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Ann. fondazione dello Shrî Sathya Sai Dînajanoddhârana Patâkam

26 giugno 2006

Nel 2002, in occasione della ricorrenza del Gurupûrnimâ, Bhagavân Baba inaugurò lo Shrî Sathya Sai Dînajanoddhârana Patâkam, un progetto in base al quale è stato costruito un complesso residenziale per dare alloggio a bambini abbandonati e orfani.

Attualmente, grazie a questo progetto, sono ospitati sessanta bambini provenienti da numerosi villaggi nei dintorni di Puttaparthi. Oltre a fornire loro gratuitamente alloggio, cibo, vestiario, istruzione e a sopperire alle altre necessità giornaliere, è stato depositato, a nome di ogni bambino, un lakh (100.000) di rupie. Gli alloggi sono situati nella colonia denominata Shrî Sathya Sai Nagar situata nel villaggio di Kammavaripalli, dietro al perimetro occidentale dell’âshram. È anche stata costruita una scuola dove i bambini ricevono regolare istruzione ed addestramento professionale. Questo istituto dell’Andhra Pradesh è diventato un modello per molte analoghe istituzioni.

Il pomeriggio del 20 giugno 2006, i bambini dell’Istituto hanno celebrato il quarto anniversario della sua fondazione alla Divina Presenza di Bhagavân. In un dipinto, nel Sai Kulwant hall, erano stati ben illustrati l’amore dei bambini per Baba e l’attenzione e le Sue premure verso di loro.

Alle 15,55, Bhagavân ha fatto il Suo ingresso nella sala al canto degli inni vedici. Il programma ha avuto inizio con un’invocazione da parte degli studenti che hanno cantato il “Nârâyana Sûktam”; un ragazzo dell’Istituto ha espresso la sua gratitudine a Bhagavân che fornisce loro cibo, vestiario e un posto sicuro in cui vivere. Egli ha detto “Possiamo solo offrire noi stessi e pregare per ottenere la Sua grazia” ed ha informato i presenti che nove giovani hanno superato la decima classe ed altri hanno ottenuto il B.Sc. (titolo informatico di 1° grado accademico) per poter così proseguire gli studi.

E' stata quindi rappresentata una commedia, sul tema dell'antica saggezza vedica e della tecnologia moderna, presentata sotto forma di dialogo fra due narratori. La scena d’apertura dipinge Âdi Shankara, il celeberrimo erudito vedico del passato, che loda con ardore il Signore Shiva. I narratori deplorano il fatto che, in questo sacro Paese che ha dato i natali a uomini tanto saggi come Âdi Shankara, la società abbia oggi ceduto alle lusinghe del mondo materialistico ed ignori la propria gloriosa eredità. Nella scena successiva, mentre alcuni sacerdoti celebrano uno yajña (offerta di oblazioni nel fuoco sacrificale), il grande imperatore Alessandro Magno, impegnato nella sua campagna di conquista, appare sulla scena e comincia a parlare con loro rimanendo colpito dalla fiducia che hanno in se stessi e dalla loro semplicità. Egli chiede allora che gli sia rivelato il segreto di tanta serenità e quelli rispondono che la vera felicità può essere ottenuta solo conquistando i propri desideri e non gli imperi.

Poi la scena si sposta su una casa cittadina. Un vecchio, fiero della ricchezza della cultura indiana, rimane sconvolto vedendo l’atteggiamento irriverente del proprio nipote nei confronti dei valori e delle abitudini di questo grande Paese e decide che è tempo che il ragazzo impari come i prodigi della moderna tecnologia, che apprezza tanto, fossero già ben noti ai saggi dell’antica India. Egli cita esempi quali l’antico trattato indiano Vaimanika Shâstra riguardante i viaggi aerei, come pure i missili, le testate esplosive e le varie procedure chirurgiche dettagliatamente descritte nel Charika Samhitâ, e spiega al ragazzo che non è la tecnologia a essere malvagia ma il modo deleterio in cui essa viene applicata. La commedia ha evidenziato i numerosi sistemi con cui la tecnologia, specialmente quella informatica, può portare beneficio alla società. Il messaggio vuol significare che solo la spiritualità può offrire completezza alla scienza.

La rappresentazione è terminata con un canto commovente che esprimeva la gratitudine dei ragazzi verso Swami per il totale cambiamento che ha portato nella loro vita e le premure che ha elargito loro come solo una madre amorevole può fare.

Alla fine del programma, Bhagavân si è amorevolmente fatto fotografare con i ragazzi e, dopo la distribuzione del prasâdam e l’offerta dell’ârati, si è ritirato nella Sua residenza.



(tratto da www.sathyasai.org)