del Prof. G. Venkataraman
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Sai Ram e saluti da Prasanthi Nilayam.
Questo è il mio terzo 'discorso' sui Veda, se così posso permettermi di definirlo. Nei due discorsi precedenti ho fatto una sorta di introduzione ai Veda; in questo focalizzerò la mia attenzione su una Upanishad in particolare, la Taittriya Upanishad, non solo per la semplice ragione che essa costituisce un buon esempio per illustrare di che cosa trattino i Veda al massimo livello, ma anche perché spesso l'abbiamo ascoltata, cantata dagli studenti, durante il Darshan di Swami. Radio Sai ha già presentato una serie dettagliata su questa particolare Upanishad e spero che alcuni di voi l' abbiano seguita, dato che molte delle mie osservazioni si basano su di essa, anche se io mi esprimo in modo molto più sintetico. Ho già messo in evidenza che le Upanishad sono una parte del Vedanta. Il Vedanta rappresenta la parte finale dei Veda. Le Upanishad hanno un contenuto molto filosofico, e ciò non deve sorprendere perché, come ho detto in uno dei miei discorsi precedenti, il pensiero vedico si è evoluto con il tempo. Esistono molte Upanishad, ma gli studiosi ritengono che dieci di esse siano le più importanti. LaTaittriya Upanishad, che prenderò in esame fra poco, è una di queste dieci.
IL SIGNIFICATO DI UPANISHAD
Comincerò illustrando l'esatto significato della parola Upanishad. Swami ci ha detto che significa letteralmente 'sedersi vicino'. Ma sedersi vicino a chi ? E chi si siede vicino a chi ? Il discepolo si siede vicino al Guru. E poi?
Nei tempi antichi il Brahmachari andava da un Guru e viveva nel suo Ashram per molti anni
Il discepolo assorbe la saggezza dal Guru e diventa un illuminato. Questo è il significato tradizionale ed 'esterno'. Il significato più profondo è che l'individuo deve avvicinarsi sempre di più al Vero Sé Interiore, perchè Dio è il supremo Guru . Questa è la vera strada che conduce alla Saggezza. L' individuo, come Swami ci ricorda spesso, è l'incarnazione dell'eterno Atma, che è come dire che è Atma incapsulato in una mente ed un corpo. A questa combinazione ci si riferisce anche con il termine di Jivatma. Le Upanishad aiutano il Jivatma ad imbarcarsi in un viaggio di scoperta. Scoperta di che cosa? Della vera natura del Jivatma. Ed in che cosa consiste questa vera natura? Si tratta del Puro, Semplice, Disincarnato ed Infinito Atma. Come dice il Professor Radhakrishnan, ³L'Atma è ciò che rimane quando tutto ciò che non è il Vero Sé viene scartato.² La Sadhana (pratica spirituale; N.d.T.) è il processo con cui il Jivatma si libera di tutti gli inutili paramenti che intorbidano lo splendore dell' Atma.
