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Estratti dal discorso della Sig.ra Jayalakhsmi

9 aprile 2006

Estratti dal discorso del Professor Jayalakshmi Signora Gopinath, Warden, Anantapur Campus, Sri Sathya Sai Institute of Higher Learning pronunciato alla Presenza Divina il 12 marzo 2006 nella Sai Kulwant Hall.

Pongo le salutazioni che vengono dal mio cuore ai Piedi di Loto di Colui che è il Grande, Perfetto, Amorevole Bhagavan Baba che ha tutto a cuore.

È mio compito dire a tutti coloro che si sono riuniti qui hai Piedi di Loto di Bhagavan, ai giovani ed agli anziani che calcano il sentiero che porta al paradiso di pace ed amore, che Egli è il gioiello centrale della famiglia Ratnakaram. Dio non ha bisogno di alcuna credenziale di famiglia o di chicchessia ma Egli ha espresso la sua Volontà e questa sarà certamente tradotta nell’azione che porta messaggi straordinari a tutta l’umanità. Io ho avuto la benedizione di conoscere il carissimo nonno di Baba, il decano della famiglia Ratnakaram. Puttaparthi era allora un piccolo gruppo di case; ora è cresciuto, molti si radunano alla mensa che rifocilla tutti di giorno e di notte, c’è un super speciality hospital di cui non si trova l’eguale in alcun luogo, le tre istituzioni educative, due per i ragazzi ed una costruita amorevolmente per le ragazze perché è anche noi, comunità di donne, abbiamo bisogno del Suo Amore e delle Sue Benedizioni. Per quanto io possa dire e descrivere, nessuno può immaginare che cosa fosse Puttaparthi ma c’è una cosa che io non posso dimenticare: la meravigliosa santità, la serenità, la semplicità di Puttaparthi negli anni ’40.

