Domani, 25 dicembre, si festeggia, anche a Prasanthi Nilayam, la ricorrenza della nascita di Gesù.
In tale occasione, Bhagavan Sri Sathya Sai Baba, tiene dei Discorsi contenenti, in alcuni punti, delle vere e proprie rivelazioni. Leggere per.... credere!
Estratto dal Discorso Divino del 25 DICEMBRE 2001
Nessuna pratica spirituale porta a conseguire il risultato agognato, se si fa cattivo uso dei propri sensi. Mantenete una visione sacra; usate solo parole buone; ascoltate solo il bene; intrattenete solo pensieri elevati: non esiste pratica spirituale migliore di questa. Tale fu l'insegnamento del Budda. Le stesse cose furono insegnate anche da Gesù.
All'inizio, i pescatori volevano che Gesù esaudisse solo i loro desideri materiali; Pietro voleva solo pescare più pesce, ma più tardi comprese la futilità dei suoi
desideri e, seguendo gli insegnamenti di Gesù, cominciò a desiderare di trascendere il corpo e la mente. Gesù esortava i Suoi discepoli ad abbandonare i sentimenti d'astio e d'avversione, e ad amare e servire tutti. Li incitava a sviluppare fede nel principio di unità, ma molti discepoli interpretarono i Suoi
insegnamenti a modo loro.
Quando Gesù fu crocifisso, si sentì una voce eterea: "Figlio, tutti sono Uno, sii equanime con tutti". E quando Sua madre, Maria, cominciò a piangere, Gesù le disse:
"La morte è l'abito della vita"; infatti, la morte è come cambiare veste. Trovate forse qualcuno che si mette lo stesso abito ogni giorno? Proprio come voi vi cambiate d'abito tutti i giorni, cambiate il corpo ad ogni nuova nascita. È il corpo che muore, non il principio vitale. Lo Spirito è immortale e non-duale. Gesù
asserì che vera Saggezza è realizzare la natura non-dualistica dello Spirito.
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Matteo fu uno dei dodici discepoli di Gesù. Di professione faceva l'esattore e soleva andare dai pescatori per riscuotere le tasse. Ogni giorno, Gesù impartiva ai pescatori sacri insegnamenti.
Matteo ne prese nota e li trascrisse, e diventarono parte della Bibbia.
Più tardi, altri scrissero altri passi, basandosi sui propri sentimenti, ed anch'essi andarono a far parte della Bibbia.
Gesù non disse mai di essere Dio o il Maestro. Parlò sempre di Dio definendolo "il Padre Mio".
Indicò il sentiero per sperimentare l'Unità, non dette mai adito alla molteplicità. Affermò sempre che tutti sono Divini.
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Estratto dal Discorso Divino del 25 DICEMBRE 2000
Potreste pensare che il Natale sia una festività solo per i cristiani, ma non è così. Tutti dovrebbero celebrarlo e sentire che non esistono differenze fra
cristiani, musulmani e indù.
Mettete quindi da parte tutte le differenze ed espandete la vostra visione. C'è un solo Dio, che risiede nel cuore. Quando avrete compreso questa verità, sviluppato la devozione e vi sarete arresi a Dio, esisterà una sola religione, quella dell'Amore, e ci sarà un'unica casta, quella dell'umanità. Ogni singola persona al mondo appartiene ad una sola religione. Quale? Quella dell'umanità, che non deve andare perduta.
È necessario che ci sia in voi la qualità umana, umanità non significa altro che il Dio che risiede nel cuore è uno soltanto: è questo che bisogna sentire. Chi, nel
proprio cuore, non nutre amore, non è né cristiano, né musulmano, né indù, né sikh. È solo un demone.
Come ci si può ritenere esseri umani se non si nutre amore? Non esiste questo o quel Dio, poiché ce n'è uno solo, e dimora nel cuore.
Solo a Prashanti Nilayam c'è una completa unità di tutte le religioni.
È davvero una gran cosa che i cristiani, provenienti da 64 paesi, si siano oggi qui riuniti per celebrare il Natale.
Questo principio di unità è segno di vera devozione e chiara esemplificazione delle parole Vediche:
"Esiste una sola Verità, anche se i saggi la chiamano con molti nomi".
Il Natale non è solo per i cristiani, ma per tutti. È la festività per chiunque abbia preso una forma umana. Mi auguro, quindi, che tutte le differenze vengano completamente eliminate.