IL PENSIERO UPANISHADICO ESPRESSO DA PLOTINO
A questo proposito, è bene rammentare che le Upanishad rappresentano la Verità massima, che ha attratto ricercatori da tutte le parti del mondo. Il Professor Radhakrishnan cita il filosofo greco Plotino che molto tempo fa ed in modo totalmente indipendente osservò:
Chi cerca di penetrare la natura della Mente Divina deve rivolgersi profondamente alla natura della propria anima, al punto più divino di se stesso. Ci si deve innanzitutto astrarre dal corpo, poi dall' anima inferiore che ha costruito quel corpo, poi dalle facoltà dei sensi, da tutti i desideri, da tutte le emozioni e da tutte le cose poco importanti, cioè da tutto ciò che propende verso il mortale. Ciò che rimane dopo questa astrazione è la parte che descriviamo come Mente Divina, un' emanazione che mantiene in sé una parte della Luce Divina. (Plotino)
Plotino
MAX MÜLLER SULLE UPANISHAD
Nessuno può negare che questa sia una percezione notevole ed indipendente dell' essenza della Verità contenuta nelle Upanishad. Ma resta il fatto che le Upanishad sorpassano di gran lunga, sia in quantità che in profondità, la percezione di tutti gli altri ricercatori in altre parti del mondo. Con questa mia affermazione non intendo screditare in alcun modo il valore delle altre tradizioni filosofiche. Ma è un fatto storico che nell' India antica la ricerca del Sé interiore divenne letteralmente un modo di vivere per un vastissimo numero di persone. Questo è il motivo per cui Max Müller, al quale Swami fa spesso riferimento, afferma:
È senz' altro sorprendente che un sistema come il Vedanta sia stato lentamente elaborato dagli infaticabili ed intrepidi filosofi indiani migliaia di anni or sono. Si tratta di un sistema che persino oggi ci fa venire le vertigini, ci fa sentire disorientati, come se avessimo appena finito di salire l'ultimo gradino della guglia barcollante di una cattedrale gotica. Nessuno dei nostri filosofi, - inclusi Eraclito, Platone, Kant ed Hegel - si è mai avventurato ad erigere una di tali guglie. All' inizio c' era solo l' Uno, e pure alla fine non ci sarà altro che l' Uno, sia che noi lo vogliamo chiamare Atma o Brahma. (Max Müller)
Max Müller
Questo è ciò che lo stesso Swami Ha detto sulle Upanishad in generale:
"Le Upanishad non sono un prodotto dell' intelligenza umana. Tramite le Upanishad Dio ha sussurrato all' uomo. Le Upanishad sono autentiche ed autorevoli, in quanto condividono la Gloria dei Veda. Originariamente erano 1180 ma, attraverso i secoli, molte di esse sono scomparse dalla memoria umana e fino ad oggi ne sono arrivate solo 108. Di queste, a causa della profondità e del valore del loro contenuto, 13 hanno guadagnato una grande popolarità. Adi Sankaracharya, per il fatto di averne selezionate dieci per poi commentarle, le ha in qualche modo 'promosse' e questo è il motivo per cui sono diventate più importanti. Se l'umanità ne seguirà i valori sopravviverà. In caso contrario essa è destinata a soccombere"
LA TAITTRIYA UPANISHAD
Ed eccoci arrivati alla Taittriya Upanishad, che consta di tre parti, o Valli. Le tre parti sono: Sikshavalli, Anandavalli e Bhriguvalli. La prima parte - Sikshavalli - è connessa essenzialmente alla conoscenza teorica delle scritture. Qui un Guru istruisce i propri discepoli su alcune cose fondamentali.
Ma la teoria da sola non porta da nessuna parte. Dio dev' essere anche sperimentato. Solo sperimentandoLo si può realizzare la Beatitudine, o Ananda. Perciò, il primo compito per avviarsi verso lo stato di Beatitudine consiste nel liberarsi dell' ignoranza.L' Anandavalli è la parte della Taittriya Upanishad che considera questo aspetto.La Bhriguvalli è una narrazione in forma di dialogo fra il Saggio Varuna e suo figlio Bhrigu, e tratta della conoscenza del Supremo o Brahman. In un certo senso è la ricapitolazione dell' Anandavalli, ma sotto forma di dialogo.
CHE COSA DICE SWAMI SULLA TAITTRIYA UPANISHAD
Vediamo ora che cosa dice Swami sulla Taittiriya Upanishad:
"Brahmavidya, la Conoscenza di Brahman, è il tema specifico di questa Upanishad. Essa consiste di tre sezioni: Sikshavalli, Anandavalli o Brahmavalli, e Bhriguvalli. Le ultime due sono molto importanti per coloro che cercano Brahmajnana [la Conoscenza del Supremo]. La Sikshavalli descrive dettagliatamente i metodi da seguire per acquisire una completa focalizzazione, ma da sola questa non basta per distruggere la schiavitù e superare le illusioni. Il flusso e la turbolenza della vita dipendono dall' ignoranza, o Ajnana, e la schiavitù ne è il risultato. È solo quando viene distrutta l'ignoranza che i legami si sciolgono e si acquisisce la Liberazione. È come dire che il vostro treno si muove quando invece è fermo e a muoversi è quello sul binario adiacente. Osservate il vostro treno e conoscerete la Verità; osservate l' altro treno e verrete sconfitti. Non serve a niente cercare la causa dell'illusione. Invece, dovete cercare di sfuggirle!"
