Baba ha parlato spesso del significato della vibhuti. Poiché è materializzata dal nulla e poiché la cenere è specificatamente associata a Shiva, essa è riverentemente chiamata dai devoti Kailasa Vibhuti o "Cenere dei Kailasa", dimora di Shiva. E' chiamata bhuti o vibhuti perché dona prosperità; bhasma perché incenerisce tutti i peccati; bhasitam perché accresce lo splendore
spirituale; ksharam perché rimuove il pericolo, e raksha perché è una corazza contro le macchinazioni degli spiriti maligni. E' questo il modo in cui si
inneggia alla vibhuti nella Brihad Cabala Upanishad (testi sacri che contengono insegnamenti di alrissimo valore. Generalmente se ne contano 108. Fra tutti, solamente 13 o 14 contengono un insegnamento di carattere esoterico, cioè
destinato solo a iniziati. Circa la data di composizione delle Upanishad si ritiene che dovrebbero essere state redatte fra il 700 ed il 300 a.C.) Baba dice che è anche un costante richiamo all'evanescenza del corpo, che alla fine, dopo la cremazione, è ridotto ad un vaso di cenere!
Bhuti ha molteplici significati: "esistenza", "nascita", "successo", "fortuna", "prosperità". Sta ad indicare anche le strisce colorate usate per decorare ed abbellire gli elefanti in occasioni solenni, ed è pure un altro nome di Lakshmi, personificazione della prosperità.
La cenere sacra materializzata da Bhagawan Sri Sathya Sai Baba è un prasada divino, che guarisce e conforta; simbolo della realtà ultima che rimane dopo la scorza dell'ego è arsa dal fuoco dell'illuminazione, di jnana; simbolo della completa rinuncia, di cui è cosparso il corpo di Shiva, quale "Sommo Asheta".
Vibhuti possiede anche un'altra accezione: la manifestazione di una potenza sovrumana, esplicatesi in otto speciali facoltà attribuite in particolar modo a Shiva, ma che anche i devoti del Dio possono ottenere.
Queste facoltà o poteri sono:
1) Animan: il potere sovrumano di divenire piccolo quanto un atomo;
2) Laghiman: un tipo di siddhi o facoltà sovrannaturale di assumere eccessiva leggerezza a volontà;
3) Prati: il potere di ottenere ogni cosa, oppure, secondo un'altra accezione, il potere del vento di entrare o penetrare ovunque;
4) Prakamya: volontà irresistibile;
5) Mahiman: volume illimitato; il potere di aumentare di misura a volontà e in ogni accezione indica infatti la "magnitudine" quale attributo di Shiva;
6) Ishita: superiorità, supremazia; il potere sovrumano di soggiogare tutti piegandoli alla propria volontà; illimitato potere;
7) e 8) Vashita e Kamavasayita: soppressione delle passioni, di tutti i desideri, il potere di sopprimere il desiderio.
Le ceneri come segno di rinuncia rivestono in India il corpo di Shiva asceta e, sul Suo esempio, gli Yogi ed i Sadhu si cospargono il corpo di cenere. Le proprietà di purificazione e di sterilizzazione del fuoco o di un calore intenso erano ben conosciute nel periodo vedico, ed è per questo che alle ceneri venivano attribuite tali proprietà. Si affermava, inoltre, che esse avessero il potere di fecondare e di allontanare il male.
Tra le tante proprietà attribuite alle ceneri v'era anche quella di risuscitare i morti, come sta ad indicare la leggenda del giovane bramino Chandrasvamin, la cui moglie, ormai defunta, stava per essere cremata. A quel punto, però, un asceta kapalika gettò delle ceneri sul cadavere della fanciulla che si sollevò dalla pira, senza essere toccata dal fuoco.
La cenere deriva il suo simbolismo dal fatto di essere il residuo della combustione, ciò che resta dopo l'estinzione del fuoco, e per questo significa morte e penitenza.
Si pensi al rito cattolico del Mercoledì delle Ceneri, quando i fedeli si avvicinano all'altare e ricevono il segno della croce con le ceneri delle palme usate nella Domenica delle Palme dell'anno precedente. La formula liturgica del mercoledì delle ceneri è esplicita: "Ricordati, o uomo, che sei polvere e in polvere
tornerai". Anche nell'Antico Testamento la cenere è simbolo di lutto e
pentimento; in Giobbe è esplicitamente segno di dolore e di penitenza; i Cristiani
attribuiscono alla cenere un significato identico. Da questo deriva l'uso, che si è conservato a lungo nei monasteri, di stendere i moribondi per terra sopra una croce formata di polvere. La cenere a volte veniva mescolata agli alimenti consumati dagli asceti.
In motissime altre culture - presso i Cinesi, i Maya Quiché, i Musica o i Chibcha della Colombia - la cenere ha assunto significati mistici di grande rilievo.
La vibhuti che Egli dà è anche di cento tipi differenti, adatti forse agli scopi per cui Egli la crea. Talvolta ha la forma di un cubetto solido, o spesso è come
polvere fine e granulosa, o fioccosa. Può essere fragrante o dall'agro profumo; di gusto salato o dolce o insipido; bianca o nerastra, o di gradazioni intermedie. E, talvolta, quando ondeggia la mano, può accadere che la vibhuti sia materializzata anche con il contenitore!
Alle volte, quando la vibhuti dev'essere presa come medicina per un lungo lasso di tempo, come durante la gravidanza, Baba chiede all'interessata di portare un recipiente vuoto, che, con un lieve colpetto sulla superficie esterna, si riempie di vibhuti.
(da: "La vita di Sai Baba" - Vol. 1 - pg. 157/159 - Ed. Mother Sai Publications)