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Estratto dal Discorso Divino del 25 DICEMBRE 1996
Dio dimora nel cuore dell'uomo. Cuore in Sanscrito si dice hridaya.
Scomponendo questa parola, si ottiene hrid + daya, che significa "ciò che è pieno di compassione".
Quando il cuore non è compassionevole, non è altro che una pietra. Oggi, dobbiamo sviluppare la compassione. Questa è la natura di Gesù, il Suo Principio.
Amore, Amore, Amore. L'Amore è Dio, vivete nell'Amore.
Comincia il giorno con Amore,
Riempi il giorno d'Amore,
Trascorri il giorno con Amore,
Termina il giorno con Amore.
Questa è la via che conduce a Dio.
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Molte persone sono qui riunite. Da dove provengono? Vengono da diversi
paesi del mondo. Sebbene qui siano in uno stato di beatitudine, dovranno tornare a casa nel momento in cui avranno finito i soldi o quando il visto sarà scaduto. Non è possibile stare sempre in questo luogo. Invece di rimanere qui per un periodo limitato, dovreste cercare di ottenere un visto permanente, cioè la Grazia di Dio, che si può raggiungere attraverso l'Amore, Amore, Amore.
Quando avrete Amore in voi, il visto permanente sarà vostro.
Incarnazioni del Divino Amore!
C'è Amore puro in ognuno di voi, sviluppatelo e condividetelo con gli altri. Sperimentatelo con il vostro prossimo.
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Estratto dal Discorso Divino del 25 DICEMBRE 1995
Fu per insegnare all'umanità tale amore che Gesù venne. Col permesso di Sua madre, intraprese in seguito la Sua missione al servizio della gente. Come obiettivo si prefisse di colmare il Suo cuore d'Amore e condividerlo con gli altri. Lo scopo principale della Sua vita fu di essere al di sopra della lode e del biasimo nel portare avanti la Sua missione, e d'instillare in tutti la convinzione che la Divinità interiore è onnipresente. Gesù considerava Suo dovere principale diffondere il vangelo dell'amore.
Durante la Sua missione Egli dovette affrontare molte prove, ma le considerò come ostacoli da superare, e trattò piacere e sofferenza, malattia e fallimento, con spirito di perfetta equanimità.
Egli non sopportava di veder soffrire gli altri. Si oppose alla vendita di uccelli nel tempio di Gerusalemme e le persone coinvolte Gli divennero ostili, ma Gesù
continuò la Sua missione, noncurante della loro avversione. Alla fine, sacrificò la Sua vita per il bene e per amore degli altri.
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Estratto dal Discorso Divino del 25 DICEMBRE 1994
Oggi si celebra la nascita di Gesù. Nella Bibbia si narra che Gesù nacque in una stalla, fu posto in una mangiatoia e che tre re, guidati da una stella, giunsero in quel luogo per adorarlo. In realtà, essi non erano re, bensì pastori. Uno di loro, osservando il Bambino, esclamò: "Questo Bambino amerà Dio"; un altro, invece, dichiarò: "Dio amerà questo Bambino"; il terzo infine affermò: "In verità, questo Bambino, è Dio Stesso!"
Il significato di queste tre affermazioni è che amare Dio equivale ad essere Suo messaggero, essere amati da Dio vuol dire esserne figlio, essere Dio Stesso significa aver raggiunto l'unione con il Divino.
Anche Gesù, infatti, quando la Sua evoluzione spirituale fu compiuta, esclamò: "Io ed il Padre Mio siamo Uno".
Ogni uomo, pertanto, può essere messaggero del Divino, ed il suo obiettivo deve essere quello di raggiungere la fusione totale con Dio.
Quando l'uomo può definirsi, a buon diritto, "Figlio di Dio"?
Sforzatevi di capire che ogni opera Divina è pura, non reca in sé traccia alcuna di egoismo, ma è compiuta per il bene di tutti. Qualunque cosa Dio faccia è solo ed esclusivamente per Amore, per altruismo. Invece, qualunque cosa l'uomo compia, dica o pensi, scaturisce solo dall'interesse personale; egli diventa in tal modo un burattino nelle mani dell'egoismo. Solo quando se ne sarà liberato completamente, potrà raggiungere la santità e definire se stesso "Figlio di Dio"; ma per ottenere ciò, egli dovrà rispecchiare le qualità del Padre.