Swami
Per riuscire ad apprezzare la profonda implicazione di Sikshavalli, è utile tenere in mente la seguente immagine mentale: pensiamo di trovarci a migliaia di anni indietro nel tempo, all' epoca dell' India vedica, quando dei giovani studenti, in un' età compresa fra i cinque ed i diciotto anni, si riunivano in piccoli gruppi e vivevano con il loro Guru in un Ashram. L' Ashram veniva chiamato Gurukulam, ed i giovani ricercatori erano i Brahmachari, cioè ricercatori del Dio Supremo, conosciuto in sanscrito come Brahman. Il Guru istruiva, guidava e consigliava i discepoli, o Sishya, come venivano denominati. Siksha significa istruzione, perciò nello Sikshavalli viene trattata l' istruzione che il Guru impartisce ai discepoli. Che cosa si intende esattamente con 'ricerca di Brahman'? Perché questi giovani uomini cercavano Dio Onnipotente? Se veramente i giovani discepoli erano alla ricerca del Supremo, perché la maggior parte di essi più tardi finivano per sposarsi ed immergersi nel mare turbulento della vita familiare? Alcuni chiarimenti a questo proposito sono necessari affinché apprezziamo al meglio gli insegnamenti e gli scopi delle Upanishad. Quello che è veramente degno di attenzione nei Veda e nelle Upanishad è che essi non scartano assolutamente niente nella Creazione: tutto ha un posto ed uno scopo, e l' evoluzione deve avvenire nel rispetto di questo background. Ecco perché Swami Nikhilananda dice:
Nell' evoluzione spirituale non si può saltare nessuno stadio. Quindi, per coloro che, spinti dai loro impulsi naturali, cercano i piaceri fisici sulla terra, le Upanishad stabiliscono delle regole su come è bene che nel loro ambito compiano i vari doveri ed obblighi. Per coloro che cercano i piaceri del Paradiso, le Upanishad prescrivono riti e meditazioni con le quali comunicare con gli dei, o con i poteri più alti. Nella tradizione delle Upanishad gli Dei, gli uomini e gli esseri subumani per il loro benessere dipendono gli uni dagli altri. La chiave per una felicità duratura risiede in una cooperazione fra tutti gli esseri della Creazione e non in una loro spietata competizione.
L' ultima considerazione forse è rilevante nel contesto di ciò che sta accadendo di questi tempi, in cui l'uomo sta non solo dominando, ma anche cancellando dalla faccia della terra molte specie viventi. Tornando all' unicità delle Upanishad, esse non solo forniscono le istruzioni su come eseguire i riti ma, oltre a spiegarne il significato più profondo, indicano come l'uomo, schiavo come è al momento, può elevarsi fino a sperimentare il Divino, o l' Ultimo-Ultimo, come il Prof. Radhakrishan si riferisce a Brahman. Per quanto ci riguarda, ci focalizzeremo in primo luogo sull' aspetto universale degli insegnamenti delle Upanishad. Nel terminare questa breve introduzione, citiamo le parole di Swami sulla Sikshavalli:
"Nella Sikshavalli, vengono esposti dettagliatamente alcuni metodi per superare gli ostacoli posti dai Deva sulla strada dell' uomo, nonché i metodi per acquisire la focalizzazione unidirezionale durante gli esercizi mentali."
Swami aggiunge che l' Oceano della vita non può essere attraversato mediante il mero compimento dei propri doveri familiari. Questo introduce qualcosa di più, che viene trattato nelle ultime parti o Valli.
