono certo che verrà trovata una serie di argomenti per dimostrare quanto sono ingenuo, e che sono stato stato rigirato e convinto da Baba, o che non ho sufficiente esperienza per rendermi conto dei trucchi e delle congiure. Allora vi racconterò una mia esperienza accaduta circa quattro anni fa. Penso fossimo all'inizio di marzo, al Darshan del pomeriggio, e Swami era seduto sulla veranda, davanti agli occhi di molte migliaia di persone. Faceva un caldo da sciogliersi. Nessuna meraviglia: l'estate era vicina. Dopo circa un'ora, mentre parlava con alcuni di noi che ci trovavamo là vicino, agitò la mano e produsse un fico, un vero fico, non un modello di plastica o di argilla. Poi lo passò a noi e anch'io lo tenni in mano; era assolutamente fresco e freddissimo, come se fosse stato fino ad allora in un frigorifero!
Come so che si trattava di un fico vero? Perché Swami chiese che venisse fatto a piccoli pezzi e distribuito. Ne toccò un pezzetto anche a me e lo mangiai. Non mi ricordo di tutti quelli che si trovavano vicini a me, ma qualcuno mi è rimasto in mente, come per esempio il Signor S.V. Giri che allora era il Vice Rettore, e qualche ragazzo, dato che alcuni sono sempre con Baba ad assisterLo. Anche a loro fu dato un pezzo di quel fico appena materializzato. E tutto questo accadde davanti ad una grande folla, molte migliaia di persone. Menziono questo fatto perché Sorcar nel programma alla NDTV non ha solo affermato che Swami è un imbroglione, ma ha anche aggiunto che Baba materializza le cose dietro una tenda. Si potrebbe dire che il fico è stato portato prima e tenuto nascosto in una manica - che è la spiegazione favorita dei denigratori. Ma come avrebbe fatto Baba a far sì che rimanesse così gelido? Forse ha un frigorifero ben funzionante anche nella manica?