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Gesù fu un esempio di dedizione al servizio sociale ed ebbe, in questo, Sua Madre come ispiratrice.
Fin dall'infanzia, Maria educò il Figlio alla verità, alla gentilezza, alla compassione ed alla giustizia.
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Dopo esser tornato con i genitori a Gerusalemme, Gesù sentì che il servizio verso loro era il dovere più importante, sapendo di dover tutto ai Suoi genitori. Con tale spirito, cominciò allora ad aiutare Suo padre nel lavoro di falegname.
Alla morte del padre, dopo aver ottenuto il consenso di Sua Madre, Egli si dedicò al servizio ai bisognosi ed ai derelitti.
Dopo aver lasciato la propria casa, Gesù si fece battezzare da Giovanni ed in seguito si ritirò nel deserto per quaranta giorni senza mangiare né bere. Dapprima, Egli si considerò "Messaggero di Dio"; dopo il periodo di penitenza passato nel deserto, comprese di essere il "Figlio di Dio".
Cominciò poi la predicazione, seguito da un gruppo di pescatori che furono i Suoi primi discepoli.
Gesù insegnò loro a ricercare il Regno dei Cieli, per entrare nel quale dovevano coltivare Amore nel cuore. Ciò facendo, essi avrebbero potuto costatare che il Regno dei Cieli altro non era che il loro stesso cuore.
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Il Natale viene celebrato in moltissimi Paesi del mondo. In alcuni luoghi la gente va a messa, ascolta il discorso natalizio, poi se ne ritorna a casa. In altri
paesi, si mangia, si beve e ci si diverte, ma in nessun posto al mondo, il Natale viene celebrato con la stessa solennità e sacralità con cui viene festeggiato qui a Prashanti Nilayam.
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Qui si raccolgono uomini e donne provenienti da tutti i Paesi del mondo. La religione cristiana, sul pianeta, è molto diffusa e ad essa appartengono varie Chiese, i cui fedeli celebrano il Natale con rituali diversi. Solo a Prashanti Nilayam i cristiani delle diverse Chiese ed i seguaci di altre religioni si radunano per celebrare uniti, e con il medesimo rito, il Natale.
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Prashanti Nilayam è come un mondo in miniatura. Nonostante le differenze linguistiche, culturali e religiose, tuttavia, queste persone operano in uno spirito di unità.
Essi hanno trasmesso il Messaggio Divino con grand'efficacia e hanno dato un esempio concreto della fratellanza umana e della paternità di Dio.
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Estratto da "Sathya Sai Speaks 1/89 p.3 - 1/88 p.4
Quando Gesù continuò la Sua predicazione ed attirò a Sé moltitudini di persone, alcuni sacerdoti e dignitari divennero invidiosi della Sua popolarità. Ciò succede in tutti i paesi. Essi iniziarono a perseguitarlo e ad accusarlo di tradimento. Gesù, tuttavia, continuò la Sua missione di Amore e Rettitudine, dapprima come Messaggero di Dio, e successivamente come "Figlio di Dio".
Come fece Gesù a trovare il coraggio di parlare in quel modo? Fu possibile perché Egli proclamava la Verità. La Verità nasce dall'Amore, che a sua volta deriva dalla fede in Dio:
Dove c'è fiducia, c'è Amore.
Dove c'è Amore, c'è Pace.
Dove c'è Pace, c'è Verità.
Dove c'è Verità, c'è Beatitudine.
Dove c'è Beatitudine, c'è Dio.
Ecco come anche voi dovete sviluppare fede in Dio.
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Estratto da Sathya Sai Baba Speaks - Vol. X - Discorso del 25 DICEMBRE 1978
Gesù era un Karana-janma(1), un Maestro nato con lo scopo e la missione di ristabilire l'Amore, la carità e la compassione. Egli non aveva alcun attaccamento egoistico, né prestava attenzione alla gioia o al dolore, alla perdita o al guadagno; aveva un cuore sensibile alla sofferenza ed all'angoscia altrui, al richiamo di pace e di fratellanza. Nel Suo paese andò di città in città,
per predicare l'insegnamento dell'Amore, e sacrificò la Sua vita per l'elevazione dell'umanità.
Come la maggior parte dei ricercatori, anch'Egli dapprima cercò Dio nel mondo oggettivo della Natura, ma ben presto comprese che il mondo è un'immagine
caleidoscopica creata dalla propria immaginazione, e si volse a cercare Dio dentro di Sé.