L' INSEGNAMENTO DEL GURU NELLA SIKSHAVALLI
Lasciate che vi presenti velocemente alcuni dei momenti culminanti dello Sikshavalli.
Come vi dissi poco tempo fa, la parola Siksha significa istruzione. Perciò 'Sikshavalli' significa essenzialmente gli insegnamenti impartiti da un Guru ai suoi sishya, o discepoli. Dato che i discepoli erano giovani, c'erano molte questioni pratiche da prendere in considerazione. Per esempio, il Guru insisteva con gli studenti sull' importanza di una pronuncia e di un' intonazione corrette. Dato che esse determinavano il significato dei versi, non erano tollerate negligenze. Un' idea si cela dietro questa particolare indicazione del Guru, e cioè che più tardi nella loro vita molti discepoli si sarebbero trovati ad assistere l' esecuzione dei riti. Questi vanno compiuti in modo appropriato, il che significa che i Mantra devono essere cantati nel modo giusto. In un discorso precedente ho già richiamato la vostra attenzione sull' importanza attribuita da Kanchi Paramacharya all' aspetto sonoro. Questa particolare istruzione del Guru ha una rilevanza particolare in questa nostra epoca e in questi giorni. La celebrazione dei riti vedici è drasticamente declinata nell' ultimo mezzo secolo, e fra i (già pochi) sacerdoti disponibili ad eseguirli non molti sono quelli che ne garantiscono una pronuncia corretta. Questa cosa non solo è di cattivo auspicio, ma costituisce anche un vero e proprio imbroglio da parte dei sacerdoti coinvolti. A proposito, non si deve pensare che le Upanishad siano pura filosofia. Spesso esse mescolano alla filosofia anche l'aspetto pratico. Ma persino dietro la pratica, cioè dietro l' esecuzione del rito, si cela sempre un profondo principio filosofico. Per esempio, quando si celebrano gli Yajna, i sacerdoti offrono del riso bollito al fuoco sacro e cantano un Mantra. La gente può pensare che sia solo un rito, ma nella Gita Krishna spiega il profondo significato di tutto questo. Questo Mantra che si trova nella Gita, e a cui mi sto riferendo, è lo Sloka (verso vedico) 'Brahmaarpanam' , che tutti noi cantiamo prima di mangiare. In effetti, tutto proviene da Dio ed è per Dio. Questa prospettiva va sempre tenuta in mente.
La Gita
Cantare correttamente è senz' altro molto importante, ma questo non implica che lo studente si debba ridurre al ruolo di un registratore. È piuttosto probabile che attraverso una lunga e disciplinata pratica del canto lo studente finisca per focalizzarsi solo sulle parole. Per prevenire ciò, il Guru ha anche un inno attraverso il quale l'attenzione dello studente viene diretto al profondo significato dell' inno stesso. Allo studente viene prescritto di meditare sugli inni e sul loro significato. In accordo con le Upanishad, ci sono due diversi modi di effettuare la meditazione: in uno si mantiene un occhio sui benefici che si potranno acquisire, nell'altro non ci si preoccupa minimamente dei vantaggi mondani. Pensare a Dio per chiederGli di farci realizzare queche ci preme nel mondo va anche bene, fino ad un certo punto, ma non dev' essere la meta finale. La Taittriya Upanishad, sebbene si basi fortemente su una filosofia d'alto livello, non disapprova completamente i desideri mondani; raccomanda invece di tenerli a bada e di equilibrarli mediante azioni che siano di beneficio sociale. Ecco perché ai capofamiglia viene richiesto di abbondare in opere di carità, anche quando stanno ancora pregando per ottenere la ricchezza materiale.Mi fermo un attimo a considerare ciò ha da dire Swami sui processi mentali. Egli distingue tre categorie: concentrazione, contemplazione, ed infine meditazione. Mentre le prime due appartengono alla mente mondana, l' ultima è associata alla mente superiore o, in linguaggio più semplice, al Cuore. Quando si medita con il Cuore non ci sono desideri e questo è ciò che Swami vuole che realmente accada. Fra le altre cose il Guru istruisce il discepolo sulla sacra sillaba OM, che Swami una volta ha definito 'il numero di telefono di Dio'! Come è ben noto, la OM viene cantata prima dell' inizio di ogni attività a cui si vuole dare un buon auspicio. La OM è anche un simbolo del Creatore e del Suo atto creativo, la Creazione. La Bibbia afferma che la parola è Dio e questa dichiarazione, in un certo senso, riecheggia quelli che sono anche i sentimenti vedici.
