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La mia introduzione ai Veda - del Prof. G. Venkataraman

29 novembre 2006

In questo ed in altri dei discorsi che seguiranno affronterò l'argomento dei Veda. Mi propongo una cosa atroce, se si considera che non sono capace di cantare neppure pochi versi vedici. Ma i Veda, nonostante la mia ignoranza, esercitano un tale fascino su di me che non posso trattenermi dal parlarne. Potreste chiedermi: "Come può parlare dei Veda se ne sa così poco?" Buona domanda. Ma la mia risposta è che, sebbene ne conosca ben poco il lato tecnico, ho avuto il privilegio di ricevere una visione piuttosto ampia degli altri aspetti, ed è su di essi che poggerò le basi di questi miei discorsi.
Il mio primo incontro con qualcosa che avesse a che fare con i Veda risale al 1940 o giù di lì, o forse anche a qualche anno prima. A quel tempo andavo occasionalmente in visita a Manamadurai, una piccola città a 40 km a sud-est di Madurai, la famosa città dei templi,. Manamadurai si trova nel distretto Ramnad del Tamil Nadu, sulla strada che da Madurai porta a Rameswaram, lungo la costa sudorientale dell'India e dalla quale, secondo la leggenda, Rama dette inizio alla Sua invasione di Lanka. Rameshwaram è quindi un famoso centro di pellegrinaggio.












LO STATO DEL TAMIL NADU IN INDIA.
MADURAI E RAMESHWARAM NEL TAMIL NADU.


Gli inglesi avevano costruito una rete ferroviaria fra Madras e Dhanushkodi proprio al di là di Rameshwaram. Ogni giorno un treno, denominato 'il treno della posta', percorreva il tratto Madras-Dhanushkodi e ritorno. Questo treno attraversava Manamadurai, ed il suo passaggio era il grande evento giornaliero del luogo. Il treno passava sopra un ponte sul fiume Vaigai e molta gente si riuniva sulle due rive del fiume solo per poterlo vedere per qualche istante. Lo facevo anch'io. A proposito, il 'treno della posta' si chiamava così perchè trasportava la posta proveniente dall'Inghilterra e diretta a Madras (oggi Chennai) che arrivava via Colombo. A quei tempi le grandi navi in arrivo dall' Inghilterra, invece di approdare a Madras, navigavano direttamente fino a Colombo, dove la posta veniva scaricata e spedita via treno da qualche parte nel Ceylon settentrionale, come allora veniva chiamata Sri Lanka. Di là una piccola barca la portava a Dhanuskodi, dove veniva caricata sul 'treno della posta' con destinazione Madras. La posta in partenza da Madras seguiva l' itinerario opposto.




LA SCUOLA VEDICA


Ora, perché mai vi sto raccontando queste cose in un discorso che dovrebbe avere come tema i Veda? Solo per introdurre la città di Manamadurai ed in particolare la sua scuola Vedica. Questa scuola si trovava a due passi dalla casa ancestrale della famiglia di mio padre, in cui abitavano due dei suoi fratelli maggiori. Un paio di volte ero andato a casa loro ed invariabilmente ero rimasto affascinato dal canto incessante che proveniva dalla costruzione che si trovava due porte più in là. Questa scuola Vedica, o 'Veda Paatasala', come essa è conosciuta in gergo tecnico, sembrava esistesse da molti, molti decenni, ed era stata fondata da una ricca famiglia di casta Chettiar. I Chettiar appartengono alla comunità dei mercanti, e a quei tempi il commercio li portava a Burma, Malaya, Singapore e persino in posti come il Laos e la Cambogia. I Chettiar in genere erano ricchi e, come era d'uso allora, spendevano buona parte dei loro guadagni in opere di carità. Per esempio, molti di essi contribuirono alla costruzione di molti templi. Altri costruirono rifugi semicoperti o case destinate al riposo dei pellegrini in visita ai luoghi sacri, per esempio a Rameswaram, Tirupathi o Benares. Altri fondarono le 'Veda Paatasalas', cioè le scuole Vediche come quella da me citata poco fa.









Una scuola Vedica


La Veda Paatasala era essenzialmente una scuola Vedica in cui venivano ammessi i bambini della casta dei Brahmini, spesso appartenenti a famiglie povere, in giovanissima età - fra i cinque e sette anni - dopo aver partecipato alla cerimonia detta Upanayanam. Molti di voi avranno assistito alle Upanayanam di massa che Swami celebra di tanto in tanto.







