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Intervista con Don Mario Mazzoleni

4 marzo 2002

Un amico mi ha chiesto di intervistarti per il primo numero della rivista. Ha letto il tuo libro: "Un sacerdote incontra Sai Baba" da poco pubblicato e ne è rimasto incuriosito. Poiché è probabile che non tutti i lettori abbiano sentito parlare di questo personaggio, è il caso che tu risponda subito alla domanda:
Chi è Sai Baba?

Ho scritto il libro proprio per cercare di soddisfare la domanda, perché non è possibile dare una risposta immediata. Infatti si può intuire e comprendere il fenomeno Sai Baba soltanto quando ci si informa e si approfondisce il discorso.
L'esigenza di dare alle stampe l'opera è nata anche dal fatto che su di Lui molto è stato detto e si continua a dire, purtroppo con grande incompetenza. Alcuni si permettono di esprimere giudizi negativi molto superficiali, senza avere capito e senza avere constatato di persona.
Seguo Sai Baba, i Suoi discorsi e la Sua vita ormai da undici anni: devo dire che ogni volta che vado in India o leggo un Suo messaggio, sono sempre più convinto di essere di fronte a qualcosa di veramente insondabile e di assolutamente profondo.

Che cosa ha indotto un prete, per giunta specializzato in teologia morale all'Accademia Alfonsiana di Roma, a scrivere un libro con un sottotitolo così provocatorio? (Il maestro indiano è una incarnazione divina?)

Il fatto che sia un sacerdote a scrivere su Sai Baba riconferma quello che ho già detto, perché è proprio un prete la persona più indicata ad occuparsi di questioni spirituali. Baba si propone come una Entità assolutamente spirituale e dunque è normale che l'attenzione nasca proprio in un sacerdote. Affinché la ricerca venisse svolta nel miglior modo possibile e per offrire un'immagine obiettiva di Baba, ho tentato di spogliarmi di tutti i preconcetti e gli attaccamenti a dottrine particolari, eliminando pregiudizi di tipo religioso, teologico, razziale e anche psicologico.
Il sottotitolo sembra provocatorio, ma è solo una domanda. Dato che Sai Baba si presenta come un Essere onnipotente, onnisciente e onnipresente, è giusto porsi il quesito: ma non sarà davvero una nuova incarnazione divina? Vediamolo insieme.
L'analisi che conduco nel libro è una specie di chiacchierata tendente a soddisfare questo interrogativo. In effetti ritengo di non avere dato volutamente una risposta palese, anche se per me la risposta è molto chiara. Perciò ho scelto di rispettare il lettore perché si sentisse spinto, se vogliamo anche provocato, alla ricerca e rispondesse lui, in prima persona, alla domanda.

Un conoscente di Torino, seguace di Max Heindel, mi ha scritto una lettera di apprezzamento per il tuo volume. Sostiene però di avere "la ferma convinzione che tu sia caduto, per zelo mistico, nell`idoIatria". Ma allora: l'Avatar, e pertanto Sai Baba, è solo un mediatore divino, come altri fondatori di religioni, oppure è il Divino Creatore?