La sillaba AUM
A questo proposito dobbiamo ricordare che fra le specie viventi solo gli esseri umani hanno la facoltà della parola. La capacità di parlare e quella di creare dei linguaggi sono un dono particolarmente straordinario di Dio all' uomo. Comunque noi tutti tendiamo a prendere questo dono come se fosse una cosa dovuta, e a trattarlo in modo casuale. I veggenti vedici chiedevano ai loro studenti di meditare sulla parola, sul suo profondo significato, sulla capacità di parlare, e di vedere in essa il potere di Dio. A noi, tutto questo ricorda che il potere della parola dev'essere usato solo per il bene e mai per il male.
L' INSEGNAMENTO PRATICO
Gli insegnamenti del Guru non solo coprono gli aspetti della più alta conoscenza spirituale ma includono anche molte applicazioni pratiche. Come Swami spesso ci ricorda, la mera conoscenza libresca è di scarsa utilità. Ciò che è ugualmente o forse anche più importante è la conoscenza pratica, cioè come applicare i principi della spiritualità nella vita quotidiana. Ecco perché il Guru dice che quando il discepolo lascia l' Ashram e entra nella vita, dopo il matrimonio ha il dovere di donare generosamente e con amore, senza aspettarsi niente in cambio, e sempre volentieri. In altre parole, la condivisione è il modo migliore per mostrare agli altri che ci interessiamo a loro. Inoltre non si devono condividere solo il cibo e le ricchezze ma, come cosa più importante, l'amore di Dio. Questo è quanto viene dichiarato anche nella Gita e ripetutamente enfatizzato da Swami. E qui concludiamo questo breve panorama sulla Sikshavalli. Ma le Upanishad si rivolgono a tutto lo spettro di aspiranti. Nella scuola moderna ci sono molte classi, dalla prima e dalla seconda elementare fino alle classi del liceo. Naturalmente il livello di istruzione è diverso da una classe all' altra. Nei Gurukula dell' antichità non c' erano classi perché il numero degli alunni si poteva contare sulle dita di una mano. Se teniamo questo in mente, sarà facile capire che gli inni venivano trasmessi a studenti di diversi livelli di evoluzione spirituale. Non esisteva una stessa formula per tutti. Valeva invece la regola 'ognuno secondo le proprie capacità.².
LA CONCLUSIONE DELLA SIKSHAVALLI
La Sikshavalli termina con una splendida esortazione dell' insegnante allo studente. Swami la cita spesso, ed essa fra l'altro è invariabilmente parte dell' invocazione recitata all'inizio della celebrazione della Convocazione dell' Istituto. Il Guru dice al discepolo: Sathyam Vada, Dharmam Chara, Matrudevo Bhava,Pitu Devo Bhava, Acharya Devo Bhava, Athithi Devo Bhava etc. Sono certo che tutti sanno che cosa significa! Fondamentalmente essa esorta il discepolo a dimorare sempre nella Verità, ad essere retto, ad onorare i genitori, il Guru e gli ospiti, in quanto incarnazioni di Dio. Sono consigli importantissimi e di altissima rilevanza al giorno d'oggi!