A PROPOSITO DELLE MATERIALIZZAZIONI

Ho visto così tante materializzazioni, fatte anche durante i voli in aeroplano e nei luoghi più strani. Quando si fece male ed una mano e la sua mano destra era fasciata, Swami produceva Vibhuti (che è ciò che i Suoi devoti desiderano sopra ogni altra cosa) con la mano sinistra. La domanda ora è: "C'è qualche spiegazione per tutto questo?" Sulla base del mio background scientifico mi azzarderò ad avanzare un' ipotesi, fondata sulla comprensione che ho al momento del ponte fra la fisica e la metafisica. Negli ultimi due decenni sono stati fatti enormi progressi nella comprensione del ponte esistente fra il micro ed il macrocosmo. Ho trascorso molti anni ad assorbire questi sviluppi nel contesto di una serie di libri che ho letto. (Offrirò un panorama molto sintetico di questo affascinante orizzonte in una serie chiamata 'Alla ricerca dell'infinito' ). È affascinante da un lato, e perfettamente comprensibile dall' altro, che l'Universo fisico esibisca una connessione profonda ma molto sottile fra entità che a noi appaiono come differenti fra di loro. Per come la vedono i fisici, c'è un solo elettrone, ma esso ci appare come se fossero molti, a causa dell'effetto operato dalle funzioni dello Spazio e del Tempo. Questo può essere espresso in modo molto bello con l'aiuto di quelli che vengono chiamati i 'diagrammi di Feynman', ma non mi voglio addentrare in questo. Basti dire che nel processo di esplorazione denominato 'paradosso di Einstein-Podosky- Rosen [EPR]' a metà degli anni settanta, alcuni importanti esperimenti rivelarono l'esistenza del Substrato Cosmico.
Questa scoperta era assolutamente inaspettata. Einstein infatti l'aveva scartata, ma questo era successo perché partiva dall'assioma che le entità esistenti erano separate. Oggi la natura dice: ³Possono apparire tali ai vostri sensi. Ed anche ai vostri strumenti scientifici, che altro non sono che estensioni dei vostri sensi, esse possono sembrare tali. Ma esiste una connessione cosmica nascosta, come risultato della quale tutto è Uno! E questo è il motivo per il quale ci troviamo davanti ad un' apparente violazione della teoria della Relatività!' Secondo me questa è una scoperta scioccante, e i pochi che si sono presi la briga di ragionarci sopra hanno capito che la Natura sta convalidando i concetti intuitivi sulla interconnessione cosmica mediante l'Atma e così via, la stessa di cui parlarono i nostri Rishi nel passato. E qui emerge un' altra domanda: 'Se l' Universo ebbe un inizio, e noi crediamo che il nostro Universo sia nato circa 13. 7 miliardi di anni fa, da dove proveniva? E da dove provenne il deposito iniziale di energia che dette origine allo stesso universo?" A questo proposito, nel mondo scientifico si fanno molte teorie, ma io mi avventurerò in un' ipotesi. Usando il linguaggio della Gita, dirò che al di là dello Spazio e del Tempo, che definiscono il nostro Universo, c'è un 'Qualcosa di Immanifesto' da cui il nostro Universo è emerso. Il fatto che il nostro Universo avrebbe una madre è qualcosa che ormai molti cosmologi accettano. Secondo me, questa 'Madre' è la Coscienza Universale, la cui esistenza è così fortemente propugnata dal Vedanta. Ammetto che anche questa è speculazione, ma è una speculazione molto plausibile. Il concetto di Coscienza non può essere scartato sommariamente, come alcuni scienziati giovani ed immaturi tendono a fare. Molto fisici moderni sono arrivati con riluttanza alla conclusione che la realtà materiale fluì dalla Coscienza Pura. Per quanto riguarda questo Universo, nientemeno che Freeman Dyson, un fisico brillante che in gioventù ha contribuito enormemente alla comprensione del quanto elettrodinamico, si è spinto così lontano da scrivere un articolo 'serio' pubblicato sul prestigioso giornale scientifico 'Reviews of Modern Physics' sulla vita senza carne e senza sangue. Dyson ha ipotizzato che se il pianeta Terra diventasse inospitale per la vita come noi la conosciamo, essa potrebbe esistere in forma primordiale nell' Universo sotto forma di Coscienza. Quel che sto cercando di dire è: 1) che il nostro Universo ha avuto inizio dalla Coscienza, 2) che il nostro Universo si è evoluto contro la matrice della Coscienza Universale che pervade l'intero Universo, e 3) che questa Coscienza è immanente in ogni atomo dell' Universo, ma raggiunge la sua forma più evidente e ricca negli esseri umani. Ma perché questa lunga digressione nella Coscienza? Per il motivo che segue: innanzitutto voglio ricordare che secondo Sri Aurobindo l'energia della Pura Coscienza è 'scesa' giù per molti scalini fino a diventare l'energia che ha creato l'Universo. Questo è un pensiero molto interessante. Il Vedanta comincia molto in alto, nel reame astratto della Coscienza Pura. Da qualche parte più in basso c'è l'Universo che noi occupiamo. L'Energia [in qualche modo] è scesa da un 'livello super-astratto' fino a creare il nostro 'livello'. Inoltre è la Pura Coscienza, che è onnipresente, a pervadere anche il nostro Universo, piuttosto che l' etere, concetto ora scartato della teoria classica. La scoperta della connessione quantica negli esperimenti effettuati per il controllo del paradosso di EPR, già citato più sopra, consentono di affermare con una certa fiducia che esiste un substrato sottile che permea tutto l'Universo fisico, che io affermo potrebbe essere chiamato 'Pura Coscienza'. Ma la storia non finisce qui. Circa 20 anni fa, ad un professore di Scienze Aerospaziali dell'Università di Princeton, Robert Jahn, venne chiesto di far da tutore ad uno studente laureato che si occupava di esperimenti di paracinetica, in quanto la sua guida, un collega di Jahn, era dovuta partire improvvisamente. Gli esperimenti di questo studente implicavano le interazioni fra mente e materia. Jahn personalmente non credeva in tali fenomeni, ma acconsentì, più che altro per fare un piacere al suo collega. Fondamentalmente il suo compito consisteva nel fungere da supervisore agli aspetti elettronici dell' esperimento, nonché a quelli statistici. Quello che successe è che Jahn col tempo rimase talmente affascinato da tale ricerca che ci si immerse lui stesso a tempo pieno. Fece strane scoperte - fondamentalmente, che la mente è in grado di influenzare la materia - (Vedere nota 1; N.d.T.) [Vi spiegherò fra poco in quale modo]. Dapprima, non credette in ciò che emergeva dagli esperimenti. Allora fece controlli su controlli, e sempre più stretti; ma continuava a venir fuori che la mente controlla la materia! Jahn infine arrivò alla conclusione che la Coscienza latente negli esseri umani è in grado di influenzare le macchine inerti, perché anch'esse sono pervase dalla Coscienza, sebbene in forma passiva. Queste conclusioni indussero Jahn ad elaborare una teoria matematica che come campo aveva la Coscienza, piuttosto che i campi che sono alla base dell' elettrodinamica o cromodinamica quantica. Io non sono troppo sicuro di approvare i dettagli della formula matematica di Jahn, ma non ho dubbi di sorta sulle premesse di base. A proposito, Jahn pubblicò le sue scoperte sull' interazione mente-macchine sul giornale IEEE, pubblicato dall'Istituto di Ingegneria Elettrica ed Elettronica in America. È un giornale altamente riconosciuto ed un articolo deve avere un gran calibro per venir pubblicato su di esso. È vero che le scoperte di Jahn non sono state accettate universalmente, ma il fatto è che Jahn, senza precedenti conoscenze del Vedanta - origine dell' Universo etc. - stabilì la possibilità che la mente può interagire con la materia. Ora, che cosa fece Jahn esattamente? Condusse molti esperimenti, uno dei quali (il più impressionante) è il seguente: Jahn aveva una macchina capace di generare numeri a caso (un 'generatore di numeri casuali' o 'Random Number Generator' [RNG]). Lasciata a se stessa, tale macchina generava in continuazione numeri a caso. Esistono dei test molto precisi per controllare che i numeri generati seguano la distribuzione propria dei numeri assolutamente casuali. Jahn fece sedere dei volontari davanti alle macchine. Il loro compito consisteva nel concentrarsi su di esse, dicendo loro mentalmente:
³Macchina, ti chiedo di deviare dall' emissione casuale dei numeri.² Questo esperimento si sarebbe potuto definire folle, una totale perdita di tempo. Ed all'inizio questa era l'effettiva opinione di Jahn a proposito, ma si disse: "Non devo avere pregiudizi. Non mi aspetto niente da tutto questo, ma proverò comunque.² Ma quando lo fece, scoprì che la mente delle persone era veramente in grado di influenzare le macchine! Naturalmente all'inizio Jahn trovò molto difficile credere ai fatti, ma dopo innumerevoli tentativi dovette arrendersi all'evidenza ed arrivò alla conclusione che c'era qualcosa in tutto questo, tanto da indurlo ad iniziare a sviluppare una teoria sulle interazioni fra mente e materia, mediate dal Campo della Coscienza, come più sopra descritto. Il punto a cui voglio arrivare in realtà è questo: se la Natura ha creato la materia dal Campo della Coscienza al momento della nascita dell'Universo, allora è concepibile, per esempio in base alle scoperte di Jahn, che una persona sia capace di connettersi direttamente alla Pura Coscienza e materializzi oggetti, o riesca a far sì che possano accadere varie cose non esattamente usuali. Domanda: ³A questa Pura Coscienza può connettersi chiunque, facendo 'miracoli' come noi li definiamo?" La risposta è: "no, non tutti". Ma può farlo chiunque si sia 'allenato' a dimorare nel reame della Pura Coscienza. Il Vedanta identifica chiaramente tali poteri come 'Siddhi' ed in effetti esistono molti tipi di tali poteri. Il Vedanta mette anche in guardia il vero ricercatore spirituale a non lasciarsi affascinare o distrarre dai 'Siddhi', perché essi possono far deragliare la persona dalla sua ricerca del Supremo. Quello che Sorcar definisce un 'trucco di bassa portata' secondo me è la manifestazione di un potere, un 'Siddhi', ben noto anche storicamente. Baba dice che quando una persona veramente vuole qualcosa, questa accade 2). Anche Gesù faceva miracoli, eppure nessuno sembra stupirsene. Molti mistici hanno fatto miracoli ­ e anche qui, nessuna obiezione. La capacità di una persona di volere e poi di vedere realizzata la propria volontà dipende esclusivamente dalla purezza spirituale della persona stessa. Non ha niente a che vedere con la religione.