Swami benedice i partecipanti dopo una cerimonia Upanayanam di massa




L' UPANAYANAM


Ma che cosa è esattamente questa cerimonia, e quale significato ha? Ve lo spiegherò brevemente, riservandomi eventualmente di tornarci sopra più tardi per un'esplorazione più profonda. Per capirne bene il significato dobbiamo tornare all' epoca Vedica, cioè a qualche migliaio di anni fa. A quei tempi, ad un bambino che nasceva in una famiglia di Brahmini era permesso di essere un bambino come tutti gli altri, senza alcuna restrizione, fino all'età di cinque anni. Al raggiungimento di quell'età, però, avveniva un cambio di marcia, ed era l'Upanayanam a segnare questa soglia. La cerimonia era essenzialmente un' iniziazione ad una vita disciplinata, con una forte enfasi sul controllo dei sensi e della mente e sulla focalizzazione su Dio. Ci si potrebbe chiedere: ma perché tutto questo? Non era una severa punizione per un bambino di cinque anni? Questa è la nostra reazione oggi, in base alla mentalità attuale, ma cinquemila e più anni fa la vita era diversa ed i Brahmini avevano il dovere di sostenere e diffondere la Conoscenza Spirituale. In termini pratici, erano i Brahmini a dare consigli a tutti, persino ai re, su questioni riguardanti il Dharma e l'osservanza dei vari riti prescritti dalle Scritture. La responsabilità affidata ai Brahmini era onerosa, e l' addestramento al lavoro che dovevano compiere doveva cominciare molto presto. A proposito, mi propongo di parlare dettagliamente di questi riti e dei mantra Vedici, cantati in tali occasioni, nei miei discorsi successivi.
Tornando all'Upanayanam: il culmine della cerimonia è il cosiddetto Brahmopadesam, il momento in cui il padre sussurra il sacro Mantra Gayathri nell' orecchio del bambino. Sono certo che tutti voi conoscete il Mantra Gayathri specialmente perché Swami ne ha parlato così tante volte.Tornerò sulla Gayathri più tardi.



Swami stesso dà ad un ragazzo l' iniziazione ai misteri del Gayathri Mantra


Sto menzionando la Gayathri solo per dire che si supponeva che il bambino che la udiva rinascesse, e questa volta spiritualmente. Il periodo dell'infanzia era terminato, e come risultato di questa nuova nascita spirituale la sua vita prendeva una nuova direzione. Vorrei menzionare che gli ebrei hanno una cerimonia di iniziazione - chiamata Bar Mitzvah - e che anche la comunità Parsi ne ha una. I dettagli e persino gli obiettivi di queste cerimonie di iniziazione possono essere molto diversi dall' Upanayanam, ma dobbiamo tenere in mente che molte antiche società avevano una cerimonia che segnava la transizione dall' infanzia all' adolescenza.




Il VERO BRAHMACHARI


Un ragazzo iniziato tramite l'Upanayanam viene chiamato Brahmachari. Molto spesso si crede erroneamente che un Brahmachari sia una persona che non è mai stata sposata. In pratica è vero che un Brahmachari non è sposato, non c'è dubbio su questo, ma come Swami ha sottolineato la parola Brahmachari ha un significato molto più ampio e non ha niente a che vedere con lo stato civile. Secondo Swami un vero Brahmachari è una persona la cui mente è totalmente focalizzata su Bhahman o Dio. Questo mi riconduce alla Veda Paatasala. Nei tempi antichi, il Brahmachari andava da un Guru e viveva nel suo Ashram per molti anni, imparando i Veda e conducendo una vita disciplinata, come prescritto dalle Sacre Scritture.



Nei tempi antichi il Brahmachari andava da un Guru e viveva nel suo Ashram per molti anni


Dopo aver completato gli studi, cosa che richiedeva molti anni, il Brahmachari si congedava rispettosamente dal suo Guru e faceva il suo ingresso nella vita. Egli si sposava e serviva la società in ogni modo possibile, in particolar modo fungendo fa guida a persone di varie comunità che non erano versate nelle Sacre Scritture, affinché seguissero il proprio Dharma. Ho già fatto un breve riferimento a questo poco fa. Con il trascorrere del tempo la vita cambiò, e nel diciannovesimo secolo la maggior parte dei Brahmini erano impegnati in compiti ben diversi dalla propagazione della conoscenza scritturale. Molti erano diventati ricchi proprietari terrieri, completamente occupati a controllare le colture nelle loro fattorie. E quando gli inglesi introdussero scuole e college di stile occidentale, molti Brahmini abbracciarono felicemente l' istruzione occidentale, in special modo perché essa offriva loro l'opportunità di entrare nella vita professionale in qualità di amministratori del governo, per esempio come avvocati, insegnanti, medici etc. Come risultato di tutte queste forze sociali, si rese sempre più necessario fondare scuole Vediche di preparazione per i sacerdoti. Vi prego di non credere che le scuole Vediche siano venute in esistenza solo a seguito degli sviluppi appena menzionati. Esse esistevano da molto prima, specialmente per impartire ai Brahmini una seria esposizione dei Veda. Ma i cambiamenti sociali resero più imperativa che mai la necessità di avere delle scuole di 'addestramento' specifiche per i sacerdoti.