Non mi piace replicare alle domande quando vogliono essere polemiche e se l'interlocutore crede di avere capito tutto. Preferisco tacere anche perché io stesso continuo a interrogarmi e a chiarirmi le idee, per cui mi sembra molto strano che gli altri siano categorici.
Per quanto riguarda l'idolatria ritengo che nessuna epoca sia più idolatra della nostra. Se pensiamo solo al denaro e al successo, se pratichiamo la legge dell'imbroglio e la disonestà, allora seguiamo valori che sono falsi idoli. Il dio del giorno d'oggi è Mammona, cioè la non verità.
Quando una persona ama tutto ciò che non è verità, propugna un'autentica idolatria. Direi semmai che l'esame di coscienza dovrebbe essere imposto alla società odierna, non a chi cerca il Divino, anche se lo fa attraverso una forma che indubbiamente lascia perplessi e che sconvolge. Però è giusto affrontare questa realtà in modo onesto e soprattutto rispondere con sincerità. Se dovessimo chiamare idolatra la persona che scopre il Divino in Sai Baba, dovremmo dire che lo è pure chi ha trovato il Divino in Cristo.
L'atteggiamento migliore per accostarsi alla verità è di essere umili, specie nel caso di Sai Baba che trascende tutte le leggi della matematica, della fisica, delle scienze positive e anche della teologia. Con le nostre limitate capacità logiche non siamo in grado di capire un'entità del genere.
Quindi affermare che Sai Baba è il Creatore può sembrare pura follia, perché non riusciamo ad arrivare a questo genere di comprensione. Del resto l'unico modo che ha Dio per rendersi tangibilmente manifesto all'uomo è quello di prendere forma umana, altrimenti come potremmo conoscerlo? Dio è difficile da concepire in veste astratta. Cosa dire di chi mostra di avere completo dominio sulla materia? Alludo alle materializzazioni, alle creazioni, alle trasmutazioni fatte con un soffio, con un semplice pensiero oppure con un rapido movimento della mano.
Che dire di una persona che non chiede permessi all'Altissimo o all'Eterno, non domanda autorizzazioni al Padre per fare questo o volere quello? Baba non si raccoglie a pregare per moltiplicare il cibo: ordina che venga distribuito e la pentola sembra non svuotarsi mai.
Che pensare di un individuo al cui comando obbediscono gli elementi atmosferici? Giunge improvviso il sereno quando attorno la pioggia scroscia a dirotto, al momento opportuno arriva la nube per proteggere dal sole cocente... come capita dì frequente a Prasanthi Nilayam, dimora abituale di Sai Baba.
Cosa credere di chi conosce i tuoi pensieri, anche quelli dimenticati e magari censurati? Pure quelli che hai pensato dieci anni prima te li può ricordare, facendo così capire che Egli è parte di te e che ti conosce intimamente.
Cosa si può dire di una persona che manifesta la propria presenza contemporaneamente in più luoghi diversi, in forma corporea o sottile? Sono tutte domande che pongo.
Mi rifiuto di dare una risposta concreta anche alla famosa domanda: chi è Sai Baba? Mi piacerebbe poter dare questa risposta perché è la mia risposta. Affermo che Sai Baba è Dio, ma il mio concetto di Dio può essere diverso da quello che hanno gli altri e questa lettera lo dimostra. Il fatto di parlare di Dio Creatore può provocare un blocco.
Il tuo amico sostiene che Sai Baba potrebbe essere un messo, un mandato, un inviato, uno quasi come Mosè, ma non il Creatore. Io chiedo allora: perché? Perché non può essere l'immagine fisica del Creatore? Certo un Creatore che scenda in forma di uomo si limita e allora la nostra mente inizia a torturarci. Comincia a sostenere che non è il Creatore se accetta di prendere una forma umana.
Paramahansa Ramakrishna, un grande santo indiano, disse che non c'è sacrificio più grande per Dio, per un Avatar, di quello di assumere forma umana. Non siamo in grado di capire questo limite a cui si sottopone il Divino e allora cominciamo a razionalizzare. Cominciamo a dire ma sì..., sarà..., ma non sarà. Non ci sembra vero perché abbiamo un concetto elevatissimo di Dio creatore, che va al di là delle nostre categorie mentali e quindi vorremmo mantenere questo concetto superlativo. Nella realtà quando uno vede Sai Baba può dire che è un uomo come tutti gli altri: è scuro di pelle, ha capelli ricci, sorride, ti batte una pacca sulla spalla. E magari pensiamo: ma che cos'ha di divino questa persona?
Allora c'è da chiederci: come lo vorremmo il Divino? Ecco perché non posso dare una risposta definitiva e chiara alla coscienza di ciascuno. Non posso dire: ecco ti dico chi è Dio, perché ciascuno nella propria mente si è già formato un'idea di Dio.
Apprezzo la conclusione della lettera in cui il tuo amico dice che, al di là di queste considerazioni, l'intelletto si arrende, perché oltre questi confini esplorativi si estende solamente il buio. Questa è l'unica cosa saggia. Infatti la mente costruisce idee e le idee bloccano la verità. Quando la mente ha smesso di torturarsi è in grado di recepire il vero e quindi di intuire il Divino, senza preconcetti. A quel punto il Creatore può assumere una forma fisica e trovare ospitalità anche presso gli uomini.

Nelle numerose conferenze, in giro per l'Italia, è sorta spesso la curiosità di sapere che atteggiamento ha la curia nei confronti di Swami (=maestro; così i devoti chiamano Sai Baba) e di un `prete scomodo` come te?