Ecco perché santi e profeti di tutte le religioni hanno potuto compiere azioni che sono state classificate come 'miracoli'. Mi sono addentrato in questa elaborata digressione solo per trasmettere quanto fortemente in passato io stesso sia stato scettico verso i miracoli. Ma da quando ho cominciato ad essere testimone di molti di essi - e nelle circostanze più disparate (vorrei avere lo spazio ed il tempo per elencarveli tutti!) ­ ho dovuto cercare una spiegazione. Mi ci sono voluti anni per arrivare a trovare uno scenario plausibile basato sulla Coscienza Universale ed anche se non posso provarlo, asserisco che non si può neppure provare il contrario. Tutte le teorie sull'origine della vita qui sulla terra cadono comunque in questa categoria. Allo stesso modo, tutte le teorie sul 'dove' il nostro particolare Universo abbia avuto origine rimangono mera speculazione con poche possibilità convincenti. Come nel caso dell'Universo, dobbiamo dire che gli eventi straordinari, inclusa la creazione diretta della materia attraverso il potere della mente, non sono impossibili. Succedono e possono succedere, in determinate circostanze. Possiamo solo tirar fuori ipotesi su quali siano i vari scenari che rendono possibile l'avverarsi dei miracoli, ma poi ci si deve fermare lì. Potremmo non riuscire mai a conoscere tutta la verità - in questo Universo ci saranno sempre molte cose (inclusi i 'miracoli') di cui non avremo una piena comprensione. Oh sì, i ciarlatani cercheranno sempre di prendervi in giro, questo continuerà a succedere, ma ciò non significa che tutti siano ciarlatani. È pericoloso restare intrappolati in convinzioni preesistenti, nascondendosi dietro il paravento di 'essere razionali'. La razionalità come viene praticata attualmente è inclusa nei confini dello Spazio e del Tempo. Sì, le nostre vite ordinarie sono limitate dallo Spazio e dal Tempo, ma su queste basi possiamo scartare come spazzatura le esperienze che trascendono queste due funzioni e ne vanno molto al di là? Einstein dichiarò di essersi avvicinato alla Scienza per avere il senso della religiosità cosmica. Stava dicendo stupidaggini? Einstein era forse un idiota? Probabilmente costoro che cercano di gettare discredito su Swami credono che Einstein fosse un idiota. In questo caso, lasciatemi dire che sono ben felice di aver scelto la stessa stupida professione di Einstein, e non quella dello 'pseudo-giornalista '. Parlando dell'esperienza della religiosità cosmica, voglio ricordarvi ancora una volta che Einstein la descrive come un'esperienza al di là delle parole e della mente,un' osservazione estremamente simile alle parole usate nelle Upanishad per descrivere il Supremo. I nostri veggenti vedici hanno cercato questa esperienza andando in trance attraverso la meditazione. Ramakrishna, Ramana Maharshi... tutti ebbero esperienza di questo Stato di Beatitudine Suprema , lo Stato di Coscienza Cosmica. Il Vedanta ha anche un altro nome per questo stato di Realtà Assoluto, e cioè Brahman. Nel Vedanta inoltre viene asserito che nell' entrare in se stessi alla fine si può scoprire Braman dentro di noi. Perciò il Dio interiore è lo stesso Dio che si trova anche fuori di noi, e questa è una verità incarnata nell'affermazione che l'Atma è Brahman. Dopo un attento studio del Vedanta, il premio Nobel Schrodinger arrivò esattamente alla stessa conclusione, e voglio convogliare l'attenzione in modo particolare sul fatto che un 'Purna Avatar' è una forma umana di questo Dio Astratto e Senza Forma, al Quale nelle Scritture si fa riferimento come a Niraakara Brahman.
Per contrasto, l' Avatar che si veste di una forma con carne e sangue viene chiamato Saakara Brahman. Krishna dice chiaramente che Dio 'indossa' una forma umana e discende ogniqualvolta diventa necessario. Teniamo questo in mente per un istante e riflettiamo. Non è affatto difficile rendersi conto che:
1. Tutti sono aspetti dell' Atma ­ e questa, a proposito, è la primissima cosa che Krishna insegnò ad Arjuna.
2. L'Avatar è una forma speciale dell'incarnazione dell'Atma.
3. Mentre gli esseri umani cercano di elevarsi a livello del Divino tramite la purificazione di se stessi - la devozione (Bhakti) e così via - l'Avatar 'discende' proprio per insegnare agli esseri umani questo processo e li incoraggia in questa impresa.
Krishna lo dice molto chiaramente.
4. Dio scende come uomo affinché l'uomo possa ascendere come Dio. In questo dramma l'Avatar è come acqua limpida e pura e scende dall'alto come pioggia fresca, mentre l'anima in evoluzione è sulla superficie della terra come acqua che evapora e risale, lasciando le scorie dietro di sé. Questa è la differenza fra un Avatar, come per esempio Krishna, ed un devoto come Ramana, che cerca di ascendere.
5. A proposito, Sri Aurobindo riconobbe la discesa di Dio nella forma umana di Sri Sathya Sai nel 1926, fece una chiara dichiarazione a proposito e poi si ritrasse in se stesso.
Tutto questi si riduce ai seguenti punti;
1. I devoti di Sathya Sai Baba credono ardentemente che Egli sia un Avatar.
2. Un Avatar discende con il pieno complemento dei propri poteri, come fece Krishna, perciò non ci si deve sorprendere se le Sue azioni appaiono come 'miracolose' .
3. Comunque, mentre la gente ordinaria resta impressionata da questi miracoli, Baba Stesso dice che sono solo espressioni del Suo Amore.
4. Non c'è bisogno che tutti credano che Baba è un Avatar. Ma la mancanza di fede in questo fatto non dà loro il diritto di sostenere calunnie infondate sulla Sua missione sociale senza aver neppure tentato di verificare minimamente i fatti - nessuno che abbia un minimo di decenza si rifiuterebbe di concedere che non esiste nessun' altra fondazione privata che abbia fatto per i poveri ed i meno privilegiati di questo Paese quanto ha fatto Baba nel campo della salute e dell' approvvigionamento di acqua potabile. Per molto tempo non ho creduto che Baba fosse niente di più che una persona molto buona e santa, fino a quando ho studiato ed analizzato a fondo la vita di Krishna. Ho anche studiato attentamente i vari libri scritti da Baba, ho letto le trascrizioni di tutti i Suoi vecchi Discorsi ed ho ascoltato attentamente quelli attuali. Inoltre ho studiato la Bhagavad Gita, parti delle Upanishad, gli scritti di Vivekananda, gli insegnamenti di Ramakrishna, Ramana e così via. È così che ho potuto realizzare che Sathya Sai Baba è qualcosa di unico, non nella forma esteriore, ma in dimensioni che vanno molto al di là della mera forma. Al famoso fisico pakistano Abdus Salam, un devoto musulmano, venne chiesto come uno scienziato potesse avere fede in Dio. Salam dette una risposta molto decisa. Disse: ³Non ci vedo contraddizioni. Attraverso la scienza io cerco di scoprire il mondo esteriore. Quando si tratta di Dio l'esplorazione si sposta all'interno. Dov'è il problema?² Più sopra ho ricordato come Gandhi abbia detto che è Dio a governare il Cuore ed a trasformarlo. Questo è esattamente ciò che Baba ha fatto con me, e per me questo è sufficiente a farmelo accettare come Dio. Se questo criterio era buono abbastanza per Gandhi, lo sarà senz' altro anche per me. Ho visto come tante persone sono state trasformate, ma questi episodi sono poco conosciuti. Il Presidente delle Organizzazioni Sri Sathya Sai dell'India recentemente mi ha riferito che poco tempo fa si è recato a Chattisgarh per un lavoro organizzativo di routine. Là ha incontrato un uomo che lavora all' Ufficio Tributi. Quest' uomo ha detto al nostro Presidente che prima di incontrare Swami prendeva tranquillamente delle 'bustarelle' , anzi, le chiedeva in cambio della concessione di favoritismi. Ma l'Amore di Sai ha cambiato questa persona per sempre. Ci sono innumerevoli storie e non dicono niente di nuovo: queste trasformazioni sono all'ordine del giorno in tutto il mondo e riguardano gente appartenente a tutte le religioni ­ infatti, c'è un solo Dio e siamo tutti Suoi figli.