Il nonno di Bhagavan Baba, il grande decano, veniva molte volte a trovare il suo Divino nipote. Una visione per gli Dei! Io sono certamente benedetta per avervi assistito! Egli era un perfetto capo del villaggio, alto, snello, diritto e dignitoso, certamente adatto ad essere il nonno della Divinità, ed era cosciente del fatto che suo nipote fosse Iddio Stesso. Io ho visto l’interazione tra il nonno ed il giovane nipote. In quei giovani anni Swami era bellissimo; non che Egli non lo sia ora ma, così giovane, nei suoi vent’anni, Baba era incredibilmente bello. Egli poteva andare in giro così briosamente, così vivacemente e nello stesso tempo nessuno poteva approfittare di Lui. Egli era Dio, noi dobbiamo stare nei nostri limiti. Egli ci educa e ci insegna come comportarci sia nel campo secolare che religioso perché noi non abbiamo abbandonato le nostre case, non siamo andati nella foresta, siamo ancora nel mondo e dobbiamo comportarci come si deve anche in esso. Baba ci insegna anche questo. Così faceva anche il grande nonno: veniva senza alcun aiuto, con una bacchetta diritta in mano. Quando l’ho visto, aveva circa 110 anni ed, appena arrivava, la gente gli porgeva una sedia. Coloro che hanno visto il vecchio Mandir sanno che aveva una veranda sul davanti da cui si entrava nel piccolo tempio; veniva subito portata una sedia per lui e si parlava del suo giovane nipote Divino. Naturalmente Swami sapeva della sua venuta ed arrivava amorevolmente come se lo stesse aspettando. Ricordate, distacco ed amore nello stesso tempo; questa è la lezione che tutti noi dobbiamo imparare, assorbire e praticare. Come si fa a a mettere sempre insieme il distacco con l’amore? Qui c’è il migliore esempio: il nostro amato Bhagavan veniva da Suo nonno come se per Lui fosse molto importante. Io ho assistito al rapporto tra il nipote ed il nonno: questi aveva molto caro il suo giovane nipote e Gli parlava. Baba prendeva una sedia e si sedeva vicino a lui. Noi potevamo vedere quale luce ci fosse sul volto del nonno: egli era completamente felice, veramente beato. Baba lo aveva molto molto caro. Dopo un po’ il nonno si alzava in piedi senza aiuto. In lui c’era la scintilla Divina dato che Bhagavan aveva voluto che gli nascesse un nipote che sarebbe stato Il Maestro, Il Grande Maestro, Il Maestro Divino, Il Maestro Amorevole, Il Maestro Profondo di tutto il mondo. Egli sapeva chi era suo nipote e per questo il suo cuore sgorgava fuori da lui ma, contemporaneamente, noi potevamo vedere che non avrebbe mai approfittato di Bhagavan. L’interazione mi è chiara come se l’avessi vista ieri. Io dico sempre a me stessa quanto benedetta……….quanto benedetta sono! Certamente io sono così benedetta da aver visto il grande decano della famiglia Ratnakaram. Allora egli tornava a casa sicuro, molto fiducioso, con il sentimento “Io ho incontrato il mio Divino nipote” e la grande soddisfazione era lì, sul suo volto. In questi giorni moderni di civilizzazione, di sofisticazione, di andare negli Stati Uniti per imparare molto di più….. per imparare cosa?..... impariamo forse sulla Divinità? Impariamo come dovremmo comportarci per vivere in pace nel mondo? Ci viene laggiù insegnato che toccare la polvere dei piedi della Divinità è già il paradiso? Noi andiamo cercando in un vicolo cieco; al di là di esso non c’è assolutamente niente e noi torniamo indietro frustrati. Allora cominciamo a pensare, quando è troppo tardi; è solo cominciando da bambini che, arrivando alla mia età, si raggiunge la perfetta vicinanza ai Divini Piedi di Loto. Mi auguro che possiate essere benedetti da Bhagavan con la Sua meravigliosa esperienza perché tutto ciò che io sto riferendo della grande famiglia, della famiglia adatta, è stato frutto della Sua Volontà, della Volontà di nascere in questa grande famiglia. Io ho visto l’amorevole padre, Venkama Raju Garu:che splendida persona! Anch’egli era alto e snello, anch’egli era una persona preminente nel villaggio. Come era semplice! Come era genuino! Come era amorevole! Non c’era un minimo di ostentazione in nessuno di loro eppure Venkama Raju Garu era il padre di Bhagawan Sri Sathya Sai Baba. Era un piccolo villaggio ed in quel tempo non c’erano negozi per provvedere ai devoti che arrivavano ed essi dovevano cuocere il loro cibo; ora, vedere le mense è un miracolo che cresce giorno dopo giorno. Venkama Raju Garu era molto gentile con i devoti; egli conosceva le difficoltà e quindi procurava una grande quantità di provviste a Bukkapatnam. Egli aveva un piccolo ripostiglio lì vicino. Impariamo da lui: a qualunque devoto gli si rivolgesse domandava amorevolmente “Eem Kavali Meeku ?” (Che cosa vuoi?). Egli parlava con grande gentilezza e rispetto. Anche a me egli diceva “Ammaya, Eem Kavalamma?” (Madre, che cosa vuoi?). Chi ero io? Io ero nessuno. Egli era il padre della Divinità ed era molto semplice. Noi toccavamo i suoi piedi; mio padre gli voleva molto bene e ne era ricambiato. Noi eravamo sbalorditi dalla sua semplicità. Venendo dalla città, che ha tutte le sue raffinatezze, non possiamo neanche immaginare. Quella semplicità non viene affatto dalla mente, viene diritta dal cuore.

Un giorno mio padre gli chiese “Venkama Raju Garu,Me Koduke Devudu Aaypoyadu Kada, Mari Meeku Elaganipisthundi” (Tuo figlio è diventato Dio, non è così? Che cosa ne pensi?). Con la stessa faccia serena, questa fu la risposta: “Vitthal Rao Garu, Vadu Devudu Aayipoyadandi, Nake Kadu Andariki Devudu” (Sì, Egli è divenuto Dio. Egli è Dio non solo per me ma per tutti). Che stupenda risposta! Egli si era perfettamente adattato al fatto che il suo amatissimo figliolo fosse non solo per lui ma per tutto il mondo e per tutta l’umanità. Pensare che il proprio figlio si separa da noi per andare verso tutto l’umanità potrebbe spezzare il cuore di ogni padre ma il grande Venkama Raju Garu aveva compreso il valore di suo Figlio, aveva compreso il segreto della Divinità di suo Figlio.

