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Dio, l'Avatar e l'intellettuale

19 novembre 2006

(citazioni dall' articolo del Prof. G. Venkataraman apparso in versione
integrale in 'The Week', Kerala, Edizione Speciale per l' 80o Compleanno)






LA TESTA IN CONTRAPPOSIZIONE AL CUORE


Comincerò con l'osservazione di Swami, che un essere umano è la combinazione del corpo grossolano, della mente sottile e dell' Atma immortale [...]. Ora, qual è la gerarchia fra questi tre? Swami dice che per primo dovrebbe venire il cuore, seguito dalla testa ed infine dal corpo e dai sensi. Nel mondo odierno, invece, le priorità sono diverse. Il cuore viene lasciato fuori più o meno quasi sempre. Gli intellettuali, in particolare, vengono dominati dalla testa. Quando questo accade, la logica prevale ed i sentimenti del cuore si siedono in ultima fila... specialmente la fede. Per chi cerca di seguire il sentiero spirituale, la fede è forse il requisito più importante. Forse per alcuni, quando il 'viaggio' comincia, la fede mette radici attraverso l' indagine, ma poi arriva uno stadio in cui si deve necessariamente buttare la logica nella spazzatura. Questo è qualcosa che pochi intellettuali sono disposti a fare e che mi mette davanti al modo sottile in cui l'Avatar si muove fra noi. C'è chi lo ha notato nell' Avatar di Shirdi, ed oggi altri lo vedono anche nell' Avatar Sri Sathya Sai.


L' AVATAR HA UNA FORMA UMANA MA È MOLTO DIVERSO DA NOI


Ci sono innumerevoli cose che un Avatar fa, alcune delle quali possiamo percepire e capire, mentre altre sono molto al di là della nostra comprensione. Questo è un fatto e dobbiamo essere preparati ad accettarlo. Da ciò che ho visto io personalmente, vorrei dire che ci sono almeno quattro aspetti dell'Avatar costantemente in gioco. Innanzitutto, Egli riversa Amore su tutti. In secondo luogo, risponde alle nostre chiamate quando siamo disperati. Terzo, ci dà consigli. Quarto, ci sottopone a dei test. L'ultimo aspetto richiede di essere elaborato. Nella Gita ci sono due versi (sloka) chiave, che rappresentano un indizio in favore del punto da me appena esposto. Il primo di questi è lo sloka [9,22] al quale, fra l'altro, Swami fa riferimento come al 'fulcro della Gita', perché è il verso che si trova esattamente in mezzo ai diciotto capitoli di questo sacro testo. In questo sloka il Signore benedetto dice essenzialmente: "Riponete una salda fede in Me, pensate sempre a Me, ed io mi farò carico di ogni vostro peso." [18,66], mentre Krishna dichiara che chi si abbandona totalmente al Signore verrà totalmente redento. Se teniamo in mente queste due dichiarazioni 'chiave' dell' Avatar Krishna, ci renderemo conto pienamente che spesso Swami ci dà delle prove da superare, per esaminare la qualità del nostro abbandono.


ABBANDONO TOTALE - NON FACILE PER I DEVOTI, DIFFICILE PER GLI INTELLETTUALI


I devoti, specialmente mentre si trovano in uno stato di euforia nella stanza delle interview, dichiarano estaticamente: "Swami, sono in uno stato di completo abbandono a Te". Ma raramente questo è vero. Swami dice spesso agli studenti: "La gente dice di aver abbandonato la propria mente a Me. Sì, mi danno la loro mente, ma solo per pochi secondi. Se la riprendono subito non appena escono dalla stanza delle interview!" Sebbene Egli si esprima in modo leggero, in questa risposta c'è una profonda verità. Tutti noi abbiamo la tendenza a dare la nostra mente alla proverbiale 'scimmia', piuttosto che affidarla a Dio, che la custodirebbe tenendola al sicuro. Se noi, cosiddetti devoti, abbiamo così tanti problemi con la mente, quanto più difficile può essere per gli intellettuali? Sì, come Swami ci ricorda spesso, la mente è la chiave del nostro futuro. Essa può portarci sia verso Dio che verso il diavolo, come preferiamo. Dobbiamo essere noi a scegliere, non Dio. Dio ci aiuterà solo dandoci dei consigli e ponendosi come esempio da seguire, ma l'ultima parola l'abbiamo noi. Solo se ci arrendiamo totalmente a Dio Egli si siederà al posto di guida e ci porterà sani e salvi a destinazione.