IL POTERE DELL'ATTRAZIONE DIVINA

Una caratteristica propria della Divinità in forma umana è il Suo potere di attrazione, che si manifesta in modi straordinari. Vi riporto la storia di una mia esperienza personale. Questo episodio è accaduto nel 2004, credo, e comunque senz'altro dopo l'invasione dell' Iraq da parte delle forze della Coalizione. Come faccio a saperlo? Continuate a leggere e lo saprete. Era estate e Swami si trovava a Brindavan. C'ero anch'io. Un giorno, qualcuno mi disse: ³C'è un signore dall'Iraq e lo dovresti incontrare.² Ero eccitato. Un iracheno, e di quei tempi?? Certo che non me lo volevo perdere! Organizzai l'incontro per il pomeriggio nella casa degli ospiti che si trova accanto alla Residenza di Swami. Anche Sai Prakash, che si occupa delle riprese nel nostro Studio (il Prashanti Digital Studio), si trovava là e gli dissi di portare una telecamera. L'uomo venne in orario, con sua moglie - non sapevo che se la sarebbe portata dietro - e cominciammo a chiacchierare, mentre Sai Prakash riprendeva l'incontro. Abbiamo mostrato la ripresa alla Sanskar TV e credo che la manderemo in onda anche su Sai Cast. Se ben ricordo, il nome dell'uomo era Suleiman Dawood, aveva circa settanta anni ed era stato un Ispettore Generale della Polizia di Bhagdad, una posizione importante che gli aveva conferito un certo potere. Quando Saddam Hussein era diventato Presidente, una volta gli aveva ordinato di fare qualcosa che andava contro la sua coscienza. Suleiman si era rifiutato di obbedire, si era dimesso ed era fuggito dall'Iraq con la moglie. Prima era andato in Turchia, dove per molti anni si era dato al commercio; poi si era trasferito in Bulgaria. Dopo che Saddam era stato deposto, Dawood e la moglie erano tornati nella loro patria. Gli americani gli avevano chiesto di tornare a comandare la polizia di Baghdad, ma lui aveva rifiutato. Mi disse che non avrebbe mai servito gli invasori. Ormai aveva guadagnato abbastanza soldi e non aveva bisogno di lavorare. Ma era ben lontano da essere felice, perché vedeva sofferenza e povertà ovunque si girasse. Era molto triste e pregava continuamente Allah. Un giorno sentì una voce che gli disse: ³Vai in India.² Suleiman era scioccato, ma quando l'esperienza fu finita pensò di essersi immaginato tutto. Ma la voce continuò a parlargli a questo modo per giorni, fino a quando Suleiman decise di recarsi in India. Quando lo disse alla moglie, ella pensò che il marito fosse diventato matto. Gli chiese: ³Ma dove, in India?² ³Non lo so!² ³Come, non lo sai? Chi vuoi vedere in India?² ³Non lo so!² ³Vuoi dire che vuoi andare in India senza sapere dove, o chi vuoi vedere?² ³Esattamente!² ³Ma perché?!² ³Perché un Santo mi sta chiamando, ecco perché!² Ora, quale donna nel possesso delle proprie facoltà mentali potrebbe accettare una cosa del genere?A questo punto della narrazione, la moglie intervenne dicendo: ³Ho deciso di accompagnare mio marito. Non l'ho fatto per fede, ma perché ho pensato che fosse impazzito ed avesse bisogno di qualcuno che gli stesse vicino in caso di necessità.² Fu così che i due si avventurarono in un viaggio nell'ignoto. Immaginate la situazione. La situazione era calda, sebbene gli americani avessero vinto. L'aeroporto di Baghdad era chiuso ­ nessun volo civile, solo voli militari. Allora Dawood decise di viaggiare via terra ­ prima fino al confine con l' Iran, poi attraverso l'Iran fino al confine con il Pakistan, poi attraverso l'India... fino a dove, però, non lo sapeva! Ciò di cui era sicuro, era solo che doveva fare quel viaggio. E viaggiò in treno, in pulmann e in taxi. Mi disse che durante quell' incredibile viaggio sua moglie aveva pregato incessantemente. Erano arrivati in India dopo circa diciotto giorni. Avevano passato il confine a Wagha e continuato fino ad Amritsar. Là qualcuno gli aveva detto che i Santi si trovavano solo al Sud! La coppia allora si era diretta a Delhi. Alla stazione ferroviaria di Nuova Delhi, Suleiman aveva cercato di scoprire in quale posto doveva andare. Qualcuno gli aveva detto: ³Vada a Puttaparthi - ma per arrivarci deve passare prima da Dharmavaram². Quando egli aveva provato a comprare i biglietti per Dharmavaram, la ragazza alla cassa non glieli aveva voluti dare, ma aveva detto: "Penso che voi non vogliate andare a Dharmavaram, ma a Puttaparthi, perché quello è un posto sacro.Vi farò i biglietti per Puttaparthi², e gli aveva messo in mano due biglietti per Puttaparthi via Bangalore. Un giorno più tardi erano arrivati alla stazione di Puttaparthi. Avevano viaggiato per 23 giorni senza sapere dove stavano andando. Erano arrivati nel posto giusto? La risposta Suleiman la ebbe non appena vide una foto di Swami sorridente appesa alla stazione. Suleiman tutto eccitato aveva detto alla moglie: ³Siamo arrivati nel posto giusto. Guarda, quello è il Santo che mi chiamava!² Suleiman allora si era recato all' Ashram, dove aveva scoperto che Swami non era là ma a Brindavan. Un devoto tedesco in procinto di partire per Brindavan gli aveva proposto di dividere il taxi con lui. Quando incontrai questa coppia erano a Brindavan da una settimana ed erano molto felici. Il viso dell'uomo esprimeva pura gioia. Egli chiamava Swami 'Baba Swami' e voleva chiederGli di benedire il suo popolo. Questa è una descrizione prosaica di un'esperienza straordinaria, in cui ho avuto il privilegio di ascoltare la storia di un uomo attirato da una forza irresistibile e potente verso qualcosa che non poteva descrivere ma a cui doveva assolutamente arrivare. Questo è un esempio della CHIAMATA che arriva in molti modi, se posseggono l'anelito, a coloro che sono benedetti. Questo è il Divino ³LÀ FUORI², che chiama il Divino ³QUI DENTRO². In questo caso, ³il Divino là fuori², che chiamava, era Swami, come era già successo a James Sinclair, molto tempo prima. (Molti di voi conosceranno senz'altro la storia e non starò a ripeterla qui). [James Sinclair era un commerciante americano che non aveva mai sentito parlare di Sai Baba ma aveva visto, in due occasioni, un uomo vestito di arancione con una capigliatura 'afro' apparire e scomparire nella sua casa negli USA. Indagando in un negozio di libri spirituali se c'era qualche Maestro vivente che si adattasse alla descrizione, gli fu mostrata una foto di Sai Baba ed egli Lo riconobbe immediatamente come l'uomo che era apparso nella sua casa. Quando finalmente Sinclair arrivò nell'ashram di Baba, la prima cosa che Baba gli disse fu, ³Sono venuto da te due volte!² .- N.d.T.]