Ora Prashanti Nilayam ha raggiunto grande proporzione, potrebbe essere una piccolissima replica del paradiso. Ancora una volta lasciatemi ripetere quale fosse la semplicità di Venkama Raju Garu, la dignità, come io non ho visto in alcun individuo moderno. Dico la verità. Io conoscevo la Divina Madre Isvaramma molto bene; tra noi c’era amore ricambiato. Io l’amavo perché sulla sua faccia c’era una luminosità che non potevate trovare in alcun altro posto del mondo o su alcuna faccia raffinata. Qualunque cosa possiate mettervi in faccia non raggiungerà mai lo splendore che c’era sulla sua: l’ho visto io personalmente. Ella era semplice come un bambino. Nella fila di case di Prashanti Est mio padre ha una piccola dimora. Potete immaginare la semplicità di lei! La Divinità era suo figlio. Come era semplice! Venne a casa nostra e naturalmente tutti noi le toccammo i piedi. Io sono grata di avere avuto quell’opportunità. Ella si avvicinò a mio padre e disse“Vitthal Rao, Swami, Pedda Pedda Bhashanalu Istharu Kada. Vadu Chaduvukoledu Kada. Sarigane Cheputada?” (Swami tiene molti discorsi; parla correttamente? Te lo chiedo perché Egli non ha studiato i libri). Che cosa dovevamo dire a quella madre innocente!? Era così preoccupata per suo figlio! Ella sapeva che è Divino ma stava così in pensiero! Naturalmente noi potevamo appena capire le cose meravigliose che Swami ci diceva anche in quei giorni. Mi viene alla mente un fatto: era il 1951 e fino ad allora Baba non aveva tenuto discorsi in pubblico ma quel giorno chiamò alcuni devoti e disse “Portate un tavolo, terrò un discorso”. Noi eravamo tutti affascinati. Egli ce lo aveva detto e ripetuto fino a stancarsi. Io non voglio essere sentimentale per questo ma mi spezza il cuore; noi abbiamo visto Baba camminare così svelto dappertutto ed ora Egli è sofferente per il bene dell’umanità. Che cosa possiamo fare? Niente! Solamente posare i nostri cuori impuri ai Piedi di Loto e pregare “Swami, non soffrire per noi, non lo meritiamo”. Questo è ciò che io provo di continuo.

Quel giorno Swami chiese che portassero un tavolo; fu portato anche un microfono. Allora Baba era giovane. Ricordiamo che cosa disse a quella giovane età, la saggezza e l’Amore che ci inondarono insieme. Baba non ha in Sé altro che Amore e Amore e Amore, io lo posso affermare e, se si deve gridare dai tetti delle case, io sono pronta a farlo o se devo prendere un megafono ed andare in tutti i paesi e dire che “c’è un meraviglioso piccolo Dio con noi…….il nostro Grande Dio…….che è la reale Incarnazione….Oh, venite, venite, venite e guardateLo e sperimentateLo”, io posso certamente farlo perché io sono sicura. Io l’ho conosciuto quando ero una bambina: Baba è una meravigliosa mescolanza di grazia e fermezza, Egli è sia femminile che maschile. Questi sono gli attributi di Dio. Naturalmente nessuno di noi dubitava che Baba potesse parlare bene; eravamo tutti in attesa, ansiosi, con il fiato sospeso. Amici devoti, giovani e meno giovani, se vi dico ciò che Egli comunicò quel giorno i capelli vi si drizzeranno sulla testa: Egli batté forte sul tavolo e disse “Ricordate, Io sono Dio”. Accoglietela come vi pare; molti di noi non possono accogliere questo perché noi non conosciamo Dio, noi non amiamo Dio e se Dio viene e dice “Io sono Dio” noi siamo ciechi per la realtà. Questo fu il primo annuncio. Il secondo annuncio, Egli batté sul tavolo, “Io sono le Upanishad” ed il terzo “Io sono i Veda”. Il quarto annuncio “Io sono le Scritture, Io sono venuto per il bene dell’umanità”.Dopo disse:”Ricordate, perché tentennate? Non c’è niente di personale in quanto vi dico, è per il vostro bene; buttate via tutti i vostri dubbi, tutte le vostre incertezze, venite qui e cercate di prendere a piene mani. I meravigliosi insegnamenti, le cose meravigliose che vedete non sono confinate, come si potrebbe pensare, ai rituali religiosi ma ad una combinazione di ciò che l’umanità è nella sua totalità: il cuore, la testa, l’intelletto ed ogni cosa. Ricordate che è la stessa gente che viene da Me, che Mi adora e Mi offre dei doni, proprio quella stessa gente poco dopo mi calunnia. Questo non mi riguarda; che voi Mi offriate qualcosa o meno, non fa differenza”. Cose meravigliose…….Egli ci disse quel giorno, il giovane Baba. Anche oggi io ricordo il Mandir del 1951; certe cose rimangono impresse nella nostra memoria in modo indelebile. Queste sono le scritture che dovremmo conservare come un tesoro: le scritture di Sai.