La Sua permanenza nei monasteri situati sulle montagne Himalayane, nel
Kashmir (Nord India) ed in altri centri d'ascetismo e filosofia orientali, gli conferirono una consapevolezza superiore.
Infatti, mentre dapprima credeva di essere il "Messaggero di Dio", dopo la Sua esperienza in Oriente, Egli dichiarò di essere "Il Figlio di Dio". Il primo
atteggiamento stava ad indicare la dualità, ossia la relazione "Maestro-servo", secondo cui non si può andare di là dei comandi del Maestro, e si devono compiere i doveri prescritti dalle Scritture e dalla religione. Gesù considerava tutto ciò tedioso, poiché capì che si trattava di Pratibimba, di un'immagine, un
riflesso, mentre Dio era Bimba il "Vero", il "Reale", l' "Originale".
Pertanto, il Suo legame relazionale con il Divino crebbe e s'approfondì. L' 'IO' non era più in una luce distante o un'entità lontana, ma la Luce stessa divenne parte del 'IO'.
Quando la coscienza di essere il corpo è predominante, si pensa di essere un servitore o un messaggero. Man mano che la consapevolezza del cuore cresce, si sente più affetto ed una maggiore vicinanza, così che il legame padre-figlio prevale e diventa naturale.
Successivamente, quando la consapevolezza del Sé divenne stabile, Gesù poté dichiarare: 'Io ed il Padre Mio siamo Uno'. Questi tre stadi possono anche essere descritti come: 'Io sono nella Luce'; poi 'La Luce è in me'; infine si è consapevoli che 'Io sono la Luce'.
Gesù poté dichiarare che la Sua vita era il Suo messaggio, poiché viveva e praticava quella condotta che Egli stesso consigliava agli altri di seguire.
Ogni uomo deve iniziare il suo pellegrinaggio spirituale, proclamando che è il 'Messaggero di Dio' e condurre la sua vita in conformità a tale stato. Questa fase è detta Dvaita (2) (dualismo). Più tardi, egli progredisce e scopre il Divino dentro di sé e comprende che Dio è il suo prezioso patrimonio, l'eredità che deve esigere ed utilizzare. Questo è lo stadio Vishishta-advaita (3) (monismo qualificato), in cui uno sente di essere il figlio di Dio, della stessa natura del Padre.
Alla fine si fonde nella Coscienza Divina, come la bambola fatta di sale si dissolve nell'oceano; quando ogni dualità è dissipata, egli consegue l'essenza di tutte le discipline religiose e di ogni insegnamento. Quest'ultimo è lo stadio detto Advaita (4) (non-dualismo).
Egli era conosciuto con il nome di Gesù. Il popolo gli attribuì il nome onorifico di Cristo, perché non trovava alcuna traccia di ego nei Suoi pensieri, parole ed azioni; Egli non aveva invidia né odio, era colmo di amore, carità, umiltà e comprensione. Gesù non era tuttavia il Suo nome originale. Egli era chiamato 'Isa' il cui suono, pronunciato al contrario, è Sai. 'Isa' o 'Sai', entrambi significano Ishvara, Dio, l'Eterno Assoluto, il Sat-Cit-Ananda (l'Essere, Consapevolezza, Beatitudine).
Nel manoscritto Tibetano del monastero dove Isa trascorse alcuni anni, il Suo nome è scritto 'ISSA', che significa il Signore di tutti gli esseri viventi.
Quando Gesù proclamò che Egli era il Messaggero di Dio, intendeva mettere in evidenza che ogni uomo è il Messaggero di Dio e che, come tale, deve parlare, agire e pensare.
Questo è il vero ed autentico Karma Kanda (5) dei Veda, ossia la disciplina spirituale del lavoro, della recitazione del Nome Divino, del servizio altruistico, della meditazione.
Gesù asserì che quando si progredisce nell'evoluzione, bisogna vedere tutti come 'Figli di Dio', come propri fratelli e sorelle, degni di venerazione. Per questa fase, l'Upasana Kanda, la costante preghiera ed adorazione, è la Scrittura del Sanatana Dharma (Eterna Legge Universale di retta condotta).
Alla fine, quando la conoscenza matura e si trasforma in Saggezza, viene raggiunto il traguardo di Jñana Kanda, lo stadio della Saggezza Suprema, quando l'individuo comprende ed afferma ''Io ed il Padre mio siamo Uno".