Rupert Sheldrake

I POTERI STRAORDINARI DEGLI ANIMALI

II potere dell' intenzione

La volontà di un uomo può provocare effetti a distanza in molti modi: un cane può captare l'intenzione di tornare a casa di un padrone lontanissimo; un gatto può rispondere ad un richiamo silenzioso; un uomo può prevedere che un amico gli telefonerà. Analogamente, la volontà di un animale può agire su un uomo ad esso molto vicino, come nel caso in cui un gatto in pericolo chiama in soccorso il padrone. E un animale può agire su un altro. Forse questi tipi diversi di intenzione agiscono telepaticamente attraverso i campi morfici (vedi articolo più sotto). E se le intenzioni di un animale fossero rivolte non a un membro del proprio gruppo sociale, ma ad un oggetto inanimato? Se fossero in grado di agire su un oggetto a distanza senza contatto fisico di sorta, ci troveremmo di fronte ad un esempio di psicocinesi. In alcuni stupefacenti esperimenti con pulcini appena covati, il ricercatore francese Renè Peoc`h ha dimostrato che i pulcini instauravano un rapporto di dipendenza con una macchina invece che con la madre. I pulcini appena covati, come gli anatroccoli e le ochette, sono soggetti al fenomeno dell' imprinting con il primo oggetto mobile che incontrano, e lo seguono ovunque. In circostanze normali, l' oggetto è la madre, ma se le uova vengono covate in un'incubatrice e gli uccelli appena nati incontrano un uomo, essi seguiranno lui. In esperimenti di laboratorio si possono perfino indurre i pulcini a legarsi per «imprinting» con un palloncino che si muove o con altri oggetti inanimati. Per i suoi esperimenti, Renè Peoc`h utilizzava un piccolo robot che si spostava su ruote in una serie di direzioni casuali. Alla fine di ciascun movimento, la macchina si fermava, ruotava su se stessa compiendo un angolo di ampiezza variabile, indi proseguiva in linea retta, fermandosi, ruotando di nuovo e così via: ampiezza degli angoli di rotazione e lunghezza del tragitto in linea retta erano scelti da un generatore di numeri casuali contenuto nel robot. Gli sperimentatori presero nota dei percorsi scelti dalla macchina ed ebbero conferma che erano casuali. Renè Peoc`h mostrò l'apparecchio ai pulcini appena usciti dal guscio; essi, a causa dell' imprinting ( Konrad Lorenz descriveva l'imprinting come il momento critico in cui il piccolo impara a riconoscere le caratteristiche della propria specie, quindi dei genitori e degli "amici", cioè di tutti quelli che a lui si avvicinano in quel determinato lasso di tempo lasciando impronta di sé, del proprio odore, della propria voce, nel suo apparato percettivo. L'arco temporale destinato all'imprinting varia da specie a specie, ma per tutte si tratta di un periodo critico in cui è come se l'organismo mettesse in atto un naturale meccanismo di selezione. Una sorta di bilanciamento tra le informazioni che vanno memorizzate e fissate per sempre, perché indispensabili alla sopravvivenza e le altre che arrivano dopo e non servono più, visto che il piccolo, superato il periodo critico, dovrebbe aver appreso tutto ciò che gli serve.) vi si legarono come alla madre e desideravano seguirlo, ma lo scienziato glielo impedì, mettendoli in una gabbia dalla quale, però, potevano vederlo. I piccoli non potevano raggiungerlo, ma riuscirono a far si che il robot si dirigesse verso di loro (fig. 16. 1): iI loro fortissimo desiderio di essere vicini alla macchina/madre riusci in qualche modo ad influenzare il generatore di numeri casuali e l'apparecchio si tenne nei pressi della gabbia. I pulcini che non avevano subito l'imprinting con il robot non riuscivano a influenzarne il movimento. In altri esperimenti, Renè Peoc`h tenne al buio alcuni pulcini che non avevano subito 1'imprinting. Sistemò una candela accesa sul capo della macchina e mise i piccoli nella solita gabbia. Durante il giorno i pulcini preferiscono la luce ed essi «attirarono» a sé il robot per averne di più. Lo scienziato francese fece altre prove. In alcune gabbie, dalle quali il robot era visibile, furono messi dei conigli, che sulle prime rimasero spaventati dalla macchina e la respinsero, provocandone l' allontanamento. Poi, dopo parecchie settimane, non ne avevano più paura e tendevano a farla avvicinare a sé. Dunque il desiderio, o la paura, di questi animali, aveva il potere di influenzare a distanza eventi di carattere aleatorio e di attrarre o di respingere il robot. È evidente che non sarebbe stato possibile se desideri e paure di quegli animali fossero stati imprigionati dentro il loro cervello. Al contrario, le loro pulsioni si proiettavano verso l'esterno ed agivano sul comportamento della macchina.