Ci fu un altro caso che coinvolse una vecchia signora, una Bramina, anche questo nel 1951. Ella, dovunque fosse, non defletteva dal seguire i rituali bramitici ed, essendo evadasi, digiunava per tutto il giorno senza prendere neanche una goccia d’acqua; abitava nelle capanne di bambù dietro il Mandir ed era così ligia che qualcuno la definiva rigida. Suo marito era un grande scienziato e, se lei prendeva un bagno ed indossava quello che noi chiamiamo il “madi Sari”, non lo serviva neppure, gli metteva appena la roba nel piatto. La gente la derideva. Quando Baba si trovava da quella parte del Mandir, ella preparava qualcosa per Lui con molto amore e glielo offriva; lo metteva lì e non toccava neanche i Piedi di Baba perché era in “madi”. Per questo la gente pensava “Che strana creatura è quella!” ma io vi dico che Baba non vede l’esteriore, cari giovani ed anziani, Baba vede l’interiore, vedete ciò che siamo. Un giorno, era ekadasi, come al solito cantavamo i Bhajan a lungo; la rigida disciplina veniva seguita e le donne stavano da una parte e gli uomini dall’altra. Baba arrivò, sedette sul suo trono e chiese: “Dov’è Janakamma?”. Ella sedeva distante dalla folla perché era ekadasi, nel suo abito madi nessuno poteva toccarla. Baba con grande compassione ci chiese di spostarci e fare spazio per lei; noi eseguimmo ed Egli le chiese di sedere vicino al Suo trono il che ella fece. Che amore! Che amore! È qualcosa che bisogna sperimentare.

Egli le chiese: “Oggi è ekadasi, vero?”

Lei rispose: “Si, Swami”.

“Tu non hai mangiato niente?”

“No, Swami”.

Allora Egli le chiese: “Che cosa fai alla sera di un ekadasi?”

Ella disse: “Swami, io vado al tempio dove qualcuno che sa, o il prete, parla dei purana e delle grandi storie di Dio; io vado là ed ascolto”.

Swami disse: “È così? Siedi, ti racconterò la storia di Dio”.

