SAI ISPIRA

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USATE LA RABBIA E L'ODIO PER ALLONTANARE GLI OSTACOLI SULLA VIA SPIRITUALE


Sai Ispira - 5 Novembre 2008









La rabbia e l'odio possono essere usati per tener lontane la caratteristiche malvagie che perseguitano l'aspirante spirituale. Arrabbiatevi con le cose che vi ostacolano; odiate le abitudini che vi abbrutiscono. Coltivate la Conoscenza Suprema (Jnana) e visualizzate il Signore in tutti gli esseri, in tutte le cose ed in tutte le azioni. Questo renderà la vostra vita degna di essere vissuta.


- Sathya Sai Speaks, Vol 3, Ch 23, Sep-8-63



"Siate nel mondo ma non lasciatevi riempire da esso. Questo è il segreto di una vita di successo. " - Baba







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L'unico frutto della ripetizione dei Nomi Divini e della meditazione è la conversione dell'esteriorità in interiorità

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La ripetizione del Nome e la meditazione
Gli aspiranti spirituali (sadhaka) di tutto il mondo naturalmente si impegnano nella ripetizione del Nome (Japa) e nella meditazione ma prima dovrebbero averne ben chiari gli scopi. Senza questa conoscenza la gente li crede connessi al mondo oggettivo, li ritiene capaci di soddisfare i desideri mondani e spera di dimostrare il loro valore per mezzo di acquisizioni sensoriali! Questo è un grave errore. La ripetizione del Nome di Dio e la meditazione servono solo ad acquisire un'attenzione unidirezionale per il Signore, ad eliminare gli attaccamenti dei sensi e ad acquisire la gioia che si ottiene dalla base inerente in tutti gli oggetti materiali. La mente non deve vagare in tutte le direzioni, indiscriminatamente, come una mosca che dimora nel negozio di carne e corre dietro ai carri pieni di spazzatura.
[...] La ripetizione del Nome di Dio e la meditazione
(Dhyana) non devono mai essere giudicate sulla base di caratteristiche esterne, bensì per i loro effetti interiori.
La loro essenza è la loro relazione con l'Atma. L'esperienza Atmica immortale non deve mai essere mescolata con le basse attività di questo mondo, che devono essere evitate. Se si dà loro importanza, se si va dall'impazienza alla pigrizia o se ci si preoccupa e ci si chiede: "Perché non è ancora successo niente? Perché la meta è ancora lontana?", si eseguono una ripetizione del Nome e una meditazione svolte con l'intento di guadagnare qualcosa, di ricavare dei frutti. L'unico frutto della ripetizione dei Nomi Divini e della meditazione è questo: la conversione dell'esteriorità in interiorità, il rivolgere la propria vista all'interno per ottenere la visione della Realtà della Beatitudine Atmica. Per questa trasformazione si deve essere attivi e pieni di speranza, non si deve aver riguardo del tempo impiegato né delle difficoltà che si incontrano. Non si devono contare i costi, il tempo, i problemi; si deve solo attendere la discesa della Grazia di Dio. Questa paziente attesa è parte essa stessa dell'austerità (tapas) della meditazione. L'austerità consiste nell' aderire strettamente al voto. [...]


Il bisogno dell' allenamento fisico e mentale.
Esiste una stretta relazione reciproca fra le attitudini del corpo e quelle della mente. Per questo motivo i sentimenti interiori della gente risultano evidenti anche nei loro corpi fisici. Il portamento e l'aspetto del corpo ci aiutano a scoprirli. Prendete questo esempio: con un'atteggiamento aggressivo e le maniche arrotolate a mostrare i pugni non è possibile esibire devozione. Se si sta in ginocchio con gli occhi semichiusi e le mani unite tenute sopra la testa com'è possibile mostrare rabbia o crudeltà? Questo è il motivo per cui gli antichi Saggi (Rishi) dicevano agli aspiranti spirituali che durante le preghiera o la meditazione è necessario adottare delle pose appropriate. Essi si rendevano conto che con questi mezzi era possibile controllare l'evasione della mente. Naturalmente per un aspirante spirituale esperto la meditazione è facile in ogni posizione ma per il novizio questi mezzi fisici sono essenziali. Questo allenamento fisico e mentale dev'essere seguito solo per poi lasciarlo andare in quanto è solo un mezzo per acquisire il vero Atma immortale. Fino a quando questo non accade si deve praticare la disciplina con costanza; fino a quando la meta della meditazione non viene raggiunta si deve seguire la comprovata disciplina delle posizioni sedute (asana). Vi si deve aderire fino ad allora; dopo, quando si è raggiunta la meta - cioè quando la mente (manas) e l'intelletto (buddhi) sono stati messi sotto controllo - ci si può immergere in meditazione ovunque ci si trovi: a letto, su una sedia, su una roccia o in macchina.


[Bhagavan Sri Sathya Sai Baba,
Dhyana Vahini, pagg.11/16; Ed.Sathya Sai Books and
Publications Trust, Prasanthi Nilayam]