Figura 16.1. II tracciato compiuto dal robot semovente durante gli esperimenti di Renè Peoc`h.
A: esperimento di controllo con la gabbia vuota. B: esperimento in cui nella gabbia si trovavano
alcuni pulcini che avevano un giorno di vita e avevano subito un imprinting con il robot

Io interpreto questa influenza come un campo morfico che si proietta all' esterno, sull' oggetto dell' attenzione dell' animale, collegandolo a esso. Come un campo di intenzione può agire su un uomo o su un animale a distanza, può influire anche su un oggetto materiale. Nel primo caso 1'intenzione agisce a distanza su un cervello in virtù della mediazione dei campi. Nell' altro, sempre tramite i campi, modifica gli eventi casuali che avvengono in una macchina.

[da: I poteri straordinari degli animali, di Rupert Sheldrake, ed. Mondadori]

LE INFORMAZIONI INVISIBILI: I CAMPI MORFICI

(L. Bertolotti)

1. Il DNA e il problema della forma

2. L¹ipotesi della causalità formativa

3. Risonanza morfica e mente collettiva

4. Prove a sostegno (il DNA fantasma)

5. Conclusioni

1. IL DNA E IL PROBLEMA DELLA FORMA

Gli scienziati che lavorano sul mondo microscopico generalmente non si curano della forma degli organismi su cui lavorano, in quanto il loro oggetto di interesse è la chimica e la fisiologia; ma per coloro che studiano gli organismi viventi nel loro insieme è impossibile comprendere la vita senza tenere conto della sua forma. Il grande interrogativo che per molto tempo è rimasto senza risposta è il perché e il come gli esseri viventi riescano ad assumere determinate forme fisiche proprie della loro specie. Con la scoperta del DNA, i biologi molecolari dichiararono risolto il problema, dato che esso è costituito da molecole direttrici che contengono tutte le informazioni grazie alle quali un intero organismo può essere costruito. Ma il problema iniziale sussiste. Infatti, considerando il DNA come il programma completo di ogni organismo vivente, alcuni scienziati si sono chiesti che cosa può invece controllare la forma di oggetti non viventi come i cristalli o le rocce. In tali materie, prive di DNA, devono intervenire necessariamente altri fattori. Una possibile ­ e molto probabile ­ soluzione, si può ritrovare nelle forze subatomiche alla base delle molecole che le compongono, che contribuiscono non solo alla configurazione interna della struttura, ma anche a quella esterna, ossia la forma. Dunque, se tali forze governano le molecole degli oggetti inanimati, è deducibile che governino anche le molecole degli esseri viventi, quindi il DNA. Fino ad oggi il problema della forma è rimasto un problema centrale in biologia. Nessuno è in grado di capire perché, ad esempio, una cellula maturi in una cellula di foglia e un¹altra in una cellula di gambo, dato che entrambe appartengono alla stessa pianta e hanno un DNA identico. E lo stesso quesito si ripropone nell¹essere umano, dove una cellula diventa una cellula epiteliale e un¹altra una cellula epatica quando il DNA di ciascuno è lo stesso.
Risulta evidente che deve esistere qualcosa di ancora più profondo del DNA che ne regola il funzionamento. Nel DNA è contenuto il codice genetico che si suppone avere il compito di governare tutto quello che avviene negli esseri viventi in via di sviluppo. Ma dato che tutti i tipi di cellula delle diverse parti organiche del corpo umano contengono il medesimo DNA, deve quindi esserci necessariamente qualcosa al di sopra di esso in grado di spiegarne il loro differente esito. Tutto il compito del DNA si può sintetizzare nel suo fornire la sequenza degli aminoacidi in modo da permettere alla cellula di produrre determinate proteine.

Il problema posto dal biologo inglese Rupert Sheldrake ­ che incominciò ad interessarsi all¹enigma della forma durante le sue ricerche sulla crescita delle piante a Cambridge ­ non si ferma però alla questione di fornire le proteine giuste alle cellule giuste al momento giusto, ma cerca di capire come possano le cellule organizzarsi in forme particolari fino a svilupparsi in differenti organismi.
In definitiva, il DNA aiuta a comprendere come si ottengono le proteine che forniscono i ³mattoni² e il ³cemento² con cui l¹organismo viene costruito, ma non spiega il modo in cui questi elementi assumono determinate forme. Nel quadro della scienza classica, tutte le domande rimaste senza risposta a proposito dell¹ereditarietà e delle proprietà degli organismi viventi, vengono attribuite a probabili funzioni del DNA ancora sconosciute. I biologi chiamano morfogenesi l¹ambito di studi relativi all¹origine della forma (termine che deriva dal greco morphé, forma, e genesis, origine), cercando di ovviare al problema in modo superficiale e provvisorio facendo affidamento alla programmazione genetica. Secondo questa visione ogni specie non fa altro che seguire le istruzioni dei propri geni.