Il Natale Appartiene a Tutti La nascita di Gesù deve essere celebrata da tutta l'umanità, perché tali 'Karana-Janma' (Maestri nati con una missione ben precisa) appartengono all'intera razza umana, e non devono essere
confinati ad un solo paese o ad una sola comunità.
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Estratto dal Discorso Divino del 25 DICEMBRE 1972
La storia narra che c'era una stella nel cielo e che essa cadde con una gran luce; ciò condusse alcuni Tibetani ed altri al luogo dove era nato il Salvatore. Questa storia viene letta e presa seriamente da molti, sebbene le stelle non cadano né scendano così velocemente. Questa storia significa, invece, che c'era un grande splendore ad illuminare il cielo sopra il villaggio quando nacque il Cristo. Ciò stava ad indicare che Colui che avrebbe vinto l'oscurità del male e
dell'ignoranza era nato, che Egli avrebbe diffuso la Luce dell'Amore nei cuori degli uomini e delle comunità umane.
La Luce ed altri segni che compaiono per salutare l'inizio di nuova era, sono naturali quando Incarnazioni Divine appaiono sulla Terra. Gesù avrebbe vinto l'oscurità che aveva avviluppato il mondo, e l'aura di luce era un segno che ne annunciava l'evento. I Maestri arrivano in risposta alle preghiere degli uomini: "Thamaso ma jyothir gamaya" (Conducimi dall'oscurità alla Luce!).
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Oggi, giorno di Natale, mentre celebrate la nascita di Cristo, siate determinati a condurre una vita fatta di amorevole servizio ai deboli, agli indifesi, agli
sventurati, ai disperati.
Coltivate tolleranza e pazienza, carità e magnanimità. Mantenete fede agli ideali che Gesù espose, e metteteli in pratica nelle vostre vite quotidiane.
C'è un punto sul quale oggi non posso fare a meno di attirare la vostra attenzione. Nel momento in cui Gesù era sul punto di fondersi nel Supremo Principio della Divinità, comunicò qualcosa ai suoi seguaci, che fu interpretato in modi diversi dai commentatori e da coloro che amano accumulare innumerevoli scritti e significati, finché poi tutto finisce nella totale confusione.
La Sua affermazione venne manipolata ed ingarbugliata fino a diventare un enigma. L'affermazione di Cristo è semplice: "Chi mi ha mandato tra voi, ritornerà!" - e puntò il dito verso un agnello.
L'agnello è solamente un simbolo, un segno. Esso vuole indicare il verso dell'animale, Ba-Ba.
Quello era l'annuncio dell'Avvento di Baba. "Il suo nome sarà Verità" - dichiarò il Cristo. Sathya significa Verità. "Porterà una veste rossa, color del sangue." (qui Baba indica la veste che indossa!). Sarà piccolo, con una corona (di capelli). L'agnello è il segno ed il simbolo dell'Amore.
Cristo non dichiarò che sarebbe ritornato; Egli disse: "Colui che mi ha mandato, ritornerà." Quel Ba-ba è questo Baba; Sai, il piccolo Baba, con la Sua corona di capelli ricci e con la veste rossa, è venuto. Egli non esiste solo in questa Forma, ma è anche in ognuno di voi, e risiede nel vostro cuore. Eccolo, piccolo, con una veste come il colore del sangue che scorre in Lui.
Note:
1) Anima Realizzata o Personalità Divina che assume nascita umana per adempiere una missione, o attuare un proposito.
2) Dvaita - Filosofia Indù del dualismo, della Dualità esistente fra il Creatore e la Creazione.
Essa asserisce che il Signore Supremo e l'individuo sono differenti l'uno dall'altro e che i "due"esisteranno sempre.
3) Vishishta-advaita - Filosofia del Monismo particolare, o non-dualità; essa asserisce che il "secondo" (la Creazione) è una parte integrale dell'Uno (l'Assoluto).
4) Advaita - Filosofia della non-dualità, dell'unicità della Creazione con il Creatore. La dottrina monistica dell'Unità del Creato afferma che energia, materia, tempo, spazio, universo, ecc. sono il Brahman (l'Assoluto) visto attraverso il velo di Maya (Illusione), poiché solo l'UNO esiste senza il "secondo".
5) Karma Kanda - La parte dei Veda relativa alle azioni rituali ed ai riti propiziatori. È in relazione allo stadio finale della vita attiva dell'uomo, che precede quella completamente spirituale (Bhramakanda)