L' ANANDAVALLI
Ed ora passiamo all' 'Anandavalli' dellaTaittiriya Upanishad. Swami dice: ³Lo scopo della vita consiste nel prepararvi a tornare al vostro habitat naturale. Provenite da Dio ed a Lui dovete tornare.² Che cosa significa, e che cosa si deve fare? Questo è l' argomento trattato nell' Anandavalli.
"Provenite da Dio e da Lui dovete tornare"
Richiamiamo alla memoria il primo commento di Swami e cioè che Dio è pura Beatitudine. Per questo una volta ha cantato: ³La Beatitudine è la Mia forma², una canzone che è molto familiare a noi tutti. La parola sanscrita per 'Beatitudine' è Ananda. Non è facile tradurre la parola Ananda. Spesso Ananda viene tradotta con 'gioia', o 'felicità', che sono entrambe inadeguate; a paragone di queste, 'Beatitudine' fa senz' altro un miglior lavoro. La gioia e la felicità sono collegate alle esperienze che abbiamo in questo mondo. Le esperienze felici sono belle, senza dubbio, ma hanno anche gli opposti: il dolore e la disperazione. Invece la Beatitudine, o Ananda, non ha opposti! Com'è possibile? La Beatitudine, o Ananda, appartiene al mondo non-dualistico, che è il mondo di Dio. Dato che l'uomo è figlio di Dio, anche la sua vera natura è Beatitudine. Ma una volta che egli si immerge nel mondo, ne viene facilmente ottenebrato e comincia a scambiare il falso per vero, cioè identifica i piaceri mondani e sensuali con la Beatitudine. I sensi lo ingannano, e viene catturato in una trappola; sempre e di nuovo cerca i piaceri sensoriali, anche se alla fine non portano che dolore. Ci si potrebbe chiedere: ³Se un uomo, oltre a seguire diligentemente tutto ciò che prescrivono i Veda, è onesto, buono caritetevole etc. etc., non dovrebbe tutto questo condurlo alla Beatitudine?² Sì, è senz' altro una cosa buona essere una brava persona, compiere il proprio dovere fino in fondo ed eseguire diligentemente i riti prescritti e così via. Ma tutto questo non porterebbe mai e poi mai all'unione suprema con Dio. Perché? A causa dell' attaccamento. Anche una persona buona ha dei desideri, anche se sembrano innocui. Per esempio, molta brava genete vuole andare in paradiso dopo la morte. Quanto dico può sembrare quanto mai superficiale, ma... il paradiso è la destinazione sbagliata! Questo è il motivo per cui Swami dice che persino Sattva lega; è come una corda d'oro! Ma allora, che cosa si deve fare? SI DEVONO ELIMINARE I LEGAMI, IL CHE SIGNIFICA CHE SI DEVE LASCIAR CADERE COMPLETAMENTE LA COSCIENZA DEL CORPO.
LA META DELLA VITA
Nell' Anandavalli, l' insegnante gentilmente convoglia l'attenzione del giovane discepolo sulla vera meta della vita. Non ci si deve far risucchiare e sopraffare dalla turbolenza della vita. Si deve guardare molto più in là, non bisogna mai perdere di vista la destinazione finale. Ma perché si deve fare una cosa del genere? Perché in questo risiedono la Beatitudine e la Gioia Eterne. Lo studente deve realizzare che esiste un Dio al di là delle descrizioni verbali e che Egli trascende la comprensione della mente, in quanto essa non riesce a sopportarNe l' enorme energia. Il Guru esorta il discepolo ad essere coraggioso ed a cercare questo Essere Supremo che è al di là del mondo fisico ed anche della mente. Il Guru insiste sul fatto che solo colui che cerca Brahman può godere l' Eterna Beatitudine. Devo anche richiamare la vostra attenzione sul fatto che nell' Anandavalli, il Dio Supremo o Brahman viene definito Sathya, Jnana e Anatha che significano rispettivamente Verità, Conoscenza e Infinito. Infatti, Swami canta spesso un Bhajan cominciandolo con queste parole, che sono tratte dall' Anandavalli ! In breve: l' Anandavalli è una carta stradale con le indicazioni per raggiungere l' Eterna Beatitudine!