È però importante sottolineare che l¹unica teoria rigorosa e definita riguarda il modo in cui il DNA codifica il RNA e quest¹ultimo codifica le proteine, tutte le altre funzioni che vengono ipoteticamente attribuite al DNA non possono assolutamente essere specificate in termini molecolari. È a questo punto, dove la scienza classica di ferma, che Sheldrake propone, in linea con la fisica contemporanea, la teoria dei campi morfici come reale guida del programma genetico organizzato dal DNA risiederebbe sotto forma di informazione a livelli energetici molto più sottili di quelli considerati fino ad ora.

2. L¹ipotesi della causalità formativa

Dopo anni di studi e riflessioni sull¹enigma della morfogenesi, Sheldrake giunse alla conclusione che questi non potranno mai essere realmente compresi attraverso le concezioni meccanicistiche classiche, ma richiedono concetti assolutamente nuovi. Fu così che nel 1981 propose per la prima volta l¹idea relativa all¹esistenza di un campo morfogenetico, attraverso i tre principi base dell¹ipotesi della causalità formativa:
I campi morfogenetici sono un nuovo tipo di campo che fino ad ora non è stato riconosciuto dalla fisica. Così come gli organismi alla cui formazione presiedono, si evolvono. Hanno una storia e, grazie a un processo chiamato risonanza morfica, contengono in sé una memoria.
Fanno parte di una famiglia più vasta di campi, detti campi morfici.

Secondo Sheldrake, i campi morfici, così come i campi della fisica già noti, sono regioni d¹influenza all¹interno dello spazio-tempo, localizzati dentro e intorno ai sistemi che organizzano. Essi si limitano ovvero impongono un ordine all¹indeterminismo intrinseco dei sistemi cui presiedono. Comprendono in sé, e connettono, le varie parti del sistema che sono preposti a organizzare.

In altre parole, la causalità formativa è il meccanismo grazie al quale le cose assumono la loro forma, o la loro organizzazione. Sheldrake ha introdotto quindi l¹ipotesi che sia la struttura sia i comportamenti caratteristici di tutti i sistemi chimici, fisici e biologici esistenti in natura, siano guidati e plasmati da campi organizzativi, da lui chiamati appunto campi morfici, che, come una mano invisibile, agiscono attraverso lo spazio e il tempo. In zoologia e in botanica i campi morfici che presiedono allo sviluppo e al mantenimento della forma vengono chiamati campi morfogenetici; quelli che si occupano della percezione, del comportamento e dell¹attività mentale si chiamano campi percettivi, comportamentali e mentali; quelli che si riscontrano in mineralogia sono detti campi cristallini e molecolari; quelli invece che si osservano in sociologia sono detti campi sociali e culturali. Infatti, così come un campo cristallino organizza i modi secondo cui molecole e atomi si ordinano all¹interno di un cristallo. [...] un campo sociale organizza e coordina il comportamento degli individui che lo compongono, per esempio il modo in cui ciascun uccello vola all¹interno dello stormo [Sheldrake R., 1999].Il lavoro dei campi morfici viene compiuto a livello subatomico, funzionando come restrizioni schematizzate sulla moltitudine di eventi probabili e indeterminati che si verificano ai livelli più profondi dei sistemi fisici. Tali campi sono regioni d¹influenza all¹interno dello spazio-tempo, localizzati dentro e intorno ai sistemi che organizzano. Essi limitano ­ ossia impongono ­ un ordine all¹indeterminismo intrinseco dei sistemi che presiedono. Così un campo cristallino organizza i modi secondo cui le molecole e gli atomi si debbono ordinare all¹interno di un cristallo; il campo di un animale plasma invece le cellule e i tessuti all¹interno di un embrione, ne guida lo sviluppo fino a che esso assuma la caratteristica forma della sua specie; così come un campo sociale organizza e coordina il comportamento degli individui che lo compongono, per esempio il modo in cui ciascun uccello vola all¹interno del suo stormo. Il campo morfico conduce i sistemi a esso sottoposti verso mete o obiettivi specifici, denominati attrattori dal matematico René Thom (tra i promotori della teoria del caos), che rappresentano i limiti verso i quali un sistema dinamico viene attratto. Per Sheldrake infatti il campo stesso si evolve, esso non è fissato una volta per tutte da un¹equazione matematica, ma la sua struttura dipende da ciò che è accaduto in precedenza. Contiene una sorta di memoria. Attraverso la ripetizione, i modelli che organizza divengono sempre più probabili, sempre più abituali. Una volta che questo nuovo campo, questo nuovo modello di organizzazione, ha cominciato a esistere, esso si rafforza attraverso la ripetizione. È sempre più probabile che il modello si riproponga. I campi divengono una sorta di memoria cumulativa, evolvendosi nel tempo, e sono alla base della formazione delle abitudini.

. Risonanza morfica e MENTE COLLETTIVA

I campi morfici di ogni sistema esercitano la loro influenza su sistemi successivi mediante un processo chiamato risonanza morfica. La risonanza morfica individua l¹idea secondo cui ogni individuo facente parte di una specie, attinge alla memoria collettiva della specie ­ o campo morfico della specie ­ e si sintonizza con i suoi membri passati, a sua volta contribuendo all¹ulteriore sviluppo della specie stessa. Le implicazioni di questa teoria sono di portata immensa, per esempio in campo sociale, artistico, scientifico, ecc. Sheldrake ci offre nuovi aspetti degli istinti e dei comportamenti, ci dà nuove prospettive delle strutture sociali, in termini di campi morfici, delle forme culturali e delle idee. Infatti, secondo la sua ipotesi, i campi morfici si estendono oltre il cervello, fin nell¹ambiente circostante, legandoci agli oggetti che cadono sotto la nostra percezione e rendendoci capaci di agire su di essi attraverso le intenzioni e l¹attenzione [Sheldrake R., 1999]. In campo psicologico questa ipotesi offre un substrato scientifico al fenomeno della profezia che si auto-adempie, secondo cui le aspettative di un individuo influiscono sulla condotta comportamentale di altri individui. In campo psicoanalitico permette inoltre una lettura fisica-biologia della teoria dell¹ inconscio collettivo di Carl Gustav Jung, del tele che emerge nelle dinamiche di gruppo secondo Moreno, e del concetto di peste emozionale introdotto da Wilhelm Reich (ossia di quei contagi psicologici di massa che si manifestano in gigantesche esplosioni di sadismo e criminalità). In termini di gruppi sociali infatti, il campo morfico sottende all¹idea che ogni gruppo di persone è organizzato da un campo, e che questo campo non è solo una struttura organizzatrice nel presente, ma contiene anche una memoria di quello che era quel gruppo sociale nel passato, attraverso cui ogni individuo è collegato con la risonanza morfica. Questo processo si determina per tutti i sistemi riscontrabili in natura e corrisponde a ciò che Sheldrake ha chiamato causalità formativa, ossia il meccanismo grazie al quale le cose assumono la loro forma, o la loro organizzazione.

