SAI ISPIRA

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NESSUNA OPERA DI BENE HA ALCUN VALORE SE VIENE COMPIUTA SENZA AMORE


Sai Ispira - 2 Novembre 2008









Anche quando siete impegnati nei vostri doveri quotidiani potete convertirli in adorazione a Dio. Mentre date lo straccio ai pavimenti potete pensare che state ripulendo il vostro cuore da tutte le impurità. Tutto il lavoro dev'essere svolto con un cuore puro pieno di devozione, esattamente come si deve cucinare in una pentola pulita. Qualsiasi opera di bene compiate senza un genuino sentimento d'Amore non serve a niente. È l'Amore di un cuore puro a trasformare il lavoro in adorazione.


- Divine Discourse, Dec 25, 1994.




"Solo la purezza attrae la Divinità" - Baba


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L'uomo deve credere nel fatto che la sua felicità e la
sua fortuna sono nelle sue mani e che, se solo egli
lo decide, può ottenerle entrambe

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13. L'Avatar come Guru
Il Cosmo o Creazione, il tempo, il Karma o azione - tutte queste sono manifestazioni della Volontà di Dio e sono a Lui collegate. Esse sono considerate da alcuni 'menzognere' ed 'irreali' ma come può Dio, che è la vera e propria incarnazione della Verità, 'volere' qualcosa di non vero? Perciò si può dire che esse, in un certo qual modo, sono reali. Quando l'evoluzione cambia in involuzione e viene raggiunto l'ultimo stadio (la fusione fra il conscio e l'inconscio), esiste solo Isvara (Dio). Il tempo è la manifestazione del potere di Dio, perciò esso non ha né una fine né un inizio che possano essere misurati. Anche il Karma è una verità importante che come tale dev'essere riconosciuta. Isvara non è una forza esterna, dimentica dei legami e dei limiti. Egli crea situazioni ed ambienti in stretto accordo con le attività in cui l'uomo si è impegnato nelle vite precedenti. La Creazione, il Tempo ed il Karma sono tutt'e tre reali in Isvara e con Isvara, sono strumenti che Egli usa, sono legati a Lui. Isvara, o Dio, non è comunemente percepibile ai sensi ma lo diventa per i devoti che Gli sono molto attaccati, al punto che questi desiderano ardentemente unirsi a Lui. Perché? Tali devoti percepiscono Dio tanto chiaramente quanto percepiscono gli oggetti esterni. Si dice che Dio o Isvara non abbia forma, il che equivale a dire che può assumere o adottare qualsiasi forma. Egli ha infinite forme. Allora, in quale forma concede la chiara visione al devoto? Egli si manifesta nella Forma da questi ardentemente agognata, la Forma che assicura a questo la massima soddisfazione. Tali forme sono i Suoi Avatar. Isvara non limita Se Stesso quando si manifesta in tal modo ed è pienamente presente in ciascuno di questi Avatar; Egli si manifesta con tutta la Sua Gloria in ogni Avatar. Viene detto che alcune siano manifestazioni parziali ed altre piene, alcune temporanee ed altre eterne. Queste manifestazioni [non piene] vengono denominate Avatar solo per cortesia. Narada, Sanatkumara ed altri Saggi vengono chiamati in alcuni testi Avatar sebbene non abbiano tutte le caratteristiche divine ed è per questo che non vengono adorati. Il Jivi [anima individuale] è per sua stessa natura 'eterno ed immortale', non ha una fine né un inizio che possano essere calcolati. Egli non ha né nascita né morte, possiede Luce propria, è il conoscitore e la Conoscenza, Colui che agisce e Colui che gioisce. Che sia legato o liberato il Jivi possiede, intatte, tutte queste caratteristiche ma comunque egli non ha la Libertà posseduta da Dio. In ogni azione il Jivi coinvolge il corpo, i sensi, come l'udito etc. e i soffi vitali che operano nel corpo. Nell'individuo tutti questi coesistono con la Divinità. In ogni caso il Jivi non è una macchina senza volontà propria. Proprio come le azioni in questa vita vengono determinate dalla natura o dalle azioni delle vite precedenti, le azioni di questa vita determinano le azioni della prossima vita. Isvara decide il luogo ed il momento, la circostanza e la conseguenza in accordo con la natura delle azioni attualmente intraprese. Dio ha il potere di forgiare la natura dell'uomo ma non lo esercita. Egli la plasma in un altro modo: lascia la decisione al libero arbitrio dell'uomo, che deve imparare la lezione mediante l'esperienza. Una pietra staccata dalla roccia è parte della roccia ma l'individuo non è parte di Dio in questo modo. In un senso Jivi (l'anima individuale) e Jagath (la Natura) sono distinti e diversi da Dio; in un altro senso essi sono inseparabili. Questo mistero di separazione ed identità non può essere afferrato con i mezzi della ragione e dell'intelletto, può essere compreso solo attraverso i Veda ed il loro messaggio; questo è l'insegnamento principale che il Sathya Sai Vahini può instillare. Ogni bambino arriva nel mondo portando le conseguenze insoddisfatte accumulate nelle vite precedenti. Non cade dal grembo della natura come un fulmine dalle nuvole: egli nasce in questo mondo per sperimentare le conseguenze sia benefiche che malefiche che sono il prodotto delle sue vite precedenti. Questa è la spiegazione delle differenze che sono evidenti fra gli uomini; questo è il principio del Karma. Fra gli uomini ognuno è responsabile del proprio fato, buono o cattivo che sia; ognuno ne è il costruttore, l'architetto. Fato, destino, predeterminazione, volontà di Dio... ognuna di queste spiegazioni viene rovesciata dal principio del Karma. Dio e l'uomo possono essere riconciliati ed affiliati solo sulla base di questo Sutra o principio del Karma. Quando l'uomo realizza che Dio non c'entra con i motivi della sua sofferenza e che lui stesso ne è l'unica causa, che nessuna responsabilità cade su qualche altra persona, che egli stesso è l'iniziatore ed il beneficiario - la causa e l'effetto - delle sue azioni, che egli è libero di plasmare il proprio futuro... allora egli si avvicina a Dio con passo più sicuro e mente più chiara. Se al presente un uomo è afflitto dalla sfortuna essa è sicuramente il risultato delle azioni che egli stesso ha compiuto. Perciò l'uomo deve credere nel fatto che la sua felicità e la sua fortuna sono nelle sue mani e che, se solo egli lo decide, può ottenerle entrambe.


[Bhagavan Sri Sathya Sai Baba, Sathya Sai Vahini,
cap. 13 ('L'Avatar come Guru'), pagg.109/112; Ed. Sathya Sai Books and Publications Trust, Prasanthi Nilayam]