Molti mi chiedono, quale sia il pensiero ufficiale della Chiesa Cattolica in merito a Sai Baba. La Chiesa non ha dato, e io aggiungo fortunatamente, un pensiero ufficiale. E' arrivato il momento in cui dovremmo evitare di chiedere sempre un parere ufficiale su qualunque cosa. C'è forse qualcuno che chiede il pensiero ufficiale degli scienziati sulla luminosità del sole? No, non ce n'è bisogno: tutte le persone vedenti si accorgono che il sole emette luce.
C'è da dire che la Chiesa Cattolica ha sempre maturato i suoi giudizi con estrema cautela, formulandoli quasi sempre dopo che il fenomeno aveva avuto il suo pieno sviluppo storico. E' il caso delle apparizioni di Lourdes e di Fatima, in cui la Chiesa ha proceduto coi piedi di piombo. Sebbene questa posizione possa sembrare una manovra che tende a scoraggiare, si deve però comprendere che per la massima parte dei cattolici un pronunciamento aperto sulla divinità di Sai Baba costituirebbe un impatto più dannoso che utile. Ci sono molti che hanno un animo piccolo e una fede simile a un lucignolo fumigante.
Sai Baba ha detto che la verità non deve mai essere usata per colpire qualcuno allo stomaco. Quindi sarà- il Signore stesso a gestire la diffusione della verità e non sta a noi preoccuparci troppo di proporla agli altri. Il pensiero ufficiale della Chiesa non potrà essere diverso dall'evidenza.
Quando molte persone avranno un cuore aperto e una mente pura, la maggioranza sarà allora in grado di sapere che il sole splende, che la Verità brilla e che non c'è assolutamente bisogno di alcuna dichiarazione per affermarla: basta guardarla.

Alcuni cattolici anche se non sono d'accordo con 'Radio Maria' che tuona contro il diffondersi di una nuova setta e parla di Anticristo, si pongono la domanda:
Non bastava Cristo per salvare l'umanità? Per non parlare del dramma di chi, dopo avere vissuto con molte certezze, si trova in vecchiaia a dovere ricominciare da capo. Cosa bisogna rispondere a costoro?

Il lavoro di opposizione ad una verità molto scomoda, fatto da certe emittenti e da alcuni giornali, è pur sempre un'opera positiva di salvaguardia per quelle menti deboli, non in grado di camminare con le proprie gambe. Per fortuna chi vuole procedere per proprio conto ha la possibilità di farlo indipendentemente da queste voci, anche dalla mia stessa voce. Ho scritto un libro, ma ammonisco chi lo legge a non fidarsi ciecamente di quello che sostengo, di analizzare tutto con la propria mente e con la propria capacità di pensiero.
Che bisogno avevamo di un Sai Baba se c'è già stato Cristo? Le ricadute dell'uomo nello stato di ignoranza sono infinite, perciò infinita è la misericordia e la bontà del Signore. Per questo viene a salvare l'uomo. Duemila anni fa fu detta la medesima cosa nei confronti della religione mosaica, nei confronti della Torah. Di fronte a Gesù, che brillava come il nuovo astro nel cielo della Palestina e del mondo intero, la gente diceva: 'Che bisogno abbiamo di te, se abbiamo già la Legge di Mosè e i profeti?'
Quindi l'uomo ripete schemi ed errori. Possibile che non si renda conto di questa noiosa ripetitività e che non dica: proviamo ad aprire la mente, prima che sia troppo tardi, proviamo a riconoscere una volta tanto il Santo, il Vero quando è in vita.
Non aspettiamo di crocifiggerlo per poi dire: ah, Costui veramente era figlio di Dio. Perché la gente non ha questa volontà?
Per quanto riguarda l'emittente da te citata e i giornali in generale, ho notato come spesso le persone che parlano male di Sai Baba non ne sappiano assolutamente nulla. Non ne conoscono la vita e l'opera, non hanno letto i suoi discorsi e tanto meno sono stati da Lui. Questo non fa certo onore a chi vuole fare una critica e pretendere che essa sia credibile.

Il volume è dedicato, cito testualmente, "A mia Madre, la Chiesa Cattolica, perché continuo ad amarla, nonostante le incomprensioni, e perché non sia gelosa verso una Sposa, Satya - la Verità - a Cui non si può negare la possibilità di farsi carne per le Nozze Eterne di chi se Ne innamora'.
Già in questa dedica ci sono le premesse e la risposta ad un quesito basilare poi ripreso nell'epilogo, nella "Lettera aperta alla Chiesa Cattolica". In essa fai una disanima bonaria dei mali della Chiesa e proponi alcuni suggerimenti. Francamente, con tutta la buona volontà, non è facile che la Chiesa cessi di 'primeggiare', giudicandosi superiore a tutte le altre Fedi (di recente ho ascoltato un'omelia in cui un vicario della diocesi diceva che bisogna ancora convertire un miliardo di cinesi!) e di permettere che "i suoi figli cerchino dove vogliono` e ancora meno che possa riconoscere la divinità di Sai Baba.
Ma allora il tuo libro non è per caso un tentativo di quadrare il cerchio, una bella utopia che lascia il tempo che trova?