4. PROVE A SOSTEGNO (IL DNA FANTASMA)

Quando Sheldrake introdusse per la prima volta la sua ipotesi sulla causalità formativa e sui campi morfici nel libro A New Science of Life, la prestigiosa rivista inglese New Scientist dichiarò al riguardo che la scienza occidentale ha purtroppo creato una falsa costruzione del mondo e delle creature che esso contiene [...] Quanto Sheldrake propone è scientifico. Ciò non significa che egli abbia ragione, ma che la sua teoria è sperimentalmente controllabile. Il modo più semplice per sperimentare la realtà dei campi morfici, è quello di osservare le società di organismi, in particolare separando gli individui in modo tale che non possano comunicare tra loro attraverso canali sensoriali normali; se in tal caso una si continua a verificare una forma di comunicazione, risulterà evidente l¹esistenza di un legame fornito dal campo morfico. Per esempio nessuno è in grado di comprendere come le colonie di termiti (piccoli insetti ciechi) riescano a coordinarsi in modo tale da costruire dimore complicate con un¹architettura interna di enorme complessità. Anche nel caso in cui una colonia venga separata in due parti da una lastra d¹acciaio, entrambi i lati continuano a cooperare perfettamente (probabilmente augurandosi che prima o poi tale lastra venga toltaŠ). Nessuno capisce come sia possibile per uno stormo di uccelli o un banco di pesci a cambiare direzione talmente in fretta, e sarebbe più corretto dire simultaneamente, senza che nessun individuo rischi minimamente di scontrarsi con un altro. Inoltre, i due ricecatori russi Peter Gariaev e Vladimir Poponin (ed il gruppo di collaboratori dell¹Istituto di Fisica Biochimica dell¹Accademia Russa delle Scienze), hanno recentemente osservato un nuovo fenomeno di accoppiamento elettromagnetico tra il campo energetico di un raggio laser ed un campione di DNA. Tale osservazione consiste nella misurazione di un nuovo campo nella sub-struttura del vuoto mai osservato in precedenza, ed in grado di fornire informazioni qualitative e quantitative circa le proprietà del campo elettromagnetico del DNA. I due scienziati hanno chiamato questo fenomeno ³effetto del DNA fantasma in vitro², abbreviato con l¹appellativo di DNA fantasma. Durante alcuni esperimenti riguardanti la misurazione dei moti vibrazionali di campioni di DNA, hanno assistito ad un effetto del tutto inaspettato: il campo elettromagnetico del DNA, sottoposto a irradiazione laser, continuava a persistere a lungo anche dopo la rimozione del campione stesso di DNA fisico.Gariaev e Poponin effettuarono tutti i controlli possibili ripetendo l¹esperimento diverse volte, fino a prendere in considerazione l¹ipotesi di lavoro suggerita dai risultati sperimentali: nel vuoto fisico c¹è qualche nuova sub-struttura di un campo che è stato precedentemente ignorato. Inoltre, viene anche suggerita l¹ipotesi che tale effetto sia solo un esempio possibile di una più generale categoria di effetti elettromagnetici che rappresentano la base sperimentale di importanti percorsi di ricerca come, per esempio, la biologia quantistica, le dinamiche non-lineari del DNA e, infine, le interazioni morfiche proposte da Sheldrake tra i sistemi biologici.

5.Conclusioni

Sheldrake formula l¹ipotesi che la non localizzazione, uno dei principi fondamentali della fisica quantistica, sia essenziale per la comprensione dei campi morfici, in quanto le parti di un sistema quantico entrate in contatto almeno una volta, continuano a mantenere la loro connessione, e rimangono sempre unite, con una connessione immediata, da un campo quantico. Egli ha infatti sostenuto, dopo aver incontrato David Bohm (1917-1974; uno dei fisici teorici più conosciuti della sua generazione, fondatore della teoria olografica dell'Universo) ed essersi confrontato a lungo con lui, che la sua teoria rivela moltissime similitudini al paradigma olografico proposto da Bohm. Sheldrake assume un particolare atteggiamento nei confronti della scienza ortodossa e della visione meccanicistica del mondo. Per la bellezza e la chiarezza espositiva, lasciamo che siano quindi le sue parola a concludere questa breve introduzione alla sua teoria: La teoria ortodossa nella biologia e nella chimica, e nella scienza in generale, è la teoria meccanicistica della natura che afferma che tutti i sistemi naturali sono come macchine, e sono costituiti da processi fisici e chimici. Quello che io dico è che si può, se volete, paragonare certi aspetti della natura a delle macchine, ma questo non basta per spiegarli.

La natura non è una macchina. Io e voi non siamo macchine. Possiamo essere simili a macchine sotto certi aspetti. Il nostro cuore può essere simile a una pompa e il nostro cervello, in un certo senso, simile a un computer.

La teoria meccanicistica ci fornisce delle analogie meccaniche della natura, ed è vero che si può guardare a certi aspetti degli organismi in questo modo. Ma per altri importanti aspetti, la natura in generale, e gli organismi in particolare, non sono macchine o simili a macchine.

Quindi, quello che voglio dire è che la teoria meccanicistica va bene per quello che vale. Il suo contenuto positivo va bene quando ci descrive la fisica degli impulsi nervosi, o la chimica degli enzimi; questo va bene, queste sono informazioni utili, e sono una parte del quadro.

Ma se afferma che la vita non è altro che cose che possono essere spiegate in termini di normale fisica, che esistono già nei libri di fisica, se afferma che la vita non è nient'altro che questo 'e questo è quello che dice la maggior parte dei biologi meccanicistici' allora penso che sia sbagliata, perché è troppo limitata. È come guardare a una parte del quadro e pensare che sia il tutto. È una mezza verità [Sheldrake R.]