COME CI METTE ALLA PROVA L'AVATAR?


La gente chiede: "Perché Dio deve metterci alla prova? Non sa tutto di noi? Perché non può aiutarci? Non è giusto" Vorrei rispondere con una mia esperienza diretta.
Una volta, molti anni fa, quando ero Vice-Rettore, i ragazzi stavano facendo gli esami. Feci un giro attraverso tutte le stanze in cui gli studenti stavano lavorando e poi andai da Swami a fare una relazione. Ricordatevi che Swami è il Rettore del nostro Istituto. Swami mi chiese quanti studenti mancavano - capita sempre che qualche studente non possa dare gli esami a causa di qualche malattia. Pensai di essere furbo rispondendo: "Swami, Tu sai tutto!" Swami mi fissò e rispose: "Io so quanti sono assenti, ma tu lo sai?" Abbassai la testa perché non sapevo quanti ragazzi non fossero presenti. Swami mi stava segnalando che come Vice-Rettore avrei dovuto sapere meglio ciò che ci si aspettava da me. Cito questo episodio solo per mettere in evidenza che Dio sa sempre tutto di noi, ma ci mette alla prova comunque, affinché capiamo esattamente dove ci troviamo. In realtà queste prove sono dei test della nostra fede. Swami non dirà mai: "Ecco questa è un test per te". Dobbiamo essere noi a capire quando ci sta mettendo alla prova e quando no. [...]


L' ABBANDONO E LA FEDE


L'abbandono implica la capacità di andare oltre il dominio della mente, cosa che gli intellettuali non riescono a fare facilmente, intrappolati come sono nell'illusione di essere liberi, quando invece sono prigionieri della logica e della mente. Non dovremmo biasimare gli intellettuali, dato che anche noi devoti ci mettiamo a discutere sulle azioni dell' Avatar. Prendiamo come esempio l' Avatar Rama. La gente si pone da tempi immemori domande del tipo: "Perché Rama mandò Sita nella foresta, specialmente dopo averla fatta prima passare attraverso il fuoco? Non era una grossa ingiustizia?" La mia risposta a questo quesito è la seguente: se voi ed io, che siamo arrivati migliaia di anni dopo Rama e Sita, sappiamo che essa era pura e casta, non lo sapeva sicuramente anche Rama, che si crede fosse Dio incarnato? Dobbiamo credere fermamente che Dio non fa mai niente senza uno scopo. Io credo che Rama stesse stabilendo delle norme di etica superiore ed universale per la gente che si trovava in posizioni di alto rango, e che lo stesse facendo per tutte le epoche, specialmente per questa era di Kali (Kali Yuga). [...] Rama esiliò l'innocente Sita per sottolineare che anche se un parente è sospettato senza colpa non si deve aver a che fare con lui/lei, e ciò allo scopo di stabilire uno standard di superiore levatura morale. In breve, l'Avatar era parte della commedia per insegnare una lezione ma, invece di impararla, gli esseri umani lo giudicano come se Egli fosse un normale essere umano. Usare per un Avatar lo stesso metro di giudizio e le stesse norme che si utilizzano per gli esseri umani, come fanno molti studiosi delle epiche, è un errore fatale. La resa, o abbandono, richiede fede, la resa totale implica una fede totale. Questo non riesce agli intellettuali, ma è possibile per coloro che credono in Dio. Non dimentichiamoci mai che nel processo di attirare più vicino a Sé il devoto Dio lo metterà sempre alla prova, talvolta intensamente!
Questa digressione sul tema della prova è necessaria perché la prova è qualcosa di tipico per l'Avatar. Con il dovuto rispetto per essi, santi come Ramana e Ramakrishna non lo fanno. Solo Dio ci dà delle prove ed è solo a Dio che dobbiamo abbandonarci totalmente. E se lo facciamo, Egli si prenderà totalmente cura di noi, come ci assicura nella Gita. Questo gioco delle prove va sempre avanti per separare i vincitori da quelli che devono ritentare ancora. Gli intellettuali non capiranno mai una cosa del genere e persone come Ananathamurthy rimarrebbero estremamente perplesse davanti a molte delle cose che fa Swami. Tutti coloro che 'vedono' con la propria testa avrebbero questa difficoltà e finirebbero per abbandonare Sai Baba. Dio, come spesso Swami ci ricorda, non può essere capito, ma solo sperimentato.