Sì, potrebbe anche esserlo. Una piccola voce che grida nel deserto. Spero che chi ha orecchie per intendere, intenda. Comunque questo non mi preoccupa. Non ci sono milioni di Cinesi da convertire, ma decine di migliaia di sacerdoti che devono essere convertiti alla tolleranza e al rispetto verso gli altri. Quando il Cristianesimo darà esempio di tolleranza e di amore, accettando qualunque religione, non per compatimento, ma con il vivo desiderio di capire e di scoprire lo stesso Divino, allora la conversione sarà entrata davvero nella Chiesa e nei Cristiani. Non possiamo andare a convertire gli altri se non abbiamo prima convertito noi stessi.

Un atteggiamento che ho riscontrato in alcuni devoti è quello di vedere nella tua persona un appoggio alle loro incertezze e una risposta ai loro dubbi. C'è una specie di tam tam per cui si passano parola su ogni tua conferenza o apparizione pubblica. Don Mario è allora una specie di guru che approfitta del suo carisma per fare soldi, portando sconquasso nelle coscienze oppure chi è realmente nella vita privata e in seno all'organizzazione di Sai Baba?

Tengo a precisare che soldi non ne faccio, anzi ne spendo molti perché gli spostamenti costano in benzina, autostrada e anche in sacrifici, quando rientro tardi la sera o devo dormire fuori casa. Per quanto riguarda il libro, visto che sono stato toccato sul vivo, dirò che ho rinunciato ai diritti d'autore, devolvendoli in beneficenza. Per cui non si può dire che, reclamizzando il libro, guadagno di più.
Don Mario non è un guru, ma una persona che fa la sua strada come tutti gli altri e a fianco degli altri. Il tam tam che si crea attorno a lui è una cosa sbagliata perché egli vorrebbe che l'attenzione fosse posta non sulla sua persona ma sulla verità, sulla persona di Sai Baba. E lì che va convogliata la nostra energia e farò di tutto perché questo avvenga, anche a costo di sparire.
Nella vita privata non smetto di essere sacerdote anzi, da quando conosco Sai Baba, mi sento più sacerdote di prima. Tengo a precisarlo, affinché se qualcuno avesse il dubbio che Sai Baba travia le coscienze o che io stia facendo un lavoro distruttivo, si renda conto che accade esattamente l'opposto. Dico questo nella speranza che anche gli altri traggano lo stesso beneficio che ho avuto io.
All'interno dell'Organizzazione Sathya Sai Baba presto opera di consulenza e di assistenza spirituale. Ribadisco che mi sento soltanto uno strumento della grande orchestra. Tutti suonano la loro parte ed è assurdo che qualcuno faccia i complimenti al violino o al trombone. Gli elogi vanno rivolti al direttore dell'orchestra e l'attenzione va posta su di Lui.

Nel tuo libro c'è un capitolo col seguente titolo. 'Sai Baba e Gesù, due redentori, una sola redenzione". Qualcuno, nel confrontare i loro miracoli, fa notare che esiste un'enorme differenza tra di essi. Gesù non produceva vibhuti (cenere sacra con proprietà terapeutiche) e neppure collane, anelli e medaglie. Lui, inoltre, non ha mai affermato di essere Dio, come fa Baba.
Come si spiega questa eventuale contraddizione?