Come fu bello!........la gente la derideva dicendo che era pazza, che era rigida. La Gita ci dice che qualunque cosa facciamo, se fatta sinceramente, è sufficiente. Non c’è bisogno di chiedere l’approvazione degli altri. Il cuore deve essere puro e l’amore per Dio deve essere assolutamente trasparente e sincero. Questo è ciò che Bhagavan Baba ci dava, moltissime opportunità di capire che Egli è l’Uno dietro a tutte le cose. Nessuna religione era importante per Swami: solo la religione dell’Amore. Tutte le religioni dicono la stessa cosa. Trattate tutti come vostri fratelli, l’umanità intera è la vostra famiglia a qualunque livello, a qualunque passo. Egli ci insegnò queste cose con il Suo stesso esempio. Bhagavan è l’esempio; Egli non si arrabbia con nessuno di noi. Un predicatore ordinario si sente così importante che, se non lo ascoltiamo, il suo ego è ferito ma Bhagavan non ha ego; Egli è venuto ad amare e servire l’umanità, ad insegnarci che cos’è l’amore, l’amore puro ed incontaminato. C’è un fatto di cui Bhagavan ci ha raccontato: un signore, che usava continuamente tabacco da fiuto, fu ricevuto a colloquio. Naturalmente, la gente che fa questo ha un fazzoletto grande e vi si soffia il naso sporcandolo tutto. Baba lo guardò e disse: “Vedi, questo non è bello; tu ti soffi il naso e sporchi tutto quel fazzoletto. No, no, no. Smetti, smetti. Per una persona della tua levatura e della tua età non è bene”. Quell’uomo smise. Oh, è bellissimo! Baba era solito masticare foglie di betel e si puliva la bocca con un fazzoletto bianco su cui rimanevano leggere macchie rosse; Egli non tentennò un momento: istantaneamente, su due piedi, la Divinità decise di non masticare mai più foglie di betel. Questo Egli deve fare, ciò che ci chiede di fare, cosicché noi possiamo imparare. Non dobbiamo ricordare queste cose meravigliose, questi esempi che Baba ci ha dato, a Capodanno o in un giorno santo. Noi parliamo di ascetismo, parliamo di abbandonare questo e quello; ciò che conta è la purezza del cuore, l’intensità dell’amore, il pensare continuamente a Dio ed alla Sua bellezza. Questa è la sola via verso Dio; non c’è bisogno di vestirsi di stracci, non serve dire di aver rinunciato a questo e a quello, non è la rinuncia alle cose del mondo che conta ma l’abbandono dei pensieri malvagi, dei pensieri negativi dentro di noi. Tutto è Dio; noi vediamo delle differenze perché le abbiamo nella mente. Come dice Bhagavan, noi dobbiamo andare oltre, al di là di queste dualità e comprendere ciò che Egli dice: “Tutto è Dio”. Baba dice che tutto il mondo è Dio. Questo è ciò che Prahlada disse a suo padre Hiranyakasipu e, quando questi chiese “Egli è anche in questa colonna?”, rispose “Sì padre”. Hiranyakasipu spezzò la colonna e da essa uscì Narasimha Swami; era in una forma così spaventosa che quell’uomo non poté sostenerla ma Prahlada vide che era Dio Stesso e l’abbracciò. Io non sono capace di vedere di Dio se non nella Sua forma fisica qui perché i miei occhi hanno la cataratta; se potessi rimuovere quel velo che offusca la mia visione, potrei vedere tutto l’universo come Bhagavan Baba. Vi prego, andiamo a quell’altezza di meditazione, di preghiera e d’amore in modo da vedere Lui ogni dove. Questo è il solo paradiso, questa è la sola beatitudine, questa è la sola cosa per cui dobbiamo lavorare e vivere; tutti voi lo sapete, non c’è bisogno di dirlo. Non c’è niente nel procurarsi più è più denaro, non c’è niente nel desiderare una condizione sempre più elevata, non c’è niente nel sentire di dovere essere un grande intellettuale ed ottenere questo è quello, niente nel dire a se stessi che dobbiamo essere dei grandi insegnanti di religione…..Ah che pro? Tutto ciò che conta è “Io sono il figlio di Dio, io sono il servo di Dio”, basta questo, che Egli mi ama ed io amo Lui. Questo è già paradiso. Tutte queste cose materiali non contano. Voi potete dire “Ho raggiunto quest’età e sono arrivato a questa conclusione”. No. Io sono stata ai Piedi di Loto da bambina, io ho compreso ciò che il Grande Uno cerca di insegnarci: Egli vuole che ognuno di noi sia felice.

Un fatto veramente casuale accaduto quando Egli venne al nostro pensionato. Noi eravamo tutti là, nella stanza del personale. Baba veniva da noi molto spesso con molta semplicità e, come Mira cantava nel suo Bhajan“Andanalum Vandidado Brindavanatil, Kannan Valarthan” (torneranno i giorni in cui Kannan, il piccolo Krishna, cresceva a Brindavan). In quei giorni, quando Egli veniva ad Anantapur, molto semplicemente senza farsi annunciare, sedeva con noi nella stanza del personale e parlava con noi non come una grande Divinità ma in termini di eguaglianza. Io pensavo “ Baba mi ha messo qui; fin dove posso soddisfare la Sua fiducia in me? Alcuni bambini possono essere molto capricciosi; a volte non se ne rendono conto, non lo fanno apposta, ora lo so. Tutti loro hanno cuori innocenti anche se a volte sono ingestibili. Così, quando Baba fu lì seduto, mi chiese “Jayamma, Andaru Bagane Unnara Pillalu?Bagane Anni Chesukuntunura?” (I bambini stanno tutti bene? Si comportano bene?) e, ignorante come ero, io dissi “Swami, Andaru Bagane Unnaru, Kani Kondaru Koncham Vinatamledu” (Stanno tutti bene ma alcuni non mi ascoltano). La replica fu immediata: “Evaru Cheddavaru Undaru, Mana Drishti, Andaru Manchivalu” (Nessuno è cattivo; buono e cattivo sono nella nostra visione. Tutti sono buoni). Questo messaggio per tutti noi: “Sii buono, fai il bene, vedi il bene”. Questo è il messaggio di Bhagavan. Tutto il Vedanta, tutte le scritture, tutto ciò che la Bibbia o il Corano o la religione di Zoroastro hanno da dire, si riduce a questa essenza: “Sii buono, fai il bene, vedi il bene”. Comprendete che questo da solo ci porterà al paradiso dei Piedi di Loto del nostro Amatissimo Amorevole Bhagavan. Sono stati scritti dei volumi circa i grandi Avatar, Rama e Krishna, e su cosa fecero quando posarono i loro Piedi Divini sulla terra per redimere ed amare l’umanità. Come dico, fu Volontà di Bhagavan che io venissi a Lui in giovane età. Io proclamo me stessa benedetta, benedetta, immensamente benedetta; non penso nient’altro.