LA BHRIGUVALLI
La Bhriguvalli, che è l'ultima delle tre Valli, che formano ciascuna una parte della Taittriya Upanishad, è essenzialmente una ripetizione dell' Anandavalli, ma in forma diversa. In essa Bhrigu, il figlio del Rishi Varuna, fa una domanda al padre a proposito di Brahma. Il padre, che in questo caso è anche il Guru, chiede al figlio, che è anche suo discepolo, di pensare e meditare, e di tornare poi con la risposta. In altre parole, la risposta dev' essere trovata mediante l'autoindagine e non si deve ricevere dall' insegnante. Il discepolo fa quel che gli viene detto di fare e torna con quella che ritiene essere la risposta giusta. Il padre però lo rimanda indietro e gli chiede di meditare di nuovo. Perché? Perché la risposta non è completa e rappresenta solo una parte della Verità. Il discepolo va e torna per alcune volte, ma sempre viene rispedito indietro a continuare la sua indagine. Comunque non si tratta di esercizi infruttuosi, perché ad ogni tentativo il discepolo riesce a raffinare le risposte precedenti. Alla fine arriva un momento in cui il discepolo non torna più indietro. Perché? Perché avendo trovato Brahma, che altro non è che assoluta Beatitudine o Ananda, egli è diventato uno con Esso! Non c'è più niente da trovare o da scoprire!! Questo, essenzialmente, è il contenuto di Bhriguvalli. In altre parole, è una guida su come esattamente compiere l' indagine sulla Verità Ultima.
LE PAROLE DI SWAMI SULL' ANANDAVALLI
E SULLA BHRIGUVALLI
Prima di salutarci, sentiamo che cosa dice Swami sull' Anandavalli e sulla Bhriguvalli.
³La Beatitudine è la Mia forma²
Ecco le Sue parole a proposito: "L' Anandavalli e la Bhriguvalli sono molto importanti per coloro che cercano la Conoscenza di Brahman, o Brahmajnana. È nella natura delle cose che l'ignoranza, o Avidya, inciti l'uomo a desiderare pienamente i frutti delle azioni, e questo desiderio produce depressione ogniqualvolta sopraggiunge un insuccesso. Questo attaccamento provoca ulteriori legami, rendendo ancora più difficile diventare liberi. Sebbene questo stato di grande confusione chiamato 'vita', che comporta la nascita, la decadenza ed infine la morte provochi paura, l'uomo trova difficile scrollarsi di dosso la presa dell' attaccamento. Il cambiamento è la caratteristica dell' illusione mentre la costanza o l'immutabilità lo sono della Verità. Brahman è Verità, che equivale a dire che Esso è immutabile. L' Universo proiettato fuori da Brahman è soggetto al cambiamento. Tutte le cose soggette a cambiare entrano nel campo dell' intelletto e qui colui che conosce, colui che viene conosciuto ed il processo del conoscere appaiono separati. Ma al di là di tutto questo c'è l'Unità, e questa è Brahman. La Taittiriya Upanishad vi esorta a non deviare dal sentiero del dovere e dell' apprendimento. I tre passi per la Realizzazione sono l' ascolto, la ruminazione e la meditazione. L'ascolto si riferisce ai Veda, che devono essere onorati con fede ed imparati a memoria da un Guru. La ruminazione di ciò che si è imparato fissa in mente la nozione di Brahma. La meditazione infine aiuta a raggiungere una concentrazione unidirezionale sul principio installato nella mente. La Brahmavalli insegna, mentre la Bhriguvalli 'prova' per mezzo dell' esperienza.
Bene, con questo per oggi ho finito. Spero di essere riuscito a darvi un panorama di una delle Upanishad più importanti. Mi permetto di farvi ora ascoltare la registrazione delle tre valli, per farvi gustare il suono della Taittriya Upanishad.