Non c'è contraddizione. Gesù sapeva esattamente ciò che Egli era. Non affermava di essere Dio, ma di essere il Figlio di Dio ed era veramente il Figlio di Dio. Sai Baba dice di essere Dio e, perdonate, Lo è. Quando una persona afferma una cosa, se conferma nei fatti il suo operato, merita tutto il nostro rispetto, perché se fosse un imbroglione si sconfesserebbe da sé e perderebbe ogni credibilità. Quando Sai Baba fa miracoli diversi da quelli di Gesù non dobbiamo meravigliarci che il Divino si manifesti in forme differenti.
Anche a Gesù è scappata qualche materializzazione, qualche miracolo strano e spettacolare. Dare un giudizio sull'operato di Sai Baba e sulle sue scelte è prematuro se non si conosce bene chi è Sai Baba, attraverso ciò che dice e senza avere vissuto l'esperienza pratica del suo insegnamento. Quando mettiamo nelle mani di un buon chirurgo il nostro corpo, perché se ne prenda cura, non cominciamo a contestargli il modo di operare. Se Sai Baba fa delle materializzazioni è perché sa bene che quel tipo di oggetto: un anello, una collana o un piccolo japamala, è per noi un toccasana, una medicina e come tale dobbiamo considerarla.
Confrontare poi due realtà che sono diverse, nonostante alcuni vogliano vedere un'identità, non ha molto senso. Può essere diverso il contenuto come quantità o come qualità di espressione, comunque si tratta sempre della stessa essenza, dello stesso profumo. Quindi tra Gesù e Sai Baba c'è una differenza che è soltanto somatica, formale, espressiva, non metafisica. Dal punto di vista metafisico esprimono la stessa realtà, sebbene ontologicamente la esprimano in forme qualitativamente diverse.
Sai Baba manifesta tutta la pienezza del Divino, Gesù manifestò una porzione del Divino. Questo non ci deve assolutamente urtare o scandalizzare. Qualcuno a questo punto potrebbe stracciarsi le vesti o strapparsi i capelli dicendo: adesso, finalmente abbiamo udito la bestemmia, perché ha dichiarato che Baba è più grande di Gesù. Anche le stelle hanno luminosità differente, però tutte emettono luce. Dal nostro piccolo pianeta noi le percepiamo come punti ed è strano che il grande Sole sia in realtà una tra le stelle più piccole. Tutto dipende dal nostro occhio.

Per chiudere in bellezza potresti raccontare ai nostri lettori un particolare inedito del tuo ultimo viaggio a Puttaparti (dimora abituale di Sai Baba) oppure dare un consiglio a chi sente parlare per la prima volta di Lui?

Cito volentieri due fatti. Uno che riguarda una vicenda accaduta recentemente il 23 novembre, giorno del compleanno di Baba.
Eravamo fuori dallo stadio e una folla enorme aspettava che venisse aperta l'unica cancellata d'entrata. Quando venne spalancata, ci fu una spinta terribile che andava orientandosi verso l'interno dello stadio. Ero tra la folla e ho sentito che perdevo il controllo del mio corpo: non potevo più né frenare, né decidere la direzione, completamente travolto dalla calca. Così fui trascinato ai bordi di questa massa di gente, dove ritrovai quattro miei compagni di viaggio. Che cosa stava accadendo sotto i nostri occhi? Davanti al fronte della massa umana che spingeva c'erano sette donne anziane finite in terra e sul punto di essere schiacciate.
Sapendo per esperienza quanto sia impossibile resistere all'impeto della folla, mi domandavo come mai quella gente rimanesse immobile a semicerchio, come trattenuta da una forza invisibile. Subito si elevarono urla di terrore, ma ancora più il grido di Sai Ram, grande mantra che viene recitato spesso nell'ashram. L'urlo disperato di Sai Ram era qualcosa di veramente commovente e straziante.
Ebbi due sensazioni molto forti. Una che ad operare non eravamo noi che cercavamo di districare quelle donne dal groviglio della folla, ma era una forza divina superiore. L'altra sensazione era che davvero il mantra, il nome di Dio, ha un grande potere. Appena le malcapitate furono tratte in salvo, fu come fosse stato tolto il tappo a una bottiglia di Champagne. La gente partì d'impeto e si precipitò all'interno dello stadio, non più trattenuta da una mano misteriosa.
Un altro fatto invece più intimo e spirituale è accaduto durante il ricevimento di un gruppo di persone che avevano partecipato a un convegno. Sai Baba entrò nel tempio con il suo solito modo ieratico e piacevole, preceduto dal silenzio dell'attesa. E' davvero un momento incantevole quello che precede il Suo arrivo. Una volta entrato, dopo averci detto per tre volte che era molto, molto felice di vederci, ci raccomandò di lavorare molto e in unità. Ripetè più volte: 'lavorate in unità'. Fu un consiglio particolarmente ad hoc perché nelle riunioni si erano notate discrepanze e divergenze di opinioni che sembravano creare delle fratture. Sai Baba fece ricomporre queste fratture, dando ancora una volta la suprema esortazione a lavorare in unità, altrimenti l'opera perde valore. Se lavorate in unità, disse, allora tra voi c'è Dio.
Le persone che sentono parlare per la prima volta di Baba spesso hanno una grande voglia di andare in India a costatare e a vedere di persona. A tutti vorrei dare un solo consiglio: qualunque cosa pensiate, qualunque dubbio abbiate, non lasciatevi sfuggire questa enorme e incredibile occasione. Perché le grandi occasioni, una volta perse, non si ripetono facilmente.