Allora il vecchio Mandir era una costruzione molto piccola, lo abbiamo visto tutti. Ora naturalmente è molto cambiato. Potevamo immaginarlo? Troni adornati con gemme eccezionali, persone che siedono vicino ad essi sventolando il Re ed altri intorno che cantano la Sua gloria; eppure il grande Dio viveva in quel piccolo Mandir. Era una costruzione rustica, di pietra, con una veranda sul davanti in cui si celebravano i matrimoni. Pochi passi dall’azione c’era il tempio in cui, con tutti i rituali religiosi, erano state installate l’immagine di Baba e quella di Baba di Shirdi. Lì dormivamo alcune di noi mentre gli uomini dormivano fuori nella veranda. Mira cantava “Torneranno quei giorni di Brindavan?” Bene, anch’io provo lo stesso sentimento. Egli ci portava tutti, uomini e donne, giovani e vecchi, sulle sabbie del Chitravathi; era una cosa di quasi tutti i giorni. Come posso descrivere che cos’era Puttaparti? Non c’era l’intasamento di tutti questi palazzi, era solo verde tutto intorno, alberi alti cresciuti dal limo del sacro fiume; era così verde, così fresco, così bello, così piacevole da vedere. Andavamo, non eravamo molti: Baba camminava davanti, noi donne seguivamo da una parte e gli uomini dall’altra. Era una stupenda esperienza in cui Baba ci portava sul Chitravathi; la sera è un tempo bellissimo e le miriadi di ombre del sole attraverso gli alberi erano incantevoli mentre cadevano sugli amorevoli Piedi di Baba che camminava sulla sabbia. Egli sceglieva un posto, si sedeva lì e tutti noi sedevamo disciplinatamente.

Ci sarebbe molto da raccontare ma Bhagavan mi ha chiesto di citare uno o due avvenimenti. Noi abbiamo letto le storie dei dieci Avatar, li abbiamo visti nei ritratti dei grandi artisti. Quando li vediamo ci fanno grande impressione e ci chiediamo perché Dio abbia preso tutte quelle forme; voi ed io non possiamo immaginarlo. Egli sta cercando di dirci che è in ogni cosa creata ed ha concesso all’uomo l’immenso dono dell’intelligenza e del discernimento. Un giorno, verso sera, all’imbrunire noi eravamo tutti lì quando, all’improvviso, Baba disparve; dov’è Swami? Dov’è Swami? Allora le colline erano coperte di foreste fitte che si diceva ospitassero ghepardi e tigri. Baba era piccolo e delicato: dov’è Swami? Dov’è Swami? Non riuscivamo a trovarlo ma sentimmo la Sua voce in cima alla collina che è ancora lì. “Guardate qua” disse con voce potente, la voce della Divinità che può raggiungere la stessa periferia dell’eternità. Noi, storditi, spaventati, attoniti, osservavamo una luce abbagliante, accecante, in cima alla collina: la completa rassegna dei dieci Avatar, uno in fila all’altro, apparve come se fossimo al cinema, perfettamente visibili. Noi eravamo lì sbalorditi, non pietrificati ma testimoni di questa cosa con immensa meraviglia. Ultima era l’immagine di Bhagavan in un brillante alone di luce.Oh! Allora conoscemmo il Direttore che c’era dietro tutto questo, sapemmo che questo era il Suo Volere. Oh voi devoti! Oh voi esseri umani! “Ricordate, Io sono il Creatore, Io sono l’Uno ed ho presentato davanti a voi i vari aspetti della Mia Creazione”.