SWAMI FONDA UNA SCUOLA VEDICA NEL 1950


Tornando a Manamadurai ed alla Scuola Vedica che ho menzionato prima: io non ci avevo mai fatto molta attenzione, ma la sua presenza si era registrata da qualche parte nella mia memoria. Comunque, solo dopo molti anni apprezzai il ruolo di quella e di altre Paatasala. Per l'esattezza devo anche ricordare che Swami fondò una Veda Paatasala qui a Prasanthi Nilayam, che venne amministrata da Sri Kamavadhani, uno studioso vedico per eccellenza che visse fino alla matura età di cento anni, ed io ho sentito molte volte Swami parlare di Kamavadhanigaru in modo molto affettuoso. Ho anche avuto il privilegio di poterlo incontrare qualche volta nei suoi ultimi anni.





Bambini delle elementari mentre cantano i Veda
Swami però non fondò le Veda Paatasala per addestrare i sacerdoti, bensì per esporre i suoi studenti all' importanza dei Veda e far loro capire la necessità di preservarli. A proposito, non c'erano restrizioni, e chiunque avesse un serio interesse per i Veda ed un sincero desiderio di apprendere veniva ammesso alla Veda Paatasala di Swami. Per metterla in modo diverso: non si trattava solo di qualcosa riservata ai Brahmini. È grazie agli sforzi pioneristici di Kamavadhan nei suoi ultimi anni di vita che oggi durante il Darshan così tanti studenti quasi tutti i giorni riescono a cantare i Veda senza sforzo, sia al mattino che al pomeriggio.




L' EFFETTO DELLA CERIMONIA UPANAYANAM


Torniamo al 1947. Questo fu l'anno in cui mio padre, su insistenza di mia nonna, celebrò l'Upanayanam per me. Tutta la faccenda durò quattro giorni, e venne celebrata nel modo più tradizionale possibile, in un piccolo villaggio dell'India del sud che era molto attento alle tradizioni. C'erano molte cose, associate alla cerimonia, che io detestavo profondamente, ma non avevo scelta: potevo solo obbedire. Mi furono poste molte restrizioni, che a quel tempo mi fecero arrabbiare, ma non c'era nulla da fare, fuorché accettare gli eventi. Una cosa che realizzai allora, fu che dopo l'Upanayanam tre volte al giorno mi veniva richiesto di celebrare un rito chiamato Sandhyavandham: una volta al mattino, una volta al pomeriggio ed una volta alla sera. Fra le altre cose, come parte di tale rito dovevo cantare la Gayathri 32 volte. Mia madre era molto severa e non mi dava da mangiare se non completavo il Sandhyavandanam. Questa era una cosa che mi faceva impazzire, ma non avevo scelta. Stranamente, non pensai mai di imbrogliare. Non so perché - forse succedeva per Grazia Divina. Sebbene con grande riluttanza, in qualche modo tutti i giorni mi forzavo a cantare tutti i Mantra, che avevo in qualche modo imparato a memoria.



Il Sandhyavandanam


Vi dico queste cose per molte ragioni. La prima cosa è che allora non sapevo che i Mantra che ero così riluttante a recitare erano tutti Mantra Vedici. In secondo luogo, nessuno si prese la briga di spiegarmi che cosa volessero dire. Forse, se ne avessi capito il significato profondo, avrei accettato la cosa con un atteggiamento più sereno. Tornerò più tardi allo Sandhyavandanam, ma prima voglio citarvi una frase di quel rituale:


Aakashath paththam thoyam,
Yadaa gachhathi sagaram,
Sarva Deva namaskaaraha,
Kesavam pradhigachhathi.


All'incirca il significato è il seguente:


ŒProprio come tutta l'acqua che scende dal cielo trova una via per
arrivare all'oceano, tutte le preghiere che ora offro alle varie
Divinità verranno ricevute da Kesava, il Signore Supremo¹


Che pensiero profondo! Questa è la bellezza dei Veda. Superficialmente sembra trattarsi di meri rituali, alcuni dei quali, in quest'epoca e di questi tempi, sembrano non solo irrilevanti ma anche sgradevoli. Ma se si scende più a fondo la cosa cambia completamente aspetto. Non si può far altro che ammirare gli antichi per la profondità della loro saggezza. Di questo parlerò in dettaglio più avanti. A questo proposito penso sia appropriato menzionare che Swami spesso cita l'ultima parte del mantra a cui mi sono appena riferito. Swami dice:


'Sarva jeeva namaskaaram, Kesavam Pradhigatchathi. Sarva Jeeva tiraskaaram,
Kesavam pradhigatchathi'


Il significato di questo verso è:




'Tutte le salutazioni che offriamo ai nostri fratelli esseri umani raggiungono infine il Signore. Se invece delle salutazioni lanciamo ingiurie, anche queste Lo raggiungeranno'


Perciò, dice Swami, sarà bene che stiamo ben attenti a non abusare degli altri. Possiamo pensare che stiamo insultando una certa persona, ma in realtà stiamo insultando Dio. E non vorremmo mai fare una cosa del genere, non è vero?...



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(continua)