GIUDIZIO SENZA CONOSCERE I FATTI


Ananathamurthy ha identificato correttamente tre fenomeni chiave del ventesimo secolo: 'la fame di giustizia sociale, la fame per la spiritualità e la fame di modernità'. Secondo lui questi tre fenomeni sono collegati. Ananathamurthy descrive come questi tre fenomeni si siano manifestati e chi ha fatto qualcosa per essi. Io non ho argomenti da contrapporgli, ma non approvo che egli insinui che Swami non ha fatto niente a proposito. Al contrario, Swami ha messo in evidenza come, cominciando dalla spiritualità, si possano davvero risolvere la maggior parte dei problemi dell'umanità, inclusa l'ingiustizia sociale, unendo il meglio di oggi con il meglio dei tempi antichi, come Egli ha fatto nei Suoi Istituti, per esempio. Ma sembra che Ananathamurthy non sappia molto di tutto ciò. Cominciamo dalla giustizia sociale. Molti lottano per la giustizia sociale tramite agitazioni. Swami rifiuta questo approccio, concentrandoSi invece sulla trasformazione degli individui e sulla loro sensibilizzazione. Questo è l'unica forma di approccio valida a lungo termine. Prendete la discriminazione di casta, o di razza. Si possono approvare tutte le leggi che si vuoleper prevenirle, ma in ultima analisi sono le persone che devono cambiare e rinunciare ai pregiudizi. Questo può accadere quando c'è un cambiamento a livello del cuore, e un cambiamento del cuore, ne sono convinto, non avverrà mai a seguito di 'agitazioni' , né di legislazioni. Ananathamurthy parla della fame di spiritualità. Sì, esiste una fame di questo genere, e quando ce ne prendiamo cura i problemi di povertà, di fame, etc., possono venir tutti mitigati in modo sostanziale. Questo è tutto ciò che significa questo Avatar. È un grande peccato che Ananathamurthy non abbia da dire una singola parola sull' infinito Amore di Swami e in quale modo l'infinito Amore di Swami sia in grado di risolvere tutti i problemi creati dall'uomo.


SWAMI INSEGNA L'AMORE IN AZIONE


In generale, gli intellettuali come Ananathamurthy sono molto ignoranti per quanto riguarda l'incredibile servizio d' Amore reso dall'Organizzazione 'Sri Sathya Sai'in tutto il mondo. [...] Aiutando gli individui a spiritualizzarsi, Swami conduce una rivoluzione silenziosa.[...]




CONCLUSIONE


Alcuni di voi potrebbero controbattere: "Ma Lei non è uno scienziato? Non è mai stato dall'altra parte della barricata, e se è così, come è arrivato da questa parte?" [...] Sì, molto tempo fa ero dall' altra parte della barricata. Ma non ho mai rinnegato Dio o denigrato Swami. Swami mi era indifferente, diciamo che non era nel raggio di azione del mio radar. Ma quando è arrivato il mio momento, Baba mi ha attirato in modo molto forte, tramite alcune esperienze estremamente traumatiche. Come Swami dice nella Gitavahini, la disperazione è un grande amico, perché ci spinge verso Dio. In ogni caso, ha portato me al Dio vivente dell' Amore. All'inizio credevo che Swami fosse un santo o qualcosa del genere. Non sapevo di trovarmi davanti ad un Avatar. Questa è una cosa che ho compreso solo più tardi. All' inizio non credevo neppure nelle materializzazioni, le classificavo fra le cose impossibili, perché esulano da qualsiasi legge scientifica: il solito, ignorante pregiudizio. Il giorno in cui Swami materializzò la vibhuti per me, mi sentii come se mi fosse caduto in testa un vaso di coccio! Dovevo accettare di aver visto accadere una materializzazione, al di là di ogni legge della scienza. Da allora ho visto molte materializzazioni, alcune delle quali piuttosto esotiche. Una volta, mentre ero seduto in veranda nella Sai Kulwant Hall, davanti a migliaia di persone, Swami materializzò un fico enorme, che fece passare ad uno ad uno fra noi che gli eravamo più vicini. Quando arrivò a me, mi accorsi che era freddo di frigorifero! Era un fico freddo in un pomeriggio caldo d'estate! Più tardi Swami ne dette un pezzo a ciascuno... mmmmm...era delizioso! [...]

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(tratto da 'Yuvasarathi', febbraio 2006)