Eravamo appena usciti da questa esperienza meravigliosa, immobili, incollati sul posto: Baba era lì tra noi. Come poteva essere sceso da quella collina?........come la folgore……. era di nuovo tra noi e ci parlava normalmente, con semplicità, come se Egli non fosse l’Uno che aveva fatto tutte quelle cose; Egli era proprio il piccolo Sai Baba del vecchio Mandir. Questo è il nostro Swami, nessuna ostentazione, nessuna glorificazione di sé. L’immenso potere è insito nella natura modesta della Divinità; in altre occasioni ci ha mostrato molte altre cose che, se dovessi raccontarle, diventerebbero una grande scrittura esse stesse. Questa è l’assoluta verità, credetemi. Io ho conosciuto Bhagavan ed ho baciato la polvere dei Suoi Piedi per 57 anni….. come potrei dire qualcosa che non sia verità? Io ho raccolto la sabbia su cui Egli ha camminato e l’ho ancora con me. C’era una signora che aveva raccolto la sabbia del Chitravathi su cui Swami ha camminato; io non la conoscevo di persona ma, quando andammo a Mumbai con Swami, la incontrai ed ella mi disse “Lo sai? Ho raccolto la polvere su cui Egli ha camminato sul Chitravathi e questo è ciò in cui si è trasformata”: erano tutte pietre preziose, l’ho visto con i miei stessi occhi. Queste sono le cose meravigliose che ho visto e quindi io sento che per noi l’unico luogo possibile per essere in stretta vicinanza con questa Divinità amorevole, per scaldarci al sole della Sua Grazia amorevole, per essere redenti, è ai Piedi di Loto di Bhagavan Baba. Quando dico redenti non intendo una fase statica ma che ogni volta che Dio vuol venire in questo mondo, come dice Kanakadasa, “Tutti mi siano testimoni: lasciami venire con Te ancora ed ancora”. Io non voglio stare in paradiso per sempre, voglio venire del mondo tutte le volte che Baba viene nel mondo così da poter vedere i giochi, potermi dissetare con la Gloria, con la Divinità, con l’Amore e con tutto ciò che Egli ci offre in ogni momento. Vi racconto di un altro fatto come Egli mi ha detto. Questo è per tutti noi. Io so che tutti siamo dispiaciuti del fatto che Baba, che era così agile, così grazioso, a volte etereo nel camminare, soffra ora sul piano fisico; noi sappiamo che cosa significa, sappiamo quanto dolore sentiamo quando anche un sassolino ci colpisce ma Egli lo ignora, non ci fa caso.

Cari Devoti! Perché dobbiamo andare all’estero a cercare di ottenere eccellenza e celebrità? Sediamo ai Piedi della Divinità e impariamo queste elezioni preziose; io ho avuto un’opportunità a Kodaicanal, mi sono fatta coraggio….. Lo ho guardato ed ho parlato. Egli si era appena alzato dalla sedia, era molto interessato a che tutto fosse pronto per il banchetto per noi tutti. Egli non mangia quasi niente, io lo so. Mentre mi si avvicinava, ho detto “Swami, per Swami non è difficile curarsi; Swami fallo e tutto andrà bene”. Voi conoscete la risposta, compagni devoti, è arrivata come una freccia nel mio cuore. Io potrei scriverla in lettere d’oro e stare in cima all’Everest e proclamarla “In tutto il mondo Dio è perfezione”. Lo dirò in Telugu, sarà più dolce: “Nenu Mee Andariki Mee Jabbalu Nayam Chesthana? Mari Nenu Naku Endaku Chesukuntanu?” (Forse io curo le malattie di tutti? Perché quindi dovrei curare Me Stesso?) Che ideale! Quando Baba vide quell’uomo con il fazzoletto sporco, smise di masticare foglie di betel. Nel sentimento che Egli non si curi, noi abbiamo il nostro Prarabdha (risultato delle vite passate). Noi non possiamo chiedere a Dio di curare le malattie che abbiamo portato con noi di vita in vita ma Egli le addolcirà. La risposta che Egli ha dato è “Se Io non curo le vostre malattie come posso curare Me Stesso?” Questa è perfezione! Ci basta sedere ai Piedi di Loto per essere redenti e colmarci di amore ed intensa devozione per Bhagavan Baba, il dolce Signore, il Dio amorevole, il Dio con un cuore così espansivo da essere persino al di là della creazione. Egli ha compassione di tutti; quando vede che qualcuno è molto malato, è in una condizione per cui forse non può far niente per se stesso, Egli va personalmente da lui ma ricordiamo che noi dobbiamo anche scontare il nostro Prarabdha e con la Sua Grazia, cantando il Nome di Bhagavan Baba i miracoli divengono comuni, quando la Divinità eredita la terra.